da www.israele.net
" Falsa calma
Da un articolo di Ze'ev Schiff
25 settembre 2003
La calma che regna da un paio di settimane e' fittizia. Solo due settimane fa si verificavano due gravi attentati, a Tzrifin e al Cafe Hillel di Gerusalemme, che causavano la morte di quindici persone.
Come al solito dopo ogni grave attentato terroristico, adesso Yasser Arafat offre a Israele un "tregua". Lo stesso tipo di offerta che fece dopo l'attentato al Park Hotel di Netanya durante la Pasqua ebraica del 2002, e dopo il feroce attentato alla discoteca Dolphinarium di Tel Aviv dell'1 giugno 2001. E ogni volta c'e' qualcuno in Israele che si domanda come sia possibile rifiutare una proposta di cessate il fuoco. Viste dall'esterno, Hamas e Jihad Islamica sembra che si stiano frenando, e per il momento anche Israele sta esercitando autocontrollo evitando di colpire il livello della dirigenza politica di queste due organizzazioni terroristiche. E allora - si chiedono in molti - perche' non andare avanti e cercare di prolungare questo periodo di relativa calma?
Un primo grosso problema e' dato dal fatto che per Hamas, con o senza tregua, e' ancora perfettamente possibile far esplodere autobus e passeggeri, come ha fatto per esempio il 19 agosto scorso con l'autobus della linea 2 di Gerusalemme. Quand'anche la dirigenza di Hamas a Gaza accettasse una "hudna" (tregua provvisoria) che escludesse tali attentati, i membri della stessa Hamas nella zona di Hebron si ritengono autorizzati a interpretare la "tregua" in modo assai diverso.
Un altro problema nasce dal fatto che tendiamo a dimenticare. Un paio di settimane di relativa calma sono un'enorme lasso di tempo. Le immagini delle vittime dell'ultimo attentato terroristico si mescolano con quelle delle vittime degli attentati precedenti.La nostra memoria, colma di tragedie, tende a confondersi, e diventiamo stolidi alle sofferenze palestinesi. Allo stesso modo, la calma puo' essere ingannevole se serve come copertura, come un intervallo utilizzato dagli assassini per riprendere le forze e approntare nuovi nascondigli. In realta', dietro le quinte si registrano sviluppi inquietanti. Il numero degli allarmi attentato, compresi quelli suicidi, e' cresciuto. Attualmente si aggira su una media di quasi cinquanta al giorno. Per il 40'% si tratta di allarmi relativi a Hamas, un altro 40% riguarda la milizia Tanzim (legata al Fatah di Arafat). Secondo i servizi di intelligence militare, il problema con Tanzim e' che ha ricevuto soldi da Hezbollah (fondamentalisti libanesi) e dall'Iran.
Mentre propone l'ennesima "hudna", Arafat sa benissimo tutto questo. Ma, come al solito, non fa nulla per fermare i preparativi di nuovi attentati. E' il solito gioco gia' noto: "Non da' inizio direttamente al terrorismo, ma non fa neanche nulla per impedirlo". In ogni caso, in quanto leader, ne porta la responsabilita'.
La relativa calma potrebbe essere efficace solo se venisse utilizzata per realizzare le condizioni che hanno elencato gli americani a Ahmed Qureia (Abu Ala), e al suo predecessore Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Ma quelle condizioni non vengono realizzate. La proposta di Arafat di una "hudna" bis non differisce dalle offerte precedenti. Al massimo si riduce a una generica dichiarazione d'intenti, del tipo di quelle gia' piu' volte brutalmente violate in passato. Ma questi proclami non possono piu' costituire la base per un accordo, certamente non con Arafat. […] Dopo la pessima esperienza della prima "hudna", il governo palestinese deve iniziare ad agire nel concreto. I proclami potranno venire successivamente. Quando Qureia venne chiamato a sostituire Abu Mazen, gli americani elencarono con cura (meglio di quanto abbia fatto finora Israele) cosa bisogna fare. Primo, il governo palestinese deve unificare i vari servizi di sicurezza sotto un unico comando (che non sia Arafat), e questo non e' accaduto. Secondo, deve iniziare a disarmare i gruppi terroristici e a confiscare le loro armi. E anche questo non e' accaduto. Terzo, deve fermare il contrabbando di armi, altra cosa che non e' successa. Quarto, deve avviare le riforme nell'Autorita' Palestinese. E finora ben poco e' stato fatto.
Queste sono le cose che anche Israele dovrebbe chiedere. E man mano che vengono fatte, il cessate il fuoco potrebbe protrarsi e svilupparsi fino a diventare un'intesa complessiva. Questo sviluppo permetterebbe agli Stati Uniti di esigere che Israele non si fermi alle dichiarazioni contro gli avamposti abusivi nei territori, e portare alla ripresa dei colloqui sull'applicazione della Road Map.
(Ha'aretz, 24.09.03) "
Shalom!!!