Ahi, ahi, abbiamo già riperso la quadra.

Acque agitate nella Casa. I sondaggi vanno a picco e tra poco bisogna affrontare ancora l'ennesima prova d'amore per Zio Silvio: LA LEGGE GASPARRI.

Zio Silvio è nero, nerissimo.

Guardate come nel suo bunker di Arcore si sfoga con i suoi fedelissimi Bondi, Cicchitto, Scajola.


L'Avvenire, 9.9 2003

SCONTRO FRA ALLEATI
Il premier si sfoga con i suoi: i centristi vogliono tradire. Duro con Casini: «È lui che detta la linea»

L’ira di Silvio: dell’Udc non ne posso più

I coordinatori di Fi: la campagna acquisti dei centristi è già partita. Il premier: ansie elettorali insopportabili


Da Roma Arturo Celletti


«Non mi fido di Follini. Non mi fido di Casini... Non mi fido perché ogni giorno che passa i sospetti si trasformano in convinzioni: l'Udc sta pensando di tradire». È uno sfogo senza precedenti quello di Silvio Berlusconi. Un grido di dolore, ma anche di rabbia. «Non posso non pensare alla relazione di Follini. Ai suoi avvertimenti. A quel "non seguiremo chi ha in mente lo scontro frontale"...». Chi ascolta il premier resta in silenzio. Non lo interrompe. Non gli domanda il significato di quelle parole. È Berlusconi però a spiegarsi. Con un tono di voce accorato e velato di tristezza: «Vogliono sfilarsi dalla battaglia sulla giustizia. Frenare sulla commissione d'inchiesta sui magistrati, frenare sulla separazione delle carriere...». Si ferma il premier. Alza gli occhi e sussurra: «Io di questa Udc non ne posso davvero più. Non ne posso più delle critiche, delle prese di distanza, delle bacchettate...».
Sono ore che il presidente del Consiglio parla con i suoi. Con Bondi. Con Cicchitto. Con Scajola. Con i coordinatori regionali. E in quasi tutte queste privatissime conversazioni emerge prepotente il senso di rabbia. Di indignazione. Berlusconi "maltratta" Casini: «È lui, il presidente della Camera, a dare la linea, a dettare le condizioni. Follini esegue e basta». Sono ventiquattr'ore che Berlusconi, chiuso nella residenza di Arcore, lavora per ricostruire attorno a Bondi lo scheletro di Forza Italia. E questo per un motivo preciso: ha capito che l'Udc ha lanciato la sfida e ora Fi deve rispondere.
I problemi di oggi, quello del rapporto con l'Udc e quello della riorganizzazione di Fi, sono legati a un filo doppio. Un salto da Arcore a Modena. Isabella Bertolini, la donna che coordina l'Emilia Romagna, ha appena finito di parlare con Berlusconi. Ha appena finito di informarlo dell'offensiva centrista. «Presidente, è partita una campagna acquisti a livello locale... L'Udc ha calato le reti e sta tentando con ogni mezzo di reclutare i nostri sindaci, i nost ri amministratori...». Berlusconi ascolta, la Bertolini va dritta al cuore del problema: «Bondi è un teorico, è un pensatore. Al suo fianco servono braccia per guidare la macchina». Organizzazione, gli ripetono i suoi. Organizzazione per frenare la marcia del nuovo Scudocrociato. Anche Giorgio Carollo parla con il premier. Anche lui, il potentissimo coordinatore del Veneto, non usa giri di parole per raccontare l'offensiva dei centristi: «Guarda Silvio che il problema è reale. Il rischio c'è, e noi non possiamo stare a guardare; dobbiamo alzare un argine». Berlusconi ascolta, Carollo insiste: «Quelli dell'Udc cercano i nostri. Li "accarezzano". Ripetono che sono loro a rappresentare il centro, che sono loro a difendere gli interessi del mondo cattolico... Silvio rifletti: il settanta per cento del nostro elettorato viene dalla Dc». E riflettere significa affiancare a Bondi una o più personalità capaci di rassicurare l'ex popolo della Balena Bianca.
Si lavora senza sosta per "trovare la quadra", e intanto lo scontro comincia a salire in superficie. Luca Volontè piazza il colpo contro Bondi e contro il presidente del Senato Pera: «Sono solo l'espressione di un'anima radicale presente in quel partito». Poi affonda: «Noi vogliamo rafforzare invece il dialogo con parlamentari ed esponenti di Fi che si riconoscono nelle tante componenti moderate». I sospetti si ingigantiscono. Berlusconi sta più che mai con Bondi. Anzi, le accuse dell'Udc diventano per il portavoce di Fi la migliore assicurazione: sarà lui il coordinatore azzurro. E, intanto, Berlusconi non frena il suo sfogo: «Sono insopportabili le ansie elettorali dei centristi. È insopportabile questa continua ricerca di spazi e questo spirito di competizione fuori misura e senza logica. Vedrete come si muoveranno sulla giustizia, vedrete cosa faranno sulla legge Gasparri...». La resa dei conti è vicina, ma Giovanardi non vede l'intera Udc sotto accusa. Ne vede solo una parte. «Qualcuno tra noi pensa che i nostri av versari sono all'interno e non all'esterno». Si ferma il ministro, quindi ammonisce: «Tutti i parlamentari dell'Udc sono eletti nei collegi uninominali e dunque sono espressione della coalizione. Se qualcuno si sfila c'è solo una strada: si torna a votare».


"dobbiamo immolarci per Silvio e per la sua cazzo di legge Gasparri"