I cinici dimenticano spesso che la politica implica scelte in grado di cambiare vite, trasformare nazioni e fare la storia. Le scelte dei politici sono intraprese su base mista, filosofica e psicologica, con l' obiettivo di attuare iniziative e, in risposta, realizzare condizioni. Esse esigono che tutti noi politici equilibriamo i nostri principi, per quanto possibile, con il pragmatismo, che mitighiamo le nostre convinzioni facendo uso del compromesso, consapevoli che in democrazia ciò è onorevole - qualunque società libera non fa riferimento in realtà solo al ruolo della maggioranza, ma anche ai diritti della minoranza e ad un determinato processo che tenga in profonda considerazione gli individui di opinione diversa. Voglio soffermarmi brevemente sul motivo per cui il nostro approccio alla politica debba prevalere, perché la Terza Via debba imporsi come modello di pensiero in tema di cambiamento nel ventunesimo secolo, nonché dare qualche indicazione su come affrontare le critiche mosse da chi ci sta a sinistra e la formidabile sfida lanciata dalla destra. Perché il nostro approccio è il migliore è presto detto: perché funziona. Lo vediamo nel Regno Unito, in Canada, in Svezia e in Olanda sotto la guida di Wim Kok e nella Nuova Zelanda di Helen Clark. In Usa, negli otto anni in cui ho avuto il privilegio di servire il mio paese, abbiamo dimostrato che si possono ottenere la pace e il progresso sociale senza aumentare le disuguaglianze sociali e rendere inviso il governo. Il progresso verso una maggiore intercooperazione nel mondo rappresenta in sé e per sé un approccio da Terza Via. Il Wto, l' allargamento della Nato, la crescita e il rafforzamento dell' Ue, i processi di pace nei Balcani, in Irlanda del Nord e altrove, lo sforzo di ridurre il debito dei paesi più poveri del mondo, in presenza di garanzie di una politica responsabile da parte loro, che finalizzi la spesa a programmi educativi, sanitari e di sviluppo, tutte queste iniziative vanno nella direzione che abbiamo intrapreso insieme, un approccio efficace. Sono convinto che il nostro movimento rispecchi fedelmente valori tradizionali quali la garanzia di opportunità progressive per tutti, una cittadinanza responsabile, una comunità aperta, lo sforzo di sostenere chi non è in grado di farcela da solo, e di fornire a chi ne è in grado gli strumenti per migliorare. Credo sia questo il compito di un governo moderno.

Il primo ministro Blair ha affermato: «L' immobilismo non paga, la politica aborrisce il vuoto». Credo, in altre parole, che la Terza Via sia allo stesso tempo perpetua e pragmatica. Che la riforma sia contemporaneamente un obiettivo ed una visione. Il dato di fatto che caratterizza il ventunesimo secolo è, nel bene e nel male, l' interdipendenza tra le nazioni. Ogni giorno il traffico di posta elettronica supera quello tradizionale, i satelliti diffondono le notizie in tutto il mondo in un istante, uno starnuto ad Hong Kong porta ad imporre la quarantena a Toronto, in Cina viene condotta da comuni cittadini una campagna via e-mail affinché il governo autoritario assuma un atteggiamento più aperto ed onesto per fronteggiare la Sars. Le società di maggior successo sono quelle multirazziali, multireligiose e multietniche, in cui la comune condizione di esseri umani agisce da collante, eppure le forze di interdipendenza, l' apertura dei confini, la facilità degli spostamenti, l' immigrazione, l' accesso all' informazione, la tecnologia, aumentano le differenze, causando la morte di molti. La sequenza del genoma umano e la stazione orbitante internazionale non derivano dall' attività di un solo paese, ma dalla collaborazione di varie nazioni. I paesi ricchi lo diventano ancora di più e arricchiscono il proprio ambiente, contribuendo allo scioglimento delle calotte polari e ad aggravare l' effetto serra. Viviamo in un mondo disorientante. Dall' interdipendenza derivano molte cose positive e numerosi problemi: un mondo generoso e opprimente, in cui abbondano opportunità e ingiustizie.

Mappare il genoma umano significa che gran parte dei giovani oggi in età fertile genereranno figli con una aspettativa di vita intorno ai 90 anni. Ma quest' anno dieci milioni di bambini moriranno per patologie infantili assolutamente evitabili. Un decesso su quattro nel mondo sarà causato da Aids, malaria e infezioni collegate alla tubercolosi e alla diarrea. I progressi in agricoltura hanno migliorato il rendimento dei raccolti e la resistenza alle malattie ma tuttora un miliardo di persone si coricano ogni sera affamate e un individuo su quattro non ha a disposizione un bicchiere d' acqua pulita. Questa situazione è destinata a peggiorare perché si prevede che la popolazione mondiale aumenti del 50% nei prossimi cinquant' anni, con un incremento del 100% nei paesi più poveri incapaci di affrontare il problema demografico. Il mio paese concede ingenti sgravi fiscali ai più abbienti, mentre metà della popolazione mondiale vive con meno di due dollari al giorno e un miliardo di individui con un solo dollaro al giorno. Posso affermarlo con maggior convinzione oggi perché, da quando ho lasciato la Casa Bianca, per la prima volta nella mia vita pago un importo simile di tasse. Non ho mai pensato che il presidente Bush avrebbe curato così bene i miei interessi. Ma io non ho bisogno di sgravi fiscali e non dovrei averne diritto. Questo mondo interdipendente, nonostante tutti i vantaggi che comporta, non è accettabile perché caratterizzato da un' intrinseca instabilità. Nel migliore dei casi è insicuro e incerto, nel peggiore misero e letale. è intrinsecamente instabile perché due gruppi di individui ne sono tagliati fuori.

Innanzitutto coloro che non ne godono i vantaggi e, in secondo luogo, coloro che non ne accettano la responsabilità perché non condividono la nostra visione e i nostri valori. Essi aderiscono alla politica dell' identità sminuendo gli altri in base a differenze di religione, razza, etnia, filosofia tribale o politica. L' unica verità che possono accettare è la loro verità. In questa fase della storia il mondo ha più che mai bisogno di una Terza Via. Il grande interrogativo che dobbiamo porci è come mai, dal momento che la nostra analisi è palesemente corretta e abbiamo dato dimostrazione che la Terza Via, ovunque abbia avuto adeguate possibilità di operare, funziona decisamente meglio di qualsiasi alternativa, subiamo gli attacchi della sinistra nei nostri paesi e perdiamo terreno a favore di una destra in fase di rinascita in numerosi paesi a partire dal 2000. Relativamente alle critiche provenienti da sinistra vorrei precisare alcuni aspetti. Ho l'impressione che questi attacchi si impernino su due questioni. Innanzitutto i nostri critici in America, i miei critici all'interno del partito Democratico, i critici di Blair, possono affermare con una certa dose di ragione, che non abbiamo risolto tutti i problemi del mondo interdipendente. Nel mio caso, ad esempio, si potrebbe evidenziare che ho contribuito all' espansione del commercio più d' ogni altro presidente americano della storia attraverso il Wto, l' ingresso della Cina in questo organismo e trecento altri accordi tra cui quelli stipulati con il Vietnam, la Giordania e paesi che possono contribuire a rafforzare la pace nel mondo.

Ma la mia amministrazione non ha fatto altrettanto bene nell' ambito del miglioramento delle condizioni ambientali e del mercato del lavoro, che dovrebbero rientrare nel commercio, se non si vuole che l' espansione commerciale sia una corsa all' esaurimento delle risorse.

Sarebbero critiche legittime di cui dovremmo far tesoro. Ma un'altra critica che ci viene da sinistra e a cui Blair ha dato energica risposta, non ha, secondo me, grande merito. Credo che talvolta i nostri amici rifuggano dalla retorica della responsabilità così cara alla Terza Via e non si sentano di condividere il nostro impegno per una forte politica di difesa, per la lotta alla criminalità, e per garantire occupazione piuttosto che assistenza a coloro che sono in grado di lavorare.

È bene che ci segnalino le pecche della nostra azione nei settori in cui tentiamo di operare ma, ove i risultati siano coerenti con i valori progressisti, facciamo sentire la nostra voce e invitiamoli ad unirsi a noi, perché la vera minaccia proviene dalla rinascita della destra e dobbiamo essere uniti per sconfiggerla. La Terza Via dovrebbe, tra le altre cose, porre fine ai contrasti sul conflitto iracheno. Saddam non è più al potere, il che è un bene, internazionalizziamo allora l' Iraq, e rafforziamo la nostra presenza militare in Afghanistan evitando di commettere gli stessi errori di vent' anni fa. Oggi il povero Karzai è presidente della sola Kabul, mentre Al Qaeda e i Taliban hanno fatto ritorno in tutte le zone del paese. E a beneficio dei miei amici in America, cui piace demonizzare chi non è d' accordo con noi, potrei aggiungere che insieme a noi in Afghanistan operano truppe canadesi, tedesche, francesi e di altri paesi, e che il nuovo esercito afgano è stato addestrato da una joint force composta da militari francesi e americani. Proseguiamo quindi nell' impresa di costruire un mondo con più partner e meno terroristi. Ma non possiamo raggiungere questo obiettivo in assenza di una posizione credibile sul tema della sicurezza. Veniamo dunque alla sfida della destra. Come abbiamo potuto perdere le elezioni avendo alle spalle risultati così positivi? Non abbiamo certo intenzione di accusare la gente di non sapere quello che fa. Scegliendoci, gli elettori ci assumono al proprio servizio e chi si impegna in una qualsiasi impresa non va molto lontano se si mette a dare del cretino ai propri clienti. Gli elettori sono nostri clienti, come mai non acquistano ciò che vendiamo in tanti paesi? Che cosa è successo? Innanzitutto bisogna riconoscere un merito alla destra.

Nei paesi in cui è vittoriosa i rappresentanti della nuova destra hanno affinato le proprie strategie politiche. Noi abbiamo assunto parte del loro atteggiamento intransigente e responsabile; loro, nella retorica, alcune nostre preoccupazioni. Conservatorismo compassionevole, lo slogan del presidente Bush del 2000, rappresentava l' unico principio su cui avrebbe potuto vincere le elezioni. Un' idea geniale, perché era un modo di rivolgersi agli elettori moderati - che nel mio paese nutrono sempre qualche scetticismo nei confronti del governo - e promettere loro gli stessi risultati dell' amministrazione Clinton ottenibili però con minori interventi governativi e maggiori sgravi fiscali. Al termine della consultazione è stato condotto un sondaggio sulle motivazioni che avevano spinto gli elettori a scegliere questo o quel candidato. Il 41% degli individui che avevano votato Bush hanno addotto a motivazione il desiderio di minori interferenze da parte del governo, troppo imbarazzati per confessare che aspiravano agli sgravi fiscali. Ma in un mondo che non aveva conosciuto l' 11 settembre sembrava un' ottima prospettiva, una scelta intelligente. La differenza tra la destra e noi però è che noi abbiamo mantenuto sostanzialmente le nostre promesse. Loro no.

Il secondo fattore è rappresentato dall' 11 settembre che ha aumentato il senso di insicurezza globale e l' ansia collettiva.

La destra ha più successo se i cittadini sono spaventati perché è maestra nel trovare nemici, nel trasformare ogni questione in un conflitto manicheo tra bianco e nero, oppure nella lotta tra luce e buio, sfruttando le insicurezze della gente e assumendo un atteggiamento forte, per trasmettere la sensazione che in qualche modo penseranno loro a prendersi cura della popolazione. Come analizzare questo fenomeno e competere con la destra in questo scenario? Credo innanzitutto che quando abbiamo progettato la Terza Via avessimo in programma di andare oltre la vecchia sinistra e la vecchia destra. Il principale handicap della vecchia destra era rappresentato dalla scarsa attenzione riservata ai problemi pubblici, quasi non esistessero. Invece di impegnarsi attivamente a risolverli, la destra ha sempre preferito limitare gli interventi del governo. Ma oggi abbiamo una nuova destra, che definirò qui per comodità di analisi la quarta via. Questa destra cerca di assumere il nostro stile politico sostanziandolo in modo molto diverso. E non abbiamo opportunità di sconfiggerla se non comprendiamo quali sono le differenze. Ne elencherò alcune. Sia il nostro movimento che la nuova destra aspirano ad un mondo integrato, libero dal terrorismo - noi vogliamo una comunità in cui vengano condivisi vantaggi e responsabilità - loro una comunità dominata dall' America e dai suoi alleati di pari orientamento. Gli obiettivi della Terza Via sono progresso, cooperazione e esercizio responsabile del potere. Il primo obiettivo della destra è sempre ottenere e mantenere potere e controllo perché reputa di avere diritto a governare. I metodi del nostro governo sono molto diversi. è evidente in America e in altri paesi che li hanno sperimentati. Se la destra ha più successo di fronte ad un' opinione pubblica spaventata, noi crediamo fondamentalmente nella prova dei fatti e nel dibattito. I rappresentanti della destra parlano di nemici, hanno un atteggiamento aggressivo e non si arrendono di fronte all'evidenza. Quando in America sottolineiamo che il nostro approccio dà migliori risultati, controbattono con la tesi secondo cui tutti i risultati positivi che ho ottenuto da presidente sono dovuti ad una qualche intervento del presidente Reagan nel febbraio 1981, mentre sarebbe mia la responsabilità dei guai accaduti dopo la fine del mio mandato. Sono convinti di governare per volontà divina, ma hanno successo solo quando la gente non è lucida perché ha paura. La nostra politica è orientata verso la delega dei poteri e l' equità. La loro politica è orientata ad un rafforzamento del potere in modo da concentrare ricchezza e potere nelle mani dei loro alleati. Non abbiamo più di fronte la vecchia destra, la nuova destra è favorevole al cambiamento, ma secondo modalità che concentrino il potere nelle mani di individui in grado di mantenerla in carica. La destra ha una politica globale diversa dalla nostra. Noi reputiamo che sia nostro dovere cooperare, ove possibile, ed agire per proprio conto se costretti.

Loro sono convinti di dover agire ove possibile per proprio conto e cooperare se costretti. è questa la differenza fondamentale che ci distingue, e ne porterò alcuni esempi. I democratici si sono schierati al cento per cento a fianco del presidente Bush nella guerra in Afghanistan. Il nostro capogruppo al Congresso una volta ha posto alcune domande sulle tattiche dell' intervento armato, si badi bene che questo rientra nella prassi normale. Nel giro di 24 ore nel suo stato, il Sud Dakota, è stata lanciata una campagna contro di lui con spot televisivi che lo paragonavano a Saddam e John Walker Lind, il cittadino americano entrato a far parte di Al Qaeda. Come hanno reagito i democratici? In nessun modo. Avrebbero dovuto disertare il Senato fino a che gli spot fossero stati ritirati. Avrebbero dovuto opporsi allo sfruttamento a fini politici dei cadaveri delle 3100 persone morte a Manhattan, in Pennsylvania e a Washington. Ciascuno dovrebbe riflettere su questo episodio rapportandolo alla realtà del proprio paese. Nelle ultime elezioni i repubblicani hanno dovuto affrontare un problema importante sul fronte della sicurezza. Il 100% dei democratici si è schierato a sostegno dell' intervento in Afghanistan, il 67% ha appoggiato il presidente Bush sull' Iraq. La destra è venuta così a trovarsi in una posizione difficilissima perché ha bisogno di un nemico contro cui scagliarsi, fa parte del loro metodo. Come demonizzare quindi i democratici? Hanno deciso di creare un Dipartimento per la Sicurezza Nazionale dopo essersi opposti per otto mesi di fila ad un analogo progetto portato avanti dal senatore Liebermann, democratico. Alla fine si sono decisi ad appoggiarlo, inserendo qualche dettaglio a noi sgradito e se non l' avessimo approvato prima delle elezioni avrebbero sostenuto che eravamo dei traditori. Ribadisco che esiste una quarta via, un conservatorismo non ozioso, ma aggressivo e favorevole al cambiamento, che prospera sui nemici, attacca e trionfa sulle nostre prove e sulle nostre tesi. Tra i valori mette al primo posto il potere e i suoi rappresentanti sanno conquistarlo e conservarlo meglio della maggior parte di noi. Se vogliamo sconfiggerlo dobbiamo imparare ad argomentare meglio le nostre ragioni, lasciare che ci attacchino perché noi non demonizziamo l'avversario, ma se colpiti, dobbiamo saper contrattaccare e difenderci. Viviamo in un mondo nuovo in cui bisogna reagire per non farsi divorare. Tutte le prove dei nostri risultati positivi andranno perdute se ci abbandoniamo a diatribe interne alla sinistra e subiamo passivamente gli attacchi della destra. Vi sembra un' analisi dura? Io sono molto ottimista. Dobbiamo trovare una nuova fonte di posti di lavoro nel mondo in via di sviluppo.

La Cina continua a sottrarre occupazione agli Stati Uniti e agli altri paesi nel settore manifatturiero. I cinesi hanno il diritto di costruire il proprio futuro. Una cosa da fare da parte nostra sarebbe utilizzare l' accordo di Kyoto non solo per limitare l'emissione di gas serra ma anche per creare un' economia energetica completamente nuova. Non corrisponde più a verità che per arricchirsi, mantenere le proprie ricchezze e aumentarle sia necessario rilasciare nell' atmosfera sempre più gas serra. Esiste un mercato inutilizzato del valore di mille miliardi di dollari dedicato alla conservazione delle fonti energetiche e alle tecnologie per la produzione di energia pulita. In genere richiede sistemi molto sofisticati e professionalità di altro genere. L'Europa, l' America e il Giappone potrebbero creare centinaia di migliaia di posti di lavoro ad alta remunerazione, liberando al contempo il mondo dal problema dell' effetto serra.

Concludendo, sono davvero ottimista. Perché? Perché non mi interessa quante volte siamo stati sconfitti alle urne negli ultimi tre anni, il mondo si sta muovendo verso l' integrazione cooperativa e non abbiamo alternative. Colui che sostiene che la risposta è permettergli di governare il mondo, di tirarsi fuori dal trattato sulla messa al bando dei test nucleari, dalla Corte Penale Internazionale, dal trattato di Kyoto e fare quello che più gli aggrada, alla fine non potrà risultare vincitore. L' unica possibilità che il mondo ha di sopravvivere è di andare in direzione di un' integrazione cooperativa. La storia è dalla nostra parte. Gli esseri umani, a quanto ci è dato di sapere, hanno assunto la posizione eretta nella savana africana 100.000 anni fa. Gli agglomerati urbani e la scrittura non esistevano fino a 7.500 anni fa, ci sono voluti 90.000 anni per arrivare a quel punto. Poi abbiamo passato 7.500 anni in competizione tra noi, tra cooperazione e distruzione. Fu solo nel 1945, a quasi 100.000 anni di distanza dalla comparsa del primo essere umano sulla terra, che abbiamo tenuto conto dell' esistenza della Dichiarazione dei Diritti Umani e delle Nazioni Unite. L' obiettivo è stato raggiunto solo nel 1989 alla caduta del muro di Berlino che ha segnato la fine della guerra fredda. I presenti a questa conferenza si sono occupati dei problemi del mondo per circa quattordici anni dei centomila da cui esiste l' uomo sulla terra.

Direi che abbiamo ottenuto dei buoni risultati. La Russia e la Cina si sono riconciliate con l' Occidente, l' Ue è cresciuta, la Nato ha subito un' espansione, è stato creato il Wto e la Cina è entrata a farne parte, i conflitti nei Balcani e in Irlanda del Nord sono stati risolti, il medio oriente ha vissuto sette anni di pace e progresso finché Yasser Arafat non ha commesso un errore colossale. In tutto il mondo prosperano città in cui convivono razze, etnie e religioni diverse. Sì viviamo sotto la minaccia del terrorismo, ma nessuna società nella storia umana è stata distrutta dal solo terrore. Il rischio più grave è che reagiamo al terrorismo in maniera stupida minando il futuro dei nostri valori e il carattere distintivo delle nostre nazioni. Ad ogni svolta sul cammino della storia i buoni hanno dovuto fare quello che oggi facciamo noi, cercare una Terza Via. La posta in palio è il mondo intero. Sappiamo che la nostra Terza Via è efficace. è nostro impegno mantenerla in azione e opporci a coloro che sono in disaccordo con noi. Non dobbiamo demonizzarli, come hanno fatto loro nei nostri confronti. Dobbiamo riconoscerne la buona fede.

Quello che dobbiamo fare è restare uniti e continuare a lavorare. Siamo dalla parte giusta. Possiamo perdere solo se viene meno in noi la capacità di riflettere, di provare sentimenti, e di lottare. Su col morale quindi e continuate a combattere.


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