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  1. #1
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    Predefinito Karl BRANDT e l'eutanasia

    Pur non condividendo l'ideologia nazista, assistendo al programma di stasera di Cecchi Pavone ed avendo spesso contatto con case di riposo poiche' mio padre ne e' ricoverato ho sentito dentro di me qualcosa di terribile ed ho anche pianto.

    Ogni giorno vedo dele persone anziane in situazione, ve lo posso giurare pietose,sembra che l'anima se ne sia andata,non riconoscono nessuno, sono pieni di farmaci.

    Mi vergogno, mi vergogno ma certe parole di Brandt mi hanno, solo per fortuna per un attimo convinto che sopprimere vite senza senso sia giusto.

    Scusatemi ma avevo bisogno di sentire qualcuno. quella trasmissino mi ha sconvolto, perche' la vivo tutti i giorni e tante volte mi sorgono dubbi di cui mi vergogno, ma a cui non so dare una risposta.

    Ditemi qualcosa. La sofferenza non mia ma degli altri mi sta portando verso il male.

  2. #2
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    Predefinito

    L'eutanasia NON è un precetto nazista. E' dare ad un individuo la libertà di scegliere.

    Ai solidali.
    "Che l'uomo si concepisca come una creatura di Dio oppure come una scimmia che ha fatto carriera comporta una netta differenza nell'atteggiamento da tenere verso la realtà; nei due casi si obbedirà a imperativi interiori diversissimi."

    Arnold Gehlen

  3. #3
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    Predefinito

    bè ,non sono convinto sia questo il luogo per discussioni del genere che esulano dalla politica.
    a meno che , voglio sperare di no, che tu non stia proponendo di ripristinare quelle legge infami ( cosa ben diverse dall'eutanasia)

  4. #4
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    Predefinito no

    No non voglio riprestinare niente, ma non credi che questa societa' cosi' efficiente e con una popolazione in decadenza prima o poi ce lo imponga?

  5. #5
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    Predefinito Re: no

    In Origine Postato da grande roberto
    No non voglio riprestinare niente, ma non credi che questa societa' cosi' efficiente e con una popolazione in decadenza prima o poi ce lo imponga?
    Che sia l'individuo a decidere cosa sia meglio per lui. E' un precetto morale giustissimo, e che io trovo inalienabile.

    Ai posteri.
    "Che l'uomo si concepisca come una creatura di Dio oppure come una scimmia che ha fatto carriera comporta una netta differenza nell'atteggiamento da tenere verso la realtà; nei due casi si obbedirà a imperativi interiori diversissimi."

    Arnold Gehlen

  6. #6
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    Predefinito

    L'eutanasia nazista era qualcosa di diverso dall'eutanasia odiernamente intesa.

    Al giorno d'oggi, si intende con eutanasia una morte procurata ad una persona inferma, sofferente ed inguaribile dal male che le causa sofferenza.

    L'eutanasia nazista era una morte data a chi, indipendentemente dalla propria volontà, era ritenuto per la sua infermità incurabile un peso per la società e per lo stato.

    Insomma, oggi come oggi l'eutanasia si intende come applicabile (moralmente, non ancora legalmente) solo a chi ne faccia esplicita richiesta dietro fondati motivi, mentre sotto il nazismo erano le autorità a decidere chi la meritasse, indipendentemente dalla volontà del soggetto. Il progetto "essere o vivere" ne fa chiara sintesi.

    Per lo stato nazista, gli infermi (di vario genere) non conducevano una vita, ma una semplice "oscarwildiana" esistenza, per cui era meglio per loro e per la società eliminarli, poichè continuando a vivere facevano del male a se stessi ed alla società.

    La differenza, insomma, sta nello scegliere se sia più importante il singolo individuo o la società di cui lo stesso fa parte.

    Chiarita a questo punto la differenza nel generale tra l'eutanasia nazista e quella del ventunesimo secolo, non voglio per nessun motivo prendere posizione riguardo il tuo caso personale, Roberto, non ne avrei il diritto e neanche la possibilità.

    Ti invito innanzitutto a rispettare le leggi sotto le quali viviamo, e secondariamente a tirare fuori tutta la forza che hai, perchè evidentemente una persona a te molto vicina non ne ha più da parte sua, ed ha bisogno della tua.

    Ti confesso che è la prima volta che su POL mi trovo a leggere e discutere un caso umano e personale piuttosto che politico, e questo un po' mi spiazza. Se ti può essere d'aiuto la mia esperienza personale, mia nonna materna se n'è andata nelle condizioni che tu descrivi: in una casa di riposo, non riconosceva i suoi nipoti, confondeva le sue due figlie, in sostanza non ci stava proprio più con la testa.

    Ovviamente, se di ovvietà riguardo a questo argomento si può parlare, non c'è stata eutanasia, se n'è andata quando doveva, o comunque quando chiunque abbia voluto chiamarla l'ha voluta chiamare, per chi ci crede.

    Se questo sia stato giusto, o se sarebbe stato più giusto "aiutarla" ad andarsene prima, io sinceramente non te lo so dire, e non penso che possa dirtelo nessuno, al momento attuale. Neanche chi sembrerebbe avere le idee chiarissime a riguardo sarebbe attendibile, forse perchè non ha passato la stessa esperienza, o forse perchè, pur avendola passata, non necessariamente ha la tua stessa sensibilità (il che non vuol dire che ne abbia di meno, ma che semplicemente ha una sensibilità diversa: per Tizio potrebbe essere più giusto ed umano lasciare che una vita segua il suo corso, per Caio potrebbe essere più giusto ed umano interrompere la sofferenza di qualcuno il più presto possibile).

    Insomma, in questo campo, le idee chiare sono per me autoreferenziali, non oggettive. E ti assicuro che è una delle pochissime deroghe all'oggettività che concedo al mio modo di pensare.

    Ti chiedi se prima o poi una scelta ci verrà imposta, e se sia giusto che così sarà. Può darsi. Può darsi che la coscienza civile in futuro, in seguito alle circostanze, arrivi alla conclusione che le vite senza senso vadano stroncate, per il loro bene e per il bene della società. Per alcuni sarà un regredire, per altri sarà un nuovo avanzare dopo il regresso avvenuto con l'abolizione dell'eutanasia di stampo nazista. Ma comunque viviamo nel presente, ed è con il presente che ci dobbiamo raffrontare.

    Non aspettarti una soluzione da tutto questo mio panegirico, mi dispiace, non ce l'ho, per l'eccezione che ho rimarcato riguardo al mio usuale modo di vedere tante cose. Ti faccio solo tanti auguri di cuore, considerali nella direzione che tu riterrai più giusta.
    Riaffiorano i ricordi degli anni di passione
    ritorna il vecchio sogno per la rivoluzione.
    Racconti senza fine di gente che ha pagato
    non puoi mollare adesso la lotta a questo stato.
    La rivoluzione è come il vento, la rivoluzione è come il vento.

  7. #7
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