IL MANIFESTO DEL CENTRODESTRA
Augusto Minzoli
foto coredarta all'articolo
IL primo interrogativo - che cos’è Forza Italia? - non ha avuto risposta per quasi dieci anni. O meglio ne ha avute tante - dal partito di plastica, al partito azienda, al partito cometa che vive una sola stagione - tutte smentite dai fatti. Ora, il quesito che aleggia sull’attuale maggioranza di governo è un altro: cos’è il centro-destra? Questa domanda di identità esige una risposta che non può aspettare un’altra decade. E’ in corso, infatti, un’accelerazione nel processo di unificazione dei partiti che hanno dato vita al polo moderato italiano. Un processo che, inutile nasconderselo, con le prudenze e i «se» del caso, trova d’accordo ormai tutti e tre i leader principali da Silvio Berlusconi a Gianfranco Fini, a Pierferdinando Casini (la natura della Lega non può non prevedere un itinerario diverso). L’ipotesi di una lista unica per le europee, che rimane al centro del dibattito politico di queste settimane, è solo un primo passo verso un epilogo ineluttabile, sempre che il bipolarismo italiano regga: la nascita di due grandi forze alternative, un partito riformista che - al di là dei borbottii dei cattolici dell’Ulivo - non potrà non avere come riferimento le socialdemocrazie europee, e, appunto, un’unica forza moderata, affiliata al Ppe. E al di là dei tanti segnali del quotidiano che testimoniano il progredire anche di quella che è innanzitutto un’operazione politica - interventi dei leader sulla lista unica, polemiche interne ai partiti, trattative più o meno segrete - ormai la questione si sta ponendo anche in termini culturali. Perché è difficile immaginare un nuovo soggetto senza averne abbozzato un minimo l’identità. Il primo che si è cimentato nel centro-destra in questo tentativo è Ferdinando Adornato, presidente della commissione Cultura della Camera ed uno degli intellettuali di Forza Italia, in un libro che ha un titolo già di per sé esplicativo: «La nuova strada - Occidente e libertà dopo il Novecento per non essere più né ex né post». Un libro che ha una benedizione autorevole, quella dello stesso Cavaliere e non solo come editore (Mondadori), che sul prossimo numero di “Liberal” definisce il volume: «Un testo di formazione del centro-destra». Insomma, una sorta di catechismo o di libro di testo dell’Italia moderata. Del resto non potrebbe dire diversamente il premier, visto che Adornato è anche l’estensore di quella carta dei valori di Forza Italia (cioè del primo identikit autorizzato del partito di maggioranza relativa del parlamento italiano) che sarà presentata tra poco meno di un mese. «Di fatto - confida lo stesso Adornato - conterrà tutte le elaborazioni già presenti nel libro». Il libro, quindi, è un'iniziativa da non sottovalutare perché è uno dei primi passi dell’operazione politica che Berlusconi ha in mente, cioè il partito unico del centro-destra. Una prospettiva che il premier ventila sempre con maggior interesse nell’intervista a “Liberal”: «Ricordo che Forza Italia e Udc sono nella stessa maggioranza in Italia e nello stesso partito in Europa... Ricordo a proposito di An che nel Ppe stanno entrando tutti i partiti alternativi alle socialdemocrazie europee... Comunque, per rispetto, non ho nessuna intenzione di entrare nel dibattito interno dei partiti alleati».
L’operazione di Adornato è di una certa complessità perché punta a fornire le basi culturali ad una dimora politica nella quale troveranno rifugio una moltitudine di «ex» che già alloggiano nella Casa delle libertà : dal gruppone degli ex dc, agli ex liberali, agli ex repubblicani, agli ex missini e, financo agli ex comunisti che sono approdati nel centro-destra. Con questo obiettivo, nel “testo di formazione” viene cancellato il ‘900 con le sue divisioni tragiche sulle «razze» e sulle «classi» e si ritorna al pensiero liberale dell’800 preferendo la Rivoluzione americana al giacobinismo della Rivoluzione francese. «C’è - scrive Adornato - la difesa e il rilancio del concetto di Occidente come soggetto storico-morale fondato su tre idee forza: il riconoscimento della tavola dei valori che dalla rivelazione biblica in poi regola l’ordine naturale della nostra vita. La centralità della persona nella storia. Il rapporto di amichevole autonomia tra fede e ragione». Per cui l’uomo viene messo al centro dell’universo in contrapposizione allo Stato e l’Occidente «è uno» per cui viene rifiutato ogni antagonismo tra Stati Uniti ed Europa. Queste premesse sono corredate da una nuova galleria di eroi che arriva fino ai nostri giorni: Sturzo, De Gasperi, Saragat, Einaudi, il Benedetto Croce dell’anti-fascismo liberale, Malagodi, Ugo la Malfa, Bettino Craxi in Italia, mentre i riferimenti internazionali annoverano Reagan, la Thatcher fino ai neo-con, laboratorio culturale dell’amministrazione Bush. Inutile dire che il fratello maggiore del partito del centro-destra italiano e il nuovo Ppe di Berlusconi e Aznar, quello che raccoglie tutte le forze alternative alle socialdemocrazie europee. Con questa «griglia» culturale molto larga Adornato tenta di riunire nel nuovo centro-destra laici e cattolici, superando quindi il modello democristiano non più adatto a rappresentare l’Italia bipolare. Se il democristiano si nascondeva, il “moderato” di Berlusconi è alternativo all’uomo di sinistra in tutto. Adornato arriva a tracciare dei caratteri diversi in un parallelismo tra centro-destra e centro-sinistra: nell’immaginario dei moderati «l’uomo comune è superiore all’uomo di potere (o intellettuale)», in quello della sinistra è vero il contrario; «nell’abbigliamento, nei dischi, nei libri, nei viaggi, negli stili di vita» il popolo di centro-destra ricerca «distinzione», quello di sinistra «ama l’identificazione di massa»; ed ancora, secondo Adornato, nel cinema Berlusconi e i suoi seguaci preferiscono «il cinema di trama sul cinema d’autore e del cinema americano su quello europeo», D’Alema e soci hanno gusti diametralmente opposti.
Insomma, si tratta di mondi diversi. Ma il consiglio principale il «testo di formazione» del centro-destra benedetto da Berlusconi, lo offre ai possibili eredi del cavaliere, i vari Casini e Fini: «Dovrebbero agire - scrive e teorizza Adornato - come se si muovessero già in un sistema bipartitico il che significa non attendere il Godot del dopo-Berlusconi per litigarsene l’eredità... magari usando il proprio partito contro quelli dei rivali... E’ un calcolo miope, illusorio, ridicolo. Significa invece lavorare concordemente per la stabilità, andando dietro a Berlusconi perché chi vuole ragionare sul dopo Berlusconi deve ragionare con Berlusconi». Chi aspira all’eredità politica del Cavaliere è avvertito.
17 Ottobre 2003
LA STAMPA
De Gasperi, Bush, neocons, Rumsfeld, "moderati", Fini, Berlusconi, La Malfa, Saragat, Croce, Regan, Tacher..... tutto uguale!!??