Il mandato d'arresto europeo
Prospettiva Gulag
GIGI MONCALVO
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Avete mai immaginato di poter essere deportati in un carcere della Bulgaria o della Turchia per un ipotetico fatto da voi compiuto in Italia e non previsto come reato dalla legge italiana, ma considerato tale da quella bulgara oppure turca? Avete mai pensato di dovervi difendere in un Paese di cui non parlate e non comprendete la lingua, in cui non avete un avvocato di fiducia (poiché far arrivare il vostro legale dall'Italia e tenerlo vicino a voi durante l'inchiesta o il processo costerebbe un occhio della testa), dimenticati da un'opinione pubblica che neppure sa della vostra esistenza?
Avete mai pensato che i vostri beni, la vostra casa, la vostra azienda, i vostri conti correnti potrebbero essere sequestrati e bloccati per ordine di un giudice belga o lituano o polacco, sulla base di presunti e non provati reati di tipo fiscale e doganale, magari inventati da un vostro cliente cui voi avete regolarmente consegnato beni e servizi e che lui non vuole pagarvi, architettando falsi teoremi ed accuse?
Le prospettive che si aprono con il mandato di arresto europeo sono queste, ed ancora peggiori. In seno all'Unione Europea si sta approntando un impressionante meccanismo repressivo dei "reati" di opinione, con lo scopo di allontanare e di sradicare il "candidato alla deportazione" dai propri luoghi di appartenenza, dalla propria terra, dalla propria famiglia, dal proprio Paese. E anche di depredarlo di ogni bene nel caso in cui abbia i mezzi per approntare una difesa all'estero, di "silenziarlo" in ogni senso, mettendolo in condizione di non potersi difendere o, se osasse farlo, di non essere in grado di farsi capire o di comprendere le varie sfumature dell'inchiesta e del processo.
L'Unione Europea in questo modo, con questo mostro "giuridico" (che è tutt'altro che giuridico) spezza ogni legame con numerosi ed elementari principi di civiltà giuridica che sono, anzi devono sempre essere, alla base di ogni ordinamento.
Primo fra tutti viene minato il principio di certezza del diritto, in quanto l'individuazione di reati di opinione contemplati dalla normativa europea con espressioni giuridicamente fumose e di larghissima portata, consente in astratto di criminalizzare chiunque.
È chiaro quale sia lo scopo coperto dietro al pretesto di uno spazio di sicurezza europeo: reprimere ogni dissenso, ogni forma di opposizione o resistenza, fornendo alle "lobbies" egemoni la possibilità di incidere profondamente nel tessuto ideale e sociale, amputando a piacere le parti non gradite e impedendo loro di nuocere ai disegni delle élite del potere e degli affari che in Europa spadroneggiano in maniera vergognosamente anti-democratica.
La legge dei sospetti, alla base dell'epoca del terrore rivoluzionario giacobino e l'art. 58 del codice penale sovietico, fondamento della repressione staliniana, hanno impressionanti somiglianze con il mandato di arresto europeo. D'altronde Lenin, entusiasta cultore degli ideali giacobini, aveva osservato, parlando dei mezzi di repressione contro i dissenzienti: «Occorre formulare (la norma) con la massima ampiezza possibile, perché soltanto la coscienza giuridica rivoluzionaria e la coscienza rivoluzionaria stessa potranno suggerire la sua applicazione di fatto, più o meno larga».
Abbiamo attinto queste note dall'introduzione delle 73 pagine scritte da un magistrato, Carlo Alberto Agnoli. Le ha raccolte nel suo libro intitolato "Prospettiva Gulag: il mandato di arresto europeo". Agnoli è attualmente presidente del Tribunale per i minorenni di Trento, è entrato in magistratura a 25 anni, nel 1964, vi ha svolto per molti anni funzioni tanto inquirenti quanto giudicanti, queste ultime sia in primo grado che in grado di appello. Nel suo quasi quarantennale curriculum figurano anche oltre cinque anni di magistratura di sorveglianza, che gli hanno dato occasione di conoscere da vicino il mondo e i problemi delle carceri.
"La Padania" in questi giorni pubblicherà ampi stralci di questo libro fondamentale per la comprensione delle minacce che incombono sui nostri diritti e sulla nostra libertà, come ha giustamente sottolineato il ministro Umberto Bossi lanciando questo allarme, anzi riproponendolo dopo i primi allarmi di qualche mese fa, vista la drammatica attualità del pericolo che incombe su ciascun cittadino.
I lettori, certamente non solo in questi ultimi giorni, ma tra la fine del 2001 e i primi mesi del 2002, hanno sentito parlare del "mandato d'arresto europeo", ma quasi altrettanto certamente appartengono a quella stragrande maggioranza degli italiani, anzi degli europei che, senza soffermarsi sul problema, hanno dimenticato il tema o non gli hanno dato l'importanza che meritava. Eppure quel tema è attualissimo e di enorme importanza: esso mette in gioco la libertà non solo morale, ma anche fisica dei cittadini di tutti gli Stati dell'Unione Europea, e quindi anche quella di ciascuno di noi.
La Lega Nord, attraverso le parole e la decisa azione del proprio leader, ha già annunciato la propria assoluta contrarietà. Ed ha il merito di aver lanciato l'allarme e di aver risvegliato le coscienze, non solo dei cittadini ma anche di quella parte della classe politica che ha a cuore temi come quelli della giustizia ma, soprattutto, dell'inalienabilità dei diritti fondamentali e irrinunciabili di ogni cittadino. Quella legge, anche se ci sono segni di enormi pressioni e di sotterranei intrecci politici per farla approvare ed entrare in vigore, non può, non deve assolutamente passare. È questa la nuova, grande battaglia della Lega contro questa Europa-Forcolandia. Questa legge obbrobriosa ed iniqua, in caso di approvazione, cambierà profondamente la nostra vita, forse la travolgerà, mettendo in dubbio perfino il nostro diritto alla libertà personale e alla possibilità di poter avere la disponibilità dei propri beni.
Vale dunque la pena di documentarsi, di informarsi, di riflettere su questo tema. E di prepararsi a difendere se stessi, i propri cari, la propria vita, la propria libertà, i propri beni.
Vogliamo aiutare i lettori ad acquisire tutti gli strumenti conoscitivi di questo gigantesco problema, proprio attraverso le pagine e i ragionamenti del libro del giudice Agnoli. A lui dobbiamo essere grati per aver usato ogni cura per renderle accessibili anche a chi è del tutto digiuno di diritto.
Subito dopo il primo segnale di allarme lanciato dal ministro Bossi alcuni mesi fa e prima del libro del giudice Agnoli, in Italia si era occupato del tema un altro libro, che non ha certo avuto l'eco che meritava: "Il bavaglio europeista - Come l'Europa uccide la libertà", scritto da Mario Spataro (Edizioni "Il Settimo Sigillo", Roma, 2002).
Abbiamo deciso di rompere il silenzio che circonda il tema del mandato di arresto europeo: questo silenzio è per noi motivo di estrema preoccupazione poiché ci fa temere che qualcuno volesse metterci di fronte al fatto compiuto, quando sarebbe stato ormai troppo tardi. È merito ancora una volta dell'on. Bossi e della Lega Nord aver portato all'attenzione dei cittadini (che rischiano di diventare sudditi), del governo, delle forze politiche un tema così fondamentale e decisivo per il mantenimento dei nostri diritti e della nostra libertà.
Gigi Moncalvo
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