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Discussione: Sacro Cuore di Gesù

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    Predefinito Le Promesse del Sacro Cuore a S. Margherita





    Ecco le 12 PROMESSE fatte da Gesù a S. Margherita

    1. Darò loro (alle persone devote del mio cuore) tutte le grazie necessarie al loro stato.
    2. Metterò la pace nelle loro famiglie.
    3. Le consolerò in tutte le loro afflizioni.
    4. Sarò il loro rifugio in vita e soprattutto nella loro morte.
    5. Benedirò le loro imprese.
    6. I peccatori troveranno misericordia.
    7. I tiepidi diventeranno ferventi.
    8. I ferventi saliranno presto a grande perfezione.
    9. Benedirò il luogo dove l'immagine del mio Cuore sarà esposta e onorata.
    10. Darò loro le grazie di toccare i cuori più duri.
    11. Le persone che propagano questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non sarà mai cancellato.
    12. Io prometto nell'eccesso grande di misericordia del mio Cuore che il suo amore onnipotente accorderà a tutti coloro che si comunicheranno il primo venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale e non morranno in mia disgrazia né senza ricevere i loro sacramenti e il mio Cuore sarà per essi un asilo sicuro negli ultimi momenti.




    L'elenco fu compilato da un autore ignoto, ma le espressioni si ritrovano negli scritti di S.Margherita Maria che, nelle sue lettere indirizzate a diverse persone, scriveva in nome di Gesù per tutti i cristiani.
    La Chiesa, comunque, ha posto il suo sigillo su queste promesse divine, ritenendole autentiche.
    Il Beato Pio IX, infatti, nel breve di beatificazione della Santa Visitandina del 19 agosto del 1864, accennava apertamente alla grande apparizione fattale dal Signore nel 1675 e volle la consacrazione della Chiesa Cattolica al S. Cuore fissandola il 16 giugno 1875.
    Nel 1899, il successore Leone XIII decise di consacrare il genere umano al Cuore di Gesù che considerava quale "segno di salvezza" per l'umanità. Il 25 maggio di quell'anno pubblicò l'enciclica "Annum Sacrum", nella quale faceva speciale allusione alla consacrazione compiuta da Pio IX venticinque anni prima, e rievocava il comando ricevuto dall'Alto di diffondere il culto al Cuore di Gesù.
    S. Pio X il 19 maggio 1908 approvò un atto di consacrazione delle famiglie al Cuore di Gesù che iniziava così: "Cuore di Gesù, Voi avete manifestato a S. Margherita Maria il desiderio di regnare sulle famiglie cristiane ...". Quello stesso Santo Pontefice compose un atto di consacrazione per sacerdoti che ricordava la promessa fatta agli apostoli devoti del Suo Cuore, di comunicare il carisma di intenerire anche i cuori più induriti.
    Benedetto XV elevò S. Margherita all'onore degli altari, e volle che nella bolla di canonizzazione si presentassero le rivelazioni di Paray come fatti incontestabili. Il Papa li riferì dettagliatamente enumerando le più importanti apparizioni: quella del 27 dicembre 1673; la visione delle piaghe gloriose del 1674 e la grande apparizione del 16 giugno 1675, la promessa della penitenza finale per coloro che si comunicheranno i primi venerdì del mese. Così tutto il soprannaturale straordinario di Paray era espressamente descritto e dichiarato infallibilmente autentico dal Papa in una circostanza solenne con un documento ufficiale, qual era la canonizzazione di Margherita.
    Pio XI, nella enciclica "Miserentissimus Redemptor" dell'8 maggio 1928, parlando del dovere della riparazione verso il Cuore di Gesù, scriveva che "I lamenti che, nelle apparizioni a Margherita Alacoque, Gesù fece intendere, i desideri e le richieste che Egli espresse, indirizzandoli agli uomini, per il loro bene, sono ancora ignorati da molti; altri non se ne preoccupano affatto...". Così in altri tratti dell'enciclica riportava scritti e rivelazioni della santa, esaltando le virtù di S. Margherita, la sua opera di apostola e missionaria del S. Cuore.
    Pio XII ancora nell'enciclica "Haurietis aquas" studiava a fondo il S. Cuore nella Scrittura e nella tradizione, e, correggendo qualche esagerazione introdotta, presentava la santa visitandina dicendo "ma fra coloro che hanno promosso questa nobilissima forma di culto, bisogna fare posto particolare a S. Margherita Maria che con il Beato Claudio de la Colombière (oggi Santo, n.d.r., canonizzato da Giovanni Paolo II), suo direttore spirituale, riuscì con un zelo infaticabile a stabilire questa devozione, che ebbe tanta diffusione e grande ammirazione tra i fedeli e che a motivo delle sue caratteristiche di amore e di riparazione si è distinta dalle altre forme di pietà cristiane".
    Paolo VI, nella sua lettera del 6 febbraio 1965, rifacendosi alle apparizioni della Santa, compendiava la sostanza del messaggio di Paray con queste parole: "il fervore per onorare il Cuore di Cristo, ferito di amore per noi e per riparare in tutti i modi le ingiurie a Lui rivolte".
    L'eredità, dunque, delle apparizioni di Paray sono un tesoro inestimabile per tutta la Chiesa e per tutti i fedeli.
    Giovanni Paolo II, il 1° giugno 1980 nella basilica del S. Cuore a Montmartre, concludeva: "Vivete questo messaggio che dal Vangelo di S. Giovanni a Paray-le-Monial ci chiama ad entrare nel Suo mistero. Auguriamoci di poter tutti "attingere con gioia alle sorgenti della salvezza" (Is. 12. 3) quelle che scaturiscono dall'amore del Signore". Un augurio che valga per tutti ...

    Augustinus





    Andre Lopez, Adorazione del Sacro Cuore di Gesù, 1786

  2. #2
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    Predefinito La voce del Papa Giovanni Paolo II

    Varsavia, 11 giugno 1999

    Solennità del Sacro Cuore di Gesù

    Carissimi Fratelli e Sorelle!

    1. La ricorrenza del centenario della Consacrazione del genere umano al Cuore divino di Gesù, stabilita per tutta la Chiesa dal mio Predecessore Leone XIII con la Lettera Enciclica Annum Sacrum (25 maggio 1899: Leonis XIII P.M. Acta, XIX [1899], 71-80) e avvenuta l'11 giugno 1899, ci spinge in primo luogo alla gratitudine verso "Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre" (Ap 1, 5).
    La felice circostanza si rivela inoltre quanto mai opportuna per riflettere sul significato e sul valore di quell'importante atto ecclesiale. Con l'Enciclica Annum Sacrum, il Papa Leone XIII confermò quanto era stato compiuto dai suoi Predecessori per religiosamente custodire e mettere in più vivida luce il culto e la spiritualità del Sacro Cuore. Con la consacrazione, poi, egli intendeva conseguire "insigni frutti in primo luogo a vantaggio della cristianità, ma anche dell'intera umana società" (l.c., p. 71). Domandando che venissero consacrati non solo i credenti ma gli uomini tutti, imprimeva nuovo orientamento e senso alla consacrazione che, già da due secoli, era stata praticata da singoli, gruppi, diocesi, nazioni.
    La consacrazione del genere umano al Cuore di Gesù fu pertanto presentata da Leone XIII come "culmine e coronamento di tutti gli onori, che era nella consuetudine tributare al Sacratissimo Cuore" (Annum Sacrum, cit., 72). Tale consacrazione, spiega l'Enciclica, si deve a Cristo, Redentore del genere umano, per ciò che è in sé e per quanto ha operato per tutti gli uomini. Poiché nel Sacro Cuore il credente incontra il simbolo e la viva immagine dell'infinita carità di Cristo, che per se stessa sprona ad amarci scambievolmente, egli non può non avvertire l'esigenza della personale partecipazione all'opera della salvezza. Per questo ogni membro della Chiesa è invitato a vedere nella consacrazione un donarsi e obbligarsi verso Gesù Cristo, Re "dei figli prodighi", Re che chiama tutti "al porto della verità e all'unità della fede", Re di tutti coloro che attendono di essere introdotti "nella luce di Dio e nel suo regno" (Formula di consacrazione). La consacrazione così intesa è da accostare all'azione missionaria della Chiesa stessa, perché risponde al desiderio del Cuore di Gesù di propagare nel mondo, attraverso le membra del suo Corpo, la sua dedizione totale al Regno, e di unire sempre più la Chiesa nell'offerta al Padre e nel suo essere per gli altri. La validità di quanto avvenne l'11 giugno 1899 ha trovato autorevole conferma in ciò che hanno scritto i miei Predecessori, offrendo approfondimenti dottrinali circa il culto del Sacro Cuore e disponendo la rinnovazione periodica dell'atto di consacrazione. Fra questi mi è grato ricordare: il santo successore di Leone XIII, il Papa Pio X, che dispose nel 1906 di rinnovarla ogni anno; il Papa Pio XI di venerata memoria, che ne fece richiamo nelle Encicliche Quas primas, nel contesto dell'Anno Santo 1925, e Miserentissimus Redemptor; il suo successore, il Servo di Dio Pio XII, che ne trattò nelle Encicliche Summi Pontificatus e Haurietis aquas. Il Servo di Dio Paolo VI, poi, alla luce del Concilio Vaticano II, volle in merito parlarne nell'Epistola apostolica Investigabiles divitias e nella Lettera Diserti interpretes, diretta il 25 maggio 1965 ai Superiori Maggiori degli Istituti che prendono il nome dal Cuore di Gesù.
    Anch'io non ho mancato più volte di invitare i miei Fratelli nell'episcopato, i presbiteri, i religiosi ed i fedeli a coltivare nella propria vita le forme più genuine del culto al Cuore di Cristo. In quest'anno dedicato a Dio Padre, ricordo quanto scrissi nell'Enciclica Dives in misericordia: "La Chiesa sembra professare in modo particolare la misericordia di Dio e venerarla, rivolgendosi al Cuore di Cristo. Infatti proprio l'accostarci a Cristo nel mistero del suo Cuore ci consente di soffermarci su questo punto - in un certo senso centrale e nello stesso tempo più accessibile sul piano umano - della rivelazione dell'amore misericordioso del Padre, che ha costituito il contenuto centrale della missione messianica del Figlio dell'uomo" (n. 13). In occasione della solennità del Sacro Cuore e del mese di giugno, ho spesso esortato i fedeli a perseverare nella pratica di questo culto, che "contiene un messaggio che è ai nostri giorni di straordinaria attualità", perché "dal Cuore del Figlio di Dio, morto sulla croce, è scaturita la fonte perenne della vita che dona speranza ad ogni uomo. Dal Cuore di Cristo crocifisso nasce la nuova umanità, redenta dal peccato. L'uomo del Duemila ha bisogno del Cuore di Cristo per conoscere Dio e per conoscere se stesso; ne ha bisogno per costruire la civiltà dell'amore" (Insegnamenti, XVII, 1 [1994], 1152).
    La consacrazione del genere umano del 1899 costituisce un passo di straordinario rilievo nel cammino della Chiesa ed è tuttora valido rinnovarla ogni anno nella festa del Sacro Cuore. Ciò va detto anche dell'Atto di riparazione che si è soliti recitare nella festa di Cristo Re. Ancora attuali risuonano le parole di Leone XIII: "Si deve pertanto ricorrere a chi è la Via, la Verità e la Vita. Ci siamo sviati: dobbiamo ritornare sulla Via; si sono oscurate le menti: si deve dissolvere l'oscurità con la luce della Verità; la morte ha preso il sopravvento: si deve far trionfare la Vita" (Annum Sacrum, cit., p. 78). Non è questo il programma del Concilio Vaticano II e del mio stesso pontificato?

    2. Mentre ci stiamo preparando a celebrare il Grande Giubileo del 2000, questo centenario ci aiuta a contemplare con speranza la nostra umanità e ad intravedere il terzo millennio illuminato dalla luce del mistero di Cristo, "Via, Verità e Vita" (Gv 14, 6). Nel constatare che "gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo" (Cost. past. Gaudium et spes, 10), la fede scopre felicemente che "nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo" (ivi, 22), poiché "con l'Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo. Ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo" (ibid.). Dio ha disposto che il battezzato, "associato al mistero pasquale e assimilato alla morte di Cristo", potesse andare "incontro alla risurrezione confortato dalla speranza", ma ciò vale "anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia" (ibid.). "Tutti gli uomini _ come ricorda ancora il Concilio Vaticano II _ sono chiamati a questa unione con Cristo, che è la luce del mondo; da lui veniamo, per lui viviamo, a lui siamo diretti" (Cost. dogm. Lumen gentium, 3). Nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa è magistralmente detto che "per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di Colui che dalle tenebre li chiamò all'ammirabile sua luce (cfr 1 Pt 2, 4-10). I discepoli di Cristo, quindi, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio (cfr At 2, 42-47), offrano se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio (cfr Rm 12, 1), rendano dovunque testimonianza di Cristo e rendano ragione della speranza che è in loro della vita eterna (1 Pt 3, 15)" (ivi, 10). Di fronte al compito della nuova evangelizzazione, il cristiano che, guardando al Cuore di Cristo, Signore del tempo e della storia, a Lui si consacra e insieme consacra i propri fratelli, si riscopre portatore della sua luce. Animato dal suo spirito di servizio, egli coopera ad aprire a tutti gli esseri umani la prospettiva di essere elevati verso la propria pienezza personale e comunitaria. "Dal Cuore di Cristo infatti il cuore dell'uomo impara a conoscere il vero e unico senso della sua vita e del suo destino, a comprendere il valore di una vita autenticamente cristiana, a guardarsi da certe perversioni del cuore umano, a unire l'amore filiale verso Dio con l'amore del prossimo" (Messaggio alla Compagnia di Gesù, 5 ottobre 1986: Insegnamenti, IX, 2 [1986], 843).
    Desidero esprimere la mia approvazione e il mio incoraggiamento a quanti, a qualunque titolo, nella Chiesa continuano a coltivare, approfondire e promuovere il culto al Cuore di Cristo, con linguaggio e forme adatte al nostro tempo, in modo da poterlo trasmettere alle generazioni future nello spirito che sempre lo ha animato. Si tratta ancora oggi di condurre i fedeli a fissare lo sguardo adorante sul mistero di Cristo, Uomo-Dio, per divenire uomini e donne di vita interiore, persone che sentono e vivono la chiamata alla vita nuova, alla santità, alla riparazione, che è cooperazione apostolica alla salvezza del mondo. Persone che si preparano alla nuova evangelizzazione, riconoscendo il Cuore di Cristo come cuore della Chiesa: è urgente per il mondo comprendere che il cristianesimo è la religione dell'amore. Il Cuore del Salvatore invita a risalire all'amore del Padre, che è la sorgente di ogni autentico amore: "In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1 Gv 4, 10).
    Gesù riceve incessantemente dal Padre, ricco di misericordia e compassione, l'amore che Egli prodiga agli uomini (cfr Ef 2, 4; Gc 5, 11). Il suo Cuore rivela particolarmente la generosità di Dio verso il peccatore. Dio, reagendo al peccato, non diminuisce il suo amore, ma l'allarga in un movimento di misericordia che diventa iniziativa di redenzione. La contemplazione del Cuore di Gesù nell'Eucaristia spingerà i fedeli a cercare in quel Cuore l'inesauribile mistero del sacerdozio di Cristo e di quello della Chiesa. Farà gustare loro, in comunione con i fratelli, la soavità spirituale della carità alla sua stessa fonte. Aiutando ognuno a riscoprire il proprio Battesimo, li renderà più consapevoli della loro dimensione apostolica da vivere nella diffusione della carità e nella missione evangelizzatrice. Ciascuno si impegnerà maggiormente nel pregare il Padrone della messe (cfr Mt 9, 38) perché conceda alla Chiesa "pastori secondo il suo cuore" (Ger 3, 15) che, innamorati di Cristo Buon Pastore, modellino il proprio cuore ad immagine del suo e siano disposti ad andare per le vie del mondo per proclamare a tutti che Egli è Via, Verità e Vita (cfr Esort. ap. post-sinod. Pastores dabo vobis, 82). A ciò si aggiungerà l'azione fattiva, perché anche molti giovani di oggi, docili alla voce dello Spirito Santo, siano formati a lasciar risuonare nell'intimità del loro cuore le grandi attese della Chiesa e dell'umanità e a rispondere all'invito di Cristo per consacrarsi con Lui, entusiasti e gioiosi, "per la vita del mondo" (Gv 6, 51).

    3. La coincidenza di questo centenario con l'ultimo anno di preparazione al Grande Giubileo del 2000, che ha la "funzione di dilatare gli orizzonti del credente secondo la prospettiva stessa di Cristo: la prospettiva del "Padre che è nei cieli" (cfr Mt 5, 45)" (Lett. ap. Tertio Millennio adveniente, 49) costituisce un'opportuna occasione per presentare il Cuore di Gesù, "fornace ardente di amore, ... simbolo ed espressiva immagine di quell'amore eterno col quale "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3, 16)" (Paolo VI, Epist. ap. Investigabiles divitias, 5: AAS 57 [1965], 268). Il Padre "è Amore" (1 Gv 4, 8.16), ed il Figlio unigenito, Cristo, ne manifesta il mistero, mentre svela pienamente l'uomo all'uomo. Nel culto al Cuore di Gesù ha preso forma la parola profetica richiamata da san Giovanni: "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" (Gv 19, 37; cfr Zc 12, 10).
    È uno sguardo contemplativo, che si sforza di penetrare nell'intimo dei sentimenti di Cristo, vero Dio e vero uomo. In questo culto il credente conferma ed approfondisce l'accoglienza del mistero dell'Incarnazione, che ha reso il Verbo solidale con gli uomini, testimone della ricerca nei loro confronti da parte del Padre. Questa ricerca nasce nell'intimo di Dio, il quale "ama" l'uomo "eternamente nel Verbo e in Cristo lo vuole elevare alla dignità di figlio adottivo" (Tertio Millennio adveniente, 7). Contemporaneamente la devozione al Cuore di Gesù scruta il mistero della Redenzione, per scoprirvi la dimensione di amore che ha animato il suo sacrificio di salvezza.
    Nel Cuore di Cristo è viva l'azione dello Spirito Santo, a cui Gesù ha attribuito l'ispirazione della sua missione (Lc 4, 18; cfr Is 61, 1) e di cui aveva nell'Ultima Cena promesso l'invio. È lo Spirito che aiuta a cogliere la ricchezza del segno del costato trafitto di Cristo, dal quale è scaturita la Chiesa (cfr Cost. Sacrosanctum Concilium, 5). "La Chiesa, infatti - come ebbe a scrivere Paolo VI - è nata dal Cuore aperto del Redentore e da quel Cuore riceve alimento, giacché Cristo "ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola"(Ef 5, 25-26)" (Lettera Diserti interpretes, cit.). Per mezzo poi dello Spirito Santo, l'amore che pervade il Cuore di Gesù si diffonde nel cuore degli uomini (cfr Rm 5, 5) e li muove all'adorazione delle sue "imperscrutabili ricchezze" (Ef 3, 8) e alla supplica filiale e fidente verso il Padre (cfr Rm 8, 15-16), attraverso il Risorto, "sempre vivo per intercedere per noi" (Eb 7, 25).

    4. Il culto al Cuore di Cristo, "sede universale della comunione con Dio Padre ... , sede dello Spirito Santo" (Insegnamenti, XVII, 1 [1994], 1152), tende a rafforzare i nostri legami con la Santa Trinità. Pertanto, la celebrazione del centenario della consacrazione del genere umano al Sacro Cuore prepara i fedeli al Grande Giubileo, sia per ciò che attiene al suo obiettivo di "glorificazione della Trinità, dalla quale tutto viene e alla quale tutto si dirige, nel mondo e nella storia" (Tertio Millennio adveniente, 55), sia per il suo orientamento all'Eucaristia (cfr ibid.), in cui la vita che il Cristo è venuto a portare in abbondanza (cfr Gv 10, 10) è comunicata a coloro che mangeranno di Lui per vivere di Lui (cfr Gv 6, 57). Tutta la devozione al Cuore di Gesù in ogni sua manifestazione è profondamente eucaristica: si esprime in pii esercizi che stimolano i fedeli a vivere in sintonia con Cristo, "mite e umile di cuore" (Mt 11, 29) e si approfondisce nell'adorazione. Essa si radica e trova il suo culmine nella partecipazione alla Santa Messa, soprattutto a quella domenicale, dove i cuori dei credenti, riuniti fraternamente nella gioia, ascoltano la parola di Dio, apprendono a compiere con Cristo offerta di sé e di tutta la propria vita (Sacrosanctum Concilium, 48), si nutrono del pasquale convito del Corpo e Sangue del Redentore e, condividendo pienamente l'amore che pulsa nel suo Cuore, si sforzano di essere sempre più evangelizzatori e testimoni di solidarietà e di speranza. Rendiamo grazie a Dio, nostro Padre, che ci ha rivelato il suo amore nel Cuore di Cristo e ci ha consacrato con l'unzione dello Spirito Santo (cfr Cost. dogm. Lumen gentium, 10) in modo che, uniti a Cristo, adorandoLo in ogni luogo e operando santamente, consacriamo a Lui il mondo stesso (ivi, 34) e il nuovo Millennio. Consapevoli della grande sfida che ci sta dinanzi, invochiamo l'aiuto della Vergine Santissima, Madre di Cristo e Madre della Chiesa. Sia Lei a guidare il Popolo di Dio oltre la soglia del Millennio che sta per iniziare. Lo illumini sulle vie della fede, della speranza, della carità! Aiuti, in particolare, ogni cristiano a vivere con generosa coerenza la consacrazione a Cristo che ha il suo fondamento nel sacramento del Battesimo e che opportunamente trova conferma nella consacrazione personale al Sacratissimo Cuore di Gesù, nel quale soltanto l'umanità può trovare perdono e salvezza.

    Tratto da L'OSSERVATORE ROMANO, Sabato 12 Giugno 1999.






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    Predefinito Sacratissimo Cuore di Gesù - Ottava del Corpus Domini



    Dalle Meditazioni per la festa del Sacro Cuore di san Giovanni Eudes. Mèditations pour la fète du Sacré Coeur, 5,1‑6; 6,2; 7,2‑3; 8,2‑3. Oeuvres, Lethielleux, Parigi, 1932, 402‑407.

    Non potremo mai stimare abbastanza la grazia indescrivibile che il Salvatore ci ha fatto. donandoci il suo divin cuore.

    Immaginate un uomo che è talmente amato dal suo principe al punto da poter esclamare: "Il cuore del Re è mio, io posseggo il cuore del mio principe! Che fortuna la sua! Che motivo di gioia!".

    Ebbene, noi abbiamo infinitamente di più. Il Re dei re ci ama cosi ardentemente che ognuno di noi ha il diritto di dire: "Il cuore di Gesù è mio, posseggo il cuore del mio Salvatore".

    Si, questo cuore ammirabile è mio, e per parecchi motivi. E' mio, perché l'eterno Padre me l'ha donato attraverso lo Spirito Santo, per intercessione della Vergine Maria. E' mio, perché Gesù stesso continua senza posa a donarmelo.

    Gesù mi da il suo cuore perché sia il mio rifugio in ogni sventura, perché sia il mio oracolo e il mio tesoro, ma anche perché mi sia modello e regola di vita e di azione.

    Voglio concentrare il mio sguardo su questa regola con uno studio continuo, per seguirla fedelmente. Per amor tuo, o Salvatore, voglio seguire la regola del tuo cuore. Voglio amare tutto ciò che ami tu e unicamente odiare il peccato.

    Con la tua grazia voglio amare i nemici e fare tutto il bene che potrò a chi mi vuol male.

    Ecco le regole che mi propongo di osservare per amor tuo, o Salvatore: voglio amare il mio Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze; voglio mettere tutto il mio diletto nel seguire sempre e dovunque la sua adorabilissima volontà. Voglio talmente avere in odio ed in abominio ogni sorta di iniquità che, tramite la tua santa grazia, moriro piuttosto che acconsentirvi.

    Gesù mio, fa che io ami la croce e le afflizioni e in esse metta la mia gioia a motivo dell'amore che tu hai per me. Fa che possa dire con l'Apostolo: Sono pieno di consolazione., pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione (2 Cor 7,4).

    Rendimi partecipe del tuo grandissimo amore verso la Madre tua, perché, dopo te, ella sia il primo oggetto della mia venerazione e della mia devozione più accesa.

    Imprimi nel mio cuore il tuo odio contro il mondo, che voglio detestare come un vero anticristo, dato che ti resta sempre avverso e ti ha crocifisso crudelmente.

    Concedimi la grazia, o Dio del mio cuore, di conservare sempre una carità intera e perfetta verso gli altri. Ecco la regola del tuo sacratissimo cuore, la regola delle regole: Pace e misericordia (Gal 6,16).

    Che fortuna possedere un tale cuore, il cuore di Gesù Siamo ricchi di un tesoro ineguagliabile.

    E insieme ci grava un obbligo enorme verso la tua incomprensibile bontà, o Signore.

    Tu hai chiesto al Padre che noi fossimo uno con lui e con te, come tu e lui siete uno. Vuoi dunque da noi un cuore solo con il tuo adorabile Padre e con te. Vuoi essere il nostro capo e noi le tue membra, un cuore e una mente sola con te.

    Ci hai reso figli del medesimo Padre,. di cui sei l'Unigenito. Ecco perché ci dai il tuo cuore per amare con lo stesso tuo cuore il Padre. Ci garantisci che questo amabile Padre ci ama con lo stesso amore che ha per te. Infatti hai detto al Padre: Tu li hai amati come hai amato me (Gv 17, 23).

    E ci insegni che tu ci ami con il cuore stesso del Padre: Come il Padre ha amato me i anch'io ho amato voi (Gv 15, 9).

    Ecco perché ci hai donato il tuo cuore, per amare te e il Padre con il vostro stesso amore. Con questo cuore immenso vi renderemo adorazione, lodi e azioni di grazie in modo degno della vostra infinita grandezza.

    Che cosa è richiesto per mettere in atto questo grande cuore che Dio ci ha dato? Come faremo per adorare, lodare, ringraziare, amare Dio o praticare la virtù e attendere al servizio divino?

    Occorre anzitutto rinunziare a se stessi, rinunziare al proprio cuore avvelenato dal peccato e dall'amor proprio. Poi ci daremo a Gesù per unirci al suo divin cuore nell'opera che stiamo per iniziare, in modo da avere l'amore, l'umiltà e tutte le sue altre disposizioni. Cosi potremo adorare, amare, lodare, servire e glorificare Dio con il cuore stesso di Dio.

    Usa tu stesso, o Salvatore, la potenza del tuo braccio per separarmi da me stesso e unirmi a te; strappa il mio miserabile cuore per mettere il tuo al suo posto, sicche io possa esclamare: Rendero grazie al Signore con tutto il cuore (Sal 110, 1), cioè con il gran cuore del mio Gesù, divenuto il mio stesso cuore.

    O cuore amabilissimo, tenerezza infinita, si il cuore del mio cuore, l'anima dell'anima mia, la mente della mia mente, la vita della mia vita, l'unico principio dei miei pensieri, delle mie parole, delle mie azioni, di tutte le mie facoltà e di tutti i sensi interni ed esterni. O cuore unico, in te posseggo tutto.

    Il cuore del nostro Redentore è sàturo d'umiltà. Per esserne convinti, consideriamo come egli disprezzò la stima e la gloria dei mondo nel corso della sua esistenza terrena.

    Gesù e il Figlio unico di Dio, con il Padre condivide la divinità, è il re della gloria, regge cielo e terra, e merita gli omaggi e l'adorazione di ogni creatura. Se volesse irradiare il minimo raggio della sua maestà, l'universo intero si prostrerebbe ai suoi piedi per adorarlo.

    Invece non fa apparire quasi per niente la sua grandezza ne quando nasce ne per tutto il corso della sua vita, neppure dopo risorto e tanto meno nell'eucaristia, dove è glorioso e immortale. Fugge quando i Giudei vogIiono intronizzarlo e dichiara che il suo regno non è di questo mondo, tanto rigetta ciò che esso sfoggia di glorioso e luccicante.

    O Gesù, imprimi questi sentimenti nel mio cuore e fa che io tema la stima e gli elogi come veleno infernale.

    L'amore infinito del Figlio di Dio verso il Padre non solo lo portò a patire tante umiliazioni, ma anche a inabissarsi nelle ignominie e a riporre gioia e delizie nel riparare perfettamente il disonore fatto al Padre. Lo fece anche per liberarci dalla rovina eterna, per acquistarci le glorie immortali del cielo, per distruggere in noi l'orgoglio, fonte di ogni peccato, e per stabilirvi l'umiltà, fondamento di ogni virtù.

    O Gesù, siano rese grazie infinite alla tua santissima umiltà e lodi immortali al Padre tuo eterno. Egli ti ha esaltato In proporzione di quanto ti umiliasti, e ti ha dato un nome superiore ad ogni nome. Tutte le ginocchia del cielo, della terra e sotto terra si pieghino per adorare e glorificare il mio Gesù, e ogni lingua confessi che il mio Salvatore gode della gloria Immensa ed eterna del Padre? (Fil 2, 9‑11).

    Tutte le sofferenze dei martiri sono poca cosa, anzi un nulla rispetto ai dolori sconfinati del cuore adorabile del Re dei martiri. Rappresentatevi tutti i dolori, le afflizioni, le angosce, le sventure, i tormenti di tutti I fedeli martirizzati e di ogni autentico cristiano che furono e saranno sulla terra: ebbene, tutti quei mali furono come altrettante piaghe sanguinose per il santissimo cuore di Gesù.

    Il cuore del nostro Salvatore ha una sensibilità tenerissima, ed è colmo di amore infinito per i suoi figli; quando essi soffrono croci e afflizioni, questi dolori si abbattono da ogni parte sul suo amabilissimo cuore, come sul loro centro.

    Non vi è mente che possa capire i martirii dolorosissimi che il cuore amante di Gesù soffrì per tali motivi. Cercò di esprimerlo il profeta Isaia, dicendo: Egli si addossato i nostri dolori (Is 53, 4); e san Matteo gli fa eco: Egli si è preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie (Mt 8,17). Può davvero essere chiamato Re dei martiri e fulcro della croce l'amabilissimo cuore di Gesù.

    Chi geme sotto la sferza del dolore può trovare conforto nel sapere che tutte le sue angosce passano per il dolce cuore di Gesù, che per amore nostro le sperimento per il primo.

    Tutte le sofferenze del Salvatore non sono nulla rispetto a quelle che il suo cuore divino patì in croce. Esse furono cosi violente che lo trafissero di dolore sicche egli rese anima nelle mani del Padre.

    O Salvatore, cosa mai ti fece soffrire tanti tormenti fino a morirne, se non l'amore infinito che hai per il Padre e per noi?

    Davvero sei morto insieme d'amore e di dolore, e il tuo cuore si è spezzato, schiacciato e schiantato di dolore e d'amore per la gloria del Padre e la nostra redenzione.

    Cuore adorabile di Gesù, che ti rendero per la tua eccessiva bonta? Vorrei avere tutti i cuori esistenti in cielo e In terra, per sacrificarteli nelle fiamme del tuo amore.

    Padre santo, potrai forse rifiutare ciò che ti si chiede tramite il cuore amabile del Figlio tuo., morto d'amore e di dolore, perché amava te e noi? Questo non è possibile, poiche cielo e terra verrebbero annientati.

    Percio ti supplico, Padre adorabile, per il cuore divino del tuo Figlio, trapassato d'amore e di dolore per me: prendi totale possesso del mio cuore e li stabilisci per sempre perfettamente il regno del santissimo amore di Gesù e di Maria.

  4. #4
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    Predefinito Omelia dal Trattati di sant'Agostino sul vangelo di Giovanni.

    In Io. tr. 82, 1‑3; 83,1.3. PL 35, 1843‑1845.1846.

    Il Vangelo ci dice che Dio Padre è glorificato quando portiamo molto frutto e ci dimostriamo veri discepoli di Cristo; allora non facciamocene un titolo di gloria, quasi fosse da attribuire alla nostra capacita cio che abbiamo realizzato. Questa grazia viene da Dio; quindi non torna a gloria nostra, ma a gloria sua.

    In un'altra circostanza il Signore dice: Cosi risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone, e subito dopo aggiunge: E rendano gloria al Padre vostro che e nei cieli (Mt 5,16). Non voleva infatti che i discepoli credessero di compiere da se tali opere.

    La gloria del Padre è appunto che noi portiamo molto frutto e siamo veri discepoli di Cristo.

    Ma chi ci fa cosi se non colui che ci ha prevenuti con la sua misericordia?

    Noi infatti siamo opera sua. creati in Cristo Gesù per le opere buone (Ef 2, 10).

    Come il Padre ha amato me. cosi anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Ecco il principio di tutte le nostre opere buone. Da dove potrebbero venire se non dalla fede che opera per mezzo della carità? E come potremmo noi amarlo, se egli non ci amasse per primo? Con estrema chiarezza sempre Giovanni ce lo insegna in una sua lettera: Noi amiamo, perché egli ci ha amato per primo (1 Gv 4,19).

    Rimanete nel mio amore. In qual modo vi rimarremo? Ascolta ciò che segue: Se osserverete i miei comandamenti., rimarrete nel mio amore.

    E' l'amore che ci mette in grado di osservare i comandamenti, oppure è la fedeltà ad osservarli che ci consente di amare? Ma chi dubita che l'amore non preceda l'osservanza? Chi non ama non ha un motivo per mettere in pratica i comandamenti. Quando Gesù ci dice: Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore., non indica ciò che fa nascere l'amore, ma quello che lo attesta. Come se dicesse: "Non crediate di rimanere nel mio amore se non osservate i miei comandamenti. Solo se li osservate, potrete rimanervi; cioè, apparirà chiaro che dimorate nel mio amore se osservate i miei comandamenti".

    Questo perché nessuno s'inganni dicendo che ama Dio, mentre non fa quanto egli comanda. In altre parole, noi in tanto lo amiamo, in quanto osserviamo i suoi comandamenti; e quanto meno obbediamo ad essi, tanto meno lo amiamo.

    Non è dunque per ottenere il suo amore che osserviamo quanto ci comanda: se egli non ci amasse per primo, non potremmo tradurre in atto i suoi precetti. Questa è la grazia rivelata agli umili, mentre ai superbi rimane nascosta.

    Questo vi ho detto., perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

    Cos'è la gioia di Cristo in noi? La compiacenza ch'egli prova a rallegrarsi di noi. E cos'è la nostra gioia che egli vuole completa? Godere di stare insieme con lui. Tant'è che il Signore aveva detto a Pietro:Se non ti lavero, non avrai parte con me (Gv 13,8).

    Insomma, la gioia di Cristo in noi è la grazia che ci dona, e questa grazia costituisce anche la nostra gioia.

    Cristo ne fruiva fin dal principio, fin da quando in eterno ci ha eletto prima della costituzione del mondo.

    Il gaudio della nostra salvezza, che da sempre lo rallegrò, perché da sempre egli lo ha conosciuto e da sempre ad esso ci ha predestinati, comincio ad abitare in noi quando egli ci ha chiamati.

    Abbiamo ragione nel definire nostra questa gioia, perché un giorno ci rendera beati. Nel frattempo essa conosce una crescita e un avanzamento continuo, tesa com'è a perseverare verso il pieno compimento. Questa gioia comincia nella fede di chi rinasce nel battesimo e toccherà il vertice nel premio di chi risorgerà alla vita eterna.

    Rimaniamo ancorati al precetto del Signore di amarci gli uni gli altri, e cosi osserveremo qualsiasi altro comandamento, perché questo li racchiude tutti.

    Questo amore è diverso da quello che gli uomini, in quanto uomini, si portano l'un l'altro.

    Per distinguere i due atteggiamenti, il Signore soggiunge: Come io vi ho amati.

    Cristo ci ama per renderci capaci di regnare con lui. Sempre questo medesimo scopo deve guidare l'amore reciproco gli uni verso gli altri in modo che esso resti ben distinto dall'affetto che di solito gli uomini nutrono a vicenda e che in realtà non è vero amore.

    Invece coloro che si amano per aderire a Dio, ci riescono davvero: essi prima amano Dio, per sapersi poi amare l'un l'altro. Una tale carità non brilla fra tutti gli uomini; anzi, sono pochi quelli che si amano affinché Dio sia tutto in tutti (1 Cor 15,28).

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    Predefinito Dalle «Opere» di san Bonaventura, vescovo

    (Opusc. 3, Il legno della vita, 29-30. 47; Opera omnia 8, 79)

    Considera anche tu, o uomo redento, chi, quanto grande e di qual natura sia colui che pende per te dalla croce. La sua morte dà la vita ai morti, al suo trapasso piangono cielo e terra, le dure pietre si spaccano.
    Inoltre, perché dal fianco di Cristo morto in croce fosse formata la Chiesa e si adempisse la Scrittura che dice: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19, 37), per divina disposizione é stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza. Lo sgorgare da una simile sorgente, cioè dal segreto del cuore, dà ai sacramenti della Chiesa la capacità di conferire la vita eterna ed é, per coloro che già vivono in Cristo, bevanda di fonte viva «che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 14).
    Sorgi, dunque, o anima amica di Cristo. Sii come colomba «che pone il suo nido nelle pareti di una gola profonda» (Ger 48, 28). Come «il passero che ha trovato la sua dimora» (Sal 83, 4), non cessare di vegliare in questo santuario. Ivi, come tortora, nascondi i tuoi piccoli, nati da un casto amore. Ivi accosta la bocca per attingere le acque dalle sorgenti del Salvatore (cfr. Is 12, 3). Da qui infatti scaturisce la sorgente che scende dal centro del paradiso, la quale, divisa in quattro fiumi (cfr. Gn 2, 10) e, infine, diffusa nei cuori che ardono di amore, feconda ed irriga tutta la terra.
    Corri a questa fonte di vita e di luce con vivo desiderio, chiunque tu sia, o anima consacrata a Dio, e con l'intima forza del cuore grida a lui: «O ineffabile bellezza del Dio eccelso, o splendore purissimo di luce eterna! Tu sei vita che vivifica ogni vita, luce che illumina ogni luce e che conserva nell'eterno splendore i multiformi luminari che brillano davanti al trono della tua divinità fin dalla prima aurora.
    O eterno e inaccessibile, splendido e dolce fluire di fonte nascosta agli occhi di tutti i mortali! La tua profondità é senza fine, la tua altezza senza termine, la tua ampiezza è infinita, la tua purezza imperturbabile!
    Da te scaturisce il fiume «che rallegra la città di Dio» (Sal 45, 5), perché «in mezzo ai canti di una moltitudine in festa» (Sal 41, 5) possiamo cantare cantici di lode, dimostrando, con la testimonianza, dell'esperienza, che «in te é la sorgente della vita e alla tua luce vediamo la luce» (Sal 35, 10).

  6. #6
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    Predefinito

    Pompeo Girolamo Batoni, Sacro Cuore di Gesù, 1780. Uno tra i più bei sacri cuori diffusi per la pietà popolare.

    José de Paez (1720-90), Adorazione del Sacro Cuore di Gesù con i SS. Ignazio di Loyola e Luigi Gonzaga, XVIII sec., Museum of Fine Arts, Houston

    Pasquale Grassi, Sacro Cuore di Gesù, XVIII sec., Pinacoteca provinciale, Bari

  7. #7
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    Predefinito ATTO DI RIPARAZIONE

    Scritto da Sua Santità Pio XI per essere recitato pubblicamente nelle chiese nella festa del Cuore sacratissimo di Gesù

    Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi, prostrati innanzi a te, intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l'amantissimo tuo Cuore. Memori però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità, e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che, errando lontano dalla via della salute, ricusano di seguire te come pastore e guida, ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del battesimo, hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge. E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l'immodestia e le brutture della vita e dell'abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro te e i tuoi santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l'ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi onde è profanato lo stesso sacramento dell'amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da te fondata. Ed oh potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti! Intanto come riparazione dell'onore divino conculcato, noi ti presentiamo, accompagnandola con le espiazioni della Vergine tua madre, di tutti i santi e delle anime pie, quella soddisfazione che tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari, promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l'aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l'indifferenza verso sì grande amore con la fermezza della fede, l'innocenza della vita, l'osservanza perfetta della legge evangelica, specialmente della carità, e di impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di te, e di attrarre quanti più potremo alla tua sequela. Accogli, te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per l'intercessione della beata Vergine Maria riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi nella tua obbedienza e nel tuo servizio fino alla morte con il gran dono della perseveranza, mediante il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni Dio per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    Si concede l’indulgenza parziale al fedele che recita piamente questo atto di riparazione. L'indulgenza è plenaria se lo si recita pubblicamente nella solennità del Sacro Cuore di Gesù.

  8. #8
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    Predefinito Ammenda Onorevole Al Ss. Cuore Di Gesu’

    Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e che dalla maggior parte di essi, e spesso da quelli che Egli ha prediletti, non riceve che ingratitudini ed oltraggi!

    Noi abbiamo sentito, o Signore i vostri gemiti e le vostre afflizioni. Voi stesso avete rivelato a S. Margherita Mara, discepola del vostro Cuore, che quest’ ingratitudine vi arreca maggior dolore di tutti i patimenti della vostra Passione. Se almeno, come dicevate, gli uomini che tanto amate vi ricambiassero anche solo in parte del vostro amore, Voi stimereste come un nulla tutto quello che avete sofferto per essi.

    Noi vogliamo fin d’oggi, o Signore rendervi questo ricambio d’amore, procurando al vostro tenerissimo Cuore un qualche sollievo con la compassione dei nostri cuori riconoscenti. Oh. Potessimo anche noi vivere quella perfetta vita d’immolazione, d’abbandono e di amore, che il vostro Cuore così ardentemente desidera!

    Con Maria Maddalena, noi vogliamo spargere sui vostri piedi e sul vostro Sacratissimo Capo unguenti fragranti d’amore e di devozione.

    Con Santa Veronica noi ardentemente desideriamo consolarvi di tutti gli oltraggi da cui siete tanto amareggiato. Con la vostra SS. Madre, con S. giovanni e con tutti i vostri devoti e fedeli amici del Calvario vogliamo risarcirvi dell’ abbandono in cui vi lasciano tante anime a Voi care.

    Oh, potessimo con nostro zelo apostolico condurre a Voi tutti i cuori degli uomini!

    Amato sia da per tutto il Sacro Cuore di Gesù!

    Sia lodato, ringraziato e consolato da per tutto ora e sempre il Cuore adorabile di Gesù! Così sia.

    Genuflessi umilmente innanzi a Te, o Sacro Cuore di Gesù, rinnoviamo la nostra consacrazione per riparare tutti gli oltraggi con un accrescimento di fedeltà e d'amore.

    Quanto più si bestemmieranno i tuoi santi misteri,

    tanto più noi li crederemo.

    Quanto più l'empietà si sforzerà di rapirci le nostre immortali speranze,

    tanto più spereremo in Te, unica speranza degli uomini.

    Quanto più i cuori ingrati resisteranno alle tue divine attrattive,

    tanto più noi ti ameremo, o Cuore amatissimo di Gesù.

    Quanto più sarà oltraggiata la tua Divina Maestà,

    tanto più noi la adoreremo.

    Quanto più le tue sante leggi saranno dimenticate e trasgredite,

    tanto più con diligenza le osserveremo.

    Quanto più le tue adorabili virtù saranno disconosciute,

    tanto più ci sforzeremo di praticarle, o Cuore modello di ogni virtù.

    Quanto più i Sacramenti saranno disprezzati e abbandonati,

    tanto più li riceveremo con amore e con rispetto.

    Quanto più l'inferno si adoprerà per la rovina delle anime,

    tanto più ci infiammeremo del desiderio della loro salvezza.

    Quanto più il sensualismo e l'orgoglio tenderanno a distruggere l'abnegazione e lo spirito di dovere,

    tanto più ci affezioneremo alla mortificazione e allo spirito di sacrificio.

    Quanto più la Tua e nostra cara Madre Maria sarà bestemmiata nei singolari privilegi di cui l'arricchisti,

    tanto più la onoreremo, invocandola Madre nostra e Vergine Immacolata.

    Quanto più la Chiesa e il Romano Pontefice saranno perseguitati e umiliati,

    tanto più li venereremo prestando loro fedelissima obbedienza.

    Concedici, o Cuore di Gesù, di divenire tuoi veri discepoli e apostoli durante tutta la vita ed esser poi partecipi della tua gloria e del tuo gaudio nella beata eternità. Amen.



    Amore del Cuore di Gesù, infiamma il mio cuore.

    Carità del Cuore di Gesù, diffonditi nel mio cuore.

    Forza del Cuore di Gesù, sostieni il mio cuore.

    Misericordia del Cuore di Gesù, perdona al mio cuore.

    Pazienza del Cuore di Gesù, non ti stancare del mio cuore.

    Regno del Cuore di Gesù, stabilisciti nel mio cuore.

    Sapienza del Cuore di Gesù, illumina il mio cuore.

    Volontà del Cuore di Gesù, disponi del mio cuore.

    Zelo del Cuore di Gesù, consuma il mio cuore.

    Vergine Immacolata, prega per noi il Sacro Cuore di Gesù.

    Seguono altre preghiere a scelta e le litanie al SS. Cuore di Gesù

    Per amore di Gesù facciamo conoscere ad altre anime questa richiesta da parte del Signore, e gli atti di culto e di riparazione verso il suo Misericordiosissimo Cuore oggi tanto offeso, oltraggiato e dimenticato.






  9. #9
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    Predefinito Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico

    dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 413-417

    VENERDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DOPO PENTECOSTE

    LA FESTA DEL SACRO CUORE DI GESÙ


    Oggi la Chiesa ci propone di onorare con un culto speciale il Cuore sacratissimo di Gesù di cui il sacramento ci ha già rivelato l'immensa tenerezza. E per stimolarci ad onorare quel Cuore divino con maggior rispetto e devozione, Pio XI ha elevato questa festa al rito di doppio di prima classe e messo la sua Ottava alla pari di quelle di Natale e dell'Ascensione [1]. Il culto del Sacro Cuore - scriveva egli ancora Cardinale - è la quintessenza stessa del cristianesimo, il compendio e il sommario di tutta la religione. Il cristianesimo, opera d'amore nel suo inizio, nei suoi progressi e nel suo compimento non potrebbe essere identificato assolutamente con nessuna altra devozione come con quella del Sacro Cuore [2].

    Oggetto della devozione al Sacro Cuore.

    L'oggetto della devozione al Sacro Cuore è lo stesso Cuore ardente d'amore per Dio e per gli uomini. Dall'Incarnazione infatti Nostro Signor Gesù Cristo è l'oggetto dell'adorazione e dell'amore di ogni creatura, non soltanto come Dio ma come Uomo-Dio. Essendo la divinità e l'umanità unite nell'unica persona del Verbo divino, Egli merita tanto come Uomo che come Dio tutti gli omaggi del nostro culto; e come in Dio tutte le perfezioni sono adorabili, così pure in Cristo tutto è adorabile: il suo corpo, il suo sangue, le sue piaghe, il suo cuore, e per questo la Chiesa ha voluto offrire alla nostra adorazione questi oggetti sacri.

    Il cuore di carne dell'Uomo-Dio.

    In questo giorno essa ci mostra soprattutto il Cuore del Salvatore e ci chiede di onorarlo sia che lo consideriamo in se stesso sia che lo consideriamo come il simbolo vivente della sua carità.

    In se stesso, questo Cuore di Gesù, per quanto sia solo un poco di carne, è già degno del nostro culto. Nella vita naturale del corpo umano, non è forse il cuore l'organo più nobile e più necessario, quello che distribuisce a tutte le membra il sangue che vivifica, che nutre, che rigenera e purifica? Adorare il Cuore di Gesù significa adorare per così dire, nel suo principio, nel suo fulcro, la vita di sacrificio e d'immolazione del nostro Salvatore. Significa adorare il prezioso recettacolo in cui le ultime gocce del sangue divino hanno atteso, per effondersi, che venisse a colpirlo la lancia di Longino. Quel cuore squarciato rimane per sempre come la testimonianza d'una vita che si è data interamente per la salvezza del mondo.

    Nell'ordine morale, il cuore di carne occupa un posto altrettanto importante. Da sempre esso è considerato come la sede della vita affettiva dell'uomo, perché è l'organo che ne risente nella maniera più sensibile tutte le fluttuazioni. Le sue pulsazioni battono al ritmo dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni, delle nostre passioni. Il linguaggio ha consacrato questo modo di vedere: è il cuore che ama, che compatisce, che soffre, si sacrifica e si dona. E come la bassezza di cuore genera tutti i vizi, così pure il cuore nobile ed elevato è la sorgente da cui s'irradiano insieme con l'amore tutte le virtù. Gesù, vero uomo, ha parlato così di se stesso. Ha offerto il suo cuore umano alla nostra contemplazione, mostrandolo circondato di fiamme ardenti e dicendo: "Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini", che lo ha portato verso tutte le sofferenze e le miserie dell'umanità, che ha avuto pietà dell'immensa moltitudine delle anime, e che Gli ha ispirato non solo di moltiplicare i miracoli, ma di istituire la Santissima Eucaristia, di fondare la Chiesa, di soffrire e di morire per riscattarci.

    Se il cuore è per noi il centro in cui sono raccolte e il focolaio da cui s'irradiano le doti e le virtù, se sappiamo rendere omaggio al cuore delle persone particolarmente benefiche, quanto più non dobbiamo onorare il Cuore di Gesù come l'abisso, il santuario, il tabernacolo di tutte le virtù? Gli Inni dell'Ufficio e le Litanie le descrivono in numerose invocazioni che noi ripeteremo e mediteremo in questi giorni. E onde persuaderci ancor più dell'importanza e dell'utilità della devozione al Sacro Cuore, concludiamo ascoltando quanto scrive un certosino di Treviri morto nel 1461. Le sue parole saranno per noi un'indicazione di quello che dobbiamo fare per entrare nelle intenzioni della Chiesa che sono quelle stesse del suo celeste Sposo: "Se volete completamente e facilmente purificarvi dei vostri peccati, liberarvi delle vostre passioni e arricchirvi di tutti i beni… mettetevi alla scuola dell'eterna carità. Riponete, immergete spesso in ispirito... tutto il vostro cuore e la vostra mente nel Cuore dolcissimo di Nostro Signor Gesù Cristo in croce. Quel Cuore è pieno d'amore... Mediante lui noi abbiamo accesso al Padre nell'unità di spirito; egli abbraccia d'un immenso amore tutti gli eletti... In quel Cuore dolcissimo si trova ogni sorta di virtù, la fonte della vita, la consolazione perfetta, la vera luce che illumina ogni uomo, ma soprattutto chi ha fatto devotamente ricorso a Lui in ogni afflizione e necessità. Tutto il bene che si può desiderare lo si attinge abbondante in lui; ogni salvezza ed ogni grazia ci vengono da quel Cuore dolcissimo, e non da altrove. Esso è il focolare dell'amore divino che brucia sempre del fuoco dello Spirito Santo, che purifica, consuma e trasforma in sé tutti coloro che Gli sono uniti e che desiderano attaccarsi a Lui. Ora come ogni bene ci viene da questo Cuore dolcissimo di Gesù, così pure tutto dovete riferirvi... tutto restituirgli senza nulla attribuire a voi... In quello stesso Cuore confesserete i vostri peccati, domanderete perdono e grazia, loderete e ringrazierete... Per questo bacerete spesso con riconoscenza quel Cuore piissimo di Gesù inseparabilmente unito al Cuore divino, dove sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza di Dio, un'immagine, voglio dire, sia di quel Cuore, sia del Crocifisso. Aspirerete senza posa a contemplarlo faccia a faccia confidandogli le vostre pene; attirerete così nel vostro cuore il suo spirito e il suo amore, le sue grazie e le sue virtù; a Lui ricorrerete nei beni e nei mali, in Lui avrete fiducia, a Lui vi attaccherete, in Lui abiterete, affinché, in cambio, si degni di porre la sua dimora nel vostro cuore; e qui infine dormirete dolcemente e riposerete nella pace. Poiché anche se i cuori di tutti i mortali vi abbandonassero, quel Cuore fedelissimo non vi ingannerà e non vi abbandonerà mai. E non trascurerete di onorare devotamente e di invocare anche la gloriosa Madre di Dio e dolcissima Vergine Maria, perché si degni di impetrarvi dal Cuore dolcissimo del suo Figliolo tutto quanto vi sarà necessario. In cambio, voi offrirete tutto al Cuore di Gesù attraverso le sue mani benedette" [3].

    MESSA

    EPISTOLA (Ef 3, 8-19). - Fratelli: A me, il minimo dei santi, è stata concessa questa grazia di evangelizzare tra i Gentili le incomprensibili ricchezze di Cristo, e di illuminare tutti riguardo all'attuazione del mistero ascoso da secoli in Dio, il quale ha creato ogni cosa, affinché dai principati e dalle potestà sia conosciuta per mezzo della Chiesa la multiforme sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha mandato ad effetto per mezzo di Cristo Gesù Signor nostro, in cui abbiamo la fiducia di poterci avvicinare con tutta confidenza a Dio per mezzo della fede in lui. Quindi vi chiedo di non perdervi d'animo a motivo delle tribolazioni ch'io soffro per voi e che sono la vostra gloria. A questo fine piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del Signor nostro Gesù Cristo, da cui ogni famiglia e nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere mediante lo Spirito di lui potentemente corroborati nell'uomo inferiore, in modo che Cristo abiti per la fede nei vostri cuori, e voi, radicati nella fede, fondati nella carità, possiate, con tutti i santi, comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, anzi possiate conoscere ciò che supera ogni scienza, la stessa carità di Cristo, in modo che siate ripieni di tutta la pienezza di Dio.

    Il "Mistero di Cristo".

    È giusto ricordare questa pagina luminosa in cui san Paolo ci svela in termini sublimi l'amore infinito di Dio per la sua creatura. Da tutta l'eternità è stato concepito da Dio un disegno che è come la ragione, la spiegazione, il motivo della creazione, e tale disegno consiste nel chiamare tutta l'umanità a partecipare alla vita di Cristo. Dio ha tanto amato gli uomini che ha dato loro il suo Figliolo unigenito affinché per lui e in lui diventino a loro volta suoi figli per l'eternità. Cristo con i suoi tesori di sapienza e di scienza; Cristo nel quale sono benedette tutte le genti, nel quale gli uomini sono salvati e fatti simili a lui nell'unità del suo corpo mistico; Cristo che abita in noi e ci fa vivere mediante la fede e l'amore, ecco dunque il mistero appena intravisto dai Patriarchi e dai Profeti e che il Nuovo Testamento ci rivela con incomparabile chiarezza. Ma il mistero di Cristo non si completa veramente che in noi e con la nostra cooperazione. Tutte le ricchezze messe così generosamente da Dio a nostra disposizione e di cui Cristo è la fonte, la Chiesa, i sacramenti, l'Eucaristia, non hanno altro fine che la santificazione di ciascuna delle nostre anime individualmente. Per questo l'Apostolo innalza a Dio una preghiera insistente, chiedendogli che le sue intenzioni di misericordia e d'amore non vengano meno davanti alla nostra ostinazione e alla nostra ribellione e che non sia reso vano in noi lo sforzo compiuto sul Calvario. Solenne si fa la sua supplica perché regni completamente in noi quella vita interiore che ci è stata data nel battesimo, l'uomo nuovo, il cristiano, il figlio di Dio, e questo attraverso la fine dell'uomo vecchio, mediante una costante adesione a Dio, una reale comunione di vita che sottometta a lui tutta la nostra attività. Allora la carità crescerà sovrana in noi, e il piano di Dio pienamente realizzato si compirà per noi fino alla beatitudine eterna.

    VANGELO (Gv 19,31-37). - In quel tempo: I Giudei, affinché non restassero in croce i corpi nel sabato (che era Parasceve ed era solenne quel sabato) chiesero a Pilato che fossero ad essi rotte le gambe e fossero tolti via. Andaron quindi i soldati e ruppero le gambe al primo e all'altro che eran con lui crocifissi; ma quando furono a Gesù, come videro che era già morto, non gli ruppero le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli aprì il costato; e subito ne uscì sangue ed acqua. E chi vide lo ha attestato; e la sua testimonianza è vera. Ed egli sa di dire il vero, affinché voi pure crediate. Certamente, questo è avvenuto, affinché s'adempisse la Scrittura: Non gli romperete alcun osso. E un'altra Scrittura dice pure: Volgeranno gli occhi a colui che han trafitto.

    "Volgeranno gli occhi a colui che han trafitto"! Ascoltiamo questo testo misterioso con il commosso raccoglimento della nostra santa madre Chiesa. Osserviamo la via donde essa è uscita. È appunto dal Cuore dell'Uomo-Dio che è nata. Non poteva avere altra origine, poiché è l'opera per eccellenza del suo amore, ed è appunto per questa Sposa che egli ha fatto tutte le altre opere. Eva fu tratta dal fianco di Adamo in un modo figurativo; ma non ne doveva restare traccia, perché fosse chiaro che la donna era stata tratta dall'uomo solo per un sublime mistero, e non vi si vedesse per lei inferiorità di natura. Ma nel Signore era giusto che la gloriosa traccia di quella uscita rimanesse, perché è una realtà. Bisogna che la sua Sposa, fondandosi su tale origine, possa continuamente far ricorso al suo amore, e sia sempre aperto davanti a lei il cammino perché raggiunga con sicurezza e con prontezza il suo Cuore in ogni cosa.

    ------------------------------------------------------------------------------

    [1] L'ottava del Sacro Cuore è stata recentemente soppressa. Vedi nota per la Festa del Corpus Domini, p. 53.

    [2] Opere, II, p. 48.

    [3] Cfr. Etudes, CXXVII, p. 605.

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    Predefinito Il Culto Al Sacro Cuore

    Il culto al Sacro Cuore di Gesù si può dire che segni il suo inizio il giorno del Venerdì Santo. Gesù, in quel giorno solenne, manifesta il suo Cuore e l'offre come oggetto di culto alle anime buone.
    E' vero che la Santa Chiesa, nei primi secoli, non ha avuto un culto diretto al Sacro Cuore di Gesù, un culto liturgico, ma essa ha ricordato sempre l'amore infinito del Salvatore che è, poi, l'oggetto principale del culto liturgico, sorto più tardi.
    Di tanto in tanto vi furono anime sante che penetrarono nel mistero di amore del Salvatore, di cui il suo Cuore è simbolo. Primeggiano in questa devozione S. Geltrude, S. Bonaventura, S. Giovanni Eudes.
    S. Cipriano scrisse: «Da questo Cuore aperto dalla lancia discende la sorgente di acqua viva che zampilla fino all'eterna vita». S. Giovanni Crisostomo, cantando al Sacro Cuore, lo invocava come «immenso mare di inesauribile clemenza». S. Agostino lo paragona all'Arca di Noè e afferma: «Come per la finestra dell'Arca entrarono gli animali che non dovevano perire nel diluvio, così nella ferita del Cuore di Gesù sono invitate ad entrare tutte le anime, affinché tutte si salvino».
    S. Pier Damiani cantava: «Nell'adorabile Cuore di Gesù noi troviamo tutte 1e armi proprie per la nostra difesa, tutti i rimedi per la guarigione dei nostri mali».
    E così, attraverso i secoli, la voce dei Santi ci convincerà che la devozione era viva nella Chiesa, nascosta, in attesa di essere solennemente annunziata al mondo.
    Chi non ricorda la bella espressione di S. Bernardo: «O dolcissimo Gesù, quale tesoro di ricchezze voi adunate nel vostro Cuore; Oh! quanto è buono, e come è giocondo abitare in questo Cuore».
    «Oh amabile piaga - esclamava S. Bonaventura -per te mi si aperse la via per giungere fino all'intimità del Cuore del mio Gesù e per stabilirvi la mia dimora».

    Un terribile secolo.

    Così potremmo prendere di secolo in secolo fino al XVI che segna l'alba gloriosa del culto pubblico e liturgico al Sacro Cuore che si fonda sulle insigni rivelazioni concesse a S. Margherita Maria Alacoque, religiosa della Visitazione a Paray-le-Monial.
    Era il freddo secolo della ribellione protestante e dell'eresia giansenistica.
    Il terribile secolo che vedeva intere Nazioni ribellarsi all'autorità della Chiesa e staccarsi dal centro della cristianità. Il gelido secolo dell'eresia di Giansenio, che, sotto veste di falsa pietà, allontanava le anime dall'amore filiale verso Dio.
    Gesù allora mostra all'anima eletta di S. Margherita Maria il suo Cuore, come potente magnete che doveva attirare a sé le anime, e ardente fiaccola che doveva accendere nel cuore degli uomini la carità.
    «Ho salvato il mondo con la croce - le disse Gesù - nella mia passione. Ora lo voglio salvare mostrandogli il mio Cuore, oceano delle mie infinite misericordie».
    Gesù le chiese un culto, non solo individuale, ma pubblico e sociale, un culto liturgico con l'istituzione della festa nel giorno dopo l'ottavario della solennità del Corpus Domini.
    La Chiesa accettò, dopo maturo esame, le rivelazioni di S. Margherita Maria Alacoque e gradatamente approvò la festa in onore del S. Cuore, nel giorno desiderato dal Signore, con messa e ufficiatura propria.
    Sul principio essa fu celebrata nelle diocesi di Francia dietro le opportune approvazioni dei vescovi, secondo i regolamenti allora vigenti.
    Più tardi papa Clemente XIII la estese alla Colonia con rito doppio maggiore e a quelle Nazioni che l'avessero chiesto alla S. Sede.
    Il S. Padre Pio IX nel 1856 l'estese a tutto il mondo cattolico. Lo
    stesso Pontefice, con decreto del sei maggio 1873 approvò la pratica del Mese di giugno consacrato al S. Cuore, largendo speciali indulgenze e nello stesso anno il 24 luglio approvò il voto dell'Assemblea Nazionale di Francia di elevare un Tempio al Sacro Cuore sulla collina di Montmartre.
    Il 12 settembre del medesimo anno pubblicò il voto dei cattolici di dedicare in Roma una stupenda basilica in onore del S. Cuore. Il pontefice Leone XIII nella Lettera Enciclica "Annum Sacrum" proclamò solennemente, il S. Cuore nuovo segno di salvezza e volle la consacrazione del genere umano al S. Cuore, con speciale formula.
    Il S. Padre Pio X elargì la generosa indulgenza plenaria "toties quoties" alle chiese dove si tiene la pia pratica del mese di giugno e il privilegio dell'Altare Gregoriano ad instar al Predicatore e al Rettore della chiesa, nel giorno in cui si chiude il pio esercizio.
    Finalmente il S. Padre Pio XI, nell'anno della Conciliazione, elevava la festa in onore del S. Cuore alla massima solennità consentita dalla liturgia.
    Era il trionfo completo del S. Cuore, sulle contraddizioni ricevute nel passato.

    LA GRANDE PROMESSA

    "Io ti prometto"


    Fra le promesse del Sacro Cuore di Gesù a S. Margherita Maria Alacoque, vi è una fatta alla Santa nel 1689, un anno prima della sua morte, che merita di essere da tutti conosciuta. E' la dodicesima di quelle che vengono ordinariamente elencate nei libri di devozione ed è espressa così:
    «Io ti prometto nell'eccessiva misericordia del mio Cuore, che i1 mio amore onnipotente concederà a tutti coloro che si comunicheranno ai primi venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale: non moriranno nella mia disgrazia né senza ricevere i sacramenti, il mio cuore sarà per essi, di sicuro asilo in quell'ora estrema».
    Questa è la "Grande Promessa" del Cuore misericordioso di Gesù, che ci proponiamo di riflettere affinché si desti in tutti il più vivo desiderio di accogliere l'invito di Gesù che ci offre un mezzo straordinario per salvare la nostra anima.

    Autenticità della Promessa

    Per chi avesse qualche dubbio sulla realtà di questa "Grande Promessa", diciamo che è realmente autentica, come appare dagli scritti della privilegiata confidente del SS. Cuore di Gesù.
    Difatti la Chiesa, con tutta la diligenza che usa quando innalza all'onore degli altari i suoi Santi, ha fatto un attento esame di tutti gli scritti di Santa Margherita e li ha pienamente confermati con la sua autorità, permettendone la divulgazione.
    Nel Decreto di Canonizzazione il Sommo Pontefice Benedetto XV, riporta testualmente la "Grande Promessa" facendo notare che «tali furono le parole che Gesù benedetto rivolse alla sua Serva fedele».
    E per noi il giudizio della Chiesa, maestra infallibile di verità, è più che sufficiente, perché ne possiamo parlare liberamente con la più profonda convinzione di fede.
    Questa divina Promessa si è tenuta quasi nascosta fino al 1869, anno in cui il P. Franciosi incominciò a farla conoscere e i tanti timori si mostrarono infondati, giacché i fedeli da questa pratica escono sempre più infervorati nel bene, mentre i teologi hanno dimostrato che è pienamente conforme alla dottrina della Chiesa, la quale ci addita nel Cuore di Gesù l'oceano infinito delle divine misericordie. Confortati dalla sua autenticità e divina efficacia, procuriamo ora di comprenderne bene il profondo significato.
    In tal modo Gesù, manifestandosi a Santa Margherita, pronunziò quelle solenni parole: "Io ti prometto", per farci comprendere che, trattandosi di una grazia straordinaria, Egli intende impegnare la sua parola divina.
    E subito aggiunse: «nell'eccessiva misericordia del mio Cuore», affinché riflettiamo bene che qui non si tratta di una promessa comune, frutto della sua misericordia ordinaria, ma di una promessa tanto grande, che poteva venire solo da una misericordia infinita.
    Cristo per renderci sicuri che saprà ad ogni costo mantenere quanto promette, fa appello al suo amore onnipotente, a quell'amore che tutto può a favore di quelli che in lui confidano.
    Quando il Signore ci ricorda che concederà la grazia della perseveranza finale, intende dire quell'ultima grazia, più preziosa di tutte, da cui dipende la salvezza eterna; come viene confermato dalle parole che seguono: «Essi non periranno nella mia disgrazia», cioè raggiungeranno la felicità del Paradiso.
    Qualora il moribondo si trovasse in peccato mortale, gli concederà di poter ricevere il perdono per mezzo di una buona confessione, e se un malore improvviso non gli permettesse più di parlare, o in qualche modo non potesse ricevere i santi sacramenti, la sua onnipotenza divina saprà allora indurlo a fare un atto di contrizione perfetta, e così ridonargli la sua amicizia; giacché, senza eccezione alcuna, il suo «adorabile Cuore servirà per tutti di asilo sicuro, in quell'ora estrema».


 

 
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