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Discussione: Lo yoga del sogno

  1. #1
    Paul Atreides
    Ospite

    Predefinito Lo yoga del sogno

    tratto dal quotidiano "Il Salernitano"

    *************************************************



    Lo Yoga del sogno. Un'antica tecnica tibetana di meditazione.



    Nella quotidianità di ogni uomo vi è quella fase, importantissima per il recupero energetico del corpo, denominata sonno; termine, però, ambivalente in quanto divenuto anche simbolo, nell’uomo moderno, di una più pericolosa tendenza a “dormire” pur stando svegli, ovvero un sonno della coscienza che determina una conseguente dispersione di energie. Sonno agitato, quest’ultimo, ed anche pericolosamente illusorio, appunto, in quanto può verificarsi nelle normali situazioni di veglia del corpo, mentre, in realtà, è in atto un processo diciamo di “intorpidimento” della mente, immersa in una sorta di autoipnotismo, in cui la coscienza di sé viene a mancare. Questa realtà dei fatti, seppur apparentemente difficilmente comprensibile su due piedi – la personalità umana tanto “sicura di sè”, infatti, non accetta di essere messa in dubbio – è in realtà facilmente dimostrabile, con uno sguardo leggermente più attento, osservandosi intorno, nelle strade, sul lavoro, nelle relazioni fra individui. In tutti quei momenti in cui la mente umana è convinta di compiere azioni, di amare, inventare, creare, affermare principi e difendere cause, molto spesso nell’uomo, ad agire è soltanto un’automatismo di fondo, che ripropone processi meccanici sempre uguali, registrati nel suo essere più profondo; azioni e reazioni che vengono compiute, apparentemente consapevolmente, con un’abitudinarietà che ha, osservandola bene, qualcosa di davvero terribile. Ed è proprio riferendosi a queste problematiche che la maggior parte delle religioni, oltre a varie correnti filosofico-esoteriche venutesi a creare in occidente nei secoli scorsi, almeno alle loro origini hanno posto l’accento sul tema dell’”attenzione”, sviluppando delle tecniche di potenziamento della concentrazione mentale, attraverso la preghiera, la meditazione, o i movimenti corporei, e di miglioramento del fluire delle correnti energetiche del corpo. E non c’è da stupirsi che proprio all’interno del corpus di tradizioni sacrali lontane fra di loro si siano sviluppate, nei millenni, pratiche ed insegnamenti molto simili, che tendono più o meno tutti, allo sviluppo di una capacità di controllo del pensiero e delle proprie energie fisiche e mentali.

    Ed è proprio in questo contesto che è nato l’argomento dell’ultimo incontro organizzato sabato scorso dalla Libreria Arechi in via Schipa 35 a Salerno, dal titolo “Lo yoga del sogno. Un’antica pratica di meditazione tibetana”, a cura di Cristoforo Andreoli. Pur assumendo in particolare il sogno come proprio oggetto di studio, questa tecnica meditativa rientra a pieno titolo in quelle pratiche sciamaniche che erano appunto il fondamento culturale e sacrale di tante popolazioni arcaiche del passato. A testimonianza di ciò nello stesso Tibet, ad esempio, questa tecnica si ritrova sia nel Buddismo, nella sua forma appunto tibetana, sia nell’antichissima tradizione “Bon”, la dottrina originaria di quelle popolazioni. L’idea fondamentale su cui si basa questa tecnica è che attraverso il controllo dei sogni si attua il controllo della mente. Infatti nel Buddismo tibetano è considerata una via di preparazione alla morte: viene stabilita, infatti, una similitudine tra il percorso e le varie fasi che dalla veglia passano al sogno, e le fasi antecedenti al momento cruciale della morte. Lo sviluppo, quindi, delle potenzialità di controllo mentale sul sogno, determinano lo sviluppo della coscienza. Questo insegnamento, oltretutto, è comune denominatore di tutte e quattro le scuole del Buddismo tibetano: la scuola Gelupa, cui appartiene la figura del Dalai Lama, la scuola Nyimapa, la più antica, la scuola Sakyapa e la scuola Kagyupa.

    In Italia l’arrivo di questo insegnamento si deve ad un personaggio conosciutissimo, Giuseppe Tucci, uno dei più famosi esploratori italiani, il quale, in un viaggio di ritorno dal Tibet, fu accompagnato in Italia da Namkai Norbu, maestro della scuola Nyimapa, considerato un “tulku”, cioè l’incarnazione di un maestro precedente. In Italia Namkai Norbu si stabilì a Napoli, dove insegnò lingue e cultura tibetana all’Università Orientale, e dove ha avuto, negli anni, un vasto seguito di discepoli, a cui ha appunto trasmesso l’insegnamento di questa particolare pratica di meditazione. La sua scuola ha oggi numerose ramificazioni in vari paesi, proprio come un’altra importante scuola di origine tibetana, quella di Tenzin Wankyial, che risiede negli Stati Uniti, la quale annovera, tra le sue pratiche, anch’essa lo yoga del sogno, basato però sull’antica tradizione Bon.

    Questa pratica, di cui Andreoli ha espresso alcune nozioni, si divide fondamentalmente in cinque fasi: 1) la regolazione del sonno attraverso delle tecniche si rilassamento; 2) il ricordo del sogno al momento del risveglio 3) lo sviluppo della coscienza durante il sogno, disidentificandosi, quindi, dal “materiale” elaborato dalla mente; 4) sviluppare la capacità di trasformare e dirigere il sogno a piacimento; 5) ultima e più difficile tappa finale, il superamento dell’illusione onirica.

    Altro elemento fondamentale della pratica è l’utilizzo di alcune lettere tibetane, chiamate sillabe-seme, utilizzate attraverso la visualizzazione in corrispondenza dei chakra, e che servono, quindi, come guida alla pratica, che rappresenta appunto il seme da sviluppare. Ed è proprio Andreoli a spiegare perfettamente il significato e lo scopo del simbolo, e il suo utilizzo nelle pratiche religiose, nel paragrafo “Identità fra principio della conoscenza e principio della manifestazione” del suo importante testo “La ‘politica totale’ di Pitagora”, edito nell’aprile di quest’anno per le Edizioni di Ar: “Il poema naturale di Empedocle accenna una fugace esposizione del metodo gnostico per eccellenza: la meditazione contemplativa che fissa l’attenzione sui simboli sacri ed è capace di illuminare la mente generando significati sempre più profondi riguardo ai simboli stessi. Il finale di questo frammento è degno di attenzione, perché allude al fatto che tutte le cose, animate e inanimate, hanno una parte di phrónesis (saggezza). Non molti anni più tardi, Platone spiegherà nel ‘Fedone’ il senso del termine phrónesis. Si tratta non di una saggezza dalle connotazioni profane, ma della facoltà dell’anima di accostarsi, mediante la contemplazione, al proprio principio interiore. (…) Poiché tale principio è immutabile e sempre presente nelle cose, esse stesse, nei modi relativi alle proprie rispettive nature, sono sempre in contatto con l’origine, allo stesso modo in cui l’anima, con un moto attivo e volontario, si accosta al principio.”

  2. #2
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    Predefinito Re: Lo yoga del sogno

    In Origine Postato da Paul Atreides
    A testimonianza di ciò nello stesso Tibet, ad esempio, questa tecnica si ritrova sia nel Buddismo, nella sua forma appunto tibetana, sia nell’antichissima tradizione “Bon”, la dottrina originaria di quelle popolazioni. L’idea fondamentale su cui si basa questa tecnica è che attraverso il controllo dei sogni si attua il controllo della mente. Infatti nel Buddismo tibetano è considerata una via di preparazione alla morte: viene stabilita, infatti, una similitudine tra il percorso e le varie fasi che dalla veglia passano al sogno, e le fasi antecedenti al momento cruciale della morte. Lo sviluppo, quindi, delle potenzialità di controllo mentale sul sogno, determinano lo sviluppo della coscienza.
    ... Se notte dopo notte perdiamo noi stessi, che opportunità avremo mai di essere consapevoli al momento della morte? Per sapere quale sarà il nostro viaggio al momento della morte dobbiamo guardare la nostra esperienza nei sogni. Per scoprire se siamo o no veramente svegli dobbiamo guardare la nostra esperienza del sonno...

    Tenzin Wangyal Rinpoche, Lama della tradizione “Bon” del Tibet

  3. #3
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    Predefinito Re: Re: Lo yoga del sogno

    In Origine Postato da Silvia
    ... Se notte dopo notte perdiamo noi stessi, che opportunità avremo mai di essere consapevoli al momento della morte? Per sapere quale sarà il nostro viaggio al momento della morte dobbiamo guardare la nostra esperienza nei sogni. Per scoprire se siamo o no veramente svegli dobbiamo guardare la nostra esperienza del sonno...

    Tenzin Wangyal Rinpoche, Lama della tradizione “Bon” del Tibet
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    Sei interessata allo Dzog Chen ? Ho conosciuto tenzin Wangyal a Zurigo proprio in un seminario sullo yoga del sogno...

    ciao

    Eliodoro

  4. #4
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    Predefinito Re: Re: Re: Lo yoga del sogno

    In Origine Postato da eliodoro
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    Sei interessata allo Dzog Chen ? Ho conosciuto tenzin Wangyal a Zurigo proprio in un seminario sullo yoga del sogno...

    ciao

    Eliodoro
    A dir la verità, ne so poco o niente, ma approfitto sempre di questo forum per imparare e ulteriori delucidazioni saranno graditissime.

    Grazie e ciao

  5. #5
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    Predefinito tenzin wangyal

    E' assolutamente da leggere LO YOGA TIBETANO DEL SOGNO E DEL SONNO di TENZIN WANGYAL RINPOCHE (Astrolabio-Ubaldini 1999), mai visto spiegato così bene cos'è il sogno (nella I parte). ma le istruzioni della seconda, senza trasmissione della pratica, temo sia bene non seguirle: non dormite più e la notte vi alzate per partecipare alle discussioni sul sogno e sul sonno di qualche forum. Buona notte!

 

 

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