«Lavoriamo da una vita e Alemanno ci chiama fuorilegge»

[Der Wehrwolf]

Lettera da un allevatore



Pino F., Brescia
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Riceviamo e pubblichiamo
Egregio direttore,
ho letto su "la Pa- dania" di oggi le reazioni dei miei colleghi allevatori alla lettera spedita a casa nostra, degli allevatori, dal "ministro" Alemanno. Ne ho ricevuta una anch'io e me la sto girando tra le mani da due mercoledì. Sono profondamente amareggiato. Qui, nella mia stalla produciamo latte da molte generazioni. La stalla non era nostra. Noi eravamo dei mungitori, dei "bergamini". Mio nonno, togliendosi il pane di bocca, acquistò la stalla nel corso della crisi degli Anni '60.
Oggi, ho due figli che lavorano con me. Hanno passione. Si alzano di notte. Stanno qui la domenica a turno. Dal buon Dio non potevo aspettarmi di meglio. Mio nonno mi ha lasciato un piccolo e sudato seme. Oggi, abbiamo una buona pianta. Abbiamo lavorato sodo. Abbiamo ampliato la stalla, messo insieme una mandria sana e numerosa. Ho speso una fortuna per rifare la sala di mungitura, le vasche del liquame, le trinche, le macchine nuove. Purtroppo - una volta si diceva per fortuna - cinque anni fa il mio vicino di casa ha venduto la terra. Cosa potevo fare? Farmela portare via da un altro? Mio nonno si sarebbe girato nella tomba. Ho stretto la cinghia e, attorno al tavolo della cucina, abbiamo deciso di fare un debito e prendere noi quella terra. È il sogno di ognuno di noi, un sogno più che legittimo, direi.
Io è dal 1992 che mungo latte fuori quota. Sino al 1996 nessuno mi ha mai detto nulla. Anzi, mi dicevano di andare avanti. Poi ci sono stati i Cobas, Linate e tutto quello che si è visto e sentito, sino a oggi. Adesso arriva questa lettera di Alemanno in cui mi dice che sono "un illegale", quasi un extracomunitario. Alemanno mi dice che devo pagare per mettermi in regola. Sostiene che sia "un affare". Per me, un'affare è un debito per comperare un pezzo di terra, non una roba come questa che il ministro non si è vergognato di mettere nero su bianco.
Un uomo non deve piangere mai. Tuttavia un po' gli occhi lucidi mi sono venuti. Vorrei sapere: ma cosa ho fatto di male? I soldi per pagare non li ho. Li ho spesi nella stalla e nei campi. Se devo pagare anche a rate, sono disposto a vendere tutto, quote latte comprese, mando i miei figli in fabbrica e poi pago. Ho sempre pagato tutti, io, sono una persona onesta. Da me, nessuno è mai venuto a cercare i soldi per due volte. Avrò anch'io la soddisfazione di prendere da un pezzo di carta, come le quote, più soldi che un pezzo di terra.
Ma ora il mondo sembra si sia girato al contrario. Io sono un testone. Sino a quando non capisco, non mi muovo. E questa volta, proprio non capisco. Gli industriali vengono nella mia azienda e mi cercano il latte da comprare, ci sono giorni in cui il camion del latte viene due volte e aspetta che io finisca di mungere, perché nel caseificio hanno finito il latte e non possono andare avanti senza materia prima.
I giudici mi hanno dato ragione. La sentenza me l'hanno mandata a casa, l'ho letta e riletta molto bene. Non sono balle: è una sentenza della magistratura. E invece Alemanno ora mi dice che sono un illegale e che devo pagare in quattordici anni. Non so più cosa dire. O il mondo si è girato all'ingiù, si è capovolto, oppure io sono troppo vecchio per capire.
I miei ragazzi mi dicono di andare avanti che poi tutto si aggiusterà. Sarà, ma faccio fatica a crederlo. Di una cosa sono certo: io quel latte l'ho prodotto, l'ho venduto, l'ho fatturato - regolarmente, onestamente, completamente - e mi è stato pagato dai compratori. Ora, purtroppo, sono certo anche di un'altra cosa: se devo pagare quelle multe, io chiudo. Alla salute di Alemanno e compagni. Io, grazie a Dio e salute permettendo, riuscirò a mangiare. Gli altri vadano a chiedere il pane ad Alemanno e ai suoi.
Comunque la ringrazio, caro Direttore: grazie alle due lettere pubblicate ieri almeno ho capito che altri come me non sanno cosa fare. Per fortuna in campagna abbiamo sempre avuto una grande serenità e quando non sappiamo se una cosa sia giusta o meno, per non sbagliare andiamo avanti diritto. Io adesso vado in stalla a mungere. Lei vada avanti a fare il buon giornale che fa e Alemanno vada (mi scusi) .al diavolo. Le cose storte e senza ragione, restano sempre storte anche se le vuole un ministro, o qualcuno più importante di lui.
Un caloroso saluto. Insieme con un grido, più forte che mai, che stavolta ci vuole davvero: Viva la Padania.
P.S. Per favore non ci metta il resto di questa lettera, per cortesia. Qui nei campi la tensione è palpabile e non vorrei mai che qualcuno mi facesse dei... dispetti. Sa, ci sono anche quelli che le quote le hanno acquistate. Per me hanno fatto male. Ma ormai i soldi li hanno buttati e sono molto arrabbiati.

[asburgico]

Che pena queste presunte lettere al direttore scritte in redazione. I Cobas sono andati contro la legge e adesso devono pagare coi miliardi che si sono fatti in nero. Se devono chiudere meglio, la zootecnia padana ne trarrà sicuramente giovamento.

Dalla parte della legalità, contro i terronismi.

[Der Wehrwolf]

Tu. se non sbaglio, sei un allevatore, cosa ne pensi di quanto fatto dal terrone alimANu?

[asburgico]

Originally posted by Der Wehrwolf
Tu. se non sbaglio, sei un allevatore, cosa ne pensi di quanto fatto dal terrone alimANu?

Ne penso abbastanza bene, ne ho già parlato molto dettagliatamente in altre sedi cmq. Qualcosa andava fatto, di certo non sto dalla parte dei cobas latte e vi invito ad informarvi più approfonditamente sull'argomento prima di prendere come oro colato le veline de "la Padania" visto che su altri argomenti siete molto critici.