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    SENATORE di POL
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    Predefinito Il nuovo Ulivo all'ombra della vecchia quercia

    dal quotidiano liberaldemocratico Il Giornale........

    " il Giornale del 22/10/2003


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    Il nuovo Ulivo è già vecchio
    Renzo Foa
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    Prodi sì, Prodi no, Prodi forse. È proprio vecchio questo nuovo Ulivo. Il grande dibattito sul partito unico dei riformisti o sulla lista comune alle europee come primo passo in quella direzione si infrange sul nome del candidato premier. Basta un momento di sincerità di Fassino (raccolto da un cronista del Giornale), con la rivendicazione aperta della supremazia dei Ds, anzi di più, con la sottolineatura del loro diritto all'investitura, per riaprire l'antica questione del leader e, nello stesso tempo, una vecchia ferita mai chiusa: quel benservito che venne dato nell'autunno del 1998 all'attuale presidente della Commissione europea, trattato alla stregua di un abusivo e sostituito a Palazzo Chigi da D'Alema che era il socio di maggioranza della coalizione.
    C'era da aspettarsi che le reazioni della Margherita fossero della stessa intensità dello schiaffo ricevuto. Finora era stato Prodi a condurre la partita e a dettare i tempi della costruzione elettorale in vista delle europee di primavera. E finora Fassino non aveva perso occasione di dire e ripetere che proprio l'ex presidente del Consiglio avrebbe dovuto guidare la possibile lista unica dei riformisti: avrebbe suonato come il ritorno al cavallo vincente del 1996, alla figura capace di rappresentare e garantire, poi in vista delle politiche, le diverse anime della coalizione, fino a Rifondazione e ai girotondi. Sarebbe stato il ritorno al passato, allo spirito originario dell'Ulivo, una sorta di amnistia per la stagione delle lacerazioni e delle liti. Ma l'incantesimo si è rotto. Sembra di essere tornati ai toni di fastidio con cui, cinque anni fa, i Ds accolsero la notizia della lista dell'Asinello e alla successiva lunga stagione delle risse di vertice.
    Ma la discussione, anzi la polemica, riguarda solo il nome del candidato premier, per un appuntamento elettorale che tra l'altro è ancora lontano o c'è qualcosa di più? A cosa si deve questo ritorno improvviso della "sindrome dell'Ulivo", che fino a ieri sembrava diventata un'esclusiva malattia della Casa delle libertà? In realtà il vero grande problema che ha davanti il centrosinistra - e che i toni alti della sua opposizione al governo Berlusconi hanno - in qualche modo oscurato - resta quello di sempre, cioè non chi deve guidarlo, ma i suoi equilibri interni e le scelte strategiche. Forse è un caso, ma non è difficile vedere una coincidenza tra questa polemica sulla leadership e il fatto che la partita sulla riforma delle pensioni e il voto dell'Onu sull'Irak hanno costretto Fassino ad una correzione della sua linea, che ha provocato malumori, divisioni e mal di pancia. Bastano cioè piccoli cenni di ritorno alla politica - uscendo dalla trincea del comitato di liberazione anti berlusconiano - per riaprire nel centrosinistra tutte le questioni irrisolte. A cominciare dal fatto che i Ds non solo sono il partito più forte, ma sono decisi a far pesare il loro ruolo. È quella che potrebbe essere definita la "sindrome D'Alema", che non ha mai accettato di essere il proprietario dei voti capaci di portare un leader alleato a Palazzo Chigi. La frase dell'attuale segretario della Quercia non lascia spazio a equivoci: ha rivendicato al suo partito il merito del successo elettorale di primavera, anche dove hanno vinto l'irregolare Illy e il cattolico Gasbarra, e ne ha tratto seccamente le conseguenze. Da qui è nata la visione di un Prodi usa e getta. Da usare alle europee, come leader della lista dei riformisti, e da gettare subito dopo per lasciar posto a un candidato deciso al Botteghino. Lo stesso Fassino?
    Poi vengono gli altri problemi irrisolti del centrosinistra, la contraddizione di fondo tra il marchio riformista e la ribollente anima antagonista di Rifondazione, dei Verdi, degli stessi cossutiani. Vedremo, su questo terreno, cosa succederà nel dibattito parlamentare sull'Irak, ma per il segretario dei Ds non è facile tornare indietro. E vedremo anche cosa accadrà quando si entrerà nel vivo della riforma previdenziale. Le disavventure di Schr=der in Germania non sono di buon auspicio.
    Insomma, l'Ulivo torna ad essere se stesso nel momento in cui deve misurarsi su scelte concrete. Si divide, litiga, rivela tutta la difficoltà di un'alleanza in cui la forza maggiore, la Quercia, pur avendo più voti degli altri, continua a costituire il problema maggiore. È rimasto un partito "post", conserva una pretesa egemonica sugli alleati, non scioglie i nodi del suo rapporto con i problemi di fondo di una moderna democrazia occidentale e, infine, non ha perso neppure il vizio di licenziare Romano Prodi.
    "

    Saluti liberali

  2. #2
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    da www.ilfoglio.it

    " Scuola, pensioni e fisco La sinistra protesta, ma non trova la sua strada
    D’Alema dice che si terrà la riforma Moratti; Biasco e Rossi che non butteranno quella di Tremonti
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    Lo scontro è intestino-Roma. Sarà l’“Opposition blues”, come lo definisce il settimanale Time, in un’inchiesta su “come mai i partiti di opposizione europei non riescano a trovare una strada, e spesso adottino toni e posizioni sempre più vicine a quelle di chi governa, per evitare guai ancora peggiori”. Con l’aggiunta, però, rispetto alla media europea, di una maggiore radicalità di contrasti interni, tra le diverse anime di un’opposizione italiana che non è riuscita mai, al governo, a darsi la disciplinata articolazione della “gauche plurielle” francese. E che ha disarcionato il proprio premier eletto Romano Prodi proprio per contrasti mai risolti e perduranti. Fatto sta che la distinzione sempre più netta emerge anche qui in Italia, tra un’ala riformista dialogante e dai toni meno estremi, e un vasto corpo che si ritiene e disegna invece come maggioritario rispetto alla prima anima, e che usa toni assai più recisi e “antagonisti”, si tratti di Iraq dopo la nuova risoluzione dell’Onu, di scuola oppure di riforma delle pensioni. Sbocceranno nuove rose riformiste? Presto per dirlo, ma per ora il blues di Time suona anche in Italia. E produce effetti contrastanti. Per dire, il Massimo D’Alema in blues è quello che al recente convegno della Fondazione Italiani-europei riconosce responsabilmente che l’Ulivo in caso di vittoria elettorale deve guardarsi dalla sindrome del “dove eravamo rimasti”. La scuola per esempio non può reggere allo scrollone di una riforma di sistema che ne sovverta i fondamenti ogni cinque anni, e dunque dell’impianto di Letizia Moratti bisognerà salvare tutto il salvabile. A cominciare dal rapporto tra scuola pubblica e scuola privata, cui era programmaticamente dedicato gran parte del confronto velardiano con la “scuola Bertagna” che ispira l’attuale riforma. Apriti cielo, insorgono le chat degli abbonati storici di Tuttoscuola e i molti sostenitori diessini della contrapposta cultura sindacale e pedagogista. Che abbracciano l’immediata levata di scudi del presidente di Aprile, Giovanni Berlinguer. E che si interrogano sul doppio tradimento ai danni di un altro Berlinguer, Luigi, defenestrato a mezza corsa dalla sinistra e ora due volte bastonato da D’Alema sulla sua legge 30. C’è però anche il D’Alema che suona un’altra canzone, e sull’Iraq ieri prende tempo distinguendosi dal blues di Francesco Rutelli, che ha invece invocato una mozione unitaria dell’opposizione che si basi sul riconoscimento che la risoluzione Onu possa condurre alla piena condivisione della missione italiana militare in Iraq. Ma Visco scomunica tutti Sulle pensioni, il blues è di Enrico Letta, che pur senza cedere una virgola di disponibilità concreta alla riforma Tremonti parla almeno della necessità di una controproposta dell’opposizione, subito dopo lo sciopero generale, sulla base del riconoscimento che il problema della spesa previdenziale esiste. Un blues cui si associano dal centrodestra gli eterni scontenti poligrafi Renato Brunetta e Giuliano Cazzola. Ma da cui seccamente si dissociano Cesare Salvi e quel che resta del Correntone, pronti a tacciare di “incomprensibile cedimento” la disponibilità riformista dell’ex ministro dell’Industria ulivista. Non è che in Germania le cose vadano diversamente. Di fronte alla mediazione ultima di Gerhard Schroeder, rinviare sine die il minacciato innalzamento dell’età pensionabile dai 65 ai 67 anni ma intanto alzare subito i contributi a spese dei lavoratori, anche al Bundesrat Cdu e Csu non hanno per il momento trovato un linguaggio comune. E sul fisco? La paginata di Vincenzo Visco su Repubblica di lunedì non salvava un solo punto delle riforme di Giulio Tremonti di questi anni. Tanto da risultare invece quasi divertente leggerla in parallelo al pensoso articolo di Salvatore Biasco, in cui la critica è serrata ma il presupposto è lo stesso del blues dalemiano sulla scuola, e anzi col riconoscimento più spinto che “le norme sul consolidato di gruppo introdotte oggi con l’Ires doveva essere l’Ulivo ad approvarle”. Il dalemiano Nicola Rossi si dice d’accordo. L’ex ministro delle Finanze scomunica tutti e parla di “esercizi inutili”. Le indiscrezioni dicono di un Visco che martella ai fianchi Pier Luigi Bersani tutte le settimane, perché non scivoli in qualche apertura sulle tasse. “E’ una rivincita a posteriori della Terza via”, scrive Time, la sinistra è in difficoltà nel ridarsi obiettivi antagonisti dopo aver praticato il “pensiero unico” di mercato quando governava. Sarà. Qui da noi, però, con l’aggravante che di Bad Godesberg ed Epinay la storia non ne ha offerte.
    "


    Saluti liberali

  3. #3
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    da www.ilfoglio.it

    " Così Rutelli cerca di sottrarsi al fuoco amico, quello dei Ds e quello interno alla Margherita
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    Roma. Dicono quelli della Margherita che lo conoscono bene che da un po’ di tempo Francesco Rutelli era in sofferenza. “Dal ritorno delle vacanze in poi la sua leadership, se vogliamo chiamarla così, o meglio ancora la sua conduzione, è stata piuttosto oscura”, confidano. Da un lato, il ritorno sulla scena di Romano Prodi e l’attivismo di Piero Fassino (“quello dell’egemonia Ds è un problema che c’era e c’è”), dall’altro incarichi quantomai instabili quali coordinatore dell’Ulivo e presidente della Margherita – luoghi dove le rivolte sono quotidiane – lo hanno sommerso tra beghe e mediazioni al ribasso. E lì in mezzo, un po’ l’uno e un po’ l’altro, ma né l’uno né l’altro, Rutelli sbuffava. Per poi infuriarsi quando sui giornali, “che lo sottopongono a un monitoraggio quotidiano”, appaiono notizie come quella su una sua candidatura alla regione Lazio. “Una provocazione”, l’ha giudicata l’ex sindaco di Roma. Che dentro la Margherita, soprattutto, è stretto nella tenaglia della singolare alleanza tra Franco Marini e Arturo Parisi, che non ha mai smesso di rimproverare a Rutelli di aver privilegiato il partito rispetto all’Ulivo. “Così, in vista delle assemblee nazionali della Margherita, dei Ds e dello Sdi di novembre, una sorta di precongresso, ha provato a uscire dall’angolo”. Da qui, la presa di posizione sull’Iraq. Racconta un dirigente del partito: “Rutelli si è trovato di fronte due argomenti: appunto l’Iraq, e la gaffe di Fassino su Prodi. E sull’Iraq anche i più estremisti, come la Bindi e Castagnetti, sono d’accordo con noi: dopo l’Onu, non è più come prima. Insomma, un argomento che ci compatta”. E che Rutelli ha subito gettato nella mischia politica. Sollevando l’ira (a malapena controllata) dei Ds. “Se vuoi proporre una mozione dell’Ulivo il minimo sarebbe consultare i partiti dell’Ulivo, sennò che razza di politica è?”, ripetevano ieri a via Nazionale gli uomini di Fassino. Un’irritazione trattenuta per ore (“si tende a rasserenare, importante è l’unità della coalizione”), e poi ufficializzata da Vannino Chiti, coordinatore della segreteria: “Speriamo siano gli ultimi colpi di coda. Incomprensibile questa competizione, c’è una rincorsa alla visibilità che deve smettere”. Dicono, i Ds, di essere irritati “dal metodo e dalla tempistica” rutelliana: “Quell’annuncio si poteva, se non evitare, rinviare nel tempo. Perché fare un favore del genere al governo?”. Qualche centinaio di metri più avanti, nella sede della Margherita, si rinfaccia all’alleato l’interivista di Fassino al Corriere della Sera, “poi dicono che siamo noi intempestivi!”. Si torna indietro a via Nazionale: “E che c’entra? Quella era un’intervista sulla politica estera, mica una mozione”. L’altro alleato allora fa la faccia scura parlando delle battute di Fassino sulla candidatura di Prodi. Il segretario dei Ds le ha smentite, più che altro rettificate – “un minimo di accortezza era meglio”, si fa pure sfuggire un dirigente diessino – ma alla Margherita sono ancora parecchio sospettosi. “Fassino ha chiamato molti di noi per precisare, ma lo ha fatto alle sette di sera. Non si era accorto dell’articolo del Giornale per tutto il giorno?”. E avvisa Enzo Carra: “D’Alema e Fassino non si facciano illusioni, perché la strada di Prodi è comunque ulivista. E alla fine anche a loro toccherà farci i conti”. Le crescenti difficoltà di Prodi Perché, rutelliana per forza e prodiana per convenienza, la Margherita avverte anche qualche scricchiolio tra i peana che accompagnano l’attesa per il ritorno di Prodi. Tra gli alleati, si comincia a sottolineare i limiti di una volata tanto lunga, da qui alle europee (e oltre), una certa debolezza del candidato di cui pure si discute nel mondo politico del centrosinistra. Né sono più rassicurati, i sostenitori del Professore, da tutto il gran parlare (ipotetico, ma insistito) del carattere sempre più competitivo della presenza (sullo sfondo, ma non in ombra) della candidatura di Walter Veltroni. Tra tutti questi fuochi si sente preso Rutelli. Che, a proposito di Veltroni, osserva infastidito lo smantellamento che l’attuale sindaco di Roma sta facendo della sua rete di rapporti nella capitale. E quasi in perfetto accordo con il presidente della Provincia, Enrico Gasbarra, che è sì della Margherita ma legato a doppio filo a Franco Marini (che spinge per la sua candidatura al Parlamento europeo). Tanto che il congresso cittadino del partito, aperto un paio di settimane fa, ancora non è stato chiuso. Né le fratture sanate. “Veltroni ha guadagnato punti rispetto a Rutelli sul tema delle alleanze nella coalizione, Gasbarra nello scontro interno”, spiegano i Ds a Roma. La mossa sull’Iraq ha almeno consentito al leader della Margherita di mostrare il suo partito compatto e gli alleati sorpresi e divisi. Persino Castagnetti accusa Fassino di aver detto “cose gravi”, e annota che “col 18 per cento non si guida l’Ulivo”. Alla fine il verde Pecoraro Scanio ironizza: “Il più moderato tra di noi si è dimostrato Bertinotti”.
    "


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  4. #4
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    Ma perchè il Giornale e il Foglio, Foà e Ferrara non si guardano in casa loro? Già ne hanno tante di gatte da pelare....

  5. #5
    brescianofobo
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    In origine postato da Dario
    Ma perchè il Giornale e il Foglio, Foà e Ferrara non si guardano in casa loro? Già ne hanno tante di gatte da pelare....
    Beh, assistono con trepidazione all'evoluzione dell'Ulivo, e ogni volta che in lontananza appare la speranza che Prodi non ce la faccia esultano come quando al calciomercato sfugge un fuoriclasse alla squadra concorrente.

    E' umano, vanno capiti.

    Anche noi quando viene messo in discussione Berlusconi alla leadership del Polo abbiamo un attimo di sgomento, diciamo la verità.

    GOD SAVE SILVIO.

    GIOVEDÌ, 23 OTTOBRE 2003

    La Repubblica, Pagina 25 - Interni

    L´INTERVISTA

    Parisi, numero due della Margherita: sul leader della coalizione non ci sono diritti di partito

    "Prodi e lista unica, ormai è fatta sarebbe da pazzi ribaltare tutto"



    UMBERTO ROSSO

    --------------------------------------------------------------------------------

    ROMA - La leadership di Prodi è blindata, riconosciuta da tutti i partiti dell´Ulivo, «non ho sentito proprio nessuno in questi giorni metterla in discussione, tantomeno Fassino e D´Alema». Per il listone è cominciato ormai il conto alla rovescia, a metà novembre i congressi di Margherita, Ds e Sdi «saranno chiamati a votare solennemente la proposta di non presentare proprie liste di partito». Il vicepresidente della Margherita Arturo Parisi in versione ottimista sul futuro della coalizione, a questo punto solo «un impazzimento generale dei gruppi dirigenti potrebbe dare macchina indietro e puntare a sfasciare tutto». E´ la ricetta giusta per non finire come quelli della Casa della libertà, che «costruiscono l´unità sulla sabbia, tanto da porre la fiducia sulla loro stessa Finanziaria». Dietro le ultime polemiche fra la Margherita e i ds allora non si nascondono veleni letali per il nuovo Ulivo. «Tutto chiarito, basta polemiche. Fassino mi ha spiegato com´è andata quella sua intervista pubblica a Milano su Prodi».
    Com´è andata, professor Parisi?
    «Anche se fin dall´inizio mi era sembrato incredibile, nel ragionamento del segretario ds, così come era stato riportato, c´era una proposizione che avrebbe potuto aprire una questione. Non con noi della Margherita, ma con l´Ulivo».
    Quel "decidiamo noi della Quercia" il candidato premier...
    «Come mi attendevo Fassino mi ha detto: mai sostenuto nulla di simile. A quel punto, faccenda chiusa. Le altre erano infatti affermazioni fatte, ripetute e condivise già in passato. E nell´occasione innescate da una domanda provocatoria di un interlocutore al segretario ds».
    E´ d´accordo, dunque, quando Fassino sostiene che i ds non sono figli di un dio minore?
    «Come potrei non esserlo? Come potremmo in caso contrario stipulare mai un´alleanza con una controparte del rilievo dei ds».
    Ma se non è figlio di un dio minore, il partito di Fassino e D´Alema può chiedere per sé la leadership?
    «No, nessuno dei partiti della coalizione può rivendicarne la guida in quanto partito. Il leader è scelto a prescindere dall´appartenenza ad un partito, ma solo per la sua capacità di rappresentare l´unità della coalizione e di portarla alla vittoria. Lo dico francamente: non è stato un approdo tranquillo ma oggi è un accordo serio, solido. Ricordo Fassino che è arrivato a dire: scegliamo il candidato più adatto e poi vediamo a quale partito appartiene».
    Dietro lo scontro fra Ds e Margherita non si è riaperta proprio nessuna partita sulla leadership Prodi?
    «Sul nome di Prodi non ho sentito obiezioni. Non si è aperta alcuna discussione sulla sua guida, leader riconosciuto e riferimento condiviso sia della lista per l´Europa sia per quel che riguarda il dopo voto. Ho sentito semmai riaprirsi un confronto sulla regola generale non sulla soluzione attuale. Per quel che mi riguarda, non sarebbe accettabile tornare alla vecchia competizione che affida la scelta dei candidati alla consistenza del partito di appartenza».
    Tentazione scomparsa?
    «Sì, nei gruppi dirigenti dell´Ulivo. Certo, resta l´eredità della cultura del passato, del tempo della proporzionale e delle proporzioni. Nei passaggi più difficili, ecco che la tentazione riaffiora. Una quota di elettori e di dirigenti dei partiti non si è staccata da quel passato. Ma in Fassino e in D´Alema la tentazione non la vedo più».
    E dire, professore, che il presidente ds un tempo era la bestia nera dei prodiani.
    «Scontro sempre politico, mai personale. Ma se ora D´Alema sostiene che le cose che noi diciamo da sempre, che vogliamo fare?».
    La Margherita chiede una mozione per una nuova missione italiana in Iraq. I Ds protestano. L´accusa è: volete spaccare la Quercia e l´Ulivo, tanto pensate che la lista unica non si farà...
    «Solo un impazzimento collettivo potrebbe prendere per buono un ragionamento simile. La proposta dell´esecutivo della Margherita sull´Iraq porta il segno esattamente opposto: la preoccupazione per l´unità. Il rifiuto della allegra contrapposizione all´interno del centrosinistra fra due posizioni: una moderata e l´altra radicale, senza pensare al suo esito sul futuro».
    E la polemica dei ds?
    «Un´incomprensione, dovuta alla difficoltà di riconoscere la legittimità del contributo della Margherita all´elaborazione di una posizione comune. E´ stata letta come frutto di un protagonismo solitario, mentre è nata con lo spirito e con la forma esattamente opposta. Come un contributo offerto e da discutere con tutta la coalizione».
    D´Alema apprezza ma dice che la mozione non deve presentarla l´Ulivo ma il governo, a tempo debito.
    «Obiezione fondata, da tenere presente. Ricordandoci di certi precedenti di politica estera, quando è stato l´Ulivo a chiedere il voto e si è diviso in tanti pezzi».
    Con il listone, si scioglieranno partiti?
    «Assolutamente no. In nome degli impegni assunti, Ds, Margherita e Sdi andranno a concordare una cooperazione rafforzata per portare avanti la comune idea dell´Europa, che potrà certo svilupparsi ulteriormente verso un´iniziativa federativa, senza tuttavia mettere in causa i singoli partiti».

    Dalla competition alla "cooperation", professor Parisi...
    «Con la lista unica, la competition è colpita alla radice. Questo non significa che non resti sempre aperto il confronto fra partiti e persone che, sullo stesso obiettivo, all´interno della coalizione la pensano su qualche aspetto in modo diverso. Il che non mi scandalizza affatto. Mi scandalizzerebbe non riuscire a prendere decisioni comuni».
    Se il listone dovesse saltare?
    «La competizione, in quel caso, sarebbe nelle cose. Non nascondiamoci dietro un dito, la imporrebbe lo stesso meccanismo proporzionale».


    gli sportivi complimenti di Silvio al Professore: "Che vinca il migliore"

  6. #6
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    Oggi il quotidiano Il Giornale ha pubblicato in prima pagina la prova provata che il signor Fassino ha esattamente dichiarato quello che gli è stato attribuito e che pertanto, anche su questo tema ha fatto il pinocchio, con i suoi alleati innanzi tutto, e con l'intera opinione pubblica. Che poi taluni agit-prop pseudo-margheritari siano disposti a fare da stuoino ai [post]-comunisti e fingano di non sapere e di non ricordare come già il loro leader maximo sia stato usato una volta dai querciaroli per......fare da apripista alla loro ascesa alla guida del governo del paese.........
    Del resto i comunisti, vetero, neo e post sono maestri nell'utilizzo di quelli che nella storia sono sempre stati giustamente chiamati "gli utili idioti".............. e nello pseudo-centro subalterno alla sinistretta post-comunista..........ce ne sono a bizzeffe.
    In ogni caso anche i comunisti non pentiti sanno bene come vanno queste cose. Guardate ad esempio cosa scrivono i kompagni de IL MANIFESTO.


    da www.ilmanifesto.it

    " Tregua fragile nell'Ulivo
    Offensiva di pace incrociata dei diessini e dei prodiani della Margherita. Ma Rutelli insiste: «Il leader non può essere scelto dalla Quercia». E assicura: «La lista unica si farà»
    ANDREA COLOMBO
    ROMA
    Pace fatta, anzi no. Quercia e Margherita si sforzano di cancellaree anche il ricordo dello scontro, breve ma acerrimo, che le ha viste per 24 ore l'una contro l'altra. Ma la tensione continua a serpeggiare sottopelle, e alla fine emerge di nuovo. L'offensiva di pace viene lanciata contestualmente da Piero Fassino e dal coordinatore della segreteria Chiti da un lato, dai prodiani della Margherita Parisi e Monaco dall'altro. D'Alema non dichiara, ma infila i panni del mediatore e telefona a Parisi per spiegare e smussare. «Basta polemiche. Occupiamoci di battere Berlusconi», esorta il leader della Quercia. «Non c'è nessuna sfida per la leadership - risponde Parisi e giura che le affermazioni di Fassino sulla possibilità di una futura candidatura diessina, una volta chiarite dal diretto interessato, sono «perfettamente condivisibili».

    Il duetto della pace non si ferma qui. Chiti conferma e rafforza la linea distensiva del suo segretario: «I Ds ribadiscono che il loro candidato è Prodi. Sull'Iraq dobbiamo ricercare una posizione comune, a partire dalla riolsuzione Onu, senza parlare per ora di una mozione che sarà discussa tra qualche mese». Monaco conclude in ottimismo: «La dispiuta di martedì è stata il prodotto del nervosismo di un giorno».

    Tutto sotto controllo dunque? In realtà no. E' vero che lo scoglio della mozione sull'Iraq è distante, e tutti a questo punto concordano sull'opportunità di rinviare ogni scelta a più puntuali discussioni. E' vero che il chiarimento offerto dallo stesso Fassino a Prodi è stato ritenuto del tutto soddisfacente. Ma è anche vero che i motivi di tensione sottostanti rimangono tutti, in particolare l'esasperazione della Margherita per il gioco a tutto campo e per l'ansia di protagonismo degli alleati.

    Così, nonostante i venti di tregua, persino il mite Pierluigi Castagnetti torna all'offensiva, ricorda ai diessini che «con il 18% non si può pensare di essere il partito guida, concetto che va anzi superato: tutti devono avere pari dignità». Ma soprattutto riparte Rutelli. Una raffica di dichiarazioni e interviste nelle quali l'ex sindaco di Roma informa che la lista unica si farà per le europee e verrà riproposta per le politiche. Che prima di dette elezioni verrà fatto «un patto preciso che impegnerà tutti i sottoscrittori a rispettare l'opinione prevalente nella coalizione», e chissà se ha già chiesto il parere del Prc su un punto tanto delicato. Che non ha intenzione di correre nel 2005 per la carica di governatore del Lazio.

    Ma soprattutto Rutelli torna a bersagliare le dichiarazioni attribuite dal Giornale a Fassino, come se le smentite di quest'ultimo non fossero mai arrivate. «Sul principio con cui scegliere il candidato - afferma - siamo d'accordo. Che a decidere siano i Ds no». La replica del portavoce di Fassino, Roberto Cuillo, scatta immediatamente: «Siamo del tutto d'accordo con Rutelli, anche perché Fassino non ha mai detto che a decidere il leader debbano essere i Ds». La frecciata non rende ragione dell'irritazione che si è diffusa di nuovo sotto la Quercia per l'ennesima stilettata del leader della Margherita. E lo scambio rivela quanto poco si sia allentata la «competizione» tra i due partiti principali dell'Ulivo per occupare la solita «area moderata», quella che la Margherita ritiene essere proprio teritorio di caccia, e che i diessini non si convincono a considerare proprietà altrui.

    Il bello è che la guerriglia in questione non è affatto il problema maggiore che l'Ulivo dovrà affrontare nei prossimi mesi. Assai meno peregrino è infatti il divario, in via di allargamento, tra l'ala moderata e quella più radicale della coalizione. Ieri 50 deputati del Prc e della sinistra ulivista hanno dato vita al Forum per l'alternativa. Un'assemblea che condivide alcuni punti di riferimento precisi. In primo luogo il no secco a qualsiasi sterzata «governista» sulla missione in Iraq.
    "

    Saluti liberali

  7. #7
    brescianofobo
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    In origine postato da Pieffebi
    Oggi il quotidiano Il Giornale ha pubblicato in prima pagina la prova provata che il signor Fassino ha esattamente dichiarato quello che gli è stato attribuito e che pertanto, anche su questo tema ha fatto il pinocchio, con i suoi alleati innanzi tutto, e con l'intera opinione pubblica [/B]

    Veramente, io penso che se uno vuole conoscere il pensiero di Fassino dovrebbe leggere l'Unità, non il Giornale.

    L'aveva citata in prima pagina questa intervista del 9 ottobre, il Giornale?


    Giovedì 9 Ottobre 2003, 11:02


    Europee: Fassino, Prodi Decidera' Cosa Fare Al Momento Giusto
    (ASCA) - Roma, 9 ott - ''Basta con questo tormentone'' sulla eventuale candidatura di Romano Prodi alle europee a capo di una lista unica del centrosinistra. ''Quando arrivera' il momento decidera' cosa fare''. Lo dice Piero Fassino in una intervista a ''l'Unita''. ''E' evidente che Prodi - sostiene il leader della Quercia - e' impegnato comunque. Lo dimostra il fatto che anche in questi giorni ha dichiarato di sostenere e condividere il progetto della lista unitaria. Noi auspichiamo che si impegni anche nella battaglia elettorale. Ma si tratta di una decisione che Prodi non e' in grado di prendere oggi, visto che ricopre ancora la carica di presidente della Commissione Ue. Quando arrivera' il momento decidera' cosa fare''.


    la nostra orchestra ha in Lei un grande Direttore,. Mr. President [/B][/QUOTE]

  8. #8
    brescianofobo
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    In origine postato da Pieffebi
    ]Che poi taluni agit-prop pseudo-margheritari


    Saluti liberali
    Se ti riferivi a me , potevi dire subito Brunik che risparmiavi qualche byte al database di Politicaonline.

    Certe volte lasci intendere di essere animato da pregiudizi, nei miei confronti. Ti rendi conto anche tu che il nostro rapporto personale non può oltre continuare su queste basi, vero?

    Se il tuo timore è che a Prodi un giorno possa accadere quello che è già successo a Berlusconi, sgambettato da Lega e UDC, la soluzione mi pare semplice: basterebbe che voi liberali molliate Berlusca e Bossi e vi mettete con Prodi anche voi, che poi nessuno puo' più fargli sgambetti.

    Pensa anche te, che vantaggi avresti a non dover difendere sul forum ogni giorno, con ammirevole sprezzo del pericolo di ridicolaggine, questa gente che tanto male sta facendo alla Patria.

    E' nel tuo stesso interesse che parlo. Vieni anche tu con noi, che siamo tantissimi.

  9. #9
    SENATORE di POL
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    Lo pseudo-centro dell'Ulivo è solo lo sgabello del PCI-PDS-DS .....e non è colpa dei liberali di destra se i liberali di sinistra (quei pochi che ci sono) sono a rimorchio dei massimalisti, dei post-comunisti o peggio.....
    Se poi penso che Rosy Bindi ha scavalcato a sinistra su 9 temi su 10 persino Bertinotti.......povera Margherita.

    Saluti liberali

  10. #10
    SENATORE di POL
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    In origine postato da antonio
    avete scaricato Aigor....e non sapete piu' a cosa attaccarvi...
    pero' il vostro atteggiamento non e' inspiegabile....cercate di non affrontare, freudianamente, l'angoscioso senso di colpa (una coscienza, in fondo, dovreste averla pure voi) per aver dato il vostro voto a quella cricca di mafiosi e relativi avvocati raccolti sotto le insegne di Forza italia....
    ora vi rendete conto di essere degli idioti..e neanche utili se non alla causa del mafioso di Arcore.

    Mi hanno detto che il sindaco di Arcore è dell'Ulivo, ma nessuno mi ha avvertito che appartiene a Cosa Nostra. Di questa accusa se ne assume, evidentemente , la piena responsabilità.....qui ed in ogni sede. Se è dell'Ulivo non capisco cosa c'entri Forza Italia. Saluti liberali

 

 

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