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  1. #591
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    Predefinito Nei primi cento giorni


  2. #592
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    Predefinito Bioetica/ La Malfa: Governo Ha Una Posizione Formale E Univoca?

    "Pri condivide decisione Mussi"
    02-06-2006 14:06
    Articoli a tema | Tutte le news di Politica

    Roma, 2 giu. (Apcom) - Giorgio La Malfa lamenta l'assenza di una posizione "formale e univoca" del Governo sulle staminali. I repubblicani, dichiara il presidente del Pri "condividono nel merito la posizione del ministro Mussi sulle cellule staminali, in quanto ritengono sbagliato porre dei limiti alla ricerca scientifica, e altresì bloccare quella degli altri paesi a causa della legislazione italiana".

    "Ciò detto - prosegue La Malfa - la decisione del ministro Mussi pone un problema politico istituzionale non eludibile, in quanto nei consigli europei i ministri esprimono le loro posizioni a nome del governo e le rappresentano. Se la decisione del governo corrisponde a quella di Mussi, è inutile che altri esponenti se ne distinguano; altrimenti il governo ha una posizione diversa e allora occorre consenguentemente rettificare la presa di posizione del ministro della Ricerca. Quello che è certo - conclude - è che dal problema non si esce senza una dichiarazione formale ed univoca del governo italiano. Cosa che per ora manca completamente".

    tratto da alice.it

  3. #593
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    Con le nomine a sorpresa del Consiglio dei ministri è stato battuto il record dell'esecutivo più numeroso nella storia repubblicana
    Governo a quota 102 con tre nuovi sottosegretari
    L'opposizione censura la "carica alle poltrone"

    Itti Drioli

    ROMA – Prima sta a dieta e poi si abbuffa: governo bulimico quello di Romano Prodi che taglia del dieci per cento le spese dei ministeri, ma contemporaneamente porta il numero di ministri, viceministri e sottosegretari alla cifra record di 102 membri. Mai raggiunta, finora, nella storia repubblicana. Superato perfino l'Andreotti settimo rimasto negli annali per aver toccato il tetto dei 101.
    Ieri il Consiglio dei ministri ha nominato a sorpresa tre nuovi sottosegretari: un tecnico all'Economia, il professore Nicola Sartor, espressamente richiesto da Tommaso Padoa Schioppa per seguire l'iter parlamentare della Finanziaria; gli altri due, Giovanni Mongiello (Unione pugliese) all'Agricoltura e il siracusano Raffaele Gentile (Rnp) ai Trasporti, frutto di un accordo tra i partiti, «nel quadro di una partita di compensazioni delle competenze». Sartor, docente alla facoltà di Economia dell'Università di Verona è un supertecnico scelto dal governo su indicazione di Padoa Schioppa, che ben conosce i suoi trascorsi in Bankitalia e all'Ocse. Una soluzione a cui si è arrivati non essendo stato possibile pescare tra alcune della personalità dal profilo politico e parlamentare, come i Ds Morando e Pennacchi.
    Non sono mancate, com'era ovvio, le polemiche dell'opposizione. Ma non è riuscito a tacere neanche un esponente della maggioranza: «Ci sorprende che nello stesso giorno in cui il governo interviene con un decreto ad hoc nella direzione di contenimento della spesa, decida di aumentare del 5 per cento il numero dei sottosegretari». Che ora sono, per l'esattezza, 66. Più 10 viceministri, più 25 ministri, che fa 101, più Romano Prodi e diventa 102.
    Lo si può leggere come la «carica dei 101» su Romano Prodi. O, come preferisce il capogruppo dei deputati Udc, Luca Volontè, «la carica dei 102» alle poltrone. Nell'uno o l'altro caso imbarazzante. Nel primo significa infatti che il premier non riesce a contenere la forza d'urto dei partiti: «Questa proliferazione senza precedenti degli incarichi ministeriali e degli sprechi che essi comportanto è una visibile prova di debolezza che finirà per costituire in breve tempo un ostacolo insormontabile alla sopravvivenza del governo Prodi», commenta il presidente dei senatori di An, Altero Matteoli.
    Nel secondo caso (che nella «carica alle poltrone» comprende anche Prodi), l'imbarazzo, ancora una volta, è di chi, nel discorso di programma, aveva detto davanti al Parlamento che era necessaria una «scossa etica» e che i primi a doverne dare l'esempio erano i componenti del governo e delle istituzioni. In ossequio alla linea del rigore invocata da Prodi e da Padoa Schioppa,infatti, i 10 viceministri del governo non avranno capigabinetto né portavoce. Inoltre la loro nomina è stata decisa a spesa invariata. La direttiva sui tagli delle spese per gli uffici di diretta collaborazione con i ministri, che sarà messa a punto con un atto congiunto della presidenza del Consiglio e del ministero dell'Economia.
    Ora, è vero che ieri è stato deciso di tagliare del 10 per cento la spesa degli uffici dei ministri, ma l'obesità dell'esecutivo comporta una moltiplicazione di stipendi, auto blu, segretari, addetti stampa, scorte...
    «Con quale faccia si possono chiedere ora nuovi sacrifici e nuove tasse agli italiani?» chiedono dall'opposizione. «Grottesco, contradditorio, vergognoso», gli aggettivi che da questa parte non si lesinano. E il concetto ripetuto è che il tutto ricadrà sulle spalle dei contribuenti.
    C'è poi un'altra prova d'incoerenza: nonostante l'accordo siglato in campagna elettorale non tutti gli esponenti di governo hanno rinunciato alla carica parlamentare: ce ne sono 38 che si sono tenuti il doppio ruolo: 29 a Montecitorio, 9 a Palazzo Madama.
    «Con queste decisioni, la fase di abbrivio è finita e il governo è completamente operativo», ha dichiarato alla fine il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta. Si riferiva al fatto che è stata anche definita la ripartizione delle competenze dei vari ministeri scorporati. Altro motivo di spesa, e di polemiche.

    tratto da La Gazzetta del Sud 10 giugno 2006

  4. #594
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    Arrampicarsi sugli specchi
    Per il governo Prodi sembra già iniziato il conto alla rovescia


    Possiamo dire che il governo ha avuto una doppia fortuna. La prima, i mondiali di calcio. Se la nazionale italiana va avanti, la maggioranza dei nostri compatrioti sarà di buon umore, se non va avanti, sarà per lo meno distratta fino a che durano. La seconda, le intercettazioni telefoniche. Tali e di personaggi tanto illustri da riempire intere pagine dei giornali. Ma se questi due elementi si superano, la realtà politica della nuova maggioranza appare piuttosto misera e precaria. Il primo ad accorgersene è stato, manco a dirlo, una intelligenza esperta del nostro sistema parlamentare, come Giuliano Amato che, in una intervista alla "Repubblica" di qualche giorno fa ha ripreso la domanda che il premier spagnolo Zapatero ha rivolto a Prodi: "Ma davvero guidi una coalizione di nove partiti?". E Zapatero che, fra pacs e matrimoni gay non si fa scandalizzare facilmente, alla conferma di tale questione è rimasto piuttosto sconcertato. Come è possibile mettere insieme tanti soggetti ed un'azione di governo omogenea e coerente? Diamo atto a Prodi perlomeno di sapersi arrampicare sugli specchi con una certa abilità: poltrone a tutti a dismisura ed incurante dei mugugni dell'opinione pubblica. E rinviare, rinviare sempre ogni decisione. Che si tratti della Tav, della Finanziaria, financo della politica estera. Più si allunga il tempo delle decisioni, più si concerta, più si discute, più si evitano scelte pericolose per la stabilità del governo. Ma finiti i mondiali, se non vi saranno nuove intercettazioni, e dopo ancora qualche mese, ad un dato momento il governo dovrà pronunciarsi, ed allora inizieranno i dolori.



    Anche perché, come ha notato Federico Geremicca sulla "Stampa", i tanti "partiti della coalizione - di nuovo centrali con il ritorno del proporzionale * mostrano una insofferenza verso i leader di coalizione che pare crescente di settimana in settimana". Geremicca ha ragione. Non si è mai visto un centrosinistra compatto ed allineato come nell'occasione in cui si trattava di bocciare il candidato del presidente del Consiglio alla direzione generale della Rai. Tanto che tutti i giornali titolano a proposito: "l'ira di Prodi".

    C'è da credere che questo sia solo l'inizio. Il seguito lo vedremo con l'esito del partito democratico, l'unica carta a disposizione del Professore. Perché se questo partito si fa, egli disporrà di uno strumento per mitigare gli alleati minori e di un punto di riferimento nella coalizione. Se non si fa, è chiaro che il progetto è saltato, causa i malumori e le incomprensioni di Ds e Margherita, tali da lasciare un segno profondo nei rapporti futuri fra i due principali partiti del centrosinistra. E in questo modo Prodi si troverà preso fra tre fuochi: quello della sinistra radicale, che è già bello alto, e quello di Ds e Margherita, che già inizia a montare. In queste condizioni di accerchiamento è difficile disporre della serenità necessaria per guidare il governo del Paese.

    Un paese che, su tutti, ha a nostro avviso un problema prioritario: quello del rilancio economico. La Confindustria, che non è stata certo ostile a questo nuovo governo, da qualche settimana inizia a mostrare segni di preoccupazione. Da una parte la riduzione del cuneo fiscale è slittata, ed in compenso è stata aumentata l'Irap in sei Regioni. Dall'altra si parla di una riduzione del cuneo solo a determinate imprese. In una parola si teme che il rispetto dei parametri di Maastricht ed i richiami del ministro Padoa Schiopp al rigore, siano il segno di un freno alla ripresa. Considerando poi che i sindacati non vogliono tagli e che il presidente della Camera ha definito "criminale" ogni ipotesi di aumento dell'età pensionabile, con che ricetta si possa mai dipanare questa materia, senza deludere qualcuno, e deluderlo profondamente, davvero non riusciamo ad immaginarlo. E disgraziatamente per Prodi, quando si deciderà chi deludere, il suo consenso è destinato a precipitare in una direzione o in un'altra. Visto poi che il consenso di cui dispone il governo Prodi non è già di per sé così alto, ci vorrà davvero poco a scoprirsi minoranza.

    Come diceva un uomo politico del passato, il destino delle vecchie volpi è di finire in pellicceria. Seguendo questo criterio, una prelibata mortadella finirà per sciogliersi nella bocca dei suoi degustatori.

    Roma, 22 giugno 2006

    tratto dal sito del Partito Repubblicano
    http://www.pri.it/html/Home%20pri.html

  5. #595
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  6. #596
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  7. #597
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  8. #598
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    Se la montagna non va da Prodi, Prodi va dalla montagna


  9. #599
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    Per tutti i forumisti bananas ansiosi di conoscere ogni dettaglio della meravigliosa vita del nostro invitto Presidente, posto questo interessante articolo che ci permetterà di conoscere particolari stuzzicanti sui gusti di Zio Romano, che dopo aver caricato i bagagli, la bici, i libri,i tortellini e la moglie si è messo alla guida della sua Croma Diesel per raggiungere l'appennino reggiano.

    Il nostro guerriero, dopo aver battuto Berlusconi, la Germania, la Francia e la Crisi economica va meritatamente a riposarsi, e noi veglieremo sulla sua tranquillità perchè a settembre ci saranno altre battaglie da vincere.



    Il premier stamane a passeggio per Bologna con la moglie
    "Sono stanco morto". Poi è partito al volante della sua Croma
    Per Prodi vacanze a Bebbio
    In macchina libri e tortellini





    il Presidente Prodi in partenza per le vacanze saluta i bananas e le loro ulcere


    BOLOGNA - Primo giorno di vacanza per il premier Romano Prodi, dopo che ieri si è svolto l'ultimo Consiglio dei ministri prima della chiusura estiva. Il presidente del Consiglio e la moglie, Flavia Franzoni, sono partiti da Bologna alla volta di Bebbio, sull'Appennino reggiano, dove la famiglia ha un casale. E proprio qui il professore festeggerà insieme a tutta la famiglia il suo 67esimo compleanno, come è ormai cosolidata tradizione, il 9 agosto.

    "Sono stanco morto", ha detto poco prima di salire in macchina, la 'Croma' di famiglia, un diesel metallizzato, ai cronisti un po' stupiti che il Professore guidasse personalmente l'auto e non utilizzasse quella solita, la Lancia Thesis di rappresentanza, parcheggiata a poca distanza. "Guido sennò disimparo", ha detto il premier, che ha voluto rimarcare come tutte le auto (la sua e quelle di scorta che comunque l'accompagnavano) fossero italiane. "In vacanza andiamo sempre con la nostra", gli ha fatto eco la signora Flavia seduta accanto al marito.

    Poco prima, con l'aiuto degli uomi della scorta e di Franco Azzi, lo storico autista del pullman prodiano della campagna elettorale nel 1996, l'auto era stata caricata a dovere. Non solo valigie e zaini, ma la borsa da lavoro a bauletto del premier e una intera sacca di libri ("i titoli ve li dico quando li avrò letti"). Caricate anche alcune bottiglie di vino e tre confezioni di tortellini bolognesi. Il tutto ben stipato nel bagagliaio dove il sedile posteriore era stato ribaltato per fare più spazio.



    In precedenza il Professore, camicia con le maniche arrotolate e pantaloni di tela azzurra tipo jeans con mocassini scamosciati, aveva assaporato la gioia della prima giornata di vacanza andando a spasso per Bologna insieme alla moglie, e facendo le ultime compere per le vacanze.

    (5 agosto 2006)

  10. #600
    brescianofobo
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    12/08/06

    Wall Street Journal giudica positivi i 100 giorni di Prodi



    "Vai Romano" può essere tradotto un po' liberamente il titolo dell'editoriale comparsa ieri sul Wall Street Journal a segnare il bilancio dei primi 100 giorni del governo Prodi.
    Un commento positivo, sintetizzato dal sottotitolo "Un vento italiano di liberalizzazione", che parte dalla considerazione che sebbene "il Professore non sia conosciuto per la sua vitalità, nei suoi primi quattro mesi in carica ha rotto con questa tradizione, e l'economia italiana è migliorata per questa ragione. Il suo governo è un brulicare di attività".
    Il Wall Street Journal accoglie con soddisfazione la rapidità delle mosse del governo guidato da Romano Prodi, un governo che "non ha tempo da perdere. E questo potrebbe essere un vantaggio. I nuovi governi tendono ad avere solo una piccola finestra, spesso all'inizio del mandato, a disposizione per implementare le riforme prima che gli interessi costituiti reagiscano lottando. Così Prodi si è mosso velocemente, seguendo i passi di Tony Blair, che rese le politiche di mercato affascinanti per la sinistra europea".

    L'editoriale sottolinea come molto sia ancora da fare dopo i primi tagli alla spesa e i primi segni di liberalizzazione volti "ad introdurre la concorrenza in un'economia assurdamente regolata e a forzare un cambio di mentalità" e nonostante i rischi di provvedimenti che vadano "contro le vacche sacre del suo stesso schieramento" per modernizzare l'Italia.
    Un rischio finora combattuto a suon di voti di fiducia e che un giorno potrebbe portare alla caduta del governo; "una situazione che porta alla mente quale grande opportunità abbia avuto il precedente primo ministro Silvio Berlusconi, con la sua maggioranza blindata al Parlamento, per riformare l'Itali durante i suoi cinque anni al potere. Un'opportunità che non ha colto. Sebbene le probabilità di successo non siano eccessivamente alte, Prodi la sta cogliendo. Si tratta di una sorpresa di benvenuto".

 

 
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