(libero)
Mandato da Il Pungolo Sabato, 11 Ottobre 2003, 14:14 uur.
Giampaolo Pansa rompe un tabù. Svela il piano per fare arrivare anche in Italia le truppe di Stalin
Trucidarono 19.801 persone. Uno dei più noti giornalisti di sinistra dedica un libro ai crimini commessi dai comunisti dopo il 25 aprile
Renato Farina - Libero 10 ottobre 2003
-Giampaolo Pansa ci sei riuscito.
“Cosa intendi”?
-Sei entrato nella storia.
“Mi prendi per i fondelli anche tu”?
-Sei il primo che spezza con scienza e determinazione un tabù.
“C’era un pezzo di storia mai raccontato. Che cosa è successo in Italia dopo il 25 aprile. E’ una vita che mi preparo a scriverne senza errori, in modo chiaro”.
-Ti appenderanno per i piedi...
“Non esagerare. Ma che mi saltino in testa ci spero. Almeno "II Sangue dei vinti" vende. Però è vero che è in corso, mentre ci parliamo, una guerra civile di parole o -come scrive Mieli - "mentale". Se per caso Luciano Violante ridicesse ora quelle frasi piene di dignità sui " ragazzi di Salò" non lo inviterebbero più alle Feste dell'Unità. Mi hanno già detto che sono inopportuno eccetera. Ma noi siamo gente libera, no?”.
-C'è una cosa tra le tante che li ha colpito?
“Il mistero della linea che separa la vita dalla morte. Si salvarono parecchi pezzi grossi della Repubblica sociale. Ma poi scopro la vicenda di una madre di Torino. Aveva la colpa di un figlio arruolato con le camicie nere. Si nasconde dalle suore, non vuol dare notizie sul suo ragazzino. Ma ha i conigli sul balcone che non mangiano da tre giorni. Fa un salto a casa con l'erba. E lì una vicina fa la spia, arrivano i partigiani, vogliono sapere, lei nega e scappa. Inciampa. La mitragliano. Povera signora Spina. Tante storie cosi”.
(C'è una telefonata delle Federcasalinghe proprio di Torino. Pansa forse andrà a presentare il libro. Nell'ufficio di condirettore dell'Espresso ci sono solo le bozze. In vendita arriverà il 14ottobre - Sperling & Kupfer, euro 17. Ne diamo alcune pagine in anteprima. Intanto però conviene fermarsi a riflettere su che cosa significhino queste 392 pagine.
Sono come delle lapidi, ma non c'è niente di marmoreo, piuttosto ci sono nomi scritti come su prati scarmigliati, su tombe dimenticate. E' un susseguirsi di Pietro e di Maria, e di come arrivò la morte. Di militari, sarti, casalinghe, maestre, pompieri, odontotecnici, panettieri, operai, avvocati, eccetera.
Prima di procedere con l'intervista con Pansa, 68 anni, tra i più grandi giornalisti degli ultimi cinquant’anni, che è di sinistra ma è molto più che di sinistra, mi tocca rivelare una certa emozione. Mi vengono in mente degli amici incontrati in questi anni.il nome dei cui padri esorelle è stato cancellato dalla biografia della nostra Nazione, o conservato in nicchie di società considerate aliene. Be', è finita. C'è un certo tremore nel pigiare i tasti del computer quando si dà una grande notizia, e questa è fenomenale.
In tutte le librerie d'Italia per la prima volta entra un pezzo mancante della nostra storia: i mesi, anzi gli anni in cui le città del Nord, e i paesi, le campagne, e le fabbriche divennero un mattatoio. Si parla del dopo 25 aprile. I partigiani militari e quelli della venticinquesima ora fucilarono, impiccarono, annegarono, bruciarono 19.801 persone - questo è il conto alla fine cui arriva Pansa. Fascisti? Anche, ma non solo. Finora scriverne era un tabù.
Per saperne qualcosa si doveva accostarsi alla monumentale storia scritta da Giorgio Pisanò e curata dal fratello Paolo, mai vista nei circuiti commerciali normali. Ora Pansa la racconta tutta in "II sangue dei Vinti". È solo un libro. Ma che libro) “.
-Hai trovato delle risposte sul perché di quella furia assassina?
“Cinque motivi almeno. 1) La reazione di rabbia alla spietatezza nazista e al collaborazionismo. Normale e terribile sfogo pieno di sangue. 2) La vendetta, anche a freddo, per torti patiti. Roba di ogni ordine e grado. Collettive e private. Tu hai dato olio di ricino a mio padre? Ti faccio secco. 3) Molti uccidevano, e qui siamo alla politica, nella convinzione che più fascisti elimini meno sarà possibile il loro ritorno (ed è stata una feroce illusione: gli eredi del fascismo storico sono al governo). 4). Annichilire i possibili futuri concorrenti. 5) La convinzione di sostituire un ceto dirigente con un altro, eliminando non solo i fascisti ma chiunque appartenesse a una classe sociale o a un sistema di idee diverso da quello comunista.
E qui siamo al tentativo di far partire una seconda guerra civile, per dare una spallata a favore dei sovietici. Sapevano di Yalta, vedevano che ,c'era un esercito globale in Italia, di angloamericani, canadesi, polacchi, francesi, ebrei, marocchini, indiani, tutti meno quelli dell'Armata rossa. Bisognava creare le premesse perché arrivassero te truppe di Stalin. A Cesena gli inglesi e specie i polacchi furono accolti malissimo dalle popolazioni. Si cercò di fare una guerra sotterranea, una presa di possesso di alcune province.
Nel libro sono molto esplicito: Savona, parte dell’Emilia, la Romagna. Ben più del famoso triangolo rosso”.
-Siamo agli omicidi selettivi. Migliaia di persone eliminate, possidenti, preti, industriali...
“Aggiungo il sindaco socialista, il pensatore liberale. E Togliatti lasciava fare. Intervenne più tardi. Ma quanto tardò! Lasciò fare fino al settembre del 1946. Altro che pochi giorni o qualche settimana. E non è solo questione del triangolo rosso ma del clima di terrore in intere province. Arrivò a Reggio Emilia e, in un incontro privato, convocò i sindaci del posto, più quelli di Modena e Bologna, e disse di smetterla con quel verminaio”.
-Altro che furia. Li c'è l'ideologia. Una tecnica, quella della selezione dei nemici, poi freddati, applicata più tardi dalle Brigate rosse.
“Individuo un legame tecnico. .. Le deduzioni ideologiche falle tu”.
-Secondo te, come hanno vissuto gli autori di quei linciaggi, in fondo migliaia di assassini...
“Non ho voluto interrogarli. Sono vecchi. Non so come si può vivere senza rimorsi. Ma molti potrebbero girarla così: se sali sulla giostra di una guerra civile non ne scendi. Sarò un po' determinista, ma è difficile sottrarsi alla sequenza di male che c'è in una guerra civile. Un meccanismo fatale. Per cui non mi metto a giudicare. Non esiste la memoria condivisa, in Francia si litiga ancora su Robespierre, su Napoleone.
E' inevitabile. Ma io devo rispettare la memoria degli altri, riconoscerla. E prima ancora: permettere che sia conosciuta. Ho voluto aprire una porta chiusa”.
-Come giudichi l'Italia di oggi?
“Mi rassegno Non raccolgo più i sacchetti di carta gettati a terra dagli automobilisti. Prima li tiravo su e glieli ridavo. Non fermo più i motociclisti che vanno contromano Quelli menano”.
-Dove sta una speranza, allora?
“In qualche incontro davvero umano. O nella vecchiaia. Qui sta qualche chance di saggezza e di libertà”. •