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    Predefinito Resoconto di “Shalom” del 16 ottobre 2003 (Radio Maria)

    Vorrei sottoporre alla discussione un resoconto dell’ultima puntata di una trasmissione radiofonica di periodicità mensile che si tiene sulle frequenze di “Radio Maria” ed è gestita da un tale dott. Sorbi (di cui già ebbi modo di parlare sul forum TC).
    Il cognome Sorbi (variante di Sorgi?) è cognome ebraico (e la voce gracchiante e gli stilemi furbeschi parrebberlo confermarlo), ma il nostro conduce le sue trasmissioni (peraltro presentate con pompa quasi dottrinale, facendosi scudo di documenti ecclesiastici dei papi recenti) in qualità di cattolico. Non è comunque molto difficile rendersi conto che costui è ebreo convinto, non solo in quanto fortemente filo-sionista (tanti cattolici lo sono, si vedano i vari Socci etc.) ma in quanto giudaizzante radicale, anzi, io sono convinto che non sia nemmeno giudaizzante (questa è la ricetta di passaggio per i cattolici) ma erbeo completo. Tutto questo cmq non risulta, e dai microfoni di Radio Maria generosamente messi a sua disposizione l’idea che lo sprovveduto ascoltatore si fa è quella di ascoltare un teologo cattolico.
    La tragica vicenda dell’Occidente è tutta riassunta nelle parole di questo marrano.

    * * *

    La puntata si apre con una sviolinata nei confronti di Giovanni Paolo II, a cui giustamente stanno fioccando auguri e riconoscimenti da parte di tutte le personalità più importanti. Sorbi dice “giustamente” perché riconosce in Wojtyla l’avvocato maggiore del rinnovamento teologico verso l’ebraismo. Ricorda brevemente l’opera pro-ebrei svolta dal giovane seminarista di Cracovia, cui fa seguire (link emotivo) un’uscita sul rastrellamento degli ebrei compiuto dalle SS a Roma, da cui solo in 15 tornarono, e dei cui 200 bambini nessuno sopravvisse alle camere a gas.
    Passa poi a parlare della “roadmap del terrore” presente a Damasco e scoperta dai giornalisti – quella bellissima capitale ma in mano ad un tiranno terribile, figlio del criminale Assad - dove sarebbero stati individuati una ventina di indirizzi legati al terrore, ai terroristi palestinesi che ammazzano gli israeliani ed ora anche gli americani. Città deturpata pure – orrore! – dalla presenza di Alois Bruner, una delle figure chiave dello sterminio, che fece deportare 128mila ebrei, oltre agli ebrei di Salonicco (l’antica Tessalonica, altro link emotivo: ricorda ai cari ascoltatori le lettere di San Paolo ai Tessalonicesi), che in 50mila vennero mandati nelle camere a gas. Brunner scappò a Damasco negli anni settanta e divenne consulente del governo per le torture. Identificato da bravissimi giornalisti tedeschi in visita in Siria, si sa che vive ancora all’hotel Meridian di Damasco, protetto dalla polizia.
    Manda poi in onda un componimento in cui si dice tra l’altro: “… fintantoché l’ebreo guarda a Sion, non è perduta la nostra speranza … la terra di Sion e Ierusalai …” etc. Accompagnata dalla musica del movimento sionista, poi diventato inno nazionale ebraico.
    Ricorda che la trasmissione di settembre è stata : un resumé di passaggi storici da noi esaminati nel 2003 e 2002 in “Shalom”, non in “Globalizzazione e popolazione” (l’altra sua trasmissione, di taglio più politico, praticamente propaganda sionista pura, e un inno al mondialismo ebraico-americano). In tale contesto è spaziato da Dreyfus al 1948, parlando, oltre che di persecuzioni e pregiudizio, anche delle dinamiche della modernità e della secolarizzazione della cristianità, che è stata trasformata da fattori di ordine socio-economico, politico, psicologico, … (tutto ovviamente estremamente positivo).
    Ciò che avvenne fu una scomposizione delle vecchie aggregazioni di contadini e lavoratori, e una crescita dell’urbanizzazione, con un forte ruolo della minoranza ebraica in tutti i campi, industriale, politico, artistico …(la tattica adottata dal nostro è quella di giustificarlo, non di negarlo). Vi è una irruzione ebraica dopo le libertà concesse con la Rivoluzione Francese, non solo alla minoranza ebraica, ma a tute le minoranze. Ricorda le tre grandi metropoli dell’ambito germanico, ma soprattutto Vienna e Berlino, per gli ebrei tedeschi e austriaci, il gigantesco ruolo della psicanalisi con Freud, Kafka, Rathenau, Benjamin, Scholem, questi ultimi due tra ricerca ebraica secolarizzata e esito della ricerca delle radici religiose.
    La “sproporzione” del ruolo ebraico nei processi della modernità, argomento dell’antisemitismo, fa parte delle categorie razzistiche e antisemitiche. Ma vi è una porzione di verità nello stereotipo – lo stereotipo è una categoria psico-sociologica che abbiamo già esaminato (dice il nostro), che possiede elementi falsi, ideologici, uniti ad elementi di verità; essi vanno scomposti e analizzati, in un processo di inveramento, per separare gli elementi di verità; è una metodologia complessa.
    L’antisemitismo è spia di un più ampio fenomeno di razzismo contro il diverso. Noi [ogni tanto gli scappa inavvertitamente un “noi” ebraico] siamo sostenitori della multietnicità e multiculturalità, ma non contro il concetto di identità collettiva/di comunità: vi sono infatti radici ebraiche o sioniste cui sono legati gli ebrei sia laici che religiosi. Parla quindi delle aporie del processo di inserimento degli ebrei nella modernità: una inclusione-esclusione. Parla della sotto-categoria della insicurezza ebraica, per il fatto di non avere avuto uno stato, nella diaspora, ed essere stati obbligati a difendersi con diecimila mediazioni, anche commerciali, e tantissimi altri modi; cita a tal proposito le povere famiglie ebree dell’est sfuggite in tal modo all’odio dell’antisemitismo (cercavano solo di inserirsi, erano un’opportunità per i cristiani). Parla dell’angoscia, dell’estraneità tenace, una predisposizione dell’animo ebreo moderno, la tenacia: ciò che connota il superamento del dramma; e il nemico antisemita non conosce mai a fondo questa caratteristica, la dialettica tra angoscia e tenacia, che cosa provvidenziale: l’ebreo emerge sempre e beffa l’antisemita.
    Parla della correlazione ebrei – vita economica e del ruolo nella formazione del capitalismo. Conseguenza e elemento casuale dell’erranza è l’insicurezza, la categoria di Nomadismo, importante nella psicologia comune delle popolazioni ebraiche, disperse nel territorio europeo per secoli e secoli. Esse hanno una capacità di inserimento internazionalista, non localismo, non leghismo, non corporativismo; se gli andava male qui, poteva andare bene là. Non è augurabile a nessuno, non perché sia bello girare il mondo, ma perché non lo si dovrebbe fare sotto il tallone della persecuzione. Anche gli italiani migrarono, ma mai sotto la minaccia delle armi. Vi è un grosso sottofondo tragico-criminale nelle maggioranze europee, che causò lo spirito di angoscia ebraica. Eppure, nonostante queste origini ambientali, vi potè essere una grande produttività [Sorbi chiama così il parassitismo finanziario e il mercanteggio]; vi sono infatti frammenti di bene che emergono dal male, fenomeni interessanti che emergono dall’estraniazione e dall’insicurezza. Cita Kafka, gli “Ostjuden” di Roth, la mistica ebraica, i “pii”, i “poveri di Dio”, Hassidim e Haredim. Chi ha descritto ebrei e vita economica è uno dei più grandi maestri di sociologia: Werner Sombart, assieme a Max Weber [piccola parentesi di Sorbi che ricorda i sui studi a sociologia di Trento (vero covo di comunisti, e difatti Sorbi è ex rivoluzionario)], pubblicizzato dal prof. Gianfranco Miglio, “Gli ebrei e la vita economica”, scritto degli inizii del novecento, e poi “Il borghese, sviluppo e fonti dello spirito capitalistico”, sempre di Sombart. Specifica subito che vi sono in queste opere una serie di limiti, che sfiorano le tematiche dell’antisemitismo, ma noi di Radio Maria con il nostro ultra-amore per l’ebraismo sappiamo che i temi scabrosi dell’antisemitismo - evidenziati anche oggi dai terribili attacchi a Israele - vanno scandagliati, non rimossi.
    La sproporzionalità nella costituzione del mondo moderno, la presenza di moltissimi cognomi ebraici, va semmai a onore degli ebrei.
    Il libro, nel tomo I, pag. 21, parla di combinazioni di circostanze esteriori e caratteristiche interiori per l’enorme influenza degli ebrei oggi (ai tempi di Sombart). Per Sorbi la categoria del nomadismo, del popolo del deserto, significa vivere qualsiasi esperienza in qualsiasi territorio, non si è mai imbranati; e in mezzo a pazzi europei, persecutori, aristocratici imbranati, per gli ebrei fu terreno di angoscia e vita, insicurezza e business, alleanze, cosmopolitismo produttivo. [si vede da questa descrizione emotivamente partecipata, qui riassunta brevemente, l’ottica della mente ebraica in terra indoeuropea. Nota mia]. Io lo ammiro – dice Sorbi – perché mi sento cosmopolita anch’io, non che non stimi i patrioti italiani, ma capisco lo spirito ebraico [finge ancora di essere goy. NB], non mi fa problema vivere con i neri piuttosto che con gli abitanti di Bruxelles, piuttosto che etc. Si tratta di simpatia per le differenze [una caratteristicha di chi non possiede razza. Nota mia]. Niente a che spartire con localismo, bieco leghismo, elemento territoriale traumatico,come rilevò Freud, Traumpoint [?], …, per quale cavolo di ragione il lombardo dovrebe essere superiore? Non o per meritocrazia, ma perché si è nati qui, come sostengono i fanatici tedeschi, i fanatici bergmaschi, i fanatici bosniaci. Per capirlo si deve guardare nella psiche: il localismo è malattia dell’animo; l’erranza è il senso corretto della nazionalità. Esempio: il Papa, grande patriota polacco, ma cosmopolita, favorevole al nomadismo, al globalismo. Non sono perciò concetti antinomici, lo sono solo per mentalità malate come sono i razzisti. Amore per il mondo, per il mondialismo [Sorbi usa tale parola come evidente frecciata all’estrema destra, di cui si capisce che legge gli scritti, benché non colta dal pubblico comune. NB], per la globalizzazione, straordinario terreno per la cultura, etc. La dottrina della Chiesa è per la socializzazione dell’umanità. Questo è il tipo di dialettica (nomadismo-localismo) dello spirito ebraico: non è che essere sionisti è contrario alla diaspora.
    Usiamo Sombart. Vi delineo il “passaggio a Nord-Est”: immaginate di tracciare una diagonale sul foglio bianco, ideale mappa, che va da sud-ovest a nord-est: è la via dal polo del Portogallo/Spagna al polo opposto di Amsterdam, la libertà dalla terribile regina spagnola – di cui ci auguriamo che la già lentissima (e ciò è un buon indice) beatificazione venga bloccata del tutto. Vediamo, come si diceva, che il bene è mescolato al male: e difatti la regina finanziò la scoperta del’America – e ciò ci porterebbe ad una riflessione sulla relativizzazione, che non dev’essere relativismo [Sorbi insegna agli ascoltatori di Radio Maria quali aspetti del Cattolicesimo devono odiare e quali no. NB]. Inoltre, se la cacciata fu una catastrofe per l’economia e la cultura spagnola, la cultura sefardita, diventando nomade, andò a creare Amsterdam, la Gerusalemme laica dell’ebraismo del ‘600, con il suo ruolo nella modernizzazione, con Spinosa, etc. – Spinosa che però fu eretico, e giustamente condannato come tale dai rabbini -, con l’eccezionalità estetica di Amsterdam, di cui vi farò delle descrizioni. Per Sombart dunque la cacciata fu catastrofe per gli ebrei, ma anche per gli spagnoli – e gli sta bene! E’ gravissimo constatare come le maggioranze cristiane del XXI secolo non fanno autocritica, né convegni, per questa macchia; si potrebbero fare enormi biblioteche persecutorie, non solo sul già trattato argomento dell’Inquisizione, ma sull’odio dei vicini di casa, come avvenne in Polonia, in Cecoslovacchia, in Italia … Sono le vergogne personali. Un popolo inerme, poi; e questo è il problema.
    Dunque, il tipo di trauma, la tipologia dell’insicurezza, per cui si cercano luoghi di stanziamento per ricostruire. Il nomadismo genera la prosperità dell’Olanda, poi la crescita di Francia e Inghilterra. Fu certamente anche tra le concause della grande crescita della Compagnia delle Indie, la prima grande straordinaria multinazionale: anche qui c’è il ruolo dell’ebraismo in Olanda. La rottura di Spagna tra maggioranza cristiana e minoranza ebraica quindi provoca lo spostamento del baricentro verso nord-est, il contributo del nomadismo dal polo in basso a quello in alto, olandese.
    Il grande avvenimento storico cui fare riferimento è, tra il 1492-97, il 3 agosto, quando Colombo parte da Palos: contemporaneamente 300 000 ebrei emigrano in Francia e Olanda, dall’amatissima penisola iberica.
    Seguono le telefonate degli ascoltatori al conduttore.
    La prima, di un ascoltatore per sua ammissione inculturato, dice: “sono sconvolto, pensavo che quest’odio fosse nato con Hitler. Ma come mai? Com’è nato?”
    Risposta: si vada a leggere il documento scritto dal Papa sul giorno del pentimento, sulla Shoah, lì c’è scritto tutto. Poi da lì si fa una sua bibliografia per l’approfondimento.
    L’antisemitismo nasce 2000 anni fa. Io parlo da cristiano, Radio Maria non fa sociologia. L’anti-giudaismo religioso e l’antisemitismo razziale non hanno solo differenze ma una terribile continuità, anche oggi vi è odio contro il sionismo, Israele, pregiudizi che la chiesa cattolica, anzi le chiese cristiane stanno formidabilmente combattendo da quasi un secolo ormai. Ma la natura religiosa del cosiddetto “deicidio”, la colpa cosmica, sta alla base; i cristiani fanno un immane strafalcione (siamo buoni perché siamo su Radio Maria), e ciò è la predisposizione inconscia che poi è maturata nei millenni con la persecuzione e lo sterminio. Però c’è sempre stata una scintilla di dialogo, oggi diventata egemonica, quella dei “fratelli maggiori”, specie da Pio XI in poi, con Pio XII e tutti i pontefici, ora linea ufficiale con Giovanni Paolo II.
    Seconda telefonata. Donna. “Lei ha parlato di incontro tra sé e l’altro/la diversità. Ma io ho percepito una punta di razzismo in lei contro chi difende il proprio sé. Perché uno non potrebbe farlo?”
    Risposta: Io per la mia storia personale ho molti dubbi che il proprio sé si difenda con la chiusura. Sono sulla linea del Papa, l’identità cattolica è sì decisiva, ma senza avere niente contro quella ebraica e islamica; ma questo è amore per il diverso.
    Terza telefonata. Uomo, meridionale, di cognome fa “Genovese”. Si complimenta con il conduttore, e chiede il titolo completo del libro di Sombart.
    Sorbi si affanna subito a dire che “non posso dirle l’editore per una serie di motivi”. [forse è uno solo: che l’edizione italiana è delle Ar?] “Legga piuttosto Dan Vittorio Segre.” E l’ascoltarore: “Ah, dev’essere ebreo …”. Sorbi interrompe subito con mozziconi di frase annuenti. L’ascoltatore riprende: “Mi piace la sua capacità di fare sintesi tra Israele e noi cattolici. Con il riavvicinamento ai fratelli maggiori, anch’io ho preso le distanze dal concetto di deicidio. Ma volevo far notare come ci sia un livello di solidarietà delle gerarchie, che è diplomatico, ma nelle parrocchie tutto questo non passa.” E Sorbi, galvanizzato: “E’ verissimo, i vescovi dovrebbero fare molto di più, la simpatia psicologica al primo stormire di fronda viene superata da kefie e marce contro Israele. Nello scoutismo italiano, p.es., un discorso sull’ebraismo sarebbe necessario, io sarei disponibile, se solo si decidessero, ma invece ci tocca di vedere sempre quei fazzoletti palestinesi in testa!”
    Quarta telefonata. Donna, catechista di Torino. “Le sue trasmissioni mi hanno illuminato. Da 30 anni dico ai ragazzi le nostre radici ebraiche, l’ecumenismo del Papa, dei vescovi, etc. Tutto questo è sicuramente un’illuminazione dello Spirito Santo; lo sento dal più profondo del cuore.”
    Risposta: “Brava, brava, arrivederci.”
    Quinta telefonata. Donna. “Va bene tutto quanto detto, ma perché gli ebrei non credono in Gesù? Sono loro che lo rifiutano da …” Viene interrotta da Sorbi: “Ma perché i buddisti non ci credono, signora? La saluto.” Mentre l’ascoltatrice sta iniziando un’altra domanda con un chiarissimo esordio “E poi volevo chiederle …”, le viene tolta la linea.
    Sesta telefonata. “Lei ha detto che è da un secolo che la Chiesa ha cambiato atteggiamento. Ma la dicitura ‘perfidi ebrei’ nella messa c’è stata fino a Giovanni XXIII, quindi è molto meno di un secolo …”.
    Risposta: “E’ vero, carissimo, ma devi capire che io parlo a grandi linee. Bisogna tenere presente Leon Blois, profeta della porta stretta - ne parlerò. Roncalli è stato decisivo per tenermi nella Chiesa [o per farlo entrare? Nota mia] e Wojtyla è il più grande del secolo.”
    Settima telefonata. “Ma quali potrebbero essere state le ragioni di Celine? Le verità di questo rancore? Psicologiche o anche storiche?”
    Risposta: “Certo, Celine non è un autore secondario. L’odio – poiché la parola ‘rancore’ è poco -, come per Ezra Pound, Carl Schmitt, l’antisemtiismo colto, per non parlare di Julius Evola, ha un suo spazio. Perché non pochi intellettuali raffinati lo furono? Come ho già detto, esiste un margine di mistero nel Male, nessuno – neanch’io e neanche lei – è in grado di spiegare perché una persona fa il male; specialisti in psicologia, esegetica e teologia morale chiariscono il ruolo del male in Europa, satanismo culturale nella cultura europea. Lo spregevole Celine antisemita che cade nei famosi stereotipi, che dapprima teologici danno poi luogo all’antisemitismo biologico, moderno, con uno stravolgimento dello stereotipo di cui … che prevarrà anche in Celine.
    L’odio nasce dall’invidia, bravo è Maritain a capirlo, l’alto livello della cultura moderna europea è determinato dagli ebrei, che pure sono non religiosi e non ricchi (si pensi a Freud, Marx, Scholem, Gropius, Adler: non erano certo ricchi). Vada al museo di Berlino: un milione di ebrei tedeschi – poi sterminati – con un ruolo sproporzionato su tutta la germania; l’odio è invidia verso il bravo, poi diventata arma di distruzione dei nazisti. Celine vi contribuisce.”
    Ottava telefonata. “Sono un carismatico cattolico. Ho fatto esperienze con gli ebrei messianici, che credono nel Messia-Gesù, piccole comunità di cui si conosce pochissimo, perseguitate anche da cattolici e dai palestinesi.” Risposta: “Un abbraccio grandissimo.” Fine.
    Nona telefonata. Uomo. “Complimenti per la trasmissione sull’impero!” Sorbi: “Grazie. Lo riprenderemo – l’impero – a gennaio” [Sorbi è sostenitore della tesi per cui quello americano è un impero e un universalismo positivo. NB]. Riprende l’ascoltatore: “E per quanto riguarda i fratelli maggiori, Gesù, La Madonna, San Paolo, sono tutti ebrei – e dico ‘sono’ perché per me sono vivi ora. Ma volevo aggiungere che l’odio verso gli ebrei proviene in parte dagli ebrei stessi: i primi martiri cristiani sono stati perseguitati e uccisi da ebrei. Il franchismo – che lei conoscerà – [interrompe Sorbi: “Certo, certo”] prega per ciò che è vietato, prega per Satana, Dio è Satana [Sorbi sussulta: “ma, scusi …, però …”]. La Rivoluzione Russa e comunista vide 400 membri ebrei su 500 …[Viene interrotto da Sorbi con monosillabi concitati …] In vari modi, i primi persecutori di sé stessi sono gli ebrei, e si sono condannati alla diaspora perché in disaccordo tra loro. Tito distrusse il tempio non perché antiebraico – difatti a Roma viveva tranquillamente la più antica comunità ebraica occidentale - ma perché la comunità ebraica palestinese era ingestibile.” Viene interrotto decisamente da Sorbi: “Non capisco bene.” L’ascoltatore riprende con l’animo di prima: “Santo Stefano, San Paolo, furono perseguitati … San Paolo salvò la pelle grazie ai Romani, quindi fu grazie a loro se il cristianesimo arrivò a noi. Da dove viene l’odio anti-ebraico? Da loro stessi, gesù Cristo, San Paolo. Lei prima ha liquidato la domanda di quella signora [la numero 5. NB], perché? Forse perché si parlava di Gesù Cristo? E cosa dice degli ebrei messianici, di cui parlava quell’ascoltatore prima di me? …”
    Casualmente, prende la linea l’assistente di regia e dice “Scusate ma abbiamo pochi minuti.” E Sorbi, fingendo di dispiacersi per l’interruzione: “Le rispondo per e-mail.” Ma l’assistente, temendo di essere stata troppo categorica: “Ma non vorrei interrompere la spiegazione all’ascoltatore, se vuole dottor Sorbi può finire di rispondere”. Sorbi non riesce ad uscirsene d’impaccio come per le telefonate 5 e 8, e cerca di chiudere: “Vede, lei ha posto problemi serissimi. Qui in radio pongo a difesa ebraica un grande quesito, che non risolve il rancore/odio antisemita provato molte volte dagli stessi ebrei. L’errore di Ganluca [l’ascoltatore. NB] è che si mette sempre dal punto di vista degli ebrei, ancora una volta etnocentrismo storiografico … Vi è stata una scissione nel popolo ebraico, prodotta da Gesù di Nazareth, vi era l’oppressione romana, il ruolo di liberazione di Zeloti e altri gruppi, etc. Gesù ha unn continuità ma anche scissione con l’ebraismo, una tensione: noi siamo gli scissi; quindi una scissione prodotta dai cristiani, vista come offesa al popolo ebraico; da qui la grande tensione nella storia europea. Ma non c’è solo il nostro rancore di scissi, c’è stato anche il rancore ebraico. La scissione storicamente produce tensione, ma San Paolo dice: ‘misteriosamente’ nel piano di Dio quella lacerazione produce l’ondata ai Gentili (Lettera ai Romani, 9, 11). Invito a leggere Leon Blois, La salvation par les juifs, La salvezza attraverso gli ebrei.”
    Finisce la trasmissione. L’assistente di regia dà l’appuntamento a giovedì 20 novembre [la trasmissione va in onda ogni terzo giovedì].

  2. #2
    Affus
    Ospite

    Predefinito Re: Resoconto di “Shalom” del 16 ottobre 2003 (Radio Maria)

    In origine postato da Vahagn
    Vorrei sottoporre alla discussione un resoconto dell’ultima puntata di una trasmissione radiofonica di periodicità mensile che si tiene sulle frequenze di “Radio Maria” ed è gestita da un tale dott. Sorbi (di cui già ebbi modo di parlare sul forum TC).
    Il cognome Sorbi (variante di Sorgi?) è cognome ebraico (e la voce gracchiante e gli stilemi furbeschi parrebberlo confermarlo), ma il nostro conduce le sue trasmissioni (peraltro presentate con pompa quasi dottrinale, facendosi scudo di documenti ecclesiastici dei papi recenti) in qualità di cattolico. Non è comunque molto difficile rendersi conto che costui è ebreo convinto, non solo in quanto fortemente filo-sionista (tanti cattolici lo sono, si vedano i vari Socci etc.) ma in quanto giudaizzante radicale, anzi, io sono convinto che non sia nemmeno giudaizzante (questa è la ricetta di passaggio per i cattolici) ma erbeo completo. Tutto questo cmq non risulta, e dai microfoni di Radio Maria generosamente messi a sua disposizione l’idea che lo sprovveduto ascoltatore si fa è quella di ascoltare un teologo cattolico.
    La tragica vicenda dell’Occidente è tutta riassunta nelle parole di questo marrano.

    * * *

    La puntata si apre con una sviolinata nei confronti di Giovanni Paolo II, a cui giustamente stanno fioccando auguri e riconoscimenti da parte di tutte le personalità più importanti. Sorbi dice “giustamente” perché riconosce in Wojtyla l’avvocato maggiore del rinnovamento teologico verso l’ebraismo. Ricorda brevemente l’opera pro-ebrei svolta dal giovane seminarista di Cracovia, cui fa seguire (link emotivo) un’uscita sul rastrellamento degli ebrei compiuto dalle SS a Roma, da cui solo in 15 tornarono, e dei cui 200 bambini nessuno sopravvisse alle camere a gas.
    Passa poi a parlare della “roadmap del terrore” presente a Damasco e scoperta dai giornalisti – quella bellissima capitale ma in mano ad un tiranno terribile, figlio del criminale Assad - dove sarebbero stati individuati una ventina di indirizzi legati al terrore, ai terroristi palestinesi che ammazzano gli israeliani ed ora anche gli americani. Città deturpata pure – orrore! – dalla presenza di Alois Bruner, una delle figure chiave dello sterminio, che fece deportare 128mila ebrei, oltre agli ebrei di Salonicco (l’antica Tessalonica, altro link emotivo: ricorda ai cari ascoltatori le lettere di San Paolo ai Tessalonicesi), che in 50mila vennero mandati nelle camere a gas. Brunner scappò a Damasco negli anni settanta e divenne consulente del governo per le torture. Identificato da bravissimi giornalisti tedeschi in visita in Siria, si sa che vive ancora all’hotel Meridian di Damasco, protetto dalla polizia.
    Manda poi in onda un componimento in cui si dice tra l’altro: “… fintantoché l’ebreo guarda a Sion, non è perduta la nostra speranza … la terra di Sion e Ierusalai …” etc. Accompagnata dalla musica del movimento sionista, poi diventato inno nazionale ebraico.
    Ricorda che la trasmissione di settembre è stata : un resumé di passaggi storici da noi esaminati nel 2003 e 2002 in “Shalom”, non in “Globalizzazione e popolazione” (l’altra sua trasmissione, di taglio più politico, praticamente propaganda sionista pura, e un inno al mondialismo ebraico-americano). In tale contesto è spaziato da Dreyfus al 1948, parlando, oltre che di persecuzioni e pregiudizio, anche delle dinamiche della modernità e della secolarizzazione della cristianità, che è stata trasformata da fattori di ordine socio-economico, politico, psicologico, … (tutto ovviamente estremamente positivo).
    Ciò che avvenne fu una scomposizione delle vecchie aggregazioni di contadini e lavoratori, e una crescita dell’urbanizzazione, con un forte ruolo della minoranza ebraica in tutti i campi, industriale, politico, artistico …(la tattica adottata dal nostro è quella di giustificarlo, non di negarlo). Vi è una irruzione ebraica dopo le libertà concesse con la Rivoluzione Francese, non solo alla minoranza ebraica, ma a tute le minoranze. Ricorda le tre grandi metropoli dell’ambito germanico, ma soprattutto Vienna e Berlino, per gli ebrei tedeschi e austriaci, il gigantesco ruolo della psicanalisi con Freud, Kafka, Rathenau, Benjamin, Scholem, questi ultimi due tra ricerca ebraica secolarizzata e esito della ricerca delle radici religiose.
    La “sproporzione” del ruolo ebraico nei processi della modernità, argomento dell’antisemitismo, fa parte delle categorie razzistiche e antisemitiche. Ma vi è una porzione di verità nello stereotipo – lo stereotipo è una categoria psico-sociologica che abbiamo già esaminato (dice il nostro), che possiede elementi falsi, ideologici, uniti ad elementi di verità; essi vanno scomposti e analizzati, in un processo di inveramento, per separare gli elementi di verità; è una metodologia complessa.
    L’antisemitismo è spia di un più ampio fenomeno di razzismo contro il diverso. Noi [ogni tanto gli scappa inavvertitamente un “noi” ebraico] siamo sostenitori della multietnicità e multiculturalità, ma non contro il concetto di identità collettiva/di comunità: vi sono infatti radici ebraiche o sioniste cui sono legati gli ebrei sia laici che religiosi. Parla quindi delle aporie del processo di inserimento degli ebrei nella modernità: una inclusione-esclusione. Parla della sotto-categoria della insicurezza ebraica, per il fatto di non avere avuto uno stato, nella diaspora, ed essere stati obbligati a difendersi con diecimila mediazioni, anche commerciali, e tantissimi altri modi; cita a tal proposito le povere famiglie ebree dell’est sfuggite in tal modo all’odio dell’antisemitismo (cercavano solo di inserirsi, erano un’opportunità per i cristiani). Parla dell’angoscia, dell’estraneità tenace, una predisposizione dell’animo ebreo moderno, la tenacia: ciò che connota il superamento del dramma; e il nemico antisemita non conosce mai a fondo questa caratteristica, la dialettica tra angoscia e tenacia, che cosa provvidenziale: l’ebreo emerge sempre e beffa l’antisemita.
    Parla della correlazione ebrei – vita economica e del ruolo nella formazione del capitalismo. Conseguenza e elemento casuale dell’erranza è l’insicurezza, la categoria di Nomadismo, importante nella psicologia comune delle popolazioni ebraiche, disperse nel territorio europeo per secoli e secoli. Esse hanno una capacità di inserimento internazionalista, non localismo, non leghismo, non corporativismo; se gli andava male qui, poteva andare bene là. Non è augurabile a nessuno, non perché sia bello girare il mondo, ma perché non lo si dovrebbe fare sotto il tallone della persecuzione. Anche gli italiani migrarono, ma mai sotto la minaccia delle armi. Vi è un grosso sottofondo tragico-criminale nelle maggioranze europee, che causò lo spirito di angoscia ebraica. Eppure, nonostante queste origini ambientali, vi potè essere una grande produttività [Sorbi chiama così il parassitismo finanziario e il mercanteggio]; vi sono infatti frammenti di bene che emergono dal male, fenomeni interessanti che emergono dall’estraniazione e dall’insicurezza. Cita Kafka, gli “Ostjuden” di Roth, la mistica ebraica, i “pii”, i “poveri di Dio”, Hassidim e Haredim. Chi ha descritto ebrei e vita economica è uno dei più grandi maestri di sociologia: Werner Sombart, assieme a Max Weber [piccola parentesi di Sorbi che ricorda i sui studi a sociologia di Trento (vero covo di comunisti, e difatti Sorbi è ex rivoluzionario)], pubblicizzato dal prof. Gianfranco Miglio, “Gli ebrei e la vita economica”, scritto degli inizii del novecento, e poi “Il borghese, sviluppo e fonti dello spirito capitalistico”, sempre di Sombart. Specifica subito che vi sono in queste opere una serie di limiti, che sfiorano le tematiche dell’antisemitismo, ma noi di Radio Maria con il nostro ultra-amore per l’ebraismo sappiamo che i temi scabrosi dell’antisemitismo - evidenziati anche oggi dai terribili attacchi a Israele - vanno scandagliati, non rimossi.
    La sproporzionalità nella costituzione del mondo moderno, la presenza di moltissimi cognomi ebraici, va semmai a onore degli ebrei.
    Il libro, nel tomo I, pag. 21, parla di combinazioni di circostanze esteriori e caratteristiche interiori per l’enorme influenza degli ebrei oggi (ai tempi di Sombart). Per Sorbi la categoria del nomadismo, del popolo del deserto, significa vivere qualsiasi esperienza in qualsiasi territorio, non si è mai imbranati; e in mezzo a pazzi europei, persecutori, aristocratici imbranati, per gli ebrei fu terreno di angoscia e vita, insicurezza e business, alleanze, cosmopolitismo produttivo. [si vede da questa descrizione emotivamente partecipata, qui riassunta brevemente, l’ottica della mente ebraica in terra indoeuropea. Nota mia]. Io lo ammiro – dice Sorbi – perché mi sento cosmopolita anch’io, non che non stimi i patrioti italiani, ma capisco lo spirito ebraico [finge ancora di essere goy. NB], non mi fa problema vivere con i neri piuttosto che con gli abitanti di Bruxelles, piuttosto che etc. Si tratta di simpatia per le differenze [una caratteristicha di chi non possiede razza. Nota mia]. Niente a che spartire con localismo, bieco leghismo, elemento territoriale traumatico,come rilevò Freud, Traumpoint [?], …, per quale cavolo di ragione il lombardo dovrebe essere superiore? Non o per meritocrazia, ma perché si è nati qui, come sostengono i fanatici tedeschi, i fanatici bergmaschi, i fanatici bosniaci. Per capirlo si deve guardare nella psiche: il localismo è malattia dell’animo; l’erranza è il senso corretto della nazionalità. Esempio: il Papa, grande patriota polacco, ma cosmopolita, favorevole al nomadismo, al globalismo. Non sono perciò concetti antinomici, lo sono solo per mentalità malate come sono i razzisti. Amore per il mondo, per il mondialismo [Sorbi usa tale parola come evidente frecciata all’estrema destra, di cui si capisce che legge gli scritti, benché non colta dal pubblico comune. NB], per la globalizzazione, straordinario terreno per la cultura, etc. La dottrina della Chiesa è per la socializzazione dell’umanità. Questo è il tipo di dialettica (nomadismo-localismo) dello spirito ebraico: non è che essere sionisti è contrario alla diaspora.
    Usiamo Sombart. Vi delineo il “passaggio a Nord-Est”: immaginate di tracciare una diagonale sul foglio bianco, ideale mappa, che va da sud-ovest a nord-est: è la via dal polo del Portogallo/Spagna al polo opposto di Amsterdam, la libertà dalla terribile regina spagnola – di cui ci auguriamo che la già lentissima (e ciò è un buon indice) beatificazione venga bloccata del tutto. Vediamo, come si diceva, che il bene è mescolato al male: e difatti la regina finanziò la scoperta del’America – e ciò ci porterebbe ad una riflessione sulla relativizzazione, che non dev’essere relativismo [Sorbi insegna agli ascoltatori di Radio Maria quali aspetti del Cattolicesimo devono odiare e quali no. NB]. Inoltre, se la cacciata fu una catastrofe per l’economia e la cultura spagnola, la cultura sefardita, diventando nomade, andò a creare Amsterdam, la Gerusalemme laica dell’ebraismo del ‘600, con il suo ruolo nella modernizzazione, con Spinosa, etc. – Spinosa che però fu eretico, e giustamente condannato come tale dai rabbini -, con l’eccezionalità estetica di Amsterdam, di cui vi farò delle descrizioni. Per Sombart dunque la cacciata fu catastrofe per gli ebrei, ma anche per gli spagnoli – e gli sta bene! E’ gravissimo constatare come le maggioranze cristiane del XXI secolo non fanno autocritica, né convegni, per questa macchia; si potrebbero fare enormi biblioteche persecutorie, non solo sul già trattato argomento dell’Inquisizione, ma sull’odio dei vicini di casa, come avvenne in Polonia, in Cecoslovacchia, in Italia … Sono le vergogne personali. Un popolo inerme, poi; e questo è il problema.
    Dunque, il tipo di trauma, la tipologia dell’insicurezza, per cui si cercano luoghi di stanziamento per ricostruire. Il nomadismo genera la prosperità dell’Olanda, poi la crescita di Francia e Inghilterra. Fu certamente anche tra le concause della grande crescita della Compagnia delle Indie, la prima grande straordinaria multinazionale: anche qui c’è il ruolo dell’ebraismo in Olanda. La rottura di Spagna tra maggioranza cristiana e minoranza ebraica quindi provoca lo spostamento del baricentro verso nord-est, il contributo del nomadismo dal polo in basso a quello in alto, olandese.
    Il grande avvenimento storico cui fare riferimento è, tra il 1492-97, il 3 agosto, quando Colombo parte da Palos: contemporaneamente 300 000 ebrei emigrano in Francia e Olanda, dall’amatissima penisola iberica.
    Seguono le telefonate degli ascoltatori al conduttore.
    La prima, di un ascoltatore per sua ammissione inculturato, dice: “sono sconvolto, pensavo che quest’odio fosse nato con Hitler. Ma come mai? Com’è nato?”
    Risposta: si vada a leggere il documento scritto dal Papa sul giorno del pentimento, sulla Shoah, lì c’è scritto tutto. Poi da lì si fa una sua bibliografia per l’approfondimento.
    L’antisemitismo nasce 2000 anni fa. Io parlo da cristiano, Radio Maria non fa sociologia. L’anti-giudaismo religioso e l’antisemitismo razziale non hanno solo differenze ma una terribile continuità, anche oggi vi è odio contro il sionismo, Israele, pregiudizi che la chiesa cattolica, anzi le chiese cristiane stanno formidabilmente combattendo da quasi un secolo ormai. Ma la natura religiosa del cosiddetto “deicidio”, la colpa cosmica, sta alla base; i cristiani fanno un immane strafalcione (siamo buoni perché siamo su Radio Maria), e ciò è la predisposizione inconscia che poi è maturata nei millenni con la persecuzione e lo sterminio. Però c’è sempre stata una scintilla di dialogo, oggi diventata egemonica, quella dei “fratelli maggiori”, specie da Pio XI in poi, con Pio XII e tutti i pontefici, ora linea ufficiale con Giovanni Paolo II.
    Seconda telefonata. Donna. “Lei ha parlato di incontro tra sé e l’altro/la diversità. Ma io ho percepito una punta di razzismo in lei contro chi difende il proprio sé. Perché uno non potrebbe farlo?”
    Risposta: Io per la mia storia personale ho molti dubbi che il proprio sé si difenda con la chiusura. Sono sulla linea del Papa, l’identità cattolica è sì decisiva, ma senza avere niente contro quella ebraica e islamica; ma questo è amore per il diverso.
    Terza telefonata. Uomo, meridionale, di cognome fa “Genovese”. Si complimenta con il conduttore, e chiede il titolo completo del libro di Sombart.
    Sorbi si affanna subito a dire che “non posso dirle l’editore per una serie di motivi”. [forse è uno solo: che l’edizione italiana è delle Ar?] “Legga piuttosto Dan Vittorio Segre.” E l’ascoltarore: “Ah, dev’essere ebreo …”. Sorbi interrompe subito con mozziconi di frase annuenti. L’ascoltatore riprende: “Mi piace la sua capacità di fare sintesi tra Israele e noi cattolici. Con il riavvicinamento ai fratelli maggiori, anch’io ho preso le distanze dal concetto di deicidio. Ma volevo far notare come ci sia un livello di solidarietà delle gerarchie, che è diplomatico, ma nelle parrocchie tutto questo non passa.” E Sorbi, galvanizzato: “E’ verissimo, i vescovi dovrebbero fare molto di più, la simpatia psicologica al primo stormire di fronda viene superata da kefie e marce contro Israele. Nello scoutismo italiano, p.es., un discorso sull’ebraismo sarebbe necessario, io sarei disponibile, se solo si decidessero, ma invece ci tocca di vedere sempre quei fazzoletti palestinesi in testa!”
    Quarta telefonata. Donna, catechista di Torino. “Le sue trasmissioni mi hanno illuminato. Da 30 anni dico ai ragazzi le nostre radici ebraiche, l’ecumenismo del Papa, dei vescovi, etc. Tutto questo è sicuramente un’illuminazione dello Spirito Santo; lo sento dal più profondo del cuore.”
    Risposta: “Brava, brava, arrivederci.”
    Quinta telefonata. Donna. “Va bene tutto quanto detto, ma perché gli ebrei non credono in Gesù? Sono loro che lo rifiutano da …” Viene interrotta da Sorbi: “Ma perché i buddisti non ci credono, signora? La saluto.” Mentre l’ascoltatrice sta iniziando un’altra domanda con un chiarissimo esordio “E poi volevo chiederle …”, le viene tolta la linea.
    Sesta telefonata. “Lei ha detto che è da un secolo che la Chiesa ha cambiato atteggiamento. Ma la dicitura ‘perfidi ebrei’ nella messa c’è stata fino a Giovanni XXIII, quindi è molto meno di un secolo …”.
    Risposta: “E’ vero, carissimo, ma devi capire che io parlo a grandi linee. Bisogna tenere presente Leon Blois, profeta della porta stretta - ne parlerò. Roncalli è stato decisivo per tenermi nella Chiesa [o per farlo entrare? Nota mia] e Wojtyla è il più grande del secolo.”
    Settima telefonata. “Ma quali potrebbero essere state le ragioni di Celine? Le verità di questo rancore? Psicologiche o anche storiche?”
    Risposta: “Certo, Celine non è un autore secondario. L’odio – poiché la parola ‘rancore’ è poco -, come per Ezra Pound, Carl Schmitt, l’antisemtiismo colto, per non parlare di Julius Evola, ha un suo spazio. Perché non pochi intellettuali raffinati lo furono? Come ho già detto, esiste un margine di mistero nel Male, nessuno – neanch’io e neanche lei – è in grado di spiegare perché una persona fa il male; specialisti in psicologia, esegetica e teologia morale chiariscono il ruolo del male in Europa, satanismo culturale nella cultura europea. Lo spregevole Celine antisemita che cade nei famosi stereotipi, che dapprima teologici danno poi luogo all’antisemitismo biologico, moderno, con uno stravolgimento dello stereotipo di cui … che prevarrà anche in Celine.
    L’odio nasce dall’invidia, bravo è Maritain a capirlo, l’alto livello della cultura moderna europea è determinato dagli ebrei, che pure sono non religiosi e non ricchi (si pensi a Freud, Marx, Scholem, Gropius, Adler: non erano certo ricchi). Vada al museo di Berlino: un milione di ebrei tedeschi – poi sterminati – con un ruolo sproporzionato su tutta la germania; l’odio è invidia verso il bravo, poi diventata arma di distruzione dei nazisti. Celine vi contribuisce.”
    Ottava telefonata. “Sono un carismatico cattolico. Ho fatto esperienze con gli ebrei messianici, che credono nel Messia-Gesù, piccole comunità di cui si conosce pochissimo, perseguitate anche da cattolici e dai palestinesi.” Risposta: “Un abbraccio grandissimo.” Fine.
    Nona telefonata. Uomo. “Complimenti per la trasmissione sull’impero!” Sorbi: “Grazie. Lo riprenderemo – l’impero – a gennaio” [Sorbi è sostenitore della tesi per cui quello americano è un impero e un universalismo positivo. NB]. Riprende l’ascoltatore: “E per quanto riguarda i fratelli maggiori, Gesù, La Madonna, San Paolo, sono tutti ebrei – e dico ‘sono’ perché per me sono vivi ora. Ma volevo aggiungere che l’odio verso gli ebrei proviene in parte dagli ebrei stessi: i primi martiri cristiani sono stati perseguitati e uccisi da ebrei. Il franchismo – che lei conoscerà – [interrompe Sorbi: “Certo, certo”] prega per ciò che è vietato, prega per Satana, Dio è Satana [Sorbi sussulta: “ma, scusi …, però …”]. La Rivoluzione Russa e comunista vide 400 membri ebrei su 500 …[Viene interrotto da Sorbi con monosillabi concitati …] In vari modi, i primi persecutori di sé stessi sono gli ebrei, e si sono condannati alla diaspora perché in disaccordo tra loro. Tito distrusse il tempio non perché antiebraico – difatti a Roma viveva tranquillamente la più antica comunità ebraica occidentale - ma perché la comunità ebraica palestinese era ingestibile.” Viene interrotto decisamente da Sorbi: “Non capisco bene.” L’ascoltatore riprende con l’animo di prima: “Santo Stefano, San Paolo, furono perseguitati … San Paolo salvò la pelle grazie ai Romani, quindi fu grazie a loro se il cristianesimo arrivò a noi. Da dove viene l’odio anti-ebraico? Da loro stessi, gesù Cristo, San Paolo. Lei prima ha liquidato la domanda di quella signora [la numero 5. NB], perché? Forse perché si parlava di Gesù Cristo? E cosa dice degli ebrei messianici, di cui parlava quell’ascoltatore prima di me? …”
    Casualmente, prende la linea l’assistente di regia e dice “Scusate ma abbiamo pochi minuti.” E Sorbi, fingendo di dispiacersi per l’interruzione: “Le rispondo per e-mail.” Ma l’assistente, temendo di essere stata troppo categorica: “Ma non vorrei interrompere la spiegazione all’ascoltatore, se vuole dottor Sorbi può finire di rispondere”. Sorbi non riesce ad uscirsene d’impaccio come per le telefonate 5 e 8, e cerca di chiudere: “Vede, lei ha posto problemi serissimi. Qui in radio pongo a difesa ebraica un grande quesito, che non risolve il rancore/odio antisemita provato molte volte dagli stessi ebrei. L’errore di Ganluca [l’ascoltatore. NB] è che si mette sempre dal punto di vista degli ebrei, ancora una volta etnocentrismo storiografico … Vi è stata una scissione nel popolo ebraico, prodotta da Gesù di Nazareth, vi era l’oppressione romana, il ruolo di liberazione di Zeloti e altri gruppi, etc. Gesù ha unn continuità ma anche scissione con l’ebraismo, una tensione: noi siamo gli scissi; quindi una scissione prodotta dai cristiani, vista come offesa al popolo ebraico; da qui la grande tensione nella storia europea. Ma non c’è solo il nostro rancore di scissi, c’è stato anche il rancore ebraico. La scissione storicamente produce tensione, ma San Paolo dice: ‘misteriosamente’ nel piano di Dio quella lacerazione produce l’ondata ai Gentili (Lettera ai Romani, 9, 11). Invito a leggere Leon Blois, La salvation par les juifs, La salvezza attraverso gli ebrei.”
    Finisce la trasmissione. L’assistente di regia dà l’appuntamento a giovedì 20 novembre [la trasmissione va in onda ogni terzo giovedì].
    stupendo .

  3. #3
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    Sorbi è sostenitore della tesi per cui quello americano è un impero e un universalismo positivo
    nemmeno commento.
    non sarà affus , questo quì ?

  4. #4
    Affus
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    In origine postato da shambler
    nemmeno commento.
    non sarà affus , questo quì ?
    ma lo sai che io sono quello della 9° telofonata ?

    Per me Hitler se avesse deciso di combattere il comunismo invece degli ebrei con la stessa determinazione
    forse avrebbe fatto lo stesso numero di morti tra gli ebrei .

  5. #5
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    Ma è verissimo. Quello americano è un impero universale positivo. Anzi l'unico impero che sia stato universale e positivo.
    Immensamente sieropositivo.
    Viva la California che l'ha insegnato al mondo intero come essere "positivi" !

  6. #6
    Orazio Coclite
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    Ringrazio Vahagn per essersi preso la briga di trascrivere l'intera trasmissione e le sparate di questo losco figuro.
    Da quanto leggo si evince che il tipo non è affatto sciocco, anzi, tutt'altro. Che è preparato, e che conoscce gli autori e le tematiche della destra radicale (divertente quando si rifiuta di segnalare le Edizioni di AR...).
    Quello che non capisco proprio è come faccia un cattolico romano, o presunto tale, a difendere l'ebraismo partendo proprio da quelle sue caratteristiche, capacità mercantile e dominio della finanza, che sono alla radice dello sfruttamento e dell'affamamento di milioni di persone per tutto il globo.
    E la carità cristiana? E la condanna dell'usura? E il rispetto del prossimo? Mah...

  7. #7
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    perchè non è un cattolico romano, sarà un cattolico marrano.

 

 

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