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Il Tribunale: via il crocifisso dall'aula
E' successo a L'Aquila, dove la Corte ha accolto il ricorso dell'Unione Musulmani d'Italia, ordinando la immediata rimozione dell'oggetto da una scuola materna/elementare
L'AQUILA - Presto i crocifissi potrebbero scomparire dalle aule scolastiche. Una la prospettiva aperta da una sentenza del Tribunale dell'Aquila che, accogliendo il ricorso presentato da Adel Smith, presidente dell'Unione Musulmani d'Italia, ha condannato "l'Istituto comprensivo di scuola materna ed elementare di Navelli, nella persona del dirigente scolastico pro tempore, a rimuovere il crocifisso esposto nelle aule della Scuola materna ed elementare Antonio Silveri di Ofena", frequentata dai figli dello stesso Smith. La sentenza è stata emessa dal giudice Mario Montanaro. Il ricorso era stato presentato nelle scorse settimane dal legale di Adel Smith.
Come era più che prevedibile, la decisione ha scatenato un vero vespaio di polemiche, non solo da parte dei cattolici, ma anche di quella parte politica che si oppone alla proposta del voto agli immigrati, fatta da Gianfranco Fini, leader di An. E difatti, uno dei primi ad intervenire è stato Francesco Storace, presidente della Regione Lazio e uno dei più critici verso la proposta. "Ad Adel Smith vogliamo dare anche il diritto di voto?". E' la domanda che pone provocatoriamente.
LE REAZIONI
"Rimango stupefatto, senza parole. Come si fa ad ordinare la rimozione dalle aule scolastiche del crocefisso, che è il simbolo dei valori di fondo del nostro Paese?" E' questa la reazione del card. Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna, alla notizia della sentenza del Tribunale dell'Aquila. "Non riesco a capire in base a che dispositivi legislativi - è il commento -. "Non si può eliminare un simbolo dei valori religiosi e culturali di un popolo, solo perché ciò può dar fastidio a qualcuno. Mi sembra una strada pericolosa. Allora perché non togliere le chiese, o impedire alla 'Croce Rossa' di svolgere la sua azione di soccorso e umanitaria ?". "Con questa sentenza - conclude - si offende la maggioranza del popolo italiano ed anche lo spirito della costituzione".
"Una battaglia di religione fuori luogo" e "una vera e propria provocazione": è la reazione di Luisa Santolini, presidente del Forum delle associazioni familiari . "Le radici cristiane dell' Europa e dell' Italia sono una realtà che non si può negare" afferma Santolini, che precisa: "il nostro è uno Stato laico, ma con le sue radici e la sua storia". In questo modo, aggiunge riferendosi alla sentenza, "non si risolvono i problemi ma se ne aggiungono" e "si tratta di una tempesta in un bicchier d'acqua". Santolini parla di "vere e proprie provocazioni" da parte islamica, a fronte di una "totale mancanza di reciprocità da parte del mondo islamico nei confronti della religione cristiana". Un musulmano che viene in Italia, conclude, "sa che viene in un Paese cristiano", e quindi deve essere preparato a trovare in giro "simboli delle nostre radici e della nostra storia"
"E' una cosa assurda. E' un non rispetto per la nostra cultura e la nostra storia. Ovviamente, da parte di queste persone, non c'é alcuna voglia di integrazione". Così Maria Burani, presidente della Consulta per i problemi etici e religiosi di Forza Italia . Burani ha annunciato che convocherà la Consulta a breve per decidere una protesta contro chi "vuole cancellare dalla storia dell'Europa, e quindi dell'Italia, un simbolo che anche i più laici riconoscono e che è alla base della cultura cristiana". "Io non mi sognerei mai in un paese islamico di contestare in aula i versetti del corano. Il crocifisso, poi, al di là di come si pensa, è il più alto simbolo della pace e della concordia fra popoli". La richiesta di rimuovere il crocifisso, pensa Burani, è segno che "non c'é voglia di integrazione. Ognuno può avere le sue credenze ma deve rispettare il paese. Atteggiamenti simili possono suscitare paura".
La sentenza "é positiva. Ma la questione non si esaurisce qui. Anzi, è solo l'inizio di una necessaria riflessione sulla convivenza multiculturale e su quale ruolo rivesta in questo la scuola". Lo ha detto Titti De Simone, capogruppo di Prc alla Commissione cultura alla Camera. "Sentenza importante perché riconosce la laicità dello stato, come dice la Costituzione - ha aggiunto la parlamentare - e può fare da battistrada ad un dibattito politico e culturale sui temi dell'integrazione. Un dibattito che va aperto senza demagogia e strumentalizzazioni. La scuola, che è il primo presidio della società è oggi chiamata a corrispondere i valori della cittadinanza multiculturale". Senza queste premesse, il rischio è che certe battaglie, "come quelle della destra e della Lega in particolare nelle aule, producano nuove divisioni e nuove forme di esclusione". Per De Simone, è importante che sia "salvaguardata l'idea dello stato laico senza modelli imposti".
(25 ottobre 2003, AGGIORNATO ALLE 20,54)