Numerosi libri affrontano il drammatico problema e lanciano un grido d'allarme
Siamo a secco. La Terra morirà di sete?

''Acqua, acqua, acqua dappertutto, e non una sola goccia da bere". Il lamento che prorompe dalle labbra del protagonista della "Ballata del vecchio marinaio" di Samuel T. Coleridge rischia di diventare il lamento dell'intera umanità, che in un pianeta trasformato in un arido deserto potrebbe ritrovarsi a contemplare la vastità dell'oceano chiedendosi come sia possibile che, con una simile quantità d'acqua a disposizione, il mondo sia condannato a morire di sete.

È l'allarme che ormai da molti anni ecologisti e scienziati di ogni nazionalità lanciano instancabili, incitando le nazioni ricche a prendere coscienza di una minaccia che non può più essere sottovalutata. I numeri parlano chiaro: nel mondo ci sono un miliardo e cento milioni di persone che non hanno accesso ad acqua sicura, e ogni giorno 6.000 bambini muoiono per malattie causate da acqua inquinata o da impianti sanitari non adeguati, mentre nei Paesi industriali si continua impunemente a sprecare ettolitri su ettolitri di acqua; e a fermare un simile scempio non sono sufficienti nemmeno le immagini allarmanti di laghi e fiumi europei prosciugati da questa lunga estate di siccità.

Prima ancora che questo disastro si abbattesse sull'Europa, l'ONU aveva dichiarato il 2003 Anno Internazionale dell'Acqua, proprio per sollecitare tutti i governi a programmare interventi concreti per scongiurare l'incubo di una Terra priva d'acqua, e dunque di vita. E anche per evitare il moltiplicarsi di nuovi conflitti scatenati dalla carenza del cosiddetto "oro blu".

Su questo pericolo si sofferma Vandana Shiva nel saggio "Le guerre dell'acqua" (Feltrinelli). La pensatrice ed economista indiana, famosa per le sue battaglie contro la globalizzazione alimentare e la diffusione delle colture biotecnologiche nelle zone più povere del mondo, prende spunto da una previsione fatta nel 1995 da Ismail Serageldin, vice-presidente della Banca Mondiale - "Se le guerre di questo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del secolo prossimo avranno come oggetto del contendere l'acqua" - per dimostrare come simili conflitti siano già scoppiati, magari mascherati da contrasti etnici o religiosi. Vandana Shiva propone inoltre soluzioni concrete per "convertire la scarsità in abbondanza" e stila una vera e propria carta dei diritti e dei doveri sul "consumo sostenibile dell'acqua".

Ci offre invece un'interpretazione giuridica dell'emergenza idrica Marco Manunta nel volume "L'acqua nei codici. Raccolta commentata di leggi, trattati, sentenze" (MC editrice). In esso il magistrato milanese - già autore, nel 2001, del testo di denuncia "Fuori i mercanti dall'acqua" (MC), un duro j'accuse contro il business delle acque minerali - ha raccolto in maniera sistematica le norme e le leggi internazionali e nazionali in tema di diritto all'acqua, di gestione del servizio idrico, di inquinamento e depurazione, di obblighi alla privatizzazione, di poteri degli enti locali e diritti dei cittadini.

Un panorama legislativo che rende più facile sposare la tesi di Marq de Villiers, che nel saggio "Acqua" (Sperling & Kupfer) rileva come l'attuale crisi idrica non sia dovuta solo ai cambiamenti climatici provocati negli ultimi decenni da inquinamento atmosferico, effetto serra e buco dell'ozono - sui quali punta il dito, invece, il giornalista inglese Dinyar Godrej nella sua "Guida ai cambiamenti" climatici pubblicata da Carocci, - quanto alla cattiva gestione e distribuzione delle risorse: l'acqua manca dove è più necessaria, ed è sprecata dove ce n'è meno bisogno. A questo si aggiungono il dissennato sfruttamento, l'inquinamento delle falde, i furti e i sabotaggi da parte di speculatori senza scrupoli e gli innumerevoli altri crimini elencati da De Villiers. La sconfinata mitologia ispirata dal liquido elemento nel quale il filosofo greco Talete riconobbe il principio primo della realtà è al centro di un altro interessantissimo testo, "La storia dell'acqua" (Donzelli) : qui l'antropologo Vito Teti ripercorre la storia dell'"oro blu" nei suoi aspetti sociali, antropologici, biologici e simbolici, dimostrando come l'acqua possa essere un elemento determinante per la costruzione di mondi simbolici in cui intere comunità si identificano, e prendendo in esame due particolari "mondi acquatici": il Meridione italiano, la cui storia geografica e sociale è stata profondamente influenzata dall'acqua, e il Mediterraneo, parola che non indica solo il mare nel quale si protende lo Stivale, ma anche l'insieme di civiltà, tradizioni, lingue e mentalità dei popoli che si affacciano su questo bacino d'acqua salata.

È spogliata da ogni valenza simbolica, invece, l'acqua nel libro di Philip Ball, "H20" (Rizzoli), ridotta a mero elemento chimico di cui si ricostruisce la storia geologica: dalla formazione degli atomi di idrogeno e di ossigeno nell'Universo primordiale alla presenza di acqua nei pianeti e negli altri corpi celesti, dal diluvio che quattro milioni di anni fa formò gli oceani terrestri ai rischi che incombono sul nostro futuro se non si porrà un freno allo sfruttamento scriteriato di una sostanza che pur essendo la più diffusa sulla terra, rischia di scomparire da un momento all'altro, portando via con sé ogni possibilità di vita.

Un rischio che si può combattere solo con l'educazione al rispetto e alla salvaguardia del patrimonio idrico mondiale ; un rispetto che comincia, prima ancora che nelle aule dei Parlamenti e nei gabinetti dei ministri che hanno il compito di varare leggi a tutela dell'acqua, nelle nostre abitudini quotidiane, nei piccoli gesti con i quali sanciamo la nostra appartenenza alla comunità cittadina, nazionale, umana. Ne sono convinti gli autori di un libro a più voci intitolato "L'acqua come cittadinanza attiva : democrazia e educazione tra i Nord e i Sud del mondo" (EMI), nato dall'esperienza di un corso di formazione per insegnanti e educatori tenutosi nel corso dell'anno scolastico 2002-2003 : educando i ragazzi a considerare l'acqua un bene comune, si contribuisce a formare dei cittadini attivi e partecipi di Stati democratici, nel Nord come nel Sud del mondo.

Un modo per mettere in pratica, forse, quel motto di Vandana Shiva che invitava a "trasformare la scarsità in abbondanza"; dove "abbondanza" significhi grande quantità di spirito civico e di empatia nei confronti di una comunità umana che appare sempre più legata a un unico destino : il destino dell'acqua.

Linda Berni