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  1. #11
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  2. #12
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    In origine postato da mustang
    ------------------------------
    I guasti del '94 ai quali alludi sarebbero le cavolate ( uso un termine dolce e tranquillo dato che siamo ancora alleati) di Bossi, capo della lega alleata a Berlusconi, di Maroni ministro, della Pivetti Presidente della Camera, dei tanti leghisti voltagabbana e falliti come l'ex e unico sindaco di Milano?

    Amico leghista: mi dici come farebbero a tirare avanti le migliaia di piccole e grandi industrie padane senza il "lavoro degli immigrati), regolari e non?

    Prima rispondi e dopo, solo dopo, "urla".

    Amico leghista: mi dici chi sono i personaggi provenienti dalla Lega che fanno parte di una classe dirigente decente?

    Amico leghista: credi di far politica dicendo se Fini avesse...se Berlusconi fosse....se Occhetto non avesse.
    La faresti (originale e curiosa, ma interessante) solo aggiungendo con coerenza ...se Bossi fosse nato a Palermo...!

    saluti
    Tu prima di rispondere pensa.

    Le due cose (schieramento politici e immigrazione) sono legate da un sottile filo rosso.

    L'immigrazione non è una risorsa caro Mustang.E'una scorciatoia che ha nell'ideologia e negli interessi immediati di una classe imprenditoriale miope e irresponsabile politicamente i sui sostenitori più forti.

    L'ingresso di Berlusconi in politica è una scorciatoia in mancanza di una classe politica di destra e di sinistra seria.

    Lo si vede in maniera talmente chiara che bisogna avere le fette di salame sugli occhi per non vederlo.

  3. #13
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    In origine postato da LosVonRom
    ....L'ingresso di Berlusconi in politica è una scorciatoia in mancanza di una classe politica di destra e di sinistra seria.
    E' il contrario. Una classe politica seria di destra e di sinistra avrebbe avuto la possibilità di nascere, di crescere e di consolidarsi senza l'ingresso di Berlusconi in politica.
    Cum Feris Ferus

  4. #14
    Padania libera dai padioti
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    Si, nel frattempo potremmo essere tutti morti

  5. #15
    Manuel
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    Il partito unico mi sembra limitato alle elezioni europee dove poi i parlamentari confluiscono nei due grandi schieramenti dei popolari e socialisti eurepei, se non ci sono crisi politiche e possibili elezioni anticipate si può pensare anche a queste nuove coalizioni.

  6. #16
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    dal quotidiano torinese La Stampa

    " La Stampa del 16/10/2003


    --------------------------------------------------------------------------------
    Il Presidente del Consiglio dal summit di Bruxelles

    «Voto agli immigrati, non c'è vincolo di maggioranza»
    Berlusconi: «L'importante è rimanere uniti sul programma di governo»
    Ugo Magri
    --------------------------------------------------------------------------------

    BRUXELLES - Silvio Berlusconi prova a mediare. Non è un dramma, sostiene, se la maggioranza si spacca sul voto agli immigrati: «L'importante è che sia unita sul programma di governo, e ha dimostrato di esserlo quando si è discusso di Finanziaria, di pensioni e di riforme istituzionali». Quindi Gianfranco Fini presenti pure la sua proposta di legge che manda su tutte le furie la Lega, nessuno gli legherà le mani; e Umberto Bossi non si agiti troppo, perché la sua devolution è in cassaforte, sta scritta nel patto di coalizione, se dovesse venir meno allora sì che salterebbe tutto.
    Il cavillo del Cavaliere ha una sua finezza. Si basa sulla distinzione tra accordi già presi e intese da perfezionare. I primi debbono essere rispettati, mentre le seconde non sono vincolanti. Ha fatto pure un esempio: l'indulto. «Su questo argomento nella maggioranza si è votato in maniera diversa», ha osservato il premier, «e credo che ciò rientri nell'ordine delle cose». O meglio, nel disordine che regna nella Casa delle libertà. Il voto agli immigrati è un'altra di quelle materie dove, non essendoci nero su bianco, vale la legge del «liberi tutti».
    Berlusconi ha svolto queste considerazioni a Bruxelles, dov'è giunto dopo una mattinata burrascosa per partecipare a un summit con Romano Prodi, presidente della Commissione europea, e con Pat Cox, presidentre del Parlamento di Strasburgo.
    Fin dall'alba gli era giunta voce che Bossi aveva trascorso una notte agitata, e meditava gesti clamorosi. Non si è stupito, dunque, quando intorno alle 10.00 il portavoce Paolo Bonaiuti l'ha informato che Roberto Calderoli, presidente dei senatori leghisti, aveva appena ventilato le dimissioni del Senatùr in segno di protesta contro l'iniziativa di An. Il premier si trovava in quel momento con Carlo Azeglio Ciampi alla caserma Gandin per salutare il rientro del contingente Nibbio dall'Afghanistan: giusto il tempo di scorgere Calderoli in tribuna delle autorità e di caricarselo in macchina. Da lì insieme hanno chiamato via telefono Bossi, ed è stato il primo di svariati colloqui in cui Berlusconi ha detto in sostanza al leader della Lega: "Non fare sciocchezze. Se davvero temi che An e Udc vogliano cacciarti dalla maggioranza, allora non ha senso dimetterti. Faresti il loro gioco...".
    Nello stesso tempo, Berlusconi ha lanciato segnali distensivi in direzione di Fini. "Non complicarmi le cose con Bossi", è la sostanza del messaggio recapitato tramite gli ufficiali di collegamento. Il suggerimento è stato accolto, An ha tenuto un contegno prudente. Quanto all'Umberto, intorno all'ora di pranzo ha esternato per gettare acqua sul fuoco, niente più dimissioni fino a nuovo ordine ("Il Bossi del pomeriggio è una buona risposta al Bossi della mattina", ci ha riso sopra il segretario dell'Udc Marco Follini). Ecco perché a sera il premier pareva soddisfatto e poteva parlare di "chiarimento" davanti alle telecamere.
    Berlusconi medesimo, in realtà, riconosce che l'accordo è ancora di là da venire. "Auspico che lo si possa trovare", è la sua onesta ammissione, "magari mediando su questo o quel punto della proposta di An". In fondo non c'è stata ancora occasione di discuterne a livello di leader, sostiene il premier, chissà che le posizioni non possano avvicinarsi. "E comunque vedremo, è una questione che prenderà del tempo", fa osservare il Cavaliere. Spera che Fini si accontenti del successo d'immagine, non pretenda di trasformare la sua proposta in legge della Repubblica.
    E se invece An dovesse insistere? Berlusconi ieri ha messo le mani avanti: il governo comunque resisterà alla burrasca sugli immigrati perché è materia su cui non sono stati stipulati accordi. Ben diverso il caso della riforma federalista "che tra l'altro è la bandiera di uno dei partiti che compongono la maggioranza". Qui è chiaro, secondo il premier, che esiste un vincolo. Ciò esclude che un partito possa dissociarsi "e votare con l'opposizione contro gli altri partiti della coalizione. In quel caso cadrebbero maggioranza e governo".
    "


    Saluti liberali

  7. #17
    SENATORE di POL
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    dal quotidiano torinese

    "
    La Stampa del 17/10/2003


    --------------------------------------------------------------------------------

    Bossi: «Ho dato tempo a Silvio ora tocca a Fini»
    «E' un gesto di buona volontà. Quel provvedimento non passerà mai»
    Giovanni Cerruti
    --------------------------------------------------------------------------------

    Ministro Bossi, e adesso?
    "Ora tocca agli altri. E più che a Berlusconi tocca a Fini".
    Le dimissioni da ministro delle Riforme, ipotizzate mercoledì mattina da Roberto Calderoli e cancellate da una sua dichiarazione nel pomeriggio, ad alcuni commentatori sono sembrate una resa.
    "Non direi proprio. Non ci vuole molto a capire che il mio è stato un passo di buona volontà".
    Berlusconi ha detto che la riforma federalista andrà avanti, "sostenuta dal vincolo di maggioranza".
    "Ha fatto chiarezza, quel che mi attendevo, e io ho dato a Berlusconi il tempo di rimettere assieme la maggioranza. Ammesso che sia possibile... ".
    Il "vincolo di maggioranza"
    non esiste per le proposte di legge dei partiti, ad esempio quella di An sul voto agli immigrati. L'altra sera, a caldo, lei aveva parlato di "un colpo al cerchio e uno alla botte". E' così, è un pareggio?
    "Io ho fatto il mio passo, ora tocca agli altri. Aspetto quello di Fini". E se non ci fosse?
    "Io sono un combattente, questo mondo non è fatto per deboli di stomaco. Bisogna stare attenti all' ira dei troppo buoni".
    Conferma l'intenzione della Lega di presentare emendamenti all'infinito?
    "Siamo in un'altra fase e non voglio far polemica con nessuno. Sono un uomo di buona volontà e di parola, io. Ho dato la mia disponibilità, io. Più che la guerra mi aspetto altrettanta buona volontà".
    Per il voto agli immigrati cosa prevede?
    "Che non passerà mai, che la Lega è compatta nel no. Se vuoi cambiare il destino del popolo devi rivolgerti al popolo, e non c'è segretario
    di partito che lo possa scavalcare". Ha dato l'ordine di mobilitazione a tutta la Lega.
    "Assemblee Provinciali a ime mese e Assemblea Federale il 9 novembre. I temi sono molto concreti: il voto agli immigrati e il' Vincolo di maggioranza", il bilancio della legge Bossi-Fini, la moratoria sui lavoratori dei paesi che stanno per entrare nell'Unione Europea.... Faremo il punto della situazione e prenderemo le nostre decisioni".
    Si è organizzato l'agenda, i tempi della politica leghista. "Non voglio far polemiche, finiamola qui".
    A Roma An presenta la sua proposta di legge sul voto agli immigrati, a Milano Umberto Bossi decide di sfumare i toni. Accetta la tregua, ma la decisione di fissare al 9 novembre l'Assemblea Federale sembra la data della prossima puntata. 0 passa la buriana o si riapriranno le danze. Quando dice "aspetto Fini" è come se affidasse al vicepremier la responsabilità di quel che potrebbe accadere. Ai suoi l'aveva spiegato nella notte:
    "Su una questione così importante come il voto agli immigrati che modifica la Costituzione il voto deve essere assolutamente politico, non è possibile che qualcuno vada per i fatti suoi. Altrimenti che maggioranza di governo siamo, e Berlusconi che leader è?".
    A fine mattina è il capogruppo Alessandro Cè a fumare un comunicato che riassume le parole di Bossi. "Il popolo che si era espresso per la regolamentazione rigorosa dell'immigrazione e contro la società multirazziale verrebbe per l'ennesima volta tradito dal trasformismo di An e dell'Udc. Tocca pertanto a Fini e Casini compiere un atto di responsabilità e un passo indietro. Per quanto ci riguarda non saremo noi a rompere l'alleanza, ma prendiamo atto che siamo entrati in una nuova fase". Quella che Bossi ha chiamato la "fase della buona volontà e dell'attesa". 0 della faticosa pazienza. 0 della fragile tregua. Una fase che ha già la sua data di scadenza. Domenica 9 novembre, Assemblea Federale della Lega.
    "

    Cordiali saluti

  8. #18
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    da www.giornale.it

    " Fini prossimo premier?

    Sarà Gianfranco Fini, il prossimo primo ministro italiano?. Se lo chiede il Financial Times che dedica oggi un articolo al vicepremier italiano. Secondo il quotidiano finanziario britannico, la proposta di Fini di dare agli immigrati regolari il diritto di voto fa parte di un'ampia strategia per il dopo Berlusconi del leader di Alleanza Nazionale.
    "L'iniziativa di Fini - si legge - è parte di una più ampia strategia. Egli sta mandando agli elettori, ai duri del suo partito e ai partiti europei di centro-destra il messaggio che Alleanza Nazionale abbandona gli aspetti imbarazzanti della sua storia". Secondo il quotidiano il suo obiettivo "è trasformare Alleanza Nazionale in un rispettabile partito di massa di centro-destra".ù
    Ma se da Londra arrivano elogi a Fini, da Bruxelles gli arriva un dispiacere. Il presidente del Ppe Wilfried Martnes, e Edmund Stoiber, leader dei democristiani tedeschi sembrano per il momento voler sbarrare ad An la strada verso i popolari europei. I tempi non sono ancora pronti, dicono i due. Nonostante l’apertura agli immigrati. Apertura che, anzi, il tedesco boccia. “Personalmente - dice Stoiber - dovessi esprimere l'opinione da tedesco, direi di no. Mi pronuncerei contro. Chi vuole avere diritto di voto deve diventare tedesco. L'identità culturale, il legame alla patria e la disponibilità ad assumere responsabilità per il futuro del Paese sono troppo differenti"

    17 Ott 2003
    "


    Saluti liberali

  9. #19
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    In origine postato da Pieffebi
    da www.giornale.it

    " Fini prossimo premier?

    Sarà Gianfranco Fini, il prossimo primo ministro italiano?. Se lo chiede il Financial Times che dedica oggi un articolo al vicepremier italiano. Secondo il quotidiano finanziario britannico, la proposta di Fini di dare agli immigrati regolari il diritto di voto fa parte di un'ampia strategia per il dopo Berlusconi del leader di Alleanza Nazionale.
    "L'iniziativa di Fini - si legge - è parte di una più ampia strategia. Egli sta mandando agli elettori, ai duri del suo partito e ai partiti europei di centro-destra il messaggio che Alleanza Nazionale abbandona gli aspetti imbarazzanti della sua storia". Secondo il quotidiano il suo obiettivo "è trasformare Alleanza Nazionale in un rispettabile partito di massa di centro-destra".ù
    Ma se da Londra arrivano elogi a Fini, da Bruxelles gli arriva un dispiacere. Il presidente del Ppe Wilfried Martnes, e Edmund Stoiber, leader dei democristiani tedeschi sembrano per il momento voler sbarrare ad An la strada verso i popolari europei. I tempi non sono ancora pronti, dicono i due. Nonostante l’apertura agli immigrati. Apertura che, anzi, il tedesco boccia. “Personalmente - dice Stoiber - dovessi esprimere l'opinione da tedesco, direi di no. Mi pronuncerei contro. Chi vuole avere diritto di voto deve diventare tedesco. L'identità culturale, il legame alla patria e la disponibilità ad assumere responsabilità per il futuro del Paese sono troppo differenti"

    17 Ott 2003
    "


    Saluti liberali

    Sei arrivato "due".

    Da notare il "grande" interesse suscitato nei "fratelli".

    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=70616

  10. #20
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    dal quotidiano liberaldemocratico Il Giornale....

    " il Giornale del 21/10/2003


    --------------------------------------------------------------------------------

    «Il centrodestra? Come i Moschettieri. Spade diverse ma un solo obiettivo»
    Berlusconi a «Liberal»: «La Cdl non resti vittima del fattore Ulivo, una rissosa logica di parte che è una malattia»
    Gloria Piccioni
    --------------------------------------------------------------------------------

    Quali sono i principali tratti dell'identità di Forza Italia e della Casa delle libertà?
    "La nostra prima consapevolezza è quella di aver aperto il cammino di una nuova storia politica italiana. Agli inizi degli anni Novanta il nostro Paese si trova sospeso nel vortice di una pericolosa crisi istituzionale e ideale. La caduta del Muro di Berlino, con la fine della guerra fredda e dell'era delle contrapposizioni ideologiche; il sempre più evidente anacronismo del nostro sistema politico amministrativo, lasciato per troppo tempo senza riforme e senza ricambio; l'acutizzarsi nel contesto europeo della crisi degli Stati-nazione e del loro assetto centralistico: l'insieme di questi mutamenti creò nella società italiana l'emergenza di due rotture storiche. La prima fu quella,
    chiesta attraverso i referendum, di un rapporto diretto tra il voto dei cittadini e l'elezione dei propri rappresentanti, dagli Enti locali, al Parlamento, all'Esecutivo. La seconda fu quella evocata dall'esplosione di una vera e propria "questione settentrionale". Le società del Nord pretendevano una più stretta relazione, di tipo federale, tra produzione delle risorse e gestione del potere di spesa e, come se non bastasse se ne produsse anche una terza...".
    Quale?
    "Quella messa in campo dalle iniziative della procura di Milano che, strumentalizzando le prime due spinte popolari, finì per incanalare il sacrosanto desiderio di punire la corruzione politica in un vero e proprio processo a cinquant'anni di democrazia, usando in modo unilateralmente mirato l'avviso di garanzia come strumento di eliminazione degli avversari politici. Ben presto l'alleanza tra parte della magistratura e dei media con la sinistra politica avrebbe prodotto una seria alterazione dell'equilibrio tra i poteri e dello Stato di diritto, aprendo la strada a un vera e propria crisi istituzionale. L'Italia di quegli anni aveva dunque di fronte a sé tre vie per governare la transizione: quella referendaria, quella federalista, quella giustizialista. Ma non si trattava di vie politicamente mature: sembrava piuttosto prevalere, lo ricordiamo tutti, un caos di progetti e di sperimentazioni . Ebbene Forza Italia nasce per dare forza storica alle prime due vie componendo, oltre il caos, un nuovo, credibile equilibrio politico del Paese. La mia discesa in campo non contribuì dunque soltanto a fondare un partito ma a recuperare i filoni pesanti della democrazia italiana distrutti da Tangentopoli ".
    Insomma, insierire continuità e innovazione...
    "Proprio così. Abbiamo evitato che il governo cadesse in maniera irreversibile nelle mani dei postcomunisti come pure un certo sistema di potere desiderava, abbiamo contribuito a superare lo storico ostracismo politico-culturale verso la destra, e abbiamo infine modificato l'antiquata idea di un centro politico immobile e conservatore. Non si tratta di una vera e propria svolta nella storia d'Italia? La nascita di Forza Italia ha segnato l'effettivo inizio della democrazia dell'alternanza".
    Molti pensano che il suo governo abbia finora dimenticata proprio la bandiera dell'innovazione...
    "Voglio proporre un ragionamento: la maggioranza e il governo, si sa, hanno dovuto affrontare una delle peggiori congiunture economiche del dopoguerra e una rischiosissima fase politica internazionale. Ebbene, per la prima, volta, gli italiani non hanno dovuto metter mano alle tasche per pagare la stretta economica. Al contrario: persino l'ex ministro delle Finanze tedesco Theo Weigel, quello che non ci voleva nell'euro, ha dovuto riconoscere che "non si aspettava che l'Italia avrebbe fatto meglio della Germania e della Francia"".
    Non è un po' azzardato sostenere che gli italiani non stiano pagando la crisi?
    "Ma io sto parlando della crisi economica mondiale esplosa nei dintorni dell'11 settembre. È su quella che noi siamo stati costretti a operare. Gli italiani stanno invece pagando l'avvento dell'euro, il cui impatto è certamente stato reso più acuto dalla cattiva congiuntura economica, ma che ha creato problemi per proprie autonome ragioni, perfino psicologiche. La moneta da un euro vale psicologicamente meno per chi compra e anche per chi vende in quanto moneta e non biglietto. Da questo punto di vista aveva e ha ragione chi propone di fare il biglietto da un euro di carta. Qualcuno sostiene che l'euro ha inciso sull'aumento dei prezzi solo in Italia. Mi permetto di dubitare. A ogni modo chiedo: quali previsioni in proposito avevano fatto i governi di centrosinistra e quali interventi avevano progettato? Nessuna. Ecco l'esempio di una filosofia di governo "passiva", che non si è preoccupata di prevedere per tempo gli eventi e di "proteggere" il Paese". Tremonti ha di recente lanciato l'allarme per la concorrenza cinese. La Casa delle libertà diventa protezionista?
    Tremonti ha gia' chiarito di non aver mai pensato a dazi protezionisti. Ha solo richiamato l'attenzione, ed è stato tra i primi a farlo con forza, su un problema obiettivo che nessuno può permettersi, di ignorare".
    Ma per ciò che attiene al palinsesto delle riforme già attuate secondo qualcuno il piatto piange...
    "Le cito tre grandi operazioni già messe in campo: la prima, ne ho già accennato, è la riforma del mercato del lavoro, la riforma Biagi, che modifica nel profondo il nostro sistema e darà più chance di lavoro a tutti. La seconda è il concerto avvio delle grandi opere infrastrutturali. La terza è la riforma della scuola. Voglio anche ricordare le cose più direttamente riferibili alla vita quotidiana delle persone. Ci si è accorti che la criminalità diminuisce e che le forze dell'ordine sono meglio organizzate e più vicine ai cittadini? Ci si è accorti che con la proposta della patente a punti gli incidenti sulle strade sono diminuiti? Ci si è accorti che, sia pure con molta fatica, stiamo provando a portare ordine in quella "macchina del calcio" che, abbandonata negli scorsi anni a se stessa, stava per fondere il motore? Insomma, ci prendiamo la briga di intervenire su tutto, non stiamo certo a scaldare le poltrone. E quest'autunno parte la "fase due" della modernizzazione italiana con gli interventi sulla previdenza e con il pacchetto di riforme istituzionali che abbiamo predisposto. La novità dell'elezione diretta del premier e del governo deve portare conseguenze concrete".
    Tra le cose che non vanno ci sono anche le divisioni all'interno della maggioranza...
    "Ho già detto quel che penso in proposito: 'L'unità è un valore-chiave". Non tutti, sempre, mostrano di rendersene conto. La Casa delle libertà non può rischiare e non rischierà di restare vittima di questa malattia. Anche quando capita di dividersi, bisogna saperlo fare con rispetto reciproco che renda evidente che si tratta di una circostanza minore. La Casa delle libertà deve essere come i moschettieri di Alessandro Dumas: abbiamo spade diverse ma combattiamo uno per tutti e tutti per uno. Al di là di questo orizzonte c'è solo il fattore Ulivo: il prevalere di una rissosa logica di parte in ciascun membro della coalizione, logica che è stata ripetutamente bocciata dal popolo italiano. La Casa delle libertà non può rischiare e non rischierà di restare vittima di questa malattia. Anzi, essa deve diventare l'occasione per avvicinare ancora di più le diverse esperienze politiche per costruire un futuro di stabilità per tutta l'area dei moderati.
    È un percorso che potrebbe preludere alla formazione di un grande partito del centrodestra?
    "Da pragmatico non intendo avventurarmi nella lettura del futuro. Naturalmente non si può ignorare che due dei partiti della coalizione, Forza Italia e Udc, fanno già parte in Europa dello stesso partito popolare tanto che tra loro e già stata avanzata un'ipotesi di federazione e, inoltre, che lo stesso Ppe sta aprendo le sue porte a tutte le forze culturali e politiche alternative alla socialdemocrazia...".
    Ma qual'è la vera differenza fondamentale tra la vostra cultura e quella della sinistra? "Le categorie di destra e di sinistra sono un po' datate, figlie delle divisioni del secolo scorso. Ma se dovessi indicare la differenza di fondo tra la cultura liberal-popolare e quella della sinistra pronuncerei una sola parola: libertà. Per noi la libertà è senza condizioni: è una verità in se stessa, non legittimata da alcuna tesi confessionale o ideologica che limiti l'interezza del suo spazio spirituale, civile, politico, economico, culturale".
    Cosa vuole dire con questo, che la sinistra non crede nella libertà?
    "Certamente esiste una parte della sinistra che, soprattutto in Italia, ha mantenuto una mentalità illiberale".
    La sua amicizia con l'America non è un fatto contingente, legato alla politica di Bush.
    "Tra George W. Bush e me c'è una sintonia personale e politica particolare. Ma il mio governo si muove lungo la più tradizionale strada della politica estera della nostra democrazia che è l'alleanza atlantica. Un eventuale isolazionismo americano rispetto all'Europa sarebbe un incomprensibile errore storico. E un eventuale isolazionismo europeo rispetto a Washington segnerebbe l'inizio di un'autentica debacle politica, economica e culturale del nostro continente".
    Ma qual'è esattamente la sua "visione storica" dell'Europa? "L'Unione europea deve diventare un soggetto politico unitario, protagonista di primo piano della scena mondiale. Raggiunto l'obiettivo della moneta unica e l'autonomia europea della riunificazione politica tra Ovest e Est, si può far più vicino il sogno di un continente unito dall'Atlantico agli Urali che sappia ricomprendere nei suoi confini la Russia e che si presenti come un'affidabile sponda di dialogo verso quei Paesi del mondo islamico che vogliono incamminarsi lungo la via della democrazia".
    Cosa significa che bisogna andare "oltre Yalta"?
    "Significa costruire le regole di un nuovo equilibrio mondiale democratico capace di governare un pianeta che dopo il 1989 è mutato nei suoi assetti di fondo. Un tempo il confronto era tra democrazia e totalitarismo, oggi esso si snoda lungo la difesa o la negazione dei valori fondativi dell'Occidente e chiama a un nuovo dialogo con il mondo islamico al quale si chiede di battersi con noi contro il fondamentalismo terrorista e di mostrarsi capace di una storica evoluzione verso il sistema democratico. Il nuovo equilibrio mondiale richiede che le nazioni libere del pianeta si ritrovino in una comune carta di principi e di valori. L'obiettivo deve essere duplice: in primo luogo muoversi in sintonia entro tutte quelle organizzazioni internazionali, in secondo luogo cercare nuove opzioni etico-politiche comuni delle democrazie che l'Onu, per sua natura, non può rappresentare. La nuova fase mondiale apertasi con l'11 settembre pretende, infatti, una comune assunzione di responsabilità di tutte le democrazie del pianeta nella guerra al terrorismo". La globalizzazione della libertà e dalla democrazia...
    "Si, e anche dello sviluppo e del benessere. Perché solo la libertà è la democrazia producono sviluppo e benessere. Contrapponendoci al pacifismo assoluto e unilaterale abbiamo giustamente detto che "non c'è pace senza libertà". Ma è altrettanto vero che "non c'è pane senza sviluppo". Ricordo le parole di Paolo IV: "Lo sviluppo è il nuovo nome della pace"".
    In conclusione: come definirebbe in due parole l'identità di Forza Italia?
    "Nel modo in cui la definisce la nostra "Carta dei valori": non si adatta per noi la definizione di partito di centrodestra. Cito: "...Siamo piuttosto un nuovo partito di centro, liberal-popolare e liberal-socialista; alleato con la destra moderata e aperto alla cultura della sinistra riformista"".
    "

    le danze...continuano...


    Saluti liberali

 

 
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