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  1. #31
    Il Patriota
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    quanto all'essere socialisti basta vedere come DS-RC- si siano schierati contro la proposta di Bossi per capire il tutto...noi siamo comunitaristi....

  2. #32
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    Originally posted by Stonewall
    No. Lo siete sempre stati. A meno che non neghiate voi stessi di essere nazionalisti e socialisti (cioè interventisti in economia).
    Tu,poedus e gli altri traditori fanno pena.
    Cosa siamo?
    Noi siamo etno-nazionalisti ed etno-federalisti.
    Pertanto non siamo nazionalisti nel senso di statalisti .
    Noi ci rifacciamo alla filosofia del nazionalismo etnico.
    Economicamente siamo comunitaristi.
    Riteniamo che sia la politica che debba regolare l'economia,non il contrario!
    E tu che cosa sei?
    E tu che hai firmato un appello con comunisti,forzaitalioti,anarco-liberaloidi,poteri forti?Cosa sei?!?

    Un falso padanista.Un filo-americano.
    Un italiano.....







    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  3. #33
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    Predefinito Visto che postate interventi di Bossi ....

    COSA HA STABILITO ROMA
    CHI C'È DIETRO l'IMMIGRAZIONE? 1) Roma, che ci annacqua e ci tiene colonia permanente; 2) II mondialismo americano. A tal proposito va sottolineato che l'America 1'1/1/1993 ha perso il primato economico a favore dell'Europa e che non si rassegna a giocare una partita a tre (Europa, Giappone, America) temendo, alla lunga, di perdere, con il primato economico, anche la supremazia militare e quindi cerca di affondare l'economia europea con milioni di immigrati.
    PERCHE L'IMMIGRAZIONE SE NON C'È PIÙ LAVORO? Effettivamente in epoca post-industriale non ci sono più ne la catena di montaggio, ne tantomeno le manifatture. Non solo non ci sono nuovi posti di lavoro, ma diminuiscono quelli che c'erano, per cui dovremo mantenere gli immigrati! Avremo una società multirazziale con grandi problemi di criminalità moltiplicati dalla crisi economica.

    CHI HA INTERESSE TRASFORMARE LA NOSTRA SOCIETÀ IN SOCIETÀ MULTIRAZZIALE? I banchieri e le massonerie americane, mirano ad impadronirsi dell'economia del mondo. Per riuscire nel loro intento devono trasformare la società di tutti i Paesi in multirazziale, perche ci sia meno resistenza contro l'asservimento coloniale alla Madre Patria americana.

    COSA BISOGNA FARE? 1) Dire no all'immigrazione. 2) Dire sì ad un piano di aiuti a favore dei Paesi poveri. L'Europa si deve impegnare sia in un piano di aiuti a favore dell'Est (dove la scolarizzazione ha un buon livello), sia per il taglio dei debiti dei Paesi del Terzo Mondo. Va sottolineato che a causa della globalizzazione, cioè a frontiere aperte, si può produrre soltanto ciò che è esportabile e competitivo, mentre viene impedita l'economia di sussistenza, cioè la produzione per il mercato interno. Ciò significa la crisi economica di tutti gli Stati che non hanno più un mercato interno: i Paesi poveri sono ridotti alla monocoltura del caffè e del cacao e non potendo produrre per le loro necessità interne muoiono di fame. In questa situazione, occorre quindi che l'Europa, che e la prima potenza economica del mondo, mostri generosità per i Paesi poveri e, contemporaneamente, abbia il timore del caos, del degrado sociale, della scomparsa delle identità dei popoli, della depressione economica, causati da forti immigrazioni. Quindi. NO all'immigrazione; SI ad un piano di aiuti; SI all'Europa politica che metta fine al libero scambismo con cui gli americani cercano di impadronirsi del mondo.


    ATTENTI:
    i REFERENDUM SULL'IMMIGRAZIONE E SUL SISTEMA ELETTORALE MAGGIORITARIO SERVONO PER DECIDERE IL TIPO DI SOCIETA'

    A)MONDIALISTA AMERICANA MULTIRAZZIALE;
    B) PADANA ED EUROPEA BASATA SUI POPOLI.
    LA SOCIETA' DEL TIPO A PREVEDE:

    -Sistema elettorale maggioritario.
    -Capitalismo americano individualista (NO pensioni MINIMA assistenza sanitaria)
    -Società multirazziale.
    (Cancella le piccole imprese e serve a Roma per tenere la Padania sua colonia)

    MENTRE LA SOCIETA' B (PADANA) PREVEDE:

    -Sistema elettorale proporzionale.
    -Capitalismo europeo sociale (SI pensioni SI assistenza sanitaria)
    -Società basata sui popoli
    . (Salva la famiglia, le piccole imprese, la giustizia sociale, la democrazia)
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  4. #34
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    Il superamento del determinismo marxista e del pragmatismo capitalista

    Pur non essendo così ingenui da credere che la libertà per realizzare la giustizia non debba far ricorso che a se stessa non potevamo e non possiamo neppure credere che la libertà derivi esclusivamente dalla giustizia come professato dall'ideologia e dalla prassi marxista.
    Il liberismo economico lasciato a se stesso può arrivare a sottovalutare, non soltanto la giustizia ma anche la libertà dell'uomo, esattamente come il marxismo. Non potevamo quindi ritenere risolutivo il semplice superamento della dicotomia tra marxismo e liberismo, perché queste due filosofie non sono evidentemente la tesi e l'antitesi, il bene ed il male, dei processo storico ma costituiscono soltanto due aspetti diversi di un'unica tesi che aveva invaso e paralizzato il processo storico. Si trattava quindi di andare oltre il determinismo marxista e oltre il pragmatismo capitalista affinché l'uomo e la realizzazione dei valori umani tornassero al centro del sociale. Capimmo allora che per uscire dalla crisi che coinvolgeva profondamente la società di 10 anni fa dovevamo lanciare una nuova filosofia che interpretasse la lotta autonomista come il ritorno dell'antitesi della storia. Lotta autonomista che mirasse al superamento dei centralismo dello Stato. Lotta quindi di principi generali che non poteva coincidere con quella dell'etnonazionalismo classico o dell'egoismo impossibile finalizzato a cintare il proprio orticello. Sentivamo che l'antitesi autonomista avrebbe spinto il processo storico ad unificare la dicotomia marxista liberista, aprendo la strada alla sintesi dei federalismo.

    L'etnonazionalismo che proponiamo noi non era e non voleva essere una filosofia difensiva, ma uno strumento di attacco al centralismo dello Stato. La crisi che coinvolgeva profondamente la società non affondava le radici soltanto nella crisi economica, né era la crisi di un modo di far opposizione politica a generare e ad alimentare il nichilismo che sembrava, e sembra tuttora, volerci spingere verso l'auto distruzione. "Ma così come il suicida che in realtà non vuoi morire anche questo nichilismo deve essere inteso come un disperato appello affinché venga una nuova filosofia a ridare significato all'operare umanon" scrivevamo nel febbraio dei 1982. Capivamo e sostenevamo cose che oggi sembrano perfino ovvie ma che io erano molto meno 8 o 9 anni fa quando denunciammo che lo Stato centralista era uno' strumento di egemonia sia nel marxismo sia nel liberismo economico e che lo Stato nazionale determinava un doppio tipo di egemonia: quello della maggioranza etnica e quello dei grossi interessi economici.

    15. Il federalismo integrale come mezzo per realizzare la morale sociale indice

    Il federalismo integrale è quindi lo strumento adatto anche per realizzare la morale sociale che ci impone di perseguire i nostri fini tenendo conto di quelli degli altri. Ci impone, ad esempio, di ascoltare le necessità dei negro, dei giallo, dell'indios senza però annullarsi nei gorghi invisibili dei "Melting Pot".



    16. I fenomeni di disgregazione sociale prodotti dallasocietà multirazziale indice

    La società multietnica e multirazziale è quindi una società che, per sua natura, è contro l'uomo perché mortifica in esso ogni intento di generosità sociale. Distruggendo il processo di identità etnica, la società multirazziale provoca il declino della morale e quindi della solidarietà. Essa è solo una scelta nel segno della continuità di un modello di sviluppo che rifiuta la collaborazione tra i popoli, cioè la distribuzione di lavoro e di risorse tra il Nord e il Sud dei mondo.

    Dopo che decidemmo di abbracciare la soluzione dei federalismo integrale e fummo arrivati alle conclusioni che ho cercato di riassumere dovevamo ancora decidere in merito al tipo di posizione da assumere nei confronti dell'immigrazione, responsabile di interrompere il legame etnico.

    Fu gioco forza sviscerare il problema dell'identità collettiva della nostra società per valutare quale pericolo per l'integrità della volontà sociale lombarda rappresentassero le immigrazioni dei passato quelle più recenti dal Terzo mondo. Poiché la società non è la somma di singole individualità il problema era quello di capire fino a che punto fosse stata danneggiata la comunanza di cultura e di sentimenti necessari a cementare la volontà dei cittadini attorno ad un progetto e ad un traguardo comune. Accanto ad un legame etnico che, essendo legame di sangue, è il principale legame di somiglianza, cioè di identità, fu facile evidenziare altri legami che entrano a costituire la comunanza di sentimenti che sta alla base della società in Lombardia.

    Ciò significa che l'identità di un popolo non 'è definita totalmente da caratteri originari immodificabili, non è iscritta solo nel suo patrimonio genetico, ma è anche il risultato di vicende storiche e di esperienze culturali molteplici, per cui tale identità subisce una elaborazione continua e si trasforma nel tempo. Un fatto questo che indica come esista una tolleranza della società ad incorporare in sé popolazioni culturalmente ed etnicamente differenti, ma che indica anche che tale tolleranza non è infinita e che oltre un certo livello la società non riesce più a tollerare la perdita di identità, si avvita su se stessa, sviluppando quella patologia sociale che è la disgregazione sociale.



    17. La velocità delle integrazioni sociali indice

    Se la portata dei cambiamenti etnici e culturali supera la velocità di integrazione della società allora essa interrompe la consapevolezza della identità collettiva che si fonda sul sentire dei cittadini che c'è una componente di continuità nella società che con voglia attraverso i tempi un patrimonio di valori culturali: dagli atteggiamenti spirituali alle forme della cultura materiale.

    In quest'ultimo caso la società va incontro alla disgregazione, sviluppa comportamenti patologici dell'omosessualità, della devianza giovanile, della droga, crea condizioni psicologiche che favoriscono ad esempio la sterilità per cui non nascono più figli. Si realizza in altre parole la "Società deviata", asociale, egoista in cui accanto alle cose che muoiono si generano reazioni di salvezza, come i movimenti etnonazionalisti che proprio in un simile contesto riconoscono il "Timing", il primo impulso alla loro nascita.

    Poiché l'identità è un fattore dinamico che cammina con le vicende storiche dichiarammo di non essere certamente favorevoli a scelte economiche e politiche che facilitino ulteriori flussi migratori verso la Lombardia, ma anche che bisognava favorire l'integrazione delle immigrazioni già avvenute e già assimilate alla nostra civiltà.



    18. L'impossibilità di integrare gli immigrati di colore indice

    Ciò non può valere per l'immigrazione di colore di cui non è prevedibile l'integrazione forse neppure a distanza di secoli. Con essa non funzionano i classici meccanismi di integrazione sociale che sono il matrimonio e i figli in comune e per cui si determinerebbe l'impossibilità di realizzare il legame etnico senza generare gravi tensioni razziali in seno alla società.

    Poiché è impossibile il processo di integrazione, l'immigrazione dal Terzo mondo impedisce di ricostituire la rete dei rapporti sociali interrotta e di riformare la nazione. Ciò comporta la paralisi dei processo storico, cioè l'alternanza di giustizia e libertà per la quale è necessaria la lotta autonomista.



    19. La creazione del caos sociale per ottenere lo Stato autoritario indice


    La gente sentirebbe preminente, nel caos sociale che si genererebbe, non l'autonomia ma al contrario uno Stato autoritario che possa essere adeguato mediatore in una simile situazione.
    Questo è tanto vero che dietro l'immigrazione di colore non c'è solo l'interesse di una sinistra allo sbando che cerca un nuovo sottoproletariato che le dia i voti; non c'è solo la Chiesa cattolica richiusasi nei palazzi dell'avere che ha perso ogni credibilità e cerca di riempire i suoi seminari vuoti con religiosi che ormai rintraccia solo nel Terzo mondo; ma c'è anche l'interesse dei Grande capitale che, attraverso l'immigrazione dei terzo mondo, scarica sui cittadini i costi dei proprio sviluppo.
    Distribuire la macchina produttiva nel Terzo mondo gli costerebbe di più che incorporare il Terzo mondo stesso con le immigrazioni, perché attraverso le leggi dello Stato scarica i costi dei servizi, delle infrastrutture, delle abitazioni sulle nostre spalle.
    inoltre il Grande capitale ha un interesse strategico legato all'immigrazione dei Terzo mondo. Esso sa che nella società multirazziale si innescano tensioni tali che possono incidere profondamente nella coscienza dei cittadini fino al punto che. non ripugni più neppure l'autoritarismo fascista.
    Ciò evidentemente non è tanto finalizzato a rendere autoritari gli Stati nazionali, quanto a rendere possibile il progetto costituente dì uno Stato europeo centralista, sfuggito un tempo a Napoleone, poi a Hitler e che ora la Massoneria si illude di poter realizzare, anche se per realizzarlo occorre la forza.

    Noi crediamo invece all'Europa dei popoli, cioè delle nazioni e delle regioni, con un Parlamento bicamerale e una Camera federale dei popoli. Non è evidentemente il nostro un giochetto di preferenze costituzionali, ma è profondamente legato alle necessità di costruire una Europa in cui sia conservata la democrazia e in cui venga salvaguardato l'interesse della piccola e della media industria destinato invece a scomparire nel progetto dei Grande capitale.

    http://www.leganord.org/a_2_discorsi_08_09_10_89.htm
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  5. #35
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    Liberismo, Se Lo Conosci Lo Eviti

    Per una critica non comunista al pensiero liberal-capitalista



    Liberismo, libero mercato, liberalizzazione... Ormai è diventato un tam-tam quotidiano; tutti ne parlano, tutti aspettano a braccia aperte questa sorta di ricetta miracolosa, questo elisir di lunga vita che dovrebbe ridestare l’economia italiana da un lungo torpore che dura da anni.

    E’ la solita storia che va avanti da sempre, anche se con modalità e canoni differenti: da più di 50 anni si abusa del termine "democrazia", tanto da corrodere la mente dei Popoli per farlo diventare un dogma intoccabile, oggi è il turno dell’espressione "liberalizzare i mercati" che appare più una moda del momento piuttosto che la conseguenza di una reale conoscenza dei suoi presupposti, soprattutto economici.

    Senza dubbio il padre della scuola liberista (o classica) fu Adamo Smith che visse nell’Inghilterra del XVIII sec. Cardine della sua teoria è l’assoluta convinzione che l’operare del singolo, alla ricerca del proprio esclusivo interesse e benessere economico, determini un miglioramento delle condizioni dell’intera collettività. Egli chiama tale meccanismo equilibratore "mano invisibile". Affinchè lo stesso meccanismo possa esplicare al meglio le proprie potenzialità, è necessario che lo Stato si limiti ad assicurare l’ordine interno, la difesa dei confini nazionali da eventuali attacchi esterni, la giustizia, ecc. Punto e basta. Uno Stato, quindi, che non può e non deve intervenire ed interferire nelle faccende economiche. Ma ciò che emerge a chiare lettere dall’interpretazione smithiana è l’acritica fiducia nel ruolo del mercato che sarebbe in grado, da solo, di ripristinare in ogni momento l’equilibrio tra domanda ed offerta. Ciò appare in modo ineluttabile dalla "legge degli sbocchi" di J. B. Say (1767-1882) secondo cui un bene per il sol fatto di esser stato prodotto, genererebbe una domanda di importo equivalente.

    Appare quindi il momento di operare alcune considerazioni. Anzitutto la validità della"mano invisibile" sembra posare su pilastri d’argilla poichè è tutto da dimostrare che nel tentativo di perseguire un beneficio personale, l’individuo possa - sic et simpliciter - aumentare il benessere della collettività. Al contrario, in tal guisa si favorirebbero comportamenti egoistici ed utilitaristici della società che risulterebbe non più guidata da uno spirito di effettiva solidarietà tra gli individui e/o le categorie. Per quanto attiene il ruolo che il mercato debba svolgere, occorre sgombrare il campo da ogni eventuale fraintendimento e sottolineare che esso rappresenta un indispensabile strumento per premiare il rischio d’impresa, l’innovazione, l’abilità, ecc. Ma il mercato nella visione di Smith e degli ultra-liberisti, appare come un’arena in cui prevale una sola legge: l’assenza di leggi! Chi vince è il più ricco, il più spregiudicato, chi si fa meno scrupoli e coloro che soccombono debbono essere rimossi poichè rappresentano un intralcio per il successivo arricchimento.

    Al di là di ogni considerazione di tipo morale (sulla quale ritornerò qualche rigo più avanti), vi è da ricordare che il crollo della Borsa di Wall Street nel ‘29, contribuì a mettere a nudo l’intrinseca vulnerabilità della teoria liberista ed a riassegnare il giusto ruolo allo Stato nelle vicende economiche con l’affacciarsi della Teoria Generale di Keynes. Ciò che appare in netto contrasto con un sentimento comune di "giustizia sociale", è la determinazione del prezzo di tutti i fattori della produzione (terra, capitale, lavoro) in base all’incontro della curva di domanda e di offerta. In tale concezione il lavoro e, dunque l’uomo viene trattato alla stessa stregua di una qualsivoglia merce o materia prima, per cui il salario sarà da fissarsi in corrispondenza di quel valore che assicuri "il livello minimo di sussistenza" intendendosi per tale quello che garantisca al lavoratore nulla più che l’acquisizione dei mezzi necessari per mantenersi in vita ed essere reinserito in un nuovo processo produttivo.

    Tradotto in termini più elementari i liberisti affermano che al lavoratore occorre somministare, come stipendio, quello che gli permetta di comprarsi un pezzo di pane per non essere "colpito da debolezza improvvisa", perchè altrimenti non può più reggersi in piedi per lavorare!

    Come fare per mantenere il più possibile stabile nel tempo tale livello? La risposta ce la fornisce Malthus (1776-1834) - altro bell’esempio di liberista! - per il quale bisognerebbe fare in modo che il tasso di crescita della popolazione non superi quello di produzione di beni. Per far ciò occorrerebbe aumentare il degrado morale e materiale degli strati più poveri della popolazione ed in quest’ottica le carestie e le guerre sarebbero un’ottimo toccasana. Malthus ebbe tredici figli...

    Mutatis mutandis, trasliamo questi principi ai giorni nostri: quando si suggerisce di liberalizzare il mercato del lavoro, significa forse voler pagare uno stipendio da fame a fronte di un orario di lavoro che ricorda alcune pratiche schiaviste di sfruttamento dell’uomo sull’uomo? Quando dal "covo di usurai" e di plutocrati di Bruxelles o dal Fondo Monetario Internazionale (pardon, Fondo Usuraio Internazionale), si "suggerisce" (per tenere calmi i mercati) di varare riforme strutturali (cioè permanenti) in tema pensionistico-previdenziale, ci vogliono forse dire che l’assistenza agli anziani ed alle fasce più deboli della popolazione è un "lusso" che il sistema liberista non può permettersi? Ci stiamo forse incamminando verso un modello di "involuzione" socio-economico di tipo amerikano tanto caro a certe lobbies di circoncisi in cui un individuo assume un valore solo se produce, distribuisce e consuma?

    Non dimentichiamoci che le ricette pseudo-miracolistiche di stampo liberista applicate (ma sarebbe meglio dire imposte dal Fondo Monetario Internazionale) all’America Latina, ai paesi dell’Europa dell’Est, all’Africa sub-sahariana, hanno comportato l’acquisto a prezzi stracciati di minerali preziosi da parte delle multinazionali, caduta della produzione nazionale, aumento vertiginoso della disoccupazione ed abolizione di ogni garanzia sociale per i più deboli come i bambini. Le politiche di matrice liberista non esitano un solo istante a deturpare interi paesaggi o distruggere foreste per sfruttare giacimenti minerari, costruire ville di lusso o far passare un’autostrada. Il tutto in nome del dio-denaro e del profitto fine a sè stesso. La liberalizzazione e la "sacralizzazione" del liberismo sta comportando la possibilità di poter spostare in tempo reale flussi immensi di denaro da un’area all’altra del mondo semplicemente pigiando dei tasti, impoverendo e gettando sul lastrico intereri popoli ed arricchendo uomini (?) senza scrupoli come lo speculatore George Soros.

    L’acritica fiducia in mercati scevri da qualsiasi controllo statale, a questo punto, non dovrebbe far inorridire certi "borghesucci perbenisti" di fronte all’esistenza di un mercato della droga o delle videocassette porno. Per quale motivo scandalizzarsi se esiste una domanda di tali beni proveniente dal mercato? D’altronde il perseguimento del benessere del singolo non comporta automaticamente il benessere della società? L’ha detto Smith, c’è da fidarsi. Allora forza liberisti! Filmate le vostre mogli e le vostre figlie in atteggiamenti equivoci e rivendete le videocassette sul mercato; producete e spacciate droga, non importa se leggera o pesante, tanto il mercato "tira". Il vostro personale arricchimento si trasformerà in sollievo per tutti noi e darete un duro colpo alla disoccupazione.

    Che sciocchi a non averci pensato prima...

    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Dominio Globale. Liberoscambismo e globalizzazione - Giuseppe Santoro - € 5,50
    Liberoscambismo e globalizzazione alla base dell’Europa delle banche e del capitale finanziario internazionale. Un’Europa dominata ed influenzata dagli Stati Uniti, l’antitesi della vera Europa.


    Banchieri e Camerieri. Sovranità monetaria e sovranità politica - Giuseppe Santoro - € 8,00
    Perché la cultura dominante impone la dimensione economica come la principale chiave interpretativa e di dominio della realtà politica e sociale. La scomparsa dell’autentica libertà del singolo, privo di determinare la sua azione politica e sociale in una realtà predeterminata dai potentati economici ed affaristici.

    http://www.orionlibri.com/negozio/in...erca=1&start=5
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    Der Wehrwolf

  7. #37
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    F. Avigliano, L’Enigma sociale. Euro14,50.
    Un itinerario della vita e dell’opera di un economista ‘eretico’, ispiratore del pensiero economico di E. Pound.

    A. W. Beveraggi, Teoria qualitativa della moneta. Contro il monetarismo, l’inflazione e la disoccupazione. Euro 7,75.
    Le ragioni del disordine nella politica monetaria.

    J. Bochaca, La finanza e il potere. Euro 4,15.
    L’apparato bancario nel sistema economico capitalista.

    D. Castiglioni, Il capitalismo. Definizioni e interpretazioni. Euro 4,65.
    I caratteri che distinguono quella forma di "ingiustizia istituzionalizzata" che va sotto il nome di capitalismo.

    . M. Coogan, I creatori di moneta. Chi crea la moneta? Chi dovrebbe crearla? Euro 18,00.
    Al centro di quest’opera, qui presentata nella sua prima edizione italiana, sta il problema della moneta, della sua origine e della sua funzione.

    L’Antibancor. Euro 10,40
    Rassegna periodica di economia e finanza, pubblicata, sinora, in cinque numeri.


    http://www.libreriaar.it/
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