An senza pace: lite in conferenza stampa
Gasparri interrompe l'incontro con i giornalisti per rettificare un documento anti-governativo di Alemanno. Capannello di deputati davanti a Montecitorio e alla fine l'incidente è chiuso. Restano le tensioni.
di Mario Lavia
ROMA - Sotto gli occhi dei giornalisti oggi è andata in scena, abbastanza platealmente, una nuova puntata delle divisioni di An. "Governativi" da una parte - leggi Maurizio Gasparri- e "critici" dall'altra - leggi Gianni Alemanno. Il "correntone nero" nato nel weekend a Fiuggi vive questa fase come in attesa che dopo il rannuvolarsi del cielo scoppi finalmente il temporale.
Stamane le tensioni sono di nuovo venute fuori. L'occasione è stata una innocua conferenza stampa degli uomini di governo aennini alla Camera, una passerella dei vari Gasparri, Alemanno, Urso, Matteoli, Baldassarri per dire che "questa Finanziaria costituisce il miglior risultato ottenibile" e che An vi ha impresso il suo segno.
Ma pochi minuti prima che la conferenza iniziasse, sul palchetto della sala stampa di Montecitorio Alemanno, Gasparri e gli altri hanno iniziato a confabulare avendo sotto il naso un foglietto, un documentino del partito di sostegno alla manovra del Governo. A un certo punto però Gasparri, visibilmente contrariato, è sceso dal palchetto e ha infilato la porta, con gli altri al seguito, per uscire tutti insieme a discutere fuori da Montecitorio, sulla stradina che porta alla sala tampa, al riparo di orecchie indiscrete. Era successo - si è poi ricostruito - che Alemanno e Urso, gli uomini forti del "correntone nero" avevano inserito nel documento una frase che a Gasparri non poteva andare giù: "Occorre una svolta programmatica in tempi rapidi...". Una svolta, nientemeno? Premessa di un rimpasto, magari. Di una crisi. Il ministro per le Comunicazioni, capofila dei "berluscones", è sbottato: "Io di questo documento non sapevo niente". Sembra infatti che Gasparri e il suo entourage abbiano saputo della conferenza stampa solo stamattina.
Qualcuno ha detto: "Chiamiamo Gianfranco". Al conciliabolo decisivo, quello in mezzo alla strada, c'era anche l'uomo stampa di Fini, Sottile. Il telefonino è passato di mano in mano, alla fine Urso e Alemanno hanno accettato di togliere la frase sulla "svolta" dal documento letto finalmente da quest'ultimo ai giornalisti. L'episodio è rivelatore dello stress che regna nel partito del vicepresidente del Consiglio, un disagio che non solo non si è sopito ma che anzi è andato acuendosi con la due giorni di Fiuggi. E' chiaro ormai che la destra sociale saldatasi con la corrente di Matteoli e Urso vede la possibilità di condizionare pesantemente la vita del governo Berlusconi, vissuto ogni giorno di più con un'insoddisfazione di fondo. La prova del nove è arrivata qualche minuto più tardi da Alemanno, che se l'è presa nuovamente con la Lega, ormai la vera bestia nera del partito di via della Scrofa: "Se la Lega continua con le fibrillazioni che
l'hanno caratterizzata in questi mesi è chiaro che va cambiata la maggioranza, altrimenti non vedo alcuna ragione per non tener fede al patto fatto con gli elettori". Insomma, si sta concimando il terreno per un Berlusconi bis senza la Lega, "una volta finito questo stramaledetto semestre europeo" (Storace). Speranze, si dirà. Perché deve essere chiaro che su questo decide Fini, che per ora non si esprime.
(30 SETTEMBRE 2003, ORE 170)