L´occupazione è aumentata dell´1 per cento rispetto a luglio 2002 ma da aprile ad oggi c´è uno stop. Produzione ancora giù
Disoccupati ai minimi: sono l´8,3%
In un anno 231 mila posti in più: 7 su 10 sono ultracinquantenni
ROMA - Più posti di lavoro - anche se a beneficiarne non sono stati né il Sud né i giovani - e meno disoccupazione. Guardando ai dati di luglio 22 milioni e 215 mila italiani risultano occupati: rispetto allo stesso mese del 2002 sono 231 mila in più, con una crescita pari all´1 per cento. E´ un boom che ha fatto scivolare verso il basso la quota dei «senza lavoro» ad un livello mai visto dal 1992. Ora siamo all´8,3 per cento, in calo rispetto all´8,7 di un anno fa. Quello fornito dall´Istat sull´occupazione è un quadro positivo, ma l´entusiasmo va moderato da tre fattori. Il primo è che buona parte dei nuovi posti di lavoro sono stati coperti da ultracinquantenni. Il secondo è che passata l´euforia di luglio, se si fa riferimento ai dati destagionalizzati - precisa l´istituto di statistica -, l´occupazione risulta non più in crescita, ma stabile da aprile. Il terzo è che industria, centri studi e sindacati fanno notare che ormai la tendenza è già invertita e che per i prossimi mesi non dovremmo aspettarci altre buone notizie.
Il gap generazionale è evidente: 161 mila dei 231 posti in più sono coperti da lavoratori di età compresa fra i 50 e i 59 anni il che fa pensare -nota l´Istat - che l´incremento sia nato non tanto da nuove entrate quanto da mancate uscite. Probabilmente un certo ruolo lo ha giocato anche l´abolizione del divieto di cumulo. Altrettanto evidente è il gap territoriale: nell´ultimo anno se Nord ovest e Centro hanno registrato una crescita occupazionale dell´1,4 per cento e il Nord est dell´1,1 il Mezzogiorno si è fermato all´0,4 per cento. Insomma, pioverebbe sul bagnato. Il governo è entusiasta e fa notare che «se confrontato con il ciclo economico sfavorevole il dato è straordinariamente positivo». «La direzione intrapresa è quella giusta e occorrono politiche per la crescita, in particolare nel Mezzogiorno»ha detto Maurizio Sacconi sottosegretario al Welfare. Il ministro Maroni parla di «inversione di tendenza», e considera la maggiore occupazione degli over 50 un dato «confortante», ma in realtà guardando al futuro, non tutti sono ottimisti. L´Isae fa notare come nei fatti vi sia stata «una battuta d´arresto rispetto ad aprile» e che le previsioni vadano verso una ormai «scarsa dinamicità». Scettici sia i sindacati che gli industriali. «I dati in sé sono positivi - ha detto Adriano Musi della Uil - ma vanno decifrati. Non mi convince il fatto che l´incremento sia dipeso da un allungamento dell´età lavorativa». La Cisl è colpita da una distanza fra Nord e Sud «troppo, davvero troppo alta» (nonostante la riduzione dal 17,9 per cento del 2002, il tasso di disoccupazione rimane nel Mezzogiorno al 16,8). Cgil fa notare i punti deboli del quadro occupazionale: «Sud e giovani, le parti più deboli del paese, continuano ad essere penalizzati nel mercato del lavoro dall´ interruzione delle misure di sostegno all´ occupazione decisa da questo governo - ha detto il segretario confederale Marigia Maulucci - . In realtà siamo in una situazione di stasi e la crescita brillante dell´ occupazione registrata lo scorso anno si è fermata». Parla di battuta d´arresto anche la Confindustria : «Se considerato al netto dei fattori stagionali, il dato Istat indicherebbe addirittura una flessione del numero di occupati, seppure limitato allo 0,03 per cento».
(fonte inconfessabile )