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Discussione: Sacro Cuore di Gesù

  1. #61
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    Cor Iesu, in quo sunt ómnes thesáuri sapiéntiae et sciéntiae, misesére nobis

  2. #62
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    S. Alfonso Maria de Liguori

    Affetti al sacro Cuore di Gesù


    Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa

    Sul Cuore di Giesù

    1. Disse Giesù a S. Caterina da Siena, che dopo la morte egli volle ricevere la ferita della lancia nel cuore, acciocché l'uomo comprendesse, ch'egli l'amava più di quello, che l'aveva dimostrato colle pene esterne; mentre le pene di Sua Passione erano state finite, ma l'amore Suo era infinito. Onde le facea vedere quel Suo Cuore ferito per farle intendere, ch'egli l'amava più di quello, che intender Ella potesse dalle pene sofferte.

    2. Essendosi communicata un giorno la V. Maria Vola Monaca Cisterciense parvele, che Giesù le prese il cuore e ponendolo nel Suo Costato lo strinse talmente col Suo Cuore Divino che di due se ne fece un solo, acciocché gli affetti desideri ecc d'allora innanzi fussero l'istessi. Un'altra volta parvele che Giesù l'invitasse ad entrare nel Suo Costato aperto con dirle: Esci sposa diletta da ogni terreno affetto: Entra qui e riponi l'anima tua sopra il mio cuore. E subito intese estinguersi ogni amor proprio, e accendersi dell'istesso amore, di cui ardeva il Suo Giesù, e sfavillava nel petto di lei. In modo che pareala poi, che ogni Altare dove stava Giesù Sacramentato, ardesse come fornace. March: 8a: Qu. 23. 24. 7bre.

    3. Santa Francesca Romana dopo aversi communicata vide su di un prezioso Tabernacolo un candidissimo Agnello, a cui facean riverenze e lodi due schiere di bianchi agnellini: Vide che usciva una limpidissima fonte dal suo aperto Costato, in cui compariva come un Sole il suo Divino Cuore, il quale replicava quelle parole spesso: Chi ha sete venga a me: chi ha sete venga a me. Boss. Merc. T. 1 n. 13.

    Affetti al cuore di Giesù

    Amore amabile dal mio Salvatore. Voi siete la sede di tutte le virtù: Voi la fonte di tutte le grazie. Voi la sacra fornace dove si accendono del divino amore tutte le anime sante.

    Voi siete l'oggetto di tutta la compiacenza di Dio: voi il Rifugio de' tribolati: Voi la Stanza delle anime, che vi amano.

    O Cuore degno di regnare di tutti i cuori, e di possedere l'affetto di tutti i cuori.

    O Cuore, che foste per me ferito sulla croce dalla lancia de' miei peccati, ve ne state poi continuamente ferito per me sugli altari nel Sacramento non da altra lancia, che dall'amore, che mi portate.

    O Cuore amante, ch'ami gli uomini con tanta tenerezza, e con tanta poca corrispondenza sei amato dagli uomini.

    Riparate voi a tanta ingratitudine. Accendete voi tutti i nostri cuori, acciocché veramente vi amiamo.

    Ah chi mi dasse andar per il mondo pubblicando le grazie, le dolcezze, i tesori, che donate voi a chi veramente vi ama.

    Accettate il desiderio mio, che tutti i cuori v'amassero ed ardessero più.

    O Cuore divino voi siete la mia consolazione ne' travagli: Il mio riposo nelle fatiche: Il mio sollievo nelle angustie: Il mio porto nelle tempeste.

    A voi consacro il corpo mio, l'anima, il cuore, la volontà, la vita, e tutto.

    Unisco coi vostri tutti i miei pensieri, affetti, desiderj: Ah ! Eterno Padre, vi offerisco gli affetti purissimi del cuore di Giesù… Se sdegnate i miei, non potete sdegnare gli affetti di questo vostro Santissimo Figlio: questi suppliscano, e parlino per me.

    La Beata Caterina da Genua fu introdotta a vedere il cuore di Giesù nel Suo petto, e lo vide tutto di fuoco.

    Un giorno Giesù si avvicinò al petto di S. Metilde, e intese, che il Cuore di Giesù li palpitava sì forte, come se gli fussero dati colpi sul petto, e le disse, che sin da fanciullo gli palpitava così il cuore per l'amore di cui ardeva per gli uomini.

    Onde dice il P. Nieremb., che se Giesù sin da Bambino avesse data libertà alla fiamma del suo amore di operare gli affetti suoi propri, sin da fanciullo sarebbe morto di amore.

    Giesù disse a S. Gertrude: Adhuc si expediret pro te sola tolerarem quae toleravi pro toto mundo. E a S. Metilde: Sappi, che l'amore mio verso le anime è l'istesso di quello, che loro portava nel tempo della mia Passione. Ed io morirei tante volte, quante sono le anime.

    A S. Carpo, che parea volesse precipitare quei peccatori:

    Impelle me Carpe, quia paratus sum pro hominibus iterum crucifigi.

    S. Gio. Cr. Gesù tanto ama ciascuno, come tutto il Mondo.

    Viva Giesù Maria Giuseppe e Teresa.

    1. Il Venerabile P.M. Avila quando sentiva altri pellegrinare in santuarj, dicea il mio Santuario, è l'Altare, dove sta il SS.mo Sacramento.

    2. S. Teresa si meravigliava di quelli, che tanto invidiavano chi si trovava a tempo, che, Giesù stava in terra, e poteano mirarlo, sentirlo. Ma noi, dicea, nel Sacramento non solo possiamo vederlo, e sentirlo, ma possiamo cibarcene; et egli ci fa animo: Accipite, et Comedite.

    Fonte: S. Alfonso M. De Liguori, Affetti al sacro Cuore di Gesù, Napoli, 1758, ora in L. Dujardin, OEUVRES COMPLÈTES DE S. ALPHONSE DE LIGUORI, Vol. VI, Tournai 1876, 1-2

  3. #63
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    Lightbulb Re: Sacro Cuore di Gesù

    23 giugno 2017: festa del Sacratissimo Cuore di Gesù…




    Guéranger, L'anno liturgico - La festa del Sacro Cuore di Gesù
    http://www.unavoce-ve.it/pg-sacrocuore.htm
    "VENERDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DOPO PENTECOSTE
    LA FESTA DEL SACRO CUORE DI GESÙ."




    Sacro Cuore - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/sacro-cuore-2/
    “23 giugno 2017, festa del Sacratissimo Cuore di Gesù.

    Cuore santissimo di Gesù, fonte di ogni bene, vi adoro, vi amo, vi ringrazio e, pentito vivamente dei miei peccati, vi presento questo povero mio cuore. Rendetelo umile, paziente, puro e in tutto conforme ai desideri vostri. Proteggetemi nei pericoli, consolatemi nelle afflizioni, concedetemi la sanità del corpo e dell’anima, soccorso nelle mie necessità spirituali e materiali, la vostra benedizione in tutte le mie opere e la grazia di una santa morte. Così sia.”



    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “Fête du Sacré-Cœur.”



    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare sant’Ediltrude, Regina e Vergine, la quale passò al Signore illustre per santità e per miracoli. Il suo corpo, dopo undici anni, fu trovato incorrotto. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questa santa Regina e Martire, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant’Ediltrude possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”






    23° giorno: Cuore libero - Cuore schiavo
    http://www.stellamatutina.eu/23-gior...cuore-schiavo/
    23° giorno: Cuore libero – Cuore schiavo
    CUORE LIBERO

    «L’uomo gode vera pace e vera libertà – diceva Leone Magno – quando la carne è sottomessa allo spirito, e lo spirito a Dio».
    La libertà è dominio delle cose. Chi è libero comanda.
    Chi è schiavo obbedisce. Un fumatore, un dissoluto, un drogato, devono obbedire agli impulsi che li dominano.
    Non sono più liberi, ma schiavi del tabacco, della carne e della droga.
    Dio è libertà. Non dipende da nessuno, non è condizionato da nulla, è al di sopra di tutto e di tutti, il bene infinito è il suo regno.
    Il Cuore di Gesù è il Cuore di Dio, libero e sovrano, domina ogni cosa e dona libertà a ogni creatura. «Dov’è lo Spirito del Signore – scrive san Paolo – ivi è libertà» (2Cor 3,17).
    Il Cuore di Gesù è sorgente di amore, di umiltà, di purezza, di pazienza, di giustizia, di fortezza e di ogni altra virtù.
    Orbene, le virtù donano la vera libertà dalla tirannia dell’egoismo, dell’orgoglio, della lussuria, dell’ira, dell’ingiustizia, del rispetto umano, e di ogni altro vizio. Questa è la «gloriosa libertà dei figli di Dio» (Rm 8,21). La libertà del bene e della virtù, la libertà della verità e della carità.
    «La libertà vi farà liberi» (Gv 8,32), ha detto Gesù. Da che cosa? Dall’errore, dall’inganno, dall’illusione. Un cuore dominato dal vizio o dall’errore è un cuore imprigionato, è un cuore in stato di infarto, che non riesce più a pompare il sangue della vita e dell’amore.
    Il Cuore di Gesù vuole che noi abbiamo il cuore libero e sereno, generoso e gioioso nel bene e nella verità. Il cuore di san Francesco d’Assisi che canta con tutte le creature le glorie di Dio, è un cuore libero e giocondo nell’amore umano e sovrumano. Ogni creatura gli appartiene e con ogni creatura egli si innalza fino all’Altissimo Onnipotente buon Signore.
    Il Cuore di Gesù, libero nella verità e nella carità, si riflette nel cuore dei Santi, così liberi anch’essi di donarsi senza limiti e senza riserve, a tutto e a tutti.
    Quando Gesù ci dice che Egli dona liberamente la sua stessa vita per la nostra salvezza (Gv 10,17-18), vediamo questa stessa libera donazione della vita in san Massimiliano M. Kolbe che si offre ad andare a morire al posto di un papà di famiglia.
    Il Cuore di Gesù e il cuore dei Santi: quale scuola di libertà per i nostri poveri cuori così spesso tiranneggiati da vizi ed errori!
    CUORE SCHIAVO
    «Castigo il mio corpo e lo riduco in servitù» (1Cor 9,27). San Paolo scriveva con fierezza cristiana queste parole. Egli amava fortemente la libertà e non l’avrebbe mai tenuta prigioniera dei sensi. Perciò nella lotta fra carne e spirito, fra sensi e ragione, fra istinti e grazia, egli è tutto dalla parte dello spirito, della ragione e della grazia, colpendo il suo corpo come un pugile in lotta contro il suo avversario da dominare (1Cor 9,26).
    Al contrario, molti di noi, invece di castigare il corpo per farlo servire allo spirito, accarezzano la propria carne, assecondando i sensi, coltivano gli istinti, a tutto danno dello spirito, a disonore della ragione, a discapito della grazia. Si vive a rovescio. Il cuore allora diventa lo schiavo sfruttato dalle passioni, dalle voglie, dai capricci della carne e delle creature, delle opinioni e delle mode di passaggio.
    Povero cuore, ridotto a un burattino agli ordini di tutti!
    «Chi commette il peccato è schiavo del peccato» (Gv 8,34).
    Sant’Agostino conosceva per esperienza questa verità e poté scrivere le mirabili pagine delle sue Confessioni per testimoniare come il cuore dell’uomo sia il campo di battaglia in cui si conquista o si perde la libertà e come sia dura la lotta per liberarsi dalla schiavitù delle passioni, specialmente della lussuria e della bestemmia.
    E non è forse così? Chi può contare oggi i cuori ridotti a fogne della lussuria? Chi può contare oggi i cuori devastati dalla bestemmia? Perché tanti giovani e uomini non frequentano la Chiesa né i Sacramenti? Solo perché sono schiavi incatenati all’impurità e alla bestemmia.
    Questa è condizione reale di tanti cristiani. Inutile nascondere la verità.
    «Tu credi che sarebbe cosa assai strana – scrive san Giovanni d’Avila – vedere una bestia menare l’uomo per la cavezza, e farlo andare dove le piace?… Eppure di uomini che si lasciano tirare per la cavezza dalle loro brutali passioni ve ne sono moltissimi…».
    Nella vita di Lutero leggiamo questo piccolo ma terribile episodio.
    Una sera d’estate, mentre Lutero era affacciato alla finestra con la sua donna, questa gli additò il firmamento stellato e gli disse: «Guarda come è bello!».
    «Sì – rispose cupamente Lutero – ma non è per noi!».
    «E se torniamo sulla retta via?», replicò la donna. «Ora è tardi; ormai il carro è troppo affondato nel fango!».
    Quale spaventosa condizione di schiavitù! Cuore di Gesù, donaci la libertà.
    Proposito: Recitare la coroncina al Sacro Cuore di Gesù, chiedendogli la libertà del cuore.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010."



    23 giugno
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../23-giugno.htm
    GIORNO 23
    IL PENSIERO DEL PARADISO
    23° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!

    Intenzione. - Pregare per il Papa, per i Vescovi e per i Sacerdoti.
    IL PENSIERO DEL PARADISO
    Gesù ci dice di tenere i nostri cuori fissi là, dove sono i veri gaudi. Ci esorta a stare distaccati dal mondo, a pensare spesso al Paradiso, a tesoreggiare per l'altra vita. Siamo su questa terra, non per restarvi sempre, ma per un tempo più o meno lungo; da un momento all'altro può scoccare per noi l'ultima ora. Dobbiamo vivere ed abbiamo bisogno delle cose del mondo; ma è necessario servirsi di queste cose, senza attaccarvi troppo il cuore.
    La vita deve paragonarsi ad un viaggio. Stando in treno, quante cose si vedono! Ma sarebbe pazzo quel viaggiatore che vedendo una bella villa, interrompesse il viaggio e si fermasse lì, dimentico della sua città e della sua famiglia. Sono anche pazzi, moralmente parlando, coloro che si attaccano troppo a questo mondo e pensano poco o niente al fine della vita, alla beata eternità, alla quale tutti dobbiamo aspirare.
    I nostri cuori, dunque, siano fissi al Paradiso. Fissare una cosa significa guardarla attentamente ed a lungo e non dare soltanto uno sguardo fugace. Gesù dice di tenere i nostri cuori fissi, cioè applicati, ai gaudi eterni; sono perciò da compatire coloro che pensano raramente ed alla sfuggita al bel Paradiso.
    Purtroppo le sollecitudini della vita sono altrettante spine che soffocano le aspirazioni al Cielo. A che cosa si pensa di continuo in questo mondo? Che cosa si ama? Quali beni si cercano? ... I piaceri corporali, le soddisfazioni della gola, l'appagamento del cuore, il denaro, le comparse vane, i divertimenti, gli spettacoli ... Tutto ciò non è vero bene, perché non soddisfa pienamente il cuore umano e non è duraturo. Gesù ci esorta a cercare i veri beni, quelli eterni, che i ladri non possono rapirci e che la ruggine non può corrompere. I veri beni sono le opere buone, compiute in grazia di Dio e con retta intenzione.
    I devoti del Sacro Cuore non devono imitare i mondani, che possono paragonarsi agli animali immondi, i quali preferiscono il fango e non sollevano lo sguardo in alto; imitino piuttosto gli uccelli, che toccano la terra appena appena, per necessità, per cercare un po' di becchime, e subito spiccano il volo in alto.
    Oh, com'è sordida la terra, allorché si guarda il Cielo!
    Entriamo nelle vedute di Gesù e non attacchiamo soverchiamente il cuore né alla nostra abitazione, che dovremo un giorno lasciare, né alle proprietà, che poi passeranno agli eredi, né al corpo, che andrà a marcire.
    Non portiamo invidia a coloro che hanno molta ricchezza, perché vivono con più preoccupazione, morranno con più rincrescimento e daranno a Dio stretto conto dell'uso che ne avranno fatto.
    Portiamo piuttosto una santa invidia a quelle anime generose, che ogni giorno si arricchiscono di beni eterni con molte opere buone ed esercizi di pietà ed imitiamo la loro vita.
    Pensiamo al Paradiso nelle sofferenze, memori delle parole di Gesù: La vostra tristezza sarà cambiata in letizia! (Giovanni, XVI, 20).
    Nelle piccole e momentanee gioie della vita solleviamo lo sguardo al Cielo, pensando: Ciò che si gode quaggiù è nulla, in paragone ai gaudi del Paradiso.
    Non lasciamo passare un solo giorno, senza aver rivolto il pensiero alla Patria Celeste; ed alla fine della giornata domandiamoci sempre: Oggi cosa ho guadagnato per il Paradiso?
    Come l'ago magnetico della bussola è di continuo rivolto al polo nord, così il nostro cuore sia rivolto al Cielo: Ivi sia fisso il nostro cuore, dove sono i veri gaudi!
    ESEMPIO
    Un'artista
    Eva Lavallièrs, orfana di padre e di madre, dotata di molta intelligenza e di animo ardente, fu attratta fortemente dai beni di questo mondo ed andò in cerca di gloria e di piaceri. I teatri di Parigi furono il campo della sua giovinezza. Quanti applausi! Quanti giornali la esaltavano! Ma quante colpe e quanti scandali! ...
    Nel silenzio della notte, rientrando in se stessa piangeva; non era sazio il suo cuore; aspirava a cose maggiori.
    La celebre artista si era ritirata in un paesello, per riposare un poco e per disporsi ad un ciclo di recite. La vita silenziosa la portò alla meditazione. La grazia di Dio le toccò il cuore ed Eva Lavallièrs, dopo una grande lotta interna, decise di non fare più l'artista, di non aspirare più ai beni terreni e di mirare soltanto al Cielo. Non poté essere smossa dai solleciti pressanti di persone interessate; perseverò nel buon proposito ed abbracciò generosamente la vita cristiana, con la frequenza ai Sacramenti, con le opere buone, ma più di tutto sopportando con amore una grande croce, che doveva portarla alla tomba. La sua condotta edificante fu un'adeguata riparazione agli scandali dati.
    Un giornale di Parigi aveva proposto un questionario ai suoi lettori, diretto a conoscere i vari gusti, specialmente delle signorine. Quante risposte vane a quel questionario! Volle rispondere anche l'ex artista, ma nel seguente tenore:
    « Qual è il vostro fiore preferito? » - Le spine della corona di Gesù.
    « Lo sport più preferito? » - La genuflessione.
    « Il luogo che più amate? » - Il Monte Calvario.
    « Qual è il gioiello più caro? » - La corona del Rosario.
    « Qual è la vostra proprietà? » - La tomba.
    « Sapete dire cosa siete? » - Un verme immondo.
    « Chi forma la vostra gioia? » - Gesù. Così rispondeva Eva Lavallièrs, dopo aver apprezzato i beni spirituali ed avere fissato lo sguardo sul Sacro Cuore.
    Fioretto. Se c'è qualche affetto disordinato, troncarlo subito, per non mettersi in pericolo di perdere il Paradiso.
    Giaculatoria. Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia!

    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli)."






    Guéranger, L'anno liturgico - La festa del Sacro Cuore di Gesù
    http://www.unavoce-ve.it/pg-sacrocuore.htm
    "VENERDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DOPO PENTECOSTE
    LA FESTA DEL SACRO CUORE DI GESÙ.

    Oggi la Chiesa ci propone di onorare con un culto speciale il Cuore sacratissimo di Gesù di cui il sacramento ci ha già rivelato l'immensa tenerezza. E per stimolarci ad onorare quel Cuore divino con maggior rispetto e devozione, Pio XI ha elevato questa festa al rito di doppio di prima classe e messo la sua Ottava alla pari di quelle di Natale e dell'Ascensione [1]. Il culto del Sacro Cuore - scriveva egli ancora Cardinale - è la quintessenza stessa del cristianesimo, il compendio e il sommario di tutta la religione. Il cristianesimo, opera d'amore nel suo inizio, nei suoi progressi e nel suo compimento non potrebbe essere identificato assolutamente con nessuna altra devozione come con quella del Sacro Cuore [2].

    Oggetto della devozione al Sacro Cuore.
    L'oggetto della devozione al Sacro Cuore è lo stesso Cuore ardente d'amore per Dio e per gli uomini. Dall'Incarnazione infatti Nostro Signor Gesù Cristo è l'oggetto dell'adorazione e dell'amore di ogni creatura, non soltanto come Dio ma come Uomo-Dio. Essendo la divinità e l'umanità unite nell'unica persona del Verbo divino, Egli merita tanto come Uomo che come Dio tutti gli omaggi del nostro culto; e come in Dio tutte le perfezioni sono adorabili, così pure in Cristo tutto è adorabile: il suo corpo, il suo sangue, le sue piaghe, il suo cuore, e per questo la Chiesa ha voluto offrire alla nostra adorazione questi oggetti sacri.

    Il cuore di carne dell'Uomo-Dio.
    In questo giorno essa ci mostra soprattutto il Cuore del Salvatore e ci chiede di onorarlo sia che lo consideriamo in se stesso sia che lo consideriamo come il simbolo vivente della sua carità.
    In se stesso, questo Cuore di Gesù, per quanto sia solo un poco di carne, è già degno del nostro culto. Nella vita naturale del corpo umano, non è forse il cuore l'organo più nobile e più necessario, quello che distribuisce a tutte le membra il sangue che vivifica, che nutre, che rigenera e purifica? Adorare il Cuore di Gesù significa adorare per così dire, nel suo principio, nel suo fulcro, la vita di sacrificio e d'immolazione del nostro Salvatore. Significa adorare il prezioso recettacolo in cui le ultime gocce del sangue divino hanno atteso, per effondersi, che venisse a colpirlo la lancia di Longino. Quel cuore squarciato rimane per sempre come la testimonianza d'una vita che si è data interamente per la salvezza del mondo.
    Nell'ordine morale, il cuore di carne occupa un posto altrettanto importante. Da sempre esso è considerato come la sede della vita affettiva dell'uomo, perché è l'organo che ne risente nella maniera più sensibile tutte le fluttuazioni. Le sue pulsazioni battono al ritmo dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni, delle nostre passioni. Il linguaggio ha consacrato questo modo di vedere: è il cuore che ama, che compatisce, che soffre, si sacrifica e si dona. E come la bassezza di cuore genera tutti i vizi, così pure il cuore nobile ed elevato è la sorgente da cui s'irradiano insieme con l'amore tutte le virtù. Gesù, vero uomo, ha parlato così di se stesso. Ha offerto il suo cuore umano alla nostra contemplazione, mostrandolo circondato di fiamme ardenti e dicendo: "Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini", che lo ha portato verso tutte le sofferenze e le miserie dell'umanità, che ha avuto pietà dell'immensa moltitudine delle anime, e che Gli ha ispirato non solo di moltiplicare i miracoli, ma di istituire la Santissima Eucaristia, di fondare la Chiesa, di soffrire e di morire per riscattarci.
    Se il cuore è per noi il centro in cui sono raccolte e il focolaio da cui s'irradiano le doti e le virtù, se sappiamo rendere omaggio al cuore delle persone particolarmente benefiche, quanto più non dobbiamo onorare il Cuore di Gesù come l'abisso, il santuario, il tabernacolo di tutte le virtù? Gli Inni dell'Ufficio e le Litanie le descrivono in numerose invocazioni che noi ripeteremo e mediteremo in questi giorni. E onde persuaderci ancor più dell'importanza e dell'utilità della devozione al Sacro Cuore, concludiamo ascoltando quanto scrive un certosino di Treviri morto nel 1461. Le sue parole saranno per noi un'indicazione di quello che dobbiamo fare per entrare nelle intenzioni della Chiesa che sono quelle stesse del suo celeste Sposo: "Se volete completamente e facilmente purificarvi dei vostri peccati, liberarvi delle vostre passioni e arricchirvi di tutti i beni… mettetevi alla scuola dell'eterna carità. Riponete, immergete spesso in ispirito... tutto il vostro cuore e la vostra mente nel Cuore dolcissimo di Nostro Signor Gesù Cristo in croce. Quel Cuore è pieno d'amore... Mediante lui noi abbiamo accesso al Padre nell'unità di spirito; egli abbraccia d'un immenso amore tutti gli eletti... In quel Cuore dolcissimo si trova ogni sorta di virtù, la fonte della vita, la consolazione perfetta, la vera luce che illumina ogni uomo, ma soprattutto chi ha fatto devotamente ricorso a Lui in ogni afflizione e necessità. Tutto il bene che si può desiderare lo si attinge abbondante in lui; ogni salvezza ed ogni grazia ci vengono da quel Cuore dolcissimo, e non da altrove. Esso è il focolare dell'amore divino che brucia sempre del fuoco dello Spirito Santo, che purifica, consuma e trasforma in sé tutti coloro che Gli sono uniti e che desiderano attaccarsi a Lui. Ora come ogni bene ci viene da questo Cuore dolcissimo di Gesù, così pure tutto dovete riferirvi... tutto restituirgli senza nulla attribuire a voi... In quello stesso Cuore confesserete i vostri peccati, domanderete perdono e grazia, loderete e ringrazierete... Per questo bacerete spesso con riconoscenza quel Cuore piissimo di Gesù inseparabilmente unito al Cuore divino, dove sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza di Dio, un'immagine, voglio dire, sia di quel Cuore, sia del Crocifisso. Aspirerete senza posa a contemplarlo faccia a faccia confidandogli le vostre pene; attirerete così nel vostro cuore il suo spirito e il suo amore, le sue grazie e le sue virtù; a Lui ricorrerete nei beni e nei mali, in Lui avrete fiducia, a Lui vi attaccherete, in Lui abiterete, affinché, in cambio, si degni di porre la sua dimora nel vostro cuore; e qui infine dormirete dolcemente e riposerete nella pace. Poiché anche se i cuori di tutti i mortali vi abbandonassero, quel Cuore fedelissimo non vi ingannerà e non vi abbandonerà mai. E non trascurerete di onorare devotamente e di invocare anche la gloriosa Madre di Dio e dolcissima Vergine Maria, perché si degni di impetrarvi dal Cuore dolcissimo del suo Figliolo tutto quanto vi sarà necessario. In cambio, voi offrirete tutto al Cuore di Gesù attraverso le sue mani benedette" [3].

    MESSA

    EPISTOLA (Ef 3,8-19). - Fratelli: A me, il minimo dei santi, è stata concessa questa grazia di evangelizzare tra i Gentili le incomprensibili ricchezze di Cristo, e di illuminare tutti riguardo all'attuazione del mistero ascoso da secoli in Dio, il quale ha creato ogni cosa, affinché dai principati e dalle potestà sia conosciuta per mezzo della Chiesa la multiforme sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha mandato ad effetto per mezzo di Cristo Gesù Signor nostro, in cui abbiamo la fiducia di poterci avvicinare con tutta confidenza a Dio per mezzo della fede in lui. Quindi vi chiedo di non perdervi d'animo a motivo delle tribolazioni ch'io soffro per voi e che sono la vostra gloria. A questo fine piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del Signor nostro Gesù Cristo, da cui ogni famiglia e nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere mediante lo Spirito di lui potentemente corroborati nell'uomo inferiore, in modo che Cristo abiti per la fede nei vostri cuori, e voi, radicati nella fede, fondati nella carità, possiate, con tutti i santi, comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, anzi possiate conoscere ciò che supera ogni scienza, la stessa carità di Cristo, in modo che siate ripieni di tutta la pienezza di Dio.

    Il "Mistero di Cristo".
    È giusto ricordare questa pagina luminosa in cui san Paolo ci svela in termini sublimi l'amore infinito di Dio per la sua creatura. Da tutta l'eternità è stato concepito da Dio un disegno che è come la ragione, la spiegazione, il motivo della creazione, e tale disegno consiste nel chiamare tutta l'umanità a partecipare alla vita di Cristo. Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato loro il suo Figliolo unigenito affinché per lui e in lui diventino a loro volta suoi figli per l'eternità. Cristo con i suoi tesori di sapienza e di scienza; Cristo nel quale sono benedette tutte le genti, nel quale gli uomini sono salvati e fatti simili a lui nell'unità del suo corpo mistico; Cristo che abita in noi e ci fa vivere mediante la fede e l'amore, ecco dunque il mistero appena intravisto dai Patriarchi e dai Profeti e che il Nuovo Testamento ci rivela con incomparabile chiarezza. Ma il mistero di Cristo non si completa veramente che in noi e con la nostra cooperazione. Tutte le ricchezze messe così generosamente da Dio a nostra disposizione e di cui Cristo è la fonte, la Chiesa, i sacramenti, l'Eucaristia, non hanno altro fine che la santificazione di ciascuna delle nostre anime individualmente. Per questo l'Apostolo innalza a Dio una preghiera insistente, chiedendogli che le sue intenzioni di misericordia e d'amore non vengano meno davanti alla nostra ostinazione e alla nostra ribellione e che non sia reso vano in noi lo sforzo compiuto sul Calvario. Solenne si fa la sua supplica perché regni completamente in noi quella vita interiore che ci è stata data nel battesimo, l'uomo nuovo, il cristiano, il figlio di Dio, e questo attraverso la fine dell'uomo vecchio, mediante una costante adesione a Dio, una reale comunione di vita che sottometta a lui tutta la nostra attività. Allora la carità crescerà sovrana in noi, e il piano di Dio pienamente realizzato si compirà per noi fino alla beatitudine eterna.

    VANGELO (Gv 19,31-37). - In quel tempo: I Giudei, affinché non restassero in croce i corpi nel sabato (che era Parasceve ed era solenne quel sabato) chiesero a Pilato che fossero ad essi rotte le gambe e fossero tolti via. Andaron quindi i soldati e ruppero le gambe al primo e all'altro che eran con lui crocifissi; ma quando furono a Gesù, come videro che era già morto, non gli ruppero le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli aprì il costato; e subito ne uscì sangue ed acqua. E chi vide lo ha attestato; e la sua testimonianza è vera. Ed egli sa di dire il vero, affinché voi pure crediate. Certamente, questo è avvenuto, affinché s'adempisse la Scrittura: Non gli romperete alcun osso. E un'altra Scrittura dice pure: Volgeranno gli occhi a colui che han trafitto.

    "Volgeranno gli occhi a colui che han trafitto"! Ascoltiamo questo testo misterioso con il commosso raccoglimento della nostra santa madre Chiesa. Osserviamo la via donde essa è uscita. È appunto dal Cuore dell'Uomo-Dio che è nata. Non poteva avere altra origine, poiché è l'opera per eccellenza del suo amore, ed è appunto per questa Sposa che egli ha fatto tutte le altre opere. Eva fu tratta dal fianco di Adamo in un modo figurativo; ma non ne doveva restare traccia, perché fosse chiaro che la donna era stata tratta dall'uomo solo per un sublime mistero, e non vi si vedesse per lei inferiorità di natura. Ma nel Signore era giusto che la gloriosa traccia di quella uscita rimanesse, perché è una realtà. Bisogna che la sua Sposa, fondandosi su tale origine, possa continuamente far ricorso al suo amore, e sia sempre aperto davanti a lei il cammino perché raggiunga con sicurezza e con prontezza il suo Cuore in ogni cosa.
    [1] L'ottava del Sacro Cuore è stata recentemente soppressa. Vedi nota per la Festa del Corpus Domini, p. 53.
    [2] Opere, II, p. 48.
    [3] Cfr. Etudes, CXXVII, p. 605.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 413-417."





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

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    Lightbulb Re: Sacro Cuore di Gesù

    Sabato 24 giugno: ventiquattresimo giorno del Sacro Cuore di Gesù…



    “24 GIUGNO: NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA.”
    Guéranger, L'anno liturgico - 24 giugno. Natività di san Giovanni Battista



    Natività di san Giovanni Battista - Sodalitium
    “24 giugno, Natività di san Giovanni Battista.

    “La Natività di san Giovanni Battista, Precursore del Signore, e figlio dei santi Zaccaria ed Elisabetta, il quale fu ripieno di Spirito Santo, mentre era ancora nel seno di sua madre”.
    1) O glorioso S. Giovanni Battista, che fra i nati di donna fosti il profeta più grande: benché santificato sin dal seno materno, tu vorresti ritirarti nel deserto per dedicarti alla preghiere ed alla penitenza. Ottienici dal Signore il distacco da ogni ideale terreno per avviarci verso il raccoglimento del dialogo con Dio e la mortificazione delle passioni. Gloria.
    2) O zelantissimo precursore di Gesù che pur senza operare alcun miracolo attirasti a te le folle per prepararle ad accogliere il Messia e ad ascoltare le sue parole di vita eterna, ottienici la docilità alle ispirazioni del Signore in modo che con la testimonianza della nostra vita possiamo condurre le anime a Dio, quelle soprattutto che hanno più bisogno della sua misericordia. Gloria.
    3) O martire invitto che per la fedeltà alla Legge di Dio e per la santità del matrimonio ti opponesti agli esempi di vita dissoluta a costo della libertà e della vita, ottienici da Dio una volontà forte e generosa affinché, vincendo ogni umano timore, osserviamo la Legge di Dio, professiamo apertamente la fede e seguiamo gli insegnamenti del Maestro Divino e della sua santa Chiesa. Gloria.”



    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “24 juin : Nativité de Saint Jean-Baptiste.”


    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Giovanni Battista, Precursore del Signore, e figlio dei santi Zaccaria ed Elisabétta, il quale fu ripieno di Spirito Santo, mentre era ancora nel seno di sua madre. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Profeta, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Giovanni Battista possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    Edizioni Radio Spada - Home
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “24 GIUGNO 2017: NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA (Doppio di prima classe con Ottava comune)”
    “La vista del tuo adorato Cuore, o Gesù, mi fa ripetere, fra i sospiri e il pianto, "Non più peccati, o Gesù, non più!".”





    24 giugno
    “LA PACE
    24° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Riparare i peccati di odio.

    LA PACE
    Una delle promesse che il Sacro Cuore ha fatto ai suoi devoti, è: Metterò la pace nelle loro famiglie.
    La pace è un dono di Dio; può darla soltanto Dio; e noi dobbiamo apprezzarla e custodirla nel nostro cuore e nella famiglia.
    Gesù è il Re della pace. Quando mandava i discepoli in giro per le città ed i castelli, raccomandava loro di essere portatori di pace: Entrando in qualche casa, salutatela con dire: Pace a questa casa! - E se la casa ne è degna, verrà la vostra pace sopra di essa; se invece non è degna, la vostra pace ritornerà a voi! (Matteo, XV, 12).
    - La pace sia con voi! (S. Giovanni, XXV, 19). Questo era il saluto e 1'augurio che Gesù rivolgeva agli Apostoli, quando appariva ad essi dopo la risurrezione. - Va' in pace! - diceva ad ogni anima peccatrice, quando la licenziava dopo averle perdonato i peccati (S. Luca, VII, 50).
    Allorché Gesù disponeva gli animi degli Apostoli alla sua dipartita da questo mondo, li confortava con dire: Vi lascio la mia pace; vi dono la mia pace; ve la do, non come suole darla il mondo. Non si turbi il vostro cuore (S. Giovanni, XIV, 27).
    Alla nascita di Gesù, gli Angeli annunziarono al mondo la pace, dicendo: Pace in terra agli uomini di buona volontà! (San Luca, II, 14).
    La S. Chiesa implora di continuo la pace di Dio sulle anime, mettendo sulle labbra dei Sacerdoti, nella Messa, questa preghiera:
    Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, donaci la pace! -
    Che cosa è la pace, tanto prediletta da Gesù? È la tranquillità dell'ordine; è l'armonia della volontà umana con quella divina; è una profonda serenità dello spirito, che può conservarsi anche. nelle prove più dure.
    Non c'è pace per gli empi! La godono solamente coloro che vivono nella grazia di Dio e si studiano di osservare la legge divina meglio che sia possibile.
    Il primo nemico della pace è il peccato. Lo sanno per triste esperienza coloro che cedono alla tentazione e commettono una grave colpa; subito perdono la pace del cuore e ne hanno in cambio amarezza e rimorso.
    Il secondo ostacolo alla pace è l'egoismo, l'orgoglio, la detestabile superbia, per cui si brama di eccellere. Il cuore degli egoisti e dei superbi è senza pace, sempre inquieto. I cuori umili godono la pace di Gesù. Se ci fosse più umiltà, dopo un rimprovero o un'umiliazione, quanti rancori e desideri di vendetta si eviterebbero e quanta pace resterebbe nel cuore e nelle famiglie!
    L'ingiustizia è soprattutto la nemica della pace, perché non conserva l'armonia nei rapporti col prossimo. Chi è ingiusto, pretende i propri diritti, sino all'esagerazione, ma non rispetta i diritti altrui. Questa ingiustizia porta la guerra nella società e la discordia nella famiglia.
    Custodiamo la pace, dentro di noi e attorno a noi!
    Sforziamoci di non perdere mai la pace del cuore, non solo evitando il peccato, ma anche tenendo lontano ogni turbamento dello spirito. Tutto ciò che porta turbamento nel cuore ed irrequietezza, viene dal demonio, il quale suole pescare nel torbido.
    Lo spirito di Gesù è spirito di serenità e di pace.
    Le anime poco esperte nella vita spirituale, facilmente sono preda del turbamento interiore; un nonnulla toglie loro la pace. Siano perciò vigilanti e preghino.
    Santa Teresina, provata in tutti i modi nel suo spirito, diceva: Signore, provatemi, fatemi soffrire, ma non privatemi della vostra pace!
    Custodiamo la pace nella famiglia! La pace domestica è una grande ricchezza; la famiglia che ne è priva, è simile ad un mare in tempesta. Infelici coloro che sono costretti a vivere in una casa, ove non regna la pace di Dio!
    Questa pace domestica si mantiene con l'ubbidienza, cioè col rispettare la gerarchia che Dio vi ha messa. La disubbidienza turba l'ordine familiare.
    Si mantiene con l'esercizio della carità, compatendo e sopportando i difetti dei congiunti. Si pretende che gli altri non manchino mai, non facciano sbagli, insomma che siano perfetti, mentre noi commettiamo tante mancanze.
    La pace nella famiglia si conserva col troncare all'inizio qualunque motivo di discordia. Si spenga subito il fuoco, prima che diventi incendio! Si smorzi la fiamma della discordia e non si metta legna al fuoco! Se sorge in famiglia un disaccordo, un dissapore, si chiarisca tutto con calma e con prudenza; si faccia tacere ogni passione. E’ meglio cedere in qualche cosa, anche con sacrificio, anzichè turbare la pace della casa. Fanno bene coloro che ogni giorno recitano un Pater, Ave e Gloria per la pace nella propria famiglia.
    Quando sorgesse in casa qualche forte contrasto, apportatore di odio, ci si sforzi di dimenticare; non si richiamino alla mente i torti ricevuti e non se ne parli, perchè il ricordo e il parlarne riaccendono il fuoco e la pace si allontana sempre più.
    Non si dissemini la discordia, togliendo la pace a qualche cuore o a qualche famiglia; ciò avviene specialmente con il parlare imprudente, con l'intromettersi negli affari intimi del prossimo senza esserne richiesti e col rapportare alle persone ciò che si sente dire contro di loro.
    I devoti del Sacro Cuore custodiscano la loro pace, la portino ovunque con l'esempio e la parola e s'interessino a farla ritornare in quelle famiglie, di parenti o di amici, da cui è stata bandita.
    ESEMPIO
    Ritornò la pace
    A motivo dell'interesse, ebbe origine uno di quegli odi che mettono a soqquadro le famiglie.
    Una figliuola, da anni accasata, cominciò ad odiare i genitori e gli altri familiari; il marito ne approvava l'agire. Non più visite al padre ed alla madre, né saluto, ma ingiurie e minacce.
    La tempesta durò a lungo. Il genitore, nervoso ed intransigente, in un dato momento ideò la vendetta.
    In quella casa era penetrato il demonio della discordia ed era sparita la pace. Solo Gesù poteva rimediare, ma invocato con fede.
    Alcune anime pie della famiglia, la madre e due figliuole, devote del Sacro Cuore, stabilirono di ricevere molte volte la Comunione, perchè non capitasse qualche delitto e perchè presto ritornasse la pace.
    Si era nel corso delle Comunioni, quando all'improvviso cambiò la scena.
    Una sera la figlia ingrata, toccata dalla grazia di Dio, si presentò umiliata alla casa paterna. Riabbracciò la madre e le sorelle, chiese perdono della sua condotta e volle che tutto si dimenticasse. Era assente il padre e si temeva qualche temporale appena fosse rientrato, conoscendosi il suo carattere focoso. Ma non fu così! Rientrando questi a casa calmo e mansueto come un agnellino, abbracciò la figlia, si sedette in serena conversazione, come se nulla fosse capitato precedentemente.
    Chi scrive, testimonia il fatto.
    Fioretto. Custodire la pace nella famiglia, nella parentela e nel vicinato.
    Giaculatoria. Dammi, o Gesù, la pace del cuore!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”


    24° giorno: Cuore leale - Cuore falso
    “24° giorno: Cuore leale – Cuore falso
    CUORE LEALE

    Un cuore leale è un cuore nobile e forte. Merita fiducia e lode. «Il Signore si compiace, in quelli che camminano con schiettezza» (Pro 11,20).
    Il cuore leale si riconosce subito, perché non ha paura di soffrire a causa della verità, per la sua sincerità. Anzi, tanto più è leale, quanto più è pronto a rimetterci persino la vita piuttosto che mentire.
    Nella persecuzione di Diocleziano, un drappello di soldati venne mandato a catturare sant’Antimo, Vescovo di Nicomedia. Senza saperlo, entrarono proprio nella casa di sant’Antimo, per chiedere da mangiare. Il Vescovo stesso si mise subito a servirli, senza che i soldati sospettassero che fosse proprio lui il Vescovo da catturare.
    Appena rifocillati, i soldati gli chiesero qualche notizia sul vescovo Antimo.
    «Ma sono io!» – rispose tranquillamente il Santo.
    I soldati rimasero sbalorditi e imbarazzati. Non avrebbero mai avuto il coraggio di imprigionare chi li aveva rifocillati e serviti. Gli proposero, perciò, di fuggire a destra, mentre essi lo avrebbero cercato a sinistra, in modo da non trovarlo. «No no… – rispose serenamente il Vescovo –. Non voglio essere complice della vostra bugia. Io non mentirò né permetterò che voi mentiate per salvare a me la vita. Conducetemi pure dove vi è stato imposto».
    I soldati dovettero condurlo, e il Vescovo perse la vita, per non aver voluto mentire.
    Quante volte Gesù stava per essere lapidato perché diceva la verità? «Non ti lapidiamo per nessuna opera buona, ma… perché tu, che sei uomo, ti fai Dio» (Gv 10,33).
    Leggendo il Vangelo notiamo subito che il parlare di Gesù manifesta sempre un pensiero lucido e schietto, rivelatore di una sincerità di cuore che non ammette riserve.
    «Il vostro parlare sia: sì sì, no no. Il di più è dal maligno» (Mt 5,37). I farisei avevano paura di Gesù, perché si sentivano smascherati nella loro perfida ipocrisia: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti» (Mt 23,14). La falsità e l’ipocrisia sono figlie del diavolo, che è «il padre della menzogna» (Gv 8,44).
    Un cuore leale ispira ammirazione e soprattutto fiducia.
    Sul Cuore di Gesù noi possiamo poggiare il capo e riposare tranquilli. «In verità vi dico, il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno mai» (Mc 13,31).
    CUORE FALSO
    «Il cuore doppio è in abominio al Signore» (Pro 11,20).
    Quanto piace al Signore il cuore sincero, tanto gli dispiace il cuore falso. Un cuore falso è un cuore nemico. Impossibile fidarsi.
    È capace di ingannare, di abbandonare, di tradire.
    Il bacio di Giuda è il simbolo del cuore falso. Dietro il segno dell’amore più fraterno, espresso dal bacio, c’è il pugnale del tradimento che ti colpisce a rovina. «Con la bocca benedicono, nel loro cuore maledicono» (Sal 61,5).
    Quando i compagni di università si accorsero che Contardo Ferrini era un giovane virtuoso in maniera eccezionale, si misero con gusto perfido a tendergli insidie dietro le false apparenze dell’amicizia. Ma il beato Contardo si accorse presto dei tranelli in cui volevano farlo cadere, e si allontanò subito da quei falsi amici.
    «Quante volte non ho trovato fedeltà, ove credevo che ve ne sarebbe stata!», esclama l’Imitazione di Cristo (III, 45,1). L’inganno e la falsità sono le armi tenebrose del cuore sleale. «Più untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra» (Sal 54,22).
    “Dagli amici mi guardi Dio”, dice un detto antico.
    Perché? Perché è molto frequente avere amici dal cuore doppio, che si tirano indietro proprio nel momento della prova di fedeltà.
    Quante volte facciamo così anche noi con il Signore!
    È facile sentir dire che si è devoti del Sacro Cuore. Ma è difficile voler capire che si è sinceri devoti del Sacro Cuore, quando si è fedeli agli impegni presi. Non si ha il cuore leale se si prende l’impegno di fare la Confessione e Comunione nei nove primi venerdì del mese, e poi, non si mantiene l’impegno fino alla fine. Non si ha il cuore leale se si vuole essere devoti del Sacro Cuore, e poi ci si disinteressa del tutto del culto da diffondere dovunque sia possibile. «Fratelli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità» (Gv 3,18).
    Animiamoci, quindi, con cuore leale e schietto ad amare e a far amare il Sacro Cuore, ricordando quella promessa di Gesù che dice: «Le persone che propagheranno questa mia devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà cancellato».
    È possibile una promessa più consolante di questa?
    Proposito: Sforzarsi di introdurre il culto al Sacro Cuore in qualche famiglia.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”







    Guéranger, L'anno liturgico - 24 giugno. Natività di san Giovanni Battista
    “24 GIUGNO NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA
    I-LA GLORIA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

    Il Messia nascosto.
    "Voce di colui che grida nel deserto: Preparate le vie del Signore; ecco il vostro Dio" (Is 40,3.9)! Oh, chi, nel nostro arido secolo, comprenderà l'esultanza della terra a questo annuncio per tanto tempo atteso? Il Dio promesso non è ancora manifestato; ma già i cieli si sono umiliati (Sal 17,10), per lasciargli libero il passaggio. Sotto il velo di umiltà, in cui come prima della sua nascita, deve continuare a velare agli uomini la sua divinità, chi scoprirà l'Emmanuele? Chi soprattutto, avendolo riconosciuto nelle sue misericordiose umiliazioni, saprà farlo accettare da un mondo folle di orgoglio, e potrà dire, mostrando nella folla il figlio del falegname (Mt 13,55): Ecco colui che i vostri padri aspettavano!
    Questo infatti è l'ordine stabilito dall'alto per la manifestazione del Messia: il Dio fatto uomo non si intrometterà da se stesso negli atti della vita pubblica; aspetterà, per inaugurare il suo divino ministero, che un membro di quella stirpe divenuta la sua, un uomo venuto prima di lui e dotato a tal fine di sufficiente credito, lo presenti al suo popolo.
    Convenienza di un precursore.
    Missione sublime, che farà d'una creatura il garante di Dio, il testimone del Verbo! La grandezza di colui che deve riempirlo era indicata, come quella del Messia, molto tempo prima della sua nascita. Non già che, per illuminare i suoi passi, Cristo avesse bisogno d'un aiuto estraneo; ma tanti falsi splendori avevano ingannato l'umanità, durante la notte dei secoli di attesa, che la vera luce, sorgendo d'improvviso, non sarebbe stata compresa, o non avrebbe fatto che accecare degli occhi resi impotenti dalle tenebre precedenti a sopportare il suo splendore. L'eterna Sapienza aveva dunque stabilito che, come l'astro del giorno è annunciato dalla stella del mattino, così Cristo luce sarebbe stato preceduto quaggiù da un astro precursore, e segnalato dall'irradiamento di cui egli stesso avrebbe rivestito quel fedele messaggero della sua venuta. Quando un tempo l'Altissimo si degnava di schiarire l'avvenire per i suoi profeti, il lampo che, ad intermittenza, solcava così il cielo dell'antica alleanza, si spegneva nella notte, senza portare il giorno; ma l'astro cantato nel salmo non conoscerà la sconfitta: non essendo di per sé, come ogni creatura, che nulla e tenebre, rifletterà così da vicino lo splendore del Messia, che parecchi lo prenderanno per Cristo stesso (Lc 3,15).
    L'annuncio profetico.
    La misteriosa conformità di Cristo e del suo Precursore, gl'incomparabili accostamenti che li unisce, sono notati in molti punti dei Libri sacri. Se Cristo è Verbo, la parola eterna del Padre, lui sarà la Voce che porterà tale parola dove deve giungere. Cristo è l'angelo dell'alleanza; ma nello stesso testo in cui lo Spirito Santo gli dà un appellativo così pieno per noi di speranza, pare che porti anche quel nome d'angelo il fedele ambasciatore a cui la terra sarà debitrice di conoscere lo Sposo: "Ecco che io mando il mio angelo che preparerà il cammino davanti a me, e presto verrà nel suo tempio il dominatore che cercate, l'angelo dell'alleanza che desiderate; ecco che egli viene, dice il Signore degli eserciti" (Mal 3,1). E ponendo fine al ministero profetico di cui è l'ultimo rappresentante, Malachia termina i suoi stessi oracoli con le parole che abbiamo intese rivolgere da Gabriele a Zaccaria, per annunciargli la prossima nascita del Precursore (ivi 4,5.6).
    L'annuncio angelico.
    La presenza di Gabriele, in questa occasione, mostrava essa pure come il bambino allora promesso sarebbe stato l'intimo del Figlio di Dio; poiché lo stesso principe delle milizie celesti sarebbe presto venuto ad annunciare l'Emmanuele. Molti tuttavia sono i messaggeri fedeli ai piedi del trono della Santissima Trinità, e la scelta di quegli augusti legati varia, di solito, secondo l'importanza delle istruzioni che l'Altissimo trasmette per loro mezzo al mondo. Ma era conveniente che l'arcangelo incaricato di concludere le sacre nozze del Verbo con l'umanità, preludesse a quella grande missione preparando la venuta di colui che gli eterni decreti avevano designato come l'Amico dello Sposo (Gv 3,29). Sei mesi dopo, inviato a Maria, egli recava il suo divino messaggio rivelando alla Vergine purissima il prodigio che, fin da allora, dava un figlio alla sterile Elisabetta: primo passo dell'Onnipotente verso un miracolo ancora più sublime. Giovanni non è ancora nato: ma senza tardare oltre, la sua missione è aperta; egli attesta la verità delle promesse dell'angelo. Quale ineffabile garanzia è quella di questo bambino, ancora nascosto nel seno della madre, e già testimone di Dio nel sublime commercio che tiene sospesa la terra e il cielo! Illuminata dall'alto, Maria riceve la testimonianza e non esita più: "Ecco la serva del Signore, dice all'Arcangelo; sia fatto di me secondo la tua parola" (Lc 1,38).
    La santificazione del Precursore.
    Gabriele si è ritirato, portando con sé il segreto divino che non dovrà comunicare al resto del mondo. La Vergine prudentissima non parlerà nemmeno essa; lo stesso Giuseppe, suo virgineo sposo, non riceverà comunicazione del mistero. Non abbiamo tuttavia timore! C'è qualcuno per cui l'Emmanuele non avrà né segreti né ritardi; ed egli saprà rivelare il prodigio. Il Verbo ha appena preso possesso del santuario immacolato in cui doveva passare i nove primi mesi della sua dimora fra gli uomini, che la Vergine illuminata interiormente dal desiderio del suo Figliolo, si reca con tutta sollecitudine verso i monti della Giudea (Lc 1,39). All'amico dello Sposo la sua prima visita, a Giovanni l'inizio delle sue grazie. Una festa a parte ci permetterà di onorare in modo speciale il giorno prezioso in cui il Dio Bambino, santificando il suo Precursore, si rivela a Giovanni attraverso la voce di Maria; in cui la Vergine, manifestata da Giovanni che trasalisce nel seno della madre, proclama finalmente le grandi cose che l'Onnipotente ha operate in lei secondo la misericordiosa promessa che fece un tempo ai padri nostri, ad Abramo e alla sua posterità per tutti i secoli (Lc 1,55).
    La nascita del Precursore.
    Ma è giunto il tempo in cui la notizia dei figli e delle madri si deve spargere ai paesi d'intorno, in attesa che giunga al mondo intero. Giovanni sta per nascere e, non potendo ancora parlare, scioglierà la lingua del padre. Farà cessare il mutismo da cui il vecchio sacerdote, immagine dell'antica legge, era stato colpito dall'angelo; e Zaccaria, ripieno dello Spirito Santo, renderà manifesta con un nuovo cantico la visita benedetta del Signore Dio d'Israele (Lc 1,68).
    II. - LA LITURGIA DELLA FESTA
    La pietà antica.
    Tutto ci mostra in questa festa una delle solennità più care alla Sposa. Che avverrebbe mai se, risalendo verso i tempi più felici, ci fosse concesso di prendere parte alle antiche manifestazioni del sentimento cattolico in questo giorno? Nei grandi secoli in cui la pietà dei popoli seguiva docilmente le ispirazioni della Chiesa, lo spettacolo delle dimostrazioni, suggerite alla fede di tutti dal ritorno di cari anniversari, manteneva in ognuno la comprensione dell'opera divina e delle grandi armonie che l'antico Ciclo sapeva rendere. Oggi che lo spirito liturgico è diminuito per molti, non si riscontra più il movimento veramente cattolico che imprimeva alle folle, e l'assenza di un sicuro orientamento si fa risentire nella devozione di un gran numero di persone: disorientata, non più capace di puntare sui fari luminosi che la Chiesa aveva disposti ad ogni mutamento di rotta, essa appare talvolta più sensibile al vento delle novità che alla tradizionale ispirazione dello Spirito Santo; è priva di quel particolare senso che i più piccoli come i più grandi della famiglia cristiana attingevano alla comune scuola del sacro Ciclo; senza una veduta sintetica, troppo sovente essa difetta di proporzioni, e la mancanza di equilibrio l'espone a un'infinità di false mosse piene di pericoli o senz'altro risultato se non di una fatica priva di vantaggi. Tuttavia le scosse e le deviazioni recate dall'insufficienza di alcuni, non fanno vacillare la nave della vera pietà, poiché contro i venti e le maree, e perfino in mezzo alle mutilazioni che deve subire, la ferma mano del pilota supremo mantiene sempre la primitiva direzione. Siamo ben lontani dal tempo in cui due eserciti nemici, trovandosi di fronte, la vigilia di san Giovanni, rimandavano la battaglia all'indomani della festa (Battaglia di Fontenay, sabato 25 giugno dell'841). In Francia, dove la prudenza benevola della Chiesa si è rassegnata a tante perdite dolorose, la Natività di san Giovanni Battista viene celebrata solennemente solo quando cade di Domenica; tuttavia, elevata nel calendario a doppio di prima classe con Ottava [1], continua a presentarsi al fedele attento rivestita dei caratteri che designano in essa uno dei più importanti giorni dell'anno.
    La festa del 29 agosto.
    Un'altra festa deve giungere, alla fine di agosto, ad esigere i nostri omaggi verso il figlio di Zaccaria e di Elisabetta: la festa del suo glorioso martirio e della sua nascita al cielo. Ma, per quanto venerabile debba essere per noi, secondo l'espressione stessa della Chiesa nel giorno della Decollazione di san Giovanni Battista, essa non avrà lo splendore di quest'ultima. Infatti, la solennità di questo giorno si riferisce non tanto a Giovanni, quanto a Gesù da lui annunciato; mentre la Decollazione, più personale per il nostro Santo, non presenta nel piano divino l'importanza che aveva la sua nascita, preludio di quella del Figlio di Dio.
    Il Natale estivo.
    Gesù solo è la luce, la luce senza la quale il mondo resterebbe nella morte; e Giovanni non è che l'uomo mandato da Dio, senza il quale la luce resterebbe sconosciuta (Gv 1,4-10). Ma Gesù essendo inseparabile da Giovanni, come il giorno dalla sua aurora, non si deve stupire che l'esultanza del mondo, alla nascita di Giovanni, faccia parte di quella che susciterà a suo tempo la venuta del Salvatore. È Natale estivo. Fin dall'inizio, Dio e la sua Chiesa si preoccuparono, come presto vedremo dimostrare mediante molti riaccostamenti, la dipendenza e la somiglianza delle due solennità.
    Precursore dei Martiri.
    Dio, la cui provvidenza cerca in tutto la glorificazione del suo Verbo fatto carne, calcola gli uomini e i secoli secondo la testimonianza che rendono a Cristo; per questo Giovanni è così grande. Da colui infatti che i profeti annunciavano come venturo, che gli apostoli predicavano come già venuto, egli solo, profeta e apostolo insieme, ha detto mostrandolo: Eccolo! Essendo dunque Giovanni il testimone per eccellenza (Gv 1,7) era giusto che presiedesse al glorioso periodo in cui, per tre secoli, la Chiesa rese allo Sposo quella testimonianza del sangue che dà ai martiri il primo posto nella sua riconoscenza, dopo gli apostoli i profeti sul cui fondamento essa è basata (Ef 2,20). Dieci volte si aprirono, sull'immensa estensione dell'impero, le vene della Sposa; e l'eterna Sapienza volle che la decima e ultima persecuzione si ricollegasse, appunto per il 25 dicembre del 303, in Nicomedia (v. vol. I, p. 136), alla nascita del Figlio di Dio di cui assicurava il trionfo. Ma se la Natività dell'Emmanuele illumina in tal modo nei sacri testi la fine delle grandi battaglie, quella di Giovanni, come era giusto, ne segna gli inizi. Fu nell'anno 64 che, per la prima volta, Roma pagana aprì le sue arene ai soldati di Cristo; ed è il 24 giugno che la Chiesa ne consacra l'augusto ricordo, con quella menzione che fa seguito, nel suo Martirologio, all'annuncio riguardante la Natività del Precursore: "A Roma, la santa memoria di numerosi martiri che, sotto l'imperatore Nerone, furono calunniosamente accusati dell'incendio della città, e morirono per ordine del principe con varii supplizi: gli uni esposti, sotto pelli di animali, ai morsi dei cani, altri crocefissi, altri bruciati a guisa di torce al cadere del giorno per servire da fiaccole nella notte. Tutti questi erano discepoli degli Apostoli: primizie elette che la Chiesa romana, campo fecondo di martiri, offrì prima della morte degli Apostoli al Signore".
    Precursore dei monaci.
    La solennità del 24 giugno illumina dunque in duplice maniera le origini del cristianesimo. Non vi furono mai giorni abbastanza cattivi nella Chiesa, in cui sia venuta meno, anche per un anno solo, la predizione dell'angelo che molti si sarebbero rallegrati alla nascita di Giovanni (Lc 1, 14); insieme alla gioia, la sua parola, i suoi esempi, la sua intercessione davano coraggio ai martiri. Dopo il trionfo riportato dal Figlio di Dio sulla negazione pagana, quando alla testimonianza del sangue seguì quella della confessione mediante le opere e la lode, Giovanni conservò il suo posto di precursore di Cristo nelle anime. Guida dei monaci, li conduce lontano dal mondo e li fortifica nella battaglie della solitudine; amico dello Sposo, continua a formare la Sposa, preparando al Signore un popolo perfetto (ivi 17).
    Precursore dei fedeli.
    Nei diversi stati, a tutti i gradi della vita cristiana, si fa sentire il suo benevolo e necessario influsso. "Precursore nella nascita, precursore nella morte, san Giovanni - dice sant'Ambrogio - continua a camminare davanti al Signore. E forse più di quanto noi pensiamo, la sua misteriosa azione ha la propria parte nella nostra vita presente, nel giorno attuale. Quando cominciamo a credere in Cristo, vi è come una virtù di Giovanni che ci attira dietro di sé; egli inclina nel senso della fede i sentieri della nostra anima; raddrizza i cammini tortuosi di questa vita, ne fa la retta via del nostro pellegrinaggio, perché non abbiamo a cadere nelle anfrattuosità dell'errore; fa sì che tutte le nostre valli possano ricolmarsi dei frutti delle virtù e che ogni altura mondana si abbassi davanti al Signore" (Lc 1,38).
    Patrono dei battisteri.
    Ma se il Precursore ha la sua parte in ogni progresso della fede che avvicina a Cristo le anime, interviene ancor più in ogni battesimo che viene ad arricchire la Sposa. A lui sono consacrati i battisteri. Il battesimo che egli impartiva alle folle sulle rive del Giordano non ebbe mai, è vero, il potere del battesimo cristiano; ma immergendo l'Uomo-Dio nelle acque, poneva le acque in possesso della virtù fecondatrice, che, scaturita dall'Uomo-Dio, avrebbe loro dato di completare fino alla fine dei tempi, con l'accesso di nuovi mèmbri, il corpo della Chiesa unita a Cristo.
    Patrono dei popoli e delle Chiese.
    La fede dei nostri padri non ignorava i grandi benefici di cui erano debitori a Giovanni gli individui e i popoli. Molti neofiti ricevevano il suo nome nel battesimo, e tanto era efficace per condurre fino alla santità l'aiuto prestato da lui ai suoi fedeli devoti, che non vi è giorno del calendario in cui non si possa onorare la nascita in cielo di qualcuno di essi. Patrono un tempo dei Longobardi, san Giovanni Battista lo è oggi del Canada Francese. Ma, sia in Oriente sia in Occidente, chi potrebbe contare le regioni, le città, le abbazie, le chiese poste sotto quel potente patronato: dal tempio che, sotto Teodosio, sostituì ad Alessandria l'antico Serapeon con i suoi famosi misteri, fino al santuario innalzato sulle rovine dell'altare di Apollo, a Monte Cassino, dal patriarca dei monaci; dalle quindici chiese che Bisanzio aveva dedicate fra le sue mura al Precursore, fino a quella augusta basilica del Laterano che, nella capitale del mondo cristiano, rimane come la regina e la madre di tutte le Chiese della Città e del mondo! Dapprima dedicata al Salvatore, essa unì ben presto a quel sacro appellativo, come inseparabile, quello dell'Amico dello Sposo.
    Solennità della vigilia.
    La Vigilia di san Giovanni non è più di precetto; un tempo, tuttavia, non un solo giorno di digiuno ci si imponeva all'avvicinarsi della Natività del Precursore, ma un'intera quaresima, che richiamava con la sua durata e le sue prescrizioni l'Avvento del Signore. Più severe erano state le sante esigenze della preparazione, più cara e meglio compresa era la festa. Dopo aver uguagliato la penitenza della Quaresima di Giovanni alle austerità di quella di Natale, non ci stupiva più di vedere che la Chiesa riavvicinava nella Liturgia le due Natività.
    I fuochi di san Giovanni.
    Tre Messe celebravano la nascita di Giovanni, come quella di Colui che egli fece conoscere alla Sposa: la prima, di notte, ricordava il suo titolo di precursore; la seconda, allo spuntare del giorno, onorava il suo battesimo; l'ultima, a Terza, esaltava la sua santità (Sacr. Gregor. Amal, pseudo Alcuino, Ord. Rom.). Inoltre, come vi erano una volta due Mattutini nella notte di Natale, Durando di Mende ci riferisce, insieme con Onorio di Autun, che parecchi celebravano nella festa di san Giovanni, un duplice Ufficio (Ration. 7,14). Il primo cominciava al tramonto; era senza alleluia, per significare il tempo della Legge e dei Profeti che durò fino a Giovanni (Lc 16,16). Il secondo, si iniziava nel cuore della notte e terminava all'aurora; veniva cantato con alleluia, per indicare l'inizio dei tempi della grazia e del regno di Dio (ibid.).
    La letizia, che è il carattere specifico di questa festa, dilagava anche fuori dei luoghi santi, e si spandeva finanche sui Musulmani infedeli. Se a Natale il rigore della stagione confinava accanto al focolare domestico le commoventi manifestazioni della pietà privata, lo splendore delle notti della solennità estiva porgeva alla viva fede dei popoli l'occasione di rifarsi. Completava così quello che le sembrava l'insufficienza delle sue dimostrazioni verso il Bambino Dio, con gli onori resi al Precursore nella sua culla. Appena si spegnevano gli ultimi raggi del sole, dal lontano Oriente fino all'estremo Occidente, sull'intera superficie del mondo, immensi falò si levavano dalle montagne, e salivano d'un tratto da tutte le città, in ogni borgata, nei più piccoli villaggi. Erano i fuochi di san Giovanni: testimonianza autentica, e continuamente rinnovata, nella verità delle parole dell'angelo e della profezia la quale annunciava quella gioia universale che doveva salutare la nascita del figlio di Elisabetta. Come una lampada ardente e risplendente, secondo l'espressione del Signore, egli era apparso nella notte senza fine. Per un tempo, la sinagoga aveva voluto rallegrarsi ai suoi raggi (Gv 5,35); ma, poi sconcertata dalla sua fedeltà che le impediva di sacrificarsi per Cristo e per la vera luce (ivi 1,20), irritata alla vista dell'Agnello che Giovanni mostrava come la salvezza del mondo e non più soltanto di Israele (ivi 29), si era rivolta subito nuovamente verso la notte e aveva messo da se stessa ai propri occhi la benda che la faceva rimanere nelle tenebre fino ai nostri giorni. Grata a colui che non aveva voluto né mutilare né ingannare la Sposa, la gentilità lo esaltò tanto più quanto più egli si era umiliato; raccolse gli ideali che avrebbe dovuto custodire la sinagoga ripudiata, e manifestò con tutti i mezzi in suo potere che, senza confondere la luce avuta dal Precursore con lo splendore del Sole di giustizia, ne salutava tuttavia con entusiasmo quella luce che era stata per l'umanità l'aurora dei gaudi nuziali.
    Antichità dei fuochi di san Giovanni.
    Si potrebbe quasi dire dei fuochi di san Giovanni che risalgono all'origine stessa del cristianesimo. Per lo meno, appaiono fin dai primi tempi della pace, come un frutto dell'iniziativa popolare, non senza stimolare talvolta la sollecitudine dei Padri e dei concili, pronti ad allontanare qualunque idea superstiziosa di manifestazioni che volessero sostituire, del resto così felicemente, le feste pagane dei solstizi. Ma la necessità di combattere alcuni abusi, possibili oggi come allora, non impedì alla Chiesa di incoraggiare un genere di manifestazioni che rispondeva così bene al carattere della festa [2].
    I fuochi di san Giovanni completavano felicemente la solennità liturgica; mostrando unite in uno stesso pensiero la Chiesa e la città terrena. Infatti, l'organizzazione di questi festeggiamenti spettava ai comuni, e i municipi ne sopportavano tutte le spese. Così, il privilegio di accendere i fuochi era riservato di solito alle personalità eminenti nel campo civile. Gli stessi re, prendendo parte alla gioia di tutti, si facevano un onore di dare questo segnale di allegria ai loro popoli; Luigi XIV, nel 1648, mise ancora il fuoco alla pira della piazza di Grève, come avevano fatto i suoi predecessori. D'altronde, come si usa sempre in parecchi luoghi della cattolica Bretagna, il clero, invitato a benedire le cataste di legna, vi gettava poi la prima torcia, mentre la folla, recando altre torce accese, si spargeva nelle campagne intorno alle messi in maturazione, oppure seguiva sulle rive del mare le sinuosità della costa, con grida di gioia a cui rispondevano i fuochi accesi nelle vicine isole.
    La "Girandola".
    In alcuni luoghi, la girandola, disco infuocato che girava su se stesso e percorreva le strade della città o scendeva dalla cima dei monti, rappresentava il moto del sole che raggiunge il punto più alto della sua corsa per ridiscenderne subito; richiamava così le parole del Precursore riguardo al Messia: Bisogna che egli cresca e che io diminuisca (Gv 3,30). Il simbolismo era completato dall'usanza che si aveva di bruciare le ossa e gli avanzi di ogni specie, in quel giorno che annunciava la fine della legge antica e l'inizio dei tempi nuovi, secondo il detto della Scrittura: Rigetterete ciò che è vecchio all'arrivo dei nuovi beni (Lev 26,10).
    Beate le popolazioni che conservano ancora qualcosa delle usanze a cui la semplicità dei nostri padri attingeva una letizia più vera e più pura certamente di quelle chieste dai loro successori a certe feste in cui l'anima non prende più parte.
    III. MESSA
    La Messa è composta di diversi passi dell'Antico e del Nuovo Testamento. La Chiesa, dicono gli autori liturgici, vuole così ricordarci che Giovanni forma il legame delle sue alleanze e partecipa a ciascuna di esse. Egli è la preziosa graffe che fissa il duplice manto della legge e della grazia (San Pier Cris., Discorso 91) sul petto dell'eterno Pontefice.
    EPISTOLA (Is 49,1-3;5-7). - Udite, o isole, state attenti, o popoli lontani, il Signore mi ha chiamato dal seno materno, dal seno di mia madre si ricordò del mio nome. Egli fece la mia bocca come spada tagliente, mi custodì sotto l'ombra della sua mano, ha fatto di me una freccia scelta, mi ha nascosto nella sua faretra. E mi ha detto: Tu sei il mio servo, o Israele; in te sarò glorificato. Ed ora parla il Signore, colui che fin dal seno della madre mi fece suo servo: ecco io ti ho donato a luce delle nazioni, affinché tu sia la mia salvezza fino agli ultimi confini del mondo. I re e i principi s'alzeranno appena ti vedono. T'adoreranno a causa del Signore e del santo d'Israele che ti ha eletto.
    Gratitudine dei Gentili.
    Figli della Chiesa, entriamo nei suoi pensieri; comprendiamo quale debba essere la riconoscenza di noi gentili verso colui al quale ogni carne sarà debitrice di aver conosciuto il Salvatore (Is 40,5). Dal deserto d'onde la sua voce stigmatizzava l'orgoglio dei discendenti del patriarca, egli ci vedeva succedere all'orgogliosa sinagoga; senza recar detrimento alle divine esigenze, la sua austera predicazione aveva, per i futuri privilegiati dello Sposo, delle sfumature di linguaggio che non conosceva nei riguardi dei Giudei. "Razza di vipere - diceva a questi ultimi - chi vi ha insegnato a fuggire l'ira che vi sovrasta? Fate dunque frutti degni di penitenza, e non vi mettete a dire: Abbiamo per padre Abramo, perché vi dico: Dio può anche da queste pietre far sorgere dei figli di Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero adunque che non rende buon frutto sta per essere tagliato e gettato nel fuoco" (Lc 3,7-9). Ma al pubblicano disprezzato, al soldato detestato, a tutti i cuori aridi della gentilità, troppo simili in realtà alle pietre del deserto, Giovanni Battista annunciava la grazia che avrebbe dissetato e rese feconde nella giustizia le loro anime inaridite: "Pubblicani, non contravvenite alle esigenze del fisco; soldati, accontentatevi del vostro soldo (ivi 12-14); Mosè ha dato la legge; ma migliore di essa è la grazia, opera di colui che io annuncio (Gv 1,15-17): è lui che toglie i peccati del mondo (ivi 29), e da a tutti noi la sua pienezza" (ivi 16).
    Ingratitudine dei Giudei.
    Quali nuovi orizzonti per quei derelitti che lo sdegno d'Israele aveva per tanto tempo tenuto in disparte! Ma per la sinagoga, simile attentato al preteso privilegio di Giuda era un delitto. Essa aveva tollerato le sanguinose invettive del figlio di Zaccaria; s'era mostrata pronta ad acclamarlo come il Cristo (Gv 1,19); ma invitarla a camminare, essa che si proclamava pura, di pari passo con l'impura gentilità, era davvero troppo: Giovanni, da quel momento, fu considerato come sarà considerato il suo maestro. Gesù, più tardi, insisterà su questa differente accoglienza fatta al suo Precursore da quelli che l'ascoltavano; ne farà la base della sua sentenza di riprovazione contro i giudei: "In verità vi dico: i pubblicani e le meretrici vi andranno avanti nel regno di Dio. Perché è venuto a voi Giovanni nelle vie della giustizia, e non gli avete creduto; ma i pubblicani e le meretrici gli han creduto: e voi nemmeno dopo aver veduto queste cose vi siete pentiti per credere a lui" (Mt 21,31-32).
    VANGELO (Lc 1,56-68). - Or compiutosi per Elisabetta il tempo di partorire, diede alla luce un figlio. E i suoi vicini ed i parenti, avendo udito come il Signore aveva manifestato la sua misericordia verso di lei, se ne congratulavan con essa. Ed avvenne che l'ottavo giorno vennero a circoncidere il bambino e lo chiamavan Zaccaria, dal nome di suo padre. Ma la madre s'opponeva dicendo: No, davvero: deve chiamarsi Giovanni. E le replicarono contro: Non v'è alcuno della tua parentela che porti questo nome. Ed accennavano al padre come volesse chiamarlo. Ed egli, chiesta una tavoletta, vi scrisse: Il suo nome è Giovanni. E tutti restarono meravigliati. E in quell'istante la sua bocca s'aprì, e la sua lingua si sciolse, e parlò benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furon presi da timore, e per tutte le montagne di Giudea eran divulgate tutte queste cose, e quanti le udivano le serbavano nel cuore e dicevano: Chi sarà mai questo bambino? E la mano del Signore era infatti con lui. E Zaccaria, suo padre, fu ripieno di Spirito Santo, e profetò, dicendo: Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo.
    I Santuari di Ain-Karim.
    Dopo i luoghi santificati dal passaggio in questo mondo del Verbo fatto carne, non ve n'è alcun altro in Palestina che debba interessare l'anima cristiana più di quello in cui si sono compiuti gli eventi narrati nel nostro Vangelo. La città che diede onore alla nascita del precursore si trova a due leghe da Gerusalemme verso ponente, come Betlemme, dove nacque il Salvatore, è a due leghe a mezzogiorno della città Santa. Uscito dalla porta di Jaffa, il pellegrino che si dirige verso San Giovanni della Montagna incontra innanzitutto il monastero greco di S. Croce. Quindi, continuando il cammino, attraverso il massiccio delle montagne di Giuda, raggiunge una vetta da cui scopre il Mediterraneo. La casa di Obed Edon che celò per tre mesi l'arca santa si elevava su questo punto, da cui una breve strada conduce al luogo dove Maria, la vera arca dell'alleanza, passò anch'essa tre mesi di benedizioni presso la cugina Elisabetta. Due santuari distanti circa mille passi l'uno dall'altro, consacrano i grandi ricordi che ci sono stati richiamati alla memoria da san Luca: in uno fu concepito e nacque Giovanni Battista; nell'altro ebbe luogo la circoncisione del Precursore, otto giorni dopo la sua nascita. Il primo sorge sul luogo dove era la casa di città di Zaccaria; risale, nella sua forma attuale, ad un'epoca anteriore alle crociate. È una bella Chiesa a tre navate e a cupola. L'altare maggiore è dedicato a san Zaccaria, quello di destra a santa Elisabetta. Sulla sinistra, sette gradini di marmo conducono ad una cappella sotterranea scavata nella roccia e che non è altro se non l'appartamento più riposto della primitiva casa: è il santuario della Natività di san Giovanni. Quattro lampade rompono l'oscurità di quella venerabile cripta, mentre altre sei, sospese sotto la stessa mensa dell'altare, illuminano la seguente iscrizione incisa sul marmo del pavimento: HIC PRAECURSOR DOMINI NATUS EST. Uniamoci in questo giorno ai figli di san Francesco, custodi di tanti ineffabili ricordi.
    Le tradizioni locali collocano a qualche distanza da questo primo santuario, come abbiamo detto, il ricordo della circoncisione del Precursore. Oltre alla sua casa di città, infatti, Zaccaria ne possedeva un'altra più isolata. Elisabetta vi si era ritirata durante i primi mesi della sua gravidanza, per gustare nel silenzio il dono di Dio (Lc 1,24-25). È qui che la Vergine venendo da Nazaret l'aveva incontrata, che si era verificato il sublime trasalimento dei figli e delle madri, che il Magnificataveva dato prova al cielo che ormai la terra riportava la vittoria su di esso con la lode e con l'amore. Era giusto che il canto di Zaccaria, il Cantico del mattino, risuonasse anch'esso, per la prima volta, nel luogo da cui quello della sera era salito come un incenso di così soave odore.
    Urbano V, nel 1368, aveva ordinato di cantare il Credo nel giorno della Natività di san Giovanni Battista e durante l'Ottava, per evitare che il Precursore apparisse inferiore agli Apostoli. L'antica usanza di sopprimere il Simbolo in questa festa ha tuttavia prevalso: non come un segno di inferiorità, riguardo a colui che si eleva al di sopra di tutti quelli che annunciarono il regno di Dio; ma per ricordare che egli terminò la sua vita prima della promulgazione del Vangelo.
    Missione permanente del Precursore.
    Precursore del Messia, noi condividiamo il gaudio che la tua nascita recò al mondo. Essa annunciava la nascita stessa del Figlio di Dio. Orbene, ogni anno, l'Emmanuele prende nuovamente vita nella Chiesa e nelle anime; e anche oggi come venti secoli or sono, non vuole nascere senza che tu stesso abbia, come allora, preparato le vie a quella natività che dà a ciascuno di noi il suo Salvatore. Termina appena la serie dei misteri che hanno compiuto la glorificazione dell'Uomo-Dio e fondato la Chiesa, che già Natale si mostra all'orizzonte; e già nella sua culla, Giovanni trasalisce e rivela l'avvicinarsi del Bambino Dio. Dolce profeta dell'Altissimo, che ancora non puoi parlare e tuttavia già sorpassi tutti i principi della profezia, presto sembrerà che il deserto ti abbia rapito per sempre al commercio degli uomini. Ma nei giorni dell'Avvento, la Chiesa ti avrà ritrovato; essa ci riporterà continuamente ai tuoi sublimi insegnamenti, alle testimonianze che renderai a colui che essa attende. Fin d'ora, inizia la preparazione delle nostre anime; ridisceso sulla nostra terra in questo giorno di letizia, venuto come messaggero del prossimo arrivo del Signore, potresti forse rimanere un solo istante ozioso dinanzi all'opera immensa che ti incombe nei nostri riguardi?
    I degni frutti di penitenza.
    Scacciare il peccato, domare i vizi, raddrizzare gli istinti perversi della povera natura decaduta: tutto ciò avrebbe dovuto essere senza dubbio realizzato, tutto ciò si sarebbe già compiuto da lungo tempo, se avessimo risposto fedelmente alle tue passate fatiche. Eppure è proprio vero: in molti, si ha l'impressione che non sia mai cominciato il dissodamento: terreni ribelli, in cui le pietre e i roghi sfidano le tue cure da lunghi anni. Noi lo riconosciamo, nella confusione delle nostre anime colpevoli; confessiamo le nostre colpe a te e al Dio onnipotente, come ci insegna a fare la Chiesa all'inizio del santo Sacrificio; ma nello stesso tempo, ti preghiamo insieme con essa di intercedere per noi presso il Signore Dio nostro. Tu l'hai proclamato nel deserto: perfino da queste pietre, Dio può sempre far nascere dei figli di Abramo.
    Presenza di san Giovanni nella Messa.
    Ogni giorno, le solenni formule dell'oblazione che prepara l'immolazione continuamente rinnovata del Salvatore, ci mostrano la parte onorevole e potente che ti spetta nell'augusto Sacrificio; il tuo nome, nuovamente pronunciato quando la sacra Vittima è sull'altare, supplica allora per noi peccatori il Dio di ogni misericordia. Possa egli, in considerazione dei tuoi meriti e della nostra miseria, essere propizio alla preghiera perseverante della nostra santa madre Chiesa, mutare i nostri cuori, e sostituire i loro perversi attaccamenti con le attrattive delle virtù che ci faranno meritare la visita dell'Emmanuele! In quel sublime momento dei Misteri, tre volte invocato secondo la formula stessa che tu ci hai insegnata, l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo avrà anch'egli pietà di noi e ci darà la pace: quella pace preziosa, con il cielo, con la terra e con noi stessi, che ci preparerà per lo Sposo, rendendoci figli di Dio (Gv 1,12; Mt 5,9), secondo la testimonianza che parimenti ogni giorno tu rinnovi per bocca del sacerdote prima che egli lasci l'altare. Allora il tuo gaudio e il nostro sarà completo, o Precursore; la sacra unione, di cui questo giorno della tua natività racchiude per noi la speranza già così lieta, sarà diventata, fin da questa terra e sotto le ombre della fede, una sublime realtà, mentre aspettiamo la chiara visione dell'eternità.
    [1] Anche l'ottava di san Giovanni fu soppressa col decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 23 marzo 1955.
    [2] I pagani celebravano da lungo tempo il solstizio d'estate, il 24 giugno, con fuochi di allegria in onore del sole. I cristiani adottarono tale usanza, in onore di colui che, fiaccola ardente, fu il Precursore della vera luce (DAC V, c. 1468).
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 771-785.”





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  5. #65
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    Lightbulb Re: Sacro Cuore di Gesù

    25 giugno 2017: domenica infra l'ottava del Sacro Cuore…



    “Nell' ott. Sacro Cuore (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=_IIHpZEB93o
    Nell' ott. Sacro Cuore (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=cS2tQzlR4Qw
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815





    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Terza dopo la Pentecoste
    “DOMENICA TERZA DOPO LA PENTECOSTE.

    Nella maggior parte delle chiese di Francia ha luogo oggi la seconda Processione del Santissimo Sacramento, così come la prima si era celebrata nella Domenica precedente. In parecchi luoghi vi è anche l'usanza di cantare in questo stesso giorno la Messa solenne del Sacro Cuore, alla quale molti fedeli non potrebbero assistere il giorno stesso della festa.
    La Messa di questo giorno è precisamente quella della terza Domenica dopo la Pentecoste. Gli ultimi decreti romani l'avevano assegnata, senza possibilità di spostamento, alla Domenica fra l'Ottava del Sacro Cuore, ottava ora soppressa.
    Sarà facile notare come i testi di questa Messa della terza Domenica dopo la Pentecoste si adattino con facilità e naturalezza alla memoria della festa del Sacro Cuore di Gesù, al punto da sembrare che siano stati composti per essa.
    MESSA
    L'anima fedele ha visto chiudersi nella sacra Liturgia la successione dei misteri del Salvatore. Lo Spirito Santo è disceso per sostenerla in quest'altra parte del ciclo, nella quale non si svolgerà più davanti ad essa che la feconda semplicità della vita cristiana. Egli la istruisce e la forma sui dati del Maestro divino risalito al cielo. E innanzitutto le insegna a pregare. Poiché la preghiera, diceva il Signore, dev'essere di tutti i giorni e di tutti gli istanti (Lc 18,1), eppure noi non sappiamo né ciò che è necessario chiedere, né come convenga farlo. Ma lo sa Colui che aiuta la nostra debolezza, e chiede in noi e per noi con gemiti inenarrabili (Rm 8, 26).
    EPISTOLA (1Pt 5,6-11). - Carissimi: Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi esalti nel tempo della visita; e gettate in lui ogni vostra ansietà, perché Egli ha cura di voi. Siate sobrii e vegliate, perché il diavolo, vostro avversario, come leone ruggente vi gira intorno, cercando chi divorare; resistetegli forti nella fede, sapendo che i vostri fratelli dispersi nel mondo soffrono gli stessi vostri patimenti. Ma il Dio d'ogni grazia, il quale ci ha chiamati in Gesù Cristo all'eterna sua gloria, con un po' di patire vi perfezionerà, vi conforterà, vi confermerà. A lui la gloria e l'impero nei secoli dei secoli. Così sia.
    Le prove e il loro merito.
    Le miserie di questa vita sono la prova che Dio fa subire ai suoi soldati, per giudicarli e classificarli nell'altra secondo il loro valore. Sicché tutti, in questo mondo, hanno la loro parte di sofferenze. La gara è aperta, la battaglia ingaggiata; l'Arbitro guarda e giudica: presto darà la sentenza sui diversi meriti dei combattenti, e li chiamerà dalle fatiche dell'arena al riposo del trono su cui siede egli stesso. Beati allora quelli che, riconoscendo la mano di Dio nella prova, si saranno chinati sotto quella mano potente con amore e con fiducia! Contro queste anime forti nella fede, il leone ruggente non avrà potuto prevalere. Sobri e vigilanti nella vita del loro pellegrinaggio, senza atteggiarsi a vittime, sapendo bene che tutto soffre quaggiù, avranno unito con letizia le loro sofferenze a quelle di Cristo, e trasaliranno nella manifestazione eterna della sua gloria che sarà anche la loro eredità per i secoli senza fine.
    VANGELO (Lc 15,1-10). - In quel tempo: I pubblicani ed i peccatori si accostavano a lui per udirlo, e ne sussurravano i Farisei e gli Scribi col dire: Costui accoglie i peccatori e mangia con essi. Ed egli prese a dir loro questa parabola: Chi di voi se ha cento pecore, e ne perde una, non lascia le altre novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrovi ? E come l'ha ritrovata, se la mette tutto allegro sulle spalle; e giunto a casa, chiama gli amici e vicini e dice loro: Rallegratevi meco perché ho ritrovato la mia pecorella smarrita ! Così vi dico, si farà più festa in cielo per un peccatore pentito, che per novantanove giusti i quali non han bisogno di penitenza. Or qual donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e non spazza la casa e non cerca attentamente finché l'abbia trovata? E, trovatala, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi meco, ché ho trovato la dramma perduta. Così, vi dico, si fa festa dinanzi agli Angeli di Dio per un peccatore pentito.
    Il premio delle anime.
    La parabola della pecorella ricondotta all'ovile sulle spalle del Pastore era cara ai primi cristiani; la si trova raffigurata dappertutto nei monumenti dei primi secoli. Essa ci ricorda il Signore Gesù che or ora risaliva trionfalmente in cielo portando con sé l'umanità perduta e riacquistata. "Chi è infatti il Pastore della nostra parabola - esclama sant'Ambrogio - se non Cristo che ti porta nel suo corpo e ha preso su di sé i tuoi peccati? Quella pecora è una per il genere, non per il numero. Ricco Pastore, di cui tutti noi formiamo la centesima parte del gregge! Poiché egli ha gli Angeli, gli Arcangeli, le Dominazioni, le Potestà, i Troni e il resto, innumerevoli greggi che ha lasciati sui monti per correre dietro alla pecora smarrita" (Comm. su san Luca, VII).
    La parabola della dracma perduta e ritrovata espone, in una forma ancora più familiare e simpatica, questa stessa dottrina che è veramente al centro dell'insegnamento del Salvatore. È per i peccatori che il Verbo si è incarnato, e per far loro conoscere il suo amore ha voluto un cuore di carne, e ha voluto che si sapesse come uno dei suoi maggiori gaudi consistesse nel ritrovare un'anima perduta. Di questo gaudio egli rende subito partecipi i suoi amici del Cielo: vuole che tutti lo provino. Anche noi su questa terra abbiamo diritto a condividerlo: come potrebbero, quelli che amano il Sacro Cuore e si uniscono a tutti i suoi sentimenti, rimanere estranei a simile felicità? Ma, tornando su noi stessi, uniremo al gaudio e alla lode che essa produce un sentimento di profonda gratitudine, dicendo con san Giovanni Eudes: "Che cosa ti renderò, o mio Salvatore; e che farò per amor tuo, giacché tu mi hai tratto fuori dagli abissi dell'inferno ogni qualvolta vi sono caduto con i miei peccati o vi sarei caduto se la carità del tuo Cuore dolcissimo non me ne avesse preservato!?" [1].
    PREGHIAMO
    O Dio, protettore di coloro che sperano in te e senza il cui aiuto niente è stabile e santo, moltiplica su di noi la tua misericordia, affinché, sotto il tuo governo e la tua guida, passiamo attraverso i beni della terra senza perdere di mira quelli eterni.

    [1] Coeur admirable, l. XII, p. 246.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 420-422.”




    San Guglielmo - Sodalitium
    “25 giugno, San Guglielmo da Vercelli, Abate di Montevergine (Vercelli, 1085 – Abbazia del Goleto, 25 giugno 1142).

    “Nel territorio di Guleto, presso Nusco, san Guglielmo Confes¬sore, Padre degli Eremiti di Monte Vergine”.
    O Signore, concedi, per intercessione del tuo servo S. Guglielmo, di compiere nella nostra vita la tua santissima e amabilissima volontà, affinchè possiamo riportare vittoria sui nemici della nostra salvezza.”



    Ligue Saint Amédée
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    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “Dimanche dans l'Octave du Sacré-Cœur.”
    “25 juin : Saint Prosper d'Aquitaine, Docteur de l'Église († 466).”
    “25 juin : Saint Guillaume, Fondateur d'ordre († 1142).”


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    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare santa Febrònia, Vergine e Martire, la quale, nella persecuzione di Diocleziàno, sotto il Giudice Silèno, per conservare la fede e la pudicizia, prima battuta con verghe e tormentata nell’eculeo, quindi lacerata con pettini e bruciata col fuoco, finalmente, dopo esserle stati cavati i denti e tagliate le mammelle e i piedi, condannata a morte, adorna di tanti gioielli di tormenti se ne andò allo Sposo. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questa santa Vergine e Martire, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, santa Febrònia possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”




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    “25 giugno 2017: domenica infra l'ottava del Sacro Cuore.”
    “25 giugno 2017: infra l'ottava di San Giovanni Battista.”
    “25 giugno 2017: San Guglielmo abate e confessore.

    Guglielmo era probabilmente figlio di nobile vercellesi. Divenuto monaco a quindici anni. Dopo un pellegrinaggio a Santiago di Compostela, si reca a Roma e decide di raggiungere la Puglia per imbarcarsi pellegrino verso la Palestina. Presso Oria (Brindisi) incappa in un gruppo di banditi che lo picchiano selvaggiamente perché delusi dal magro bottino. L'evento gli viene interpretato da san Giovanni da Matera che incontra a Ginosa presso Taranto come la volontà del Signore a non effettuare il viaggio. Dopo indecisioni e prove, guglielmo si ritira a Montevergine, nel gruppo appenninico del Partenio, presso Avellino. Terra ancora di orsi e di lupi, dove vive un anno come eremita. raggiunto da altri uomini, tra cui alcuni sacerdoti, a loro volta attratti dalla vita eremitica, forma una comunità dalla quale fonda la Congregazione Benedettina di Montevergine, con caratteristiche cenobitiche, divenendone l'abate. La località viene raggiunta da numerosi pellegrini, cui bisogna predicare e amministrare i sacramenti, nella chiesetta consacrata nel 1124. Fermamente legato alla Regola di san Benedetto, l'ideale di vita ascetica da lui proposto, rientrava in quel movimento spirituale che interpretava la regola stessa in modo più rigido, dando maggior spazio alla preghiera e alla contemplazione, ma l'affluenza sempre maggiore dei pellegrini richiede anche un’attività pastorale e la cura delle anime. Desideroso di un periodo di solitudine, nominò il suo successore, il futuro beato Alberto, e si ritira sul monte Cognato in Lucania, dove nasce una nuova comunità, quindi Guglielmo si ritira nuovamente questa volta a Goleto (Avellino) dove vive per un anno in una cella ricavata nella cavità di un albero, qui nasce il monastero di San Salvatore, diviso in due parti destinate rispettivamente ai religiosi e alle religiose, ciascuno con la sua chiesa. Proseguì il suo itinerario fondando monasteri a Rocca San Felice, Foggia e Treia. Ritornerà quindi nel monastero del Goleto dove morirà. Nelle sue comunità viene ben presto venerato come santo e il culto pubblico viene autorizato da alcuni vescovi e nel 1785 esteso a tutta la Chiesa. Nel 1807 il suo corspo sarà traslato al monastero di Montevergine dove è oggi conservato. Una sua biografia fu scritta nel XII secolo. Nel 1942 papa Pio XII ha prolamato Guglielmo di Montevergine patrono primario dell'Irpinia. In san Pietro a Roma è raffigurato con una statua che ha un lupo accovacciato ai piedi, in ricordo di un prodigio che attribuitoli dalla tradizione: quando viveva eremita sui monti irpini, l’asino che era il suo prezioso mezzo di trasporto fu sbranato da un lupo, che Guglielmo ammansì e usò come animale da soma.”




    25 giugno
    “LA BUONA MORTE
    25° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Pregare per ottenere la buona morte a noi ed ai nostri familiari.

    LA BUONA MORTE
    «Tu, salute dei viventi - Tu, speranza di chi muor! » - Con questa parola di fiducia le anime pie inneggiano al Cuore Eucaristico di Gesù. Realmente la devozione al Sacro Cuore, praticata come si deve è la caparra sicura della buona morte, avendo Gesù impegnata la sua parola ai suoi devoti con questa confortante promessa: Sarò il loro più sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte! –
    La speranza è la prima a nascere e l'ultima a morire; il cuore umano vive di speranza; ha bisogno però di una speranza forte, consistente, che diventi sicurezza. Le anime di buona volontà si aggrappano con fiducia illimitata all'àncora di salvezza, che è il Sacro Cuore, e nutrono la ferma speranza di fare una buona morte.
    Morire bene vuol dire salvarsi eternamente; significa raggiungere l'ultimo e più importante fine della nostra creazione. Conviene, dunque, essere molto devoti del Sacro Cuore, per meritare la sua assistenza in morte.
    Morremo certamente; è incerta l'ora della nostra fine; ignoriamo qual genere di morte la Provvidenza ci abbia preparato; è sicuro che grandi tribolazioni attendono coloro che stanno per lasciare il mondo, sia per il distacco dalla vita terrena e per lo sfacelo del corpo e sia, più che tutto, per il timore del divino giudizio.
    Ma noi facciamoci coraggio! Il nostro Dívin Redentore con la sua morte in Croce ha meritato per tutti la buona morte; specialmente l'ha meritato per i devoti del suo Divin Cuore, proclamandosi loro rifugio in quell'ora estrema.
    Chi è sul letto di morte, ha bisogno di forza particolare per sopportare con pazienza e con merito le sofferenze corporali e quelle morali. Gesù, che è Cuore delicatissimo, non lascia soli i suoi devoti e li assiste dando loro fortezza e pace interiore e fa come quel capitano che incoraggia e sostiene i suoi soldati durante la battaglia. Gesù non solo incoraggia, ma dà la forza proporzionata al bisogno del momento, perchè Egli è la fortezza personificata.
    Il timore del prossimo giudizio divino potrebbe assalire, e spesso assale, coloro che stanno per morire. Ma che timore può avere l'anima devota del Sacro Cuore?... Teme il giudice che batte, dice San Gregorio Magno, colui che l'ha disprezzato. Ma chi onora in vita il Cuore di Gesù, deve bandire ogni timore, pensando: Ho da comparire davanti a Dio per essere giudicato e ricevere l'eterna sentenza. Il mio giudice è Gesù, quel Gesù, il cui Cuore ho riparato e consolato le tante volte; quel Gesù che mi ha promesso il Paradiso con le Comunioni dei Primi Venerdì...
    I devoti del Sacro Cuore possono e devono sperare una morte serena; e se il ricordo di gravi colpe li assalisse, richiamino subito alla mente il Cuore Misericordioso di Gesù, che tutto perdona e dimentica.
    Prepariamoci al passo supremo della nostra vita; ogni giorno sia una preparazione alla buona morte, onorando il Sacro Cuore e stando vigilanti.
    I devoti del Sacro Cuore dovrebbero affezionarsi alla pia pratica, detta « Esercizio della buona morte ». Ogni mese dovrebbe disporsi l'anima a lasciare il mondo ed a presentarsi a Dio. Questo pio esercizio, detto anche « Ritiro Mensile », è praticato da tutte le persone consacrate, da chi milita nelle file dell'Azione Cattolica e da tante e tante altre anime; sia anche il distintivo di tutti i devoti del Sacro Cuore. Si seguano queste norme:
    1. - Scegliere un giorno del mese, il più comodo, per attendere agli affari dell'anima, destinandovi quelle ore che si possono sottrarre alle quotidiane occupazioni.
    2. - Si faccia una rivista accurata della coscienza, per vedere se si è distaccati dal peccato, se c'è qualche grave occasione di offendere Dio, come ci si accosta alla Confessione e si faccia una confessione come se fosse l'ultima della vita; la S. Comunione si riceva come Viatico.
    3. - Si recitino le Preghiere della Buona Morte e si faccia un po' di meditazione sui Novissimi. Si può compierlo da soli, ma è meglio farlo in compagnia di altri.
    Oh, come è caro a Gesù il suddetto pio esercizio!
    La pratica dei Nove Venerdì assicura il ben morire. Quantunque la Grande Promessa della buona morte Gesù l'abbia fatta direttamente a coloro che si comunicano bene per Nove Primi Venerdì consecutivi, si può sperare che indirettamente giovi anche ad altre anime.
    Se nella propria famiglia ci fosse qualcuno che mai avesse fatto le nove Comunioni ad onore del Sacro Cuore e non avesse voglia di farle, supplisca qualche altro della sua famiglia; così una madre o una figliuola zelante potrebbero fare tante serie di Primi Venerdì, quanti sono i familiari che trascurano così bella pratica.
    È da sperare che in tal modo almeno si assicuri la buona morte a tutti i propri cari. Questo eccellente atto di carità spirituale si può compiere anche a vantaggio di tanti altri peccatori, di cui si viene a conoscenza.
    ESEMPIO
    Morte invidiabile
    Gesù permette che i suoi Ministri assistano a delle scene edificanti, affinchè possano narrarle ai fedeli e confermarli nel bene.
    Lo scrivente riporta una scena commovente, che dopo anni ricorda con piacere. Spasimava sul letto di morte un padre di famiglia, quarantenne. Ogni giorno desiderava che io andassi al suo capezzale per assisterlo. Era devoto al S. Cuore e teneva vicino al letto un bel quadro, sul quale spesso posava lo sguardo, accompagnandolo con qualche invocazione.
    Sapendo che il sofferente amava molto i fiori, glieli portavo con gioia; però mi diceva: Li metta davanti al Sacro Cuore! - Un giorno gliene portai uno tanto bello e molto profumato.
    - Questo è per lei! - No; si dà a Gesù! - Ma per il Sacro Cuore ci sono gli altri fiori; questo è esclusivamente per lei, per odorarlo ed avere un po' di sollievo. - No, Padre; mi privo anche di questo piacere. Anche questo fiore va al Sacro Cuore. - Quando credetti opportuno, gli amministrai l'Olio Santo e gli diedi la S. Comunione come Viatico. Frattanto la madre, la sposa ed i quattro figlioletti erano lì ad assistere. D'ordinario sono angosciosi questi momenti per i familiari e più che tutto per il moribondo.
    All'improvviso il povero uomo diede in uno scoppio di pianto. Pensai: Chi sa che strazio avrà nel cuore! - Si faccia coraggio, gli dissi. Perchè piange?
    - La risposta non la immaginavo: Piango per la grande gioia che sento nell'anima mia! ... Mi sento felice!... –
    Stare per lasciare il mondo, la madre, la sposa ed i bambini, avere tante sofferenze per la malattia, ed essere felice!... Chi dava tanta forza e gioia a quel moribondo? Il Sacro Cuore, che aveva onorato in vita, la cui immagine mirava con amore!
    Mi fermai pensoso, fissando il morente, e sentii una santa invidia, per cui esclamai:
    Fortunato uomo! Come la invidio! Potessi anch'io finire così la mia vita!... - Dopo breve tempo quel mio amico spirò.
    Così muoiono i veri devoti del Sacro Cuore!
    Fioretto. Promettere seriamente al Sacro Cuore di fare ogni mese il Ritiro Mensile e trovare qualche persona che ci faccia compagnia.
    Giaculatoria. Cuore di Gesù, assistimi e sostienimi nell'ora della morte!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”


    25° giorno: Cuore orante - Cuore distratto
    “25° giorno: Cuore orante – Cuore distratto
    CUORE ORANTE

    Il cuore orante che ama cerca la vicinanza e l’unione con la persona amata. Più si ama, più si vuole stare con colui che ama. Gesù diceva del suo Divin Padre: «Il Padre è in me e io sono nel Padre» (Gv 10,38). Unione sublime e suprema nell’amore sostanziale ed eterno.
    L’espressione più semplice e universale dell’unione con Dio è la preghiera. Il rapporto d’amore con Dio, che si fa colloquio, noi lo chiamiamo preghiera vocale. Il rapporto d’amore senza suono di parole lo chiamiamo preghiera mentale. Il rapporto d’amore nutrito di cuore e tenerezza lo chiamiamo preghiera affettiva. Il rapporto d’amore espresso in contemplazione pura e ardente dell’amore lo chiamiamo preghiera contemplativa.
    Il bimbo che dice le preghiere del mattino e della sera, il giovane che medita silenzioso, il sacerdote che celebra con passione e dolore, il monaco assorto in profonda contemplazione: sono tutti cuori in rapporto d’amore con Dio mediante la preghiera.
    Il Vangelo ci presenta Gesù in preghiera più volte e in più occasioni. Gesù prega di notte e di giorno, al mattino presto e di sera. Prega nel tempio e per le strade, nel deserto e tra le folle, nel Cenacolo e nell’Orto degli Ulivi, sui monti e sui laghi.
    Soprattutto il Cuore di Gesù prega incessantemente nei Tabernacoli: «È sempre a intercedere per noi» (Eb 7,25).
    Santa Gertrude scrisse che il «Cuore di Gesù è un altare sul quale Gesù si offre al Padre, ostia perfetta». San Gregorio dice a tutti i cristiani: «Il nostro cuore è l’altare di Dio». Su questo altare dovrebbe bruciare continuamente l’incenso della preghiera.
    Ma perché Gesù «intercede per noi»? (Rm 8,34). Unicamente perché ci ama.
    Perché i Santi cercano di pregare più che possono con passione e forza instancabili? Perché amano Gesù.
    Perché amano i fratelli. Non c’è altra risposta.
    Dalla vita di santa Margherita M. Alacoque sappiamo che ella ogni mattina, appena si svegliava, prima ancora dell’alba, salutava il suo Angelo Custode e per prima cosa affidava il cuore, perché lo portasse subito al Cuore di Gesù nel Tabernacolo. Che meraviglia di amore è questo! Preghiera e unione dei cuori: chi ama Gesù non può fare diversamente.
    La stessa santa Margherita raccomandava anche a noi: «Mandate ogni tanto per mezzo del vostro buon Angelo, il vostro cuore a unirsi con quello di Gesù Sacramentato ». Perché non farlo? Quanto amore in più ci crescerebbe ogni giorno nel cuore!
    CUORE DISTRATTO
    La distrazione: forse possiamo definirla la regina del nostro cuore. È essa che ci governa dappertutto: in casa, in chiesa, per le strade, al lavoro, in compagnia o da soli.
    Raccogliersi, concentrarsi, è diventata una cosa molto difficile. Gustare le gioie dell’interiorità nell’elevazione dello spirito, forse ci è diventato addirittura impossibile.
    In tal modo, il nostro cuore distratto non prova nulla delle soavità celesti che la vera preghiera porta con sé, come ci insegnano i Santi.
    San Francesco Saverio, pur in mezzo a preoccupazioni di ogni sorta nelle lontane terre d’oriente, a volte durante la preghiera lo si vedeva slacciarsi il petto per l’impeto del cuore, ed esclamava: «Ma basta, Signore, non più consolazioni… il mio cuore non è capace di contenerlo».
    San Pio da Pietrelcina talvolta si lamentava di fare «indigestioni» di consolazioni spirituali soavissime.
    Un santo ragazzo, Aldo Marcozzi, a dodici anni, chiese in dono al papà, che cosa? «Un inginocchiatoio per farvi le meditazioni». Alla mamma che lo invitava ad andare a vedere la vita di Gesù al cinema, il ragazzo rispose: «La vita di Gesù la trovo più bella nel Vangelo».
    E quante volte la mamma lo trovò assorto in preghiera con il suo bel volto angelicamente beato!
    A noi invece, forse non capita mai nulla di simile perché abbiamo essiccato la sorgente della gioia interiore.
    Anziché abbeverarci con la preghiera alla fonte del cuore di Gesù che zampilla acque di vita eterna (Gv 4,14), noi ci abbeveriamo con la dissipazione ai pantani e agli acquitrini del mondo. Oscenità e turpitudini, scandali e vergogne, ci circondano, ci assalgono, ci sommergono da ogni lato: in casa, con la televisione, la radio, le stampe; fuori casa, con i cinema, le mode indecenti, il turpiloquio, le pubblicità immonde.
    Dobbiamo difenderci, perché è in pericolo la nostra salvezza eterna. Opporsi è indispensabile. Facciamolo nel modo più semplice e fecondo, con la preghiera lungo la giornata: preghiera mattina e sera, preghiera prima dei pasti e delle azioni più importanti. Una pagina del Vangelo o della vita di un Santo. La recita del Rosario, da soli o in famiglia.
    Santa Margherita ci raccomanda molto la Comunione spirituale. Gesù stesso le rivelò che la gradiva moltissimo: «Provo tanta gioia quando un’anima mi desidera». Santa Margherita non solo ne faceva molte ogni giorno, ma raccomandava con premura: «Dovete fare tante e tante Comunioni di desiderio per fare ammenda al Cuore di Gesù e chiedergli perdono di tutte le Comunioni fatte male da noi e dai cattivi cristiani».
    Vogliamo impegnarci anche noi?
    Proposito: Impegnarsi a fare almeno una Comunione spirituale ogni giorno.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”




    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  6. #66
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    Lightbulb Re: Sacro Cuore di Gesù

    26 e 27 giugno 2017: infra l'Ottava del Sacro Cuore…



    26 giugno 2017: infra l'Ottava del Sacro Cuore…





    http://www.sodalitium.biz/ss-giovanni-paolo/
    “26 giugno, Santi Giovanni e Paolo, Martiri.

    “A Roma, sul monte Celio, i santi Martiri Giovanni e Paolo fratelli, dei quali il primo era maggiordomo, il secondo primicerio di Costanza Vergine, figlia dell’imperatore Costantino : ambedue, decapitati sotto Giuliano l’Apostata, ricevettero la palma del martirio”.”


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    “26 giugno 2017: infra l'Ottava del Sacro Cuore.”
    “26 giugno 2017: infra l'Ottava di San Giovanni Battista.”
    “26 giugno 2017.
    Giovanni e Paolo, santi, martiri a Rom
    a, i resti sono all’altare maggiore della chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo al Celio. Sepolti nella cripta sotterranea furono, nel 1588, portati nella chiesa superiore. Nel 1677 il cardinale Filippo Tommaso Howard di Norfolck li collocò sotto l’altare maggiore. Le reliquie, estratte da una cassa di piombo, furono collocate in vasi di vetro e d’argento e ricollocate da Benedetto XIII e dal cardinale Fabrizio Paolucci, dopo una solenne processione, il 2 febbraio 1726, nell’urna di porfido rosso. In tempi passati parte delle loro reliquie pervennero all’abbazia di Casamari e nel 1572 vennero portate nella cattedrale di Veroli. Altre furono donate nel X secolo al monastero di Pagerne e nel 1536 trasferite a Friburgo.
    M.R.: 26 giugno - A Roma, sul monte Celio, i santi Martiri Giovanni e Paolo fratelli, dei quali il primo era maggiordomo, il secondo primicerio di Costanza Vergine, figlia dell'Imperatore Costantino: ambedue, decapitati sotto Giuliano l'Apostata, ricevettero la palma del martirio.
    [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]”


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    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “26 juin : Saint Jean et saint Paul, Martyrs († 362).”



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    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Pelàgio giovanetto, il quale, per la confessione della fede, tagliato membro a membro con forbici di ferro per ordine di Abdaraméno, Re dei Saracèni, compì gloriosamente il suo martirio. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Pelàgio giovanetto possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”




    26 giugno
    “GESU' ED I PECCATORI
    26° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Pregare per i peccatori di nostra conoscenza.
    GESU’ ED I PECCATORI

    I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l'oceano infinito della misericordia! - Questa è una delle promesse che Gesù fece a S. Margherita.
    Gesù s'incarnò e morì in Croce per salvare le anime peccatrici; ad esse mostra ora il suo Cuore aperto, invitando ad entrarvi e ad usufruire della sua misericordia.
    Quanti peccatori godettero della misericordia di Gesù, mentr'Egli era su questa terra! Richiamiamo alla mente l'episodio della Samaritana.
    Giunse Gesù ad una città della Samaria, detta Sichar, vicino alla tenuta che da Giacobbe fu data al suo figlio Giuseppe, dove era pure il pozzo di Giacobbe. Or dunque Gesù, stanco del viaggio, stava a sedere vicino al pozzo.
    Venne ad attingere acqua una donna, pubblica peccatrice. Gesù s'intenerì a mirarla e volle farle conoscere la sorgente inesauribile della sua bontà.
    Volle convertirla, renderla felice, salvarla; quindi cominciò a penetrare con delicatezza in quel cuore impuro. Rivolto a lei, disse: Donna, dammi da bere!
    La Samaritana rispose: Come mai Tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono Samaritana? - Gesù soggiunse: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere! - tu stessa forse ne avresti chiesto a Lui e ti avrebbe dato acqua viva! –
    La donna continuò: Signore, non - hai con che attingere ed il pozzo è profondo; donde hai quest'acqua viva?... -
    Gesù parlava dell'acqua dissetante del suo amore misericordioso; ma la Samaritana non comprendeva. Le disse dunque: Chi beve di quest'acqua (del pozzo), tornerà ad avere sete; ma chi beve l'acqua che gli darò io, non avrà più sete in eterno; che anzi l'acqua, da me data, diventerà in lui fonte d'acqua viva zampillante in vita eterna. –
    La donna ancora non capiva e dava alle . parole di Gesù il significato materiale; perciò rispose: Dammi di questa acqua, affinchè non abbia più sete e non abbia a venire qui per attingere. - Dopo ci ciò, Gesù le fece vedere il suo misero stato, le nefandezze commesse: Donna, le disse, va' a chiamare tuo marito e ritorna qui!
    - Non ho marito! - Hai detto bene: Non ho marito! - perchè ne hai avuti cinque e quello che hai ora non è tuo marito! - Umiliata a tale rivelazione, la peccatrice esclamò: Signore, vedo che sei un Profeta!... –
    Gesù poi le si manifestò quale Messia, le cambiò il cuore e di una donna peccatrice ne fece un'apostola.
    Quante anime ci sono nel mondo come la Samaritana!... Assetati di cattivi piaceri, preferiscono restare sotto la schiavitù delle passioni, anzichè vivere secondo la legge di Dio e godere della vera pace!
    Gesù brama la conversione di questi peccatori e mostra la devozione al suo Sacro Cuore come arca di salvezza ai traviati. Vuole che si comprenda che il suo Cuore vuole salvare tutti e che la sua misericordia è un oceano infinito.
    Peccatori, ostinati o del tutto indifferenti alla Religione, se ne trovano ovunque. Quasi in ogni famiglia c'è la rappresentanza, sarà la sposa, un figliuolo, una figliuola; sarà qualcuno dei nonni o altro congiunto. In simili casi si raccomanda di rivolgersi al Cuore di Gesù, offrendo preghiere, sacrifici ed altre opere buone, affinchè la misericordia divina li converta. In pratica, si consiglia,:
    1. - Comunicarsi spesso a vantaggio di questi traviati.
    2. - Fare celebrare, o almeno ascoltare delle S. Messe allo stesso scopo.
    3. - Fare carità ai poverelli.
    4. - Offrire dei piccoli sacrifici, con la pratica dei fioretti spirituali.
    Fatto questo, si stia sereni e si aspetti l'ora di Dio, la quale può essere vicina o lontana. Il Cuore di Gesù, con l'offerta di opere buone in suo onore, certamente lavora nell'anima peccatrice e poco per volta la converte servendosi o di un buon libro, o di una santa conversazione, o di un rovescio di fortuna, o di un lutto improvviso...
    Quanti peccatori ritornano ogni giorno a Dio!
    Quante spose hanno la gioia di frequentare la Chiesa e di comunicarsi in compagnia di quel marito, che un giorno era ostile alla Religione! Quanti giovani, di ambo i sessi, riprendono la vita cristiana, troncando risolutamente una catena di peccato!
    Ma queste conversioni sogliono essere frutto di molta e perseverante preghiera, rivolta al Sacro Cuore da anime zelanti.
    ESEMPIO
    Una sfida
    Una signorina, devota del Cuore di Gesù, entrò in discussione con un uomo irreligioso, uno di quegli uomini restii al bene e cocciuto nelle sue idee. Tentò di convincerlo con buone argomentazioní e paragoni, ma tutto fu inutile. Solo un miracolo avrebbe potuto cambiarlo.
    La signorina non si perdette di coraggio e gli lanciò una sfida: Lei dice di non volersi assolutamente dare a Dio; ed io l'assicuro che presto cambierà parere. So io come farla convertire! –
    Quell'uomo si allontanò con una risatina di scherno e di compassione, dicendo: Vedremo chi vincerà! –
    Subito la signorina cominciò le nove Comunioni dei Primi Venerdì, pròponendosi di ottenere dal Sacro Cuore la conversione di quel peccatore. Pregò molto e con molta fiducia.
    Compiuta la serie delle Comunioni, Iddio permise che i due s'incontrassero. La donna chiese: Dunque, lei si è convertito? - Si, mi sono convertito! Lei ha vinto... Non sono più quello di prima. Mi sono già dato a Dio, mi sono confessato, faccio la S. Comunione e sono proprio contento. - Avevo ragione di sfidarla quella volta? Ero sicura della vittoria. - Sarei curioso di sapere cosa ha fatto per me! - Mi comunicai nove volte nei Primi Venerdì di mese e pregai tanto tanto la infinita misericordia del Cuore di Gesù per il suo ravvedimento. Oggi godo a sapere che lei è cristiano praticante. - Il Signore le ripaghi il bene fattomi! –
    Quando la signorina narrò il fatto allo scrivente, ne ricevette meritata lode.
    Si imiti la condotta di questa devota del Sacro Cuore, per fare convertire molti peccatori.
    Fioretto. Fare la S. Comunione per i peccatori più ostinati della propria città.
    Giaculatoria. Cuore di Gesù, salva le anime!”


    26° giorno: Cuore penitente - Cuore gaudente
    “CUORE PENITENTE

    Il Cuore di Gesù è apparso a santa Margherita coronato di spine e sormontato da una croce tra le fiamme.
    Le spine pungono e fanno sanguinare, il fuoco brucia e consuma, la croce umilia e immola.
    Un cuore penitente non poteva presentarsi in modo più eloquente e convincente. Chi non capisce il linguaggio doloroso delle spine, del fuoco, della croce?
    In tal modo il Cuore di Gesù continua ad insegnarci che l’espiazione è un’esigenza dell’amore. Chi ama è ben lieto di sacrificarsi per la persona amata.
    Anche l’Immacolata apparve a Fatima con il Cuore circondato di spine. Quelle spine pungenti stavano sempre davanti agli occhi dei tre pastorelli. Erano il simbolo della sofferenza per i peccati degli uomini che rischiano la dannazione.
    Gesù «vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4,10), ha pagato il riscatto della nostra salvezza. Adesso vuole la nostra amorosa accettazione della salvezza. Ma molti purtroppo, per non «tenere a freno lo stimolo» della carne (At 9,5), rifiutano o compromettono il dono della salvezza offerto da Gesù a prezzo del suo Sangue. È inconcepibile, è avvilente, ma è così.
    Che dire poi se riflettiamo che tutta la vita di Gesù fu penitente per la sua libera scelta? «Povertà, disprezzo e dolore» sono stati la compagnia di Gesù sulla terra, diceva la beata Angela da Foligno. Dalla grotta di Betlem al Golgota: là una greppia per animali, qua infamato e condannato. Il Cuore di
    Gesù si è sottoposto all’espiazione universale, mosso e sostenuto da un amore «che supera ogni intendimento» (Ef 13,19).
    Il Cuore penitente di Gesù vuole anche insegnarci l’illusione di trovare la vera gioia nel mondo. «Ogni gaudio carnale – scrive l’Imitazione di Cristo – s’insinua piacevolmente, infine morde e uccide». Al contrario, san Francesco d’Assisi, in mezzo a terribili sofferenze e privazioni, cantava giulivo: «Tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto».
    L’amore pieno di grazia: questo è l’amore che allieta l’uomo anche in mezzo alle tribolazioni, questo è l’amore che spingeva gli Apostoli a predicare Gesù per il mondo «contenti di essere oltraggiati» (At 3,41) e di «portare gli obbrobri di Lui» (Eb 13,13).
    CUORE GAUDENTE
    Si sa che santa Margherita M. Alacoque, prima di farsi suora, ebbe un breve periodo in cui il suo cuore si perse dietro le soddisfazioni della vanità femminile.
    Quante lagrime verserà poi, in riparazione, appena conosciuto l’infinito amore del Cuore di Gesù per noi.
    Anzi, la riparazione delle offese all’amore di Gesù sarà uno dei contenuti centrali della devozione al Sacro Cuore. E santa Margherita la fece in maniera eroica, riempiendo la sua vita di mortificazioni e di penitenze molto dure: flagellazioni, cilizi, digiuni, veglie, prostrazioni per ore e ore… Una volta, poi, nell’empito dell’ardore, prese un temperino e si incise il nome di Gesù sul petto, portando questa piaga d’amore come segno visibile di Colui che le riempiva e le bruciava il cuore.
    Certo, una vera devozione al Sacro Cuore non può esigere in chi ama dilettarsi di questo mondo, correndo dietro i capricci e gusti della carne. Gesù vuole il nostro cuore libero e puro, pieno soltanto di amore totalitario a Dio e ai fratelli. Tutto ciò che ostacola o riduce questo amore totale deve essere respinto.
    San Giuseppe Cafasso in una sua predica diceva che l’uomo somiglia a una vite, la quale è una delle piante più disordinate che ci sia. Per tenerla in ordine, si taglia, si sfronda, si lega. Così produce il suo buon vino «che allieta il cuore dell’uomo» (Sir 40,20).
    Ebbene, san Giuseppe Cafasso fa l’applicazione al nostro corpo così facilmente in disordine nelle sue voglie.
    «Cosa s’ha da fare? – dice il Santo – Sono io il padrone e tocca a me comandare: orsù, abbassa quegli sguardi! A casa quegli occhi! Indietro quella parola! Ferme quelle mani! Attento a quel passo!… ».
    La vera educazione cristiana del cuore è fatta così.
    L’amore puro nasce dal sacrificio e si nutre di sacrifici.
    La Mamma di sant’Edmondo, arcivescovo di Canterbury, quando mandava la biancheria al figlio durante il periodo degli studi a Parigi, non dimenticava mai di metterci insieme qualche strumento di penitenza. Ella aveva abituato il figlio a digiunare tutti i venerdì e a portare tre volte alla settimana un cilizio per difendere il tesoro della castità.
    Un cuore che ama Dio deve essere un cuore virile, che punta in alto, disdegna le pianure, vuole «camminare sulle alture » (Ab 3,19).
    Aveva ragione sant’Agostino di piangere, anche nella vecchiaia, i peccati della sua giovinezza. Sul letto di morte, gli era stato proibito di leggere. Egli allora si fece portare dei grandi fogli di pergamena, vi fece scrivere a grandi lettere i Salmi penitenziali di Davide, e li fece appendere al muro, di fronte al letto. Così li aveva sempre davanti agli occhi, li leggeva e piangeva di continuo…
    Che cosa facciamo del cuore, noi? Lo nutriamo forse di gioie effimere e false? Ascoltiamo il Cuore di Gesù che dice anche a noi: «Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore» (Sal 36,3).
    Proposito: Negare al corpo qualche soddisfazione per riparare le soddisfazioni illecite.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P.Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”



    Luca, Sursum Corda!










    27 giugno 2017: infra l'Ottava del Sacro Cuore…




    http://www.sodalitium.biz/4599-2/
    “I Protomartiri Romani (24 giugno, un tempo la festa era il 27 giugno).

    “A Roma la commemorazione di moltissimi santi Martiri, i quali dall’imperatore Nerone, per allontanare l’odio proveniente dall’aver egli incendiato la Città, calunniosamente accusati, furono fatti uccidere crudelissimamente in diverse maniere. Infatti alcuni di essi, coperti con pelli di fiere, furono esposti ad esser dilaniati dai cani; altri furono confitti in croce; ed altri furono bruciati, affinchè, quando fosse terminato il giorno, servissero di lume durante la notte. Tutti questi erano discepoli degli Apostoli e primizie dei Martiri, che la Chiesa Romana, fecondo campo di Martiri, mandò al
    Signore prima della morte degli Apostoli”.”


    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “27juin - Diocèse de Lausanne, Genève et Fribourg : Saint Anthelme, Évêque et Confesseur (1107-1178).”
    “27 juin : Notre-Dame du Perpétuel Secours.”
    “27 juin - Diocèse de Bâle : Saint Burchard, Confesseur.”
    “27 juin : Saint Ladislas, Roi de Hongrie (1031-1095).”




    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...o-di-gesu.html

    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare sant’Anétto Martire, il quale, nella persecuzione di Diocleziàno, sotto il Preside Urbàno, avendo esortato altri al martirio e abbattuto gli idoli colla sua orazione, fu fatto percuotere da dieci soldati; e alla fine, tagliategli le mani ed i piedi, fu decapitato, e così ricevette la corona del martirio. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant’Anétto possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



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    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “27 giugno 2017: infra l'Ottava del Sacro Cuore.”
    “27 giugno 2017: infra l'ottava di san giovanni Battista.”





    27 giugno
    “GIORNO 27
    LA TIEPIDEZZA
    27° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Pregare affinchè i Missionari convertano gl'infedeli.

    LA TIEPIDEZZA
    Nel libro dell'Apocalisse (III - 15) si legge il rimprovero che Gesù fece al Vescovo di Laodicea, il quale si era rallentato nel divino servizio: - Mi sono note le tue opere e so che non sei né freddo; né caldo. O fossi tu freddo o caldo! Ma poichè sei tiepido, né freddo, né caldo, comincerò a vomitarti dalla mia bocca... Fa' penitenza. Ecco, io sto alla porta e batto; se uno ascolterà la mia voce e mi aprirà la porta, io entrerò da lui.
    Come Gesù rimproverò la tiepidezza di quel Vescovo, così la rimprovera in coloro che si mettono al suo servizio con poco amore. La tiepidezza, o accidia spirituale, fa nausea a Dio, sino a provocarlo al vomito, parlando in linguaggio umano. Spesso è da preferirsi un cuore freddo ad uno tiepido, perchè il freddo potrebbe infervorarsi, mentre il tiepido suole restare sempre tale.
    Tra le promesse del Sacro Cuore abbiamo questa: I tiepidi diventeranno fervorosi.
    Poichè Gesù ha voluto fare una promessa esplicita, vuol dire che desidera che i devoti del suo Divin Cuore siano tutti fervorosi, pieni di slancio nell'operare il bene, interessati della vita spirituale, premurosi e delicati con Lui.
    Consideriamo cosa sia la tiepidezza e quali siano i rimedi per risorgerne.
    La tiepidezza è una certa noia nel fare il bene e nel fuggire il male; per conseguenza i tiepidi trascurano i doveri della vita cristiana con molta facilità, oppure li compiono malamente, con negligenza. Esempi di tiepidezza sono: tralasciare la preghiera per pigrizia; pregare sbadatamente, senza sforzo per stare raccolti; rimandare da un giorno all'altro un buon proponimento, senza poi attuarlo; non mettere in pratica le buone ispirazioni, che con insistenza amorosa Gesù fa sentire; trascurare tanti atti di virtù per non imporsi dei sacrifici; darsi poco pensiero del progresso spirituale; più che tutto, commettere tante piccole colpe veniali, volontariamente, senza rimorso e senza voglia di correggersi.
    La tiepidezza, che di per sé non è colpa grave, può portare al peccato mortale, perchè rende la volontà debole, incapace di resistere ad una forte tentazione. Non facendo caso dei peccati leggeri, o veniali, l'anima tiepida si mette sopra un pendio pericoloso e potrebbe precipitare nella colpa grave. Lo dice il Signore: Chi disprezza le piccole cose, a poco a poco cadrà nelle grandi (Eccl., XIX, 1).
    La tiepidezza non si confonda con l'aridità di spirito, che è uno stato particolare in cui possono trovarsi anche le anime più sante.
    L'anima arida non prova le gioie spirituali, anzi spesso ha noia e ripugnanza a fare il bene; tuttavia non lo tralascia. Cerca di piacere in tutto a Gesù, evitando le piccole mancanze volontarie. Lo stato di aridità, non essendo volontario e neppure colpevole, non dispiace a Gesù, anzi gli dà gloria e porta l'anima ad un alto grado di perfezione, distaccandola dai gusti sensibili.
    Ciò che deve combattersi è la tiepidezza; la devozione al Sacro Cuore ne è il rimedio più efficace, avendo Gesù fatta la promessa formale « I tiepidi diventeranno fervorosi ».
    Non si è dunque veri devoti del Cuore di Gesù, se non si vive fervorosamente. Per riuscirvi:
    1. - Fare attenzione a non commettere con facilità le piccole mancanze, volontariamente, ad occhi aperti. Quando si ha la debolezza di farne qualcuna, si rimedi subito col chiedere perdono a Gesù e col compiere una o due opere buone in riparazione.
    2. - Pregare, pregare spesso, pregare attentamente e non tralasciare per noia alcun esercizio devoto. Chi fa bene la meditazione ogni giorno, anche per breve durata, certamente supererà la tiepidezza.
    3. - Non lasciar passare giorno, senza avere offerto a Gesù alcune piccole mortificazioni, o sacrifici. L'esercizio dei fioretti spirituali rimette il fervore.
    ESEMPIO
    Lezioni di fervore
    Un indiano per nome Ciprà, convertitosi dal paganesimo alla fede cattolica, era divenuto fervente devoto del Sacro Cuore.
    In un infortunio del lavoro riportò una ferita alla mano. Lasciò le Montagne Rocciose, ov'era la Missione Cattolica, ed andò lontano in cerca del medico. Questi, vista la gravità della ferita, disse all'indiano di fermarsi con lui per qualche tempo, per curare bene la ferita.
    - Io non posso fermarmi qui, rispose Ciprà; domani sarà il Primo Venerdì del Mese ed io dovrò trovarmi alla Missione per ricevere la Santa Comunione. Dopo ritornerò. - Ma dopo, soggiunse il medico, potrebbe svilupparsi l'infezione e forse dovrò tagliarvi la mano! - Pazienza, mi taglierete la mano, ma non avverrà mai che Ciprà lasci nel giorno del Sacro Cuore la Comunione! –
    Ritornò alla Missione, con gli altri fedeli rese onore al Cuore di Gesù e poi rifece il lungo viaggio per presentarsi al medico.
    Osservata la ferita, il medico indispettito esclamò: Ve l'avevo detto! È cominciata la cancrena; ora devo tagliarvi tre dita!
    - Le tagli pure!... Vada tutto per amore del Sacro Cuore! - Con animo forte subì l'amputazione, contento di avere ben comprata quella Comunione del Primo Venerdì.
    Quale lezione di fervore dà un convertito a tanti fedeli tiepidi!
    Fioretto. Fare alcune mortificazioni di gola, per amore del Sacro Cuore.
    Giaculatoria. Cuore Eucaristico di Gesù, ti adoro per quelli che non ti adorano!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”


    27° giorno: Cuore trafitto - Cuore assassino
    “27° giorno: Cuore trafitto – Cuore assassino
    CUORE TRAFITTO

    «Guarderanno a colui che hanno trafitto» (Zc 12,10).
    Per poter parlare del Cuore trafitto di Gesù bisognerebbe avere il Cuore della Madonna, trapassato «da una spada» (Lc 2,35), o il cuore trafitto di san Francesco, di santa Teresa d’Avila, di santa Veronica Giuliani, di santa Gemma Galgani, di san Pio da Pietrelcina, che hanno ricevuto il dono mistico della trasverberazione e hanno parlato di questa trafittura come di un torrente di fuoco misterioso che fa sanguinare il cuore di amore e di dolore.
    Certo è che sulla croce, noi vediamo che cosa significa amare «con tutto il cuore» (Mc 12,30). Gesù ci ha amato con tutto il cuore, fino a farselo spaccare, perché noi potessimo entrarci e prenderci dimora.
    Scriveva sant’Agostino: «Longino mi ha aperto con la lancia il costato di Cristo. Io vi sono entrato e vi rimango con sicurezza». San Bonaventura aggiunge con commozione: «Come non ammirare quel costato aperto, che unisce il Cuore di Gesù al nostro cuore?». E san Pietro Canisio, familiarizzando con Gesù, gli diceva affettuosamente: «Voi, o Gesù, apriste il Cuore del vostro corpo…io mi rifugiai in Esso e trovai il nutrimento dell’anima».
    Guardando il Cuore trafitto di Gesù possiamo comprendere dove arriva la ferita del nostro peccato mortale: arriva fino a lì, nel Cuore di Gesù, a trapassarlo!
    Una volta la serva di Dio, suor Benigna Consolata Ferrero ebbe questa terribile visione: due furiosi cani mastini si contendevano un pezzo di carne a forma di cuore, lacerandolo orrendamente. Gesù le disse: «È la figura del mio Cuore straziato dai peccatori». Ci pensiamo?
    Guardando il Cuore trafitto di Gesù noi possiamo ripetere davvero con san Paolo: «Ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2). Il Cuore trafitto di Gesù è l’espressione più alta dell’immolazione di Gesù. Ce lo insegna santa Margherita quando scrive: «Non so se, nella vita spirituale, vi sia un altro esercizio di devozione più atto ad elevare in poco tempo un’anima alla più alta perfezione, e a farle gustare tutte le dolcezze che si trovano al servizio di Gesù Cristo». Ce lo conferma suor Josefa Menendez, la Messaggera del Sacro Cuore, quando scrive che la piaga del Cuore di Gesù dona valore infinito a ogni nostra offerta, come le disse Gesù stesso: «Metti tutto nella piaga del mio Cuore, al fine di dare alla tua offerta un valore infinito».
    CUORE ASSASSINO
    «Dal cuore dell’uomo vengono gli omicidi…» (Mc 7,21).
    Quale differenza! Il Cuore di Gesù si dona fino al punto di farsi squarciare dai suoi nemici. Il cuore dell’uomo, invece, è capace di arrivare all’assassinio del proprio fratello.
    Basti pensare alle violenze atroci che ogni giorno la cronaca registra con il racconto di delitti e crimini. Basti pensare, soprattutto, alle leggi assassine che legalizzano l’aborto provocando un’ecatombe giornaliera di tante creature umane innocenti.
    Ma non è tutto. Il cuore assassino non si ferma all’uomo.
    Va oltre. Vuole uccidere anche Dio. C’è riuscito sul calvario al grido assassino di «crocifiggilo, crocifiggilo» (Gv 19,6). E ci riesce ancora, profanando i Tabernacoli, calpestando le Ostie consacrate o pugnalandole, come fanno i massoni e satanisti nelle celebrazioni dei loro riti tenebrosi.
    Ma c’è ancora. Il cuore assassino continua a rivoltarsi contro Gesù con ogni peccato mortale, crocifiggendolo di nuovo crudelmente. Il cuore dell’uomo, allora, diventa il patibolo di Gesù (Eb 6,6). Questo è il tradimento dell’infame coraggio di accostarsi a ricevere Gesù Eucaristico con l’anima in peccato mortale.
    Un vecchio missionario fra le tribù dell’Oregon, una notte venne assalito da una banda di selvaggi. Il missionario fece il suo atto di contrizione e poi riuscì a parlare, ricordando a quei selvaggi il bene compiuto con tanti sacrifici quotidiani. Alla fine concluse dicendo: «Adesso, se avete sete del mio sangue, eccomi nelle vostre mani; ma colpitemi qui al cuore! – e si scoprì il petto –. Trafiggete questo cuore che vi ha amato».
    Quei barbari si trattennero, si confusero, si commossero.
    E lasciarono il missionario senza fargli alcun male.
    Noi, invece, ogni volta che commettiamo un peccato mortale, (una bestemmia, un atto impuro, una Messa festiva omessa, e ancor più una Comunione in peccato mortale), colpiamo Gesù al Cuore, senza pietà. Rinnoviamo la «fucilazione del Sacro Cuore», fatta in Spagna da un gruppo di comunisti e anarchici di Barcellona, quando con odio sacrilego scaricarono i loro fucili contro un’immagine del Cuore di Gesù.
    Che dire poi dell’odio nel cuore verso il prossimo?
    Chi potrà contare i sentimenti di rancore, di avversione o di vendetta che albergano spesso nel cuore dell’uomo?
    Eppure il cristiano sa bene che deve amare anche i nemici e pregare per i disonesti e i malvagi (Mt 5,44). «Non lasciarti vincere dal male – grida san Paolo – ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21).
    Il Cuore di Gesù voglia «trafiggere» il nostro cuore con il suo amore forte e operoso verso Dio e i fratelli.
    Proposito: Perdonare di cuore a chi ci offende o maltratta.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  7. #67
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    28 giugno 2017: Vigilia dei Santi Pietro e Paolo…



    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm
    “Vigilia dei santi apostoli Pietro e Paolo, 28 giugno.”
    “Sant'Ireneo, vescovo e martire, lo stesso giorno.”



    Sant'Ireneo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/4616-2/
    “28 giugno, Sant’Ireneo, Vescovo e Martire (Smirne, 130 – Lione, 202).

    “A Lione, in Francia, sant’Ireneo, Vescovo e Martire, il quale (come scrive san Girolamo) fu discepolo del beato Policarpo, Vescovo di Smirne, e vicino ai tempi Apostolici. Egli, avendo moltissimo combattuto colla parola e cogli scritti contro gli eretici, finalmente, nella persecuzione di Severo, con quasi tutto il popolo della sua città, fu coronato con glorioso martirio”.”



    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “28 juin : Saint Irénée, Évêque et Martyr (120-202).”
    “28 juin 767 : décès du Pape Saint Paul Ier. Saint Paul Ier, naît à Rome et succède à son frère le Pape Étienne II, dont il continue la politique.
    “28 juin 1476 : naissance de Gian Pietro Carafa, futur Pape Paul IV. C’est le 223ème pape de l’Église catholique.”
    “28 juin 1098 : victoire des Croisés lors du second siège d’Antioche.”




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    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare sant’Irenéo, Vescovo e Martire, il quale (come scrive san Girolamo) fu discepolo del beato Policàrpo, Vescovo di Smirne, e vicino ai tempi Apostolici. Egli, avendo moltissimo combattuto colla parola e cogli scritti contro gli eretici, finalmente, nella persecuzione di Sevèro, con quasi tutto il popolo della sua città, fu coronato con glorioso martirio. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Vescovo e Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant’Irenéo possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



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    “28 giugno 2017: Vigilia dei Santi Pietro e Paolo.”
    “28 giugno 2017: Sant'Ireneo da Lione, vescovo e martire.

    Pacificatore di nome e di fatto (il nome "Ireneo" in greco vuol dire pacifico e pacificatore), S. Ireneo venne presentato al papa dai cristiani della Gallia con parole di alto elogio: "Zelatore del testamento di Cristo". A Roma Ireneo fece onore al suo nome, suggerendo moderazione a papa Vittore, consigliandogli rispettosamente di non scomunicare le Chiese dell’Asia che non volevano celebrare la Pasqua nella stessa data delle altre comunità cristiane. E' l’ultimo uomo apostolico, in quanto è vissuto nell’ambiente degli apostoli; ha dato inizio alla teologia in quanto uomo della Tradizione e della Scrittura. Il suo scopo non è scientifico, ma pratico, cioè: difendere la vera dottrina contro gli eretici (gnostici) ed esporre con chiarezza la verità della fede. Dei suoi scritti ci restano intatti i cinque libri dell’Adversus haereses, in cui Ireneo appare non solo il teologo più equilibrato e penetrante dell’Incarnazione redentrice, ma anche uno dei pastori più completi, più apostolici e più cattolici che abbiano servito la Chiesa. Egli fu comunque un vero testimone della fede in un periodo di dura persecuzione; il suo campo d'azione fu molto vasto, se si tiene conto che probabilmente non esisteva nessun altro vescovo nelle Gallie e nelle terre di confine della vicina Germania. Greco, aveva appreso le lingue "barbare" per poter evangelizzare le popolazioni cèltiche.
    Dal "Trattato contro le eresie" di sant'Ireneo, vescovo.
    La gloria di Dio dà la vita; perciò coloro che vedono Dio ricevono la vita. E per questo colui che é inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e vedono. E' impossibile vivere se non si é ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all'essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà. Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere, e verranno resi immortali e divini in forza della visione di Dio. Questo, come ho detto prima, era stato rivelato dai profeti in figura, che cioé Dio sarebbe stato visto dagli uomini che portano il suo Spirito e attendono sempre la sua venuta. Così Mosé afferma nel Deuteronomio: Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo aver la vita (cfr. Dt 5, 24). Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, é invisibile e indescrivibile a tutti gli essere da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre é unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l'esistenza, come sta scritto nel vangelo: "Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito, che é nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" (Gv 1, 18). Fin dal principio dunque il Figlio é il rivelatore del Padre, perché fin dal principio é con il Padre e ha mostrato al genere umano nel tempo più opportuno le visioni profetiche, la diversità dei carismi, i ministeri e la glorificazione del Padre secondo un disegno tutto ordine e armonia. E dove c'é ordine c'é anche armonia, e dove c'é armonia c'é anche tempo giusto, e dove c'é tempo giusto c'è anche beneficio. Per questo il Verbo si é fatto dispensatore della grazia del Padre per l'utilità degli uomini, in favore dei quali ha ordinato tutta l'economia della salvezza, mostrando Dio agli uomini e presentando l'uomo a Dio. Ha salvaguardato però l'invisibilità del Padre, perché l'uomo non disprezzi Dio e abbia sempre qualcosa a cui tendere. Al tempo stesso ha reso visibile Dio agli uomini con molti interventi provvidenziali, perché l'uomo non venisse privato completamente di Dio, e cadesse così nel suo nulla, perché l'uomo vivente é gloria di Dio e vita dell'uomo é la visione di Dio. Se infatti la rivelazione di Dio attraverso il creato dà la vita a tutti gli esseri che si trovano sulla terra, molto più la rivelazione del Padre che avviene tramite il Verbo é causa di vita per coloro che vedono Dio. (Lib. IV, 20, 5-7; SC 100, 640-642. 644-648)."





    28° giorno: Cuore verginale - Cuore diviso
    http://www.stellamatutina.eu/28-gior...-cuore-diviso/
    “28° giorno: Cuore verginale – Cuore diviso
    CUORE VERGINALE.

    Il cuore verginale è il cuore tutto di Dio, esclusivamente suo. Il Cuore di Gesù è il cuore verginale per eccellenza divina: perché è il Cuore stesso di Dio.
    La verginità è sublimità e potenza d’amore intatto e totale. Un cuore vergine è un cuore tutto e solo amore.
    Non ammette divisioni né dispersione. Si dona in pienezza, perché è pienezza d’amore.
    Il Cuore di Gesù è questa pienezza d’amore verginale.
    Il Cuore di Maria è tabernacolo della verginità in cui venne formato il Cuore verginale di Gesù.
    Concepito verginalmente, nato verginalmente, Gesù è il «figlio della verginità», come disse sant’Ambrogio; e il suo Cuore è la sorgente divina dell’amore verginale.
    Per questo i cuori vergini sono quelli che Gesù scambia ben volentieri con il suo. A santa Lutgarda, a santa Veronica Giuliani, a santa Caterina da Siena, a santa Margherita M. Alocoque, è avvenuto questo fatto mistico della sostituzione del loro cuore con quello di Gesù.
    «La verginità è la dimora soave di Gesù», ha scritto san Giovanni Climaco. E Gesù stesso in una delle apparizioni disse a santa Margherita: «Voglio che il tuo cuore sia un asilo per me, dove potermi rifugiare e gioire, quando i peccatori mi perseguitano e mi cacciano da loro». Per questo tutti i Santi hanno magnificato la verginità e hanno saputo compiere anche eroismi per non perderla, come fecero, ad esempio san Benedetto, san Francesco d’Assisi, san Tommaso d’Aquino. Che dire poi delle schiere verginali di martiri che hanno preferito la morte alla perdita della verginità?
    I cuori verginali sono i prediletti del Cuore di Gesù.
    Soltanto san Giovanni evangelista, l’apostolo vergine, ebbe il privilegio di posare il capo sul Cuore di Gesù (Gv 21,20). Lo stesso san Giovanni ha scritto nell’Apocalisse la celebre visione del Paradiso dove 144 mila vergini cantano «un cantico nuovo» e «seguono l’Agnello dovunque vada» (Ap 14,14).
    L’amore dei cuori verginali risuona nei Cieli come un cantico speciale, che nessun altro cuore può cantare.
    L’unione dei cuori verginali con il Cuore di Gesù è così intima e indivisibile che Gesù per l’eternità sarà circondato da moltitudini di vergini.
    Per questo è una cosa sublime la vocazione religiosa.
    E aveva ragione santa Maria Maddalena de’ Pazzi di dire che «la vocazione religiosa è la grazia più insigne che Dio possa fare a un’anima dopo il santo Battesimo, perché se il Battesimo rende figlia di Dio, la verginità consacrata rende sposa di Dio.
    «O verginità – esclama sant’Atanasio – corona che mai appassisce, santuario dello Spirito Santo, pietra preziosa, quanti pochi ti sanno trovare!»
    Il Cuore di Gesù voglia arricchire la Chiesa di molte vocazioni alla vita verginale.
    CUORE DIVISO
    «Non tutti possono capire questa parola» (Mt 19,11), ha detto Gesù a proposito della verginità. Sono pochi e scelti i cuori vergini chiamati a realizzare l’amore sommo ed esclusivo del dono sponsale di sé a Dio. La maggior parte dei cuori, invece, realizza la totalità dell’amore a Dio dividendo il proprio cuore con quello di una creatura nel Sacramento del matrimonio. Questa è una via più difficile, ma anche per essa, nonostante il cuore «diviso» (1Cor 7,33), si può e si deve arrivare alla santificazione, ossia alla pienezza dell’amore divino.
    Basti pensare alle figure splendide di santi coniugi come sant’Enrico e santa Cunegonda, santa Bianca di Castiglia, san Luigi IX, santa Elisabetta d’Ungheria, san Tommaso Moro, i genitori di santa Teresina.
    La devozione al Cuore di Gesù nelle famiglie cristiane diventa sorgente di pace. L’ha detto Gesù stesso in una promessa: «Metterò e conserverò la pace nelle famiglie dei miei devoti». Per questo il papa san Pio X ci teneva moltissimo alla consacrazione delle famiglie al Sacro Cuore, e raccomandava che in ogni casa ci fosse un quadro del Sacro Cuore da venerare, poiché attira grazie e benedizioni: «Benedirò i luoghi dove sarà esposta e venerata l’immagine del mio Cuore».
    Introdurre il Cuore di Gesù nelle famiglie, oggi è urgente.
    Noi assistiamo sgomenti alle rovine della famiglia, alle profanazioni del matrimonio, agli sbandamenti dei figli. I cuori non sono soltanto divisi, ma in lotta fra loro nello stesso nido familiare. Nei riguardi della famiglia, del resto, oggi si comincia male e si finisce malissimo.
    Si comincia con l’educazione sessuale, molto spesso scuola di corruzione; si continua con la promiscuità e la coeducazione a tutti i livelli; si arriva alle esperienze di peccato e ai rapporti prematrimoniali; si finisce nel matrimonio già distrutti e si precipita poi nei peccati contro la vita con l’uso degli anticoncezionali, con il ricorso all’aborto.
    Che poi siano frequenti gli adulteri, le separazioni, i divorzi, che meraviglia fa? Nessuna.
    Cuori divisi da Dio e dagli uomini. Cuori corrosi dall’egoismo. Cuori animalizzati fino a nutrirsi solo di sesso. Cuori da consumismo sfruttatore. Poveri cuori degli uomini!
    Il Cuore di Gesù abbia pietà dei nostri cuori così divisi da Dio e dai fratelli!
    Proposito: Fare (o rinnovare) la consacrazione della famiglia al Sacro Cuore.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”


    28 giugno
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../28-giugno.htm
    “APOSTOLI DEL CUORE DI GESU'
    28° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittime dei peccati, abbiate pietà di noi.
    Intenzione. - Riparare: la trascuratezza dei genitori nell'educare i figli.
    APOSTOLI DEL CUORE DI GESU’

    Essere devoti del Sacro Cuore è un gran bene, ma esserne apostoli è cosa più eccellente.
    Il devoto si contenta di rendere a Gesù particolari atti di amore e di riparazione; ma l'apostolo lavora affinchè la devozione al Sacro Cuore sia conosciuta, apprezzata e praticata e mette in atto tutti quei mezzi che un ardente amore divino suggerisce.
    Gesù, per invogliare i suoi devoti a divenire veri apostoli, fece una promessa meravigliosa, quanto mai bella: « Il nome di coloro che diffonderanno questa devozione, sarà scritto nel mio Cuore e non ne verrà cancellato mai! ».
    Essere scritti nel Cuore di Gesù significa essere annoverati tra i prediletti, tra i predestinati alla gloria del Cielo; significa godere in questa vita delle carezze di Gesù e dei suoi particolari favori.
    Chi non vorrà fare il possibile per conseguire una tale promessa?
    Non si pensi che solo i Sacerdoti possano fare l'apostolato della devozione al Sacro Cuore predicando dal pulpito; ma tutti possono fare apostolato, perchè a tutti è rivolta la promessa.
    Si suggeriscono ora i modi opportuni e pratici per fare onorare il Sacro Cuore da tanti altri.
    Qualunque ambiente, qualunque tempo è adatto a quest'apostolato, purchè si sfruttino con prudenza le circostanze che la Provvidenza presenta.
    L'autore di questo libro rimase una volta edificato assai dallo zelo di un povero venditore ambulante. Andava questi in giro a vendere petrolio. Quando aveva davanti a sé un gruppetto di donne, faceva una parentesi alla vendita e parlava del Sacro Cuore, esortando a fare la Consacrazione della famiglia. Il suo dire semplice e disinteressato toccava il cuore di tante popolane e riuscì a fare attuare molte consacrazioni nei rioni più irreligiosi della città. Forse ottenne più frutti l'apostolato di questo uomo, anziché la predica di un grande oratore.
    Si fa apostolato tutte le volte che si parla del Sacro Cuore. Si raccontino le grazie che si sono ottenute per invogliare altri a ricorrere nei bisogni al Cuore di Gesù. Si diffondano pagelline e libretti del Sacro Cuore. Ci sono anime apostole, che con sacrifici e risparmi acquistano stampe e poi le regalano. Chi non potesse fare ciò si presti almeno alla diffusione, appoggiando ed aiutando l'apostolato degli altri. Si regali la pagellina del Sacro Cuore a chi viene a fare visita in casa, a coloro che frequentano il laboratorio, agli alunni ed alle alunne; si accluda nelle lettere; si faccia pervenire lontano, specie a quelle persone che ne hanno bisogno.
    Ogni mese si trovi qualche anima fredda o indifferente e si disponga bellamente a fare la Comunione del Primo Venerdì. Certe persone hanno bisogno di una parola persuasiva per avvicinarsi al Cuore di Gesù.
    Come sarebbe bello e quale gioia si darebbe al Signore, se ogni anima devota del Sacro Cuore presentasse ogni Primo Venerdì a Gesù un'altra anima
    È apostolato, come si è detto sopra, far consacrare la famiglia al Cuore di Gesù. Gli apostoli s'interessino perchè tale Consacrazione sia fatta con solennità in casa propria, nelle famiglie dei parenti e in quelle del vicinato e si convincano i prossimi sposi a consacrarsi al Sacro Cuore il giorno delle nozze.
    È pure apostolato esortare alla riparazione, specialmente organizzando gruppi di anime pie, affinchè si faccia l'Ora di Guardia il turno privato dell'Ora Santa; affinchè ci siano molte Comunioni riparatrici nei giorni in cui Gesù è più offeso; è apostolato sublime trovare « anime ostie », cioè persone che si consacrano completamente alla riparazione.
    Si può anche essere apostoli del Sacro Cuore:
    1. - Pregando affinchè si diffonda nel mondo questa devozione.
    2. - Offrendo sacrifici, il che facciano specialmente gli ammalati, con l'accettare con rassegnazione le sofferenze, allo scopo che si propaghi nel mondo la devozione al Sacro Cuore.
    In fine, si sfruttino le iniziative, che sono disseminate in questo libretto, affinché ognuno possa dire: Il mio nome è scritto nel Cuore di Gesù e non ne verrà cancellato mai!
    ESEMPIO
    Grazia ottenuta
    Una donna era afflittissima. Il marito era andato in America in cerca di lavoro. Nel primo tempo questi scriveva con regolarità e con affetto verso la famiglia; poi cessò la corrispondenza.
    Da due anni la sposa era preoccupata: Il marito sarà morto?... Si sarà dato alla vita libera?... - Tentò di avere qualche notizia, ma invano.
    Si rivolse allora al Cuore di Gesù e cominciò le Comunioni dei Primi Venerdì, supplicando Dio di farle giungere qualche buona notizia.
    Finì la serie delle nove Comunioni; nessuna nuova. Trascorsa poco più di una settimana, giunse la lettera del marito. Grande tu la gioia della sposa, ma più grande fu la meraviglia quando si accorse che la data della lettera corrispondeva al giorno, in cui essa aveva fatta l'ultima Comunione.
    La donna chiudeva i Nove Primi Venerdì e Gesù quel giorno stesso muoveva lo sposo a scrivere. Vera grazia del Sacro Cuore, che l'interessata raccontò commossa all'autore di queste pagine.
    Il narrare queste e simili grazie, è un vero apostolato che si compie, perché così le anime bisognose e afflitte si orientano verso il Cuore di Gesù.
    Fioretto. Scegliere un'opera buona da fare ogni venerdì ad onore del Sacro Cuore: o una preghiera, o un sacrificio, o un atto di carità.
    Giaculatoria. Eterno Padre, vi offro tutte le Messe che si sono celebrate e che si celebreranno, specialmente quelle di oggi!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

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    Lightbulb Re: Sacro Cuore di Gesù


    29 giugno 2017: Festa dei Santi Pietro e Paolo…





    Guéranger, L'anno liturgico - San Pietro e san Paolo, apostoli
    http://www.unavoce-ve.it/pg-29giu.htm
    “29 GIUGNO SAN PIETRO E SAN PAOLO, APOSTOLI.”



    Santi Pietro e Paolo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santi-pietro-paolo/
    “29 giugno, Santi Pietro e Paolo Apostoli.

    “A Roma il natale dei santi Apostoli Pietro e Paolo, i quali patirono nello stesso anno e nello stesso giorno, sotto Nerone Imperatore. Il primo di questi, nella medesima Città, crocifisso col capo rivolto verso la terra, e sepolto nel Vaticano presso la via Trionfale, è celebrato con venerazione di tutto il mondo; l’altro decapitato e sepolto sulla via Ostiense, e venerato con pari onore”.
    O Santi Apostoli Pietro e Paolo, io vi eleggo oggi e per sempre come miei speciali protettori ed avvocati, e mi rallegro umilmente, tanto con voi, o San Pietro principe degli Apostoli, perchè siete quella pietra su cui Iddio edificò la sua Chiesa, che con voi, o San Paolo, prescelto da Dio per vaso di elezione e predicatore della verità, e vi prego di ottenermi viva fede, speranza ferma e carità perfetta, totale distacco da me stesso, disprezzo del mondo, pazienza nelle avversità e umiltà nelle prosperità, attenzione nell’orazione, purità di cuore, retta intenzione nell’operare, diligenza nell’adempiere gli obblighi del mio stato, costanza nei proponimenti, rassegnazione al volere di Dio, e perseveranza nella divina grazia sino alla morte. E così, mediante la vostra intercessione, ed i gloriosi vostri meriti, superate le tentazioni del mondo, del demonio e della carne, sia fatto degno di venire dinanzi al cospetto del supremo ed eterno Pastore delle anime, Gesù Cristo, il quale con il Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli, per goderlo ed amarlo eternamente. Così sia.”




    Don Floriano Abrahamowicz in data odierna - 29 giugno 2017, Natale dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - festeggia i venticinque anni di sacerdozio!!!
    Auguro di cuore un felice anniversario a questo raro esemplare di coraggioso sacerdote integralmente cattolico; sabato 1 luglio e Domenica 2 Luglio 2017 sarò alla Santa Messa da lui celebrata ("non una cum", cioè di "sede vacante", ovviamente...) alla "Domus Lefebvre" a Paese (TV) e gli farò di persona gli auguri!!!
    29 giugno 1992 - 29 giugno 2017: 25 anni di sacerdozio, che Dio benedica don Floriano!!!





    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    "Giovedì 29 Giugno don Floriano celebra 25 anni di sacerdozio!!
    A causa di una festa altrove il Catechismo non avrà luogo Giovedì 29 Giugno. Qua a Paese, TV ringrazieremo e celebreremo con una Santa Messa e in seguito una grigliata domenica 2 Luglio. Josef"
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php





    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “29 juin : Saints Pierre et Paul, Apôtres.”
    “Papauté : Le faux argument du reniement de saint Pierre”
    http://ddata.over-blog.com/0/46/19/7...int-Pierre.pdf



    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...o-di-gesu.html

    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare i santi Apostoli Piétro e Pàolo, i quali patirono nello stesso anno e nello stesso giorno, sotto Neróne Imperatore. Il primo di questi, nella medesima Città, crocifisso col capo rivolto verso la terra, e sepolto nel Vaticàno presso la via Trionfale, è celebrato con venerazione di tutto il mondo; l’altro decapitato e sepolto sulla via Ostiènse, è venerato con pari onore. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questi immensi Santi, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i santi Apostoli Piétro e Pàolo possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”
    ““Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    I Santi Pietro e Paolo, fustigatori di tutti gli eretici e protagonisti di un proselitismo incessante e poderosamente fruttifero, odiati dal mondo, finalmente coronati con la gloria del martirio per la loro integrale fedeltà a Cristo.”



    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “29 giugno 2017: Festa dei Santi Pietro e Paolo (Doppio di prima classe con Ottava comune - Festa di precetto).”





    29 giugno
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../29-giugno.htm
    “GIORNO 29
    LE ISPIRAZIONI
    29° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!

    Intenzione. - Pregare per coloro che sono sull'orlo dell'inferno, prossimi a cadervi se non sono aiutati.
    LE ISPIRAZIONI
    Un'immagine sacra rappresenta Gesù sotto le sembianze di viandante, con il bastone in mano, in atto di battere ad una porta. Si è osservato che alla porta manca la maniglia.
    L'autore di tale immagine ha inteso concretizzare il detto dell'Apocalisse: Io sto alla porta e batto; se uno ascolterà la mia voce e mi aprirà la porta, io entrerò da lui (Apocalisse, III, 15).
    Nell'Invitatorio, che la Chiesa fa ripetere tutti i giorni ai Sacerdoti, all'inizio della sacra ufficiatura, è detto: Oggi, se udirete la sua voce, non vogliate indurire i vostri cuori!
    La voce di Dio, di cui si parla, è l'ispirazione divina, la quale parte da Gesù ed è diretta all'anima. La porta, che non ha la maniglia all'esterno, fa comprendere che l'anima, udita la voce divina, ha il dovere di muoversi, di aprire internamente e di far entrare Gesù.
    La voce di Dio non è sensibile, cioé non colpisce l'orecchio, ma va alla mente e scende al cuore; è voce delicata, che non può udirsi se non c'è il raccoglimento interiore; è voce amorosa e sapiente, che invita dolcemente, rispettando la libertà umana.
    Consideriamo l'essenza della divina ispirazione e la responsabilità che ne proviene a chi la riceve.
    L'ispirazione è un dono gratuito; si chiama anche grazia attuale, perchè d'ordinario è momentanea ed è data all'anima in qualche bisogno particolare; è un raggio di luce spirituale, che illumina la mente; è un invito misterioso che fa Gesù all'anima, per tirarla a sé o per disporla a maggiori grazie.
    Essendo l'ispirazione un dono di Dio, si ha il dovere di riceverla, di apprezzarla e di farla fruttare. Si rifletta su questo: Dio non spreca i suoi doni; Egli è giusto e chiederà conto di come si siano fatti fruttare i suoi talenti.
    È doloroso il dirlo, ma tanti fanno i sordi alla voce di Gesù e rendono inefficaci o inutili le sante ispirazioni. San'Agostino, pieno di sapienza, dice: Temo il Signore che passa! - volendo significare che se Gesù batte oggi, batte domani alla porta del cuore, e si resiste e non gli si apre la porta, potrebbe allontanarsi e non ritornare più.
    È necessario dunque ascoltare la buona ispirazione e metterla in pratica, rendendo in tal modo efficace la grazia attuale che Dio dà.
    Quando si ha un buon pensiero da attuare e questo ritorna con insistenza alla mente, ci si regoli così: Si preghi, affinché Gesù dia la luce necessaria; si rifletta seriamente se e come mettere in atto ciò che Dio ispira; nel caso dubbio, si chieda il parere al Confessore o al Direttore Spirituale.
    Le ispirazioni più importanti potrebbero essere:
    Consacrarsi al Signore, lasciando la vita secolare.
    Fare il voto di verginità.
    Offrirsi a Gesù come « anima ostia » o vittima riparatrice.
    Dedicarsi all'apostolato. Troncare un'occasione di peccato. Riprendere la meditazione quotidiana, ecc...
    Chi sente, e da tempo, qualcuna delle suddette ispirazioni, ascolti la voce di Gesù e non induri il suo cuore.
    Il Sacro Cuore fa udire con frequenza la sua voce ai suoi devoti, o durante una predica o una pia lettura, o mentre sono in preghiera, specialmente durante la Messa e nel tempo della Comunione, o mentre sono nella solitudine e nel raccoglimento interiore.
    Una sola ispirazione, assecondata con prontezza e generosità, potrebbe essere il principio di una vita santa o di una vera rinascita spirituale, mentre un'ispirazione resa vana potrebbe rompere la catena di tante altre grazie che Dio vorrebbe elargire.
    ESEMPIO
    Idea geniale
    La signora De Franchis, da Palermo, ebbe una buona ispirazione: A casa mia c'è il necessario ed anche il più. Quanti invece mancano di pane! È doveroso aiutare qualche povero, anche giornalmente. Questa ispirazione fu messa in pratica. All'ora di pranzo la signora pose un piatto al centro della tavola; poi disse ai figli: A pranzo e a cena noi penseremo ogni giorno a qualche povero. Ognuno si privi di qualche boccone di minestra o di pietanza e lo metta in questo piatto. Sarà il boccone del povero. Gesù gradirà la nostra mortificazione e l'atto di carità. -
    Tutti furono contenti dell'iniziativa. Ogni giorno, dopo il pasto, entrava un povero e veniva servito con delicata premura.
    Una volta un giovane Sacerdote, trovandosi nella famiglia De Franchis, a vedere con quanto amore preparavano il piatto per il povero, rimase gradevolmente sorpreso di quel nobile atto di carità. Fu un'ispirazione per il suo cuore ardente di Sacerdote: Se in ogni famiglia nobile o benestante si preparasse un piatto per un bisognoso, migliaia di poveri potrebbero sfamarsi in, questa città! -
    Il buon pensiero, che Gesù ispirò, fu efficace. Il fervoroso ministro di Dio cominciò a propagare l'iniziativa e giunse a fondare un Ordine Religioso: « Il Boccone del Povero » con i due rami, maschile e femminile.
    Quanto bene in un secolo si è compiuto e quanto se ne compirà dai membri di questa Famiglia Religiosa!
    Quel Sacerdote al presente è Servo di Dio ed è inoltrata la sua Causa di Beatificazione e di Canonizzazione.
    Se Padre Giacomo Gusmano non fosse stato docile alla divina ispirazione, non avremmo nella Chiesa la Congregazione del « Boccone del Povero ».
    Fioretto. Ascoltare le buone ispirazioni e metterle in pratica.
    Giaculatoria. Parla, o Signore, che io ti ascolto!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”



    29° giorno: Cuore sacerdotale - Cuore profano
    http://www.stellamatutina.eu/29-gior...cuore-profano/
    “29° giorno: Cuore sacerdotale – Cuore profano
    CUORE SACERDOTALE

    Il Cuore di Gesù è il cuore sacerdotale per eminenza.
    In esso è la sorgente infinita del Sacerdozio. Nessun cuore può essere sacerdotale se non partecipando alla pienezza del Sacerdozio racchiusa nel Cuore di Gesù.
    Il cuore sacerdotale è il cuore consacrato «a vantaggio degli uomini in tutte le cose di Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati…» (Eb 5,1-2).
    Il Cuore di Gesù è stato l’altare e la vittima sublime per la gloria di Dio e per la salvezza degli uomini. Tutto l’amore per il Padre, tutto l’amore per noi, Gesù lo brucia sull’altare del suo adorabile Cuore. Tutto il dolore per le offese a Dio, tutto il dolore per le rovine delle anime, Gesù lo soffre nel suo adorabile Cuore. Tutte le offerte di riparazione a Dio e di espiazione per gli uomini, Gesù le trasforma in offerta sacerdotale di adorazione, lode, riparazione, propiziazione.
    Cuore sacerdotale di Gesù, riempi i cuori dei tuoi Sacerdoti e fa che ti amino, per meritare anche il frutto particolare della tua promessa: «Ai sacerdoti darò il dono di commuovere i cuori più induriti».
    Ogni vocazione sacerdotale ha la sua radice nel Cuore di Gesù. Nessuno può diventare Sacerdote se non viene scelto e chiamato da Gesù: «Io ho scelto voi» (Gv 15,16). E deve essere grande l’amore del Cuore di Gesù verso i Sacerdoti, se la sera del Giovedì santo, nell’ultima Cena, allorché Egli istituì il Sacerdozio sacramentale, uscì in questa esclamazione: «Ho desiderato ardentemente fare questa Pasqua con voi, prima di soffrire» (Lc 22,15). Ed è per questo che il suo lamento più doloroso a santa Margherita fu quello riguardante i sacerdoti: «Quel che più mi è penoso, è di vedermi trattato così da cuori a me consacrati».
    I Sacerdoti sono i prediletti del Cuore di Gesù, sono la porzione più preziosa del suo amore, sono i suoi ministri, i suoi amici, i suoi intimi. Beato chi è chiamato e chi corrisponde a questa scelta d’amore così personale!
    Purtroppo anche in questo «molti sono i chiamati, pochi gli eletti» (Mt 20,16). Se san Giovanni Bosco dice che Dio chiama al Sacerdozio uno su tre ragazzi, è ben triste sapere che la corrispondenza a questa chiamata eccezionale è molto, molto scarsa, e sta calando ancora in modo pauroso, perché la maggior parte dei giovani corrono appresso alle chimere del mondo e vivono incatenati agli istinti più vergognosi della carne.
    Cuore di Gesù, salva e santifica i tuoi Sacerdoti!
    CUORE PROFANO
    «Voi siete stirpe eletta, regale sacerdozio» (1Pt 2,9).
    La Chiesa è formata di cristiani che costituiscono un popolo sacerdotale. Se il Sacerdozio fa volgere l’anima a Dio, per offrirgli «doni e sacrifici per i peccati» (Eb 5,1-2), un popolo sacerdotale è un popolo che è in comunione con Dio e fa ogni giorno le sue offerte a Dio in modo spirituale.
    Un popolo sacerdotale è soprattutto un popolo che prega, che sta volentieri presso l’altare di Dio, che teme e ama Dio, che ha il senso del sacro, che orienta e trasporta tutto verso Dio: «Sia che mangiate, sia che beviate, o facciate qualunque cosa, fate tutto per la gloria di Dio» (1Cor 10,31).
    Se invece il cuore di un uomo è alieno dal rapporto con Dio, se è vuoto di richiami e aspirazioni a Dio, e non si trova affatto a suo agio nella preghiera, mentre è gonfio di interessi e di tensioni terrestri, questo cuore è tutt’altro che sacerdotale. È solo un cuore profano.
    Il cuore profano è il cuore che non sente pressoché mai il bisogno di pregare, debole di fede, più debole ancora di fronte alla seduzione del peccato, che gli fa distruggere l’amicizia di Dio con la perdita della grazia divina.
    Esso trova i suoi gusti solo nelle passioni per le creature, per lo sport e la politica, per la moda e le canzoni, per i soldi e i successi. Povero cuore pieno di fatuità!
    E magari arriva a illudersi di essere religioso perché nel momento del bisogno si rivolge a Dio per rimedio ai guai.
    «Non è così che dovete fare, se volete guarire» – diceva il santo Curato d’Ars a un giovane epilettico molto debole nella fede e nella morale.
    Ad una pia signora che era andata da lui in pellegrinaggio per ottenere la guarigione di un parente, il santo Curato d’Ars disse: «Fate una novena di preghiera. Ma non so se il Signore vi ascolterà, perché in quella casa laggiù c’è tanta religione quanta in una scuderia di cavalli». E il giovane morì.
    Proprio così. In tanti cuori di cristiani c’è tanta religione e fedeltà a Dio quanto in una «scuderia di cavalli».
    Altro che cuori sacerdotali! Sono cuori profani, pieni solo di «carne e sangue» (Mt 16,17).
    Se il nostro cuore ha 22 miliardi di cellule, con circa 100.000 battiti al giorno, e 40 milioni all’anno, quante di queste cellule e di questi battiti noi consacriamo ogni giorno a Gesù? Molto pochi, o forse neppure uno?
    Esaminiamoci. Pensiamo a tutti i battiti del cuore che sciupiamo dietro le passioni di cui siamo schiavi: lo sport, il sesso, il denaro, lo studio, la politica, gli spettacoli, i divertimenti…, e capiremo come siamo lontani da una santa Teresina che non voleva perdere «neppure un atomo» del suo cuore senza darlo a Gesù.
    Così sia il nostro cuore. Proteso verso il cielo. Pieno solo di Gesù, come ci dice san Paolo: «Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori» (Ef 3,17).
    Proposito: Pregare molto il Sacro Cuore perché voglia donarci santi Sacerdoti.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”





    Guéranger, L'anno liturgico - San Pietro e san Paolo, apostoli
    http://www.unavoce-ve.it/pg-29giu.htm
    “29 GIUGNO SAN PIETRO E SAN PAOLO, APOSTOLI.

    La risposta dell'amore.
    "Simone, figlio di Giona, mi ami tu?". Ecco l'ora in cui si fa sentire la risposta che il Figlio dell'Uomo esigeva dal pescatore di Galilea. Pietro non teme la triplice domanda del Signore. Dalla notte in cui il gallo fu meno pronto a cantare che non il primo fra gli Apostoli a rinnegare il suo Maestro, lacrime senza fine hanno segnato due solchi sulle sue guance; ma è spuntato il giorno in cui cesseranno i pianti. Dal patibolo sul quale l'umile discepolo ha voluto essere inchiodato con il capo in giù, il suo cuore traboccante ripete infine senza timore la protesta che, dalla scena sulle rive del lago di Tiberiade, ha silenziosamente consumato la sua vita: "Sì, o Signore, tu sai che io ti amo!" (Gv 21,17).
    L'amore, segno del nuovo sacerdozio.
    L'amore è il segno che distingue dal ministero della legge di servitù il sacerdozio dei tempi nuovi. Impotente, immerso nel timore, il sacerdote ebreo non sapeva far altro che irrorare l'altare figurativo del sangue di vittime che sostituivano lui stesso. Sacerdote e vittima insieme, Gesù chiede di più a coloro che chiama a partecipare alla prerogativa che lo fa pontefice in eterno secondo l'ordine di Melchisedech (Sal 109,4). "Non vi chiamerò più servi, perché il servo non sa quel che fa il padrone. Ma vi ho chiamati amici perché vi ho comunicato tutto quello che ho udito dal Padre mio (Gv 15,15). "Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. Perseverate nell'amor mio" (ivi, 9).
    Ora, per il sacerdote ammesso in tal modo nella comunità del Pontefice eterno, l'amore è completo solo se si estende all'umanità riscattata nel grande Sacrificio. E, si noti bene: in ciò vi è per lui qualcosa di più dell'obbligo comune a tutti i cristiani di amarsi a vicenda come membra di uno stesso Capo; poiché, con il suo sacerdozio, egli fa parte del Capo, e per questo motivo la carità deve prendere in lui qualcosa del carattere e delle profondità dell'amore che questo Capo ha per le sue membra. Che cosa accadrebbe se, al potere che possiede di immolare Cristo stesso, al dovere di offrirsi insieme con lui nel segreto dei Misteri, la pienezza del pontificato venisse ad aggiungere la missione pubblica di dare alla Chiesa l'appoggio di cui ha bisogno, la fecondità che lo Sposo celeste si aspetta da essa? È allora che, secondo la dottrina espressa fin dalle più remote antichità dai Papi, dai Concili e dai Padri, lo Spirito Santo lo rende atto alla sua sublime missione identificando completamente il suo amore a quello dello Sposo di cui soddisfa gli obblighi e di cui esercita i diritti.
    L'amore di san Pietro.
    Affidando a Simone figlio di Giona l'umanità rigenerata, la prima cura dell'Uomo-Dio era stata quella di assicurarsi che egli sarebbe stato veramente il vicario del suo amore (Sant'Ambrogio, Comm. su san Luca, 10); che, avendo ricevuto più degli altri, avrebbe amato più di tutti (Lc 7,47; Gv 21,15); che, erede dell'amore di Gesù per i suoi che erano nel mondo li avrebbe amati al pari di lui sino alla fine (Gv 13,1). Per questo la costituzione di Pietro al vertice della sacra gerarchia, concorda nel Vangelo con l'annuncio del suo martirio (ivi 21,18): pontefice supremo, doveva seguire fino alla Croce il supremo gerarca (ivi 19,22).
    Ora, la santità della creatura, e nello stesso tempo la gloria del Dio creatore e salvatore, non trovano la loro piena espressione che nel Sacrificio che abbraccia pastore e gregge in uno stesso olocausto.
    Per questo fine supremo di ogni pontificato e di ogni gerarchia, dall'Ascensione di Gesù in poi Pietro aveva percorso la terra. A Joppe, quando era ancora agli inizi del suo itinerario apostolico, una misteriosa fame si era impadronita di lui: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia", aveva detto lo Spirito; e, nello stesso tempo, una visione simbolica presentava riuniti ai suoi occhi gli animali della terra e gli uccelli del cielo (At 10,9-16). Era la gentilità che egli doveva congiungere, alla tavola del divino banchetto, ai resti d'Israele. Vicario del Verbo, condivideva la sua immensa fame; la sua carità, come un fuoco divoratore, si sarebbe assimilati i popoli; realizzando il suo attributo di capo, sarebbe venuto il giorno i cui, vero capo del mondo, avrebbe fatto di quella umanità offerta in preda alla sua avidità il corpo di Cristo nella sua stessa persona. Allora, nuovo Isacco, o piuttosto vero Cristo, avrebbe visto anche lui innalzarsi davanti a sé il monte dove Dio guarda, aspettando l'offerta (Gen 22,14).
    Il martirio di san Pietro.
    Guardiamo anche noi, poiché quel futuro è divenuto presente, e, come nel grande Venerdì, prendiamo anche noi parte allo spogliamento che si annuncia. Parte beata, tutta di trionfo: qui almeno, il deicidio non unisce la sua lugubre nota all'omaggio del mondo e il profumo d'immolazione che già si eleva dalla terra riempie i cieli della sua soave letizia. Divinizzata dalla virtù dell'adorabile ostia del Calvario, si direbbe infatti che la terra oggi basti a se stessa. Semplice figlio di Adamo per natura, e tuttavia vero pontefice supremo, Pietro avanza portando il mondo: il suo sacrificio completerà quello dell'Uomo-Dio che lo investì della sua grandezza (Col 1,24); inseparabile dal suo capo visibile, anche la Chiesa lo riveste della sua gloria (1Cor 11,7). Per il potere di quella nuova croce che si eleva, Roma oggi diventa la città santa. Mentre Sion rimane maledetta per avere una volta crocifisso il suo Salvatore, Roma avrà un bel rigettare l'Uomo-Dio, versarne il sangue nella persona dei suoi martiri, nessun delitto di Roma potrà prevalere contro il grande fatto che si pone in quest'ora: la croce di Pietro le ha delegato tutti i diritti di quella di Gesù, lasciando ai Giudei la maledizione; essa ora diventa la Gerusalemme.
    Il martirio di san Paolo.
    Essendo dunque tale il significato di questo giorno, non ci si stupirà che l'eterna Sapienza abbia voluto renderlo ancora più sublime, unendo l'immolazione dell'apostolo Paolo al Sacrificio di Simon Pietro. Più di ogni altro, Paolo aveva portato avanti, con le sue predicazioni, l'edificazione del corpo di Cristo (Ef 4,12); se oggi la santa Chiesa è giunta a quel pieno sviluppo che le consente di offrirsi nel suo capo come un'ostia di soavissimo odore, chi meglio di lui potrebbe dunque meritare di completare l'offerta? (Col 1,24; 2Cor 12,15). Essendo giunta l'età perfetta della Sposa (Ef 4,13), anche la sua opera è terminata (2Cor 11,2). Inseparabile da Pietro nelle sue fatiche in ragione della fede e dell'amore, lo accompagna parimenti nella morte (Antifona dell'Ufficio); entrambi lasciano la terra nel gaudio delle nozze divine sigillate con il sangue, e salgono insieme all'eterna dimora dove l'unione è perfetta (2Cor 5).
    VITA DI SAN PIETRO - Dopo la Pentecoste, san Pietro organizzò con gli altri Apostoli la chiesa di Gerusalemme, quindi le chiese di Giudea e di Samaria, e infine ricevette nella Chiesa il centurione Cornelio, il primo pagano convertito. Sfuggito miracolosamente alla morte che gli riservava il re Erode Agrippa, lasciò la Palestina e si recò a Roma dove fondò, forse fin dall'anno 42, la Chiesa che doveva essere il centro della Cattolicità. Da Roma intraprese parecchi viaggi apostolici. Verso il 50 è a Gerusalemme per il Concilio che decretò l'ammissione dei Gentili convertiti nella Chiesa, senza obbligarli alle osservanze della legge mosaica. Passò ad Antiochia, nel Ponto, in Galazia, in Cappadocia, in Bitinia e nella provincia dell'Asia. Avendo un incendio distrutto la città di Roma nel 64, si accusarono i cristiani di essere gli autori della catastrofe e Nerone li fece arrestare in massa. Parecchie centinaia, forse anche parecchie migliaia furono condannati a morte mediante vari supplizi: alcuni furono crocifissi, altri bruciati vivi, altri dati in pasto alle belve nell'anfiteatro, altri infine decapitati. San Pietro, dapprima incarcerato secondo una antica tradizione nel carcere Mamertino, fu crocifisso con la testa in giù, negli orti di Nerone, sul colle Vaticano. Qui fu seppellito. La data esatta del suo supplizio è il 29 giugno del 67.
    La festa del 29 giugno.
    Dopo le grandi solennità dell'Anno Liturgico e la festa di san Giovanni Battista, non ve n'è alcun'altra più antica o più universale nella Chiesa di quella dei due Principi degli Apostoli. Molto presto Roma celebrò il loro trionfo nella data stessa del 29 giugno che li vide elevarsi dalla terra al cielo. La sua usanza prevalse subito su quella di alcune regioni, dove si era dapprima deciso di fissare la festa degli Apostoli agli ultimi giorni di dicembre. Certamente, era un nobile pensiero quello di presentare i padri del popolo cristiano al seguito dell'Emmanuele nel suo ingresso nel mondo. Ma come abbiamo visto, gli insegnamenti di questo giorno hanno, per se stessi, una importanza preponderante nell'economia del dogma cristiano; essi formano il complemento dell'intera opera del Figlio di Dio; la croce di Pietro costituisce la Chiesa nella sua stabilità, e assegna al divino Spirito l'immutabile centro delle sue operazioni. Roma era dunque ben ispirata quando, riservando al discepolo prediletto l'onore di vegliare per i suoi fratelli presso la culla del Dio-Bambino, conservava la solenne commemorazione dei Principi dell'apostolato nel giorno scelto da Dio per porre termine alle loro fatiche e coronare, insieme con la loro vita, l'intero ciclo dei misteri.
    Il ricordo dei dodici Apostoli.
    Ma era giusto non dimenticare, in un giorno così solenne, quegli altri messaggeri del padre di famiglia che irrorarono anch'essi dei loro sudori e del loro sangue tutte le strade del mondo, per accelerare il trionfo e radunare gli invitati del banchetto nuziale (Mt 22,8-10). Grazie appunto ad essi, la legge di grazia è ora definitivamente promulgata in mezzo alle genti e la buona novella ha risuonato in tutte le lingue e su tutte le sponde (Sal 18,4-5). Cosicché la festa di san Pietro, particolarmente completata dal ricordo di Paolo che gli fu compagno nella morte, fu tuttavia considerata, fin dai tempi più remoti, come quella dell'intero Collegio Apostolico. Non si sarebbe potuto pensare, nei primi tempi di poter separare dal glorioso capo alcuno di quelli che il Signore aveva riavvicinati così intimamente, nella solidarietà della comune opera. In seguito tuttavia furono consacrate successivamente particolari solennità a ciascuno di essi, e la festa del 29 giugno rimase attribuita più esclusivamente ai due principi il cui martirio aveva reso illustre questo giorno. Avvenne anche presto che la Chiesa romana, non credendo di poterli onorare convenientemente entrambi in uno stesso giorno, rimandò all'indomani la lode più esplicita del Dottore delle genti.
    MESSA
    EPISTOLA (At 12,1-11). - In quei giorni, il re Erode mise mano a maltrattare alcuni della Chiesa. Fece morir di spada Giacomo, fratello di Giovanni; e, vedendo che ciò era accetto ai Giudei, fece arrestare anche Pietro. Erano i giorni degli azzimi. E, presolo, lo mise in prigione, dandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, volendo dopo la Pasqua presentarlo al popolo. Pietro adunque era custodito nella prigione, ma dalla Chiesa si faceva continua orazione per lui. Or quando Erode stava per presentarlo al popolo, proprio la notte avanti, Pietro dormiva in mezzo a due soldati, stretto con doppia catena, e le sentinelle, alla porta, custodivano il carcere. Ed ecco presentarsi l'Angelo del Signore, e splendere una luce nella cella. E l'Angelo, percosso il fianco di Pietro, lo svegliò dicendo: Presto, levati. E le catene gli caddero dalle mani. L'Angelo gli disse: Cingiti e legati i sandali. E lo fece. E gli aggiunse: Buttati addosso il mantello e seguimi. E Pietro, uscendo, lo seguiva, e non sapeva essere realtà quel che era fatto dall'Angelo, ma credeva di vedere una visione. E passata la prima e la seconda sentinella, giunsero alla porta di ferro che mette in città, la quale si aprì loro da se medesima. E usciti fuori, si inoltrarono per una strada e d'improvviso l'Angelo sparì da lui. Pietro allora, rientrato in sé, disse: Or veramente riconosco che il Signore ha mandato il suo Angelo e m'ha liberato dalle mani di Erode e dall'attesa del popolo dei Giudei.
    La partenza verso Roma.
    È difficile tornare con maggior insistenza di quanto faccia la Liturgia di questo giorno sull'episodio della prigionia di san Pietro a Gerusalemme. Parecchie Antifone e tutti i Capitoli dell'Ufficio sono tratti da esso; l'Introito lo cantava or ora; ed ecco che l'Epistola ci offre nella sua integrità il racconto che sembra interessare in modo tanto particolare oggi la Chiesa di Dio. Il segreto di tale preferenza è facile a scoprirsi. Questa festa è quella in cui la morte di Pietro conferma la Chiesa nelle sue auguste prerogative di Regina, di Madre e di Sposa; ma quale fu il punto di partenza di tali grandezze, se non il momento solenne fra tutti, in cui il Vicario dell'Uomo-Dio, scuotendo su Gerusalemme la polvere dei suoi calzari (Lc 10,11), volse la faccia verso l'Occidente, e trasferì in Roma i diritti della sinagoga ripudiata? Ora è appunto nell'uscire dalla prigione di Erode, che questo sublime episodio ebbe luogo. E uscendo dalla città se ne andò - dicono gli Atti - in un altro luogo (At 12,17). Questo altro luogo, secondo la testimonianza della storia e di tutta la tradizione, era la città chiamata a diventare la nuova Sion; era Roma, dove qualche settimana dopo giungeva Simon Pietro. Cosicché, riprendendo le parole dell'angelo in uno dei Responsori dell'Ufficio del Mattutino, la gentilità cantava questa notte: "Alzati, Pietro, e indossa i tuoi vestiti: cingiti di forza, per salvare le genti; poiché le catene sono cadute dalle tue mani".
    Il sonno di Pietro.
    Come un giorno Gesù nella barca vicina ad affondare, Pietro dormiva tranquillamente alla vigilia del giorno in cui doveva morire. La tempesta, i pericoli d'ogni sorta, non saranno risparmiati nel corso dei secoli ai successori di Pietro. Ma non si vedrà più, sulla barca della Chiesa, il panico che si era impadronito dei compagni del Signore nel battello sollevato dall'uragano. Mancava allora ai discepoli la fede, ed era appunto la sua assenza a cagionare il loro spavento (Mc 4,40). Ma dalla discesa dello Spirito divino, quella fede preziosa da cui derivano tutti i doni non può far difetto alla Chiesa. Essa dà ai capi la serenità del Maestro; mantiene nel cuore del popolo fedele la preghiera ininterrotta, la cui umile fiducia vince silenziosamente il mondo, gli elementi e Dio stesso. Se accade che la barca di Pietro rasenti qualche abisso e il pilota sembri addormentato, la Chiesa non imiterà i discepoli nella tempesta del lago di Genezareth. Non si farà giudice del tempo e dei metodi della Provvidenza, né crederà lecito riprendere colui che deve vegliare per noi: ricordando che, per sciogliere senza tumulto le situazioni più difficili, possiede un mezzo migliore e più sicuro; non ignorando che, se non fa difetto l'intercessione, l'angelo del Signore verrà lui stesso a tempo opportuno a ridestare Pietro e a spezzare le sue catene.
    Potere della preghiera.
    Oh, come le poche anime che sanno pregare sono più potenti, nella loro ignorata semplicità, della politica e dei soldati di tutti gli Erodi del mondo! La piccola comunità raccolta nella casa di Maria, madre di Marco (At 12,12) era ben poco numerosa; ma da essa giorno e notte s'innalzava la preghiera. Fortunatamente, non vi si conosceva il fatale naturalismo che, sotto lo specioso pretesto di non tentare Dio, rifiuta di chiedergli l'impossibile quando sono in gioco gli interessi della sua Chiesa. Certo, le precauzioni di Erode Agrippa per non lasciar sfuggire il suo prigioniero facevano onore alla sua prudenza, e certo la Chiesa chiedeva l'impossibile esigendo la liberazione di Pietro: tanto è vero che quelli stessi che allora pregavano, una volta esauditi non riuscivano a credere ai propri occhi. Ma la loro forza era stata appunto quella di sperare contro ogni speranza (Rm 4,18) ciò che essi stessi consideravano come follia (At 12,14-15), di sottomettere nella loro preghiera il giudizio della ragione alle sole vedute della fede.
    VANGELO (Mt 16,13-19). - In quei giorni: Venuto Gesù nelle parti di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: La gente che dice mai che sia il Figlio dell'uomo? Ed essi risposero: Chi Giovanni Battista; chi Elia; chi Geremia, od uno dei profeti. Dice loro Gesù: Ma voi chi dite ch'io sia? Rispondendo Simon Pietro disse: Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente. E Gesù gli replicò: Te beato, o Simone, figlio di Giona, perché non la carne né il sangue te l'ha rivelato; ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno mai prevarranno contro di lei. E a te darò le chiavi del regno dei cieli: e qualunque cosa avrai legata sulla terra, sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli.
    Confessione di san Pietro.
    La grata letizia porta Roma a ricordare l'istante beato in cui, per la prima volta, lo Sposo fu salutato col suo divino appellativo dall'umanità: Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo! L'amore e la fede costituiscono in questo momento Pietro suprema e antichissima sommità dei teologi, come lo chiama san Dionigi nel libro dei Nomi divini. Per primo, infatti, nell'ordine del tempo come per la pienezza del dogma egli risolse il problema la cui formula senza soluzione era stato il supremo sforzo della teologia dei secoli profetici.
    Dignità di san Pietro.
    Sei tu dunque, o Pietro, più sapiente di Salomone? E quanto lo Spirito Santo dichiarava al di sopra di ogni scienza, potrà essere il segreto di un povero pescatore? È così. Nessuno conosce il Figlio se non il Padre (Mt 11,27); ma il Padre stesso ha rivelato a Simone il mistero del Figlio, e le parole che ne fanno fede non sono soggette a critica. Esse infatti non sono una giunta menzognera ai dogmi divini: oracolo dei cieli che passa attraverso una bocca umana, elevano il loro beato interprete al disopra della carne e del sangue. Al pari di Cristo di cui per esse diviene Vicario, egli avrà come unica missione di essere un'eco fedele del cielo quaggiù (Gv 15,15), dando agli uomini ciò che riceve (ivi 17,18): le parole del padre (ivi 14). È tutto il mistero della Chiesa, della terra e del cielo insieme, contro la quale l'inferno non prevarrà.
    Il fondamento della Chiesa.
    O Pietro, noi salutiamo la gloriosa tomba in cui sei disceso! Soprattutto a noi, infatti, figli di quell'Occidente che tu hai voluto scegliere, spetta celebrare nell'amore e nella fede le glorie di questo giorno. È su te che dobbiamo costruire, poiché vogliamo essere gli abitanti della città santa. Seguiremo il consiglio del Signore (Mt 7,24-27), costruendo sulla roccia le nostre case di quaggiù, perché resistano alla tempesta e possano diventare una dimora eterna. O come più viva è la nostra riconoscenza per te, che ti degni di sostenerci così, in questo secolo insensato che, pretendendo di costruire nuovamente l'edificio sociale, volle stabilirlo sulla mobile sabbia delle opinioni umane, e che ha saputo moltiplicare soltanto i crolli e le rovine! La pietra che i moderni architetti hanno rigettata, è forse meno perciò la pietra angolare? E la sua virtù non appare forse appunto nel fatto che, rigettandola, è contro di essa che urtano e s'infrangono? (1Pt 2,6-8).
    Devozione verso san Pietro.
    Ora dunque che l'eterna Sapienza eleva su di te, o Pietro, la sua casa, dove potremmo trovarla altrove? Da parte di Gesù risalito al cielo, non sei forse tu che possiedi ormai le parole di vita eterna? (Gv 6,69). La nostra religione, il nostro amore verso l'Emmanuele sono quindi incompleti, se non arrivano fino a te. E avendo tu stesso raggiunto il Figlio dell'uomo alla destra del Padre, il culto che ti rendiamo per le tue divine prerogative si estende al Pontefice tuo successore, nel quale continui a vivere mediante esse: culto reale che si rivolge a Cristo nel suo Vicario e che, pertanto, non potrebbe accontentarsi della troppo sottile distinzione fra la Sede di Pietro e colui che la occupa. Nel Romano Pontefice tu sei sempre, o Pietro, l'unico pastore e il sostegno del mondo. Se il Signore ha detto: "Nessuno va al Padre se non per me" (ivi 14,6), sappiamo pure che nessuno arriva al Signore se non per tuo mezzo. Come potrebbero i diritti del Figlio di Dio, pastore e vescovo delle anime nostre (1Pt 2,25), subire un detrimento in questi omaggi della terra riconoscente? Non possiamo celebrare le tue grandezze senza che, subito facendoci fissare i pensieri in Colui del quale sei come il segno sensibile, come un augusto sacramento, tu non ci dica, come dicesti ai padri nostri, mediante l'iscrizione posta sulla tua antica statua: Contemplate il Dio Verbo, la pietra divinamente tagliata nell'oro, sulla quale stabilito, io non sono crollato.
    PREGHIAMO
    O Dio, che hai santificato questo giorno col martirio degli apostoli Pietro e Paolo, concedi alla tua Chiesa di seguire in tutto l'insegnamento di questi due fondatori della nostra religione.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 798-807.”





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  9. #69
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    Lightbulb Re: Sacro Cuore di Gesù

    30 giugno 2017: trentesimo ed ultimo giorno di giugno, mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù…



    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm
    “Commemorazione di san Paolo apostolo, 30 giugno.”



    Commemorazione San Paolo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/commemorazione-san-paolo/
    “30 giugno, Commemorazione di San Paolo Apostolo.

    O glorioso san Pietro che aveste in Gesù Cristo una fede così viva da confessare per primo che egli era Figliuolo di Dio vivo, che amaste tanto ardentemente Gesù Cristo da protestarvi pronto a soffrire per lui la prigione e la morte; che in premio della vostra fede, della vostra umiltà e del vostro amore foste da Gesù Cristo destinato ad essere il principe degli apostoli, otteneteci, vi preghiamo, che anche noi ci convertiamo prontamente al Signore ogni qualvolta ci lasciamo tradire dalla nostra debolezza e non cessiamo di piangere sino alla morte i peccati da noi commessi; otteneteci di amare il Divin Maestro in modo da essere pronti a dare il sangue e la vita per la sua fede nonché a soffrire qualunque sventura piacerà a Lui di mandarci per mettere alla prova la nostra fedeltà. Così sia.”



    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “30 Juin : Saint Paul, Apôtre des Gentils.”
    “30 juin 1073 : élection du Pape Saint Grégoire VII.”



    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare santa Lucina, discepola degli Apostoli, la quale, provvedendo colle sue sostanze alle necessità dei Santi, visitava i Cristiani chiusi in carcere, e attendeva a seppellire i Martiri, presso i quali anch’essa, in una cripta da lei fabbricata, fu sepolta. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questa santa discepola, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, santa Lucina possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



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    Edizioni Radio Spada - Home
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    “30 giugno 2017: ottava del Sacro Cuore.”
    “30 giugno 2017: Memoria di San Pietro, principe degli Apostoli.”
    “30 giugno 2017: Commemorazione di San Paolo apostolo.”






    30° giorno: Cuore eucaristico - Cuore ingrato
    http://www.stellamatutina.eu/30-gior...cuore-ingrato/
    “30° giorno: Cuore eucaristico – Cuore ingrato
    CUORE EUCARISTICO

    Il Cuore di Gesù vivo e palpitante è una realtà in mezzo a noi. Se vogliamo stare fisicamente accanto al Cuore di Gesù, basta che ci accostiamo e sostiamo presso il Tabernacolo eucaristico. Santa Gemma Galgani sentiva così viva questa vicinanza, che a volte, accostandosi troppo all’altare, per l’ardore che provava, le si bruciavano gli indumenti dalla parte del cuore!
    Se poi vogliamo avere il Cuore di Gesù presente fisicamente nel nostro stesso cuore, basta che ci accostiamo al Sacramento dell’Eucaristia ricevendo la Comunione.
    «Nella Santa Comunione – scriveva il beato Contardo Ferrini – Gesù si incarna nel nostro cuore». Nella Comunione avviene la fusione dei due cuori: il Cuore di Gesù nel cuore dell’uomo, e viceversa. «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui» (Gv 6,57). Sulla terra non c’è cosa più grande e sublime di questa fusione d’amore fra Gesù e la creatura.
    In particolare possiamo dire che l’Eucaristia è tutto il Cuore di Gesù, è solo il Cuore di Gesù. Questa non è un’affermazione esagerata, ma è una meravigliosa scoperta che ci è venuta, recentemente, dalle analisi fatte sull’Ostia trasformata miracolosamente in carne e conservata nel Santuario Eucaristico di Lanciano. I risultati delle analisi ci fanno sapere che quella carne è viva, e appartiene alla carne del cuore !
    Eucaristia e Cuore di Gesù: sono una cosa sola.
    Per questo il Sacro Cuore appariva a santa Margherita quasi sempre dal Tabernacolo. Per questo, di frequente, sulle porticine dei Tabernacoli, viene disegnato il Cuore di Gesù. Per questo la devozione è inseparabile dall’Eucaristia, e porta alla Comunione, come è richiesto dalla pratica dei nove primi venerdì del mese. Per questo san Carlo da Sezze, fermatosi in una chiesa ad adorare Gesù Eucaristico, ebbe il cuore trafitto da un dardo d’amore che partì dall’Ostia santa durante l’Elevazione nella Santa Messa.
    Che meraviglia per noi poveri uomini avere l’Eucaristia!
    A rifletterci solo poco, parrebbe impossibile e incredibile.
    Come mai il Verbo Incarnato se ne sta in poco pane, chiuso in una piccola prigione? «Signore – esclamò una volta san Bernardo – questo non conviene alla vostra maestà!». «Non fa niente – rispose Gesù – basta che convenga al mio amore!». È l’amore che imprigiona Gesù per noi. E san Giovanni Eudes spiega che il Cuore Eucaristico di Gesù, avvolto da otto fiamme, è tenuto fermo in mezzo a noi dalla prima di quelle fiamme.
    Cuore Eucaristico di Gesù, quanto dovremmo amarti, fino a impazzire!
    CUORE INGRATO
    Che il cuore dell’uomo sappia essere ingrato, e che spesso lo sia, è una di quelle verità amare di cui a tutti tocca fare la dolorosa esperienza.
    Nei riguardi di Dio, però l’ingratitudine del cuore umano diventa di una mostruosità che non si può definire.
    Dio ci ha fatti suoi figli in Gesù Cristo, rendendoci «partecipi della natura divina» con il dono della grazia (2Pt 1,4). Gesù ci ha dato i Sacramenti della salvezza e soprattutto ci ha donato se stesso nel Sacramento dell’Eucaristia, per restare con noi «fino alla fine dei tempi» (Mt 28,20).
    Ancora: Gesù ci ha manifestato in modo particolare il suo Cuore vivo e palpitante in ogni Tabernacolo eucaristico, ardente d’amore per noi. Infine, il Cuore di Gesù ci ha fatto dono della pratica dei nove primi venerdì del mese, con la garanzia della salvezza eterna.
    Sapere tutto questo, mostrarsi freddi, indifferenti o addirittura ostili e sacrileghi, è cosa inammissibile. Eppure è così.
    Gesù vuol donare il suo Cuore all’uomo, e il cuore dell’uomo lo rifiuta, Gesù vuol farsi “uno” con il cuore dell’uomo, ad ogni Comunione eucaristica, ma l’uomo lo ignora e respinge, o, peggio lo riceve a tradimento con il peccato mortale. Una Comunione sacrilega è simile al bacio di Giuda.
    Pugnalare Gesù al Cuore!
    Eppure sappiamo che la Comunione eucaristica è la somma dell’amore divino e umano. È il dono dell’intimità divina più profonda per l’anima e per il corpo. Vale molto più l’esperienza di una Santa Comunione che l’esperienza di san Giovanni Evangelista quando poggiò il capo sul petto di Gesù. Nella Santa Comunione non c’è solo un avvicinamento, ma c’è fusione di cuori e di battiti, di carne e di sangue. Che mistero ineffabile di amore!
    Inoltre, la Presenza reale di Gesù nell’Eucaristia ci chiama all’Adorazione. È ai piedi dei Tabernacoli che i Santi amavano intrattenersi a tu per tu con il Cuore di Gesù. Santa Margherita era celebre per le sue lunghe Adorazioni eucaristiche, ed ella ci raccomanda in particolare l’Ora santa di Adorazione nella notte fra il giovedì e il venerdì, che Gesù stesso le chiese. Che dire delle lunghe Adorazioni eucaristiche di san Francesco d’Assisi, santa Matilde, santa Caterina da Siena, san Giovanni Eudes, sant’Alfonso de’ Liguori, san Pietro Giuliano Eymard, santa Gemma Galgani, fratel Charles de Foucauld, san Pio da Pietrelcina?…
    Non ci può essere devozione al Sacro Cuore che sia così vera e intensa come quella che si incentra sull’Eucaristia. (…)
    Che sia così per noi, per tutta la vita. Amen.
    Proposito: Fare un’Ora di Adorazione o almeno una lunga visita eucaristica.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”


    30 giugno
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../30-giugno.htm
    “GIORNO 30
    IL PIU' FORTE LAMENTO DI GESU'
    30° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!

    Intenzione. - Riparare le Comunioni sacrileghe, che si sono fatte e si faranno.
    IL PIU' FORTE LAMENTO DI GESU'
    Il mese di giugno è al termine; poiché non deve aver termine la devozione al Sacro Cuore, consideriamo oggi un lamento ed un desiderio di Gesù, per prendere delle sante risoluzioni, che devono accompagnarci tutta la vita.
    Gesù Sacramentato sta nei Tabernacoli ed il Cuore Eucaristico non sempre e non da tutti è trattato come conviene.
    Ricordiamo il più forte lamento che Gesù rivolse a Santa Margherita nella grande apparizione, quando le mostrò il Cuore: Ecco quel Cuore, che tanto ha amato gli uomini... sino a consumarsi per testimoniare loro il suo amore; e per compenso, dai più non ricevo che ingratitudini, a causa delle loro irriverenze e sacrilegi, e della freddezza e disprezzo che essi hanno per me in questo Sacramento d'amore! -
    Dunque, il maggior lamento di Gesù è per i sacrilegi eucaristici e per la freddezza e le irriverenze con cui è trattato nei Tabernacoli; il suo maggior desiderio è la riparazione eucaristica.
    Dice Santa Margherita: Un giorno, dopo la S. Comunione, il mio Sposo Divino si presentò a me sotto le sembianze di Ecce Homo, carico della Croce, tutto coperto di piaghe e lividure. Il suo Sangue adorabile gli colava da ogni parte ed Egli mi disse con voce triste ed addolorata: Non ci sarà nessuno che abbia pietà di me, nessuno che voglia compatirmi e prendere parte al mio dolore nel pietoso stato in cui mi mettono i peccatori? -
    Un altro giorno, in cui una persona aveva fatto male la Comunione, Gesù si fece vedere a Santa Margherita come legato e calpestato sotto i piedi di quell'anima sacrilega e con voce mesta le diceva: Guarda come mi trattano i peccatori! -
    Ed un'altra volta ancora, mentre veniva ricevuto sacrilegamente, si mostrò alla Santa, dicendole: Guarda come mi tratta quell'anima che mi ha ricevuto; essa ha rinnovato tutti i dolori della mia Passione! - Allora Margherita, gettandosi ai piedi di Gesù, disse: Mio Signore e mio Dio, se la mia vita può essere utile per riparare queste ingiurie, eccomi come una schiava; fa' di me tutto ciò che ti piacerà! - Il Signore subito la invitò a fare un'ammenda onorevole per riparare tanti sacrilegi eucaristici.
    Dopo quanto si è detto, si prenda da tutti i devoti del Sacro Cuore una risoluzione importante, da ricordare possibilmente ogni giorno: Offrire le Messe che si ascoltano, nelle feste e nei giorni feriali, ed offrire sempre la S. Comunione con l'intenzîone di riparare i sacrilegi eucaristici, specialmente della giornata, la freddezza e le irriverenze che si fanno a Gesù Sacramentato; si possono mettere anche altre intenzioni, ma la principale sia la riparazione eucaristica. In tal modo si consola il Cuore Eucaristico di Gesù.
    L'altra risoluzione, che mai deve dimenticarsi e che sia come il frutto del mese del Sacro Cuore, è la seguente: Avere una grande fede in Gesù Sacramentato, onorare il suo Cuore Eucaristico e saper trovare ai piedi del Tabernacolo il conforto nelle pene, la forza nelle tentazioni, la sorgente delle grazie. Il fatto, che ora verrà narrato, sia ai devoti del Sacro Cuore di grande ammaestramento.
    ESEMPIO
    Preghiera di una madre affitta
    Nel libro « Tesoro di storia sul Sacro Cuore » è riportata una conversione meravigliosa.
    A New York era stato arrestato un giovanotto sui venti anni, dedito al libertinaggio. Dopo due anni uscì dalla prigione; ma lo stesso giorno in cui fu messo in libertà, rissò e fu ferito mortalmente. I poliziotti lo portarono a casa.
    La madre del giovane delinquente era molto religiosa, devota del Cuore Eucaristico di Gesù; il marito, pessimo uomo, maestro di malvagità al figlio, era la sua croce quotidiana. Tutto sopportava l'infelice donna sostenuta dalla fede.
    Quando mirò il figlio ferito, sapendolo prossimo alla morte, non indugiò ad interessarsi dell'anima di lui.
    - Povero figlio mio, tu stai molto male; la morte ti è vicina; devi presentarti a Dio; è tempo di pensare all'anima tua! -
    Per tutta risposta, il giovane le rivolse una litania d'ingiurie e d'imprecazioni e cercava qualche oggetto a portata di mano per scaraventarglielo.
    Chi avrebbe potuto convertire questo peccatore? Soltanto Dio, con un miracolo! Dio mise in mente alla donna una bella ispirazione, che subito venne attuata.
    La madre prese un'immagine del Sacro Cuore e la legò ai piedi del letto, ove giaceva suo figlio; poi corse alla Chiesa, ai piedi di Gesù Sacramentato e della Vergine Santissima, e poté ascoltare la Messa. Col cuore amareggiato non riuscì a formulare che questa preghiera: Signore, voi che avete detto al buon ladrone « Oggi sarai con me in Paradiso! », ricordatevi di mio figlio nel vostro regno e non lasciatelo perire in eterno! -
    Non si stancava di ripetere questa preghiera e solo questa.
    Il Cuore Eucaristico di Gesù, che si commosse alle lacrime della vedova di Naim, si commosse pure alle preghiere di questa madre, che a Lui ricorreva per aiuto e conforto, ed operò un prodigio. Mentre essa era ancora in Chiesa, Gesù apparve al figlio morente, sotto forma di Sacro Cuore, e gli disse: Oggi sarai con me in Paradiso! -
    Il giovane si commosse, riconobbe il suo triste stato, ebbe dolore dei suoi peccati; in un attimo divenne un altro..
    Quando la madre rincasò e rivide il figlio sereno, sorridente, seppe che gli era apparso il Sacro Cuore e gli aveva detto le parole, un giorno dette dalla Croce al buon ladrone « Oggi sarai con me in Paradiso! ... », piena di gioia disse: Figlio mio, vuoi ora un Sacerdote? - Sì mamma, e subito! -
    Venne il Sacerdote e il giovane si confessò. Il ministro di Dio, finita la confessione, ruppe in pianto e disse alla madre: Non ho mai udito una confessione simile; vostro figlio mi è sembrato in estasi! -
    Da lì a poco rincasò il marito, il quale, udita la narrazione della comparsa del Sacro Cuore, subito cambiò mentalità. Il figlio gli disse: Padre mio, pregate anche voi il Sacro Cuore ed Egli vi salverà! -
    Morì il giovane lo stesso giorno, dopo essersi comunicato. Si convertì il padre e visse sempre da buon cristiano.
    La preghiera fiduciosa ai piedi del Tabernacolo è la chiave preziosa per penetrare nel Cuore Eucaristico di Gesù.
    Fioretto. Fare molte Comunioni Spirituali, con fede ed amore.
    Giaculatoria. Gesù, tu sei mio; io sono tua!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”






    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  10. #70
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    Lightbulb Re: Sacro Cuore di Gesù

    1 GIUGNO 2018: primo giorno del Mese dedicato al SACRO CUORE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO…



    "Mese del Sacro Cuore - Sodalitium"
    Mese del Sacro Cuore - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/sacro-cuore/
    «Mese del Sacro Cuore
    Il mese di giugno è consacrato alla devozione del Sacratissimo Cuore di Gesù.
    ATTO DI RIPARAZIONE AL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ.

    Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblìo, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi prostrati dinanzi ai tuoi altari intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l’amantissimo tuo Cuore.
    Ricordando però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che errando lontano dalla via della salute, o ricusano di seguire Te come pastore e guida ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del Battesimo hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.
    E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l’immodestia e le brutture della vita e dell’abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro Te e i tuoi Santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l’ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi ond’è profanato lo stesso Sacramento dell’amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da Te fondata.
    Oh! potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti! Intanto, come riparazione dell’onore divino conculcato, noi Ti presentiamo — accompagnandola con le espiazioni della Vergine Tua Madre, di tutti i Santi e delle anime pie — quella soddisfazione che Tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari: promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l’aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l’indifferenza verso sì grande amore con la fermezza della fede, l’innocenza della vita, l’osservanza perfetta della legge evangelica specialmente della carità, e d’impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di Te, e di attrarre quanti più potremo al tuo sèguito.
    Accogli, Te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per intercessione della Beata Vergine Maria Riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi nella tua ubbidienza e nel tuo servizio fino alla morte col gran dono della perseveranza, mercé il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove Tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni, Dio, per tutti i secoli dei secoli. Così sia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...82-300x200.jpg






    Sant'Angela Merici - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santangela-merici/
    «1 giugno, Sant’Angela Merici, Vergine (Desenzano sul Garda, 21 marzo 1474 – Brescia, 27 gennaio 1540), fondatrice delle Orsoline.

    “Sant’Angela Merici Vergine, del Terz’Ordine di san Francesco, Fondatrice della Congregazione delle Vergini di sant’Orsola: fu chiamata dallo Sposo celeste a ricevere la corona incorruttibile il ventisette Gennaio”.
    O Signore, che per mezzo di Angela, hai fatto fiorire nella tua chiesa un nuovo giardino di sacre vergini, dacci per sua intercessione, di vivere santamente, affinché meritino di godere i gaudi eterni.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...ci-231x300.jpg






    https://www.youtube.com/user/sodalitium
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/




    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.»
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    CATECHISMO- PIO X - domusmarcellefebvre110815
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815




    https://www.agerecontra.it/?s=sacro+cuore
    "1796: quando il Tirolo sì consacrò al Sacro Cuore 3 giugno 2014"
    https://www.agerecontra.it/2014/06/1...l-sacro-cuore/
    "SACRO CUORE DI GESÙ TRAFITTO DI NUOVO NEL NOSTRO TEMPO 27 giugno 2014"
    https://www.agerecontra.it/2014/06/s...-nostro-tempo/
    "IL CUORE DIVINO DEL CORPO MISTICO NELL’IMMACOLATO CUORE DI MARIA 5 giugno 2015 Arai Daniele"
    https://www.agerecontra.it/2015/06/i...uore-di-maria/
    "IL SACRO CUORE DI GESÙ A PARAY-LE-MONIAL ACCANTO ALL’IMMACOLATO CUORE DI MARIA A FATIMA 12 giugno 2015 Arai Daniele"
    https://www.agerecontra.it/2015/06/i...aria-a-fatima/
    "Il Presidente del Perù ha consacrato ufficialmente il Paese al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria 2 novembre 2016"
    https://www.agerecontra.it/2016/11/i...lato-di-maria/
    http://www.agerecontra.it/wp-content...po-7582721.jpg





    La devozione al Sacro Cuore di Gesù
    http://www.recuperanti.it/tonina_devozione_66.php
    I RECUPERANTI - Sacro Cuore
    http://www.recuperanti.it/h_sacro_cuore_05.php




    01 giugno
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../01-giugno.htm
    "GIUGNO: IL MESE DEL SACRO CUORE DI GESU'.
    MEDITAZIONI E PREGHIERE."



    http://www.stellamatutina.eu/
    "1° giorno: Chi è Gesù - Chi è l'uomo"
    1° giorno: Chi è Gesù - Chi è l'uomo
    http://www.stellamatutina.eu/1-giorn...u-chi-e-luomo/
    “1° giorno: Chi è Gesù – Chi è l’uomo.
    CHI È GESÙ.”



    “Sant'Angela Merici, vergine, 1 giugno.”
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm







    Tradidi quod et accepi
    http://tradidiaccepi.blogspot.it
    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «MESE DI GIUGNO: MESE DEL SACRATISSIMO CUORE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.
    * CORONCINA AL SACRATISSIMO CUORE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.

    Per cui Pio VII, 20 Marzo 1815, accordò ogni volta 300 giorni d'Indulgenza e la Plenaria una volta al mese in un giorno ad arbitrio a chi l'avrà recitata per un mese intero e confessato e comunicato avrà pregato secondo la mente di Sua Santità.
    V. Deus, ☩ in adiutorium meum intende.
    R. Domine, ad adiuvandum me festina.
    Gloria Patri.
    [V. Provvedi, ☩ o Dio, al mio soccorso.
    R. Signore, affrettati ad aiutarmi.
    Gloria al Padre.]
    I. Amorosissimo mio Gesù, nel riflettere sul vostro buon Cuore, e vederlo tutto pietà e dolcezza pei peccatori, mi sento rallegrare il mio e colmare di fiducia. Ahimè, quanti peccati ho commesso! Ma ora, qual Pietro, qual Maddalena dolente, li piango e li detesto, perché sono offese di Voi sommo bene. Sì, sì, concedetemi il perdono ed oh! muoia io, vel chieggo pel vostro buon Cuore, muoia prima di offendervi, o viva solo per riamarvi.
    Pater noster. 5 Gloria Patri.
    Cuore del mio Bene
    È ver, t'amo sì poco;
    Ma strugger mi vorrei
    Nel tuo bel fuoco.
    Dolce Cuor del mio Gesù,
    fa ch’io t'ami sempre più.
    II. Benedico, Gesù mio, l’umilissimo vostro Cuore, e vi ringrazio che, nel darmelo per esemplare, non solo con forte premura m'incitate ad imitarlo, ma, a costo pure di tante vostre umiliazioni, me ne additate ed appianate la via. Folle che fui ed ingrato! Ah! Quanto traviai! Perdonatemi. Non più superbia né vanità; ma con umile cuore, tra le umiliazioni, seguir voglio Voi e conseguir pace e salute. Avvaloratemi Voi, e benedirò in eterno il vostro Cuore.
    Pater noster. 5 Gloria Patri.
    Sei tesoro d'amore
    O cuore del mio Bene
    Quando mi stringeranno
    Le tue catene.
    Dolce Cuor del mio Gesù,
    fa ch’io t’ami sempre più.
    III. Ammiro, Gesù mio, il pazientissimo vostro Cuore, e vi ringrazio di tanti maravigliosi esempi d’invitta sofferenza a noi lasciati. Sento al vivo il rimprovero che queste fanno alla strana mia delicatezza, insofferente d’ogni piccola pena. Ah! Gesù caro, infondete nel mio cuore, fervido e costante amore alle tribolazioni, alle croci, alla mortificazione, alla penitenza, acciocché, seguendovi al Calvario, giunga con Voi alla gloria, alla gioia in Paradiso.
    Pater noster. 5 Gloria Patri.
    Del tuo bel Cuore
    Amato mio diletto
    Bramo una fiamma
    Almeno in questo petto.
    Dolce Cuor del mio Gesù,
    fa ch’io t’ami sempre più.
    IV. Innanzi al mansuetissimo vostro Cuore, caro Gesù io m'inorridisco del mio sì diverso dal vostro. Pur troppo io ad un'ombra, ad un gesto, ad una parola in contrario, m'inquieto e lamento. Deh! Perdonate i miei trasporti e datemi grazia di imitare nell’avvenire, in qualunque contrarietà, la inalterabile vostra mansuetudine, e così godere perpetua santa pace.
    Pater noster. 5 Gloria Patri.
    Nella tua piaga
    Qual colomba ascosa
    Fammi, o Gesù
    Del tuo bel cuore la sposa.
    Dolce Cuor del mio Gesù,
    fa ch’io t’ami sempre più.
    V. Si cantino pur lodi, o Gesù, al generosissimo vostro Cuore, vincitore della morte e dell’inferno; ben se la merita tutte. Io resto, più che mai confuso, al vedere il mio sì pusillanime, che teme qualunque diceria ed umano rispetto; ma non sarà più così. Da Voi imploro sì coraggiosa forza, che combattendo e vincendo in terra, trionfi poi lieto con Voi in Cielo.
    Pater noster. 5 Gloria Patri.
    Serafini del Cielo
    Deh! Voi m'insegnate
    Come si ami quel Cuore
    Cui tanto amate.
    Dolce Cuor del mio Gesù,
    fa ch’io t’ami sempre più.
    Volgiamoci a Maria, e confidando nel materno suo Cuore diciamo:
    Per gli alti pregi del vostro Cuore dolcissimo, impetratemi, o gran Madre di Dio e Madre mia, Maria, vera e stabile devozione al Sacro Cuore di Gesù, vostro Figliuolo, onde io in esso, coi miei pensieri ed affetti racchiuso, adempia tutti i miei doveri e con l’alacrità di cuore serva sempre, ma specialmente in questo giorno, a Gesù.
    V. Cor Jesu fragrans amore nostri.
    R. Inflamma cor nostrum amore tui.
    Oremus.
    Illo nos igne, quaesumus Domine, Spiritus Sanctus inflammet, quem Dominus noster Jesus Christus e penetralibus Cordis sui misit in terram et voluit vehementer accendi. Qui tecum vivit et regnat in unitate ejusdem Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.
    [V. Cuor di Gesù, ardente di amore per noi.
    R. Infiamma il cuor nostro di amore per te.
    Preghiamo.
    O Signore, ti preghiamo, lo Spirito Santo ci infiammi con quel fuoco, che il Signor nostro Gesù Cristo mandò sulla terra dalle profondità del suo Cuore e volle veementemente fosse acceso. Egli che è Dio, e vive e regna in unità del medesimo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.]
    ** LITANIE DEL SACRATISSIMO CUORE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.
    Le Litanie del Sacratissimo Cuore di Gesù, composte di trentatré invocazioni, furono approvate nella loro forma definita da Sua Santità Leone XIII il 2 aprile 1899. Il Sommo Pontefice Pio XI le arricchì di un'indulgenza di sette anni e di un'indulgenza plenaria alle solite condizioni se dette indulgenze con i versetti e l'orazione vengono recitate piamente per un mese intero.»
    https://tradidiaccepi.blogspot.com/2...-gesu.html?m=1

    «MESE DI GIUGNO: MESE DEL SACRATISSIMO CUORE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO.
    In questo mese di Giugno, mese del Sacro Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo, mediteremo sull'immesità di questo Cuore Divino, dal devozionario Nuovo Mese del Sacro Cuore per Mons. Nicola Tafuri ed Alfonso M. Sepe, sacerdoti napoletani (Napoli, 1886).»

    «FERIA SEXTA INFRA OCTAVAM SS. CORPORIS D.N.J. CHRISTI
    (Venerdì infra l'Ottava del SS. Corpo di N.S.G. Cristo)
    Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...c6&oe=5BBC27BD





    «FERIA SEXTA INFRA OCTAVAM SS. CORPORIS D.N.J. CHRISTI
    (Venerdì infra l'Ottava del SS. Corpo di N.S.G. Cristo)
    ANTIPHONA AD BENEDICTUS, AD LAUDES IN FESTO SS. CORPORIS D.N.J. CHRISTI.
    Ego sum panis vivus, qui de cælo descéndi: si quis manducáverit ex hoc pane, vivet in ætérnum, allelúja.
    ANTIFONA AL BENEDICTUS, ALLE LODI DELLA FESTA DEL SS. CORPO DI N.S.G. CRISTO.
    Io sono il pane vivo disceso dal cielo; se uno mangerà di questo pane, vivrà in eterno, alleluia.
    Antifona musicata da Tomás Luis de Victoria (1548-1611): https://youtu.be/I5XDZRZkYgk »
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    «MEDITAZIONI PER OTTO GIORNI NELL'OTTAVA DEL SANTISSIMO SAGRAMENTO DELL'EUCARISTIA
    (da VIA DELLA SALUTE di Sant'Alfonso Maria de' Liguori)
    MEDITAZIONE II. Gesù sta negli Altari per farsi trovare da tutti.

    Dicea S. Teresa(1) che in questa terra non possono tutti i sudditi parlar col principe. La povera gente il più che può sperare è di fargli parlare per mezzo di qualche terza persona. Ma per parlare con voi, o Re del cielo, non v'è bisogno di terze persone, ognuno che vi vuole, vi trova nel Santissimo Sagramento, e può parlarvi a suo piacere e senza soggezione. Che perciò dicea la stessa santa(2) che Gesù Cristo nel Sagramento ha coverta la sua maestà coll'apparenza di pane, per darci più confidenza e toglierci ogni timore di accostarci ad esso. Ah che Gesù dagli altari par che ognora esclami e dica: "Venite ad me omnes, qui laboratis, et onerati estis, et ego reficiam vos" (Matth. 12. 28). Venite, dice, venite poveri, venite infermi, venite tribolati, venite giusti e peccatori, ed in me troverete il ristoro a tutte le vostre perdite ed afflizioni. Questo è il desiderio di Gesù Cristo, di consolar ognuno che a lui ricorre. Egli di giorno e di notte dimora negli altari per farsi trovare da tutti e per far grazie a tutti. Perciò i santi aveano qui in terra tal piacere di trattenersi innanzi a Gesù Sagramentato, che i giorni e le notti lor pareano momenti. La contessa di Feria fatta monaca di S. Chiara(3) non era mai sazia di starsene nel coro a vista della custodia; interrogata un giorno che cosa mai facesse per tanto tempo davanti il Santissimo Sagramento, rispose con meraviglia: "Che si fa davanti al Santissimo Sagramento? Che si fa? si ringrazia, si ama e si domanda". S. Filippo Neri(4) stando a vista del Santissimo Sagramento esclamava: "Ecco l'amor mio, ecco tutto il mio amore". Ah se Gesù Cristo fosse ancora tutto il nostro amore, anche a noi i giorni e le notti alla sua presenza parrebbero momenti.
    Affetti e preghiere.
    Così Gesù mio, da ogg'innanzi(5) spero di dirvi sempre ancor io, venendo a visitarvi negli altari: "Ecco l'amor mio, ecco tutto il mio amore". Sì, amato mio Redentore, io non voglio amare altro che voi. Voi solo voglio che siate(6) l'unico amore dell'anima mia. Mi sento morir di dolore, pensando che per lo(7) passato ho amato le creature e le mie soddisfazioni più di voi, voltando le spalle a voi, bene infinito. Ma voi perché non volete vedermi perduto, mi avete sofferto con tanta pazienza, ed in vece di castigarmi mi avete ferito il cuore con tante saette d'amore, sì che non ho potuto più resistere alle vostre finezze, e mi son dato a voi. Vedo che voi mi volete tutto per voi.
    Ma giacché lo volete, fatelo, perché voi l'avete da fare. Distaccatemi da tutti gli affetti alla terra e da me stesso, e fate ch'io(8) non cerchi altri che voi, non pensi ad altri che a voi, non parli d'altri che di voi, e non desideri, non sospiri che di ardere, di vivere e di morire per voi. O amore del mio Gesù, vieni ed occupa tutto il mio cuore, e tu discacciane tutti gli amori, che non sono per Dio. V'amo(9) Gesù mio Sagramentato, v'amo(10) mia vita, mio tesoro, mio amore, mio tutto.
    O Maria, speranza mia, pregate per me e rendetemi tutto di Gesù.
    Note.
    1 [3.] S. TERESA, Libro de la vida, c. 37; Obras, I, Burgos 1915, 323-24.
    2 [8.] S. TERESA, Cammino di perfezione, c. 34; Op. spirit., I Venezia 1678, 215. Cfr. Obras, III, Burgos 1916, 164.
    3 [20.] Forse da C. A. CATTANEO, Esercizi spirituali di S. Ignazio, ott. giorno, l'amore di G. Cristo nel SS. Sacramento, rifless., n. 3; Venezia 1735, 244: «La contessa di Feria, rimasta vedova di 24 anni, prese l'abito di S. Chiara, e dallo spesso e lungo trattenersi che faceva avanti l'altare fu chiamata la sposa del Santissmo. Interrogata che facesse e che pensasse in quelle ore, che stava dinanzi al Santissimo rispose: Io vi starei tutta l'eternità; e non è ivi la stessa essenza di Dio, che sarà pascolo eterno de' beati? Buon Iddio! E che si fa dinanzi a lui? E che non si fa? Si ama, si loda, si ringrazia, si dimanda. E che cosa fa un povero avanti il ricco? Che fa un ammalato avanti il medico? Che fa un assetato ad una fontana chiara? Che fa un affamato ad una lauta mensa?». Vedi M. DE ROA, Vita, l. IV, c. 5 e l. IX, c. 13; Roma 1666; S. LEONARDO DA PORTO MAUR., Manuale sacro, p. II, §. 5; Roma 1734, 58.
    4 [24.] BACCI, Vita di S. Filippo Neri fiorentino, l. IV, c. I, n. 4; Bologna 1686, 273.
    5 [5.] ogg'innanzi) oggi innanzi B B1 B2.
    6 [8.] siate) siete V NS: err. tipogr.
    7 [9.] per lo) per il B B1 B2.
    8 [16.] ch'io) che io B B1 B2.
    9 [20.] v'amo) vi amo B B1 B2.
    10 [21.] v'amo) vi amo B B1 B2.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...ef&oe=5BB4D95E





    “FERIA SEXTA INFRA OCTAVAM SS. CORPORIS D.N.J. CHRISTI
    (Venerdì infra l'Ottava del SS. Corpo di N.S.G. Cristo).
    Semidoppio.
    Paramenti bianchi.
    Guéranger, L'anno liturgico - Festa del Corpus Domini
    http://www.unavoce-ve.it/pg-corpusdomini.htm

    SANTA MESSA.
    Dopo il dogma della SS. Trinità, lo Spirito Santo ci rammenta quello dell'Incarnazione di Gesù, facendoci celebrare con la Chiesa il Sacramento per eccellenza che, riepilogando tutta la vita del Salvatore, dà a Dio gloria infinita e applica alle anime in tutti i momenti i frutti della Redenzione (Orazione). Gesù ci ha salvati sulla Croce e l'Eucarestia, istituita alla vigilia della Passione di Cristo, ne è il perpetuo ricordo (Orazione). L'altare è il prolungamento del Calvario, la Messa annuncia «la morte del Signore» (Epistola). Infatti Gesù vi si trova allo stato di vittima, poiché le parole della doppia consacrazione ci mostrano che il pane si è cambiato in corpo di Cristo, e il vino in sangue di Cristo; di modo che per ragione di questa doppia consacrazione, che costituisce il sacrificio della Messa, le specie del pane hanno una ragione speciale a chiamarsi Corpo di Cristo benché contengano Cristo tutto intero, poiché egli non può morire, e le specie del vino una ragione speciale a chiamarsi Sangue di Cristo, per quanto anche esse contengano Cristo tutt'intero. E così il Salvatore stesso, che è il sacerdote principale della Messa, offre con sacrificio incruento, nel medesimo tempo che i suoi sacerdoti, il suo Corpo e il suo Sangue che realmente furono separati sulla croce, e che sull'altare lo sono in maniera rappresentativa o sacramentale.
    Dall'altra parte si vede che l'Eucarestia fu istituita sotto forma di cibo (Alleluja) perché possiamo unirci alla vittima del Calvario. L'Ostia Santa diviene così il «frumento che nutre le nostre anime» (Introito). E a quel modo che il Cristo, come Figlio di Dio, riceve la vita eterna del Padre, così i cristiani partecipano a questa vita eterna (Vangelo) unendosi a Gesù mediante il Sacramento che è il Simbolo dell'unità (Segreta). Così questo possesso anticipato della vita divina sulla terra mediante l'Eucarestia, è pegno e principio di quella di cui gioiremo pienamente in cielo (Postcommunio).«Il medesimo Pane degli angeli che noi mangiamo ora sotto le sacre specie, dice il Concilio di Trento, ci alimenterà in cielo senza veli», poiché vedremo faccia a faccia nel cielo, Colui che contempliamo ora con gli occhi della fede sotto le specie eucaristiche.
    Consideriamo la Messa come centro di tutto il culto eucaristico della Chiesa; consideriamo nella Comunione il mezzo stabilito da Gesù per farci partecipare più pienamente a questo divino sacrifizio; così la nostra devozione verso il Corpo e Sangue del Salvatore ci otterrà efficacemente i frutti della sua redenzione.
    Per comprendere il significato della Processione che segue la Messa, richiamiamo alla mente come gli Israeliti onoravano l'Arca dell'Alleanza che simboleggiava la presenza di Dio in mezzo a loro. Quando essi eseguivano le loro marce trionfali, l'Arca Santa avanzava portata dai leviti, in mezzo a una nuvola d'incenso, al suono degli strumenti di musica, di canti, e di acclamazioni di una folla entusiasta. Noi Cristiani abbiamo un tesoro molto più prezioso, perché nell'Eucarestia possediamo Dio stesso. Siamo dunque, santamente fieri di fargli scorta ed esaltiamo, per quanto ci è possibile, il suo trionfo.
    - All'Introito.
    Il frumento della Palestina e il miele che le api vi depositano nelle fessure delle roccie sono una figura dell'Eucaristia che noi mangiamo nella vera terra promessa che è la Chiesa.
    - All'Epistola.
    Sermone di san Tommaso d'Aquino.
    Lo stesso Opuscolo 57.
    Conviene pertanto alla devozione dei fedeli di celebrare solennemente l'istituzione di così salutare e mirabile Sacramento, per venerare il modo ineffabile della presenza divina sotto un Sacramento visibile, per lodare la potenza di Dio, che opera tante meraviglie nel medesimo Sacramento, e per rendere a Dio, per un benefizio così utile e soave, le dovute azioni di grazie. Ma sebbene il giorno della Cena, in cui, come si sa questo Sacramento fu istituito, si faccia, nella Messa, una speciale menzione della sua istituzione; pure tutto il resto dell'ufficio di quel giorno si riferisce alla passione di Cristo, che la Chiesa allora è occupata a venerare.
    Affinché dunque il popolo fedele onorasse l'istituzione di sì gran Sacramento con un ufficio tutto proprio d'una solennità, il Romano Pontefice Urbano IV, penetrato di devozione verso questo Sacramento, stabilì piamente, che la memoria della sopradetta istituzione si celebrasse da tutti i fedeli il primo giovedì dopo l'Ottava di Pentecoste, dando così a quanti usiamo, per nostra salute, di questo Sacramento durante tutto il corso dell'anno, il mezzo di onorarne specialmente l'istituzione in quel tempo medesimo in cui lo Spirito Santo, rischiarando i cuori dei discepoli, ne dava loro una piena conoscenza. Difatti fu ancora in quel tempo medesimo che i fedeli cominciarono a frequentare questo Sacramento.
    E perché in questo giovedì e per tutta l'Ottava seguente si faccia più degnamente memoria di sì salutare istituzione e per dare maggior splendore a questa solennità, in luogo delle distribuzioni materiali che ricevono nelle chiese cattedrali quelli che sono presenti alle Ore Canoniche notturne e diurne, il predetto Romano Pontefice, con una liberalità tutta apostolica, arricchì di larghezze spirituali tutti quelli che assisterebbero personalmente alle dette Ore, affinché così i fedeli accorressero alla solennità di sì gran festa con maggiore avidità e più numerosi.
    - Al Vangelo.
    Omelia di sant'Agostino Vescovo.
    Trattato 27 su Giovanni.
    Abbiamo sentito dal Vangelo le parole del Signore che fanno seguito a quelle del nostro ultimo discorso. I vostri spiriti, più ancora che le vostre orecchie, ne attendono la spiegazione, che quest'oggi non può non riuscirvi gradita: perché si tratta del corpo del Signore ch'egli prometteva di dare a mangiare per la vita eterna. Ora, affin di stabilire fin dove andrebbe questa comunicazione, questo dono di sé, in qual maniera darebbe la sua carne a mangiare, egli disse: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui» (Joan. 6,57). Il segno che il fedele ha mangiato e bevuto è questo: se Cristo dimora in lui, e lui in Cristo; se Cristo abita in lui, e lui in Cristo; s'egli aderisce a Cristo talmente da non esserne separato.
    Ecco dunque l'insegnamento e la lezione che egli ci dà con queste misteriose parole, cioè che dobbiamo far parte del suo corpo, essere delle sue membra sottomesse a lui come a nostro capo, e mangiare la sua carne, senza separarsi mai dalla sua unità. Ma molti dei presenti, non compresero punto e si scandalizzarono; perché, udendo queste cose, non concepivano che cose carnali, essendo carne essi stessi. Ora l'Apostolo dice, ed è la verità: «Giudicare secondo la carne, è la morte» (Rom. 8.6). Il Signore ci dà a mangiare la sua carne: e giudicare secondo la carne, è la morte. Quando egli dice della sua carne che in essa si trova la vita eterna; non dobbiamo dunque giudicare della sua carne secondo la carne ed essere simili a quelli di cui si dice: «Molti» non dei suoi nemici ma «dei suoi discepoli» udendolo, dissero: «Questo linguaggio è duro, e chi lo può intendere?» (Joan. 6,61).
    Se i discepoli trovarono duro questo linguaggio, che dire dei suoi nemici? Eppure bisognava esprimersi qui in modo da non esser compreso da tutti. Il segreto di Dio deve farci attenti, non ostili: ma la fede di quei discepoli venne subito meno al sentire tali cose dal Signore Gesù Cristo. Non credettero che annunziasse qualche cosa di grande, e che quelle parole coprissero una grazia novella: ma le intesero come vollero e affatto umanamente, pensarono cioè che Gesù era capace o che Gesù disegnava di distribuire, come in pezzi, a coloro che credevano in lui, la carne onde il Verbo era rivestito. «E duro, dicono, questo linguaggio: e chi lo può intendere?».”
    https://sardiniatridentina.blogspot....risti.html?m=0
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    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.
    Eterno Padre, intendo onorare san Tespésio Martire, il quale, sotto l’imperatore Alessandro e il Prefetto Simplicio, dopo altri tormenti, fu decapitato. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Tespésio possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.»

    “Gesù, Giuseppe e Voi Vergin Maria
    Custodite ogni dì l’anima mia.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...5f&oe=5BB5A929








    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    «Apostolat de la prière, juin 2018
    POUR QUE NOUS AYONS UNE PLUS GRANDE DÉVOTION ENVERS L'EUCHARISTIE.»
    http://www.sodalitium.eu/wp-content/...let.juin18.pdf
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...52&oe=5BB59A3C





    1er juin : Saint Pamphile, Prêtre et Martyr (? 308) :: Ligue Saint Amédée
    “1er juin : Saint Pamphile, Prêtre et Martyr († 308).”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...t_pamphile.jpg





    1er juin : Sainte Angèle Merici, Vierge (? 1540) :: Ligue Saint Amédée
    “1er juin : Sainte Angèle Merici, Vierge.”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...ele_merici.jpg




    “1er juin 1846 : décès du Pape Grégoire XVI.”





    https://www.facebook.com/romancatholicsnonunacum/



    https://www.facebook.com/pietroferrari1973/

    “Pietro Ferrari
    La questione ebraica oltre ad essere metastorica è addirittura metafisica, quindi umanamente parlando, irrisolvibile.”
    Terra Santa ? Nuovi insediamenti illegali - Centro Studi Giuseppe Federici
    “Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 53/18 del 1° giugno 2018, Santa Angela Merici.”




    https://www.facebook.com/OrdineFuturo/
    “1 giugno 987: Ugo Capeto viene incoronato Re di Francia. Inizia così la continuità dinastica che, per otto secoli e fino al sangue della sovversione rivoluzionaria, rappresenterà il cuore della sovranità francese.”
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    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “1 giugno 2018: Venerdì infra l'Ottava del Corpus Domini.”
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    “1 giugno 2018: Sant'Angela Merici, vergine.
    Nacque a Desenzano del Garda verso il 1470. indossò l'abito del Terzo Ordine di San Francesco e radunò intorno a se gruppi di ragazze che educava nelle opere di carità. Nel 1535 fondò a Brescia l'Istituto femminile di sant'Orsola, finalizzato allo scopo di istuire alla vita cristiana le ragazze povere. Morì il 24 gennaio 1540 a Brescia. Fu beatificata nel 1768 da Papa Clemente XIII e canonizzata nel 1807 da Papa Pio VII.
    Dal "Testamento spirituale" di sant'Angela Merici

    Trattiamo con soavità come Dio
    Mie carissime madri e sorelle in Gesù Cristo, sforzatevi, coll'aiuto della grazia, di acquistare e conservare in voi tale intenzione e sentimento buono, da essere mosse alla cura e al governo della Compagnia solo per amore di Dio e per lo zelo della salute delle anime. Se tutte le vostre opere saranno così radicate in questa duplice carità, non potranno portare se non buoni e salutieri frutti. Perciò dice il Salvator nostro: "Un albero buono non può produrre frutti cattivi" (Mt 7, 18) come volesse dire che il cuore, quando è informato alla carità, non può produrre se non buone e sante opere. Onde ancora diceva sant'Agostino: Ama e fà quel che vuoi, come se dicesse chiaramente: La carità non può peccare.
    Vi supplico ancora di voler ricordare e tenere scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figliuole ad una ad una; e non solo i loro nomi, ma ancora la condizione e indole e stato ed ogni cosa loro. Il che non vi sarà cosa difficile, se le abbraccerete con viva carità. Anche le madri secondo la carne, se avessero mille figliuoli, tutti se li terrebbero nell'animo totalmente fissi ad uno ad uno, perché così opera il vero amore. Anzi pare che, quanti più ne hanno, tanto più cresca l'amore e la cura particolare per ciascuno. Maggiormente le madri secondo lo spirito possono e devono far questo, perché l'amore secondo lo spirito é, senza confronto, molto più potente dell'amore secondo la carne. Dunque, mie carissime madri, se amerete queste nostre figliuole con viva e sviscerata carità, sarà impossibile che non le abbiate tutte particolarmente impresse nella memoria e nel cuore.
    Impegnatevi a tirarle su con amore e con mano soave e dolce, e non imperiosamente né con asprezza; ma in tutto vogliate esser piacevoli. Ascoltate Gesù Cristo che raccomanda: "Imparate da me che sono mite e umile di cuore" (Mt 11, 29); e di Dio si legge che "governa con bontà eccellente ogni cosa" (Sap 8, 1). E ancora Gesù Cristo dice: il mio giogo é dolce e il mio carico leggero" (Mt 11, 30). Ecco perché dovete sforzarvi di usare ogni piacevolezza possibile. Soprattutto guardatevi dal voler ottenere alcuna cosa per forza: poiché Dio ha dato ad ognuno il libero arbitrio e non vuole costringere nessuno, ma solamente propone, invita e consiglia. Non dico però che alle volte non si debba usare qualche riprensione ed asprezza a tempo e luogo secondo l'importanza, la condizione e il bisogno delle persone, ma solamente dobbiamo essere mosse a questo dalla carità e dallo zelo delle anime.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...11&oe=5BBEB773





    "Il 1 giugno 1846 muore Papa Gregorio XVI Cappellari, Sommo Pontefice."
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...88&oe=5B7C0873





    https://www.radiospada.org/2013/12/s...i-prima-parte/
    https://www.radiospada.org/2013/12/s...seconda-parte/
    https://www.radiospada.org/2013/12/s...-ultima-parte/
    https://www.radiospada.org/2012/06/i...cuore-di-gesu/
    https://www.radiospada.org/2012/07/l...immaginivideo/
    "Le 12 Promesse del Sacro Cuore di Gesù.
    TESTO/IMMAGINI/VIDEO.
    Già ci eravamo occupati di questo Grande Tema in una precedente galleria di Immagini: Il Cuore del Re (una galleria di immagini del Sacro Cuore di Gesù)
    CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICA. Mostrando un giorno il suo Cuore a S. Margherita Maria Alacoque (1647-1690) Gesù disse:
    «Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e dai quali non riceve che ingratitudini e disprezzo…»
    In diverse apparizioni a Santa Margherita, Gesù fece le seguenti promesse per coloro che avessero onorato il suo Cuore e che la Santa riporta nelle sue lettere:
    1. «Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato».
    2. «Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise».
    3. «Li consolerò nelle loro afflizioni».
    4. «Sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte».
    5. «Spargerò abbondanti benedizioni sopra tutte le loro opere».
    6. «I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano della Misericordia».
    7. «Riporterò le comunità religiose e i singoli fideli al loro primo fervore».
    8. «Le anime fervorose giungeranno in breve a grande perfezione».
    9. «Benedirò i luoghi dove l’immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta ed onorata».
    10. «A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò il dono di commuovere i cuori più induriti».
    11. «Il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio Sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non ne verrà mai cancellato».
    12. «Io ti prometto, nell’eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della perseveranza finale… Essi non moriranno nella mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, servendo loro il mio Cuore di asilo sicuro in quell’ora estrema».
    ***
    Radio Spada è un sito che si pone sotto la protezione dei Tre Sacri Cuori di Gesù, Giuseppe e Maria."
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    Sia lode, onore e gloria al Divin Cuore di Gesù!
    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 
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