altro che reverentia!
VALANGA DI INSULTI DI GIULIANO FERRARA AL MARITO DI VERONICA LARIO
Allora:
1. è un debole
2. ama lo spumante
3. è goffo
4. è logorroico
5. è un buffone
Ehy, questo qua lo odia il Berlusca, altro che Brunik, che si limita a disprezzarlo.
Ora vediamo se il Silvio è proprio un debole come lo descrive l'Elefante oppure lo licenzia in tronco
Il Foglio di Veronica Lario in Berlusconi, 18 settembre 2003
Chi non sa scusarsi è un debole
E il Cav. ha questo vizio di difendere una inesistente infallibilità
Aveva deciso lui in persona, il Cav., di bere quello spumante (il Foglio senza saperlo aveva già informato i lettori della gaia ebbrezza di quelle ore con i giornalisti inglesi, esclusi i pazzi e i cani). Ha deciso lui o Lui di straparlare su Mussolini. Ha deciso lui di recarsi presso la comunità ebraica, italiani tra i quali si contano coloro che hanno sofferto più di altri la benevolenza del Duce del fascismo, e di chiarire l’equivoco parlando a un segmento del paese per comunicare qualcosa al resto del paese. Ha deciso lui di chiarirlo, l’equivoco, nel solito modo: imbrogliando le carte, mescolando rammarico e strumentalizzazioni, scuse pelose e richieste d’affetto, comunicati ufficiali “sul filo del paradosso” e una palloccolosa dichiarazione di un suo ministro. Non ha capito che un uomo serio e forte sa scusarsi senza se e senza ma, mentre una persona fragile di gesti simili è strutturalmente incapace. Poteva dire: mi sono espresso male, me ne scuso. Una roba da applauso finalmente sincero, diverso da quello dei talk show e delle assemblee delle giovani marmotte di Forza Italia. Oppure, e sarebbe stato l’epilogo maldestro ma comprensibile di un’estate del nostro scontento, poteva dire: confermo e contro-argomento. Si è invece di nuovo intrappolato nella goffaggine logorroica di chi gira intorno alle questioni, e scappa tra il brusio delle parole. Qualche mestierante del marketing politico moderno, proprio in un periodo in cui a un leader si richiederebbero gesti classici e ben disegnati, deve averlo convinto, magari a colpi di sondaggi, che i veri capi devono presumersi infallibili, che non indietreggiano mai e a qualunque costo fuggono sempre in avanti nel brodo della parlantina per difendere la loro cara immagine. Una visione buffonesca della politica a disposizione di un italiano che ha avuto coraggio da vendere, e ci ha offerto insieme ai suoi molti difetti idee nuove e uno stile nuovo che ha fatto invecchiare la storia della Repubblica. Non c’è spontaneità né verità né allegria nella burocrazia dei comunicati che dicono tutto e il contrario di tutto, e giocano sempre allo scaricabarile. Se uno decide di parlare come mangia, prima di tutto deve imparare a mangiare meglio, e poi deve essere coerente con il proposito: non si può essere chiari e diretti come in uno scompartimento ferroviario quando si elogia Mussolini per grottesco patriottismo, e poi obliqui e diplomatici quando (non) si chiede scusa né si conferma quanto detto sopra.