Considerazioni sull’intervista a La Grassa
Nulla di nuovo e di eclatante è proposto dalla recente intervista rilasciata da La Grassa per chi un minimo conosce quanto è elaborato dal suo sito e dal suo blog, RipensareMarx. Nonostante ciò, nella prima parte dell’intervista sono presenti utili spunti per chi ha preso coscienza dell’attuale crisi paradigmatica in cui ci troviamo e della conseguente necessità impellente di costruire un nuovo paradigma. Certo, molto spesso La Grassa si esterna in posizioni e uscite anni luce lontane dal mio pensiero e il suo più volte decantato odio per la filosofia è ormai tristemente noto, tuttavia ciò in questo momento non ha la minima importanza. A noi l’unica cosa che deve (o dovrebbe) realmente interessare è prendere ciò che di buono e utile ci viene proposto, al fine indirizzarci sulla via della costruzione del nuovo paradigma anticapitalista; per fare ciò, bisogna per forza di cose lasciare da parte nostalgismi, sentimentalismi e rancori accumulati negli anni. Passiamo ora all’analisi dell’intervista e in particolare della prima parte di essa che mi è sembrata la più interessante.
La Grassa comincià l’intervista definendosi postmarxista e postcomunista. Il comunismo è da lui considerato un processo storico finito, mentre invece il marxismo, ossia la teoria del comunismo per come lo abbiamo conosciuto fino ad ora, è da lui considerata una teoria esaurita a cui vanno ricollegate una serie previsioni errate. In poche parole, bisogna uscirne fuori, compiendo un ripensamento completo e radicale. Come dare torto a queste parole? Personalmente mi trovo assolutamente d’accordo con questa breve esposizione di La Grassa e ho già esposto in poche pagine cosa penso a riguardo. In breve anche a mio avviso il marxismo è un paradigma teorico esaurito, non più in grado di proporsi come teoria rivoluzionaria compatibile alle rinnovate esigenze dell’uomo occidentale. I tempi sono cambiati e nuovo e più spaventosi fantasmi sono emersi fuori rendendo così il marxismo assolutamente inadeguato a una lettura completa dell’attuale condizione in cui si trova l’uomo storico e reale di oggi. Il processo storico comunista e il paradigma marxista sono andati a braccetto nella fossa, in quanto, alla caduta dell’Unione Sovietica e quindi del socialismo reale, è corrisposta la fine del comunismo come processo storico. Sottolineo, tuttavia, che molti elementi della teoria marxista sono tutt’ora validi e riutilizzabili per costruire il nuovo paradigma; ma, appunto, sto parlando di un nuovo paradigma e non del paradigma marxista che considero ormai finito.
In seguito l’intervistatore chiede a La Grassa un giudizio sugli attuali movimenti che si definiscono comunisti (sinistra radicale ecc.). A parere di La Grassa questi movimenti in buona parte dei casi non possono ormai più essere ricondotti a una matrice marxista non avendo più nulla a che fare con le previsioni scientifiche di Marx, ma è piuttosto possibile scorgervi un comunismo di stampo cristiano, utopico, sentimentalista e morale. Ciò che, a mio avviso, oggi giorno si palesa sempre di più non è tanto un comunismo di stampo cristiano, ma un fastidioso moralismo e sentimentalismo che ostacola ogni tentativo di rottura con il passato e di conseguenza ogni spinta propulsiva. Grazie a individui e gruppuscoli nostalgici, pieni zeppi di un moralismo squallido e il più delle volte ateo, che rimpangono nostalgicamente i tempi gloriosi andati, si rimane immobilizzati a concezioni politiche, storiche e sociali vecchie, superate e marce. L’impossibilità di incidere sul reale da parte di questi individui e gruppuscoli moralisti è inversamente proporzionale alla loro capacità di nuocere allo sviluppo del nuovo paradigma; ciò è sintomatico della crisi dell’intero mondo proveniente dall’esperienze marxiste degli ultimi 30-40 anni. Molto probabilmente, anzi sicuramente, per cominciare a costruire la strada che porterà alla nascita di un nuovo paradigma capace di incidere e di trasformare il reale, bisognerà distaccarsi definitivamente da questi lidi abbandonati da Dio e da chiunque abbia un minimo di buon senso.
E i partiti sinistroidi dove li mettiamo? Sinistra? La Grassa ci ricorda molto saggiamente che il comunismo non è stato ne di destra ne di sinistra, poichè la sinistra non è altro che una corrente interna alla riproduzione capitalista. Il comunismo, invece, si poneva l’obiettivo di trasformare la società capitalista e, di conseguenza, non era riformista, ma, aggiungo io, rivoluzionario.
Ebbene che altro dire? E’ sempre bene ricordare che un comunitarismo filosofico, corretamente inteso, si pone prepotentemente oltre lo schema vetusto destra- sinistra. Vedo, però, ancora molta difficoltà ad accettrare il primo fondamentale punto di La Grassa riguardante l’esaurimento della teoria marxista e la correlata fine del comunismo inteso come processo storico. Mi trovo assolutamente d’accordo con La Grassa, poichè considero il paradigma marxista finito e, di conseguenza, ritengo che sia giunto il tempo di lasciare perdere sentimentalismi, moralismi e nostalgismi per cominciare a gettare le fondamenta del nuovo paradigma. Per fare ciò dobbiamo assumere un atteggiamento di massima apertura mentale cercando di privarci di ogni sciocco e inutile tabù.
Ormai è chiaro che La Grassa si pone come tecnico e noi da tecnico dobbiamo trattarlo: prendere ciò che risulta utile e interessante per la costruzione del nuovo paradigma e lasciare perdere tutto il resto senza perderci troppo tempo dietro.
Federico Stella