ERA IL 25 AGOSTO 1996...
Se Giovanni Paolo II non ebbe timore di criticare i Santi, purché cattolici, non ha avuto il minimo rimprovero da muovere a chi, staccandosi dalla comunione con Pietro e cadendo nello scisma
e nell’eresia, si è separato dalla Chiesa. Anzi, fuori dalla Chiesa è possibile giungere alla santità, a persino a quel vertice della santità che è il martirio. Sempre sulla linea della scandalosa "Tertio millennio adveniente" Giovanni Paolo II ribadì
che la nota di santità si trova anche fuori dalla Chiesa cattolica: “E che dire - ha detto all’Angelus del 25 agosto 1996 - della grande esperienza di martirio, in cui ortodossi e cattolici,
nei Paesi dell’Est europeo, sono stati accomunati in questo nostro secolo? (...) Veri martiri del XX secolo, essi sono una luce per la
Chiesa e per l’umanità (...). Se al termine del Secondo Millennio essa è ‘diventata nuovamente Chiesa di martiri’ (Tertio Millennio ad-veniente, n. 37), possiamo sperare che la loro testimonianza, raccolta con cura nei nuovi martirologi, e soprattutto la loro intercessione, affrettino il tempo della piena comunione tra i
cristiani di tutte le confessioni, e in special modo tra le venerate Chiese Ortodosse e la Sede Apostolica” (L’Osservatore Romano, 26-
27 agosto 1996, pag. 1). È possibile che molti di questi “ortodossi” vittime del comunismo siano salvi a causa dell’ignoranza invincibile
della vera Chiesa; è però impossibile che ci sia vera santità e vero martirio fuori dell’unica vera Chiesa, la Chiesa cattolica, ed è impossibile che delle persone che professarono una fede contraria alla vera fede cristiana siano additati, come santi, all’esempio dei fedeli cattolici. Se la santità fiorisce fuori dalla Chiesa, allora
la Chiesa non è la sola Chiesa di Cristo, e la “piena comunione con la Sede Apostolica” diventa facoltativa per la salvezza e la santificazione di un cristiano. Queste furono e sono le conseguenze
dell’ecumenismo ABOMINEVOLE di Giovanni Paolo II.