Articolo tratto dall'Opinione di oggi.
Un avvertimento qua, un ordine del giorno là, un invito su, un documento giù. Non c’è che dire: quando si tratta di sconfinamenti di campo, di entrate a pie’ pari, scorrette e non richieste, nel dibattito politico, il Csm è maestro di iperattività, si potrebbe dire di frenesia. Non c’è parola sulla giustizia del presidente del Consiglio, o della maggioranza, che a Palazzo dei Marescialli non venga vagliata, studiata, contestata, nelle forme più formali possibile, al punto che anche la semplice intenzione di avviare un dibattito al “plenum”, annunciata da qualche consigliere fin troppo solerte nel fare da sponda ad opposizione e magistratura, viene pubblicizzata sui quotidiani come una presa di posizione ufficiale del Csm. Uno stakanovismo da prendere quasi ad esempio, se non si limitasse a ciò che il Consiglio superiore della magistratura non dovrebbe mai fare: invadere un campo che non gli compete.
Anche perché il super-lavoro diventa inedia, apatia, inefficienza quando invece si tratta di fare il lavoro previsto dalla Costituzione: “Spettano al Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati”.
Pronto in estate a fronteggiare il “nemico” Berlusconi, l’organo di autogoverno della magistratura non è stato altrettanto pronto a fronteggiare un’emergenza ben più grave e – vivaddio – di sua specifica competenza: la carenza di personale, la mancanza di rinforzi in quei piccoli uffici giudiziari che a volte, per contingenze di vario tipo, si trovano oberati da un carico di lavoro superiore alle possibilità.
Questa è una storia che non ha nulla a che vedere con Tangentopoli, con la politica, con il premier. E’ la storia dei 29 angeli di San Giuliano (27 bambini più due insegnanti) strappati alla vita dal terremoto del Molise del 31 ottobre dello scorso anno. E’ quasi passato un anno e le cause sul crollo della scuola che ha distrutto un paese e devastato il cuore di 29 famiglie rischiano di non essere mai accertate. Quelle morti non avranno giustizia. Perché? Perché il Procuratore di Larino, Nicola Magrone, è solo. In un ufficio che dovrebbe prevedere 3 pubblici ministeri ne ha uno solo (uno è in maternità, un altro è in aspettativa).
Durante l’estate ha dovuto lavorare anche mentre era ricoverato in ospedale. E poiché la sua Procura ha competenza per le inchieste di tutto il distretto di competenza, va da sé che è impossibile andare avanti. Magrone ha fatto la cosa più ovvia: si è rivolto al Csm per chiedere rinforzi, ha lanciato un disperato grido d’allarme per far procedere l’inchiesta su quelle morti con la stessa celerità cui abbiamo tutti assistito nella costruzione degli chalet in legno che ospitano tutti gli abitanti di San Giuliano rimasti senza una casa. Ha scritto una, due, cinque lettere. Non sa più neanche il Procuratore quante volte si sia rivolto a Palazzo dei Marescialli. Senza ottenere una sola risposta.
Pronto, vigile, reattivo nell’incalzare e ribattere scandalizzato al capo del governo, il Consiglio superiore della magistratura si è dimostrato sordo, silente, indifferente a quelli che evidentemente considera piccoli affarucci di nessun conto, questioni che non danno notorietà e titoli sui giornali, battaglie che non portano nessuna medaglia, appuntata sul petto dagli “amici” della sinistra. Verrebbe da scandalizzarsi, da urlare, da chiedere conto. E in effetti il Corriere della Sera, il Corrierone, l’ha fatto. E con chi se l’è presa? Ma è ovvio: con il ministro della Giustizia, con il governo che non fa le riforme. Non con il Csm, che doveva solo prendere un paio di magistrati da un ufficio meno oberato di lavoro rispetto ad altri, per distaccarli a Larino il tempo necessario da chiudere un’indagine che l’Italia reclama, ancora commossa per quelle strazianti immagini di undici mesi fa. No, il Corrierone se la prende con il Guardasigilli per una riforma mancata. Ma è davvero così?
Questa scandalosa inefficienza – e anche indifferenza – del Csm è davvero imputabile al governo, quando bastava che una delle tante riunioni straordinarie per partorire documenti contro Berlusconi e la maggioranza fosse invece dedicata da Palazzo dei Marescialli per “spedire” di gran carriera due pm a Larino? Tutto ciò non è successo. E, opinione del Corriere della Sera a parte, questo dovrebbe far riflettere su come di questi tempi il Consiglio superiore della magistratura intende svolgere il suo ruolo: solo ed esclusivamente politico, in barba alla Costituzione. E la giustizia che gli italiani comuni reclamano, a partire dai genitori di San Giuliano? Beh, dalle parti del Csm sembra proprio non ci sia tempo per questioni di così poco conto.
Cyrano
Cordiali Saluti