L'opinione del prof.Catarsini, già preside delle facoltà di veterinaria di Messina

Le aggressioni dei cani, talora con conseguenze anche gravi, sono ormai entrate nella trattazione quotidiana di tutti i mezzi di informazione. L'opinione pubblica, fortemente sensibilizzata, ha preso coscienza che «i nostri felici compagni di strada» cioè i cani, come li definì Voltaire, a seguito di una esasperata antropomorfizzazione condotta spesso con imprudenza e da persone non preparate a tenere rapporti stretti con cani, stanno acquisendo delle connotazioni fortemente negative nella convivenza con l'uomo. A volte il comportamento del cane è la conseguenza di un addestramento esasperato per esaltarne l'aggressività sia per la guardia sia per i combattimenti tra cani. A seguito delle numerose segnalazioni di aggressioni canine registrate in questi ultimi tempi il ministero della Salute non ha trovato di meglio che elencare, per la tranquillità e la sicurezza dei cittadini, oltre novanta razze di cani potenzialmente pericolosi. È difficile pensare che i suggeritori di tale elenco siano degli esperti conoscitori delle problematiche canine né le statistiche delle morsicature (70.000 all'anno in Italia) possono autorizzare tale lista di proscrizione. A questo punto invece di stilare un insulso elenco di razze di cani nel quale debbono essere inseriti anche i meticci sarebbe stato molto più semplice indicare «tutti i cani». Si ha l'impressione che questo problema sia stato ingigantito. Il rapporto uomo-animale deve essere inteso come «rapporto di coppia». Per comprendere la complessità di questo legame è necessario penetrare nella individualità dell'animale, cogliere tutte le sfumature del suo modo di porsi e di esprimersi nei confronti dell'uomo, effettuare cioè uno studio psicologico con impronta moderna, che analogamente a tutte le altre scienze della natura, si proponga di descrivere i fatti e di indagare le condizioni che li hanno determinati con metodo scientifico. In questa ottica è necessario accettare l'idea che nell'animale si manifesti la «psiche»: sensibilità, emozioni, memoria, aggressività, ecc. È necessario convincerci che il cane, perfettamente integrato nella vita dell'uomo e nel nucleo familiare, vive i sentimenti e le passioni che troviamo anche nell'uomo: amore, gelosia, aggressività, paura, abnegazione, dignità, pazienza, sofferenza. I cani, ma il concetto può essere esteso a tutti gli animali, hanno una loro psiche e godono e soffrono dei sentimenti più elementari che troviamo negli esseri umani specialmente in giovane età. La felicità che manifesta un cane nel rivedere il padrone che si è assentato, o quando gli si porge il giocattolo con cui si trastulla, o vedere in mano al padrone il guinzaglio che significa passeggiata sono le stesse manifestazioni che possiamo riscontrare in un bambino, così come le manifestazioni di gelosia che un cane esterna sporcando la casa o scagliandosi contro le imbottiture dei mobili o ringhiando o aggredendo persone o animali che ritiene possano insidiare la sua collocazione affettiva nell'ambito della famiglia, sono sovrapponibili a quella di un bambino che prova gelosia verso un coetaneo. Esistono fra cane e uomo delle strette similitudini reattive che oggi, a causa di una esasperata convivenza, vengono a essere esaltate. Il cane compagno della nostra vita, alleviatore della nostra solitudine ha necessità, per vivere nel consesso umano, di sentirsi collocato al centro dell'attenzione dell'uomo e quest'uomo deve inserirlo nel suo mondo come un consimile. Nei rapporti uomo-cane non dobbiamo poi dimenticare che quando un cane si avvicina a un uomo per prima cosa lo studia e valuta se può dominarlo, fatto che avviene se l'uomo assume atteggiamenti che denunciano timore del cane. Se l'uomo supera questa valutazione, il cane annusa l'antagonista, ne ascolta la voce, guarda i movimenti delle mani e se tutti questi controlli sono di suo gradimento fra uomo e animale si stabilisce un rapporto nel quale l'uomo esercita sul cane la sua autorità che viene quasi sempre accettata. Quello ora prospettato è un esempio che riguarda un cane che vive in casa con i padroni e con essi divide gli spazi domestici e anche le amicizie. Consideriamo, invece, la vita di un cane, non ci interessa definirne la razza, il cui padrone ne vuol fare un cane da guardia che sappia incutere paura e magari, in alcuni casi, farne un soggetto da combattimento. La vita di un cane avviata in tali attività non viene integrata con quella della famiglia, anzi in questo caso è necessario che il cane sia emarginato (in un recinto circoscritto o in una grossa gabbia). Da lontano assisterà alla vita degli umani, ma non vi parteciperà, realizzandosi condizioni che sviluppano nel cane sentimenti negativi (rabbia, gelosia, desiderio di distruzione o di dominanza, aggressività) che manifesterà con violenza quando un fatto, le cui cause sfuggono alla valutazione dell'uomo, scatenerà nell'animale quella che noi chiamiamo «ferocia» ma che, probabilmente, nell'animale è solo la necessità di difendersi da condizioni di frustrazione e qualunque soggetto estraneo al suo mondo, che entra nel suo circuito psicologico, ne sollecita la rabbia distruttiva. Il cane responsabile dell'aggressione viene tenuto in osservazione per 10 giorni per accertare se ha la rabbia in incubazione. Esclusa l'infezione rabida il cane viene liberato dal sequestro e restituito al proprietario il quale al massimo risponderà al danneggiato in sede civile. Per accedere alla conoscenza delle motivazioni che spingono un cane a diventare improvvisamente aggressivo è necessario sottoporre l'animale a un'accurata indagine anamnestico-ambientale per accertare la qualità della sua vita nell'ambiente domestico; se in casa il cane viene tenuto libero o relegato in uno spazio limitato fuori dalle mura domestiche, se i suoi rapporti con i componenti della famiglia sono improntati ad affettuosità reciproca o se un solo componente lega con esso, se è stato addestrato a compiti di guardia. Per avviare un'operazione di recupero comportamentale è indispensabile che esperti di psicologia canina esaminino gli atteggiamenti del cane nei confronti di tutto ciò che li circonda nella vita routinaria e di quello con cui vengono a contatto improvvisamente che studino le condizioni di vita in cui viene tenuto il soggetto in osservazione e valutino l'idoneità del proprietario a gestire un animale che può essere pericoloso per gli estranei e anche per i proprietari stessi. Se non si pratica un esame di questo tipo sono inutili tutti i provvedimenti restrittivi proposti in questi ultimi tempi. Da quanto premesso si può concludere che cani potenzialmente feroci possono crescere, accanto a proprietari intelligenti, in modo armonioso e diventare soggetti docili facilmente controllabili e sicuramente affidabili. Ma allora cosa può esaltare lo spirito aggressivo e rendere soggetti appartenenti alla stessa razza estremamente pericolosi mentre altri sono mansueti, affettuosi e facili al contatto amichevole con l'uomo ? Certamente le condizioni di vita in cui l'animale cresce e si sviluppa ne influenzano notevolmente il modo di essere. Il cucciolo, a partire dai primi giorni di vita riceve l'imprinting dalla madre e, successivamente, riceverà il seguito della sua formazione dal proprietario il quale, vuoi inconsapevolmente per ignoranza o incapacità, vuoi consapevolmente per trarne guadagni (combattimenti tra cani) o per migliorare il suo status symbol può spingerlo all'aggressività. Cinquanta anni di vita professionale trascorsi nella cura delle malattie organiche e degli stati morbosi di natura psicotica mi hanno consentito di conoscere i cani nei loro molteplici atteggiamenti, e oggi di poter spendere qualche parola in loro difesa. In conclusione il vero fulcro del problema è l'uomo e dall'uomo dobbiamo partire per trovarne la soluzione. Pertanto accanto a una visita psicologica dell'animale sarebbe opportuno prendere dei provvedimenti. Occorre trasmettere un'adeguata conoscenza del rapporto uomo-animale ai bambini di età scolare. Poi bisogna chiamare i proprietari alle proprie responsabilità e far loro comprendere che il cucciolo di oggi sarà domani un soggetto adulto il cui sviluppo armonioso dipenderà dall'educazione ricevuta e come «lui» l'uomo, il padrone, l'amico avrà saputo soddisfare i suoi bisogni e interpretare le sue richieste

Gazzetta del Sud
21/10/03