Originariamente Scritto da
codino
Inchieste e pressioni hanno impedito che sul giallo cadesse il silenzio
Argentina, segreto di Stato sui sottomarini di Hitler
Gli U-boot fantasma arrivati dalla Germania nazista
WASHINGTON — Li chiamano i «sottomarini fantasma di Hitler». Squali d’acciaio reduci dalle campa*gne in Atlantico e scampati alla caccia alleata. I loro capitani, alla fi*ne della guerra, li avrebbero portati sulle coste dell’Argen*tina dove sono poi scomparsi. Forse a bordo c’erano anche dei gerarchi e, a sentire alcune versioni, persino Adolf Hitler ed Eva Braun. Una verità più semplice quella delle autorità. In Argentina sono arrivate, nel luglio 1945, solo due unità, lo U-977 e lo U-530. Casi ben noti, con gli equipaggi che si sono con*segnati alla Marina. Ma esperti e ri*cercatori ritengono che il numero sia più alto. E hanno chiesto inva*no al governo argentino di aprire gli archivi. La risposta è stata l’oppo*sizione del segreto di stato. Una li*nea che suscita sospetti: vuol dire, ar*gomentano gli studiosi, che nascon*dono qualcosa.
Il possibile arrivo di un buon nume*ro di U-Boot in Argentina è stato se*gnalato, alla fine del conflitto, da pe*scatori, militari e abitanti di villaggi costieri. Avvistamenti che si sono con*centrati nel Golfo di San Matías e in particolare nella Caleta de los Loros. Episodi verificatisi dopo la resa del 977 e del 530, dunque doveva trattarsi di altri mezzi. In alcune occasioni, i sommergibili sono stati inseguiti dal*le Marine della regione riuscendo pe*rò a seminare le navi. Negli anni ’70, poi, sono giunte a un giornale due let*tere di presunti comandanti di sotto*marini tedeschi che raccontavano di un’audace fuga organizzata dal Terzo Reich. Hitler avrebbe ordinato che 10 battelli della classe XXI partissero alla volta dell’Argentina. Solo sei sarebbe*ro riusciti nella missione. Gli equipag*gi avrebbero autoaffondato le unità per poi sbarcare sulle coste della Pata*gonia.
Sembra che già nel 1943 l’intelligen*ce nazista avesse esplorato l’area alla ricerca di punti d’approdo «clandesti*ni », dove poter mettere a terra uomini o materiale. Spedizioni legate anche a un’altra teoria: quella di una base su*persegreta in Antartico. Una tana per il «branco» destinato a colpire lungo le rotte atlantiche. E come un sommer*gibile la storia emergeva e spariva, ali*mentata dalle segnalazioni ma orfana di prove concrete. Voci rafforzate, nel corso del tempo, da altri «report». Ne*gli anni ‘50 e ‘80 piloti d’aereo che sor*volavano l’area di San Matias hanno sostenuto di aver intravisto la sagoma di almeno un battello. E se non sono stati mai individuati i resti è perché la sabbia li ha ricoperti trasformandoli in sarcofaghi sul fondo. Tombe natura*li sfuggite alle ricognizioni condotte, a metà degli anni ’70, dal grande Jac*ques Cousteau. Dicono che con la scu*sa di girare un documentario abbia cercato di svelare l’enigma.
Il mistero degli «squali» si è presto intrecciato con le inchieste sulla ben nota presenza di criminali nazisti nel cosiddetto Cono Sur. Dopo la guerra, con la complicità del dit*tatore Peron, non pochi ufficiali hitleriani han*no, infatti, trovato ospi*talità in Argentina e Bra*sile. Casi famosi. Come quello di Adolf Eich*mann, scovato dal Mos*sad proprio a Buenos Ai*res e portato in Israele. Di Erik Priebke, trovato grazie a una segnalazio*ne a Bariloche. Delle co*lonie di ex in Cile e in Pa*raguay, vecchi nostalgi*ci protetti dai regimi mi*litari.
La pubblicazione di li*bri, le inchieste giornali*stiche e la pressione in*ternazionale hanno im*pedito che sul giallo dei «sub», come sulla pre*senza nazista, cadesse il silenzio. Anzi, per la pri*ma volta si fa qualcosa di più. Nel 1996, l’allora presidente argentino Me*nem crea una commis*sione di inchiesta. L’an*no seguente scatta l’Ope*razione Calypso, affidata alla Marina argentina con l’appoggio di aerei anti-sommergibile. Le ricerche si concen*trano a San Matias e du*rante le perlustrazioni viene captata la presen*za di anomalie magneti*che. Ossia, sul fondo del mare, sotto la sabbia c’è una concentrazione di metalli. Sono i resti dei sottomarini? La replica dei militari è negativa: non vi è alcuna traccia di unità affondate. Posi*zione che viene ribadita anche successivamente e protetta dalla decisio*ne di non rendere pub*blici i documenti degli archivi.
Gli appassionati e un paio di giorna*listi – Juan Salinas e Carlos De Napoli – diventati i massimi esperti del miste*ro non si danno per vinti. Scrivono, in*dagano, chiedono, convinti che la flot*tiglia fantasma abbia concluso la sua avventura proprio in Argentina. E cita*no un indizio al di sopra di ogni so*spetto. A Kiel, nel museo dedicato ai sottomarini tedeschi, c’è una mappa che segnala i relitti degli U Boot. Tra le tante croci che ricordano gli affonda*menti ve ne è una, molto grande. E’ posta sul Golfo di San Matias.
Guido Olimpio
Argentina, segreto di Stato sui sottomarini di Hitler - Corriere della Sera