La povera ministra svedese dell'economia, Anna Lindh, è stata uccisa a coltellate mentre faceva la spesa al supermarket. E' una notizia sconvolgente, certo, che porta con sé molti stupori. Già è brutto che uno venga accoltellato mentre fa la spesa. Poi è bruttissimo che l'accoltellato sia un ministro in carica con buone speranze di diventare premier. Ma soprattutto - visto da qui - è sconvolgente che un ministro faccia da solo, senza scorta, la spesa al supermarket. Questo si chiama osare: lo facesse qui Tremonti, attraversando un mercato rionale, lo ritroverebbero ore dopo in forma di sushi, altro che coltellate. Certo non si può fare il paragone con la Svezia. Loro sono appena nove milioni e hanno un welfare che funziona; noi siamo quasi sessanta milioni e purtroppo uno di questi è il ministro del welfare, che non funziona. Si dirà che qui c'è stato (o c'è) il terrorismo, ma tocca ricordare che anche lassù fecero il tirassegno con Olaf Palme, buonanima.
Comunque sia, per paradosso, che il ministro dell'economia venga ammazzato al mercato, ammetterete che è un contrappasso notevole. Qui da noi i ministri al mercato non ci vanno, ragion per cui mostrano di credere ai dati ufficiali sull'inflazione anziché vedere con i loro occhi quanto è diminuito il potere d'acquisto dei loro elettori. Quando si muovono, al contrario della povera signora Lindh, hanno attorno una specie di esercito, tra auto blu, scorte multiple, sirene e guardie armate, vigilanza, security. La prudenza non è mai troppa, giusto. Però accreditarsi, come fa il nostro "premier" come un uomo vicino alla gente e poi presentarsi con l'esercito accanto, non è esattamente un discorso che fila.
Quello della distanza dei politici dalla gente normale è un vecchio discorso moralista che sconfina nel più vieto populismo, e dunque non lo faremo.
Però, anche andandoci con i piedi di piombo, rimane difficile assai pensare, che so, al ministro della sanità che fa la coda in un pronto soccorso pubblico. O al ministro dell'istruzione che va a prendere il bambino a scuola, sentendosi chiedere un obolo (privato) per comprare materiale didattico. Se ne vedrebbero delle belle, o meglio non se ne vedrebbero, perché comunque non ce le farebbe vedere nessuno. Qualcuno, come il ministro Castelli, si porta la claque. Quanto al "premier", il più amato dagli italiani, ormai i suoi "bagni di folla" si limitano al tragitto villa-gioielliere sulla piazzetta di Portofino. E quando rischia di trovarsi a contatto sul serio con il pubblico, come all'Arena di Verona, scantona alla grande, denunciando il complotto lirico-comunista. A volte è costretto a prendere delle comparse, o a far ripulire il tragitto dalle forze dell'ordine prima di passarci lui, sorridendo ai selezionati cittadini presenti. E non si dica che qui c'è la retorica del popolo che odia i politici, perché Silvio oggi avrebbe i suoi problemi di fischi anche a un'assemblea di Confindustria, quei famosi padroni che avevano sì il "programma fotocopia", ma se lo sono scordato e oggi sono incazzati come cobra per le promesse non mantenute. Se la sua popolarità continua di questo passo, Silvio dovrà stare ai domiciliari, e già oggi senza scorta non può andare non dico al supermercato, ma nemmeno in una sede di An. Della povera signora Lindh si sa che sosteneva alla grande l'euro, il che per una massaia italiana che conosca il prezzo delle zucchine, o per qualunque impiegato con mutuo e famiglia a carico, sarebbe già un movente notevole. Qualcuno la accusava anche di conflitto di interessi, essendo sposata con l'amministratore delegato di Ericsson, colosso della tecnologia svedese. Cose che capitano. In Svezia, però. Inutile dire che se qui qualche squilibrato si mettesse a seminare violenza a causa dei conflitti d'interesse, dovrebbe munirsi di marina, aviazione e missili balistici, e ancora non basterebbe. Ma questo è un altro paradosso. Un fatto vero, invece, è che la famosa "gente", quella per cui Silvio scese in campo e si immolò, non è più tanto affidabile e generosa, e anzi ne ha evidentemente le palle piene, e una gran voglia di dirlo. Per questo non è salutare né politicamente astuto mischiarsi troppo al popolo, dove probabilmente non fioccherebbero coltellate (si spera), ma sonori pernacchioni sì.

alessandro robecchi