Diversi elementi assomigliano il nostro XXI secolo al terzo, l'epoca
in cui visse e pensò PLOTINO. La morte di antiche certezze, religioseallora ed ideologiche oggi, l'incapacità di osservare la vita al di làdel gretto interesse personale e del puro egoismo economico, il senso diffuso di una decadenza inevitabile. Anche allora, però, alcuni uomini cercavano di rimanere in piedi tra le rovine e d'indicare una strada per superare l'angosciosa inutilità dei tempi, una strada che consentisse il nòstos, il ritorno all'autentica dimensione dell'essere. Erano uomini che, per chi cerca oggi un'analoga ascesa,possono ancora far sentire la loro voce senza che questa rimbalzi come inutile eco nel vuoto dell'anima. In questo senso può essere utile riflettere il pensiero plotiniano a tanti secoli di distanza, senza che ciò appaia mero esercizio retorico.In contrasto con le teorie materialistiche che un mondo senza vita interiore non esita a fare proprie, PLOTINO negò l'originarietà della materia e della molteplicità, concependo come primo fondamento del tutto, l'UNO, principio dal quale promana la serie degli esseri.Dalla prima ipostasi discende la seconda, l'intelligenza, il NOUS che pur essendo una, contiene la molteplicità delle idee e dei pensieri.Dall'intelligenza promana la terza ipostasi, l'ANIMA DEL MONDO che media tra intellegibile e sensibile; essa possiede due parti, una superiore con cui tende all'intelligenza ed una inferiore rivolta alla corporeità, al mondo, di cui è principio d'ordine e armonia. Le tre ipostasi costituiscono la trinità plotiniana e possono essere ricondotte al BENE, L'UNO, ALLA VERITA', ALL'INTELLIGENZA, ALLA VITA,
L'ANIMA DEL MONDO.
Quest'ultima si presenta come piano ontologico inferiore, come regno del divenire, ma nello stesso tempo come riflesso di forme superiori:essa ci ricorda che la vita biologica è un non senso se non viene vissuta come rimando ad una dimensione superiore, ma ci ricorda anche che se ciò può avvenire è perchè essa riflette le forme superiori a cui rimanda. La proposta plotiniana non è il disprezzo ascetico ell'esistenza e del mondo, ma quella di partire dal mondo e all'individualità per trascendersi verso una realtà superiore. In questo percorso la dimensione dell'intelligenza e della ricerca ella verità è sicuramente utile, ma come strumento, non come fine.La verità è infatti emanazione del bene, dell'unità originaria, ma se ntesa in senso autoreferenziale si rivela come perenne nsoddisfazione, legata com'è alla dualità tra soggetto conoscente e ggetto conosciuto. Chi conosce avverte continuamente l'ansia di un on conosciuto che gli è sempre dinnanzi come un orizzonte a cui si ende senza poterlo mai raggiungere. In questa stessa situazione si trova la nostra scienza la nostra ansia di conoscere, che non ha più indirizzi certi e che anzi li rifiuta avvertendoli come limite.
Si spiega così gran parte della conoscenza contemporanea sempre più lontana dalla vita, sempre più inutile sempre più tesa a generare COMODA, ma incapace di servire il benessere spirituale dell'uomo che,spesse volte, consiste proprio nel rifiuto degli agi, nel trascendere se stessi verso i valori che costituiscono l'Eterna Tradizione.
Così Plotino, già 2.000 anni fa, avveritva che l'intelligenza è
funzionale all'Uomo solo nel senso del suo essere rimando all'Uno,
inteso a sua volta come zona del Sacro,dell'Unità dell'Anima con se stessa, come vita al di là del tempo.L'Uno è la vita che è più che vita il quale rappresenta il perno di una realtà intesa in senso
verticale, gerarchicamente ascendente, senza per ciò affogare
l'individualità che riconosce l'Unità ipostatica dei piani dell'essere
e, riconoscendola, fonda il senso gerarchico dell'essere.
L'ascendere individuale è un autorealizzarsi, un recupero progressivo dell'essere eliminando l'arbitrario, il causale, l'effimero,comprendendo l'inutilità di quei beni che costituiscono l'assillo delle anime vuote di tutti i tempi. Plotino c'insegna un individualità ben diversa dalla contemporanea, oramai priva di Pathos interiore e persa perciò dall'effimero e dall'arbitrario. Vite che non costituiscono un destino, una necessità, ma una casualità appunto. L'individualità plotiniana si avvicina, pur tra evidenti differenze alla "persona assoluta" di cui parla Evola, che sa procedere oltre la meccanica e passiva individualità, per riflettere in se stessi la propria universalità e ricononquistare l'eternizzazione. Un'individualità che si rende trasparente per riflettere la pura forma, avendo come riferimento una superiore vocazione, un più alto impegno. Per questo Plotino può essere letto da coloro che ancora avvertono l'ansia di un Ritorno, che non hanno affidato alla scienza tecnologizzata il compito di dare un senso all'esistenza, di unificare l'essere. Per costoro la Patria può essere rappresentata ancora dalla città che Plotino sognava di edificare in Campania, quella Platonopoli in cui trovare rifugio dal mondo massificato e tecnologizzato e da cui ripartire, un giorno, alla riconquista del mondo.
Non prima, però, di aver combattuto e vinto la "GRANDE GUERRA SANTA" che è lotta dell'Uomo contro la sua natura inferiore, contro tutto ciò che in lui vi è di soltanto umano, d'inferiore, di disordinato, di materiale.