Originariamente Scritto da
Cuordileone
Già...
Taqiyya e dawah, menzogna preventiva
Ogni religione che si rispetti dovrebbe proibire di mentire. Il Corano spesso sprona alla sincerità e depreca la menzogna (ad esempio si veda
XL:20). Eppure, l’Islam effettivamente permette il raggiro e la falsa testimonianza, a condizione che l’obiettivo finale sia la gloria delle fede stessa.
Il termini con cui ci si riferisce a questo tipo di menzogna, che il più delle volte consiste nel rinnegare esteriormente la propria fede, è “taqiyya” (che wikipedia traduce come “paura”, “stare in guardia”, “dissimulare” etc…). Il termine affine “kitman” (”riserva mentale”) consiste nel dire solo parte della verità – sempre a scopo proventivo.
Il versetto coranico che introduce questo controverso tema è
III:2
Che i fedeli non prendano per amici o protettori gli infedeli al posto dei fedeli: se qualcuno lo facesse, in nulla vi sarà aiuto da Allah: eccetto come precauzione, così che possiate guardarvi da loro. Ma Allah vi avverte di ricordarLo; perchè l’obiettivo finale è Allah.”
Il concetto è chiaro, e varie testimonianze hadittiche mostrano che il principio della
taqiyya veniva messo in pratica già dalla primissima generazione di musulmani. In
Sahih Bukhari 5,59,369 si trova un’episodio che vede lo stesso Maometto concedere il permesso di mentire a scopo di raggiro.
Narrato da Jabir Abdullah:
Il Messaggero di Allah disse, ‘Chi è pronto ad uccidere Ka’b bin al-Ashraf? Ha proferito parole ingiuriose e ha danneggiato Allah e il Suo Apostolo.’ Maslamah si alzò e disse, ‘Vuoi che sia io ad ucciderlo?’ Il Profeta proclamò, ‘Si.’ Maslamah disse, ‘Quindi permettimi di mentire così che io sia in grado di ingannarlo.’ Muhammad disse, ‘Puoi farlo.’”
E’ inevitabile che sorga un’osservazione di tipo metafisico-epistemologico: una religione che permetta un uso programmatico della menzogna non può certo essere interessata alla ricerca della verità – tanto più che Corano,
V:102-103 scoraggia i fedeli dal fare domande sulla propria religione (”su ciò che vi è stato reso chiaro”).
A questo si aggiunge che un sincero tentativo di “dialogo” diventa estremamente difficile nel momento in cui a costituire una delle due parti a confronto c’è qualcuno che, se messo alle strette, può sentirsi autorizzato dal suo stesso Dio a mentire.
Parzialmente intersecantesi con i principi finora esposti è il concetto di
dawah, o “proselitismo”, il cui obiettivo è, in primis, di invitare nuova gente ad abbracciare la fede islamica, in secondo luogo di rafforzare la comunità islamica stessa, e infine di evitare conflitti armati con gli infedeli.
Questo ultimo punto è importante:
In Sahih Muslim (19:4294) viene reso esplicito il ruolo della
dawah nel processo di conversione degli infedeli. Al proselitismo pacifico fanno seguito l’imposizione di pressioni fiscali e la violenza (
il link alla versione in inglese della
hadith)
Per maggiore approfondimento:
qui.