BAGHDAD (CNN) -- Sui militari statunitensi morti in Iraq l'America dà i numeri. Secondo il comandante generale delle forze armate statunitensi in Iraq, il tenente generale Ricardo Sanchez, dalla caduta di Baghdad sono morti, ogni settimana, una media di tre-sei soldati Usa. Il bilancio settimanale dei feriti arriva, invece, alle 40 unità.
Uno dei motivi, spiegano le forze armate americane, è l'evoluzione della resistenza, i cui attacchi sono divenuti maggiormente letali e sofisticati con il passare dei mesi. Ormai, le forze armate della Coalizione (composte in maniera preponderante da personale militare americano) sono oggetto di 15-20 attacchi al giorno. A realizzare le azioni di guerriglia sono gruppi di militanti iracheni molto ristretti: in particolare, da sette a dieci aggressioni giornaliere sono frutto dell'azione di mini-commando.
Le azioni ostili si concentrano, fanno poi notare i militari Usa, nella città di Baghdad e nelle roccaforti sunnite (Saddam Hussein era leader della comunità sunnita irachena, minoritaria rispetto agli sciiti e ai curdi) a ovest e settentrione della Capitale. Non è dato capire, invece, se i guerriglieri siano di nazionalità irachena o straniera.
"Il nemico ha evoluto le sue strategie, diventando leggermente più letale e leggermente più complesso e, ma solo in alcuni casi, maggiormente tenace di quanto ci attendessimo", ha spiegato Sanchez.

Dallo scorso 1 maggio, data in cui il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha proclamato la fine delle ostilità, 87 militari statunitensi sono morti per colpa del fuoco nemico in situazioni 'soft' di guerriglia, riferiscono il comando centrale e il Pentagono.
In totale, nell'intervallo 1 maggio - 3 ottobre, sono morti 317 statunitensi. Nella sola giornata di mercoledì 1 ottobre sono morti tre soldati: uno è stato freddato mentre pattugliava il distretto di al Mansur, a Baghdad; un altro è perito in seguito alle ferite causate da un attacco con lanciagranate, sferrato contro un convoglio che si dirigeva a Samarra, 100 chilometri a nord della capitale irachena; la terza vittima, una soldatessa, è saltata in aria per l'esplosione di una bomba mentre era alla guida di un veicolo militare, a soli 300 metri di distanza dal quartier generale della Quarta divisione di fanteria di stanza a Tikrit, terra natale dell'ex raìs.
La maggior parte dei soldati Usa feriti sono curati nei due principali ospedali militari che si trovano in Iraq, ma quelli che hanno accusato danni maggiori vengono, di solito, trasportati nell'ospedale militare della base Usa di Landstuhl, in Germania. Ogni giorno, giungono a Landstuhl da 40 a 44 pazienti, il 10-12% di cui è classificato come "ferito in battaglia".
Dall'inizio della guerra sino ad oggi, la medesima struttura sanitaria ha accolto 6.684 pazienti, 5.377 di cui dopo il 1 maggio scorso. "La maggior parte delle ferite che osserviamo - spiega Marie Shaw, portavoce dell'ospedale - sono ferite da arma da fuoco, alcune amputazioni, rare ustioni: il tutto conseguenza di ordigni esplosivi".