Ciò che la storia patria che ci hanno conculcato a scuola non ha mai raccontato : http://www.ecn.org/asicuba/articoli/eccidio.htm | La strage cancellata di Andrea Semplici = "Mi sono sbagliato : è andata anche peggio", si corregge Angelo Del Boca a proposito del massacro di Debre Libanos (Etiopia)
Ricerche recenti fanno triplicare il numero dei monaci vittime dell'ira del maresciallo Graziani : probabilmente 1.600 . Accadde 60 anni fa . Ricorre in questo mese l'anniversario dell'attentato che provocò l'episodio più sanguinario di tutta la storia coloniale in Africa . Nigrizia vuol far memoria di "questi martiri giovinetti che la cristianità non ricorda"
Fu un eccidio , una strage premeditata e ingiustificata , il crimine peggiore commesso dal fascismo italiano in Africa . "NESSUNO AVEVA MAI OSATO TANTO ; nessuna potenza coloniale , nella storia pur tragica del colonialismo , si è mai macchiata di una simile colpa" : Angelo Del Boca , lo storico che , con grande puntiglio , ha svelato e fatto conoscere a tutti le vicende del colonialismo italiano , non nasconde certo la sua indignazione
I suoi libri (Gli italiani in Africa Orientale, pubblicati una prima volta da Laterza e poi ristampati negli Oscar Mondadori) avevano già denunciato il massacro del monastero di Debre Libanos, l'uccisione di tutti i monaci copti del più importante centro religioso dell'Etiopia , avvenuta nel maggio del 1937 ad opera del generale Pietro Maletti su ordine del viceré dell'Africa Orientale Italiana , Rodolfo Graziani ; ma nemmeno Del Boca aveva osato pensare che quel crimine fosse stato molto più grave e spietato di quanto risultasse dai documenti pubblici
Del Boca aveva già descritto l'assassinio di 449 monaci, preti e diaconi copti, ma non aveva immaginato, negli anni della sua prima ricerca, che le vittime potessero essere molte di più, tre volte di più. Forse sono stati addirittura 1.600 i religiosi uccisi dalle mitragliatrici del generale Maletti sulla scarpata che precipita verso il Nilo Azzurro . Oggi è la ricerca , cocciuta e meticolosa , di due storici, l'inglese Ian L. Campbell e l'etiopico Degife Kabré Sadik, a rivelare tutto l'orrore di quell'episodio
Il nuovo studio sull'eccidio di Debre Libanos verrà pubblicato, quest'anno , sul numero 21 della rivista Studi Piacentini diretta da Angelo Del Boca , ma lo storico ha accettato di anticipare a Nigrizia gli elementi essenziali di nuove testimonianze e prove che gettano una luce ancora più sinistra sulle guerre del fascismo in Africa e sull'occupazione italiana dell'Etiopia . L'attentato . Sono passati sessant'anni: in questo mese cade un triste anniversario che pochi ricorderanno. Era il febbraio del 1937, l'Italia , da meno di un anno , aveva debellato la resistenza etiopica e conquistato l'antico Impero del Negus . La guerra di aggressione dell'Italia all'UNICO STATO INDIPENDENTE DELL’AFRICA subsahariana era finita
Vano e inutile era stato l'appello di Hailè Selassié alla Società delle Nazioni : Mussolini , dal balcone di piazza Venezia , aveva annunciato, a maggio del 1936 , la caduta di Addis Abeba e la nascita dell'Africa Orientale Italiana . Ma la resistenza etiopica non era certo stata vinta, ras fedeli al negus stavano organizzando una micidiale guerriglia, le campagne dell'altopiano erano terre insicure per i soldati italiani
Il maresciallo Rodolfo Graziani aveva sostituito Pietro Badoglio sul trono di viceré di Addis Abeba . E Graziani aveva deciso , il 19 febbraio del 1937, di compiere un gesto rassicurante, una prova spettacolare della pax italiana . "Sì , il viceré doveva dimostrare la "generosità" degli italiani e rompere la cappa di insicurezza che regnava sulla capitale etiopica - dice Del Boca . Per questo decise di distribuire , nel giorno nel quale i copti celebrano la Purificazione della Vergine , la somma di cinquemila talleri ai poveri della città" Graziani , in questo modo , voleva festeggiare anche la nascita di Umberto , principe ereditario della dinastia Savoia . La cerimonia si svolse sui gradini del Piccolo Ghebì, la vecchia residenza di Hailè Selassié , oggi sede dell'Università di Addis Abeba .
La resistenza etiopica decise di colpire proprio in quell'occasione : "due giovani eritrei , ma probabilmente erano più di due , confusi nella folla dei mendicanti , lanciarono diverse bombe a mano contro Graziani . Le vittime dell'attentato furono sette , ma il viceré fu solo ferito , colpito alla schiena da centinaia di schegge", spiega Del Boca
La rappresaglia , la vendetta italiana fu immediata : Mussolini , da Roma , ordinò un "radicale ripulisti" . Il federale di Addis Abeba , Guido Cortese , scatenò una terribile "caccia ai neri", una rappresaglia feroce e senza pietà . Dice Del Boca : "Per tre giorni soldati italiani, bande armate di fascisti, ascari eritrei ebbero mano libera. Rastrellarono i quartieri più poveri di Addis Abeba : bruciarono i “tucul” con la benzina , usarono le bombe a mano contro chi cercava di sfuggire ai roghi". Venne data alle fiamme, davanti agli occhi di Cortese, anche la chiesa di San Giorgio
Terribile il bilancio della vendetta italiana : seimila morti , secondo Del Boca ; 30 mila , a leggere le fonti etiopiche . Ma il massacro fu senza fine : Graziani decise di ELIMINARE TUTTA L’INTELLIGHRNZJA ETIOPICA . I tribunali militari diventarono macchine di morte : tra febbraio e giugno , furono fucilati alti funzionari governativi , notabili del negus , intellettuali , giovani etiopici che avevano studiato all'estero | A marzo , Graziani ordinò lo STERMINIO DEGLI INDOVINI E DEI CANTASTORIE che stavano annunciando, nelle loro profezie , la fine dell'occupazione italiana .
Il comandante dei carabinieri in Etiopia , Azolino Hazon , tenne una tragica contabilità: il 2 giugno del 1937 annotò nelle sue statistiche che , solo i carabinieri, avevano passato per le armi "2.509 indigeni"
"Non è finita . Graziani vuole catturare i due attentatori - rivela Del Boca . Le indagini militari italiane avvertono il viceré che i due eritrei si sarebbero addestrati al lancio delle bombe nella città sacra di Debre Libanos. Graziani non ha una sola esitazione: ordina al generale Maletti di occupare il monastero più importante dell'Etiopia"
Debre Libanos , città conventuale, tremila tucul e due grandi chiese in muratura , a un passo dai canyon del Nilo Azzurro , nel cuore della regione dello Shoa , è il centro del potere della religione copta: il convento fu fondato, nel XIII secolo, da Tekle Haymanot , l'evangelizzatore cristiano degli altopiani . Per secoli il potente superiore dei monaci di Etiopia è sempre stato scelto fra i religiosi di Debre Libanos .
"Graziani ordina a freddo un'autentica , spietata razzia - osserva Del Boca . Vuole far sparire la città sacra dei copti , vuole distruggere il Vaticano degli etiopici . Il generale Maletti è un esecutore zelante: nella sua marcia verso Debre Libanos brucia 115.422 “tucul” , 3 chiese , 1 convento , e uccide 2.523 etiopici". Una contabilità da macabro ragioniere . Maletti occupò Debre Libanos il 19 maggio del '37 e , subito dopo , ricevette un messaggio da Graziani : "Abbiamo le prove della colpevolezza dei monaci".
Il viceré ordinò : "Passi per le armi tutti i monaci indistintamente , compreso il vicepriore , occorre dare una lezione opportuna e salutare"
Sono gli storici Campbell e Sadik , a questo punto , a scoprire i particolari di questa tremenda esecuzione : hanno raccolto testimonianze , ascoltato i racconti dei superstiti , hanno soggiornato a lungo nel convento . I monaci , i sacerdoti , i giovani diaconi di Debre Libanos furono condotti dagli uomini di Maletti in uno stretto vallone a venti chilometri dalla città . É la gola di Zega Weden , erosa dal torrente di Finka Wenz
I monaci , secondo la ricostruzione dei due storici , vennero spinti sull'orlo del crepaccio , schierati su una fila con alle spalle il precipizio. Vennero uccisi a colpi di mitragliatrice : erano troppi per i fucili delle truppe italiane . Via via che cadevano , gli ascari dell'esercito italiano gettavano i corpi nel crepaccio. Campbell e Sadik sono riusciti a ritrovare un ragazzo che scampò all'eccidio : aveva 14 anni e si finse morto . Il vecchio di oggi (1997) non può dimenticare quanto accadde in quel tragico giorno di sessant'anni fa
I due storici sono scesi fra le rocce del crepaccio di Zega Weden: hanno trovato ancora le ossa di quei monaci sventurati , hanno raccolto le prove di quel lontano massacro che l'Italia ha dimenticato. Graziani , dopo il massacro , non ha un solo ripensamento , nemmeno un dubbio : l'eccidio dei preti e dei diaconi di Debre Libanos è , per il viceré italiano, un "romano esempio di pronto , inflessibile rigore . É stato sicuramente opportuno e salutare". E ancora : "Non è millanteria la mia quella di rivendicare la completa responsabilità della tremenda lezione data al clero intero dell'Etiopia con la chiusura del convento di Debre Libanos" | Angelo Del Boca , per anni , ha ritenuto che le vittime del massacro fossero "solo" 449 , ma le nuove testimonianze rivelano che, sulle gole del Nilo , furono uccisi fra 1.200 e 1.600 monaci .
Moltissimi erano giovani e ragazzi, catechisti e diaconi. Scrive amaro Del Boca : "Sono stati martiri giovinetti che la CRISTIANITA’ NON RICORDA e non piange perché africani e diversi"
L'eccidio di Debre Libanos fu il detonatore della rivolta etiopica : nell'estate del 1937 la ribellione contro l'occupazione italiana è generale. A novembre Graziani è sostituito con Amedeo d'Aosta. Ma la seconda guerra mondiale è alle porte , l'impero africano del fascismo italiano sta per crollare . I cantastorie ci avevano visto bene !