I sindaci di centrodestra avvisano il demolitore: ferma le ruspe
ROMA Storia di un demolitore meridionale
senza più lavoro. Il lavoro
gliel’ha portato via la sola idea di un
condono edilizio fatta ventilare da
questo governo.
Ubaldo Persichini, imprenditore
di Battipaglia (Sa), uno di quelli
che negli anni scorsi, con la propria
ditta, ha buttato giù oltre 100 costruzioni
abusive sulla litoranea di
Eboli («c’erano anche supermercati
e tabaccai», ricorda), uno tra quelli
che ha ripulito (in parte) il Parco
Nazionale del Cilento, che si apprestava
anche a buttar giù un funzio-nale
ascensore che, nello stesso par-
co, in località Santa Maria di Castellabate,
un facoltoso signore si era
fatto costruire, cementato alla nuda
roccia, per farsi trasportare direttamente
e senza sforzo dalla casa alla
spiaggia, adesso è senza lavoro.
Eppure, Ubaldo, le sue gare
d’appalto le aveva vinte. Le aveva
vinte a Giugliano, (nel comune napoletano
si è aggiudicato in estate
un appalto da 5 miliardi per abbattere,
come dice lui «metà del paese»),
le aveva vinte a Bari, e le aveva vinte
anche a Terracina. E non lo aveva
fatto ieri o l’altro ieri: le gare per le
demolizioni se le era aggiudicate anni fa.
Il 22 febbraio 2001 il Comune
di Bari firmava con la ditta Persichini
l’accordo per l’abbattimento di
70 villette, in località Torre a Mare.
Simeone di Cagno Abbrescia, il
sindaco di Forza Italia, già al suo
secondo mandato, aveva infatti deciso
di impegnarsi nella riqualificazione
del territorio demolendo quella
settantina di villette disabitate.
La regola prevede che, una volta
appaltata l’opera, i lavori comincino
dopo 45 giorni dalla stipula.
Eppure, una volta per un motivo,
una volta per l’altro, la demolizione non riusciva a partire.
Pare ci fossero di mezzo anche
dei ricorsi al Tar («Ma se ci sono dei
contenziosi legali in corso, perché
avevano appaltano l’opera?», si domandava
Ubaldo).
E mentre stava lì a pensare, sentendo
le dichiarazioni del presiden-te
del Consiglio alla Fiera del Levante
di Bari, decideva di fare visita ai
Comuni che, anni prima, avevano
stipulato quei contratti con la sua
ditta.
La famiglia Persichini (l’impresa
è a carattere familiare, Ubaldo
lavora con il padre), decide quindi
di recarsi inizialmente proprio verso
il luogo del misfatto, vale a dire
presso il Comune di Bari.
La risposta che ricevono dai tecnici
comunali li lascia però interdetti
sull’avanzamento dei lavori:
«Non serve più - gli dicono - Adesso
c’è il condono». E l’appalto?
Niente.
Andrà meglio al Comune di
Terracina, si dicono. Anche perché
lì, diversamente che a Bari, i lavori,
appaltati in data 7 febbraio 2002,
erano a un punto più avanzato
avendo già disposto una conferenza
dei servizi per l’occasione con Carabinieri,
Polizia, Guardia di finanza
e Forestale. Il compito appaltato
consisteva nella demolizione di tutte
le costruzioni abusive che sorgevano
accanto alla strada litoranea:
seconde case fatiscenti, cartelloni
pubblicitari, punti di ristoro venuti
su come funghi. Anche qui, però, la
giunta di centrodestra guidata dal
sindaco Stefano Nardi, pare fare
marcia indietro: aspettiamo.
Ora, mentre gli enti locali nicchiano
in attesa di un cenno del
governo, i Persichini rischiano il fallimento.
«Una volta che ci siamo
aggiudicati quei lavori, non avendo
un’impresa di grosse dimensioni,
abbiamo dovuto attendere e non
presentarci alle altre gare. In più abbiamo
speso soldi per le fidejussio-ni,
per le polizze di assicurazione,
per le spese di contratto, per i continui
viaggi che abbiamo dovuto fare
verso Terracina e verso Bari».
Così i 10 stagionali sono senza
contratto, i mezzi sono fermi, le villette
di Bari sono tutte in piedi.
Ma erano abitate? «Tre anni fa
no, adesso chissà». Sulla costa spira
ancora una volta un’aria di condono.
e.d.b.