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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    12 SETTEMBRE 2017: anniversario della battaglia di Vienna del 12 settembre 1683 (onore al Re Giovanni III Sobieski, al Principe Eugenio di Savoia, al Papa Innocenzo XI, a Padre Marco d'Aviano e a tutti i combattenti per Dio, per la Grande Patria dell'Europa cattolica, per la Santa Chiesa e per il Cattolicesimo!), FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI MARIA…



    Guéranger, L'anno liturgico - Il Santo Nome di Maria
    http://www.unavoce-ve.it/pg-12set.htm
    “12 SETTEMBRE IL SANTO NOME DI MARIA.”


    12 Settembre - Santo Nome di Maria
    http://www.preghiereperlafamiglia.it...e-di-maria.htm


    http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=69950
    https://forum.termometropolitico.it/...l#post16548827
    https://forum.termometropolitico.it/...l#post16548716




    SS. Nome di Maria - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/5058-2/
    “12 settembre, SS. Nome di Maria.
    “Festa del santissimo Nome della beata Maria, che il Sommo Pontefice Innocenzo undecimo ordinò che si celebrasse per l’insigne vittoria riportata a Vienna, in Austria, contro i Turchi, col patrocinio della stessa Vergine”.

    1. O adorabile Trinità, per l’amore con cui scegliesti ed eternamente Ti compiacesti del Santissimo Nome di Maria, per il potere che gli desti, per le grazie che riservasti ai suoi devoti, fa’ che esso sia anche per me fonte di grazia e di felicità. Ave Maria.
    2. O amabile Gesù, per l’amore con cui pronunziasti tante volte il Nome della tua cara Madre e per la consolazione che a Lei procuravi nel chiamarla per nome, raccomanda alle sue speciali cure questo povero tuo e suo servo. Ave Maria.
    3. O Angeli Santi, per la gioia che vi procurò la rivelazione dei Nome della vostra Regina, per le lodi con cui lo celebraste, svelatene anche a me tutta la bellezza, la potenza e la dolcezza e fate che io lo invochi in ogni mio bisogno e specialmente in punto di morte. Ave Maria.
    4. O cara Sant’Anna, buona mamma della Madre mia, per la gioia da te provata nel pronunciare tante volte con devoto rispetto il Nome della tua piccola Maria o nel parlarne con il tuo buon Gioacchino, fa’ che il dolce nome di Maria sia continuamente anche sulle mie labbra. Ave Maria.
    5. E Tu, o dolcissima Maria, per il favore che Dio Ti fece nel donarti Egli stesso il Nome, come a sua diletta Figlia; per l’amore che Tu sempre ad esso mostrasti concedendo grandi grazie ai suoi devoti, concedi anche a me di rispettare, amare ed invocare questo soavissimo Nome. Fa’ che esso sia il mio respiro, il mio riposo, il mio cibo, la mia difesa, il mio rifugio, il mio scudo, il mio canto, la mia musica, la mia preghiera, il mio pianto, il mio tutto, con quello di Gesù, affinché dopo essere stato pace del mio cuore e dolcezza delle mie labbra durante la vita, sia la mia gioia in Cielo. Così sia. Ave Maria.
    Benedetto sempre sia, il Santo Nome di Maria.”







    Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch/
    http://twitter.com/saintamedee?lang=it
    “Ligue Saint Amédée‏ @SaintAmedee
    “12 Septembre : le Saint Nom de Marie.”









    Preghiera del Beato Marco d'Aviano - con note sul Beato e sugli eventi dell'epoca
    http://www.unavox.it/Documenti/Doc08...%27Aviano.html
    “Preghiera del Beato Marco d'Aviano da lui composta per l'occasione e letta all'alba del 12 settembre 1683, dopo la celebrazione della S. Messa e la benedizione impartita all'esercito cristiano che si accingeva a dare vittoriosamente battaglia ai Turchi che assediavano Vienna.

    O grande Dio degli eserciti, guárdaci prostráti qui ai piedi della Tua Maestà, per impetrarTi il perdono delle nostre colpe.
    Sappiamo bene di aver meritato che gl’infedeli impugnino le armi per opprimerci, perché le iniquità, che ogni giorno commettiamo contro la Tua bontà, hanno giustamente provocato la Tua ira.
    O gran Dio, Ti chiediamo il perdono dall’intimo dei nostri cuori; esecriamo il peccato, perché Tu lo aborrisci; siamo afflitti perché spesso abbiamo eccitato all’ira la Tua somma Bontà.
    Per amore di Te stesso, preferiamo mille volte morire piuttosto che commettere la minima azione che Ti dispiaccia.
    Soccórrici con la Tua grazia, o Signore, e non permettere che noi Tuoi servi rompiamo il patto che soltanto con Te abbiamo stipulato.
    Abbi dunque pietà di noi, abbi pietà della tua Chiesa, per opprimere la quale già si preparano il furore e la forza degl’infedeli.
    Sebbene sia per nostra colpa ch’essi hanno invaso queste belle e cristiane regioni, e sebbene tutti questi mali che ci avvengono non siano altro che la conseguenza della nostra malizia, síici tuttavia propizio, o buon Dio, e non disprezzare l’opera delle Tue mani. Ricordati che, per strapparci dalla servitù di Satana, Tu hai donato tutto il Tuo prezioso Sangue.
    Permetterai forse ch’esso venga calpestato dai piedi di questi cani?
    Permetterai forse che la fede, questa bella perla che cercasti con tanto zelo e che riscattasti con tanto dolore, venga gettata ai piedi di questi porci?
    Non dimenticare, o Signore, che, se Tu permetterai che gl’infedeli prevalgano su di noi, essi bestemmieranno il Tuo santo Nome e derideranno la Tua Potenza, ripetendo mille volte: “Dov’è il loro Dio, quel Dio che non ha potuto liberarli dalle nostre mani?”
    Non permettere, o Signore, che Ti si rinfacci di aver permesso la furia dei lupi, proprio quando T’invocavamo nella nostra miserevole angoscia.
    Vieni a soccorrerci, o gran Dio delle battaglie! Se Tu sei a nostro favore, gli eserciti degl’infedeli non potranno nuocerci.
    Disperdi questa gente che ha voluto la guerra! Per quanto ci riguarda, noi non amiamo altro che essere in pace con Te, con noi stessi e col nostro prossimo.
    Rafforza con la tua grazia il tuo servo e nostro imperatore Leopoldo; rafforza l’animo del re di Polonia, del duca di Lotaringia, dei duchi di Baviera e di Sassonia, e anche di questo bell’esercito cristiano, che sta per combattere per l’onore del Tuo Nome, per la difesa e la propagazione della Tua santa Fede. Concedi ai príncipi e ai capi dell’esercito la fierezza di Giosué, la mira di Davide, la fortuna di Jefte, la costanza di Joab e la potenza di Salomone, tuoi soldati, affinché essi, incoraggiati dal Tuo favore, rafforzati dal Tuo Spirito e resi invincibili dalla potenza del Tuo braccio, distruggano e annientino i nemici comuni del nome cristiano, manifestando a tutto il mondo che hanno ricevuto da Te quella potenza che un tempo mostrasti in quei grandi condottieri.
    Fa’ dunque in modo, o Signore, che tutto cospiri per la Tua gloria e onore, e anche per la salvezza delle anime nostre.
    Te lo chiedo, o Signore, in nome dei tuoi soldati.
    Considera la loro fede: essi credono in Te, sperano tutto da Te, amano sinceramente Te con tutto il cuore.
    Te lo chiedo anche con quella santa benedizione, che io conferirò a loro da parte Tua, sperando, per i meriti del Tuo prezioso Sangue, nel quale ho posto tutta la mia fiducia, che Tu esaudirai la mia preghiera.
    Se la mia morte potesse essere utile o salutare, per ottenere il Tuo favore per loro, ebbene Te la offro fin d’ora, o mio Dio, in gradita offerta; se quindi dovrò morire, ne sarò contento.
    Libera dunque l’esercito cristiano dai mali che incombono; trattieni il braccio della Tua ira sospeso su di noi, e fa’ capire ai nostri nemici che non c’è altro Dio all’infuori di Te, e che Tu solo hai il potere di concedere o negare la vittoria e il trionfo, quando Ti piace.
    Come Mosè, stendo dunque le mie braccia per benedire i tuoi soldati; sostienili e appóggiali con la Tua Potenza, per la rovina dei nemici Tuoi e nostri, e per la gloria del Tuo Nome. Amen."

    "Brevi note sul Beato Marco d'Aviano seguite dal breve racconto dell'evento dell'epoca (riprese da un articolo di Luciano Garofoli pubblicato da EFFEDIEFFE)
    Carlo Domenico Cristofori, questo era il nome del Beato Padre Marco quando nacque il 17 novembre 1631 ad Aviano, in provincia di Pordenone, da Pasquale Cristofori e da Rosa Zanoni, terzo di undici figli.
    Come era consuetudine in quei tempi in cui il cristianesimo permeava in pienezza la vita della società intera, il bambino fu battezzato il giorno dopo la sua nascita: tanto prima si battezzava la creatura, tanto meno il demonio aveva tempo per compiere danni o devastarne l’anima.
    La sua famiglia era di buona condizione sociale e di antica casata: nel 1501 un suo avo, Giorgio Cristofori, era stato ambasciatore della Magnifica Comunità di Pordenone.
    La madre era una pia donna e lo predilesse sempre sia per l’amore che dimostrava verso i ragazzi poveri, sia perché quando aveva tre anni fu protagonista di un fatto non spiegabile razionalmente, addirittura attestato con un atto notarile, in quanto in ciò si vide un presagio. Marco stava nella sua culla e la madre, improvvisamente, lo vide avvolto da una luce assolutamente non proveniente da fonte naturale: qualcosa di soprannaturale aveva avvolto e circonfuso il bambino.
    Ricevette i primi rudimenti scolastici da un maestro locale, poi frequentò uno zio paterno parroco a San Leonardo di Campagna. Più tardi, in una lettera all’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, ricorderà quel periodo della sua infanzia citando questi versi che gli erano rimasti fissati nella memoria:
    «Ama Dio e non fallire
    Fa pur bene e lascia dire
    Lascia dire a chi vuole,
    Ama Dio di buon cuore».
    A 12 anni, il 2 giugno 1643, ricevette la cresima.
    Come altri rampolli della borghesia fu iscritto nel 1643 al Collegium dei gesuiti a Gorizia. Entrò a far parte, mentre era in collegio, della Purificata, Congregazione Mariana che adottava un particolare e molto impegnativo programma di pratiche religiose.
    In collegio si davano spesso rappresentazioni teatrali che inscenavano la vita di eroi e di martiri.
    Anche quando era in casa aveva spesso sentito narrare la storia che riguardava la distruzione, avvenuta nel 1499, del castello di Aviano e della deportazione di gran parte della popolazione della sua città da parte dei turchi.
    Nella sua mente di adolescente generoso, si consolidò l’idea di cercare il martirio. Aveva solo 16 anni quando pensò di raggiungere l’isola di Creta, dove la Serenissima Repubblica di Venezia stava, con fierezza e grande eroismo, difendendo i suoi possedimenti nell’isola aggredita dall’ondata espansionistica verso ovest dei turchi. In quel tempo la Sublime Porta era retta da Mehmet IV detto Avci, cioè il cacciatore. Egli riuscì a riconquistare Candia nel 1669 ed assediò Vienna nel 1683.
    La storia di Marco e di Mehmet IV sono destinate ad incontrarsi, come vedremo poi. Il giovane Marco, infervorato di fede cattolica, desideroso di cercare il martirio, approfittando di una passeggiata con i compagni di collegio, scappa, abbandonò Gorizia e raggiunse Capo d’Istria, dove contava di imbarcarsi su una nave veneziana per raggiungere il fronte di guerra. In realtà si ritrovò stanco ed affamato e finì per chiedere soccorso al convento dei Cappuccini dove il padre superiore lo rimise in forze e lo aiutò a tornare in famiglia.
    L’incontro con i francescani fu davvero importante: nel breve soggiorno nel convento di Capo d’Istria, intravide la possibilità di seguire in maniera diversa la sua vocazione sulla strada dell’apostolato e del supremo sacrificio di se stesso nel martirio.
    Si decise ad abbandonare il mondo e ad abbracciare l’austera impegnativa regola dei Cappuccini che, tra i seguaci di San Francesco, sono quelli più rigorosi.
    Nel settembre del 1648 fu ammesso al Noviziato di Conegliano Veneto ed un anno dopo, il 21 novembre 1649 prese i voti assumendo il nome di Marco d’Aviano. Fu quindi inviato ad Arzignano, nel vicentino per completare la formazione nel lavoro, nella preghiera e nelle mortificazioni.
    A ciò seguì il regolare corso di studi consistente in un triennio di studi di filosofia ed un quadriennio di teologia: il 18 settembre 1655 fu ordinato sacerdote a Chioggia dal vescovo Francesco Grasso che, a cavallo tra il 1660 e il 1661, gli conferì la patente di predicatore al popolo.
    Padre Marco esercitò la sua attività di predicatore con grandissimo zelo profondendo le sue migliori energie nell’apostolato della parola ed impegnandosi in maniera particolare durante i tempi importanti della Quaresima e dell’Avvento.
    La sua attività di predicatore gli piaceva molto: «Trattandosi della salute delle anime impiegherò tutto me stesso», scriveva al Provinciale dei Cappuccini del Tirolo; non aveva perduto l’iniziale spinta al martirio: «Volentieri sacrificherò la mia vita per Dio e per il bene delle anime».
    Tali parole gli uscivano nel cuore, come testimoniato anche dal Generale dei Cappuccini Padre Bernardino d’Arezzo e tutto ciò suscitava l’ammirazione del Santo Padre, come affermava il cardinale Cibo, allora Segretario di Stato.
    Durante una carestia a Smeride raccolse tanto frumento per aiutare tutti i bisognosi. A Fratta Polesine e ad Este molte persone, dopo il suo intervento, sacrificarono i loro beni donandoli ai poveri.
    Durante un’epidemia di peste era a Gorizia: «Vorrei essere valevole di poter sollevare (le pene) con il mio proprio sangue, che il farei…». Continuava a dire che «La missione è quella di medico spirituale».
    A Salò, sul Garda, riconciliò i capi del Comune ed il parroco guadagnandosi la gratitudine della cittadinanza.
    Alla sua già fervida missione aggiunse anche impegni di responsabilità e di governo in seno all’Ordine: nel 1672 fu Superiore del convento di Belluno e nel 1674 diresse la Fraternità di Oderzo. A 45 anni di età, la vita di padre Marco cambiò e lo tolse dal suo nascondimento e dalla sua umile applicazione trascendente esercitata nella sua cella di frate, per essere imposto all’attenzione universale.
    L’otto settembre 1676, invitato a predicare nel monastero padovano di San Prosdocimo, con la sua preghiera e benedizione guarì istantaneamente suor Vincenza Francesconi che era paralizzata da ben 13 anni; eventi simili si ripeterono un mese dopo a Venezia, a Chioggia, ad Andria e a Verona.
    La Santa Sede, che allora esercitava in pienezza il suo magistero spirituale, intervenne per difendere il cappuccino da chi, nelle diocesi di Padova e di Venezia, voleva impedirgli l’esercizio delle benedizioni.
    A Schio, durante una Quaresima, resuscitò un bambino morto da quattro giorni e già sepolto: ed i genitori glielo fecero battezzare.
    Il papa Innocenzo XI lo proclamò «taumaturgo del secolo».
    Molti dei suoi avvenimenti straordinari furono documentati da Notari nelle cronache cittadine e riconosciuti dalle curie vescovili. La fama di guaritore si espanse e vari vescovi italiani ed europei richiesero la sua opera di predicatore. Padre Marco intraprese, quindi, vari viaggi missionari che durarono mesi in Alta Italia, Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Tirolo, Baviera, Austria ed in molti Stati della Germania.
    Molto desiderata era la sua benedizione, da lui composta, che egli stesso divulgava con foglietti stampati, mentre nelle Domeniche e nelle Feste principali dell’anno impartiva personalmente la medesima sempre alle 11 antimeridiane.
    Oltre al popolo anche vescovi, cardinali, principi e re la ricevettero con grandi frutti spirituali ed anche corporali; ottenne il privilegio di impartire ai fedeli la Benedizione Papale con annessa Indulgenza Plenaria.
    Presto i suoi viaggi si trasformarono in un giubileo itinerante.
    A Lione radunò quasi 100.000 persone.
    A Ratisbona il suo trionfo fu tale, che gli stessi avversari furono costretti ad ammetterlo.
    Ad Augusta fu accolto da un’immensa processione: il priore dei Certosini di Bruxeim scrisse al collega di Magonza: «Se l’Imperatore venisse ad Augusta accompagnato da altri sovrani, non credo che ci sarebbe un tale concorso di gente».
    La Nunziatura di Colonia disse che il concorso di popolo era tale che «Non s’è visto, in questa città a memoria dell’huomini».
    A Monaco di Baviera il Superiore dei Cappuccini registrò 160 stampelle lasciate da storpi guariti nelle chiese dove padre Marco aveva predicato.
    Si rivolgeva ai protestanti con grande amorevolezza ed essi andavano ad ascoltare le sue prediche, contro la proibizione dei loro capi.
    Ad Augusta così predicò loro: «Fratelli, so che molti di voi desiderano farsi santi. Ritornate nella Chiesa cattolica. Voi non avete colpa per la separazione. Credete, dunque, ma con una fede che sia operante nella carità».
    A Worms disse loro: «Una sola fede può essere la vera: professate la fede cattolica per la quale morirono i martiri ed i vostri padri eressero chiese e monasteri».
    Incitava anche i cattolici a non dare scandalo, a mostrare una condotta timorata di Dio in quanto la fede non è fatta di parole e promesse vuote, perché vivamente operante per mezzo della carità. Migliaia di persone si accostarono al sacramento della confessione e moltissimi erano quelli che da anni non l’avevano più praticata. Molti personaggi come il Re di Spagna Carlo II, il Re di Polonia Jan Sobieski e l’Imperatore d'Austria Leopoldo I furono suoi fedeli seguaci.
    Dietro le insistenze dell’Imperatore Leopoldo I ed alle sollecitazioni provenienti da Roma, padre Marco si recò Vienna ben 14 volte e partecipò attivamente alla crociata antiturca.
    Nel 1682 presiedette la solenne celebrazione di ringraziamento per la cessazione della peste, ma nella piazza del Graben, ispirato dal Signore, gridò: «Vienna, Vienna, convertiti, altrimenti verrà su di te un castigo maggiore».
    L’anno seguente Mehmet IV, inviò una minacciosa lettera all’Imperatore ed alla Re di Polonia Sobieski: «Io ho in animo di invadere la vostra regione. Condurrò con me 13 re… Per schiacciare il vostro insignificante paese. Soprattutto ti comando, o Imperatore, di attendere me nella tua residenza, perché possa tagliarti la testa».
    A proposito di voti di povertà vogliamo ricordare che padre Marco indossava sempre lo stesso saio; l’ambasciatore dell’Impero a Venezia, Conte Francesco Ulderico Della Torre, ricordava: «Chi vuole essere suo amico non deve parlargli di regali. Accetta solo immagini sacre da distribuire ai fedeli».
    Egli stesso scriveva l'imperatore d'Austria: «Mai ho avuto né per me né per altri (nemmeno per l’Ordine) accettare cosa alcuna. Sempre ho camminato senza interesse, con tutta sincerità».
    Grande il suo impegno per costruire una solida pace cristiana in Europa: la sua splendida e modestissima presenza si manifestava nelle sue missioni di predicatore e nel suo costante impegno oltre all’assistenza dei feriti negli ospedali da campo, il sostegno morale alle truppe anche nell’organizzazione di peregrinatio Mariae come quella organizzata a Vienna nel 1697, dove fece arrivare dall’Ungheria la venerata immagine miracolosa della Vergine di Kalò. E mentre era immerso nella sua preghiera molto intensamente, arrivò fulminea la notizia che l’esercito austriaco, guidato dal principe Eugenio di Savoia, aveva sconfitto i turchi a Zenta sul fiume Tibisco.
    Dimostrò anche tangibilmente il suo grande attaccamento alla sua patria, Venezia, tanto che, al termine di un periodo di preghiera dedicato alla Madonna Immacolata, il Doge Silvestro Valier, abbracciando e baciandolo disse: «Padre Marco, siete il rifugio della nostra Repubblica».
    Nel luglio 1699 poco prima della sua morte, era ancora in missione a Vienna: «Mi vengono meno le forze, ma il Papa lo vuole. Devo applicarmi con grandissima accuratezza. Faci Dio che tutto riesca bene».
    Dovette mettersi a letto e, a causa di un’ulcera, era ormai in fin di vita: l’Imperatore gli mise a disposizione i medici di corte, ricevette dal Nunzio Apostolico monsignor Santa Croce la Benedizione Apostolica di Innocenzo XII e ne ricavò una forte spinta spirituale ed una grande forza interiore.
    Al momento in cui gli fu amministrata l’estrema unzione, rinnovò anche la professione dei suoi voti.
    Alle ore 11 del 13 agosto 1699, assistito dall’Imperatore Leopoldo e da sua moglie Eleonora, morì stringendo quel crocefisso con il quale, alla stessa ora della morte, soleva benedire le genti d’Europa.
    La salma rimase esposta fino al 17 agosto con grande partecipazione popolare ed anche con copiosa presenza di eventi prodigiosi. Per volontà imperiale fu sepolto sotto l’altare della Pietà nella Cripta dei Cappuccini cioè nella cripta dove venivano tumulati gli Imperatori d’Austria: lo stesso Leopoldo dettò l’epitaffio per la pietra tombale."







    "La battaglia di Vienna del 1683"
    https://forum.termometropolitico.it/...di-vienna.html




    Due libri da leggere sulla battaglia di Vienna del 1683:


    Giuliana V. Fantuz in collaborazione con padre Venanzio Renier, Marco d'Aviano e Innocenzo XI - In difesa della Cristianità, Associazione «StoriesFvg», Edizioni Segno, Tavagnacco (Udine) 2006.
    G. Ganzer (a cura di), Da Vienna a Istanbul, Mariano del Friuli (GO) 2006.
    https://www.amazon.it/Vienna-Istanbu.../dp/8883452364



    https://www.ariannaeditrice.it/artic...articolo=54562
    “Marco d’Aviano mostra come si può e si deve difendere il Cristianesimo e l’Europa di Francesco Lamendola - 23/06/2016.

    Il beato Marco d’Aviano (al secolo Carlo Domenico Cristofori, nato a Villotta di Aviano, nel Friuli, il 17 novembre 1631 e morto a Vienna, dove si era recato su ordine del papa, benché malato, il 13 agosto 1699) rappresenta un aspetto della cristianità che oggi si tende a ignorare, e cioè la strenua volontà di difesa contro un terribile nemico esterno, l’islam: volontà che non solo non contraddice la mitezza del Vangelo, ma si unisce ad una intensa, straordinaria spiritualità.
    Padre Marco fu, tra le altre cose, un celebre predicatore; cappuccino, aveva la semplicità, la mansuetudine, la disponibilità del grande fondatore dell’ordine dei Frati Minori; fu anche un apprezzato diplomatico, alle cui risorse di prudenza, di abilità e di lungimiranza ricorse ampiamente il pontefice; e che ovunque andasse, da un capo al’altro del continente (solo Luigi XIV non volle, con pretesti, che passasse per Parigi), veniva sempre accolto con il massimo rispetto da parte di sovrani e ministri, ascoltati con attenzione, ammirato per la sua sagacia, che si univa in lui ad uno spirito di totale disinteresse per le cose materiali.
    È stato soprattutto per merito suo se, l’11 e il 12 settembre del 1683, Vienna è stata salvata dall’assedio ottomano, e i Turchi sono stati ricacciati per sempre dal cuore dell’Europa, nella battaglia del Kahlenberg, decisa dal cavalleresco intervento del re di Polonia, Jan Sobieski, che unì le sue forze al comandante imperiale, Carlo di Lorena, e salvò l’imperatore asburgico, Leopoldo I, da una terribile situazione; furono i suoi sermoni appassionati a spronare i cavalieri cristiani nell’assalto decisivo, così come fu la sua capacità di mediazione a tenere insieme i discordi comandanti della composita Lega Santa; e fu sempre la sua fede incrollabile a rianimare lo scoraggiato Leopoldo (che si era rifugiato da Vienna a Passavia, in Baviera), di cui era diventato il confessore e il consigliere spirituale. La vittoria fu celebrata con messe di ringraziamento e con immense manifestazioni di giubilo in tutta Europa; il papa Innocenzo XI proclamò il 12 settembre festa del Santissimo Nome di Maria.
    Dopo di che, padre Marco, che a Vienna era il personaggio del giorno, e sul conto del quale circolavano racconti di guarigioni miracolose, riprese la sua opera diplomatica, sempre su richiesta del papa: si trattava di non sprecare la vittoria, com’era avvenuto dopo Lepanto, un secolo prima; bisognava incalzare i Turchi, scacciarli dall’Ungheria, allontanarli definitivamente dal cuore dell’Europa, in modo che non potessero mai più minacciarlo. Innocenzo XI morì nel 1689, dopo che Buda era stata riconquistata, ma l’azione già languiva, perché gli imperiali parevano disposti a una pace di compromesso; tanto più che dovevano guardarsi le spalle da Luigi XIV, il Re Sole, il quale, pur facendosi chiamare anche “il re cristianissimo”, per tutta la durata dell’assedio di Vienna e, poi, della campagna d’Ungheria, non solo non aveva mosso un dito in difesa della cristianità minacciata, ma aveva anzi cercato di favorire in vario modo l’azione politico-militare del sultano Mehmed IV, proprio per indebolire gli Asburgo, suoi eterni rivali. Ma nel 1697 Eugenio di Savoia, il geniale condottiero italiano, riprese l’avanzata e inflisse ai Turchi la sconfitta risolutiva nella battaglia di Zenta, sul Tibisco (1697), cui sarebbe seguita la pace di Carlowitz (1699).
    Così lo storico Venanzio Renier, cappuccino, ha rievocato questo fondamentale momento della vita e della missione del Beato Marco d’Aviano nel saggio Padre Marco d’Aviano. Una vita per la Chiesa e per l’Europa (in: Marco d’Aviano, Gorizia e Gradisca. Raccolta di studi e documenti dopo il Convegno storico-spirituale del 14 ottobre 1995, a cura di Walter Arzaretti e Maurizio Qualizza, Fondazione Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia & Banca Popolare di Trieste, 1998, pp. 29-31):
    Padre Marco, durante tutta la vita, per quanto gravi ed urgenti fossero gli altri impegni, diede sempre la preferenza all’evangelizzazione. Il Seicento non fu un secolo felice per l’oratoria sacra: tuttavia il Nostro, grazie alla scelta degli argomenti e al modo di esporli, seppe adattarsi alla capacità media degli ascoltatori. Voleva essere inteso da tutti e vi riuscì così bene che nobili e popolani, magistrati e bifolchi, accorrevano ad udirlo. Così lo descrisse il 13 giugno 1690 Antonio Crestani, notaio di Bassano del Grappa, presente al Quaresimale predicato in quell’anno dal cappuccino: “La gente… pendeva dalla sua bocca e dai suoi cenni, mentre egli col crocifisso in mano gli andava animando (al bene)… Io (che) sono vecchio di sessantacinque anni, non ho mai in vita mia sentito né veduto operar dalla presenza e dalla lingua d’un huomo opere così grandi e meravigliose” (“Positio”, 542-43).
    Rimasero memorande, nelle cronache cittadine, fra le sue quaresime, quelle predicate a Venezia (1681, 1684, 1694); a Udine (1683), a Oderzo (1685), a Schio (1686), a Vicenza (1687), a Brescia (1688), a Tolmezzo (1691), a Padova (per volontà di san Gregorio Barbarigo ed alla sua presenza, 1697), a Thiene (1698) e l’ultima a Ceneda, ora Vittorio Veneto (1699).
    Padre Marco si impegnò anche in opere sociali. Raccomandò spesso di essere generosi nel provvedere la dote alle zitelle povere, perché potessero sposarsi onestamente, ovvero entrare nei monasteri. Diventò una vera provvidenza nelle parrocchie, nelle quali era invitato, per le abbondanti elemosine che venivano raccolte, utili alle necessità del culto e alle distribuzioni ai poveri. Così avvenne ad Oderzo, Montagnana, Fratta Polesine e a Gambarare, nella terraferma veneziana.
    Quaresimalista a Sermide nel Mantovano (1677), durante una carestia, aumentata per il grande afflusso degli ascoltatori, ottenne che venissero aperti i granai a prezzi di favore, per sfamare la popolazione. Per questo – annota l’accompagnatore e primo biografo Cosma da Castelfranco – “li bisognosi… con mani drizzate al cielo, ringratiavano la Providenza suprema per havere a se concesso un predicatore opportuno nelle penurie per sollevarli dalle loro pressure e necessità” (“Positio”, 49).
    A Salò, invece, prima di iniziare la quaresima, riuscì a riconciliare le autorità cittadine ed il popolo con il parroco che il vescovo aveva nominato, ma che molti si erano rifiutati di accettare. […]
    Padre Marco diventò molto famoso per le guarigioni prodigiose. Tutto ebbe inizio l’8 settembre 1676, all’età ormai di 45 anni. Dopo aver terminato il panegirico sulla Natività della Madonna, guarì con la sua benedizione, nel monastero delle Nobili Dimesse di Padova, suor Vincenza Francesconi, che da tredici anni giaceva paralizzata. La notizia si diffuse in tutta la città e dintorni. Numerosissimi ciechi, storpi, sordomuti ed infermi si affollarono in chiesa ed alla porta del convento dei Cappuccini, implorando la benedizione prodigiosa. Altrettanto avvenne a Venezia, dopo che ebbe guarita suor Anna Maria Dolfini, la patrizia Gritti e molte altre persone. […]
    Si può affermare che la missione sacerdotale di padre Marco fu tutta imperniata sulla riconciliazione degli uomini con Dio. Compose una formula che spesso recitava in dialogo con l’uditorio. Le testimonianze sono unanimi nel descrivere il fervore travolgente e la commozione straordinaria manifestata dai gesti e dal tono della voce con cui pronunciava le parole. Strappava le lagrime ai più ostinati. Durante le tappe dei suoi viaggi in Europa, i penitenti assiepavano i confessionali. I Gesuiti del Belgio e dell’Olanda, nelle “Littearea annuae” inviate ai superiori di Roma, e i resoconti stesi dalle diocesi della Germani, Austria, Svizzera, Slovenia e Boemia parlano di migliaia e migliaia di confessioni e comunioni generali, quali non si erano mai viste nel passato. Per oltre un quarto di secolo, padre Marco sconvolse e migliorò moltissime coscienze.
    Per il tedesco padre Agostino Maria Ilg, autore nel 1876 di una galleria di trentasei ritratti spirituali degli uomini illustri dell’Ordine cappuccino, egli fu il tipico rappresentane dei predicatori: “L’ordine ne conta molti assai celebri, (ma) difficilmente se ne troverà uno uguale, se si considerano i meravigliosi effetti e le meravigliose circostanze ch accompagnarono i suoi sermoni” (cfr. “Positio”, 903. bib. 44).
    Ci si potrebbe chiedere il perché di questa insistenza sull’atto di dolore, che padre Marco voleva perfetto, perché basato sull’amore a Dio padre ed a Gesù crocifisso. Egli sapeva che gli uomini, chi più, chi meno, sono poveri peccatori, poiché per debolezza o per malizia, non corrispondono alle grazie e all’amore infinito di Dio. Devono quindi sempre cercare di ritornare a Lui, come insegna il messaggio del Battista, di Gesù e degli Apostoli, che la Chiesa deve sempre proclamare e realizzare. Esortava i suoi ascoltatori a pentirsi sinceramente e poi domandare al Signore tutte le altre grazie, e, se necessario, anche i miracoli, che la divina bontà concederà, intenerita dall’umiltà. Insegnava quindi a passare, dalla purificazione e distacco dal peccato e dalle occasioni di peccato, ad una fiducia illimitata nella potenza di Dio, per arrivare alla perfezione ed alla santità.
    Questo brano della biografia di padre Marco D’Aviano ci aiuta a comprendere i motivi della sua straordinaria popolarità, del suo carisma, del suo ascendente sugli uomini più importanti del suo tempo: basti dire che, al suo capezzale di moribondo, fu vegliato amorevolmente dall’imperatore in persona e da sua moglie, Eleonora (gli verrà poi accordato l’onore straordinario di essere sepolto nella Cripta dei Cappuccini, riservata alla dinastia regnante austriaca); e che il comandante imperiale al tempo della battaglia di Vienna, Carlo di Lorena, era un suo personale e devoto ammiratore, tanto è vero che solo per merito della sua paziente opera di persuasione, quegli accettò di porsi sotto il comando del re polacco Sobieski. Padre Marco era ugualmente stimato, ammirato e venerato sia dal popolo che dalle personalità eminenti, e ciò dipese dal fatto che la sua spiritualità appariva evidente, profondissima, commovente. Le sue parole erano autorevoli, perché non solo sapeva tenere delle prediche edificanti e fiorite, nel migliore stile barocco, ma anche perché da esse traspariva la sincerità, e nel suo sguardo, nei suoi gesti, si poteva cogliere l’intima coerenza di un personaggio che già in vita ere in odore di santità (anche per via delle sue doti di taumaturgo) e che aveva suscitato una impressione fortissima su tutti quelli che lo avevano visto e udito. A Venezia, a Belluno, a Udine, a Padova, a Oderzo, a Vicenza, a Ceneda, a Bassano, a Brescia, ovunque folle strabocchevoli si erano assiepate per ascoltare i suoi quaresimali, nei quali egli aveva fatto rivivere lo spirito di crociata e trasmesso non solo ai suoi compatrioti, ma a gran parte degli Europei, lo slancio e l’ardore necessari per fronteggiare un pericolo che si profilava di una gravità estrema, quale forse mai la cristianità intera aveva vissuto, dai temi della caduta di Costantinopoli e, poi, dello sbarco ottomano a Otranto, con il relativo massacro della popolazione che non aveva voluto convertirsi alla religione della mezzaluna.
    Marco d’Aviano era un frate pieno di amor di Dio e del prossimo; un uomo umile, privo di ambizioni personali o di secondi fini; un francescano innamorato della povertà, della carità, di Cristo e di Maria Vergine, il quale, pur amando la pace, non si tirò indietro quando i nemici del Vangelo portarono la guerra, mediante il ferro e il fuoco, sin nel cuore del nostro continente. Se Vienna fosse caduta, noi, oggi, forse saremmo già islamici, come lo sono tante popolazioni balcaniche, che vissero per secoli sotto il (pessimo) dominio ottomano (cfr. il nostro articolo: L’Impero Ottomano è decaduto perché privo di un’idea e di un’etica, pubblicato su Il Corriere delle Regioni in data 25/10/2015; e anche La rivincita della Mezzaluna tre secoli dopo l’11 settembre del 1683, pubblicato sul sito di Arianna Editrice l’11/09/2009). E se Vienna non è caduta, una buona pare del merito va proprio al frate friulano, il quale non disperò quando tanti disperavano, non perse la testa, non cessò mai di aver fede nell’aiuto di quel Signore che aveva detto ai suoi discepoli: Bussate e vi sarà aperto; chiedete e vi sarà dato.
    Oggi è diffuso uno stranissimo modo di pensare, proprio fra tanti sedicenti cristiani, i quali, tutti infervorati dalla volontà di dialogare ad ogni costo e con chiunque, anche col peggior nemico, e tutti ipnotizzati da quella magica parola, ecumenismo, che, per loro, è diventata una specie di abracadabra, poiché sembrerebbe voler dire che i cristiani devono rinunciare alla loro identità, in favore di una religiosità vaga e generica, imbevuta di gnosticismo e deismo, nella quale possano entrare tutti, nessuno escluso, come se la Verità fosse qualcosa di relativo, e il Cristianesimo avesse lo stesso contenuto di verità di qualsiasi altra religione, e come se l’importante fosse che tutti gli uomini della terra si riuniscano a pregare insieme, non importa se rivolgendosi al vero Dio o agli dei falsi e bugiardi di cui parlava Dante Alighieri.
    Per codesti cristiani del terzo millennio, debitamente progressisti e modernisti, la figura di Marco d’Aviano può risultare vagamente scomoda e imbarazzante, quasi indisponente. Avrebbero preferito un uomo di Dio che va disarmato incontro ai nemici e che mette dei fiori nei loro cannoni, come recitava il testo di una insulsa e melensa canzonetta dell’epoca sessantottina, nella quale il pacifismo a senso unico veniva celebrato come un valore assoluto e irrinunciabile; e quando parlare di una “guerra giusta”, come pure hanno sempre fatto fior di teologi, da Sant’Agostino (che diede personalmente l’esempio, partecipando fino all’ultimo respiro alla difesa della sua città, Hippo Regius, assediata dai Vandali), a San Tommaso d’Aquino (che, nella Summa Theologiae, la equipara alla legittima difesa del singolo individuo, qualora venga ingiustamente minacciato e aggredito), era qualcosa d’inconcepibile per codesti zelatori di un Vangelo remissivo, inerme, pronto a lasciarsi distruggere dal primo che lo voglia fare.
    Padre Marco d’Aviano era pacifico, ma non pacifista; credeva nel dialogo e nella misericordia divina (subito dopo la battaglia del Kahlenberg, volle che i viennesi rendessero grazie a Dio pregando per le anime di tutti i caduti, compresi i nemici), ma non nel fatto di lasciarsi ammazzare o sottomettere senza opporre alcuna resistenza, perché, di ciò, i popoli minacciati avevano – e hanno - pieno diritto, sia in quanto europei, sia in quanto cristiani.
    Sì: in questi tempi di buonismo ideologizzato e di cristianesimo in via di auto-rottamazione, la figura e l’esempio di padre Marco d’Aviano, spirito profondamente pacifico e tuttavia magnifico lottatore, possono davvero risultare scomodi, perché appaiono in assoluta controtendenza. Egli ci ricorda che bisogna anche sapersi battere per difendere il Vangelo e la vita stessa, se ciò diviene necessario; che c’è un tempo per la pace e un tempo per la lotta, un tempo per parlare e un tempo per misurarsi con la spada; e che il diritto e il dovere alla propria difesa, e alla difesa di ciò in cui si crede, non cade mai in prescrizione, anche con il trascorrere dei secoli. Ovunque si ripresentino le condizioni dell’11 settembre 1683, l’Europa avrà sempre bisogno di una guida spirituale forte e coraggiosa, mite e tuttavia animosa, come lo fu, per i suoi contemporanei, quella di padre Marco d’Aviano.”



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    “L'11-12 Settembre 1683 a Vienna gli Ussari Alati di Giovanni III Sobieski, re di Polonia, salvano l'Europa Cristiana dall'assalto del'Impero Ottomano.”
    “Il 12 settembre 1866 muore S.E.R. Monsignor Emanuele Marongiu Nurra, Arcivescovo metropolita di Cagliari. Per aver condannato le leggi del 1848 e 1850 che usurpavano i beni ecclesiastici e per aver vietato ai confessori di assolvere i loro fautori, fu espulso dal Regno. Dal 1850 al 1866 fu esule presso Pio IX.”
    “12 SETTEMBRE 2017; il SANTO NOME DI MARIA.”








    Guéranger, L'anno liturgico - Il Santo Nome di Maria
    http://www.unavoce-ve.it/pg-12set.htm
    “12 SETTEMBRE IL SANTO NOME DI MARIA.

    Oggetto della festa.
    Qualche giorno dopo la nascita del Salvatore la Chiesa ha consacrato una festa per onorarne il nome benedetto. Ci insegnava così quanto questo nome contiene per noi di luce, di forza, di soavità, per incoraggiarci ad invocarlo con fiducia nelle nostre necessità (L'anno Liturgico, 183-187).
    Così dopo la festa della Natività della Santissima Vergine, la Chiesa consacra un giorno ad onorare il santo nome di Maria per insegnarci attraverso la Liturgia e l'insegnamento dei santi, tutto quello che questo nome contiene per noi di ricchezze spirituali, perché, come quello di Gesù, lo abbiamo sulle labbra e nel cuore.

    Storia della festa.
    La festa del santo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, sant'Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre.

    Nome uscito dal cuore di Dio.
    Più che il ricordo storico della istituzione della festa, ci interessa il significato del nome benedetto dato alla futura Madre di Dio e nostra.
    Il nome presso i Giudei aveva un'importanza grandissima e si soleva imporre con solennità. Sappiamo dalla Scrittura che Dio intervenne qualche volta nella designazione del nome da imporre a qualche suo servo. L'angelo Gabriele previene Zaccaria che suo figlio si chiamerà Giovanni ed egli ancora dice a Giuseppe, spiegandogli l'Incarnazione del Verbo: "Gli porrai nome Gesù". Si può quindi pensare che Dio in qualche modo sia intervenuto, perché alla Santissima Vergine fosse imposto il nome richiesto dalla sua grandezza e dignità. Gioacchino ed Anna imposero alla loro bambina il nome di Maria che a noi è tanto caro.
    "Il tuo nome è un olio sparso".
    I Santi si sono compiaciuti di paragonare il nome di Maria a quello di Gesù. San Bernardo aveva applicato al Signore il testo della Cantica: "Il tuo nome è un olio sparso" (Cantico dei Cantici, 1,3), perché l'olio dà luce, nutrimento e medicina. Anche Riccardo di san Lorenzo dice: "Il nome di Maria è paragonato all'olio, perché, dopo il nome di Gesù, sopra tutti gli altri nomi, rinvigorisce i deboli, intenerisce gli induriti, guarisce i malati, dà luce ai ciechi, dona forza a chi ha perso ogni vigore, lo unge per nuovi combattimenti, spezza la schiavitù del demonio e, come l'olio sorpassa ogni liquore, sorpassa ogni nome" (De Laudibus B. M. V. l. II, c. 2).
    Altre interpretazioni.
    Oltre sessantasette interpretazioni diverse sono state date al nome di Maria secondo che fu considerato di origine egiziana, siriaca, ebraica o ancora nome semplice o composto. Non vogliamo trattenerci sulle interpretazioni e scegliamo le quattro principali riferite dagli antichi scrittori. "Il nome di Maria, dice sant'Alberto Magno, ha quattro significati: illuminatrice, stella del mare, mare amaro, signora o padrona" (Commento su san Luca, I, 27).
    Illuminatrice.
    È la Vergine immacolata che l'ombra del peccato non offuscò giammai; è la donna vestita di sole; è "colei la cui vita gloriosa ha illustrato tutte le Chiese" (Liturgia); è infine colei, che ha dato al mondo la vera luce, la luce di vita.
    Stella del mare.
    La liturgia la saluta così nell'inno, così poetico e popolare, Ave maris stella e ancora nell'Antifona dell'Avvento e del tempo di Natale: Alma Redemptoris Mater. Sappiamo che la stella del mare è la stella polare, che è la stella più brillante, più alta e ultima di quelle che formano l'Orsa Minore, vicinissima al polo fino a sembrare immobile e conservare una posizione quasi invariabile per lunghe notti e per questo fatto è di molta utilità per orientarsi sulla carta del cielo e aiuta il navigante a dirigersi, quando non possiede la bussola.
    Così Maria, fra le creature, è la più alta in dignità, la più bella, la più vicina a Dio, invariabile nel suo amore e nella sua purezza, è per noi esempio di tutte le virtù, illumina la nostra vita e ci insegna la via per uscire dalle tenebre e giungere a Dio, che è la vera luce.
    Mare amaro.
    Maria lo è nel senso che, nella sua materna bontà, rende amari per noi i piaceri della terra, che tentano di ingannarci e di farci dimenticare il vero ed unico bene; lo è ancora nel senso che durante la Passione del Figlio il suo cuore fu trapassato dalla spada del dolore. È mare, perché, come il mare è inesauribile, è inesauribile la bontà e generosità di Maria per tutti i suoi figli. Le gocce d'acqua del mare non possono essere contate se non dalla scienza infinita di Dio e noi possiamo appena sospettare la somma immensa di grazie che Dio ha deposto nell'anima benedetta di Maria, dal momento dell'Immacolato Concepimento alla gloriosa Assunzione in cielo.
    Signora o padrona.
    Maria è veramente, secondo il titolo datole in Francia, Nostra Signora. Signora vuoi dire Regina, Sovrana. Regina è veramente Maria, perché la più santa di tutte le creature, la Madre di Colui, che è Re per titolo di Creazione, Incarnazione e Redenzione; perché, associata al Redentore in tutti i suoi misteri, gli è gloriosamente unita in cielo in corpo e anima e, eternamente beata, intercede continuamente per noi, applicando alle nostre anime i meriti da lei acquistati davanti a Lui e le grazie delle quali è fatta mediatrice e dispensiera.
    Discorso di san Bernardo.
    Preghiamo la Santissima Vergine, perché voglia realizzare per noi i diversi significati, che santi e dottori hanno dato al suo nome benedetto, riportando la conclusione della seconda omelia di san Bernardo sul Vangelo Missus est:
    "E il nome della Vergine era Maria. Diciamo qualche cosa di questo nome, che significa stella del mare. Si adatta perfettamente alla Madre di Dio, perché come l'astro emette il suo raggio, così la Vergine concepisce suo Figlio e il raggio non diminuisce lo splendore della stella e il Figlio non diminuisce la verginità della Madre. Nobile stella sorta da Giacobbe il cui raggio illumina il mondo, splendente nei cieli, penetra l'abisso, percorre la terra. Riscalda più che i corpi le anime, inaridisce il vizio, feconda la virtù. Sì, Maria è l'astro fulgente e senza uguali che era necessario sul mare immenso, che scintilla di meriti e rischiara coi suoi esempi la nostra vita.
    Chiunque tu sia che nel flusso e riflusso del secolo abbia impressione di camminare meno su terra ferma che in mezzo alla tempesta turbinante, non distogliere gli occhi dall'astro splendido, se non vuoi essere inghiottito dall'uragano. Se si desta la burrasca delle tentazioni, se si drizzano gli scogli delle tribolazioni, guarda la stella e invoca Maria. Se sei in balìa dei flutti della superbia o dell'ambizione, della calunnia o della gelosia, guarda la stella e invoca Maria. Se collera, avarizia, attrattive della carne, scuotono la nave dell'anima, volgi gli occhi a Maria. Turbato per l'enormità del delitto, vergognoso di te stesso, tremante all'avvicinarsi del terribile giudizio, senti aprirsi sotto i tuoi passi il gorgo della tristezza o l'abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nell'angoscia, nel dubbio, pensa a Maria, invoca Maria.
    Sia sempre Maria sulle tue labbra, sia sempre nel tuo cuore e vedi di imitarla per assicurarti il suo aiuto. Seguendola non devierai, pregandola non dispererai, pensando a lei tu non potrai smarrirti. Sostenuto da lei non cadrai, protetto da lei non avrai paura, guidato da lei non sentirai stanchezza: chi da lei è aiutato arriva sicuro alla meta. Sperimenta così in te stesso il bene stabilito in questa parola il nome della Vergine era Maria".
    MESSA
    EPISTOLA (Eccli 24,17-2l). - Come vite diedi frutti di soave odore, e i miei fiori dan frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della via e della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, o voi tutti che mi bramate, e saziatevi dei miei frutti; perché il mio spirito è più dolce del miele, e il mio retaggio più del favo di miele. Il ricordo di me durerà nelle generazioni dei secoli. Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete. Chi mi ascolta non sarà confuso, e chi lavora per me non peccherà; chi mi illustra avrà la vita eterna.
    Tutta la compiacenza del cielo, tutte le speranze della terra si fissano sulla culla in cui Maria dorme, mentre veglia per Dio il suo cuore (Ct 5,2). La Sapienza fa il proprio elogio (Eccli 24,1): per la beata figlia di Anna e di Gioacchino le preferenze del suo amore, manifestate all'origine del mondo sono ormai giustificate e per sempre sarà sua delizia essere con i figli degli uomini (Pr 8,31). La vigna eletta, la vigna del Pacifico è davanti a noi e annunzia con i suoi fiori profumati (Ct 8,11-12) il grappolo divino, il succo del quale, spremuto nel torchio, feconderà tutte le anime, inebrierà terra e cielo.
    VANGELO (Lc 1,26-38). - In quel tempo: L'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea detta Nazareth, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei l'Angelo disse: Salute, o piena di grazia: il Signore è teco! Benedetta tu fra le donne! Ed essa turbata a queste parole, pensava che specie di saluto fosse quello. E l'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio; ecco, tu concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, e sarà chiamato figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre; e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine. Allora Maria disse all'Angelo: Come avverrà questo, se io non conosco uomo? E l'Angelo rispose: Lo Spirito santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà: per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei che era detta sterile; ché niente è impossibile davanti a Dio. E Maria disse: Ecco l'ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola.
    Abbiamo qui la più solenne ambasciata di cui la storia angelica ed umana abbia conservato ricordo, e presenta in Maria ciò che il suo nome significa, la Padrona del mondo. L'interesse più alto che possa toccare l'umanità presente, passata o futura, le gerarchie celesti, Dio stesso è trattato tra l'Altissimo e la Vergine di Nazareth soli, come soli aventi titolo da una parte per proporlo e dall'altra per accettarlo. L'angelo non è che un messaggero e l'uomo è con lui nell'attesa. Maria contratta con il Creatore, in nome dell'uomo e dell'angelo, come in nome proprio, in nome del mondo intero, che rappresenta e che domina con la sua regalità.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1067-1072.”



    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  2. #12
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    15 settembre 2017: I sette dolori della Beata Vergine Maria (Ottava della Natività di Maria)…




    Festa dei Sette Dolori della Beata Vergine, 15 settembre
    Guéranger, L'anno liturgico - Festa dei Sette Dolori della Beata Vergine
    http://www.unavoce-ve.it/pg-15set.htm





    Madonna Addolorata - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/5075-2/
    “15 settembre, festa dei Sette Dolori della B. V. Maria.

    O gran Regina dei Martiri e la più desolata di tutte le madri! Il vostro dolore è immenso come il mare, perché tutte le piaghe che tutti i peccati degli uomini hanno impresse nel sacro corpo del vostro divin figliuolo, sono altrettante spade che trafiggono il vostro cuore. Ecco prostrato ai vostri piedi il peccatore più indegno, sinceramente pentito d’aver maltrattato il divin Redentore. Le colpe che io ho commesso sono più gravi di quello che io possa soffrire per cancellarle. Deh! Madre beata, imprimete nel mio cuore le piaghe santissimedel vostro amore onde non brami che di patire e morire con Gesù crocifisso, e spirar l’anima penitente nel vostro purissimo cuore. Così sia.”







    La storia? della Storia Sacra di Don Bosco - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/l...cra-don-bosco/
    “La storia… della Storia Sacra di Don Bosco 15 settembre 2017
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 71/17 del 15 settembre 2017, Madonna Addolorata.”
    Edizioni Amicizia cristiana - San Giovanni Bosco: Storia Sacra
    http://www.edizioniamiciziacristiana.it/storiasacra.htm











    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://radiospada.org/
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “15 settembre 2017: I sette dolori della Beata Vergine Maria (Ottava della Natività di Maria).”




    “15 settembre 2017
    Nicomede, santo, martire di Roma
    , i resti sono nella Confessione di S. Prassede all’Esquilino. Precedentemente era venerato in una basilica costruita da Bonifacio V (619-25). Non si conosce l’anno della traslazione avvenuta dopo il restauro della sua tomba operato da Adriano I (772-95).
    M.R.: 15 settembre - A Roma, sulla via Nomentana, il natale del beato Nicomede, Prete e Martire, il quale, rispondendo a quelli che lo costringevano a sacrificare agli idoli: "Io non sacrifico che a Dio onnipotente, regnante nei cieli", fu battuto lunghissimamente con flagelli piombati, e in quel tormento passò al Signore. [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ].”
    “Il 15 settembre 1644 Papa Innocenzo X Pamphilj viene esaltato al Sommo Pontificato.”

    "Qualunque grazia si domanda a San Giuseppe verrà certamente concessa” - Santa Teresa d’Avila.
    https://www.radiospada.org/2017/02/s...e-prima-parte/







    "Ligue Saint Amédée"
    http://liguesaintamedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/
    "15 Septembre : Notre-Dame des Sept-Douleurs"










    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
    “I principali benefici che derivano dal culto Mariano alla società domestica, ossia alla famiglia, sono costituiti da innumerevoli grazie d’ordine spirituale e materiale, e sopratutto dall’influsso potentissimo di Malia sulla madre, che è come il cuore della famiglia.”



    “176. In che modo la Vergine SS. assiste in morte i suoi devoti?
    La Vergine SS. assiste in morte i suoi devoti in tre modi: 1) Impetrando loro un sincero dolore di tutti i peccati; 2) Ottenendo la grazia di una perfetta rassegnazione al sacrificio della vita; 3) Facendo loro da scudo contro i fieri assalti del demonio.”

    Tota Pulchra (da Il mio libro di preghiere - Ed. CLS Verrua-Savoia)



    “Oh madre di Dio Maria, le vostre preghiere mi han da portare in paradiso. Eia ergo, advocata nostra... Iesum benedictum fructum ventris tui... post hoc exilium ostende.”

    "Preghiere e tradizionali pie pratiche cristiane. Chiediamo a Nostro Signore di ottenere la vera fede e di perseverare."
    https://www.sursumcorda.cloud/preghiere.html








    “Pietro Ferrari
    https://www.facebook.com/pietroferrari1973/

    Spesso la lettura delle cose passate risente delle emergenze del presente e quindi si tende ad interprerarle ai problemi di oggi. Se la Chiesa proibì tutti i modi di diffusione di quello che è conosciuto come il mistero apocalittico di La Salette ("Roma perderà la fede e diverrà sede dell' anticristo") è solo perché ai tempi di Cavour sarebbe stato strumentalizzato dagli anticlericali liberali o perché è stato giudicato in se stesso come non autentico? I pareri sono discordi e riassunti in un bel confronto tra Don Ricossa e Don Paladino in appendice al libro su questo mistero mariano edito da Salpan.”




    “Pietro Ferrari
    A mio avviso la mariologia apocalittica è da considerarsi come congetturale fino a quando la Chiesa non si pronuncerà in modo chiaro. Un errore per eccesso è il carismatismo ma quello per difetto è la minimizzazione.”







    Madonna Addolorata « www.agerecontra.it
    http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=29565
    “Madonna Addolorata - L’EDITORIALE DEL VENERDI di Arai Daniele.

    • “Padre, la Madonna è molto triste perché non si è fatto caso al suo Messaggio del 1917. Né i buoni né i cattivi vi hanno fatto attenzione. I buoni vanno per la loro strada senza preoccuparsi con le norme celestiali; i cattivi, seguono nella via larga della perdizione, non tenendo in nessun conto i castighi incombenti.”
    Il Messaggio di Fatima portato da Maria Vergine non poteva essere meno che un estremo aiuto divino per evitare grandi mali incombenti in un cruciale momento della storia umana. Ciò è riconoscibile dai suoi termini. Alla luce dalla gravità del suo rifiuto si misura la marea di mali che l’umanità ha conosciuto dal 1917 alla 2ª GG e le sue conseguenze fino alla fine degli anni ’50. In quell’epoca si delineava l’accelerato accumulo di moti distruttivi della vita spirituale e morale dell´essere umano, come creato da Dio. Eppure, il rifiuto del Messaggio, a partire delle cupole clericali, subiva un ulteriore aggravamento.
    • “Mi creda, Padre, il Signore castigherà il mondo molto presto. Il castigo è imminente, verrà presto un castigo materiale; il Padre può immaginare quante anime andranno all’inferno e ciò perché non si prega e non si fa penitenza. Questa è la causa della tristezza della Madonna.
    Padre Fuentes portò la relazione scritta dell’Intervista del 27 dicembre 1957 a Suor Lucia, prima al Vescovo di Leiria e poi al suo Arcivescovo in Messico per essere approvata. In Messico, il Sacerdote, in una conferenza il 22 maggio 1958 ha raccontato la sua intervista con la Veggente di Fatima, che è stata poi pubblicata nella rivista spagnola ‘La Inmaculada’, del gennaio-febbraio 1959. Questo messaggio è stato pubblicato e diffuso nelle versioni inglese e spagnola, con la garanzia di autenticità e l’approvazione episcopale. In seguito, però, erano i tempi di G 23, nemico delle profezie di sciagure, che avrebbe allora censurato il Segreto. Il quel tempo partì da qualche parte una carognesca intimazione affinché la Veggente di Fatina smentisse «l’Intervista» che sarebbe “servita al sensazionalismo, suscitando allarme sui gravi eventi più chiari nel 1960.
    Si noti; l’evidente probabilità che l’intimazione venisse dal Vaticano è che fu indirizzata al vescovo di Coimbra, dove era il Convento di Lucia, non al vescovo di Leiria-Fatima, responsabile del Messaggio. Vescovo Venancio, son solo l’aveva approvato, ma, nel 1959, aveva scritto a tutti i vescovi del mondo per preparare l’apertura del Segreto; proprio quello che l’anticristo in Vaticano avrebbe fatto subdolamente censurare,
    A Coimbra l’intervenuto avvenne con una dichiarazione ufficiale che condannava la “campagna di profezie che scatenano una tempesta di ridicolo”, Ad essa si aggiungeva la smentita pubblica di suor Lucia, dichiarando ignorare la minaccia di castighi falsamente a lei attribuiti. E a Padre Fuentes venne tolto il suo incarico di vice postulatore della causa di beatificazione di Giacinta e Francisco.
    Padre Alonso, che è stato il principale esperto designato sugli eventi di Fatima, la cui opera in venti volumi, pure è censurata nella sua pubblicazione postuma dal Santuario di Fatima, giustamente nota nel suo libro ‘Segredo de Fátima, fatos e lenda’: “Ciò che padre Fuentes dice nel testo originale della sua conferenza in Messico corrisponde, senza dubbio, a un sunto di quanto ha sentito nel corso delle sue visite a suor Lucia, poiché, se nel rapporto i testi sono stati stilisticamente migliorati con mezzi oratori e altre risorse letterarie, essi non dicono niente che la Veggente non abbia detto nei suoi numerosi scritti resi pubblici. Forse il solo sbaglio sia stato di aver classificato come un messaggio al mondo quanto aveva sentito.
    Resta che, in quell’ora cruciale della Storia della Chiesa, dopo la morte di Pio XII e la convocazione del Vaticano 2, non era il solo testo di Padre Fuentes ad essere censurato, ma il 3º Segreto e tanto di Dottrina della Tradizione. Giovanni 23 prese apertamente distanza da ogni ‘profezia di disgrazia’, come dichiarato nel discorso di apertura della seduta conciliare nell’ottobre del 1962. La datazione dettata a Suor Lucia diveniva fondamentale e a qualsiasi cattolico poteva essere più chiaro che quanto avveniva in Vaticano era possibile perché, così come la visione del Terzo Segreto ci fa conoscere oggi, l’ultimo papa cattolico fu tolto di mezzo (2Ts 2, 8).
    Il Disegno divino era ed è che si celebri il Sacro Cuore soddisfacendo il mandato di penitenza invocato dalla Passione del Cuore adorabile di Gesù insieme al Cuore Immacolato di Maria. Ciò prevede la partecipazione dei fedeli nella Sua “sofferenza divina” per la salvezza della moltitudine di anime. “In realtà, molte sono quelle che cadono nell’inferno perché non ci sono abbastanza preghiere e sacrifici perché si ricordi la santa Passione, quella che sola può condurci al vero amore che sbarazza le anime dal loro peso carnale e illumina in alto il loro destino eterno.
    Fatima è la chiamata estrema a questa coscienza in vista della salvezza nella vera Fede, Speranza e Carità; virtù derivate dall’amore alla Verità, che solo può renderci liberi per meritarci lo sguardo benedicente del Creatore: ragione stessa della nostra esistenza.
    L’appello di Fatima è quindi evangelico e universale; quello sempre più dimenticato nel mondo; quello che chiama i figli della Chiesa e tutta la società umana in pericolo, alla conversione. E quanto non si fa, consapevoli della sua grave necessità, potremmo dover farlo troppo tardi, mentre già suona l’ora della punizione che sarà su tutti nella terribile ora della resa dei conti, ma sempre per aiutare molti a salvarsi. Come si può predicare sinceramente contro il disordine nella famiglia e nella società, contro l’estromissione di Gesù Cristo nelle amministrazioni di giustizia e di governo, dove si decide sulla guerra o la pace delle nazioni, delle famiglie, delle scuole, delle università, se si fa prevale in tutto un diritto, un’economia, un falso «amore» di patria e del prossimo, tutto senza Dio? Come combattere l’aborto e tutto ciò che attenta all’ordine naturale senza la verità del Regno universale di Gesù Cristo?
    Nel «nuovo ordine mondiale», aspirato dai conciliari, questa lotta è diventata quasi impossibile. L’assenza del vero Papa cattolico a Roma è quello che va testimoniato a tempo e contro tempo, anche dai tetti; è parte della nostra attuale penitenza nella carità di fronte agli effetti nefasti del Vaticano 2 e degli imbrogli diabolici dei loro profeti.
    Come si può aspirare al Regno di Dio, cioè, a ciò che è celeste, senza rinunciare ad ogni altro regno terreno, corruttore e modernista? Questi oggi vanno oltre il comunismo e dominano in modo surrettizio nel mondo in cui la barriera al grande apostasia, messa da Cristo nel Papato, fu demolita dalla liberalità «religiosa» del maledetto Vaticano 2.
    La «fortezza» della Fede cattolica è il Santo Sacrificio della Messa
    «L’abominio della desolazione» degli ultimi tempi, predetto dal Profeta Daniele, si manifesta in modo tremendamente subdolo riguardo a quanto è più centrale e essenziale per la Fede: il Santo Sacrificio di Nostro Signore. Quei pochi che lo sanno non possono tacere; il crollo, così come la possibile restaurazione della Religione cattolica nel mondo, può solo accadere riguardo al Sacrificio divino. È certezza della nostra Fede che non cambia; è la Fede in Gesù Cristo Redentore, heri hodie et semper.
    In cosa consiste tale subdola abominazione riguardante il Santo Sacrificio del Signore? Si tratta dell’alienazione della centralità del Culto divino a favore di un culto umano; la nova centralità posta nel culto dell’uomo, arbitro della propria religione; ecco la libertà religiosa secondo la «dignitatis humanae». E la base di ciò è oggi il culto dei pastori idoli, perfino canonizzati per aver esibito la perfida umiltà d’innovatori che operarono la vasta apertura e «aggiornamento» della Chiesa di Dio al mondo, decidendo che questa dovrebbe onorarli proprio nel Sacrificio della Messa, magari celebrando «una cum» della nuova messa da loro rimaneggiata!
    Si dica allora, una volta per tutte, che si può e si deve riconosce la vera natura del culto della santa Messa dai suoi frutti. Quelli del Santo Sacrificio della Messa tradizionale sono frutti di santità per la contenzione divina di disgrazie terrene e terrori umani.
    E ciò per venti secoli di umane follie. Quelli della nuova messa di Paolo 6º, intenta a rimaneggiare in senso umano, protestante ed ecumenista la sacralità della Chiesa di Dio, ha solo frutti, a breve e a lungo termine, di squallore e di apostasia. E l’albero si giudica dai frutti che produce, non casualmente, ma regolarmente.
    Oggi vecchi conventi, a causa della macroscopica mancanza di vocazioni, sono adibiti ad altro uso. A Milano vi è addirittura uno che serve a evocare i nuovi tempi col suo nome: «Abbadesse Folie». Migliaia di religiosi, ogni anno, abbandonano l’abito.
    Tale prova per il NOM ha ormai superate due generazioni di effetti nefasti per la Fede, volendo ignorare che la Santa Messa Cattolica si è confermata benedetta da Dio con i suoi fecondi e perenni frutti di salvezza, attraverso i Sacramenti di conversioni e tante conversioni. Era, quindi, certamente la Messa voluta e benedetta da Dio. Benedetti, quindi, quanti si son levati contro in NOM per le ragioni cattoliche, che includono il vaglio dell’autorità degli autori che l’anno promosso s’accordo con protestanti ed ebrei.
    Che cosa ha prodotto la messa conciliare se non frutti d’indifferenza, dubbi, ribellioni e profanazioni, e infine, la grande apostasia di un’altra chiesa aliena al Sacrificio dei Sacri Cuori? Potrebbe tale scempio essere benedetto da Dio? Più ancora, potrebbero i suoi autori e promotori rappresentare l’Autorità di Dio nella Chiesa di Gesù Cristo? Solo se Lui, il Salvatore, non ne fosse più il vero Capo e non volesse più la salvezza degli uomini; falsità questa che è ancora riprova della falsità di una chiesa conciliare capace di voler impiantare nel Cuore della Chiesa di Dio le idee moderniste sui «bisogni» del mondo, senza tener conto del volere e delle benedizione divine al solo Culto approvato da Dio.
    Chi legge il Levitico può rimanere sorpreso dei particolari stabiliti per il Culto antico. Per noi oggi vuol solo significare Chi stabilisce tutto nel Culto della Chiesa di Dio. RiconoscerLo, ecco la preoccupazione cristiana dei figli di santa Madre Chiesa.
    Qui a Fatima è allestita una Cappella per la Santa Messa di sempre, annunciata come rifugio per i Sacerdoti che volessero celebrare nel villaggio scelto dalla Madonna il Santo Sacrificio nello stesso Rito del tempo delle apparizioni. Di queste si comoscono i doni di santità e salvezza, riconosciuti da tutta la Chiesa quale segno del sicuro beneplacito divino. Quale peggior intenzione di quella di voler sovrapporre a questo dono inestimabile un «aggiornamento» clericale? Ebbene, ciò hanno fatto i conciliari con il rito, sacramenti e vocazioni, di modo as accordarsi al mondo che, attraverso questi giuda, pensa di poter abbattere l’Opera nata dal Divino Cuore di Gesù Cristo.
    Ma il Signore fa sapere alla nostra generazione che, così come al Suo Sacrificio in Croce – alla nascita della Chiesa – vi era la Madre che condivideva in suo straziante dolore, ora vuole che al Culto del Suo Cuore Divino sia associato il Culto al Cuore Immacolato di Maria, definita Madre di Misericordia e Mediatrice d’ogni Grazia!
    Suor Lucia, la veggente di Fatima, conferma queste parole di spiegazione di Nostro Signore sulla richiesta di consacrazione per la conversione della Russia, che ha bisogno della presenza di un Papa cattolico che la comandi a tutti i vescovi del mondo:
    • “Perché voglio che tutta la Mia Chiesa riconosca questa consacrazione come il trionfo del Cuore Immacolato di Maria e così estendere il Suo culto e porre a fianco della devozione al Mio Cuore Divino, la devozione a quel Cuore Immacolato.” (Documentos de Fátima, P. Antonio Maria Martins, S. J., Porto, 1976, p. 415 (in tre lingue, con approvazione ecclesiastica).
    Così sappiamo che nel ricorso ai Sacri Cuori è la vera forza per la salvezza, anche della Russia e, attraverso la sua conversione alla vera Chiesa in questo mondo scellerato! Ai cattolici spetta, però, la costante supplica al Signore affinché susciti il ritorno del Papa cattolico, fedele esecutore dei disegni divini per il nostro tempo.”











    Festa dei Sette Dolori della Beata Vergine, 15 settembre
    Guéranger, L'anno liturgico - Festa dei Sette Dolori della Beata Vergine
    http://www.unavoce-ve.it/pg-15set.htm

    "15 SETTEMBRE FESTA DEI SETTE DOLORI DELLA BEATA VERGINE.
    Due feste della Madonna: Natività e Addolorata.

    Dopo il ricordo dell'infanzia di Maria, ecco che la Chiesa subito ci invita a meditare sui dolori, che segnarono la vita della Madre del Messia, Corredentrice del genere umano. Mentre il giorno della nascita consideravamo la grazia, la bellezza della bambina che era nata, non ci si presentava il pensiero del dolore, ma se ci fossimo posta la domanda: "Che cosa sarà mai di questa bambina?", avremmo veduto che se tutte le nazioni dovevano un giorno proclamarla beata, Maria doveva prima soffrire con il Figlio per la salvezza del mondo.

    La sofferenza di Maria.

    Maria stessa ci invita, con la voce della Liturgia, a considerare il suo dolore: "Voi tutti che passate per la strada guardate e vedete e dite se vi è dolore simile al mio... Dio mi ha posta e come stabilita nella desolazione" (Geremia, Lamentazioni, 1,12-13). Il dolore della Santa Vergine è opera di Dio. Predestinandola ad essere Madre del Figlio suo, l'ha unita in modo indissolubile alla persona, alla vita, ai misteri, alla sofferenza di Gesù, perché fosse cooperatrice fedele nell'opera della redenzione, e tra il Figlio e la Madre doveva esservi comunità perfetta di sofferenze. Quando una madre vede che il figlio soffre, soffre con lui e sente, per riverbero, ciò che egli prova e Maria ha sentito nel suo cuore tutto ciò che Gesù ha sofferto nel suo corpo per gli stessi fini, con la stessa fede e con lo stesso amore. "Il Padre e il Figlio, disse Bossuet, dividono per l'eternità la stessa gloria e la Madre e il Figlio dividono nel tempo le stesse sofferenze; il Padre e il Figlio una stessa sorgente di gioia, la Madre e il Figlio uno stesso torrente di amarezza; il Padre e il Figlio lo stesso trono, la Madre e il Figlio la stessa croce. Se si crivella di colpi il corpo di Gesù, Maria ne sente tutte le ferite, se si trafigge la sua testa con le spine, Maria è straziata da tutti quegli aculei, se gli presentano il fiele e aceto, Maria ne beve tutta l'amarezza, se si stende il corpo sulla croce, Maria ne soffre tutto il tormento" (Discorso per la Compassione. Opere oratorie, II, p. 472).

    La Compassione.

    La comunione di sofferenze tra il Figlio e la Madre ci spiega perché è stato scelto il termine Compassione per esprimere i dolori di Maria. Compassione è l'eco fedele, è il contraccolpo della Passione. Patire è soffrire e compatire qualcuno è soffrire con lui, è risentire nel proprio cuore, come se fossero nostre, le sue pene, le sue tristezze, i suoi dolori. La Compassione fu così per la Santa Vergine la comunione perfetta con le sofferenze e la Passione del Figlio e con le disposizioni che lo animavano nel suo sacrificio.

    Perché Maria soffre.

    Parrebbe che Maria, concepita senza peccato, ignara di ogni male, non avrebbe dovuto soffrire. Se Dio, che tanto ama il Figlio, gli diede la sofferenza in eredità, bisogna che la sofferenza sia un bene notevole, ma siccome, dopo il Figlio ama la Santissima Vergine più che tutte le altre creature, anche a lei l'ha offerta come il più ricco dei doni. Del resto unita come era al Figlio, era opportuno e in certo modo necessario che Maria provasse la sofferenza e la morte, perché noi imparassimo da lei, come dal Figlio, ad accettare la sofferenza, che Dio permette per il nostro maggior bene. Maria si offrì liberamente, unì volontariamente il suo sacrificio e la sua obbedienza al sacrificio e all'obbedienza del Figlio Gesù, per portare con lui tutto il peso della espiazione richiesta dalla giustizia divina e non ha sentito i dolori del Figlio solo per simpatia, ma è entrata nella Passione realmente con tutto il suo essere, con il cuore, con l'anima, con l'amore più vivo, con la più serena tranquillità, ha sofferto nel cuore quanto Gesù ha sofferto nella carne e vi sono teologi che affermano che abbia sentito anche nel corpo le stesse sofferenze provate da Gesù nel suo e, dato che alcuni santi hanno avuto l'onore di tale privilegio, ci è permesso pensare che anche Maria lo abbia avuto.

    La sofferenza di Maria viene da Gesù.

    La sofferenza di Maria non comincia solo sul Calvario. La sua infanzia fu senza dubbio tranquilla ed esente da pene. La sofferenza cominciò con Gesù "questo bambino molesto, dice Bossuet, perché dove entra, entra con la sua croce, porta con sé le spine, e le divide con quelli che ama" (Panegirico di san Giuseppe, t. II, 137). "Causa dei dolori di Maria, dice ancora Mons. Gay, è Gesù. Tutto quello che soffre viene da Gesù, si riferisce a Gesù, ha la sua ragione di essere, il suo fondamento in Gesù" (41.a Conferenza alle Madri Cristiane, t. II, 199). La solennità di oggi, che ci presenta Maria al Calvario, ci ricorda, insieme con il dolore supremo, tutti gli altri noti ed ignoti, che riempirono la vita della Santa Vergine. La Chiesa si è fermata a considerarne sette solo, perché questo numero esprime sempre l'idea della totalità e dell'universalità e, nel responsorio del Mattutino, richiama in modo particolare i sette dolori che le procurarono la profezia del vecchio Simeone, la fuga in Egitto, la perdita di Gesù a Gerusalemme, il trasporto della croce, la crocifissione, la deposizione dalla croce e la sepoltura del divin Figlio, dolori che fecero veramente di lei la Regina dei martiri.

    Regina dei martiri.

    Con questo bel titolo la saluta la Chiesa nelle litanie. "Che abbia veramente sofferto, dice san Pascasio Radberto, lo afferma Simeone quando le dice: Una spada trapasserà la tua anima. Di qui è evidente che supera tutti i martiri, perché gli altri hanno sofferto per Cristo nelle loro carni, ma non hanno sofferto nella loro anima, che è immortale, mentre Maria ha sofferto in questa parte di sé, che è impassibile, la sua carne ha sofferto, per così dire, spiritualmente la spada della Passione di Cristo ed è così più che martire. Avendo amato più di tutti, più di tutti ha sofferto e la violenza del dolore trapassò la sua anima, ne prese possesso a testimonianza del suo amore indicibile. Avendo sofferto nella sua anima, fu più che martire, perché il suo amore, più forte della morte, fece sua la morte di Cristo" (Lettera sull'Assunzione, n. 14, PL 30, 138).

    Il suo amore, causa di sofferenza.

    Per misurare l'estensione e l'intensità della sofferenza della Santissima Vergine, bisognerebbe capire quale fu il suo amore per Gesù. Fu amore ben diverso da quello dei Santi e dei martiri. Questi soffrono per Cristo, ma il loro amore addolcisce i tormenti e qualche volta li fa dimenticare. In Maria niente di tutto questo: il suo amore aumenta la sofferenza. "Natura e grazia, dice Bossuet, concorrono a determinare nel cuore di Maria impressioni profondissime. Nulla è più forte e più pressante dell'amore naturale per un figlio e dell'amore che sa dare la grazia per Dio. I due amori sono due abissi dei quali non si penetra il fondo, né si comprende l'immensità... " (Discorso sull'Assunzione, t. III, 493).

    La sofferenza è gioia per Maria.

    Ma, se l'amore è per Maria sorgente di sofferenza, è pure sorgente di gioia. Perciò soffrì sempre con calma inalterabile e grande forza d'animo. Meglio di san Paolo, Maria sapeva che nulla, neppure la morte, l'avrebbe separata dall'amore del suo Figlio, suo Dio.

    Il santo Papa Pio X scriveva che "nell'opera suprema si vide la Vergine ritta presso la croce, oppressa senza dubbio dall'orrore della scena, ma tuttavia felice e gioiosa, perché il Figlio si immolava per la salvezza del genere umano" (Encicl. Ad diem illum, 2 febbraio 1904). Più di san Paolo, Maria sovrabbondava di gioia in mezzo al dolore. In lei, come in Gesù, salve le proporzioni, la gioia più profonda sta insieme alla sofferenza più grande che creatura di quaggiù possa sopportare. Maria ama Dio e la divina volontà più di ogni altra cosa al mondo e sa che sul Calvario si compie questa volontà, che la morte del Figlio offre a Dio il riscatto che Dio esige per la redenzione degli uomini, i quali le sono lasciati come figli suoi e li amerà e già li ama come ha amato Gesù.

    Riconoscenza verso Maria.

    Disse sant'Alberto Magno: Come il mondo tutto è debitore di nostro Signore Dio, così lo è della Vergine per la sua Compassione" (Questione Super Missus, 150). Conosciamo oggi meglio, o Maria, che cosa hai fatto per noi e quanto ti dobbiamo. Tu ti lamentasti perché "guardando gli uomini e cercando fra essi quelli che ricordavano il tuo dolore e ti compativano ne trovasti troppo pochi" (Santa Brigida, Rivelazioni, l. II c. 24). Non vogliamo aumentare il numero dei figli ingrati e ci uniamo perciò alla Chiesa nel ricordare le tue sofferenze e mostrarti la nostra gratitudine.

    Sappiamo, o Regina dei martiri, che una spada di dolore ti trapassò l'anima e che solo lo Spirito di vita e di consolazione poté sostenerti e fortificarti nel momento della morte di tuo Figlio.

    Sappiamo soprattutto che, se tu hai salito il Calvario, se tutta la tua vita, come quella di Gesù, fu un lungo martirio, ciò avvenne perché tu dovevi compiere presso il Redentore e in unione con lui il ruolo che la nostra prima madre, Eva, compì presso Adamo nella nostra caduta. Tu con Gesù ci hai riscattati, con lui e in dipendenza da lui hai meritato de congruo, per convenienza, la grazia che egli meritò de condigno, in giustizia, per ragione della sua dignità infinità. Ti salutiamo così, con amore e riconoscenza, "nostra Regina, Madre di misericordia, nostra vita e nostra speranza" e, sapendo che la nostra salvezza è nelle tue mani, ti consacriamo tutta la nostra vita, perché, sotto la tua potente protezione, con la tua materna guida, possiamo raggiungerti nella gloria del Paradiso ove, con il Figlio, vivi incoronata e felice per sempre. Così sia.

    MESSA

    Il Sacrificio quotidiano della Messa è il Sacrificio del Calvario vestito della magnificenza della Santa Liturgia. Il canto introduttivo ci presenta alcune donne e un solo uomo insieme con la Madre dei dolori ai piedi della Croce nel giorno della grande offerta.

    EPISTOLA (Gdt 13,22-25). - Il Signore t'ha benedetta nella sua potenza, e per mezzo di te ha annientato i nostri nemici. O figlia tu sei benedetta dal Signore Dio altissimo a preferenza di tutte le altre donne della terra. Benedetto sia il Signore, creatore del cielo e della terra, che diresse la tua mano nel troncare la testa del principe dei nostri nemici. Oggi Dio esaltò il tuo nome da essere lodato per sempre dagli uomini, che si ricorderanno in eterno della potenza del Signore. Per essi tu non hai risparmiato la tua vita, e, viste le angustie e le tribolazioni del tuo popolo, ne hai impedita la rovina davanti a Dio. Tu sei la gloria di Gerusalemme, la letizia d'Israele, l'onore del nostro popolo.


    Maria corredentrice.

    Oh, grandezza della nostra nuova Giuditta fra le creature! "Dio, nota il Padre Faber, pare scelga in sé le cose più incomunicabili per comunicarle in modo misterioso a Maria. Vedete come già l'ha posta nei disegni dell'universo del quale la rende quasi causa e parzialmente tipo. La cooperazione della Santa Vergine alla salvezza del mondo ci presenta un aspetto nuovo della sua magnificenza. Né l'Immacolato Concepimento, né l'Assunzione ci danno un'idea più alta di Maria del titolo di Corredentrice. I suoi dolori non erano alla Redenzione necessari, ma nel pensiero di Dio ne erano inseparabili e appartenevano alla integrità del piano divino. I misteri di Gesù non sono forse i misteri di Maria e i misteri di Maria non sono i misteri di Gesù? La verità sembra essere questa: i misteri di Gesù e quelli di Maria sono per Dio un solo mistero. Gesù stesso è il dolore di Maria sette volte ripetuto, sette volte ingrandito. Nelle ore della Passione, l'offerta di Gesù e quella di Maria erano una sola offerta e, sebbene diverse per dignità e valore, erano simili per le disposizioni, avevano lo stesso ritmo, lo stesso profumo ed erano consumate dallo stesso fuoco: oblazione simultanea fatta al Padre da due cuori senza macchia, per i peccati di un mondo colpevole del quale si erano liberamente addossati i demeriti" (Il piede della Croce, ix, 1, 2). Uniamo le nostre lacrime ai tormenti di Gesù e al pianto di Maria. Nella misura in cui l'avremo fatto in questa vita, potremo poi, col Figlio e con la Madre, godere in cielo.

    Nella Messa, al graduale segue il toccante lamento attribuito al beato Jacopone da Todi, francescano, lo Stabat Mater, che sarà per noi un bella formula di preghiera e di omaggio alla Madre dei dolori.

    SEQUENZA

    In piedi, presso la Croce, cui era appeso il figlio, la Madre dei dolori piangeva.

    L'anima sua, che gemeva per la tristezza e la desolazione, era stata trapassata da una spada.

    Quanto era triste, quanto era afflitta quella benedetta Madre di un figlio solo.

    Gemeva e sospirava la tenera Madre, assistendo alle pene del suo augusto figlio.

    Chi non piangerebbe, se vedesse la Madre del Cristo, straziata da pene così acerbe?

    Chi non potrebbe essere triste al vedere la Madre di Cristo con lui in preda al dolore?

    Vide Gesù in mezzo ai tormenti, sottoposto ai flagelli, per i peccati del suo popolo.

    Vide il dolce suo figlio morire senza conforto, ne colse l'ultimo sospiro.

    Orsù, Madre, sorgente di amore, fa' che io senta la violenza della pena e pianga con te.

    Fa' che arda il mio cuore nell'amore di Cristo, Dio, perché io possa piacergli.

    Madre santa, imprimi fermamente nel mio cuore le piaghe del figlio tuo.

    Dividi con me le pene del tuo Figlio straziato, che si degnò di soffrire per me.

    Fa' che finché avrò vita, pianga piamente con te e compatisca al Crocifisso.

    Desidero stare presso la Croce con te e unirmi a te nel pianto.

    Vergine, tra le vergini la più nobile, non essere severa con me, fa' che mi unisca al tuo pianto.

    Fa' che io porti in me la morte di Cristo, che io partecipi alla sua passione, che ne mediti le sofferenze.

    Fa' che le sue ferite siano le mie ferite, che io mi inebrii della croce e del sangue del tuo figlio.

    Le fiamme non mi tormentino: nel giorno del giudizio, sii tu, o Vergine, la mia difesa.

    O Cristo, quando dovrò morire, fa' che la Madre mi conduca alla palma della vittoria.

    Quando il corpo morirà, fa' che l'anima raggiunga la gloria del Paradiso. Così sia.



    VANGELO (Gv 19,25-27) - In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre e la sorella di lei, Maria di Cleofa, e Maria la Maddalena. Or Gesù, vedendo sua madre e, vicino a lei, il discepolo che gli era caro, disse alla madre: Donna, ecco il tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco tua madre. E da quel momento la prese il discepolo in casa con sé.

    In piedi presso la Croce.

    "Stabat iuxta crucem". Bisogna mettersi ben vicini alla Croce e bisogna essere in piedi. In piedi, perché questo è l'atteggiamento del coraggio e perché si resta così più vicini al Signore.

    Unico modo per fare questo è essere con la Santa Vergine. Non si potranno mai unire le due prime parole alla terza senza il tecum, se ciò non avviene con Maria e in Maria. La Croce è troppo spaventosa.

    Lo stabat di Maria è dominato da quello di Gesù, elevato sopra la terra, che tutto attira a sé, appunto perché elevato sopra la terra.

    Maria è in piedi per essere il tratto di unione... la Mediatrice. La sua testa e il suo cuore sono alti, per essere vicini al Figlio, i suoi piedi toccano la nostra terra, per essere vicino a noi, che siamo pure suoi figli. È in piedi, perché è nostra Madre: "Ecco, tua Madre". e Maria può dire come Gesù: "Trarrò tutto a me, come madre". Per il mistero della Croce, tutta l'umanità è attirata a Gesù e a Maria... (P. Dehau, La Compassione della Vergine).

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1076-1083."





    AVE MARIA!
    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  3. #13
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    8 SETTEMBRE 2018: anniversario dell'Enciclica "PASCENDI DOMINICI GREGIS" di Papa Pio X, Festa della NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA…



    “8 SETTEMBRE NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA.”
    Guéranger, L'anno liturgico - Natività della Beata Vergine Maria
    http://www.unavoce-ve.it/pg-8set.htm




    https://militesvirginismariae.wordpress.com/
    https://militesvirginismariae.files....5/11/marie.jpg




    https://forum.termometropolitico.it/...ine-maria.html
    https://forum.termometropolitico.it/...ine-maria.html
    https://forum.termometropolitico.it/...tivita-47.html
    https://forum.termometropolitico.it/...l#post17308322
    “8 SETTEMBRE: NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA…
    12 SETTEMBRE: SANTISSIMO NOME DI MARIA…
    15 SETTEMBRE: BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA, Festa dei Sette Dolori della B. V. Maria...”




    Maria Bambina - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/maria-bambina/
    «8 settembre, Natività di Maria Santissima.

    Gloriosissima Vergine e clementissima Madre di Dio, Maria, eccomi prostrato ai tuoi santissimi piedi, come servo umile e tuo indegno devoto. Ti prego dal più profondo del mio cuore di degnarti di ricevere queste mie piccole lodi e fredde benedizioni che i offro con questa santa novena; sono preghiere che cercano di unirsi a quelle numerose e fervorose che gli Angeli e i Santi innalzano a te ogni giorno. In cambio ti supplico di concedermi che, come tu sei nata al mondo per essere Madre di Dio, rinasca anch’io alla Grazia per essere tuo figlio, in modo che amando te dopo Dio sopra ogni altra cosa creata e servendoti fedelmente sulla terra, possa un giorno venire a lodarti e benedirti per sempre in Cielo. Così sia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...A0-maria-3.jpg
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...c0-300x198.jpg






    "Della Natività di Maria Vergine - Sodalitium"
    Della Natività di Maria Vergine - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/della-nativita-maria-vergine/
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...nt-213x300.jpg





    http://www.sodalitium.biz/wp-content...d-logosito.png


    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/




    https://www.agerecontra.it/2017/09/8...vergine-maria/



    “Perché i Cattolici Onorano la Beata Vergine Maria
    Perché i Cattolici Onorano la Beata Vergine Maria
    http://www.cmri.org/ital-94prog9.html
    Perché i Cattolici Onorano la Beata Vergine Maria di S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI
    Natività della Beata Vergine Maria.
    8 settembre 1994”



    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    CATECHISMO - PIO X. Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.»




    Tradidi quod et accepi
    http://tradidiaccepi.blogspot.it

    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...74&oe=5C1E9B8E





    "CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X
    Della Natività di Maria Vergine.


    129 D. Quando celebra la Chiesa la festa della Natività di Maria Vergine?
    R. La Chiesa celebra la festa della Natività di Maria Vergine nel giorno otto di settembre.

    130 D. Perché si celebra la festa della Natività di Maria Vergine?
    R. La Chiesa celebra la festa della Natività di Maria Vergine, perché ella fino dalla sua nascita fu la più santa di tutte le creature, e perché era destinata ad essere la madre del Salvatore.

    131 D. Si celebra la festa della Natività solamente per la beata Vergine?
    R. Si celebra la festa della Natività per la beata Vergine e per S. Giovanni Battista. Conviene osservare però che la beata Vergine non solo nacque in grazia, ma fu in essa grazia concepita; mentre di S. Giovanni Battista può dirsi soltanto che egli fu santificato prima di nascere.

    132 D. Qual vita condusse la beata Vergine?
    R. La beata Vergine, benché discendente dalla stirpe reale di David condusse vita povera, umile e nascosta, ma preziosa avanti Dio, non peccando mai neppur venialmente e crescendo continuamente nella grazia.

    133 D. Che cosa vi è da ammirare in ispecial guisa nelle virtù della beata Vergine?
    R. Nelle virtù di Maria Vergine vi è da ammirare in ispecial guisa il voto di verginità ch’ella fece fin da’ suoi più teneri anni; cosa di cui non si aveva ancora esempio.

    134 D. Che cosa dobbiamo noi fare nella festa della Natività di Maria Vergine?
    R. Nella festa della Natività di Maria Vergine dobbiamo fare quattro cose:
    - ringraziar Dio de’ doni e delle prerogative singolari con cui l’ha privilegiata sopra tutte le creature;
    - pregarlo per l’intercessione di lei, che distrugga in noi il regno del peccato, e ci renda fedeli e costanti nel suo divino servigio;
    - venerare la santità di Maria, e congratularci con essa delle sue grandezze;
    - procurare d’imitarla nel conservare gelosamente la grazia, e nell’esercizio delle virtù, principalmente dell’umiltà e della purità, per le quali ella meritò di concepire Gesù Cristo nel suo purissimo seno."
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...3e&oe=5C218EE3





    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...31&oe=5BF18C25





    "NATIVITÀ DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA."
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...b5&oe=5C2964F1





    "SANT'ADRIANO
    Martire.

    Paramenti rossi.
    Oggi, dai Latini, è festeggiato sant'Adriano martire, il quale, come ricordano il Martirologio Geronimiano e il Martirologio Romano, fu martirizzato il 4 marzo durante la persecuzione di Diocleziano a Nicomedia assieme ad altri ventitré Compagni. L'8 settembre il Martirologio Romano ricorda inoltre la Traslazione del suo sacro corpo da Costantinopoli a Roma.
    * Adriano era un uomo impiegato dall'imperatore Massimiano per perseguitare i cristiani di Nicomedia. Avendo ammirata spesso la costanza di quelli nella confessione di fede e nella sopportazione dei tormenti, finalmente spinto da ciò con forza si convertì a Cristo. Per questo fu gettato in carcere insieme ad altri ventitrè cristiani. Lì visitandolo Natalia sua moglie, la quale stessa aveva già creduto in Cristo, sopraggiunse al martirio. Così portato fuori dalla prigione, per lungo tempo fu massacrato con i flagelli, finché si diffacessero le viscere. Infine spezzate le gambe, staccati le mani e i piedi, in compagnia di molti altri, portò a compimento in felicità il conflitto del martirio.
    P.S. La commemorazione di sant'Adriano martire è già presente nel link della Santa Messa della Natività di Nostra Signora Beata Vergine Maria Santissima."
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...d9&oe=5BF48DA4






    “SACRO SETTENARIO IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA. (8 - 14 Settembre).

    San Paolo della Croce, come di Gesù Crocifisso, così di Maria Addolorata fu devotissimo fin dalla sua prima adolescenza. La continua meditazione dei patimenti di Gesù e dei dolori di Maria, gl'infuse tanto orrore al peccato, che per conto suo conservò la battesimale innocenza per tutto il lungo corso della sua vita; e per combattere il peccato negli altri, si fece zelantissimo apostolo del Crocifisso e dell'Addolorata. Già più che ottantenne costretto a letto dall'età e dall'infermità, quando partivano o ritornavano i suoi figli dalle strepitose missioni di allora, li benediceva con grande effusione, gl'incoraggiava a combattere satana ed il peccato, ed esclamava commosso: Oh se avessi trent'anni di meno! Vorrei uscire in campo aperto a combattere questo mostro esecrando! Ecco l'essenza della devozione all'Addolorata: l'odio al peccato, che le uccise il Figlio (da Meditazioni di un Passionista sui dolori di Maria, Roma, 1938, n.12)”
    https://1.bp.blogspot.com/-J_PujShK2...29290234_n.jpg


    «NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DELL'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO. (5 - 13 Settembre).»


    “MESE DI SETTEMBRE: MESE DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...9d&oe=5BEDCBEA


    “NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA. (3 - 11 Settembre).”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...60&oe=5BEE311E





    “DELLE VIRTÙ DI MARIA SANTISSIMA di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. (Glorie di Maria, n. 584-593).”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...74&oe=5BEFE4F0










    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    8 settembre Natività della Beata Vergine Maria. + Maria Santissima, madre e speranza mia, aiutatemi Voi e sarò certamente esaudito. Amen, amen. Così sia. + »
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...27&oe=5C29C4DB





    https://www.sursumcorda.cloud/artico...ima-parte.html
    “Chi è Maria? Catechismo mariano”
    https://www.amazon.it/dp/8890074760/
    https://www.sursumcorda.cloud/sostie...no-detail.html
    https://www.sursumcorda.cloud/images...ini-fronte.jpg
    https://www.sursumcorda.cloud/images...hini-retro.jpg











    AVE MARIA in "Enciclopedia Italiana"
    http://www.treccani.it/enciclopedia/...a-Italiana%29/



    "Ave Maris Stella"
    https://www.youtube.com/watch?v=TacNIbmDZ4s
    http://daughtersofmary.net/music.php



    Ave Maria, testo latino e italiano. Preghiamo.org Preghiera, canto e dottrina mobile!
    http://www.preghiamo.org/ave-maria.php



    http://www.santodelgiorno.it/foto/santo5954big.jpg
    http://santiebeati.it/immagini/Origi...450/21450M.JPG
    http://santiebeati.it/immagini/Origi...450/21450N.JPG
    http://santiebeati.it/immagini/Origi...450/21450I.JPG







    https://www.radiospada.org
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “8 SETTEMBRE 2018: NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...15&oe=5C387090




    https://i2.wp.com/radiospada.org/wp-...ogicomaria.jpg





    https://i0.wp.com/radiospada.org/wp-...sacricuori.jpg



    “8 settembre: sant'Adriano, martire in Nicomedia sotto Diocleziano.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...0c&oe=5BF3DF32

    “8 settembre 1713: Papa Clemente XI Albani condanna infallibilmente l'opera e gli errori del giansenista Quesnel con la bolla"Unigenitus".”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...ba&oe=5C20A0A7

    “8 settembre 1907: con l'Enciclica "Pascendi" San Pio X, condanna infallibilmente l'eresia modernista, "sentina di ogni eresia".”



    https://www.radiospada.org/2018/09/i...dizionalistaa/
    «di Pacificus
    Da quando San Pio X ha sdoganato con la Notre Charge Apostolique la parola “tradizionalisti”, la si può usare – intesa in senso cattolico – come accezione positiva.
    In particolare dopo il Concilio Vaticano II.
    A condirla di negatività ci hanno pensato i rappresentanti stessi del carrozzone (neo)tradizionalista, di cui peraltro fa parte la stessa Radio Spada, con tutti i suoi umanissimi limiti e pregi. (…)
    Attenti dunque, tradizionalisti: meno spettacolo e più fedeltà alle cose semplici, che a forza di fare i dottori si finisce come i farisei, a forza di conoscere senza amare si finisce in fuga, più come Giuda che come Pietro, e a credere di essere perché si conosce, si finisce come Lucifero.
    Non siamo necessari, siamo contingenti. Teniamolo sempre presente. E i gomiti posiamoli – fermi – sui banchi degli inginocchiatoi, non in movimento verso le costole del prossimo. E la lingua usiamola per accusare i nostri peccati, prima che quelli degli altri.
    “L’uomo, per sua natura, anela a sapere; ma che importa il sapere se non si ha il timor di Dio? Certamente un umile contadino che serva il Signore è più apprezzabile di un sapiente che, montato in superbia e dimentico di ciò che egli è veramente, vada studiando i movimenti del cielo. Colui che si conosce a fondo sente di valere ben poco in se stesso e non cerca l’approvazione degli uomini. Dinanzi a Dio, il quale mi giudicherà per le mie azioni, che mi gioverebbe se io anche possedessi tutta la scienza del mondo, ma non avessi l’amore? Datti pace da una smania eccessiva di sapere: in essa, infatti, non troverai che sviamento grande ed inganno. Coloro che sanno desiderano apparire ed essere chiamati sapienti. Ma vi sono molte cose, la cui conoscenza giova ben poco, o non giova affatto, all’anima. Ed è tutt’altro che sapiente colui che attende a cose diverse da quelle che servono alla sua salvezza. I molti discorsi non appagano l’anima; invece una vita buona rinfresca la mente e una coscienza pura dà grande fiducia in Dio. Quanto più grande e profonda è la tua scienza, tanto più severamente sarai giudicato, proprio partendo da essa; a meno che ancor più grande non sia stata la santità della tua vita” (Imitazione di Cristo, Libro I, Capitolo II).»



    L'8 settembre 1907 San Pio X, con l'Enciclica "PASCENDI DOMINICI GREGIS", condannava infallibilmente l'eresia modernista, ricordiamo l'anniversario...Viva San Pio X e tutti i veri e legittimi Papi fino Pio XII!!! VIVA LA CHIESA CATTOLICA ED IL PAPATO!!!



    LETTERA ENCICLICA PASCENDI DOMINICI GREGIS DEL SOMMO PONTEFICE PIO X
    AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI PRIMATI ARCIVESCOVI, VESCOVI E AGLI ALTRI ORDINARI AVENTI CON L’APOSTOLICA SEDE PACE E COMUNIONE.
    Sugli errori del Modernismo.
    VENERABILI FRATELLI SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE (...)
    Pascendi Dominici Gregis (8 settembre 1907) | PIO X


    «Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri!». - (Lettera di Papa Pio X agli Arcivescovi e ai Vescovi francesi, Notre charge apostolique, Roma, 25 agosto 1910).
    https://www.sursumcorda.cloud/artico...ene-fieri.html


    https://www.facebook.com/Traditio.Verona.it/
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    https://twitter.com/matteocastagna3
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    Preghiamo la Beata Vergine Maria ed il Papa San Pio X affinchè i vescovi e sacerdoti della “Fraternità Sacerdotale San Pio X” abbandonino ed abiurino la loro erronea posizione dottrinale “neo-lefebvrista” e tradi-fallibilista che finisce per denigrare il Papato come il peggior modernismo, e si decidano a constatare e riconoscere pubblicamente l’evidenza che gli occupanti della Sede Apostolica a partire dal “Concilio Vaticano II” NON sono veri e legittimi Papi:



    Viva San Pio X! - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/viva-san-pio-x-2/

    Lezioni delle giornate per la regalità sociale di Cristo - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/l...ociale-cristo/


    https://www.agerecontra.it/2018/09/viva-san-pio-x/
    “Pur non aderendo alla Tesi di Cassiciacum, come ampiamente risaputo, il Circolo Christus Rex condivide e si riconosce nelle osservazioni di questo articolo in ogni affermazione anti-modernista.”

    "Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 63/18 del 3 settembre 2018, San Pio X
    Celebriamo la festa di san Pio X pubblicando l’editoriale dell’ultimo numero della rivista Sodalitium (n. 69, luglio 2018), che indica la linea dottrinale antimodernista da seguire per rimane fedeli all’insegnamento del santo pontefice.
    Editoriale della rivista Sodalitium, n. 69 luglio 2018"
    https://www.sodalitium.biz/wp-conten.../Soda-it69.pdf

    https://www.corrispondenzaromana.it/..._x-312x278.jpg



    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Dalla docenza di Papa San Pio X:
    «I modernisti (vecchi e nuovi; di “destra”, di “centro” e di “sinistra”, ndR) studiano e si sforzano di attenuare e svilire l’autorità del Magistero ecclesiastico..., sia pervertendone sacrilegamente i diritti, sia ricantando liberamente contro di essa le calunnie dei nemici (per esempio: il dogma evolve, la Chiesa deve adeguare la sua dottrina ai tempi, il Papa sbaglia, il Magistero sbaglia, la scomunica del Papa non ha valore, eccetera, ndR) ... E se qualcuno viene condannato dalla Chiesa, (i modernisti) non solo pubblicamente e profusamente lo encomiano, ma quasi lo venerano come martire della verità» (Pascendi Dominici gregis).
    Avendo abbracciata la fede cattolica ed avendo biasimato gli errori dei modernisti, finalmente possiamo recitare - dal 31 agosto al 2 settembre - il Triduo a San Pio X (festa il 3 settembre)
    Triduo a san Pio X - Sodalitium »



    Pascendi - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/pascendi/
    “Lettera Enciclica del Sommo Pontefice San Pio X sugli errori del Modernismo.”


    «Omelia della V Domenica dopo Pasqua (6/5/2018), sul tema dell’assistenza o meno alla Messa detta "una cum".
    https://www.youtube.com/watch?v=38015U-WLEY
    Fervorino di don Piero Fraschetti a Loreto, pellegrinaggio Osimo-Loreto 2018
    https://www.youtube.com/watch?v=HMLASbYvgK4
    https://www.youtube.com/user/sodalitium/ »



    oblatio-munda -
    http://oblatio-munda.over-blog.com/


    http://www.catholique-sedevacantiste.fr/
    Infaillibilité : Le détournement du catéchisme de saint Pie X - Sede Vacante
    “Infaillibilité : Le détournement du catéchisme de saint Pie X - Publié le 15 mars 2018 par Clément LECUYER.”



    http://liguesaintamedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    8 septembre : La Nativité de la Très Sainte Vierge :: Ligue Saint Amédée
    “8 septembre : La Nativité de la très Sainte Vierge.”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...nte_vierge.png








    SANCTE PIE X, ORA PRO NOBIS!!! AVE MARIA!!!
    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  4. #14
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    9 SETTEMBRE 2018: XVI DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE; SAN PIETRO CLAVER, CONFESSORE, e SAN GORGONIO, MARTIRE…



    «San Gorgonio, martire, 9 Settembre.»
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm

    «DOMENICA SEDICESIMA DOPO LA PENTECOSTE.»
    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Sedicesima dopo la Pentecoste
    http://www.unavoce-ve.it/pg-dopopent-dom16.htm




    SANTA MESSA celebrata da Don Floriano Abrahamowicz alla "Domus Marcel Lefebvre" a Paese (TV) stamattina 9 SETTEMBRE 2018, XVI DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE:


    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    XVI domenica d. Pentecoste (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=N5vEGa_LLsc
    XVI domenica d. Pentecoste (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=f6dLUG9uP_8
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php »




    http://www.sodalitium.biz/san-gorgonio/
    «9 settembre, San Gorgonio Martire.
    http://www.sodalitium.biz/san-gorgonio/

    “Nicomedia la passione dei santi Martiri Doroteo e Gorgonio, i quali, avendo ottenuto grandissimi onori presso Diocleziano Augusto, e detestando la persecuzione che egli faceva ai Cristiani, alla sua presenza, furono prima fatti sospendere e straziare con flagelli per tutto il corpo; quindi, scoperte le viscere col togliere la pelle, furono fatti cospargere di aceto e sale, e in tal modo arrostire sulla graticola; e finalmente furono fatti strangolare. Dopo qualche tempo il corpo del beato Gorgonio fu portato a Roma, e deposto sulla via Latina, e di là fu poi trasferito alla Basilica di san Pietro”.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...io-125x300.jpg





    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/





    Tradidi quod et accepi
    http://tradidiaccepi.blogspot.it

    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...e4&oe=5BF37A38





    «XVI domenica dopo Pentecoste.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...0e&oe=5BF22944


    “SAN PIETRO CLAVER
    Confessore.

    Paramenti bianchi.
    Nato da Pietro ed Anna Claver il 25 giugno 1581 a Verdù nella Catalogna (Spagna), il nostro Santo fin dai primi anni fu educato cristianamente. Inviato a Barcellona per gli studi fu ammesso dal Vescovo fra i suoi chierici. Ivi nel frattempo fece conoscenza coi Padri Gesuiti. Ma un sempre più vivo desiderio nutriva Pietro: essere della Compagnia di Gesù. Per cui Pietro domandò ai Gesuiti di essere ammesso nel loro Noviziato di Tarragona (1602). I suoi genitori non sapevano come staccarsi da un sì caro figliuolo, perciò gli negarono il consenso. Pietro allora si rivolse con tutto l'animo alla Santissima Vergine. Ottenuta la sospirata grazia, entrò in religione. Due anni dopo emise i suoi primi voti, quindi proseguì i suoi studi, avviandosi nello stesso tempo a grandi passi per la via della perfezione. Nell'isola di Maiorca potè godere dell'amicizia e dei consigli spirituali di sant'Alfonso Rodriguez che, tra l'altro, gli ispirò un grande amore per le Missioni delle Indie (America). Venne presto esaudito nei suoi desiderii e mandato nella Missione di Cartagena de Indias, in Colombia. Quivi approdato si recò a Santa Fè per compiervi la sua formazione, e nel 1616 sempre a Cartagena ricevette l'ordinazione sacerdotale. Di qui comincia la sua nuova vita feconda d'apostolato e di abnegazione quasi inverosimile, prestandosi nella sua immensa carità per soccorrere ogni miseria spirituale e materiale delle anime. Nel 1622 emise la professione religiosa solenne aggiungendo la promessa di spendere tutta la sua vita a servizio degli schiavi: lavorò tanto per'essi che se non ebbe la corona del martirio cruento ebbe quella di un martirio diurno, di preghiera, di lotta, di sacrifici, d'un intenso apostolato. Un giorno, dopo aver radunati tanti negri da riempire la chiesa, e mentre questi ascoltavano la parola divina, il demonio destò un sì improvviso e spaventevole turbine che tutti cercarono la salvezza nella fuga e Pietro che stava alla porta, fu travolto. Tutti rimasero illesi: solo Pietro fu trovato più tardi, pesto e ferito, in orazione nella cappella della Vergine. Nella contagiosa pestilenza che poco dopo infierì in quelle regioni, Pietro mostrò la sua eroica carità. Ai piedi dei malati prestava loro i più umili servizi e assieme al pane materiale dava loro il pane spirituale, il pane della fede cristiana. Ma presto la fibra di questo coraggioso apostolo di Cristo venne a consumarsi. Il suo corpo più non resse alle fatiche e cadde sfinito contraendo il terribile morbo che sopportò eroicamente per ben quattro anni. Finalmente la sua corona era pronta: dopo un'agonia di un giorno, circondato dai suoi negri, il Santo Apostolo rendeva la bell'anima a Dio l'8 settembre 1654. Fu beatificato il 16 luglio 1850 da Pio IX e canonizzato, insieme col suo diletto maestro Alfonso Rodriguez, il 15 gennaio 1888 da Leone XIII, il quale pure lo costituì celeste speciale Patrono delle Missioni della Nigrizia il 7 luglio 1896.
    PROPRIUM SANCTÆ MISSÆ
    (Proprio della Santa Messa)
    https://tradidiaccepi.blogspot.com/2...ssore.html?m=1

    «Ci siamo messi a catechizzarli sul Battesimo, a spiegar loro cioè quali ne siano i mirabili effetti per il corpo e per l’anima; quando ci è sembrato che rispondendo alle nostre domande avessero abbastanza capito, siamo passati a un più esteso insegnamento riguardo al Dio unico, che distribuisce premi o castighi secondo i meriti di ciascuno, e tutto il resto. Allora li abbiamo invitati a fare un atto di contrizione e a manifestare pentimento dei loro peccati. Alla fine, quando ci sono sembrati abbastanza preparati, abbiamo esposto loro i misteri della Trinità, Incarnazione e Passione, e mostrando loro il crocifisso, come è dipinto sopra il fonte battesimale - vi appaiono infatti rivoli di sangue scorrere dalle piaghe di Cristo - abbiamo recitato nella loro lingua l’atto di contrizione, da loro ripetuto parola per parola»
    (San Pietro Claver Confessore, "aethiopum semper servus").”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...54&oe=5BEDE581





    “SAN GORGONIO
    Martire.

    Semplice.
    Paramenti rossi.
    Il Martirologio Geronimiano ricorda oggi la sepoltura del Martire Gorgonio nel cimitero omonimo sulla via Labicana. Nell'alto Medioevo fu fatta poi confusione tra la sua vicenda terrena e quella di un Gorgonio martire a Nicomedia. Infatti, nel Martirologio Romano si legge: «A Nicomedia la passione dei santi Martiri Doroteo e Gorgonio, i quali, avendo ottenuto grandissimi onori presso Diocleziano Augusto, e detestando la persecuzione che egli faceva ai Cristiani, alla sua presenza, furono prima fatti sospendere e straziare con flagelli per tutto il corpo; quindi, scoperte le viscere col togliere la pelle, furono fatti cospargere di aceto e sale, e in tal modo arrostire sulla graticola; e finalmente furono fatti strangolare. Dopo qualche tempo il corpo del beato Gorgonio fu portato a Roma, e deposto sulla via Latina, e di là fu poi trasferito alla Basilica di san Pietro».
    * Gorgonio, nato a Nicomedia, cameriere dell'imperatore Diocleziano, convertì, coll'aiuto del collega Doroteo, alla fede di Cristo tutti gli altri servi del palazzo. Mentre assistevano un giorno, tutti e due alle crudeli torture che s'infliggevano a un Martire alla presenza di Diocleziano, il suo esempio li infiammò dell'amore del martirio. Quindi tutti due proruppero in queste voci: «Perché, o imperatore, punire solo costui mentre meritiamo anche noi d'essere puniti con lui? La sua fede è anche la nostra, lo stesso il proposito». Perciò l'imperatore ordinò che fossero incatenati e flagellati, finché il loro corpo non fosse ridotto una piaga, e che si spandesse sulle ferite dell'aceto mescolato con sale; quindi comandò di legarli su d'una graticola e di metterli su carboni ardenti. Infine, tormentati in varie guise, morirono sul patibolo. Il corpo di san Gorgonio trasportato in seguito a Roma e sepolto ai due Lauri sulla via Latina, fu poi trasferito dal sommo Pontefice Gregorio IV nella basilica del Principe degli Apostoli.
    ** Gorgonio e Doroteo, santi, martiri in Nicomedia, il Diario Romano (1926) vuole il primo sepolto a S. Silvestro in Capite e il secondo a S. Pietro. Gorgonio probabilmente potrebbe essere il santo, martire di Roma, già venerato nel IV secolo nel cimitero dei Ss. Pietro e Marcellino sulla Via Labicana, del quale si conoscono ben due traslazioni. La prima sarebbe avvenuta al tempo di Paolo I che avrebbe donato le reliquie al vescovo Crodegango di Metz (760-766), il quale le portò a Gorze in Lorena. La seconda lo vuole donato, dallo stesso pontefice, a S. Silvestro in Capite. Da questa basilica Gregorio IV (827-844) prelevò gran parte delle reliquie e le ripose a S. Pietro in Vaticano, dove gli dedicò un altare in una piccola abside ricavata nella parete all’inizio della navata sinistra. Gorgonio è ricordato come sepolto nella chiesa di S. Silvestro in Capite da una lapide posta nell’atrio della basilica.
    [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]
    SANTA MESSA
    Si fa la commemorazione di san Gorgonio martire nella Santa Messa della Sedicesima Domenica dopo Pentecoste.
    Oratio
    Orémus.
    Sanctus tuus, Dómine, Gorgónius sua nos intercessióne lætíficet: et pia fáciat sollemnitáte gaudére.
    Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.
    R. Amen.
    Preghiamo.
    Il tuo santo Gorgonio, o Signore, ci allieti con la sua intercessione e ci faccia godere di questa pia solennità.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
    R. Amen.
    Secreta
    Grata tibi sit, Dómine, nostræ servitútis oblátio: pro qua sanctus Gorgónius Martyr intervéntor exsístat.
    Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum.
    R. Amen.
    Ti sia gradita, o Signore, l'offerta dei tuoi servi e il santo martire Gorgonio, con la sua intercessione, a te la raccomandi.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
    R. Amen.
    Postcommunio
    Orémus.
    Famíliam tuam, Deus, suávitas ætérna contíngat et végetet: quæ in Mártyre tuo Gorgónio Christi, Fílii tui, bono júgiter odóre pascátur:
    Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum.
    R. Amen.
    Preghiamo.
    L'eterna soavità, o Dio, tocchi e faccia crescere la tua famiglia, e nel martire tuo Gorgonio essa continuamente si impregni del profumo soave di Cristo tuo Figlio:
    Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
    R. Amen.”
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    “SACRO SETTENARIO IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA. (8 - 14 Settembre).

    San Paolo della Croce, come di Gesù Crocifisso, così di Maria Addolorata fu devotissimo fin dalla sua prima adolescenza. La continua meditazione dei patimenti di Gesù e dei dolori di Maria, gl'infuse tanto orrore al peccato, che per conto suo conservò la battesimale innocenza per tutto il lungo corso della sua vita; e per combattere il peccato negli altri, si fece zelantissimo apostolo del Crocifisso e dell'Addolorata. Già più che ottantenne costretto a letto dall'età e dall'infermità, quando partivano o ritornavano i suoi figli dalle strepitose missioni di allora, li benediceva con grande effusione, gl'incoraggiava a combattere satana ed il peccato, ed esclamava commosso: Oh se avessi trent'anni di meno! Vorrei uscire in campo aperto a combattere questo mostro esecrando! Ecco l'essenza della devozione all'Addolorata: l'odio al peccato, che le uccise il Figlio (da Meditazioni di un Passionista sui dolori di Maria, Roma, 1938, n.12)”
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    «NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DELL'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO. (5 - 13 Settembre).»
    “MESE DI SETTEMBRE: MESE DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...9d&oe=5BEDCBEA
    “NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA. (3 - 11 Settembre).”
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    “DELLE VIRTÙ DI MARIA SANTISSIMA di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. (Glorie di Maria, n. 584-593).”
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    “Sul sito è disponibile il numero 129 (del giorno 9 settembre 2018) di Sursum Corda®. Il settimanale si può scaricare gratuitamente nella sezione download dedicata ai soli Associati e Sostenitori.
    Clicca qui per gli ultimi articoli leggibili gratuitamente sul sito:
    – Comunicato numero 129. La penitenza e la peccatrice innominata;
    – Orazione per la Natività di Maria Santissima;
    – Triduo in onore di Maria SS.ma Bambina;
    – Concilio di Vienne: soppressione dei Templari;
    – Preghiera alla B. Vergine graziosa Bambina;
    – Il rapporto fra Satana e la donna (Seconda parte);
    – Preghiera a Santa Rosalia;
    – Evitare le occasioni pericolose e le illusioni;
    – Teologia Politica 117. Contro la frenesia degli anarchici e dei ribelli alla legittima autorità.
    A cura di Carlo Maria Di Pietro.”
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    “9 settembre 1951.
    Come non soltanto nell'intimo dei cuori scende da Gesù il torrente dei suoi beni, così il culto della sua divina Persona vuol essere non solamente nel segreto di ciascun fedele, ma aperto e comune. Se infatti è manifesto e di tutti il beneficio, di tutti e alla Luce del sole dev'essere anche la gratitudine. Questa poi noi dobbiamo tanto più fervorosamente affermare, quanto più insidiosa è la ostilità e la negazione di Lui da parte del mondo, persecutore di Cristo nella sua Chiesa e nei suoi membri, e unicamente inteso a combatterne e a renderne vana l'azione in tutti i campi della vita individuale e sociale. L'Italia cattolica, presente in quest'ora alla glorificazione eucaristica di Assisi nelle sue più alte Autorità religiose, politiche e civili, nei rappresentanti dell'Episcopato, del Governo, della coltura, della scienza, delle arti, delle forze armate, di tutte le classi del popolo, stretta come un sol uomo intorno a Gesù, Ostia santa, viva in perpetua attività di bene per questa dolce terra, che è particolarmente sua, l'Italia cattolica, diciamo, ritta col suo Credo, ma umilmente prostrata a più eloquente significazione della sua gloriosa fede, assolve in quest'ora ai piedi di Gesù, ascoso sotto i veli eucaristici, il più alto, il più nobile, il più santo dei suoi doveri. Essa adora riconoscente il suo Dio, il Figlio di Dio fatto uomo e mistico Pane per la redenzione, la giustizia, la giustificazione nostra, per la nostra salvezza e pace, che è del tempo come della eternità.
    Dal RADIOMESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII A CHIUSURA DEL XIII CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE ITALIANO IN ASSISI.”
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    “DOMENICA - Mio caro San Giuseppe, Vi prego ad impetrarmi un cuore contrito ed umile e la purità di corpo e di spirito. - Tre Gloria.”
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    “Disponibile il numero 129 di Sursum Corda del giorno 9 settembre 2018 - https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-129.html”
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    https://www.radiospada.org
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    «9 settembre 2018: DOMENICA SEDICESIMA DOPO LA PENTECOSTE.»
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    «9 settembre 2018: SANTI GORGONIO E DOROTEO martiri.

    Gorgonio e Doroteo, santi, martiri in Nicomedia, il Diario Romano (1926) vuole il primo sepolto a S. Silvestro in Capite e il secondo a S. Pietro. Gorgonio probabilmente potrebbe essere il santo, martire di Roma, già venerato nel IV secolo nel cimitero dei Ss. Pietro e Marcellino sulla Via Labicana, del quale si conoscono ben due traslazioni. La prima sarebbe avvenuta al tempo di Paolo I che avrebbe donato le reliquie al vescovo Crodegango di Metz (760-766), il quale le portò a Gorze in Lorena. La seconda lo vuole donato, dallo stesso pontefice, a S. Silvestro in Capite. Da questa basilica Gregorio IV (827-844) prelevò gran parte delle reliquie e le ripose a S. Pietro in Vaticano, dove gli dedicò un altare in una piccola abside ricavata nella parete all’inizio della navata sinistra. Gorgonio è ricordato come sepolto nella chiesa di S. Silvestro in Capite da una lapide posta nell’atrio della basilica.
    M.R.: 9 settembre - A Nicomedia la passione dei santi Martiri Doroteo e Gorgonio, i quali, avendo ottenuto grandissimi onori presso Diocleziano Augusto, e detestando la persecuzione che egli faceva ai Cristiani, alla sua presenza, furono prima fatti sospendere e straziare con flagelli per tutto il corpo; quindi, scoperte le viscere col togliere la pelle, furono fatti cospargere di aceto e sale, e in tal modo arrostire sulla graticola; e finalmente furono fatti strangolare. Dopo qualche tempo il corpo del beato Gorgonio fu portato a Roma, e deposto sulla via Latina, e di là fu poi trasferito alla Basilica di san Pietro. [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ].”
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    “Il 9 settembre 1624 moriva S.E.R. il cardinale Francesco Sforza di Santa Fiora.”

    “Nostra Signora di Covadonga, per la cui intercessione fu vinta da Don Pelayo, primo re delle Asturie, l'omonima battaglia del 722 contro i Mori. Sotto l'augusta guida della Madre di Dio, "terribile come un esercito schierato a battaglia" (Ct VI, 4), aveva inizio la Reconquista, la redenzione delle Spagne dal giogo infedele, che si sarebbe trionfalmente conclusa a Granada il 2 gennaio 1492.
    Oremus
    Omnipotens et misericors Deus, qui ad defensionem populi christiani in beatissima Virgine Maria perpetuum auxilium mirabiliter constituisti: concede propitius; ut tali præsidio muniti certantes in vita, victoriam de hoste maligno consequi valeamus in morte. Per Dominum nostrum Iesum Christum Filium tuum: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia sæcula sæculorum. Amen.»

    «L'8 settembre 1955 il governo comunista cinese fa arrestare Monsignor Ignazio Kung Pin-mei, Vescovo di Shanghai. Richiesto di rompere la comunione con Roma e collaborare con la chiesa comunista rispose: "Sono un Vescovo cattolico romano: se denunciassi il Santo Padre, non solo non sarei un vescovo, non sarei nemmeno cattolico. Mi potete tagliare la testa, ma non potete strapparmi ai miei doveri [...] Viva Cristo Re! Lunga vita al Papa!". Rimase in prigione fino al 1988, Martire della Chiesa Cattolica in Cina.»
    “Daniele Gandi: È stato uno dei cardinali che ha celebrato la Messa tridentina dopo la riforma liturgica. Morì il 12 marzo 2000 all'età di 98 anni.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...08&oe=5BECE8F2

    «Il 9 settembre 1976 Dio chiamava al suo tribunale Mao Tze Tung. Ricordiamo col debito onore i cattolici martiri della Chiesa clandestina, vittime a un tempo della persecuzione del comunismo maoista e della Ostpolitik vaticana.
    "Fermamente confidando nelle divine promesse, in nessuna maniera lasciatevi intimorire; come il sole ritorna a splendere dopo le tempeste, così dopo tante angustie, sconvolgimenti e sofferenze, risplenderà con l'aiuto di Dio finalmente sulla vostra chiesa la pace, la tranquillità, la libertà. Nel frattempo, insieme con le vostre preghiere strettamente si congiungono, nella maniera più intensa, le Nostre suppliche e quelle di tutti i fedeli, e quasi fanno soave violenza al Padre delle misericordie, per impetrare da lui che al più presto e nel modo più felice ciò avvenga. Preghiamo, perché vi ottengano ciò quei santi martiri che già diedero esempio di eroismo ai vostri antenati, e che ora in cielo godono della gloria immortale".
    (Pio XII, Lettera Apostolica "Cupimus imprimis", 18 gennaio 1952)»

    «Nella religione civile di Roma i numi, dunque gli dèi, erano considerati parte integrante della natura, quindi immanenti ad essa. Per questo nella città vi era un ordine di sacerdoti detti àuguri il cui compito era osservare i moti naturali: i movimenti degli uccelli e il loro canto, l'evoluzione delle nubi nel cielo, l'intensità dei venti, la caduta dei fulmini, i comportamenti degli animali e così via. Tutte queste cose gli àuguri interpretavo per definire quale fosse la volontà degli dèi che, presenti nella natura per essenza, si esprimevano per mezzo di essa.
    Scrive San Tommaso: "Si dice che la divinità è l'essere di tutte le cose come causa efficiente ed esemplare; non già per la sua essenza. Il Verbo è forma esemplare, non già forma che fa parte del composto" (Somma Teologica Iª q. 3 a. 8 ad 1-2), Dio infatti non è parte della natura che è il composto ma è precedente, esterno e trascendente ad essa. Questo implica che la volontà di Dio non sia da ricercare tramite i moti naturali, di cui Dio stesso è sì principio ma non essenza, né che sia da ricercare in essi il segno di una sentenza divina, di un comando o di un messaggio simbolico da decifrare tramite un'arte àugurale. Il nostro Dio, che è terribile su tutti gli dèi (Ps XCV, 4), ci ha parlato rivelandosi a noi e dandoci la Chiesa con il suo Magistero che è il suo unico interprete autorizzato ed è attraverso questo Magistero che Dio ci fa conoscere ciò che da noi vuole, non attraverso tetti di chiese che crollano rovinosamente, fulmini cadenti e altre calamità naturali.
    Evitiamo dunque di considerare questi eventi oltre il loro valore oggettivo, di questi infatti non abbiamo bisogno per condannare i nemici di Dio i quali sono condannati non da rondini, saette e nuvole nere ma dal Magistero della Chiesa che è l'insegnamento di Dio stesso.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...41&oe=5C2AEB34








    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Sedicesima dopo la Pentecoste
    http://www.unavoce-ve.it/pg-dopopent-dom16.htm
    «DOMENICA SEDICESIMA DOPO LA PENTECOSTE.

    MESSA
    La risurrezione del figlio della vedova di Naim ravvivò domenica scorsa la fiducia della Chiesa ed ora essa innalza più insistente la sua preghiera allo Sposo, che per qualche tempo la lascia su questa terra affinché il suo amore si tempri nella sofferenza e nel pianto.
    In ordine alla salvezza la nostra impotenza è tale che, se la grazia non ci previene, non abbiamo neppure la preoccupazione di agire e, se essa non segue le sue ispirazioni per portarle a buon frutto, non sapremmo mai passare dal pensiero all'atto nei riguardi di una virtù qualsiasi. Se invece sappiamo essere fedeli alla grazia, la vita diventa una trama ininterrotta di opere buone.
    EPISTOLA (Ef 3,13-21). - Fratelli: Vi esorto a non perdervi d'animo a motivo delle tribolazioni ch'io soffro per voi e che sono la vostra gloria. A questo fine piego le ginocchia dinanzi al padre del signore Nostro Gesù Cristo da cui prende nome ogni famiglia nei cieli e sulla terra, perché vi conceda, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere mediante lo Spirito di Lui potentemente corroborati nell'uomo interiore, in modo che Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e voi, radicati e fondati nella carità, possiate, con tutti i santi, comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza, e la profondità, anzi possiate conoscere ciò che supera ogni scienza, la medesima carità di Cristo, in modo che siate ripieni di tutta la pienezza di Dio. A lui, che può fare ogni cosa al di là di quanto quanto noi possiamo domandare o pensare, mediante la virtù che opera in noi, a lui sia gloria nella Chiesa e in Gesù Cristo per le generazioni di tutti i secoli. Così sia.
    Il nostro consenso al Ministero di Cristo.
    Qual è l'oggetto della preghiera apostolica così solenne nel suo atteggiamento e nei suoi accenti? Ora che noi fummo testimoni di tutti i misteri della Liturgia e conosciamo perciò le ricchezze della bontà di Dio ci resta qualcosa da chiedere a Lui? Ci risponde l'Apostolo: Tutto ciò che ha fatto il Signore resta sterile, se la preghiera non è esaudita, perché il mistero del Cristo si completa soltanto in noi e sostanza, sviluppo, successo del grande dramma divino, che va da una all'altra eternità, stanno interamente nel cuore dell'uomo. Chiesa, Sacramenti, Eucaristia, tutto l'insieme dello sforzo divino, hanno un solo scopo, la santificazione dell'anima nostra. Il fine che Dio persegue è tutto qui. se Dio lo raggiunge, il mistero del Cristo è un successo; se non lo raggiunge, Dio avrà lavorato invano, almeno per l'anima che si è sottratta alla sua azione.
    Si tratta di vedere se l'intenzione eterna di Dio sarà realizzata, se i dolori e il sangue del Calvario avranno un frutto, se l'eternità futura sarà per ciascuno come Dio voleva: il risultato dipende dal cuore dell'uomo.
    La nostra crescita spirituale.
    Perché Dio non sia sconfitto, perché il suo amore non sia tradito, l'Apostolo chiede a Dio insistentemente per le anime nostre tre gradi di grazia nei quali si riassume tutto quello che la vita cristiana deve essere, tutto quello che dobbiamo fare per corrispondere al desiderio e all'amore di Dio.
    Prima di tutto, dice l'Apostolo, dobbiamo irrobustire nello Spirito l'essere nuovo sorto in noi col battesimo, distruggere anche le minime tracce dell'uomo vecchio, l'essere adamitico, per far regnare sulle rovine l'uomo nuovo, il cristiano, figlio di Dio.
    In secondo luogo egli chiede a Dio di distruggere la instabilità della nostra natura, cosa che senza la nostra cooperazione non è possibile, e di fissare nei nostri cuori il Cristo per mezzo della fede. Abitare implica continuità, adesione costante, comunione reale di vita, che sottomette al Signore tutta l'attività, ad imitazione della docilità e sottomissione che la natura umana del Cristo ebbe per il Verbo.
    Eliminato così l'egoismo, la carità regnerà in noi sovrana e avremo allora statura e forza, per contemplare faccia a faccia il mistero di Dio. È questo il terzo grado della nostra crescita spirituale (Dom Delatte, Lettere di san Paolo, 2, 108).
    VANGELO (Lc 14,1-11). - In quel tempo: Essendo Gesù entrato in giorno di sabato a prendere cibo in casa di uno dei principali Farisei, questi gli tenevano gli occhi addosso. Ed ecco stargli davanti un idropico. E Gesù prese a dire ai dottori in legge ed ai Farisei: È lecito o no curare di sabato? Ma quelli tacquero. Allora egli, preso per mano quell'uomo, lo guarì e lo rimandò. Indi soggiunse: Chi di voi, se di sabato gli cade l'asino o il bove in un pozzo, non lo tira subito fuori? E a queste sue parole non potevano rispondere. Notando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro questa parabola: Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non ti mettere al primo posto, ché forse non sia invitato uno più degno di te, e chi ha invitato te e lui non venga a dirti: Cedigli il posto; e allora tu non cominci a stare con vergogna all'ultimo posto. Ma, quando sei invitato, vatti a mettere all'ultimo posto, affinché venendo chi ti ha invitato, ti dica: Amico, vieni più in su; e questo allora sarà per te un onore davanti a tutti i commensali. Difatti coloro che s'innalzano saranno umiliati, e coloro che si umiliano saranno innalzati.
    L'invito alle nozze.
    La santa Chiesa ci rivela oggi il fine che essa persegue nei suoi figli dopo i giorni della Pentecoste. Le nozze delle quali si parla nel Vangelo sono le nozze del cielo alle quali è preludio quaggiù l'unione divina, che si realizza nel sacro banchetto. L'invito divino è rivolto a tutti e non somiglia affatto agli inviti in uso sulla terra e con i quali gli sposi invitano i loro vicini ad essere puramente testimoni di una unione, che ad essi è affatto estranea. Sposo qui è il Cristo, Sposa è la Chiesa (Ap 19,7) e, essendo noi membri della Chiesa, le nozze sono le nostre nozze.
    L'unione divina.
    Se vogliamo che l'unione sia feconda, come la vuole l'onore dello Sposo, è necessario che l'anima serbi a lui nel santuario della sua coscienza una fedeltà non momentanea, un amore che duri oltre l'incontro nel sacro mistero della Comunione. L'unione divina vera domina l'esistenza, la riassume nella contemplazione dell'Amato, nella ricerca diligente dei suoi interessi, nella continua tendenza del cuore verso di Lui, anche quando pare che egli si sottragga allo sguardo dell'anima e al suo amore.
    Può forse la Sposa mistica fare per Dio meno di quello che fanno le spose del mondo per lo sposo terreno (1Cor 7,34)?
    Solo a queste condizioni l'anima raggiunge la vita unitiva e vi raccoglie frutti.
    Condizioni dell'unione.
    Per raggiungere questo pieno dominio del Cristo sull'anima e sui suoi movimenti, dominio che rende l'anima veramente sua e la sottomette a lui come la Sposa è sottomessa allo sposo (1Cor 11,8-10) è necessario eliminare qualsiasi rivalità. Vediamo anche troppo spesso che il Figlio nobilissimo del Padre (Sap 8,3), il Verbo divino che rapisce i cieli per la sua bellezza, trova quaggiù delle pretese rivali, che gli contendono il cuore delle creature da lui sottratte alla schiavitù e chiamate a condividere la gloria del suo trono. Quante volte egli non è tenuto in scacco anche in quelle anime nelle quali finisce per trionfare pienamente? E tuttavia non si impazienta, non si allontana per un giusto risentimento, ma ripete per anni il suo insistente invito (Ap 3,20), misericordiosamente aspettando che il tocco segreto della grazia e il lavorio dello Spirito Santo superino le inconcepibili resistenze.
    L'umiltà.
    Chi vuole ottenere un posto eminente al banchetto di Dio deve custodire particolarmente l'umiltà. Caratteristica dei Santi è l'ambizione della gloria futura, ma essi sanno che per ottenerla devono in questa vita tanto scendere nella miseria del loro nulla quanto nella vita futura vogliono salire. Attendendo il giorno in cui ciascuno riceverà secondo i suoi meriti, nulla perdiamo considerandoci al di sotto di tutti e il posto che ci è riservato nel regno dei cieli non dipende dall'apprezzamento nostro o altrui, ma solo dalla volontà di Dio che esalta gli umili.
    Più siete grandi, più dovete abbassarvi in tutte le cose e troverete così grazia davanti a Dio, dice l'Ecclesiastico, perché Dio solo è grande (Eccli 3,21-22).
    Seguiamo dunque, magari solo per interesse, il consiglio del Vangelo, e convinciamoci di meritare in tutto l'ultimo posto. L'umiltà non è sincera nei rapporti sociali, se non aggiungiamo alla poca stima di noi stessi la stima degli altri, rendendo onore a tutti (Rm 12,10), sottomettendoci volentieri a tutti in ciò che non interessa la coscienza, profondamente convinti della nostra inferiorità e della nostra miseria; davanti a Colui che scruta i reni e i cuori (Ap 2,23).
    Una sentita carità verso il prossimo, che ci porta a metterlo davanti a noi, senza alcuna affettazione, nelle circostanze varie della vita di tutti i giorni è la miglior prova di una sincera umiltà verso Dio.
    PREGHIAMO
    La tua grazia, o Signore, ci preceda, ci accompagni e ci spinga sempre verso le opere buone.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 493-496.»





    Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»

    “Seizième Dimanche après la Pentecôte.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...05&oe=5C3269B8





    “Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le seizième Dimanche après la Pentecôte : Dieu le Père.
    http://prieure2bethleem.org/predica/...bre.mp3”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...ec&oe=5BEF4020





    “Dans le Passé simple N°37 de septembre : un dossier dédié à Saint Théodule, patron du Valais
    http://passesimple.ch/anciens_num.php”

    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...a4&oe=5C214A20





    9 septembre : Saint Pierre Claver, Apôtre des Noirs (? 1654) :: Ligue Saint Amédée
    “9 septembre : Saint Pierre Claver, Apôtre des Noirs († 1654).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...rre_claver.jpg







    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  5. #15
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    10 SETTEMBRE 2018: SAN NICOLA DA TOLENTINO…



    San Nicola da Tolentino - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/san-nicola-tolentino/
    «10 settembre, San Nicola da Tolentino, Confessore (Sant’Angelo in Pontano, 1245 – Tolentino, 10 settembre 1305).

    “A Tolentino, nel Piceno, la deposizione di san Nicola Confessore, dell’Ordine degli Eremitani di sant’Agostino”.
    Glorioso San Nicola, animato da viva fiducia nel tuo efficacissimo patrocinio, a te sollevo la mia voce e caldamente ti raccomando l’augusta Sposa di Gesù, la Chiesa. Tu dal Cielo conosci le fiere lotte ch’Ella sostiene, i gemiti affannosi che manda dal cuore, le lacrime amare che versa per la perdita di tante anime. Deh! Tu che sei il Protettore possente, su Essa e sui figli suoi invoca la divina pietà. E come i popoli ti salutarono ancora speciale patrono della Chiesa che soffre nel Purgatorio, così questa pure raccomando all’efficacia del tuo patrocinio. Intercedi per quelle anime, affretta loro l’amplesso dello Sposo celeste; fa che l’una e l’altra Chiesa da te difese e protette, siano con quella del Cielo eternamente beate. Così sia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...-1-240x300.jpg





    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/




    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre
    XVI domenica d. Pentecoste (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=N5vEGa_LLsc
    XVI domenica d. Pentecoste (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=f6dLUG9uP_8
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php »





    Tradidi quod et accepi
    http://tradidiaccepi.blogspot.it


    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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    «SAN NICOLA DA TOLENTINO
    Confessore.

    Doppio.
    Paramenti bianchi.
    San Nicola, sacerdote, detto da Tolentino perché qui esercitò il ministero dal 1275 alla morte, nacque nel 1245 Sant'Angelo in Pontano, nel Piceno. Ricevette al battesimo il nome del Santo Vescovo di Bari, perché nacque in seguito ad un pellegrinaggio che fecero i suoi genitori alla tomba del grande taumaturgo. Seguendo l'esempio del suo Santo Patrono, fin dall'età di sette anni, cominciò a digiunare parecchie volte alla settimana. Dodicenne si avvicinò agli Agostiniani; un giorno, mentre assisteva al sermone di un Eremita di sant'Agostino sul disprezzo del mondo, decise di abbandonare tutto quello che possedeva (Vangelo) ed entrò nell'Ordine Agostiniano (1260). Fu modello di virtù - l'iconografia lo rappresenta con un giglio in mano perché modello l'innocenza e di purezza - e strumento della divina potenza contro i demoni. Il 10 dicembre 1294 meritò di assistere alla Traslazione dell’Alma Casa della Vergine a Loreto. Portò un grande amore alle Anime del Purgatorio. Passò al Signore a Tolentino il 10 settembre 1305. Fu iscritto da Papa Eugenio IV nel novero dei Santi nel 1446. Sisto V ne estesa la festa a tutta la Chiesa Latina.
    * Nicola, detto da Tolentino a motivo del suo lungo soggiorno in quella città, nacque nel paese di sant'Angelo nel Piceno da pii genitori, i quali, andati a Bari a compiervi un voto col desiderio d'avere dei figli, ed avendovi ricevuta l'assicurazione da san Nicola della nascita di un figlio, imposero al figlio ch'ebbero il nome di questo santo. Fin dall'infanzia il fanciullo diede esempio di molte virtù, ma specialmente d'astinenza. Infatti appena ebbe sette anni, ad imitazione dello stesso san Nicola, cominciò a digiunare più volte la settimana; e conservò questa abitudine anche in seguito, contentandosi solo di pane ed acqua.
    Divenuto adulto e già ascrittosi alla milizia ecclesiastica e provvisto d'un canonicato, assistendo un giorno a una predica che un oratore dell'ordine degli Eremiti di sant'Agostino faceva sul disprezzo del mondo, tocco da quella predica entrò subito nel medesimo ordine. Ivi coll'esatta osservanza delle regole della vita religiosa, vestendo grossolanamente, domando il corpo con discipline e catene di ferro, e astenendosi dalla carne e quasi da ogni nutrimento, fu modello a tutti di carità, umiltà, pazienza, e di tutte le altre virtù.
    Non tralasciò mai d'applicarsi assiduamente alla preghiera, benché vessato da satana con insidie in varie guise fino talvolta ad esserne flagellato. Infine, nei sei mesi prima di morire, udì tutte le notti concerti angelici; la cui soavità facendogli già pregustare le gioie del paradiso, ripeteva spesso le parole dell'Apostolo: «Bramo d'essere sciolto, e di essere con Cristo» (Philipp. 1,25). Da ultimo, predisse ai suoi confratelli il giorno della sua morte, che fu il 10 Settembre. Dopo morte fu illustrato da molti miracoli, i quali regolarmente e canonicamente constatati, fu iscritto da Papa Eugenio IV nel novero dei Santi.
    SANTA MESSA
    ** Omelia di san Beda venerabile presbitero.
    Libro 4, cap. 54, su Luca 12.
    Chiama piccolo il gregge degli eletti, o per comparazione del maggior numero dei dannati, o meglio per la devozione dell'umiltà: poiché, sebbene la sua Chiesa sia già estesa con quanta mai numerosità, tuttavia vuole che cresca fino alla fine del mondo in umiltà, e che raggiunga con l'umiltà il regno promesso. Pertanto, dopo aver consolato delicatamente le sue fatiche, colei a cui ha ordinato di cercare soltanto il regno di Dio, alla medesima promette con compiaciuta bontà il regno che verrà donato dal Padre.
    "Vendete le cose che possedete e datele in elemosina". Non temete, disse, che vengano a mancare ai combattenti per il regno di Dio le cose necessarie di questo mondo: che anzi vendete anche le cose possedute per l'elemosina. Ciò allora si fa degnamente, quando uno, una volta disprezzate tutte le sue cose per il Signore, nondimeno dopo di queste con il lavoro delle mani opera sia per avere il vitto sia perché possa dare elemosina. Donde si gloria l'Apostolo, dicendo: "Non ho io desiderato l'argento, e l'oro, le vesti di nessuno: conforme voi sapete che al bisogno mio e di quelli che sono con me servirono queste mani. In tutto vi ho dimostrato come così lavorando, conviene sostenere i deboli".
    Fatevi delle borse, che non invecchino: operando cioè elemosine, il compenso delle quali rimanga in eterno. Ove non è da ritenersi questo comandamento sia, che nessun denaro sia riservato dai santi, da utilizzarsi vuoi per gli usi loro, vuoi per quelli dei poveri: quando anche lo stesso Signore, a cui servivano gli angeli, tuttavia, per informare la sua Chiesa, si legge avesse avuto nascondigli, sia per conservare le offerte dei fedeli, sia per provvedere alle necessità dei suoi e agli altri indigenti; ma che non si serva a Dio per queste cose, e per timore della povertà non si tralasci la giustizia.»
    https://sardiniatridentina.blogspot....ssore.html?m=1
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    “TERZO GIORNO INFRA L'OTTAVA DELLA NATIVITÀ DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA.

    Semidoppio.
    Paramenti bianchi.”
    Guéranger, L'anno liturgico - Natività della Beata Vergine Maria
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    “SACRO SETTENARIO IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA. (8 - 14 Settembre).
    San Paolo della Croce, come di Gesù Crocifisso, così di Maria Addolorata fu devotissimo fin dalla sua prima adolescenza. La continua meditazione dei patimenti di Gesù e dei dolori di Maria, gl'infuse tanto orrore al peccato, che per conto suo conservò la battesimale innocenza per tutto il lungo corso della sua vita; e per combattere il peccato negli altri, si fece zelantissimo apostolo del Crocifisso e dell'Addolorata. Già più che ottantenne costretto a letto dall'età e dall'infermità, quando partivano o ritornavano i suoi figli dalle strepitose missioni di allora, li benediceva con grande effusione, gl'incoraggiava a combattere satana ed il peccato, ed esclamava commosso: Oh se avessi trent'anni di meno! Vorrei uscire in campo aperto a combattere questo mostro esecrando! Ecco l'essenza della devozione all'Addolorata: l'odio al peccato, che le uccise il Figlio (da Meditazioni di un Passionista sui dolori di Maria, Roma, 1938, n.12)”
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    «NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DELL'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO. (5 - 13 Settembre).»

    “MESE DI SETTEMBRE: MESE DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA.”
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    “NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA. (3 - 11 Settembre).”
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    “DELLE VIRTÙ DI MARIA SANTISSIMA di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. (Glorie di Maria, n. 584-593).”
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    https://www.radiospada.org
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    “10 settembre 2018: San Nicola di Tolentino, confessore (qui con Santa Rosa da Lima ai piedi della Madonna).

    Nacque a Sant'Angelo in Pontano (Macerata) nel 1245. Già nella sua giovinezza emersero i suoi doni carismatici. Entrò come oblato fra gli Agostiniani e compiuti gli studi di teologia, fu ordinato sacerdote da San Benvenuto, vescovo di Osimo. Per fare apostolato, passò la sua vita da una comunità all'altra, preficando in numerosi conventi delle Marche. A Sant'Elpidio fu Maestro dei Novizi. Nel conventidi Valm anente di Pesaro ebbe una visione del Purgatorio. A causa della precaria salute si stabilì quindi a Tolentino ove visse trent'anni in preghiera, penitenza e apostolato. Fu un asceta rigidissimo con se stesso e dolce e comprensivo con i poveri, i bisognosi e gli ammalati. Grande confessore, fu pieno di umana compassione per ogni tipo di miseria. L'incondizionata obbedienza, il distacco completo dai beni terreni, l'umiltà e la modestia furono costanti della sua vita. Morì il 10 settembre 1305. Fu canonizzato da Papa Eugenio IV nel 1446. La sua tomba nella basilica di Tolentino è da sempre meta di pellegrinaggi.”
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    “Monsignor Giuseppe Melas (11 ottobre 1901 - 10 settembre 1970), Vescovo di Nuoro dal 1947. Lo vogliamo ricordare con uno stralcio del discorso che tenne nell'assise del Vaticano II il 27 ottobre 1962. Nella medesima assise espresse la sua contrarietà alla concelebrazione, alla comunione sotto le due specie e alle critiche rivolte al Sant'Offizio.

    «Certissimamente sono in errore coloro che credonodi facilmente ricondurre all’unità i fratelli separati dalla Chiesa e ad una migliore e più fruttuosa vita cristiana i fedeli tiepidi se nella sacra Liturgia si impiegasse il vernacolo al posto del latino. Tutti sanno che la questione è più complessa e che a più fattori vada attribuito l’allontanamento dei fedeli dalla vita sacramentale e la separazione degli altri cristiani! Fosse vero che le ragioni di questi luttuosi mali risiedessero nell’uso del latino! Facilissima da trovare sarebbe la medicina! Non si cura il malato con la morte, ma con la medicina; né un edificio si ripara non con la demolizione, ma col restauro! Inoltre si dovrà fare attenzione a che, mentre si vanno ricercando nuovi legami, fino ad ora senza efficacia, non si rompano antichissimi vincoli provati resistenti nello spazio e nel tempo; né si cerci una nuova via ancora sconosciuta, abbandonata quella antica e sicura. In breve non c’è convenienza fra ciò che alcuni vogliono ottenere, il che è incerto e discutibile, e ciò che certamente si demolisce e poi in seguito difficilmente si potrà ricostruire!».”
    “Cristiano Piseddu: oriundo dell'archidiocesi di Cagliari, dove fu Cancelliere Arcivescovile e Canonico della Primaziale, fu stroncato da un infarto nel 1970 proprio perché non riuscì a reggere alla rivoluzione conciliare!”
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    «"Clementissimo Padre
    non è temerarietà, ma amore quello che ci spinge a scriverVi.
    Noi siamo, è vero, la più infima di tutte le tribù indiane, mentre Voi siete il più grande fra gli uomini viventi. Ma Voi siete stato il primo ad aver gettato uno sguardo di compassione su di noi. Sì, Padre Santo, ancora trenta inverni fa noi eravamo un popolo selvaggio, miserabile sia nell’anima che nel corpo, fino a che Voi non ci mandaste il grande Saio Nero, Padre De Smet che, grazie al Battesimo, ci fece diventare figli di Dio.
    Noi eravamo ciechi e Voi lo mandaste ad aprirci gli occhi. Molti di noi brancolavano ancora nelle tenebre, quando Padre De Smet partì da noi; allora Voi mandaste un altro Saio Nero, il nostro buon Padre Nicholas Point, che venne quaggiù, visse insieme a noi e ci destò, guidandoci sul sentiero che conduce al Paradiso. E quanti altri Padri non ci avete dato per insegnare a noi e ai nostri figli la legge di Dio e per renderci Cristiani migliori? Perciò, Padre Santo, avendo sentito che Voi Vi trovate ora nell’afflizione, vogliamo ringraziarvi della Vostra carità ed esprimerVi il nostro grande amore e il nostro intenso dolore nell’apprendere che alcuni vostri malvagi figli seguitano a causarVi sofferenze, dopo avervi privato della Vostra stessa casa. Sebbene siamo soltanto dei poveri indiani, ignari delle politezze della vita, consideriamo però questo comportamento come un crimine.
    Solo 50 anni fa eravamo ancora dei selvaggi; ma mai avremmo osato comportarci così, sapendo che la dignità e l’autorità del Papa provengono da Cristo. Per questa ragione non abbiamo mancato di pregare e seguiteremo a pregare per Voi, Padre Santo e per l’intera Chiesa, con tutto l’ardore di cui dei poveri indiani sono capaci. Di più: convenuti dai nostri diversi accampamenti nella chiesa della Missione, per nove giorni abbiamo recitato molte preghiere e praticato atti di virtù che abbiamo offerto per Voi al Sacro Cuore di Gesù. Questa mattina abbiamo conteggiato le nostre pratiche e devozioni e trovato ch’esse assommavano al numero di 120.527. Stimandolo insufficiente, abbiamo offerto i nostri stessi cuori per il nostro eccellentissimo Padre, il Papa, nella certa fiducia che questa nostra offerta non sarà rigettata. Disponiamo anche di un certo numero di soldati, non addestrati per la guerra, ma per mantenere l’ordine nei nostri accampamenti. Se questi uomini possono essere di aiuto al servizio del Papa, noi li offriamo con gioia ed essi si chiamano Blackrobe, in inglese. La veste nera ecclesiastica portata dal gesuita Padre De Smet, come da altri religiosi, sacerdoti diocesani e da alcuni ordini di suore, doveva evidentemente fare grande impressione sugli animi semplici di questi nativi, non meno della santità di vita e dello spirito di sacrificio dei Missionari. Essi si stimeranno fortunati di poter versare il loro sangue e di offrire le proprie vite per il nostro buon Padre, Pio IX. E ora, possiamo parteciparVi i nostri timori e i nostri dubbi? I venditori di whisky si approssimano ogni giorno. Noi temiamo di tradire il nostro Salvatore e di ritrarre i cuori che Gli avevamo donato. Aiutateci e rafforzate la nostra volontà con le Vostre preghiere. Ma i nostri cari figli sono ancora più da compatire, perché essi sono maggiormente esposti al pericolo. Non tanto i nostri figli maschi, che hanno autentici padri nei Sai Neri [i religiosi gesuiti], quanto le nostre figlie, che non hanno finora madri gentili [le suore] che si prendano cura di loro. Noi abbiamo chiesto spesso Sai Neri del loro stesso sesso [cioè delle religiose], ma le nostre voci sono troppo flebili per essere udite e siamo troppo poveri per poter fare di più, oltre che chiedere.
    Questi sono i sentimenti che scaturiscono dai nostri cuori; ma siccome noi, poveri indiani, siamo soliti attribuire poco valore all’espressione di sentimenti, se questi non sono accompagnati anche da doni materiali, ecco che abbiamo raccolto dollari e piccole monete di cui farVi dono, onde esibirVi, quale misura della nostra sincerità, un frammento della nostra stessa carne. Nonostante la nostra povertà e con grande nostra sorpresa, abbiamo potuto raccogliere 110 dollari .
    E ora, Padre Santo, permetteteci ancora una volta di aprirVi i nostri cuori.
    Oh, quanto saremmo felici, malgrado la nostra indegnità, di poter ricevere una parola dalle vostre labbra, una parola che aiuterà noi, le nostre spose e i nostri figli a trovare accesso al Sacro Cuore di Gesù!"
    Lettera degli indiani pellerossa Coeur d'Alene, datata 1871, indirizzata a Pio IX dopo la Breccia di Porta Pia.»





    http://www.centrostudifederici.org
    Rassegna stampa sulle scuole cristiane nel Vicino Oriente - Centro Studi Giuseppe Federici
    “Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza.
    Comunicato n. 65/18 del 10 settembre 2018, San Nicola da Tolentino.
    Rassegna stampa sulle scuole cristiane nel Vicino Oriente.”




    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/

    “Sul sito è disponibile il numero 129 (del giorno 9 settembre 2018) di Sursum Corda®. Il settimanale si può scaricare gratuitamente nella sezione download dedicata ai soli Associati e Sostenitori.
    Clicca qui per gli ultimi articoli leggibili gratuitamente sul sito:
    – Comunicato numero 129. La penitenza e la peccatrice innominata;
    – Orazione per la Natività di Maria Santissima;
    – Triduo in onore di Maria SS.ma Bambina;
    – Concilio di Vienne: soppressione dei Templari;
    – Preghiera alla B. Vergine graziosa Bambina;
    – Il rapporto fra Satana e la donna (Seconda parte);
    – Preghiera a Santa Rosalia;
    – Evitare le occasioni pericolose e le illusioni;
    – Teologia Politica 117. Contro la frenesia degli anarchici e dei ribelli alla legittima autorità.
    A cura di Carlo Maria Di Pietro.”
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    Ligue Saint Amédée
    http://www.centrostudifederici.org
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    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    10 septembre : Saint Nicolas de Tolentino, Religieux (? 1310) :: Ligue Saint Amédée
    “10 septembre : Saint Nicolas de Tolentino, Religieux († 1310).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati..._tolentino.jpg








    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  6. #16
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    11 SETTEMBRE 2018: SANTI PROTO E GIACINTO, MARTIRI…



    Santi Proto e Giacinto - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santi-proto-giacinto/
    «11 settembre, Santi Proto e Giacinto, Martiri.

    “A Roma, sulla via Salaria antica, nel cimitero di Bastila, il natale dei santi Martiri Proto e Giacinto fratelli, eunuchi della beata Eugenia. Essi, sotto l’imperatore Gallieno, scoperti di esser Cristiani, furono costretti a sacrificare; ma non consentendo, prima furono crudelissimamente battuti, e alla fine decapitati allo stesso modo”.»
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    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre
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    «QUARTO GIORNO INFRA L'OTTAVA DELLA NATIVITÀ DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA.
    Semidoppio.
    Paramenti bianchi.»
    Guéranger, L'anno liturgico - Natività della Beata Vergine Maria
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    «SANTI PROTO E GIACINTO
    Martiri.

    Semplice.
    Paramenti rossi.
    I fratelli Proto e Giacinto, i quali furono dottori della legge cristiana, subirono il martirio in Roma durante la persecuzione di Valeriano. Furono seppelliti sulla via Salaria Antica, nel cimitero di Basilla. Il loro sepolcro fu restaurato da san Damaso che lo adornò pure di un suo epigramma. Le reliquie di san Giacinto nel 1845 furono riportate alla luce dal padre Marchi sj, mentre quelle di san Proto già erano state traslate a San Giovanni dei Fiorentini.
    Martirologio Romano.
    A Roma, sulla via Salaria antica, nel cimitero di Bastila, il natale dei santi Martiri Proto e Giacinto fratelli, eunuchi della beata Eugenia. Essi, sotto l’imperatore Gallieno, scoperti di esser Cristiani, furono costretti a sacrificare; ma non consentendo, prima furono crudelissimamente battuti, e alla fine decapitati allo stesso modo.
    * Proto e Giacinto, fratelli, servi della beata vergine Eugenia, battezzati insieme con lei dal vescovo Eleno e datisi allo studio delle sacre lettere, vissero qualche tempo fra gli asceti d'Egitto una vita mirabilmente umile e santa. Ma poi avendo seguito a Roma la santa Vergine Eugenia, sotto l'imperatore Gallieno, furono arrestati in Roma stessa perché professavano la fede cristiana. E non essendosi potuto ottenere in nessun modo ch'essi abbandonassero la religione cristiana, e adorassero gli dèi, dopo essere stati crudelmente flagellati, caddero sotto la scure l'11 Settembre.
    SANTA MESSA
    ** Omelia di san Gregorio papa.
    Omelia 35 sui Vangeli.
    Il Signore e Redentore nostro annunzia i mali che precederanno la fine del mondo affinché, quando essi verranno, tanto meno perturbino quanto più saranno stati conosciuti prima. Infatti le frecce che sì prevedono feriscono meno; e i mali del mondo ci sembrano più tollerabili quando la previsione ci premunisce contro di essi, come uno scudo. Ecco dunque quello che dice: "Quando sentirete parlare di guerre e sommosse, non vi spaventate; bisogna che prima avvengano queste cose, ma la fine non verrà subito dopo". È necessario ponderare le parole del nostro Redentore, con le quali egli ci annunzia che dobbiamo patire sia all'esterno che all'interno. Le guerre infatti vengono fatte dai nemici, le sommosse dai cittadini. Per indicarci dunque che saremo turbati all'esterno e all'interno, ci dice che altro avremo a soffrire dai nemici e altro dai fratelli.
    Ma poiché, avvenuti questi mali, non seguirà subito la fine, aggiunge: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; e vi saranno in diversi luoghi grandi terremoti, e pestilenze e carestie; e vi saranno fenomeni spaventosi e grandi segni dal cielo". L'ultima calamità sarà così preceduta da molte calamità; e con i frequenti mali che precederanno, vengono indicati i mali eterni, che seguiranno. Perciò, dopo le guerre e le sommosse, non seguirà subito la fine; perché devono precedere molti mali che, possano preannunciare il male che non avrà fine.
    Però, dopo che si è parlato di tanti segni di perturbazione, è necessario prenderli brevemente in considerazione ad uno ad uno. Perché sta scritto che noi ne subiamo alcuni dal cielo, altri dalla terra, altri dagli elementi, altri dagli uomini. Dice infatti: "Si solleverà popolo contro popolo": ecco lo scompiglio degli uomini; "vi saranno in diversi luoghi grandi terremoti": ecco l'ira che verrà dall'alto; "vi saranno pestilenze e": ecco la perturbazione nei corpi; "vi saranno fame e carestia": ecco la sterilità della terra; "e fenomeni spaventosi dal cielo e tempeste": ecco l'instabilità dell'atmosfera. Poiché dunque tutto deve essere distrutto, prima della distruzione tutto sarà sconvolto; e noi, che in tutto abbiamo peccato, in ogni cosa saremo puniti, perché si avveri quanto è stato detto: "E con lui combatterà l'universo contro gli insensati".
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    “SACRO SETTENARIO IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA. (8 - 14 Settembre).

    San Paolo della Croce, come di Gesù Crocifisso, così di Maria Addolorata fu devotissimo fin dalla sua prima adolescenza. La continua meditazione dei patimenti di Gesù e dei dolori di Maria, gl'infuse tanto orrore al peccato, che per conto suo conservò la battesimale innocenza per tutto il lungo corso della sua vita; e per combattere il peccato negli altri, si fece zelantissimo apostolo del Crocifisso e dell'Addolorata. Già più che ottantenne costretto a letto dall'età e dall'infermità, quando partivano o ritornavano i suoi figli dalle strepitose missioni di allora, li benediceva con grande effusione, gl'incoraggiava a combattere satana ed il peccato, ed esclamava commosso: Oh se avessi trent'anni di meno! Vorrei uscire in campo aperto a combattere questo mostro esecrando! Ecco l'essenza della devozione all'Addolorata: l'odio al peccato, che le uccise il Figlio (da Meditazioni di un Passionista sui dolori di Maria, Roma, 1938, n.12)”
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    «NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DELL'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO. (5 - 13 Settembre).»

    “MESE DI SETTEMBRE: MESE DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA.”
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    “NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA. (3 - 11 Settembre).”
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    “DELLE VIRTÙ DI MARIA SANTISSIMA di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. (Glorie di Maria, n. 584-593).”
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    Santi Proto e Giacinto
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    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    «11 settembre 2018: ss. Proto e Giacinto, martiri.

    Sul luogo della loro sepoltura Papa Damaso aveva fatto porre una lapide che ricordava come Proto e Giacinto fossero fratelli martiri. proto e Giacinto erano cristiani eunuchi, schiavi della beata Eugenia, figlia del nobile romano Filippo, prefetto di Alessandria d'Egitto. Convertita al cristianesimo, Eugenia avrebbe ceduto i due giovani alla nobileBassilla, convertitasi a sua volta grazie ai loro insegnamenti. Denunciati dal fidanzato di quest'ultima, furono imprigionati e quindi costretti a sacrificare agli dei. Al loro rifiuto furono prima bastonati a sangue e quindi decapitati. La loro esistenza e il loro martirio sono stati storicamente comprovati.
    Proto e Giacinto, santi, martiri di Roma, all’altare dei santi Cosma e Damiano in S. Giovanni Battista dei Fiorentini vi sono il corpo di Proto e le reliquie di Giacinto. Entrambi erano sepolti nel cimitero di Bassilla (poi di S. Ermete) in un cubicolo fatto sistemare da papa Damaso. Nell’VIII o IX secolo il corpo di Proto fu traslato a Roma. Nel 1592 le sue reliquie dalla chiesa di S. Salvatore in pede pontis pervennero alla chiesa dei Fiorentini. I resti di Giacinto, ritrovati da p. Marchi nel cimitero di S. Ermete il 21 marzo del 1845, furono donati da Pio IX, il 19 agosto 1846, al Collegio di Propaganda Fide. Alcune sue reliquie: una porzione dell’osso mascellare superiore e un’altra della tibia furono ottenute dalla chiesa di S. Giovanni Battista dei Fiorentini il 10 novembre 1881. Giacinto fu traslato nel 1936 alla chiesa gianicolense della nuova sede del Collegio di Propaganda Fide e posto all’altare maggiore.
    M.R.: 11 settembre - A Roma, sulla via Salaria antica, nel cimitero di Basilla, il natale dei santi Martiri Proto e Giacinto fratelli, eunuchi della beata Eugenia. Essi, sotto l'Imperatore Gallieno, scoperti di essere Cristiani, furono costretti a sacrificare; ma non consentendo, prima furono crudelissimamente battuti, e alla fine decapitati allo stesso modo.
    [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]»
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    “L'11-12 Settembre 1683 a Vienna gli Ussari Alati di Giovanni III Sobieski, re di Polonia, salvano l'Europa Cristiana dall'assalto del'Impero Ottomano.”
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    “MARTEDÌ - Gesù, Maria, Giuseppe, amori miei dolcissimi, di Voi, per Voi, con Voi io viva, patisca e muoia. - Tre Gloria -.”
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    https://www.facebook.com/pietroferrari1973/

    “Pietro Ferrari
    Nell'omelìa della XVI d.P. Don Ugo Carandino esplicando il catechismo ha commentato il vangelo sulla santificazione della Domenica che passa anche per l'astensione dalle opere servili.
    Da cattolico non posso che rallegrarmi dell'iniziativa governativa sulla chiusura domenicale degli esercizi commerciali e trovo assai strano che i blog cattolici non ne facciano ancora alcuna menzione.
    A La Salette la Madonna parlò chiaramente in proposito anche se tutti si sono concentrati sul messaggio apocalittico.”





    https://doncurzionitoglia.wordpress....ochet-parte-1/
    «IL CASO PINOCHET (parte 1) Pubblicato il 18 settembre 2017 di doncurzionitoglia
    Prima parte
    Prologo
    L’11 settembre del 2017 è ricorso il 44° anniversario del golpe cileno capeggiato, nel 1973, dal generale Augusto Pinochet (25 novembre 1915 – 10 dicembre 2006). In quest’occasione mi sembra opportuno ristudiare quel che successe allora, le cause del golpe e ciò che ne scaturì.
    Per far ciò mi servo, in questo breve articolo, del bel libro del caro amico, prematuramente scomparso, Mario Spataro, Pinochet. Le “scomode” verità, Roma, Il Settimo Sigillo, 2003 (…)
    Pinochet massone?
    Allende era massone oltre che marxista, secondo il Corriere della Sera (18 ottobre 1998, p. 9) pure Pinochet lo sarebbe stato. Mario Spataro commenta: “cosa ben strana, questa, dati i sentimenti notoriamente cattolici di Pinochet che, assieme alla moglie, si recava quasi quotidianamente alla santa Messa” (cit., p. 52, nota 47). Inoltre lo definisce “cattolico strettamente tradizionalista e preconciliare” (cit., p. 168, nota 29).
    Per quanto riguarda i rapporti che ebbe Pinochet con Milton Friedman della Scuola iper-liberista di Chicago essi furono puramente funzionali al ristabilimento del benessere economico cileno, che era stato rovinato, come vedremo in séguito, da tre anni di nazionalizzazioni ed espropri da parte di Allende e quindi occorreva liberalizzare, ma in maniera equilibrata, lasciando allo Stato il potere di intervenire in questioni economico/finanziarie, senza cadere nell’eccesso anarco/liberista dello “Stato minimo”.
    Queste sono le due gravi accuse, che vengono mosse contro Pinochet (massonismo e liberismo selvaggio), ma che vengono sfatate dal libro di Mario Spataro. (…)
    https://doncurzionitoglia.wordpress....ochet-parte-2/
    (…) Mosca, Cuba e il Cile
    L’ascesa al potere di Allende non fu solo opera dell’elettorato cileno, ma fu sostenuta da Mosca attraverso Cuba e fu contrastata dagli Usa attraverso la Cia. Certamente la Cia ha svolto il suo ruolo nel golpe del 1973, ma non sarebbe esatto dire che essa ha fatto tutto. Non solo la giunta militare cilena, ma anche la maggior parte della popolazione non ne poteva più dello stato di disordine e di miseria in cui Allende, con le sue riforme di esproprio e di nazionalizzazione, aveva sprofondato l’economia del Paese.
    Un’altra accusa mossa a Pinochet è quella di essere stato un burattino nelle mani della Cia e un amico inveterato dei padri dei neo-conservatori americani (Nixon, la Banca Mondiale…) e della signora Thatcher. Certamente il rapporto di amicizia tra la Thatcher e Pinochet c’è stato, ma ridurre Pinochet ad un neo-conservatore americanista o britannico è esagerato. Egli ha dovuto svolgere una politica di privatizzazione dei beni del Cile dopo quella forsennata di espropri e di nazionalizzazioni portata avanti da Allende, come vedremo in séguito, e quindi ha dovuto avere rapporti con alcuni personaggi (v. Milton Friedman) che erano non totalmente in linea con il suo modo di pensare da uomo d’ordine, cattolico tradizionalista e preconciliare. Certamente anche Pinochet ha avuto, come ogni uomo, dei difetti e dei limiti, ma non si può disconoscere il ruolo che ha giocato, in prima linea, nella restaurazione dell’ordine e del benessere della sua Patria. Le obiezioni circa la sua appartenenza alla massoneria e il suo filo neo-conservatorismo, come abbiamo visto in parte nel primo articolo, non stanno in piedi.
    (…) Allende per primo ricorre ai militari
    Quando Allende si accorse di tanto disastro tentò (lui per primo e non Pinochet) di ricorrere ai militari per instaurare una ferrea dittatura poliziesca.
    (…) Tuttavia neppure i militari riuscirono a fermare lo sfacelo e inevitabilmente si arrivò (28 marzo 1973) alle dimissioni dei 3 ministri militari. Allora Allende tentò un secondo autogolpe chiamando il generale in capo dell’esercito cileno, Carlos Prats (marxista e massone come lui), ma tale tentativo abortì dopo appena 2 settimane di trattative e portò alle dimissioni di Prats dalla sua carica di capo di Stato maggiore (28 giugno 1973), poiché l’esercito gli aveva mostrato il suo pieno disaccordo per la sua alleanza con Allende, fu allora che Augusto Pinochet divenne capo di Stato maggiore dell’esercito cileno al posto di Prats.
    Inizio della rivolta aperta
    Oltre alla resistenza delle gente comune (le massaie e i camionisti) anche l’esercito iniziava a dare segni di forte scontento e il Parlamento (come vedremo in séguito) iniziava a non obbedire più supinamente ad Allende. Il Paese si trova spaccato in due, da una parte l’estremismo terrorista di sinistra aiutato da Cuba e dell’Urss e dall’altra la parte sana del Paese, che da sola non avrebbe potuto tener testa agli estremisti marxisti, i quali non esitavano a ricorrere alla violenza e agli assassinii, ricorse all’aiuto dell’esercito, il quale dopo che anche il Parlamento aveva sfiduciato Allende e questi si era rifiutato di trarne le dovute conseguenze non poté non entrare in azione.
    (…) Nel prossimo articolo affronteremo il problema del golpe militare dell’11 settembre del 1973.
    https://doncurzionitoglia.wordpress....ochet-parte-3/
    (…) Terza parte
    Il problema del golpe militare dell’11 settembre del 1973
    (…) Il golpe fu accolto con sollievo dalla maggioranza della popolazione cilena, tranne qualche sparuto gruppo di sinistra radicale.
    (…)Tentativo di autogolpe da parte di Allende
    Occorre sapere che Allende stava preparando, come scritto nel primo articolo, un auto-golpe, chiamando i militari ad entrare nel suo governo per poi imporre una dittatura comunista militare sullo stampo di quella castrista e sovietica. L’autogolpe di Allende era previsto per il 19 di settembre; quello capeggiato di Pinochet1 (11 settembre) lo precedette di una sola settimana. Questo fatto è stato confermato da Patricio Aylwin, un parlamentare democristiano cileno, che nel 1990 salì alla Presidenza del Cile al posto del dimissionario Pinochet, sconfitto da lui al referendum elettorale. (…)
    Nel 1977 e poi nel 1983 Pinochet dette maggiori libertà, ma la sinistra rivoluzionaria ne approfittò per intensificare la guerriglia. Quindi la giunta militare dovette inasprire la reazione. Vi furono degli eccessi da ambo le parti4, ma quelli commessi dalla ultrasinistra furono di gran lunga superiori. Il 7 settembre 1986 Pinochet con la sua scorta subì un attentato in grande stile, operato da 70 terroristi, che uccisero 5 uomini della scorta presidenziale e ne ferirono gravemente 11. Pinochet ne uscì miracolosamente incolume.
    Nel prossimo articolo vedremo le dimissioni di Pinochet che indisse un Referendum popolare nel 1988.
    (…) Innanzitutto per quanto riguarda la non appartenenza di Pinochet alla massoneria si sappia che “quando aveva 25 anni lo zio lo presentò alla loggia massonica Victoria 15, ma egli non andò mai oltre il grado più basso di ‘compagno’ perché non si presentava alle riunioni e, quindi, ne fu espulso” (http://357.hautetfort.com/archive/20...e-justice.html). Poi Pinochet sciolse la massoneria non appena prese il potere e nel suo epistolario con Giorgio Almirante Pinochet definì Franco e Salazar (fortemente avversi alla massoneria) “i miei maestri”.
    Inoltre per quanto riguarda la politica economica affidata da Pinochet alla supervisione di Milton Friedman si deve sapere che la giunta militare cilena la attuò, ma temperando il liberismo della Scuola di Chicago in un quadro protezionistico, mediante l’intervento – non asfissiante – dello Stato in materia economico/finanziaria, per il bene comune temporale del Cile. Inoltre tra i consiglieri economici di Pinochet figuravano anche i “gremiliasti”, di formazione cattolico/sociale corporativista ed antiliberista. Il Gremialismo è un movimento politico/sociale sorto in Argentina negli anni Quaranta; esso rivendicava il ruolo dei corpi intermedi tra l’individuo e lo Stato, conciliando così, le antiche corporazioni con le moderne strutture capitalistiche.
    (…) il cattolicesimo di Pinochet era di stampo tradizionalista e preconciliare. Infatti egli favorì molto l’installazione della Fraternità San Pio X di mons. Marcel Lefebvre in Cile ( https://www.youtube.com/watch?v=CdA8Ys6Fhx8 ).(…)
    https://doncurzionitoglia.wordpress....ochet-parte-4/

    Quarta ed ultima parte
    1998: Pinochet indice un Referendum e lascia il potere
    I tre Referendum
    Già nel dicembre del 1977 Pinochet si sottomise ad un primo referendum popolare e lo vinse col 77, 47% dei voti. Poi l’11 settembre 1980 fu la volta del secondo, vinto anch’esso col 67% dei voti. Infine nel terzo Referendum del 5 ottobre 1988 Pinochet fu sconfitto di poco (il 54, 7% degli elettori gli votarono contro e il 43, 1% a favore). Il generale accettò serenamente la sconfitta, si dimise e il Cile tornò alla democrazia parlamentare. Il nuovo Presidente fu il democristiano Patricio Aylwin e s’insediò l’11 marzo del 1990. (…)
    (…) Il 10 marzo del 1998, raggiunta l’età del pensionamento (83 anni), Pinochet abbandonò l’incarico di Capo delle Forze Armate e fu nominato, come ex Presidente, senatore a vita.
    Pinochet aveva fatto del Cile, rovinato economicamente e socialmente da Allende, uno dei Paesi finanziariamente più forti dell’America Latina, dove Cuba è all’ultimo posto. (…)
    Conclusione
    A mo’ di riassunto si può dire che
    1°) il golpe dell’11 settembre 1973 ha salvato il Cile dalla catastrofe economico/sociale e dalla dittatura comunista, la quale non si sottopone a Referendum (Fratelli Castro docent);
    2°) le varie iniziative giudiziarie mosse contro Pinochet non erano atti di giustizia, ma erano viziati da pregiudizi ideologici;
    3°) Allende l’11 settembre 1973 non era più il legittimo Presidente del Cile, essendo stato battuto alle elezioni, sfiduciato dalla Magistratura e dal Parlamento;
    4°) Pinochet non è stato un tiranno o un usurpatore del potere, perché il Parlamento e la Magistratura avevano richiesto l’intervento dell’esercito, di cui lui era allora il Capo di Stato Maggiore, per far risolvere Allende a lasciare il potere che non aveva più, ma che voleva prepotentemente continuare ad esercitare;
    5°) certamente vi son state delle violenze da ambo le parti a partire dal golpe, ma ci si trovava in uno stato di guerra civile e l’esercito doveva usare le maniere forti contro i terroristi comunisti foraggiati da Cuba e dall’Urss, che provocavano le rappresaglie dell’esercito con attentati simili a quello di via Rasella in Roma nel 24 marzo del 1944.
    Il verdetto che oggettivamente si può dare sul caso Pinochet è
    1°) di piena assoluzione riguardo alle violenze che si ebbero in Cile e
    2°) di encomio riguardo alla conduzione dello Stato, che in pochi mesi fu rimesso in piedi da una situazione a dir poco catastrofica, in cui l’economia collettivistica comunista di Allende lo aveva sprofondato in appena tre anni di malgoverno.
    d. Curzio Nitoglia.»



    http://www.cattoliciromani.com/12-la...re-di-pinochet

    http://www.ilgiornale.it/news/parla-...-pinochet.html
    http://www.ilgiornale.it/news/vi-rac...o-conosce.html
    “Sono in comunione con la Chiesa Cattolica tutti i battezzati che professano le verità di fede proposte dal Magistero cattolico, che accettano il governo ecclesiastico, e che partecipano ai sacramenti della Chiesa Cattolica.
    Per quanto mi consta Augusto José Ramón Pinochet Ugarte è sempre stato in comunione con la Chiesa Cattolica, e lo era pure in punto di morte.
    Era così profondamente cattolico, che, nel 1986, preso di mira da una sparatoria, attribuì alla Madonna lo scampato pericolo: e la prova era il
    profilo della Vergine disegnato dalle pallottole sulla sua Mercedes corazzata.
    Negli ultimi 30 anni il suo confessore è stato un sacerdote italiano, padre Luciano Bosia, genovese, dell'ordine dei Figli di Santa Maria Immacolata,
    che vive in Cile dal 1970. Un legame molto sentito, un forte rispetto reciproco, tanto che Pinochet lo volle come cappellano militare dell'esercito, nonostante la sua nazionalità non fosse quella cilena.
    Si sono conosciuti a Santiago, qualche anno dopo la presa del potere da parte del generale, quando il sacerdote aveva preso possesso della
    parrocchia del quartiere in cui viveva Pinochet. «Ogni domenica veniva in alta uniforme alla Messa, con la moglie e i figli - racconta padre Bosia -.
    Aveva un alto senso della fede e un grande senso dello Stato».
    Pinochet seguiva spesso la Santa Messa indossando degli occhiali scuri (opino per non rimanere abbagliato dallo splendore dell'Ostia divina...).
    Gli ultimi pensieri del generale, padre Luciano Bosia li porterà sempre chiusi nel suo cuore, un mistero custodito nel segreto della confessione:
    «Pinochet ha mantenuto la sua fermezza fino all'ultimo, crede di aver sempre fatto tutto con estremo senso di responsabilità. I suoi ultimi
    pensieri, fuori dalla confessione, li ha rivolti alla moglie e ai suoi figli, come farebbe qualsiasi persona a questo mondo ispirata dal senso
    cristiano della vita».
    Ma padre Bosia conosceva Pinochet da tanti anni e non ha remore a svelare quello che era stato il grande cruccio del generale dopo la sua caduta: «Ha
    fatto un grande errore, quello di non indire elezioni democratiche dopo primi 2 anni di governo - spiega -. Lui di questo era conscio, sapeva che
    aveva sbagliato perché nei primi anni del suo governo il 90% dei cileni era con lui: è stato dominato dal fanatismo politico».
    Il governo di Allende, la protesta del popolo contro le nazionalizzazioni, gli scioperi generali e la minaccia sovietica sul Cile, quegli anni difficili sono nella mente di chi ha seguito la vicenda da vicino, ma con gli occhi di un osservatore esterno: «Furono anni delicati, racconta padre Luciano, l'intervento di Pinochet fu molto duro, ma salvò il Paese da una guerra civile che era ormai alle porte. Il Cile stava rischiando di diventare un paese comunista sotto il controllo della Russia. La scelta di intervento fatta dai generali dell'esercito direi che fu necessaria, anzi auspicata dal popolo».
    La morte di Augusto Pinochet e quello che sta succedendo a Santiago e in tutto il Paese, secondo il prete italiano, vengono raccontate in Europa in
    maniera molto distorta: «In Italia e nel resto del continente, arrivano immagini e commenti sbagliati di quello che sta accadendo in Cile: centinaia
    di migliaia di persone stanno portando il loro ultimo saluto al generale, ma lì da voi si da più spazio ad un migliaio di persone che in nome del
    comunismo festeggiano bevendo birra per la morte di un uomo».
    Padre Bosia è rimasto legato al generale fino agli ultimi giorni della sua vita, gli ha fatto ogni giorno visita in ospedale, lo ha confessato e gli
    ha dato l'unzione degli infermi: «Sono stato a trovarlo in ospedale, accompagnato dalla moglie Lucia - spiega padre Luciano -, l'ho accompagnato
    spiritualmente alla fine della sua vita terrena: era molto sofferente, ma ha avuto la forza di tenermi la mano, di parlarmi e mi ha chiesto di benedirlo.
    L'ho benedetto perché ha salvato il Cile dalla guerra civile e ha amato la sua terra».
    Ed è così che Augusto Pinochet, cattolico, in perfetta comunione con la Chiesa Cattolica, munito dei sacramenti di Santa Madre Chiesa, è potuto
    andare fiduciosamente, a braccia aperte, incontro a Dio...”





    https://www.facebook.com/romancatholicsnonunacum/



    Les Amis du Christ Roi de France
    http://www.a-c-r-f.com/principal.html

    https://militesvirginismariae.wordpress.com/

    Sede Vacante -
    http://www.catholique-sedevacantiste.fr/



    Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    11 septembre : Saint Jean-Gabriel Perboyre, Lazariste, Martyr en Chine (1802-1840) :: Ligue Saint Amédée
    “11 septembre : Saint Jean-Gabriel Perboyre, Lazariste, Martyr en Chine (1802-1840).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...l_perboyre.jpg







    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  7. #17
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    12 SETTEMBRE 2018: anniversario della battaglia di Vienna del 12 settembre 1683 (onore al Re Giovanni III Sobieski, al Principe Eugenio di Savoia, al Papa Innocenzo XI, a Padre Marco d'Aviano e a tutti i combattenti per Dio, Uno e Trino, per la Grande Patria dell'Europa cattolica, per la Santa Chiesa e per il Cattolicesimo!), FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI MARIA…



    "Il Santo Nome di Maria, 12 settembre"
    "Guéranger, L'anno liturgico - Il Santo Nome di Maria"
    Guéranger, L'anno liturgico - Il Santo Nome di Maria
    http://www.unavoce-ve.it/pg-12set.htm
    «12 SETTEMBRE IL SANTO NOME DI MARIA.»



    Santissimo Nome di Maria
    http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=69950




    "SS. Nome di Maria - Sodalitium"
    SS. Nome di Maria - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/ss-nome-maria/
    «12 settembre, SS. Nome di Maria.

    “Festa del santissimo Nome della beata Maria, che il Sommo Pontefice Innocenzo undecimo ordinò che si celebrasse per l’insigne vittoria riportata a Vienna, in Austria, contro i Turchi, col patrocinio della stessa Vergine”.
    1. O adorabile Trinità, per l’amore con cui scegliesti ed eternamente Ti compiacesti del Santissimo Nome di Maria, per il potere che gli desti, per le grazie che riservasti ai suoi devoti, fa’ che esso sia anche per me fonte di grazia e di felicità. Ave Maria.
    2. O amabile Gesù, per l’amore con cui pronunziasti tante volte il Nome della tua cara Madre e per la consolazione che a Lei procuravi nel chiamarla per nome, raccomanda alle sue speciali cure questo povero tuo e suo servo. Ave Maria.
    3. O Angeli Santi, per la gioia che vi procurò la rivelazione dei Nome della vostra Regina, per le lodi con cui lo celebraste, svelatene anche a me tutta la bellezza, la potenza e la dolcezza e fate che io lo invochi in ogni mio bisogno e specialmente in punto di morte. Ave Maria.
    4. O cara Sant’Anna, buona mamma della Madre mia, per la gioia da te provata nel pronunciare tante volte con devoto rispetto il Nome della tua piccola Maria o nel parlarne con il tuo buon Gioacchino, fa’ che il dolce nome di Maria sia continuamente anche sulle mie labbra. Ave Maria.
    5. E Tu, o dolcissima Maria, per il favore che Dio Ti fece nel donarti Egli stesso il Nome, come a sua diletta Figlia; per l’amore che Tu sempre ad esso mostrasti concedendo grandi grazie ai suoi devoti, concedi anche a me di rispettare, amare ed invocare questo soavissimo Nome. Fa’ che esso sia il mio respiro, il mio riposo, il mio cibo, la mia difesa, il mio rifugio, il mio scudo, il mio canto, la mia musica, la mia preghiera, il mio pianto, il mio tutto, con quello di Gesù, affinché dopo essere stato pace del mio cuore e dolcezza delle mie labbra durante la vita, sia la mia gioia in Cielo. Così sia. Ave Maria.
    Benedetto sempre sia, il Santo Nome di Maria.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...-1-186x300.jpg





    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/




    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php »




    Vienna, 12 settembre 1683 - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/v...ettembre-1683/
    “Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza Comunicato n. 66/18 del 12 settembre 2018, SS. Nome di Maria
    Vienna, 12 settembre 1683
    La battaglia di Vienna, Anno Domini 1683.”
    http://www.centrostudifederici.org/w.../8694013_1.jpg





    https://www.agerecontra.it/2018/09/v...ione-islamica/
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    “Chi è Maria? Catechismo mariano”
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    "Titolo: Chi è Maria? Catechismo mariano
    Sottotitolo: Piccola Somma mariana di Padre Roschini
    Autore: Padre Gabriele Maria Roschini

    Curatore: Carlo Di Pietro
    Collana: Mariologia
    Facciate: 156
    Formato: 14,8x21 (A5)
    Carta: Avoriata 90 gr
    Copertina: Patinata lucida 300 gr
    Finitura: Brossura fresata PUR
    ISBN: 9788890074769
    Contiene anche: Illustrazioni e comodo indice degli articoli
    Sommario
    • Prefazione 7
    • Necessità dello studio di Maria 9
    • Fonti 11
    • I princìpi della dottrina Mariana 13
    • Vantaggi e Divisione 17
    • Storia di Maria 19
    • Il Dogma mariano 29
    • La predestinazione di Maria 31
    • Maria nella predizione profetica 35
    • La missione di Maria nella sua attuazione 39
    • La Madre di Dio 41
    • La Mediatrice degli uomini 45
    • La Corredentrice del genere umano 47
    • La Madre spirituale degli uomini 51
    • La Dispensatrice di tutte la grazie 53
    • La Regalità di Maria 57
    • I privilegi riguardanti l’anima di Maria 61
    • Le perfezioni di cui fu ripiena l’anima di Maria 69
    • I privilegi riguardanti il corpo di Maria 75
    • I privilegi riguardanti sia l’anima che il corpo 77
    • Natura del culto Mariano 83
    • Legittimità del culto Mariano 87
    • Elementi o atti del culto Mariano 89
    • Utilità del culto Mariano 93
    • Origine e sviluppo del culto Mariano 99
    • Pratiche del culto Mariano 103
    • Le principali preghiere a Maria Santissima 123
    • Indice degli articoli con numero di pagina 135
    In sintesi
    Alessandro Roschini nacque a Castel Sant’Elia (Viterbo) nell’anno 1900, prese il nome di Gabriele Maria quando, giovanissimo, entrò nell’Ordine dei Servi di Maria. Sacerdote nel 1924, dottore in Filosofia e maestro in sacra Teologia, consacrò l’intera sua vita alla Madonna, che amò con pietà profonda ed onorò con la predicazione, con l’insegnamento ininterrotto nell’arco di oltre mezzo secolo (anche presso le Università Pontificie di Roma Marianum e Lateranum), con fondamentali studi mariologici e con dotte pubblicazioni. Fu Consultore del Sant’Uffizio e Vicario Generale dell’Ordine (O. S. M.). Nel 1939 fondò la rivista Marianum. Morì a Roma il 12 settembre (Festa del Nome di Maria) del 1977. Teologo di fama mondiale, è considerato il mariologo per eccellenza. Il suo Catechismo mariano è composto da 235 articoli, semplici ma eruditi, ed è un’esposizione chiara, ordinata e sintetica di tutto ciò che riguarda la storia, il dogma ed il culto mariano, secondo la forma classica di domande e risposte. Leggiamo nella Prefazione: «La parola Catechismo, in questo caso almeno, non è affatto sinonimo di insegnamento elementare e per bambini. Esso, quindi, può andare anche tra le mani degli adulti, ossia, di tutti coloro che vogliono procurarsi una cultura sinteticamente completa intorno alla Vergine Santa. È perciò una piccola Somma mariana». Il libro «Chi è Maria? Catechismo mariano», per Sursum Corda, è stato curato dal giornalista e saggista lucano Carlo Di Pietro. Sursum Corda non ha scopo di lucro ed usa interamente i propri introiti per le attività associative e per le opere di misericordia spirituale e corporale."

    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    12 settembre, Santissimo Nome di Maria.

    “Festa del santissimo Nome della beata Maria, che il Sommo Pontefice Innocenzo undecimo ordinò che si celebrasse per l’insigne vittoria riportata a Vienna, in Austria, contro i Turchi, col patrocinio della stessa Vergine”.
    O adorabile Trinità, per l’amore con cui scegliesti ed eternamente Ti compiacesti del Santissimo Nome di Maria, per il potere che gli desti, per le grazie che riservasti ai suoi devoti, fa’ che esso sia anche per me fonte di grazia e di felicità. Ave Maria.
    Dalla bacheca di don Ugo Carandino.»
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    «"La festa di oggi fu estesa alla Chiesa Universale dal beato Innocenzo XI, in ricordo e ringraziamento della vittoria del 1683 a Vienna contro gli invasori Turchi. Fu proprio Papa Innocenzo XI l'artefice della vittoria: col suo paziente e decisivo lavoro diplomatico, anche attraverso la figura di padre Marco d'Aviano, spronò i principi cattolici - accecati dai nazionalismi dell'epoca - a formare una coalizione di stati capaci di sventare il pericolo musulmano.

    Il Papa sognava addirittura di riconquistare Costantinopoli, attraverso un'ardita alleanza tra europei e persiani che mai si realizzò (anche a causa del Regno di Francia).
    Innocenzo XI fu beatificato da Papa Pio XII nel 1956.
    Questa festa appartiene quindi unicamente al Cattolicesimo romano (il Papa, padre d'Aviano, i principi e gli eserciti degli stati cattolici...), non al laicismo massonico (magari in salsa anti-musulmana) che nel 1789 scatenò la guerra contro la Cristianità e che oggi sostiene lo stato israeliano, che si basa sulla negazione della divinità di Gesù Cristo e che ha quasi cancellato la presenza cristiana in Terra Santa."
    Dalla bacheca di don Ugo Carandino.»
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    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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    “IL SANTISSIMO NOME DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA
    Doppio maggiore.
    Paramenti bianchi.
    Guéranger, L'anno liturgico - Il Santo Nome di Maria

    Come qualche giorno dopo Natale si celebra il Santo Nome di Nostro Signore Gesù Cristo, così dopo la festa della Natività di Nostra Signora Beata Vergine Maria Santissima, si glorifica il suo Santo Nome. Otto giorni dopo la nascita della Vergine, come era uso presso i Giudei, i suoi Genitori, ispirati da Dio, dicono san Gerolamo e sant'Antonino, la chiamarono Maria. Per ciò, durante l'Ottava della Natività, la liturgia ha una festa che ci fa onorare questo Santo nome. Tale festa fu concessa per la prima volta alla Diocesi di Cuenca (Spagna) nel 1513 da Papa Giulio II. Poi fu concessa a Milano e a Napoli. Finalmente fu estesa a tutta la Chiesa Latina dal beato Innocenzo XI, fissandola dapprima alla Domenica successiva alla Natività di Nostra Signora Beata Vergine Maria Santissima - trasferita poi alla data odierna da San Pio X nella sua Riforma del Breviario -, “ob insignem victoriam sub ejusdem Vírginis Maríæ præsidio de immaníssimo Turcárum tyranno, cervicibus pópuli christiáni insultante, Viennæ in Austria partam” (Breviario Romano): in ringraziamento cioè della Vittoria di Vienna che la Lega Santa, radunata dal Sommo Pontefice e capitanata da Jan Sobieski, re di Polonia, ottenne, il 12 settembre 1683, contro i Turchi, che assediavano Vienna e minacciavano l'Occidente.
    «Il nome della Vergine, dice il Vangelo, era Maria». «Il nome di Maria è paragonato all'olio [cfr. Cant. I, 3], perché, dopo il nome di Gesù, sopra tutti gli altri nomi, rinvigorisce i deboli, intenerisce gli induriti, guarisce i malati, dà luce ai ciechi, dona forza a chi ha perso ogni vigore, lo unge per nuovi combattimenti, spezza la schiavitù del demonio e, come l'olio sorpassa ogni liquore, sorpassa ogni nome" (Riccardo di san Lorenzo, De Laudibus B. M. V., l. II, c. 2). I Padri e i Dottori nei loro studi si sono esercitati nell'interpretare il Nome benedetto della Madre di Dio: quasi settanta i significati proposti. «Il nome Maria in ebraico significa Signora» come ben dice san Pier Crisologo. Questo nome ben si conviene alla Vergine Santissima in quanto che, come Madre di Nostro Signore Gesù Cristo, partecipa in qualche modo della signoria di Gesù su tutto il mondo. Pronunziare il suo nome, è affermare la sua grande potenza. Inoltre, sant'Alberto Magno scelse quattro significati di tal nome - “illuminatrice, stella del mare, mare amaro, signora o padrona" (In Lucam, I, 27) - che indicano la alta dignità della Vergine come Colei che ci porta Cristo e che a lui ci conduce, come Corredentrice e come Regina universale.
    Offriamo il Santo Sacrificio a Dio per onorare il Santissimo Nome di Nostra Signora Beata Vergine Maria Santissima e ottenere, mediante la sua preghiera, di sperimentare sempre e in ogni luogo la sua protezione (Postcommunio).
    In questa festa, chi confessato e comunicato assiste alla Messa solenne, per concessione del beato Innocenzo XI il 17 luglio 1672, confermata da Pio IX il 3 giugno 1856 acquista Indulgenza Plenaria applicabile ai Defunti. Quest'ultimo poi ha dichiarato che coll'acquisto di tale Indulgenza, basta anche la Messa Parrocchiale o Conventuale, celebrata da un prete solo, come avviene in campagna, o fra le Comunità Religiose.
    * Sermone di san Bernardo Abate.
    Omelia 2 su Missus, verso la fine.
    «E la Vergine, dice, si chiamava Maria» (Luc. 1,27). Parliamo un po' anche di questo nome, che s'interpreta stella del mare, e che conviene perfettamente alla Vergine Madre. Ella infatti è paragonata giustissimamente a un astro, perché come l'astro emette il suo raggio senza alcuna sua alterazione, così la Vergine ha dato alla luce un Figlio senza pregiudizio della sua verginità. E come il raggio non diminuisce per nulla lo splendore dell'astro, così il Figlio della Vergine non toglie niente all'integrità di lei. Essa è dunque quella nobile stella sorta da Giacobbe, il cui raggio illumina il mondo intero, il cui splendore e rifulge nei cieli, e penetra negli abissi; riluce ancora per tutta la terra, e, scaldando più le anime che i corpi, fa crescere la virtù e consuma i vizi. Essa è, dico, quella bella e magnifica stella necessariamente posta al disopra di questo mare profondo e vasto, brillante pe' suoi meriti, luminosa pe' suoi esempi.
    O chiunque tu sia, che nel mare di questo mondo ti senti piuttosto sballottare tra procelle e tempeste, che camminare sulla terra, non torcere gli occhi dal fulgore di questa stella, se non vuoi essere sommerso dai flutti. Se insorgono i venti delle tentazioni, se urti negli scogli delle tribolazioni, riguarda la stella, invoca Maria. Se sei agitato dalle onde della superbia, dell'ambizione, della maldicenza, della gelosia, riguarda la stella, invoca Maria. Se la collera o l'avarizia o le seduzioni della carne agitano la fragile navicella dell'anima, guarda a Maria. Se turbato per l'enormità dei delitti, confuso per la laidezza della coscienza, atterrito per la severità del giudizio, ti senti trascinare nella voragine della tristezza, nell'abisso della disperazione, pensa a Maria.
    Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità, pensa a Maria, invoca Maria. Non si parta dalla tua bocca, non si parta dal tuo cuore; e, per ottenere l'appoggio delle sue preghiere, non perdere mai di vista gli esempi della sua vita. Seguendo lei, non devii; pregandola, non disperi; pensando a lei, non erri; s'ella ti sostiene, non caschi; s'ella ti protegge, non hai a temere; s'ella ti accompagna, non t'affatichi; s'ella ti è propizia, giungerai al termine, e così sperimenterai in te stesso quanto giustamente fu detto: «E la Vergine si chiamava Maria».
    Questo venerabile nome, già onorato da molto tempo in certe parti dell'orbe cristiano, con culto speciale, dopo l'insigne vittoria riportata a Vienna in Austria col soccorso della medesima Vergine Maria sul crudelissimo sultano dei Turchi, che minacciava di soggiogare i popoli cristiani, Papa Innocenzo XI ordinò, che, a perenne memoria di tanto beneficio, si celebrasse ogni anno nella Chiesa universale.
    SANTA MESSA
    ** Omelia di san Pier Crisologo.
    Sermone 142 sull'Annunciazione.
    Avete udito oggi, fratelli carissimi, un Angelo trattare con una donna della riabilitazione dell'uomo. Avete udito trattarsi di ricondurre l'uomo alla vita per il medesimo cammino, che l'aveva condotto alla morte. E un Angelo tratta con Maria della salvezza, perché un altro angelo aveva trattato con Eva della sua rovina. Avete udito questo Angelo rivelare il mezzo ineffabile di costruire col fango della nostra carne un tempio alla divina maestà. Avete udito come un mistero incomprensibile ponga Dio sulla terra e l'uomo nei cieli. Avete udito come la fragile natura del nostro corpo è fortificata dall'esortazione d'un Angelo a portare tutta la gloria della Divinità.
    Infine, affinché in Maria la terra friabile del nostro corpo non si sprofondasse sotto il peso enorme del celeste edificio, e affinché nella Vergine questo virgulto delicato, che doveva portare il frutto di tutto il genere umano, non si rompesse, l'Angelo a togliere ogni timore, prese subito a dire: «Non temere, Maria» (Luc. 1,30). Prima d'enunziare il motivo della sua missione, egli fa intendere alla Vergine con questo nome qual è la sua dignità: infatti, il nome Ebraico, Maria, in Latino significa Sovrana. L'Angelo dunque la chiama Sovrana, perché, destinata ormai a Madre del Dominatore, smetta il timore proprio della servitù, colui che spunterà da lei avendole ottenuto colla propria autorità, ch'ella nascesse e fosse chiamata Sovrana. «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia» (Luc. 1,30). È vero: chi ha trovato grazia non sa temere: E tu hai trovato grazia.
    È beata, ché sola fra tutti meritò di udire: «Hai trovato grazia». Quanta? Quanta aveva detto prima: piena. E veramente piena, essendosi la grazia riversata a flutti abbondanti su questa creatura, così che l'aveva penetrata e riempita: «Perché hai trovato grazia presso Dio» (Ibi). Nel dir ciò, l'Angelo stesso è stupito che, o solo una donna, o tutti gli uomini abbiano meritato la vita per una donna; l'Angelo è sbigottito al vedere scendere nell'angusto seno d'una vergine tutto Dio, che l'universo intero non può contenere. Quindi è che l'Angelo indugia, quindi è che chiama la Vergine con ciò ch'esprime il suo merito, la saluta menzionando la grazia, e a lei che ascolta svela a poco a poco il suo messaggio, senza dubbio affin di farne risaltare il significato, e a poco a poco finisce di calmare la sua lunga trepidazione.”
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    «QUINTO GIORNO INFRA L'OTTAVA DELLA NATIVITÀ DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA. »
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    “SACRO SETTENARIO IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA. (8 - 14 Settembre).

    San Paolo della Croce, come di Gesù Crocifisso, così di Maria Addolorata fu devotissimo fin dalla sua prima adolescenza. La continua meditazione dei patimenti di Gesù e dei dolori di Maria, gl'infuse tanto orrore al peccato, che per conto suo conservò la battesimale innocenza per tutto il lungo corso della sua vita; e per combattere il peccato negli altri, si fece zelantissimo apostolo del Crocifisso e dell'Addolorata. Già più che ottantenne costretto a letto dall'età e dall'infermità, quando partivano o ritornavano i suoi figli dalle strepitose missioni di allora, li benediceva con grande effusione, gl'incoraggiava a combattere satana ed il peccato, ed esclamava commosso: Oh se avessi trent'anni di meno! Vorrei uscire in campo aperto a combattere questo mostro esecrando! Ecco l'essenza della devozione all'Addolorata: l'odio al peccato, che le uccise il Figlio (da Meditazioni di un Passionista sui dolori di Maria, Roma, 1938, n.12)”
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    «NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DELL'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO. (5 - 13 Settembre).»
    “MESE DI SETTEMBRE: MESE DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA.”
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    “NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA. (3 - 11 Settembre).”
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    “DELLE VIRTÙ DI MARIA SANTISSIMA di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. (Glorie di Maria, n. 584-593).”
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    https://www.radiospada.org
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    «12 SETTEMBRE 2018; il SANTO NOME DI MARIA»
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    “L'11-12 Settembre 1683 a Vienna gli Ussari Alati di Giovanni III Sobieski, re di Polonia, salvano l'Europa Cristiana dall'assalto del'Impero Ottomano.”
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    “Il 12 settembre 1866 moriva a Cagliari l'Arcivescovo Emanuele Marongiu Nurra.

    Nato a Bessude (Sassari) il 28 marzo 1794, si laureò in teologia e poi in utroque iure all’Università di Sassari. Nel 1817 fu ordinato Sacerdote. Nei primi anni Venti fu bibliotecario dell'Accademia di Superga a Torino per volontà de Re Carlo Felice. In questo periodo fu intimo di san Giuseppe Cafasso. Nel 1825 viene annoverato fra i Canonici del Capitolo Turritano di cui diviene Vicario. Dal 1830 al 1842 fu Vicario generale dell'Arcidiocesi di Sassari. Nel 1842 fu eletto e consacrato Arcivescovo di Cagliari. Nelle lettere pastorali represse con zelo le idee gianseniste, protestanti e liberali che circolavano nel Regno, con pari ardore difese la superiorità del Sacerdozio sul Regno. Criticò aspramente e condannò la cacciata dei Padri Gesuiti e l'esproprio dei loro beni (1848), e l'arbitraria abolizione dei privilegi ecclesiastici (1849-1850). Parimenti comminava ai fautori di tali provvedimenti eversivi la scomunica maggiore e proibiva ai confessori di assolverli, cosa che per esempio capitò a Giovanni Siotto Pintor. Dopo questi atti, il governo di Torino reagì espellendo il Presule dal Regno. L'Arcivescovo Varesini di Sassari già era stato ridotto agli arresti per non aver voluto esser giudicato da un tribunale laico. Visse in esilio dal 1850 al 1866 presso Pio IX che gli offrì il titolo di vicario generale della basilica Vaticana (1851), poi il patriarcato di Costantinopoli (1855), infine l’arcipretura della basilica Liberiana (1865). Tutto egli rifiutò, continuando a considerarsi pastore della sua Diocesi, che governò a mezzo delle lettere pastorali. Durante il periodo romano tradusse, primo in Italia, la "Regula pastoralis" di san Gregorio Magno.”
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    "Les Amis du Christ Roi de France"
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    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    12 septembre : le Saint Nom de Marie :: Ligue Saint Amédée
    “12 septembre : le Saint Nom de Marie.”
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    AVE MARIA!!!
    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  8. #18
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    13 SETTEMBRE 2018: San Maurilio, Vescovo…



    San Maurilio - Sodalitium
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    «13 settembre, San Maurilio, Vescovo (+ 13 settembre 453).
    “Ad Angers, in Francia, san Maurilio Vescovo, il quale rifulse per innumerevoli miracoli”.»
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    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
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    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
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    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre
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    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php »





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    “SESTO GIORNO INFRA L'OTTAVA DELLA NATIVITÀ DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA.
    Semidoppio.
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    Guéranger, L'anno liturgico - Natività della Beata Vergine Maria
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    “SACRO SETTENARIO IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA. (8 - 14 Settembre).

    San Paolo della Croce, come di Gesù Crocifisso, così di Maria Addolorata fu devotissimo fin dalla sua prima adolescenza. La continua meditazione dei patimenti di Gesù e dei dolori di Maria, gl'infuse tanto orrore al peccato, che per conto suo conservò la battesimale innocenza per tutto il lungo corso della sua vita; e per combattere il peccato negli altri, si fece zelantissimo apostolo del Crocifisso e dell'Addolorata. Già più che ottantenne costretto a letto dall'età e dall'infermità, quando partivano o ritornavano i suoi figli dalle strepitose missioni di allora, li benediceva con grande effusione, gl'incoraggiava a combattere satana ed il peccato, ed esclamava commosso: Oh se avessi trent'anni di meno! Vorrei uscire in campo aperto a combattere questo mostro esecrando! Ecco l'essenza della devozione all'Addolorata: l'odio al peccato, che le uccise il Figlio (da Meditazioni di un Passionista sui dolori di Maria, Roma, 1938, n.12)”
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    «NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DELL'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO. (5 - 13 Settembre).»

    “MESE DI SETTEMBRE: MESE DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA.”
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    “NOVENA IN PREPARAZIONE DELLA FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA. (3 - 11 Settembre).”
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    “DELLE VIRTÙ DI MARIA SANTISSIMA di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. (Glorie di Maria, n. 584-593).”
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    “Il 13 settembre 1598 muore nel Monastero di san Lorenzo de El Escorial Sua Maestà Cattolica Filippo II di Spagna, di Napoli, di Sicilia, di Sardegna, del Portogallo e dell'Algarve, Duca di Milano, Sovrano dei Paesi Bassi e Conte Palatino di Borgogna. Fu la Spada della Controriforma, al servizio della Verità Cattolica
    contro gli eretici. Prima di morire, chiamato a sé l'Infante Filippo, gli diede a intendere quanto caduca sia la vita umana: "Ho voluto, figlio mio, che vi trovaste presente a questa cerimonia, perché vediate come va a finire ogni cosa".”
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    “Il 13 settembre 1821 Papa Pio VII Chiaramonti con la Bolla "Ecclesiam a Jesu" scomunica gli aderenti alla Carboneria.”
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    “Il 13 settembre 1896 Leone XIII pubblica la Lettera Apostolica "Apostolicae curae":
    «... approvando in modo globale tutti i decreti dei Nostri predecessori su questo problema, e confermandoli e rinnovandoli pienamente, in forza della Nostra autorità, di nostra iniziativa, per sicura conoscenza. Noi dichiariamo e proclamiamo che le ordinazioni compiute con il rito anglicano sono state del tutto invalide e sono assolutamente nulle».”
    Leone XIII - Apostolicae curae
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    «Racconti miracolosi.
    Padre Giacinto da Belmonte ha accuratamente raccolto, commentato e divulgato centinaia di Racconti miracolosi, pubblicandoli in due volumi nell’anno 1887.

    Questo primo nostro libro dedicato ai miracoli ne riporta alle stampe, almeno per il momento, una cinquantina. L’epoca moderna è paradossalmente caratterizzata da un’incredulità senza ritegno e, nel contempo, da uno pseudo-misticismo davvero grottesco, talvolta blasfemo e sempre offensivo per l’uomo pio. È stato necessario e quanto mai opportuno, quindi, fare subito chiarezza sull’argomento, usando adeguatamente il Magistero della Chiesa - che puntualmente citiamo - e numerose sentenze di sapienti Autori non contaminati dalla cloaca del Modernismo. Pertanto i Racconti del Padre Belmonte sono preceduti da una lunga introduzione dottrinale suddivisa in dieci capitoli. Miracolo - asserisce Cornelio Alapide - vuol dire opera meravigliosa e straordinaria che non può essere l’effetto di una causa naturale. Il miracolo è una derogazione alle leggi di natura: esso vince di molto le forze dell’uomo; Dio solo può farlo e gli uomini non possono operarne che per mezzo di Dio. Il miracolo è una prova sicura della verità. Può venire solo da Dio come unico padrone della natura. Dio, essendo verità per essenza, non può mai in nessun caso, senza annientare se medesimo, confermare con un vero miracolo una falsità. Dobbiamo distinguere il vero miracolo dal falso miracolo, chiamato prodigio ed operato da imbroglioni o da maliardi in combutta col demonio. Il vero miracolo è la più autentica ed incontestabile testimonianza che si possa avere della verità di una dottrina, perché esso è l’opera propria e sopranaturale di Dio il quale se ne serve a confermare quello che dice e che fa. Egli non può, dunque, permettere miracoli in favore dell’errore; altrimenti si burlerebbe degli uomini e sarebbe Egli stesso autore dell’inganno: il che ripugna! Sant’Agostino dimostra che gli iniqui fanno cose che sembrano miracoli, studiando alla gloria propria; i Santi fanno dei veri miracoli, mirando alla gloria di Dio. Padre Giacinto, al secolo Francesco Saverio Osso, è nato il 23 ottobre 1839 a Belmonte Calabro ed è cresciuto in una casa povera, ma felice. Divenuto Cappuccino, è stato ordinato Sacerdote il 12 gennaio 1865 ad Acri. Uomo dal carattere deciso, ha vissuto con grande dignità e prudenza gli anni della proclamata “libertà”, ossia della soppressione dei conventi, del saccheggio dei beni ecclesiastici e della persecuzione della Chiesa per opera della Massoneria risorgimentale. Nel 1887, considerato uno dei Religiosi più preparati, è stato nominato da Papa Leone XIII Consultore dell’Indice dei libri proibiti, prezioso organo di censura poi eliminato dai Modernisti. Nel 1893 ha benedetto e collocato la prima pietra della chiesa dedicata alla Santa Vergine Immacolata ad Acri. Il 4 ottobre 1899 Padre Giacinto è stato vittima di una rapina, in seguito alla quale è stato colpito da apoplessia. È spirato il 23 ottobre del 1899, lo stesso giorno della nascita. Riposi in pace!
    Prossima uscita per Sursum Corda. Le prime copie - se Dio vuole - saranno disponibili a Modena alla Giornata della Regalità Sociale di Cristo. “NON SERVIAM: IL ’68 CONTRO IL PRINCIPIO DELL’AUTORITÀ”: "Non serviam: il ?68 contro il principio dell'autorità" - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/n...-dellautorita/ »

    «GIOVEDÌ - Mio amabilissimo San Giuseppe, Sposo castissimo di Maria purissima, intercedete sempre per me, vostra indegnissima serva, grazia, misericordia e salute. - Tre Gloria -.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...38&oe=5C3117EE

    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Per chiarire meglio quello che ha scritto e per evitare equivoci, credo sia opportuno citare questa sentenza del Sommo Pio IX:

    "E a questo punto, Diletti Figli Nostri e Venerabili Fratelli, ancora dobbiamo ricordare e biasimare il gravissimo errore in cui sono miseramente caduti alcuni cattolici. Credono infatti che, vivendo nell’errore, lontani dalla vera fede e dall’unità cattolica, possano pervenire alla vita eterna. Ciò è radicalmente contrario alla dottrina cattolica. A Noi ed a Voi è noto che coloro che versano in una invincibile ignoranza circa la nostra santissima religione, ma che osservano con cura la legge naturale ed i suoi precetti, da Dio scolpiti nei cuori di tutti; che sono disposti ad obbedire a Dio e che conducono una vita onesta e retta, possono, con l’aiuto della luce e della grazia divina, conseguire la vita eterna. Dio infatti vede perfettamente, scruta, conosce gli spiriti, le anime, i pensieri, le abitudini di tutti e nella sua suprema bontà, nella sua infinita clemenza non permette che qualcuno soffra i castighi eterni senza essere colpevole di qualche volontario peccato. Parimenti è notissimo il dogma cattolico secondo il quale fuori dalla Chiesa Cattolica nessuno può salvarsi e chi è ribelle all’autorità e alle decisioni della Chiesa, chi è ostinatamente separato dalla unità della Chiesa stessa e dal Romano Pontefice, Successore di Pietro, cui è stata affidata dal Salvatore la custodia della vigna, non può ottenere la salvezza eterna. Infatti le parole di Cristo Nostro Signore sono perfettamente chiare: “Chi non ascolta la Chiesa, sia per te come un pagano o come un pubblicano (Mt 18,17). Chi ascolta voi ascolta me; chi disprezza voi disprezza me, e chi disprezza me disprezza Colui che mi ha mandato (Lc 10,16). Colui che non mi crederà sarà condannato (Mc 16,16). Colui che non crede è già giudicato (Gv 3,18). Colui che non è con me è contro di me, e colui che non accumula con me, dissipa” (Lc 11,23). Allo stesso modo l’Apostolo Paolo dice che questi uomini sono “corrotti e condannati dal loro proprio giudizio” (Tt 3,11) e il Principe degli Apostoli li dice “maestri mendaci che introducono sette di perdizione, rinnegano il Signore, attirano su di sé una rapida rovina” [Epist. 2, c. 2, v. 1]" (Quanto conficiamur).»





    Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    13 septembre : Saint Maurille, Évêque d'Angers (336-426) :: Ligue Saint Amédée
    “13 septembre : Saint Maurille, Évêque d'Angers (336-426).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...t_maurille.jpg







    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  9. #19
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    14 SETTEMBRE 2018: ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE…



    “14 SETTEMBRE: ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE.”
    "Guéranger, L'anno liturgico - Esaltazione della Santa Croce."
    Guéranger, L'anno liturgico - Esaltazione della Santa Croce
    http://www.unavoce-ve.it/pg-14set.htm




    14 Settembre - Esaltazione della Santa Croce
    http://www.preghiereperlafamiglia.it...anta-croce.htm
    "14 SETTEMBRE ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE.”



    PREGHIERE PER LIBERARE ANIME DAL PURGATORIO
    http://www.preghiereagesuemaria.it/p...purgatorio.htm




    «Vi adoro, o Croce santa, che foste ornata del Corpo sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo preziosissimo Sangue. Vi adoro, mio Dio, posto in croce per me. Vi adoro, o Croce santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Così sia.
    (Recitata 33 volte il Venerdì Santo, libera 33 Anime del Purgatorio. Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5. Orazione confermata dai Papi Adriano VI e Gregorio XIII).»




    https://forum.termometropolitico.it/...l#post16553264
    https://forum.termometropolitico.it/...a-s-croce.html
    https://forum.termometropolitico.it/...nta-croce.html




    Esaltazione della Santa Croce - Sodalitium
    «14 settembre, Esaltazione della Santa Croce.

    “Esaltazione della santa Croce, quando l’imperatore Eraclio, vinto il Re Cosroa, la riportò dalla Persia in Gerusalemme”.
    Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi, quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
    Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che, alla vostra santissima presenza prostrato, vi prego con il fervore più vivo di imprimere nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati, e di proponimento di non offendervi, mentre io con tutto l’amore e la compassione vado considerando le vostre cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di voi, o mio Gesù, il santo profeta Davide: “Hanno trapassato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa”. Così sia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...-1-228x300.jpg





    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/




    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    262_ 263. Catechismo San Pio X don Floriano Dal vivo il 14/09/17.
    https://www.youtube.com/watch?v=e-R0St2ronQ
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/ebvre110815[/url]
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    CATECHISMO- PIO X - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/ca...o--pio-x-1.php »





    Tradidi quod et accepi
    http://tradidiaccepi.blogspot.com/


    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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    «Ecce Sancta Crux Domini Nostri Jesu Christi, venite et adorate.»
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    “SILLOGE DI SCRITTI PATRISTICI NELLA FESTA DELL'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.

    • Dal «Commento al Vangelo di san Matteo» di san Giovanni Crisostomo. (54, 4-5)
    Nessuno, dunque, si vergogni dei segni sacri e venerabili della nostra salvezza, della croce che è la somma e il vertice dei nostri beni, per la quale noi viviamo e siamo ciò che siamo. Portiamo ovunque la croce di Cristo, come una corona. Tutto ciò che ci riguarda si compie e si consuma attraverso di essa. Quando noi dobbiamo essere rigenerati dal battesimo, la croce è presente; se ci alimentiamo di quel mistico cibo che è il corpo di Cristo, se ci vengono imposte le mani per essere consacrati ministri del Signore, e qualsiasi altra cosa facciamo, sempre e ovunque ci sta accanto e ci assiste questo simbolo di vittoria. Di qui il fervore con cui noi lo conserviamo nelle nostre case, lo dipingiamo sulle nostre pareti, lo incidiamo sulle porte, lo imprimiamo sulla nostra fronte e nella nostra mente, lo portiamo sempre nel cuore. La croce è infatti il segno della nostra salvezza e della comune libertà del genere umano, è il segno della misericordia del Signore che per amor nostro si è lasciato condurre come pecora al macello (Is. 53,7; cf. Atti, 8, 32). Quando, dunque, ti fai questo segno, ricorda tutto il mistero della croce e spegni in te l'ira e tutte le altre passioni. E ancora, quando ti segni in fronte, riempiti di grande ardimento e rida' alla tua anima la sua libertà. Conosci bene infatti quali sono i mezzi che ci procurano la libertà. Anche Paolo per elevarci alla libertà che ci conviene ricorda la croce e il sangue del Signore: A caro prezzo siete stati comprati. Non fatevi schiavi degli uomini (1 Cor. 7, 23). Considerate, egli sembra dire, quale prezzo è stato pagato per il vostro riscatto e non sarete più schiavi di nessun uomo; e chiama la croce "prezzo" del riscatto.
    Non devi quindi tracciare semplicemente il segno della croce con la punta delle dita, ma prima devi inciderlo nel tuo cuore con fede ardente. Se lo imprimerai in questo modo sulla tua fronte, nessuno dei demoni impuri potrà restare accanto a te, in quanto vedrà l'arma con cui è stato ferito, la spada da cui ha ricevuto il colpo mortale. Se la sola vista del luogo dove avviene l'esecuzione dei criminali fa fremere d'orrore, immagina che cosa proveranno il diavolo e i suoi demoni vedendo l'arma con cui Cristo sgominò completamente il loro potere e tagliò la testa del dragone (cf. Ap. 12, 1 ss.; 20, 1 ss.).
    Non vergognarti, dunque, di così grande bene se non vuoi che anche Cristo si vergogni di te quando verrà nella sua gloria e il segno della croce apparirà più luminoso dei raggi stessi del sole. La croce avanzerà allora e il suo apparire sarà come una voce che difenderà la causa del Signore di fronte a tutti gli uomini e dimostrerà che nulla egli tralasciò di fare - di quanto era necessario da parte sua - per assicurare la nostra salvezza. Questo segno, sia ai tempi dei nostri padri come oggi, apre le porte che erano chiuse, neutralizza l'effetto mortale dei veleni, annulla il potere letale della cicuta, cura i morsi dei serpenti velenosi. Infatti, se questa croce ha dischiuso le porte dell'oltretomba, ha disteso nuovamente le volte del cielo, ha rinnovato l'ingresso del paradiso, ha distrutto il dominio del diavolo, c'è da stupirsi se essa ha anche vinto la forza dei veleni, delle belve e di altri simili mortali pericoli?
    Imprimi, dunque, questo segno nel tuo cuore e abbraccia questa croce, cui dobbiamo la salvezza delle nostre anime. La croce infatti che ha salvato e convertito tutto il mondo, ha bandito l'errore, ha ristabilito la verità, ha fatto della terra cielo, e degli uomini angeli. Grazie a lei i demoni hanno cessato di essere temibili e sono divenuti disprezzabili; la morte non è più morte, ma sonno.
    • Dalla «Catechesi per i neofiti» di san Giovanni Crisostomo. (2, 5)
    Che cosa ne pensi di coloro che ricorrono ad incantesimi ed amuleti oppure si legano alla testa od ai piedi monete di bronzo con l'effigie di Alessandro il Macedone? Ebbene, dimmi: siam proprio noi che, dopo la croce e la morte del Signore, dobbiamo riporre la nostra speranza di salvezza nell'immagine di un re pagano? Non sei a conoscenza delle opere straordinarie che la croce ha prodotto? Ha distrutto la morte ha sconfitto il peccato, ha svuotato l'inferno, ha debellato la potenza del demonio. Non si deve dunque credere ch'essa possa restituire la salvezza ad un corpo? La croce ha fatto risorgere il mondo intero, e tu non le dai fiducia? Che cosa, dunque, non saresti degno di soffrire?
    Non ti vergogni e non arrossisci per il fatto di esserti lasciato sedurre da queste cose, dopo aver conosciuto una dottrina così sublime? Ciò che è ancor più grave, poi, è che, mentre noi cerchiamo di metterti in guardia e di dissuaderti da tutto questo, coloro che ritengono, in questo modo, di giustificarti, dicono: "Ma la donna che fa questi incantesimi è cristiana e non parla d'altro se non del nome di Dio". Ebbene. È proprio per questo che io nutro verso di lei tutto il mio odio e il mio disprezzo giacché, nel momento in cui afferma di esser cristiana, bestemmia il nome di Dio compiendo opere degne dei pagani. Anche i demoni, infatti, pronunciavano il nome di Dio, non per questo, però, cessavano di essere demoni. Nonostante si rivolgessero a Cristo, dicendo: Sappiamo chi sei: il santo di Dio (Mc. 1, 24); egli, tuttavia, li respinse con disprezzo e li scacciò.
    È per questo che vi supplico di astenervi da una simile falsità, affidandovi a queste parole ("Io rinuncio a te, Satana") come ad un sicuro sostegno. E come nessuno di voi oserebbe scendere in piazza svestito o senza calzature, così pure non dovrai mai farlo senza prima aver pronunciato queste parole, nel momento in cui sei sul punto di, varcare la soglia di casa: "Io rinuncio a te, Satana, alla tua vana ostentazione e al tuo culto, per aderire unicamente a te, o Cristo". Non uscire mai, senza prima aver enunciato questo proposito: esso sarà il tuo bastone, la tua corazza, la tua fortezza inespugnabile. Ed insieme a queste parole, imprimi anche il sigillo della croce sulla tua fronte. Così, infatti, non soltanto l'uomo che incontrerai, ma neppure il diavolo stesso potrà minimamente danneggiarti, vedendoti apparire con questa armatura.
    • Dai «Sermoni» di san Leone Magno Papa. (74, 4-5)
    Non ci si deve mostrare sciocchi tra le vanità, né timorosi tra le avversità. Ivi ci allettano le lusinghe, qui ci aggravano le fatiche. Ma poiché la terra è piena della misericordia del Signore (Sal. 32, 5), ovunque ci sostiene la vittoria di Cristo, affinché si adempia la sua parola: Non temete, perché io ho vinto il mondo (Gv. 16, 33). Quando dunque combattiamo, sia contro l'ambizione del mondo, sia contro le brame della carne, sia contro gli strali degli eretici, siamo armati sempre della croce del Signore. E mai ci allontaneremo da questa festa pasquale, se - nella verità sincera - ci asterremo dal fermento dell'antica malizia. Tra tutti i trambusti di questa vita, oppressa da molte passioni, dobbiamo ricordare sempre l'esortazione dell'Apostolo che ci istruisce dicendoci: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Egli, sussistendo nella natura di Dio, non stimò rapina lo stare alla pari con Dio, ma annientò se stesso prendendo la natura di servo, divenendo simile agli uomini e fu da tutti ritenuto come uomo. Umiliò se stesso facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. E perciò Dio lo ha esaltato e gli ha donato il nome che sovrasta ogni nome, tanto che nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e sotterra, e ogni lingua proclami che Signore è Gesù Cristo nella gloria di Dio Padre (Fil. 2, 5ss.). Se comprendete dunque questo grande mistero di carità e soppesate ciò che l'unigenito Figlio di Dio compì per la salvezza del genere umano, abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù e la sua umiltà non sia disprezzata da nessun ricco, non sia vergognosa a nessun nobile: nessuna prosperità umana, infatti, può giungere a tale vetta, da ritenere ignominioso che Dio, sussistendo nella natura di Dio, non ha ritenuto indegno assumere la natura di servo. Imitate ciò che ha fatto, amate ciò che ha effettuato e, trovando in voi tanto amore gratuito di Dio, riamate in lui la vostra natura. Come egli non perse la ricchezza per la povertà, non diminuì nella gloria per l'umiltà, non smarrì l'eternità per la morte, così voi, sui suoi passi, sulle sue orme, disprezzate i beni terreni per raggiungere quelli celesti. Abbracciare la croce è uccidere le cupidigie, annientare i vizi, allontanarsi dalla vanità, è rinunciare ad ogni errore. Nessun impudico infatti, nessun lussurioso, nessun superbo né avaro celebra la Pasqua del Signore.
    • Dalla «Predica per la festa di un santo martire» di san Gregorio Magno Papa.
    In due modi portiamo la croce del Signore: quando con la rinuncia domiamo la carne e quando, per vera compassione del prossimo, sentiamo i suoi bisogni come fossero nostri. Chi soffre personalmente quando il prossimo è ammalato, porta la croce del Signore. Ma si sappia bene: vi sono alcuni uomini che domano con gran rigore la loro carne non per la volontà di Dio, ma solo per futile vanagloria. E ve ne sono altri, e molti, che hanno compassione del prossimo non in modo spirituale, ma solo carnale; e questa compassione non è in loro virtù, ma piuttosto vizio, per la loro esagerata tenerezza. Tutti costoro sembra che portino la croce del Signore, ma essi non seguono il Signore. Per questo la Verità dice rettamente: "Chi non porta la mia croce e mi segue, non può essere mio discepolo". Infatti, portare la croce e seguire il Signore significa rinunciare completamente ai piaceri carnali e aver compassione del prossimo per vero zelo della beatitudine. Chi fa ciò solo con fine umano, porta la croce, ma non segue il Signore.
    • Dai «Discorsi» di sant'Andrea di Creta, vescovo.
    (Disc. 10 sull'Esaltazione della santa croce; PG 97,1018-1019.1022-1023)
    La croce è gloria ed esaltazione di Cristo.

    Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla terra del peccato e saliamo verso le altezze. È tale e tanta la ricchezza della croce che chi la possiede ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. È in essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale.
    Se infatti non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua, che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la libertà, non potremmo godere dell'albero della vita, il paradiso non sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non sarebbe stata vinta, l'inferno non sarebbe stato spogliato.
    È dunque la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile, perché, per suo mezzo, abbiamo conseguito molti beni, tanto più numerosi quanto più grande ne è il merito, dovuto però in massima parte ai miracoli e alla passione del Cristo. È preziosa poi la croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio. Patibolo per la sua volontaria morte su di essa. Trofeo perché con essa fu vinto il diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte. Inoltre la potenza dell'inferno venne fiaccata, e così la croce è diventata la salvezza comune di tutto l'universo.
    La croce è gloria di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa della sua passione. Per convincerti che la croce è la gloria di Cristo, senti quello che egli dice: «Ora il figlio dell'uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e lo glorificherà subito» (Gv 13, 31-32).
    E di nuovo: «Glorificami, Padre, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse» (Gv 17, 5). E ancora: «Padre glorifica il tuo nome. Venne dunque una voce dal cielo: L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò» (Gv 12, 28), per indicare quella glorificazione che fu conseguita allora sulla croce. Che poi la croce sia anche esaltazione di Cristo, ascolta ciò che egli stesso dice: Quando sarò esaltato, allora attirerò tutti a me (cfr. Gv 12, 32). Vedi dunque che la croce è gloria ed esaltazione di Cristo.
    • Dall'«Esposizione della fede ortodossa» di san Giovanni Damasceno. (4, 11)
    Il linguaggio della croce è follia per quelli che si perdono; per noi che ci salviamo, invece, potenza di Dio (1 Cor. 1, 18). L'uomo spirituale, infatti, "giudica ogni cosa" (1 Cor. 2, 15), mentre quello animale non accetta le cose dello Spirito (1 Cor. 2, 14). Follia è, infatti, quella di coloro che si rifiutano di credere e di riflettere sulla bontà e l'onnipotenza di Dio, indagando sulle realtà divine con le loro categorie umane e naturali, senza rendersi conto che tutto ciò che riguarda la divinità trascende la natura, la razionalità e la conoscenza. Se ci si domanda, infatti, il come ed il perché Iddio abbia creato dal nulla tutte le cose, e si cerca di scoprirlo con le sole facoltà razionali che la natura ci mette a disposizione, non si approda a nulla, giacché una scienza come questa è terrestre e diabolica. Tutto è semplice e lineare invece, ed il cammino è spedito per chi, condotto per mano, per così dire, dalla fede, va alla ricerca del Dio buono, onnipotente, vero, sapiente e giusto. Senza la fede, infatti, nessuno può salvarsi (cf. Eb 11, 6): è in virtù della fede che tutte le cose, sia le umane che le trascendenti, acquistano significato e valore. Senza l'intervento della fede il contadino non ara il suo campo, il mercante non mette a repentaglio la sua vita, su di una piccola nave, fra le onde tempestose del mare; senza fede non si contraggono matrimoni né si porta a termine alcun'altra attività della vita. È la fede a farci comprendere come tutto sia stato creato dal nulla grazie alla potenza divina. Con la fede intendiamo correttamente ogni cosa, umana o divina che sia. La fede, insomma, è il consenso formulato senza riserve.
    Tutte le opere ed i miracoli compiuti dal Cristo, dunque, appaiono manifestazioni grandiose, divine, straordinarie; la più strepitosa di tutte, però, è la sua venerabile croce. È grazie a questa, infatti, e non ad altro, che la morte fu sconfitta, il peccato del progenitore ricevette la sua espiazione, l'inferno venne spogliato, fu elargita la risurrezione; è stata la croce a guadagnarci la forza di disprezzare i beni del mondo e persino la morte, a prepararci il ritorno all'antica beatitudine, a spalancarci le porte del cielo; soltanto la croce del Signore nostro Gesù Cristo, infine, ha elevato l'umanità alla destra di Dio, promuovendoci alla dignità di suoi figli ed eredi. Tutto questo ci ha procurato la croce! Tutti noi, infatti, ricorda l'Apostolo, che siamo stati battezzati in Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte (Rm. 6, 3). Tutti noi, battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (Gal. 3,27). E Cristo, poi, è potenza e sapienza di Dio (1 Cor. 1, 24). Ecco, la morte di Cristo, cioè la croce, ci ha rivestito dell'autentica potenza e sapienza di Dio. La potenza di Dio, da parte sua, si manifesta nella croce, sia perché la forza divina, cioè la vittoria sulla morte, ci si è mostrata attraverso la croce; sia in quanto, allo stesso modo come i quattro bracci della croce si uniscono fra loro nel punto centrale, così pure, attraverso la potenza di Dio, si assimilano l'una con l'altra l'altezza e la profondità, la lunghezza e la larghezza: in altre parole, tutta la creazione, nella sua dimensione materiale come in quella invisibile.
    La croce è stata impressa sulla nostra fronte come un segno, non diversamente dalla circoncisione per Israele. In virtù di questo segno, noi fedeli siamo riconosciuti e distinti dagli increduli. La croce è per noi lo scudo, la corazza ed il trofeo contro il demonio. È il sigillo grazie al quale l'angelo sterminatore ci risparmierà, come afferma la Scrittura (cf. Ebr. 11, 28). E lo strumento per risollevare coloro che giacciono, il puntello a cui si appoggia chi sta in piedi, il bastone degli infermi, la verga per condurre il gregge, la guida per quanti si volgono altrove, il progresso dei principianti, la salute dell'anima e del corpo, il rimedio di tutti i mali, la fonte d'ogni bene, la morte del peccato, la pianta della risurrezione, l'albero della vita eterna.
    Questo legno davvero prezioso e degno di venerazione, perciò, sul quale Cristo si sacrificò per noi, deve giustamente divenire oggetto della nostra adorazione, giacché fu come santificato dal contatto con il santissimo corpo e sangue del Signore. Come pure si dovrà rivolgere la nostra devozione ai chiodi, alla lancia, agli indumenti ed ai santi luoghi nei quali il Signore si è trovato: la mangiatoia, la grotta, il Golgota che ci ha recato la salvezza, il sepolcro che ci ha donato la vita, Sion, roccaforte delle Chiese, e tutti gli altri... Se, infatti, ricordiamo con affetto, fra gli oggetti che son stati nominati, la casa ed il letto e la veste del Signore, quanto più dovranno esserci care, tra le cose di Dio e del Salvatore, quelle che ci hanno procurato anche la salvezza?
    Adoriamo l'immagine stessa della preziosa e vivificante croce, di qualunque materia sia composta! Non intendiamo onorare, infatti l'oggetto materiale (non sia mai!), bensì il significato ch'esso rappresenta, il simbolo, per così dire, di Cristo. Egli stesso, d'altronde, istruendo i suoi discepoli, ebbe a dire: Apparirà allora nel cielo il segno del Figlio dell'uomo (Mt. 24, 30), cioè la croce. Ed anche l'angelo che annunciò alle donne la risurrezione di Cristo disse: Voi cercate Gesù di Nazaret, il crocifisso (Mc. 16, 6). E l'Apostolo, da parte sua: Noi predichiamo, avverte, il Cristo crocifisso (1 Cor. 1, 23). Vi sono, infatti, molti Cristi e Gesù; uno solo, però, è il crocifisso. L'Apostolo, poi, non dice: "colui che è stato trafitto dalla lancia", bensì "il crocifisso". Dobbiamo, perciò, adorare il simbolo del Cristo: ovunque, infatti, si troverà quel segno, lì sarà presente il Signore stesso. La materia di cui è composta l'immagine della croce, invece, anche se fosse d'oro o di pietre preziose, non è più degna di alcuna venerazione, una volta scomparsa, per qualsiasi motivo, la figura originaria. Tutti gli oggetti consacrati a Dio, perciò, noi li veneriamo in modo tale, da riferire alla persona divina il culto che osserviamo per essi.
    • Dal «Discorso sull'adorazione della croce» di san Teodoro Studita.
    O dono preziosissimo della croce! Quale splendore appare alla vista! Tutta bellezza e tutta magnificenza. Albero meraviglioso all'occhio e al gusto e non immagine parziale di bene e di male come quello dell'Eden.
    È un albero che dona la vita, non la morte, illumina e non ottenebra, apre l'udito al paradiso, non espelle da esso.
    Su quel legno sale Cristo, come un re sul carro trionfale. Sconfigge il diavolo padrone della morte e libera il genere umano dalla schiavitù del tiranno. Su quel legno sale il Signore, come un valoroso combattente. Viene ferito in battaglia alle mani, ai piedi e al divino costato. Ma con quel sangue guarisce le nostre lividure, cioè la nostra natura ferita dal serpente velenoso.
    Prima venimmo uccisi dal legno, ora invece per il legno recuperiamo la vita. Prima fummo ingannati dal legno, ora invece con il legno scacciamo l'astuto serpente. Nuovi e straordinari mutamenti! Al posto della morte ci viene data la vita, invece della corruzione l'immortalità, invece del disonore la gloria. Perciò non senza ragione esclama il santo Apostolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6, 14). Quella somma sapienza che fiorì dalla croce rese vana la superba sapienza del mondo e la sua arrogante stoltezza. I beni di ogni genere, che ci vennero dalla croce, hanno eliminato i germi della cattiveria e della malizia. All'inizio del mondo solo figure e segni premonitori di questo legno notificavano ed indicavano i grandi eventi del mondo. Stai attento, infatti tu, chiunque tu sia, che hai grande brama di conoscere. Noè non ha forse evitato per sé, per tutti i suoi familiari ed anche per il bestiame, la catastrofe del diluvio, decretata da Dio, in virtù di un piccolo legno? Pensa alla verga di Mosè. Non fu forse un simbolo della croce? Cambiò l'acqua in sangue, divorò i serpenti fittizi dei maghi, percosse il mare e lo divise in due parti, ricondusse poi le acque del mare al
    loro normale corso e sommerse i nemici, salvò invece coloro che erano il popolo legittimo. Tale fu anche la verga di Aronne, simbolo della croce, che fiorì in un solo giorno e rivelò il sacerdote legittimo. Anche Abramo prefigurò la croce quando legò il figlio sulla catasta di legna. La morte fu uccisa dalla croce e Adamo fu restituito alla vita. Della croce tutti gli apostoli si sono gloriati, ogni martire ne venne coronato, e ogni santo santificato. Con la croce abbiamo rivestito Cristo e ci siamo spogliati dell'uomo vecchio. Per mezzo della croce noi, pecorelle di Cristo, siamo stati radunati in un unico ovile e siamo destinati alle eterne dimore.”
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    “ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
    Doppio maggiore.
    Paramenti rossi.
    Guéranger, L'anno liturgico - Esaltazione della Santa Croce
    Il 14 settembre 320 si fece la consacrazione della della basilica costantiniana che racchiudeva la sommità del Calvario e il Santo Sepolcro. «Fu allora, dice Eteria, che si scoprì la Croce. Ed è per questo che si celebra l'anniversario con altrettanta solennità quanto a Pasqua ed all'Epifania». Di qui ebbe origine la festa dell'Esaltazione della Croce. «Allorché sarò esaltato, attirerò tutto a me» (Vangelo) aveva detto Gesù. E poiché il Salvatore si è umiliato, facendosi obbediente sino alla morte sulla croce, Dio l'ha innalzato e gli ha dato un nome al di sopra di ogni altro nome (Epistola). Così dobbiamo gloriarci nella Croce di Gesù, perché è la nostra vita e la nostra salvezza (Introito), e protegge i suoi servi dalle insidie dei nemici (Offertorio, Communio, Postcommunio).
    Verso la fine del regno di Foca, Cosroe, re dei Persiani, si impadronì di Gerusalemme, fece perire molte migliaia di cristiani e trasportò in Persia la Croce di nostro Signore, che Elena aveva deposto sul monte Calvario. Eraclio, successore di Foca, dopo aver implorato fervorosamente l'aiuto divino, riunì un'armata e sconfisse Cosroe. Allora egli esigette la restituzione della Croce del Signore. Questa preziosa reliquia venne così ricuperata, dopo quattordici anni dacché era caduta in possesso dei Persiani. Di ritorno a Gerusalemme, Eraclio la prese sulle spalle e la riportò con gran pompa sul Calvario (630). Questo atto, secondo una tradizione popolare, fu accompagnato da uno strepitoso miracolo. Eraclio, carico d'oro e di pietre preziose, sentì una forza invincibile arrestarlo dinanzi alla porta che conduceva al Monte Calvario; più faceva sforzi per avanzare, più gli sembrava di essere fortemente trattenuto. Poiché l'imperatore e con lui tutti i testimoni della scena erano stupefatti, Zaccaria, vescovo di Gerusalemme, gli disse: «O imperatore, con questi ornamenti di trionfo, tu non imiti affatto la povertà di Gesù Cristo, e l'umiltà con la quale Egli portò la Croce». Eraclio si spogliò allora delle splendide vesti, e toltosi i calzari, si gettò sulle spalle un semplice mantello e si rimise in cammino. Fatto questo, egli compì facilmente il resto del tragitto, e rimise la Croce sul monte Calvario, nello stesso luogo donde i Persiani l'avevano portata via. La solennità dell'Esaltazione della Santa Croce, che si celebrava già ogni anno in questo stesso giorno, prese allora una grande importanza, in ricordo del fatto che l'imperatore Eraclito aveva rimessa la Croce proprio nello stesso luogo dove era stata eretta la prima volta per la crocifissione del Salvatore».
    Uniamoci in ispirito ai fedeli che, nella Chiesa di Santa Croce a Roma, venerano oggi le reliquie esposte del Sacro Legno, affinché, essendo stati ammessi ad adorare la Croce sulla terra in questa solennità, nella quale ci rallegriamo per la sua Esaltazione, siamo messi in possesso per tutta l'eternità della salvezza e della gloria che essa ci ha procurato (Orazione, Secreta).
    * Sulla fine del regno di Foca, Cosroe, re dei Persiani occupato l'Egitto e l'Africa e presa Gerusalemme e massacrativi molte migliaia di Cristiani, trasportò in Persia la Croce di Cristo Signore, che Elena aveva riposto sul monte Calvario. Pertanto Eraclio, successore di Foca, stanco delle molte molestie e calamità della guerra, domandò la pace; ma Cosroe, inorgoglito delle vittorie, non volle concederla a nessun patto. In questa estremità ricorse a continui digiuni e preghiere, implorando con gran fervore l'aiuto di Dio; per cui ispirazione radunato un esercito, ingaggiò battaglia col nemico, e sconfisse tre generali di Cosroe coi loro tre eserciti.
    Cosroe, abbattuto da queste sconfitte, prese la fuga, designando, mentre si disponeva a passare il Tigri, suo socio nel regno il figlio Medarse. Ma Siroe, figlio maggiore di Cosroe, sdegnato crudelmente per quest'affronto, decise di sopprimere il padre e il fratello; cosa che fece poco dopo al ritorno dei due fuggitivi, e ottenne da Eraclio il diritto di regnare a certe condizioni, la prima delle quali fu la restituzione della Croce del Signore. Così la Croce fu ricuperata dopo quattordici anni, ch'era caduta in potere dei Persiani. Di ritorno a Gerusalemme, Eraclio la riportò sulle proprie spalle con gran pompa sul monte in cui l'aveva portata il Salvatore.
    Questo fatto fu segnalato da un gran miracolo. Perché Eraclio, carico di oro e di gemme, fu costretto di fermarsi alla porta che conduceva al monte Calvario. E più si sforzava d'andare avanti, e più si sentiva trattenere. Stupiti della cosa e lo stesso Eraclio e tutti gli altri, Zaccaria, vescovo di Gerusalemme: Vedi, imperatore, disse, che con questi ornamenti di trionfo imiti poco la povertà e l'umiltà di Gesù Cristo con cui egli portò la Croce. Allora Eraclio, gettate le splendide vesti e toltesi le scarpe e indossato un abito volgare, fece facilmente il resto del viaggio, e rimise la Croce nello stesso posto del Calvario, donde l'avevano asportata i Persiani. Quindi la festa dell'Esaltazione della santa Croce, che si celebrava ogni anno in questo stesso giorno, cominciò ad avere maggior importanza in memoria del fatto ch'era stata riposta da Eraclio nel luogo stesso, dove fu innalzata la prima volta per il Salvatore.
    SANTA MESSA
    - All'Epistola.Il figlio di Dio dopo essersi unito a una natura, che relativamente a Dio, Creatore e Sovrano Padrone di tutte le cose, è una natura servile, si è abbassato più ancora accettando di subire il supplizio infame della Croce.
    - Al Vangelo.
    Il tratto del Vangelo che segue, contiene una chiara allusione da parte di Gesù alla sua morte in Croce ed all'efficacia del suo sacrificio. Proprio la morte più ignominiosa, quella della Croce, doveva servire a trarre alla fede e alla salvezza tutti i popoli.
    ** Omelia di san Leone Papa.
    Sermone 8 sulla Passione del Signore, dopo la metà.
    Dopo l'esaltazione di Cristo sulla Croce, o dilettissimi, il vostro spirito non si rappresenti soltanto l'immagine che colpì la vista degli empi, ai quali dice Mosè: «La tua vita sarà sospesa dinanzi ai tuoi occhi, e sarai in timore notte e giorno, e non crederai alla tua vita» (Deut. 28,66). Infatti essi davanti al Signore crocifisso non potevano scorgere in lui che il loro delitto, ed avevano non il timore che giustifica mediante la vera fede, ma quello che tortura una coscienza colpevole. Ma la nostra intelligenza, illuminata dallo spirito di verità, abbracci con cuore puro e libero la Croce, la cui gloria risplende in cielo e in terra; e coll'acume interno penetri il mistero che il Signore, parlando della sua prossima passione, annunziò così: «Adesso si fa il giudizio di questo mondo, adesso il principe di questo mondo sarà cacciato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutto a me» (Joann. 12,21).
    O virtù ammirabile della Croce! o gloria ineffabile della Passione, in cui è e il tribunale del Signore, e il giudizio del mondo, e la potenza del Crocifisso! Sì, o Signore, attirasti tutto a te, allorché, «dopo aver steso tutto il giorno le tue mani a un popolo incredulo e ribelle» (Is. 65,2), l'universo intero comprese che doveva rendere omaggio alla tua maestà. Attirasti, Signore, tutto a te, allorché tutti gli elementi non ebbero che una voce sola per esecrare il misfatto dei Giudei; allorché oscuratisi gli astri del cielo e il giorno cangiatosi in notte, anche la terra fu scossa da scosse insolite, e la creazione intera si rifiutò di servire agli empi. Attirasti, Signore, tutto a te, perché squarciatosi il velo del tempio, il Santo dei santi rigettò gl'indegni pontefici, per mostrare che la figura si trasformava in realtà, la profezia in dichiarazioni manifeste, la legge nel Vangelo.
    Attirasti, Signore, tutto a te, affinché la pietà di tutte le nazioni che sono sulla terra celebrasse, come un mistero pieno di realtà e senza alcun velo, quanto era nascosto nel solo tempio della Giudea, sotto l'ombre delle figure. Difatti ora e l'ordine dei leviti è più splendido, e la dignità dei sacerdoti è più grande, e l'unzione che consacra i pontefici contiene maggior santità: perché la tua Croce è la sorgente d'ogni benedizione, il principio d'ogni grazia; essa fa passare i credenti dalla debolezza alla forza, dall'obbrobrio alla gloria, dalla morte alla vita. E adesso che i diversi sacrifici d'animali carnali sono cessati, la sola oblazione del corpo e sangue tuo rimpiazza tutte le diverse vittime che la rappresentavano: ché tu sei il vero «Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo» (Joann. 1,29); e così tutti i misteri si compiono talmente in te, che, come tutte le ostie che ti sono offerte non fanno che un solo sacrificio, così tutte le nazioni della terra non fanno che un solo regno.”
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    «14 SETTEMBRE 2018: ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE.»
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    “Vi adoro, o Croce santa, che foste ornata del Corpo sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo preziosissimo Sangue. Vi adoro, mio Dio, posto in croce per me. Vi adoro, o Croce santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Così sia.
    (Recitata 33 volte il Venerdì Santo, libera 33 Anime del Purgatorio. Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5. Orazione confermata dai Papi Adriano VI e Gregorio XIII).”




    Guéranger, L'anno liturgico - Esaltazione della Santa Croce
    http://www.unavoce-ve.it/pg-14set.htm




    Ligue Saint Amédée
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    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
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    “Ligue Saint Amédée‏ @SaintAmedee
    14 Septembre : Exaltation de la Sainte Croix.”

    14 septembre : Exaltation de la Sainte Croix :: Ligue Saint Amédée
    «14 septembre : Exaltation de la Sainte Croix.»
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    Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi, quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    24 SETTEMBRE 2018: NOSTRA SIGNORA DELLA MERCEDE…



    «24 SETTEMBRE: MADONNA DELLA MERCEDE.»
    "Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 24 settembre. Madonna della Mercede."
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 24 settembre. Madonna della Mercede
    http://www.unavoce-ve.it/pg-24set.htm




    Beata Vergine della Mercede - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/beata-vergine-della-mercede/
    «24 settembre, Beata Vergine della Mercede.

    “Festa della beata Vergine Maria detta della Mercede, Fondatrice sotto tale nome dell’Ordine per la redenzione degli schiavi. La sua Apparizione si commemora il dieci Agosto”.
    Salve o Maria, Madre purissima della Mercede, fonte perenne da cui derivano a noi le grazie del Signore, esempio di virtù da cui le nostre anime apprendono la loro perfezione. Il tuo nome risuona festoso in cielo ed in terra ed è per tutti luce e splendore che rischiara santamente l’intelletto, fortezza che rende invincibile il cuore contro gli assalti nemici. Tu sei rifugio dei cristiani e sei ancora la padrona dei loro affetti, dei loro pensieri. Tu per liberare i fedeli dalle catene dei maomettani discendesti dal cielo. Per questo tutto il mondo riconoscente ti acclama sua dolce consolatrice. O Vergine Santa, poiché ti sei compiaciuta di unire alla suprema dignità di Madre di Dio e degli uomini, il nome e l’ufficio pietoso di Madre e Redentrice degli schiavi, degnati di stendere il tuo manto benedetto su di noi, devoti di sì caro nome e su tutti i cristiani vivi e defunti, affinché salvati dalla tua materna protezione da quanti mali ci affliggono, veniamo a rallegrarci con te eternamente nel gaudio del Signore. Così sia.»
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    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/





    Santa Messa domenicale celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (TV) l’anno scorso, 24 settembre 2017:


    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    XVI domenica d. Pentecoste - B.V. Mercede (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=EYx_caM40rs
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php »





    http://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
    «Preghiera al Santo del giorno.

    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.

    Eterno Padre, intendo onorare le sante Vergini Aurélia e Neomisia, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di queste sante, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, le sante Vergini Aurélia e Neomisia possano essere mie avvocate e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.»

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    Tradidi quod et accepi
    http://tradidiaccepi.blogspot.com/


    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
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    «NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA DELLA MERCEDE.
    Doppio maggiore.
    Paramenti bianchi.
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 24 settembre. Madonna della Mercede

    Mentre i Saraceni soggiogavano parte della Spagna e menavano schiavi in Africa tanti Cristiani, Nostra Signora Beata Vergine Maria Santissima, la notte del 1° agosto 1218, apparve a Barcellona a san Pietro Nolasco, a san Raimondo di Peñafort e a Giacomo I re d’Aragona, per suggerir loro la fondazione, sotto il nome della Mercede, dell’Ordine della Redenzione degli schiavi, con lo scopo di liberare i Cristiani dalla schiavitù dei Saraceni (Orazione). Per conseguenza, il 10 agosto successivo, il re Giacomo I decretò la fondazione dell'Ordine reale, militare e religioso di Nostra Signora della Mercede, e concedette ai suoi membri il privilegio di portare sul petto il suo stemma.
    Fra gli iscritti a questo Ordine vi erano moltissimi cavalieri, e, mentre i chierici recitavano il divin ufficio, essi sorvegliavano le coste e liberavano i prigionieri. Questa opera si sparse per tutto il mondo e diede eroi di santità e uomini ardenti di carità e di pietà senza pari, che si dedicavano a raccogliere le elemosine dei Cristiani, per riscattare i loro fratelli, e che sovente davano se stessi in ostaggio per liberare un gran numero di prigionieri. L’Ordine fu approvato da papa Gregorio IX il 17 gennaio 1235.
    Questa festa, celebrata dapprima dall'Ordine di Nostra Signora della Mercede, fu estesa alla Chiesa universale da Innocenzo XII nel XVII secolo.
    • Il tempo in cui la più vasta e più bella parte della Spagna era oppressa dal barbaro giogo dei Saraceni, e innumerevoli fedeli sotto sì inumana e infelice schiavitù, correvano grandissimo pericolo di rinnegare la fede cristiana, e di compromettere l'eterna salute, la beatissima Regina del cielo volendo benevolmente rimediare ai mali sì grandi e numerosi, manifestò la sua estrema carità per liberarli. Difatti, mentre san Pietro Nolasco, rinomato per pietà e ricchezze, andava continuamente ruminando nelle sue sante meditazioni in qual maniera poter venire in aiuto delle calamità di tanti Cristiani degenti sotto la dominazione dei Mori, gli apparve con volto ilare la stessa beatissima Vergine, dicendogli come sarebbe accettissimo a lei e al suo Figlio unigenito, se si fondasse in suo onore un ordine religioso avente per scopo di liberare gli schiavi dalla tirannide dei Turchi. Incoraggiato da questa celeste visione, l'uomo di Dio, sentissi avvampare d'un'ardente carità, e non ebbe in cuore più che una sola brama, di consacrare se stesso e l'ordine che avrebbe istituito alla pratica continua di questo amore generosissimo per cui ciascuno avrebbe data la sua vita per gli amici e per il suo prossimo.
    La medesima notte, la santissima Vergine apparve anche al beato Raimondo di Peñafort e a Giacomo re d'Aragona, esortandoli a istituire lo stesso ordine religioso, e persuadendoli a concorrere colla loro fortuna alla fondazione di sì bell'opera. Pietro poi corse subito ai piedi di Raimondo, suo confessore, e gli fece conoscere ogni cosa; e trovatolo al corrente di tutto per rivelazione celeste, si mise umilmente sotto la sua direzione. Ma sopraggiunto il re Giacomo, decise d'eseguire quanto la beatissima Vergine gli aveva rivelato. Quindi, dopo aver conferito fra loro, trovatisi d'accordo intrapresero la fondazione d'un ordine in onore della Vergine Madre, sotto il nome di santa Maria della Mercede o della Redenzione degli schiavi.
    Pertanto il 10 d'Agosto dell'anno del Signore 1218, il re Giacomo decretò la fondazione di quest'istituto già concepito da quei santi uomini, obbligandone i soci con un quarto voto, di rimanere come ostaggi in potere dei pagani, se fosse stato necessario per la liberazione dei Cristiani. Il re concesse loro di portare sul petto le sue proprie armi, e s'interessò di far approvare da Gregorio IX questo istituto e i voti religiosi ispirati da sì sublime carità verso il prossimo. Ma lo stesso Dio, mercé la Vergine Madre, fece crescere talmente questa istituzione, che con molta rapidità e successo si sparse su tutta la faccia della terra, e fiorì di santi uomini insigni per carità e pietà, i quali si dedicavano a raccogliere elemosine dai Cristiani per riscattare i loro fratelli, e dare spesso se stessi come pegno per liberarne un gran numero. Al fine poi di rendere a Dio e alla Vergine Madre le dovute grazie per sì benefica istituzione, la Sede apostolica dopo aver accordato allo stesso ordine innumerevoli privilegi, concedesse di celebrare questa festa particolare e di recitarne l'Ufficio.
    SANTA MESSA
    • Omelia di san Beda, il Venerabile, presbitero.
    Libro 4 Cap. 49 su Luca 11, 27-28.
    Questa donna si mostra in possesso di devozione di fede profonda, poiché, mentre gli scribi ed i farisei tentano il Signore e lo bestemmiano, ella riconosce davanti a tutti la sua incarnazione con tanta sincerità, e la confessa con fede così grande, da confondere e la calunnia dei grandi presenti e la perfidia dei futuri eretici. Infatti, come allora i Giudei, bestemmiando contro le opere dello Spirito Santo, negavano che Cristo fosse vero Figlio di Dio consustanziale al Padre; così in seguito gli eretici, negando che Maria sempre Vergine avesse somministrato, per opera e merito dello Spirito Santo, la materia della propria carne al Figlio unigenito di Dio che doveva nascere con un corpo umano, sostennero che non si doveva riconoscere come vero Figlio dell'uomo e della medesima sostanza della madre.
    Ma se si ritiene che il corpo preso dal Verbo di Dio incarnandosi è estraneo alla carne della vergine Madre, senza motivo vengono detti beati il seno che lo portò e il petto che lo allattò. Ora l'Apostolo dice: "Poiché Dio mandò il suo Figlio, fatto da una donna, sottomesso alla legge". E non bisogna dar retta a coloro che pensano si debba leggere: Nato da una donna, sottomesso alla legge, ma bisogna invece leggere: "Fatto da una donna"; perché, concepito nel seno di una vergine, ha tratto la carne non dal nulla, non da altra cosa, ma dalla carne materna. Altrimenti non si potrebbe dire con verità Figlio dell'uomo colui che non ha avuto origine dall'uomo. Anche noi dunque alziamo la nostra voce contro Eutiche insieme con la Chiesa cattolica, di cui questa donna fu figura; solleviamo anche la mente dal mezzo della folla e diciamo al Salvatore: "Beato il seno che ti ha portato e il petto che hai succhiato". Poiché è veramente madre beata ella che, come disse un autore, ha dato alla luce il Re, che regge il cielo e la terra per i secoli.
    "Non solo, ma beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica". Il Salvatore approva eminentemente l'attestazione di questa donna, affermando che è beata non soltanto colei che aveva meritato di essere madre corporale del Verbo di Dio, ma che sono beati anche tutti coloro che si sforzeranno di concepire spiritualmente lo stesso Verbo istruendosi nella fede e che, praticando le buone opere, lo faranno nascere e quasi lo alimenteranno sia nel proprio cuore, sia in quello del prossimo. Infatti la stessa Madre di Dio è sì beata per aver contribuito nel tempo all'incarnazione del Verbo, ma è molto più beata perché meritò, amandolo sempre, di custodirlo in sé eternamente.»
    https://sardiniatridentina.blogspot....rcede.html?m=1
    «PROPRIUM MISSÆ IN DESCENSIONE B.M.V. DE MERCEDE
    A S.R.C. concessa Dioecesi Barcinonesi die 28 nov. 1861.»
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    «SILLOGE DI PREGHIERE A NOSTRA SIGNORA BEATA VERGINE MARIA SANTISSIMA DELLA MERCEDE
    ossia della Redenzione degli Schiavi.

    • Prima preghiera.
    ℣. Deus, ☩ in adiutorium meum intende.
    ℞. Domine, ad adiuvandum me festina.
    Gloria Patri.
    [℣. Provvedi, ☩ o Dio, al mio soccorso.
    ℞. Signore, affrettati ad aiutarmi.
    Gloria al Padre.]
    I. Amabilissima Vergine Maria, che non contenta di avere così efficacemente cooperato alla liberazione delle anime nostre dalla schiavitù del peccato allora quando, col sacrificio del vostro Cuore, rendeste più compito e più abbondante quel Sacrificio divino che della propria persona faceva là sul Calvario il vostro divin Figliuolo, voleste ancora diventare la Redentrice dei nostri corpi, ordinando ai vostri divoti d'instituire sotto i vostri auspicj il santissimo Ordine della Mercede per riscattare i cristiani dalle barbare mani degli infedeli, ottenete a noi tutti la grazia di riguardarvi mai sempre come la nostra più generosa benefattrice, e di travagliare continuamente, a vostra imitazione, per la salute così spirituale come corporale dei nostri prossimi.
    Ave Maria.
    II. Amabilissima Vergine Maria, che, per liberare dalla tirannìa dei Saraceni dominatori della Spagna tutti i Cristiani che venivano da quegli empj condotti in durissima schiavitù, vi degnaste di comparire nella medesima notte a San Pietro Nolasco e a San Raimondo di Peñafort, non che a Giacomo Re d’Aragona, affinché, animati dalla vostra protezione, si applicassero immediatamente all'istituzione dell’Ordine tanto benefico della Mercede, impetrate a noi tutti la grazia di avere a vostra imitazione una compassione tenera ed efficace per tutti i travagli del nostro prossimo, e di viver sempre in maniera da meritare le vostre particolari illustrazioni per procurargli costantemente il miglior bene.
    Ave Maria.
    III. Amabilissima Vergine Maria, che, ad ottenere efficacissima la redenzione degli schiavi, mediante l’Ordine santissimo della Mercede da Voi medesima instituito, ora infondeste nei facoltosi una generosità tutta nuova perché largheggiassero nelle elemosine, ora moltiplicaste il denaro nelle mani dei Religiosi quando mancavano del necessario al riscatto dei loro fratelli, ora con aperti miracoli sottraeste alle mani dei barbari gli schiavi vostri divoti, ottenete a noi tutti la grazia di non perdere mai la libertà di figli adottivi di Dio, e di essere subito liberati dalla schiavitù del demonio, quando con qualche peccato ci fossimo a lui venduti spontaneamente, onde, dopo avervi servita come nostra padrona qui in terra, passiamo a ringraziarvi per tutti i secoli quale nostra corredentrice su in Cielo.
    Ave Maria et Gloria Patri.
    ℣. Ora pro nobis, sancta Dei Genetrix.
    ℞. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
    Oremus.
    Deus, qui per gloriosíssimam Fílii tui Matrem, ad liberandos Christi fidéles a potestáte paganórum, nova Ecclésiam tuam prole amplificáre dignátus es: præsta, quǽsumus; ut, quam pie venerámur tanti óperis institutrícem, ejus páriter méritis et intercessióne, a peccátis ómnibus et captivitáte daemonis liberémur.
    Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum.
    ℞. Amen.
    ℣. Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria.
    ℞. Amen.
    [℣. Prega per noi, o Santa Madre di Dio.
    ℞. Affinché siam fatti degni delle promesse di Cristo.
    Preghiamo.
    O Dio, a liberare i fedeli di Cristo dalla schiavitù dei pagani, ti sei degnato, per mezzo della gloriosissima Madre del tuo Figlio, di arricchire la Chiesa di una nuova famiglia; come devotamente la veneriamo istitutrice di così grande opera, così, per i suoi meriti e per la sua intercessione, concedici di essere liberati da tutti i peccati e dalla schiavitù del demonio.
    Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
    ℞. Amen.
    ℣. La Vergine Maria benedica noi e tutti i suoi devoti.
    ℞. Amen.]
    • Seconda preghiera.
    O Vergine Santissima della Mercede, Voi che per pietà verso i miseri schiavi cristiani, scendeste dal Cielo, ingiungendo a San Pietro Nolasco di fondare un Ordine religioso che, con voto eroico, attendesse alla loro liberazione, deh! Vi muova a pietà lo stato di tanti che giacciono sotto la più dura schiavitù, quella del peccato. Liberateli, o Vergine Santa, e concedete loro la libertà dei figli di Dio! Minacciati, come siamo, dalla stessa schiavitù, anche per noi risplenda la vostra pietà, o Vergine Santissima della Mercede! Voi che conoscete l'insufficienza nostra nelle dure lotte contro il comune nemico, accorrete in nostro aiuto, rinsaldate le nostre vacillanti volontà, donateci la vittoria. Su Voi, Madre nostra Santissima, sono riposte le nostre speranze. Da Voi ci aspettiamo il trionfo finale per raggiungere il Paradiso e sciogliere un cantico di gloria e di ringraziamento a Voi che ne siete la Regina. Amen.»
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    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://radiospada.org/
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    “24 SETTEMBRE 2018: NOSTRA SIGNORA DELLA MERCEDE.”
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    “Il 24 settembre 366 muore a Roma Papa Liberio di venerata memoria, Sommo Pontefice.

    «Disgraziatamente la leggenda s’è impadronita ben presto della figura di Liberio, il quale venne trasformato in una specie di rinnegato, aderente al partito ariano ed in conseguenza un persecutore di Felice II. Ne seguì che il primitivo culto tributato dopo morte al travagliato Pontefice e che sino ad oggi è comune a tutte le Chiese orientali, in Roma a poco a poco venne meno. Anche oggi Liberio passa poco meno per un lapso, vittima della perfidia dell’imperatore Costanzo. [...] Nel medio evo pare che in qualche calendario romano se ne festeggiasse la memoria il 17 maggio e il 23 settembre. Il calendario bizantino, il 27 agosto, celebra la memoria “τοῦ ὁσίου πατρόσ ἡμῶν καί ὁμολογητοῦ Λιβερίου Πάπα Ῥωμης” – Padre nostro, confessore della Fede e Papa di Roma. I Copti lo festeggiano il 9 ottobre: “Il riposo di san Liberio, vescovo di Roma e difensore della Fede”. Di nuovo ne ricorre la memoria il quarto giorno del loro piccolo mese supplementare: “Commemorazione di Liberio vescovo di Roma”. [...] Dopo morto, Liberio venne salutato sol titolo di confessore e di martire [...]. Insomma, quando a riguardo di Papa Liberio sant’Ambrogio scriveva alla propria sorella Marcellina: “Tempus est, soror sancta, ea quae mecum conferre soles, beatae memoriae Liberii, preaecepta revolvere, ut quo vir sanctior, eo sermo accedat gratior” (De virg. , c. IV), egli rifletteva la primigenia tradizione della Chiesa Romana, tradizione che venuta più tardi meno nell’Eterna Città, ci è stata nondimeno conservata intatta dalle più antiche Chiese di Oriente».
    (Cardinale A. I. Schuster, Liber Sacramentorum, Marietti, Torino, 1930, Vol. VIII, pp. 274-278).”
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    “Il 24 settembre 1143 muore Papa Innocenzo II Papareschi, Sommo Pontefice.”





    “24 Settembre -Beata Vergine Maria della Mercede
    24 Settembre -Beata Vergine Maria della Mercede
    http://www.preghiereperlafamiglia.it...la-mercede.htm
    24 SETTEMBRE BEATA VERGINE MARIA DELLA MERCEDE.

    Tra le famiglie religiose dedicate alla Madre di Cristo, vi è l'Ordine della beata Vergine Maria della mercede (Misericordia), fondato a Barcellona nel 1218, per la redenzione dei cristiani prigionieri, da san Pietro Nolasco (†1256) con la collaborazione di san Raimondo di Peñafort (†1275} e di Giacomo I († 1276), re di Aragona. La beata Vergine sotto il titolo «della mercede» è venerata soprattutto in Aragona e in Catalogna, come pure in numerose regioni dell'America Latina. La fondazione dell'Ordine Mercedario, fu ispirata a S. Pietro Nolasco da Maria: i Mercedari, fissando la loro attenzione su Maria, le hanno attribuito il titolo della Mercede o della Misericordia perché, come diceva Alfonso X il Savio: "Redimere gli schiavi è opera di grande Merced ", ossia di Misericordia. E' un Ordine religioso profondamente inserito nella vita della Chiesa che opera soprattutto là dove è necessario portare la liberazione redentrice del Vangelo, dove l'uomo viene sfruttato e oppresso, dove la sua fede e la sua dignità di persona sono in pericolo. L' Ordine è composto di sacerdoti e di fratelli cooperatori che vivono la stessa vita religiosa.”







    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 24 settembre. Madonna della Mercede
    http://www.unavoce-ve.it/pg-24set.htm
    “24 SETTEMBRE: MADONNA DELLA MERCEDE.

    Forza e dolcezza.
    Settembre termina con la lettura, nell'Ufficio del tempo, dei libri di Giuditta e di Ester. Ester e Giuditta, liberatrici gloriose, sono figura di Maria, la nascita della quale illumina tutto il mese di un fulgore così puro, che il mondo ha già sperimentato utile.
    Adonai, Signore, tu sei grande; ti ammiro, o Dio, che rimetti la salvezza nelle mani della donna (Antifona del Magnificat ai primi Vespri della IV domenica di settembre). La Chiesa inizia così la storia dell'eroina che salvò Betulia con la spada, mentre, per strappare il suo popolo dalla morte, la nipote di Mardocheo adoperò soltanto fascino e preghiere. Dolcezza dell'una, valore nell'altra, bellezza in tutte e due; ma la Regina, che si è scelto il Re dei re, tutto eclissa con la sua perfezione senza rivali e la festa di oggi è un monumento della potenza che spiega per liberare, a sua volta, i suoi.
    La schiavitù.
    L'impero della Mezzaluna non cresceva più. In declino in Spagna, fermato in Oriente dal regno latino di Gerusalemme, nel secolo XII, lo si vide cercare nella pirateria gli schiavi che le conquiste non fornivano più. Ormai poco molestata dalla Crociata, l'Africa saracena corse i mari, per rifornire il mercato mussulmano. L'anima freme al pensiero di innumerevoli sventurati di ogni condizione, di ogni sesso, di ogni età, strappati alle regioni costiere dei paesi cristiani, o catturati sui flutti, e distribuiti negli Harem o nelle galere. Ma, nel segreto delle prigioni senza storia, Dio non fu meno onorato che nelle lotte degli antichi martiri, perché eroismi ammirabili riempirono il mondo della loro fama e, dopo dodici secoli, sotto gli occhi degli angeli, Maria aprì nel dominio della carità orizzonti nuovi nei quali i cristiani rimasti liberi, votandosi al soccorso dei fratelli avrebbero dato prova di eroismi ancora sconosciuti. Non vi è qui una ragione della presenza del male passeggero di questa terra? Sarebbe senza di esso meno bello il cielo, che deve durare eternamente.
    Gli Ordini per il riscatto degli schiavi.
    L'Ordine della Mercede, a differenza di quello della SS. Trinità, che l'aveva preceduto di 20 anni, fondato in pieno campo di battaglia contro i Mori, ebbe alla sua origine più cavalieri che sacerdoti. Fu chiamato Ordine reale, militare e religioso della Madonna della Mercede per la redenzione degli schiavi e i suoi sacerdoti attendevano all'Ufficio corale nelle Commende dell'Ordine, mentre i cavalieri sorvegliavano le coste e adempivano la missione rischiosa del riscatto dei prigionieri cristiani. San Pietro Nolasco fu il primo Commendatore o Maestro Generale dell'Ordine e quando furono trovati i suoi resti lo si trovò ancora armato di corazza e di spada.
    Leggiamo le righe che seguono, nelle quali la Chiesa, ricordando fatti noti, ci dà oggi il suo pensiero (Festa dei santi Pietro Nolasco e Raimondo di Pegnafort, 28 e 23 gennaio).
    Quando il giogo Saraceno pesava sulla parte più grande e più bella della Spagna, mentre innumerevoli infelici, in una spaventevole schiavitù, erano esposti al pericolo continuo di rinnegare la fede e di dimenticare la loro eterna salvezza, la Beata Regina del cielo, rimediando nella sua bontà a tanti mali, rivelò la sua grande carità, per riscattare i suoi figli. Apparve a san Pietro Nolasco, che pari alla ricchezza aveva la fede e che, nelle sue meditazioni davanti a Dio, pensava continuamente al modo di portare aiuto ai molti cristiani prigionieri dei Mori. Dolce e benigna, la Beata Vergine si degnò dirgli che, insieme con il suo Figlio, avrebbe gradito la fondazione di un Ordine religioso, che avesse lo scopo di liberare i prigionieri dalla tirannia dei Turchi e, incoraggiato da questa visione, l'uomo di Dio si pose all'opera con un ardore di carità che sarebbe impossibile descrivere ed ebbe da quel momento un solo pensiero: consacrare sé e l'Ordine che avrebbe fondato all'altissima missione di carità di rischiare la vita per i suoi amici e per il prossimo.
    Nella stessa notte la Vergine Santissima si era manifestata al beato Raimondo da Pegnafort e al re Giacomo di Aragona, rivelando anche ad essi il suo desiderio e pregandoli di impegnarsi in un'opera così importante. Pietro corse tosto ai piedi di Raimondo, suo confessore, per esporgli ogni cosa. Lo trovò già preparato da Dio e si affidò alla sua direzione. Intervenne allora il re Giacomo, onorato egli pure della visione della Beata Vergine e risoluto di realizzare il desiderio da Lei manifestato. Dopo averne trattato insieme, in perfetto accordo, si dedicarono alla fondazione dell'Ordine in onore della Beata Vergine, che avrebbero intitolato con il nome di Santa Maria della Mercede per la Redenzione degli schiavi.
    Il 10 agosto dell'anno del Signore 1218, il re Giacomo pose in opera il progetto già maturato dai santi personaggi e i religiosi si obbligavano con un quarto voto a restare ostaggio presso le potenze pagane, se si fosse reso necessario per liberare i cristiani. Il Re concedette che i religiosi portassero sul proprio petto le sue insegne ed ebbe cura di ottenere da Gregorio IX la conferma dell'Ordine religioso, che si proponeva così grande carità verso il prossimo. Dio stesso, per mezzo della Beata Vergine, diede all'opera tale sviluppo che fu presto nota nel mondo intero ed ebbe molti membri insigni per santità, pietà e carità e, raccogliendo le offerte dei fedeli di Cristo e impiegandole nel riscatto del prossimo, offrendo spesso per il riscatto sé stessi, liberarono molti. Era doveroso rendere grazie a Dio e alla Vergine Madre per una istituzione così bella e per tanti benefici operati e la Sede Apostolica, con i mille privilegi concessi all'Ordine, accordò la celebrazione di questa festa particolare e il suo Ufficio.
    La Vergine liberatrice.
    Sii benedetta, tu, onore del nostro popolo e nostra gioia (Giudit. 15, 10). Nel giorno della tua Assunzione gloriosa era bello per noi vederti salire a prendere il titolo di Regina (Ester 4, 14) e la storia dell'umanità è piena dei tuoi interventi misericordiosi. Si contano a milioni quelli cui tu hai spezzato le catene, i prigionieri da te strappati all'inferno dei Saraceni, vestibolo dell'inferno di Satana. In questo mondo, che gioisce al ricordo recentemente rinnovato della tua nascita, il tuo sorriso bastò sempre a dissipare le nubi e ad asciugare il pianto. Quanti dolori tuttavia sono ancora su questa terra sulla quale nei giorni della tua vita terrena anche tu hai voluto gustare a lungo il calice della sofferenza! Dolori che santificano, dolori per qualcuno fecondi ma, purtroppo anche dolori sterili, dannosi, di sventurati che l'ingiustizia sociale inasprisce, per i quali la schiavitù dell'officina, lo sfruttamento multiforme del più forte sul debole appaiono peggiore della schiavitù in Algeria o a Tunisi. Tu sola, o Maria, puoi spezzare questi legami inestricabili coi quali l'ironia del principe del mondo incatena una società che ha portato allo sbandamento in nome della libertà, dell'eguaglianza. Degnati intervenire; mostra che tu sei Regina. Tutta la terra, l'umanità, ti dice, come Mardocheo a colei ch'egli aveva nutrito: Parla al re per noi, liberaci dalla morte (Ester 15, 1-3).
    da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 1104-1106.”





    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?hc_ref

    “24 septembre
    La fête de Notre-Dame de la Merci est une condamnation de la "religion" du croissant et par anticipation des rencontres interreligieuses.
    Personne ne peut dire combien ont souffert les fidèles au début du VIIème siècle en Espagne sous la tyrannie de la fausse religion : écorchement, supplice du feu, réduction à l'esclavage.
    Aujourd'hui, il y a un esclavage plus terrible : l'apostasie des Nations et le désarroi des hommes d'Église.
    Cette fois encore, notre secours est dans le recours à Celle qui écrase la tête du Serpent, qui a reçu la mission de vaincre toutes les hérésies, dans la fidélité au devoir d'état et dans la pratique des vertus chrétiennes.
    Nous commémorons aussi en ce jour la rencontre des prêtres sortis de la Fraternité avec Monseigneur Guérard des Lauriers arrivée le 24 septembre 1986, après avoir prié Notre-Dame du Bon Conseil.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...aa&oe=5C2F1ECD





    24 septembre : Notre-Dame de la Merci :: Ligue Saint Amédée
    “24 Septembre : Notre-Dame de la Merci.”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...dame_merci.jpg







    AVE MARIA!!!
    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 
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