In un libro del giornalista Christopher Hitchens la carriera politica dell'ex-consigliere di stato americano
FRANCESCO NERI
Assistente alla sicurezza nazionale fra il 1969 e il 1977, segretario di Stato americano, consigliere del presidente Nixon, premio Nobel per la pace nel 1973: un curriculum, quello di Henry Kissinger, di tutto rispetto che dovrebbe essere garanzia di integrità morale, rigore intellettuale e rettitudine nell'agire. Invece, secondo un approfondito studio di Christopher Hitchens, collaboratore di autorevoli riviste e giornali di fama internazionale come The Nation, The London Review of books, New left review, Times literary supplement, l'importante uomo politico americano sarebbe responsabile e complice del massacro di tre milioni di donne, uomini, bambini in Cambogia e Vietnam; della morte di mezzo milione di innocenti in Bangladesh; dell'invasione di Timor Est che ebbe come conseguenza il genocidio di duemila persone; della instaurazione della dittatura del generale Pinochet, costata la vita a centinaia di migliaia di cileni e di molti altri crimini contro l'umanità. La grave denuncia di Hitchens è contenuta in un libro dal titolo perentorio e senza nessuna ambiguità, Processo a Henry Kissinger (Fazi editore, pp. 211, ? 14,50). Un testo in cui appare subito chiaro l'intento dell'autore: scovare documenti e testimonianze per mandare lo statista americano dritto davanti alla Corte Penale Internazionale.
Il volume contiene rivelazioni inedite e definitive che riguardano l'Indocina, l'America Latina e Timor Est.
Per quanto riguarda l'Indocina - ricorda Christopher Hitchens - la pubblicazione nel 2001 di un libro di Larry Berman, No Peace, No Honor: Nixon, Kissinger and Betrayal in Vietnam («Nessuna pace, nessun onore: Nixon, Kissinger e il tradimento del Vietnam») ha fornito altre prove dell'attività diplomatica segreta e illegale condotta da Nixon e dai suoi collaboratori nell'autunno del 1968.
Per quanto riguarda l'America Latina, nel gennaio 2002, sono stati pubblicati sulla rivista conservatrice di Washington, Insight, prove inconfutabili del benestare concesso dalle alte sfere alla «guerra sporca» delle morti e delle «sparizioni» nell'Argentina degli anni Settanta. Queste prove possono essere considerate inoppugnabili, dal momento che provengono da un'importante personalità della dittatura argentina e da un diplomatico ultraconservatore statunitense. Il primo è l'ammiraglio Cesar Guzzetti, ministro degli Esteri durante la dittatura di Videla. Il secondo è l'ambasciatore statunitense Robert Hill.
Il coinvolgimento di Kissinger in Timor Est, già provato da studi indipendenti, è stato confermato da un documento declassificato del Dipartimento di Stato e pubblicato nell'archivio della Sicurezza Nazionale. Si tratta del resoconto ufficiale di una conversazione che si svolse il 6 dicembre 1975 a Giacarta, capitale dell'Indonesia. Erano presenti alla conversazione Henry Kissinger, Gerald Ford e il dittatore indonesiano Suharto con un gruppo di suoi consiglieri militari.
Le accuse di Hitchens a Kissinger sono inequivoche e tutte molto precise: Premeditato omicidio di massa delle popolazioni civili dell'Indocina; collusione in omicidio di massa in Bangladesh; corruzione e pianificazione dell'omicidio di un ufficiale legittimamente in carica in una nazione democratica, il Cile, con cui gli Stati Uniti non erano in guerra; coinvolgimento in prima persona nel piano per uccidere il capo dello Stato democratico di Cipro; istigazione e appoggio al genocidio a Timor Est; coinvolgimento in prima persona nel piano per sequestrare e uccidere un giornalista residente a Washington.
Molti complici di Henry Kissinger, se non la maggior parte, oggi stanno in prigione o attendono di essere processati oppure sono stati puniti e screditati in altri modi. «La sua solitaria impunità - ha scritto Christopher Hitchens - è una condizione sociale; odora di beatificazione». Un filosofo greco, Anacarsi lo Scita, amava dire che le leggi sono come ragnatele: abbastanza forti per trattenere i deboli, troppo deboli per fermare i forti. Un detto che sembra quanto mai valido per un uomo potente come Henry Kissinger.

Il Manifesto