Il gigante globale dell'agricoltura transgenica lascia l'Inghilterra e, prossimamente, l'Europa. Monsanto ha infatti deciso di chiudere il suo quartier generale di Cambridge e di mandare a casa gli 80 ricercatori che ci lavorano. Seguiranno, a stretto giro di posta, i campi sperimentali che la società gestisce in Francia, in Germania e nella Repubblica Ceca. La decisione, dicono i manager, non riguarda affatto la moratoria europea ma un "riposizionamento strategico" come è scritto nel comunicato ufficiale "che è stato necessario effettuare quando gli obiettivi fissati nel '98 non si sono materializzati".

Checché ne dica la compagnia di Saint Louis è difficile credere che l'abbandono del mercato delle sementi non c'entri niente con la moratoria europea o, nello specifico, con la decisione presa dal Parlamento europeo nel luglio scorso di autorizzare la commercializzazione del cibo biotech a condizione di poter etichettare i prodotti contenenti lo 0,9 per cento di ogm. La fuga dall'Europa è quindi un'ammissione dell'incapacità della compagnia di controllare la filiera alimentare e di tenere separati i prodotti naturali da quelli biotecnologici e, contemporaneamente, è un sostanziale fallimento della strategia del "fatto compiuto" con cui Monsanto aveva sperato di forzare la mano importando illegalmente le sementi transgeniche.

L'unico risultato del contrabbando di ogm è stato quello di allarmare i consumatori che non si sono fidati delle rassicurazioni dell'azienda rispetto alla "sostanziale equivalenza" fra transgenico e non. Alla fine, malgrado la pesantissima azione di lobbismo che si è svolta soprattutto sul governo inglese, le autorità di controllo hanno dovuto effettuare i test indipendenti che ambientalisti e consumatori chiedevano a gran voce. L'ultimo in ordine di apparizione - e, molto probabilmente, un altro piccolo contributo alla decisione dell'azienda - è quello reso pubblico ieri dalla Bbc: dopo tre anni di ricerche gli scienziati inglesi hanno constatato i danni prodotti all'ecosistema dagli ogm. Alcune piante transgeniche, fra cui mais e colza, hanno contaminato le coltivazioni normali e hanno sterminato alcuni insetti utili, come le api, insieme alla fauna selvatica, cosa che gli ambientalisti sostenevano da tempo. I test sono stati effettuati su prodotti targati Monsanto e sulla colza e il mais ogm della Bayer CropScience, il braccio inglese del gigante tedesco.

La settimana no della lobby biotech era cominciata con la denuncia presentata dalla Commissaria europea per l'Ambiente, Margot Wallstrom, che aveva accusato le corporation del biotech di mentire sui benefici degli ogm per venderli in Europa. Più che risolvere il problema della fame nel mondo, aveva detto appena lunedì scorso la svedese, gli ogm servono a saziare soltanto la fame degli azionisti.

Ma il mal di testa non verrà soltanto ai manager delle corporation. Sul governo Blair si sta per abbattere l'onda lunga delle autorizzazioni facili, un uragano che ha già spazzato l'Fda, l'ente di controllo statunitense, mietendo parecchie vittime fra i burocrati amici delle firme dell'agrobusiness. Come è possibile che i test su larga scala siano stati fatti soltanto adesso? Allora su che basi è stata autorizzata la diffusione degli ogm? E chi pagherà i danni agli agricoltori convenzionali inglesi, o a quelli del biologico? Tutte domande a cui, prima o poi, Blair dovrà rispondere.

Sabina Morandi_
Liberazione 17/10/03