Silvio Berlusconi rivoluziona via dell'Umiltà
nei posti chiave uomini di provata fede anti-procure
Giustizia, Forza Italia si blinda
il partito in mano ai previtiani
di BARBARA JERKOV
ROMA - Forza Italia: dopo il partito-azienda e dopo il partito-leggero, dopo il partito di plastica e quello d'acciaio, si cambia un'altra volta. In vista di scadenze decisive sul piano giudiziario come la sentenza della Corte costituzionale sul lodo Schifani ("se lo bocciassero sarebbe una tragedia", non esita a dire Sandro Bondi) e il processo Previti che sta andando a sentenza, due eventi che potrebbero costringere il Cavaliere a rivedere profondamente l'agenda politica, Berlusconi ha deciso di schierare le sue truppe in assetto da combattimento, mettendo nei posti chiave di via dell'Umiltà guerrieri di provata fiducia e sicura fede anti procure.
Risultato: fuori Scajola, che con i suoi colonnelli aveva provato a fare di Forza Italia semplicemente un partito normale. Emarginati i più moderati, a cominciare dagli ex dc. Ieri c'è voluto tutto il savoir faire di un esperto mediatore come Angelo Sanza per placare la rabbia dei cattolici, esclusi tutti quanti da un convegno organizzato a Milano sui temi del lavoro ("però come gli hanno fatto comodo a Bondi e Cicchitto i nostri voti contro il divorzio...", geme deluso uno di questi).
E' in arrivo invece una massiccia ondata di fedelissimi di due habitué delle aule giudiziarie come Dell'Utri e Previti, ai quali di fatto Berlusconi ha messo saldamente in mano il controllo sui gangli vitali del partito.
Dapprima la designazione di Bondi e Cicchitto alla guida di Forza Italia: laici (ex comunista il primo, ex socialista il secondo), legati a Dell'Utri, schierati coltello fra i denti contro toghe rosse e pm più in generale. Nuovo portavoce del partito doveva essere Lucio Malan, un senatore biondo e smilzo, ex leghista, ma le ultimissime voci da Palazzo Grazioli vogliono la sua promozione almeno per il momento congelata.
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Confermata, invece, anzi già operativa, la designazione del nuovo capo ufficio stampa di Forza Italia. A controllare tutto ciò che esce da via dell'Umiltà e a dare la linea alle esternazioni a qualsiasi livello, sarà Luca D'Alessandro. Trentotto anni, già cronista di giudiziaria al Giornale, passato poi nello staff di Palazzo Chigi, molto, davvero molto legato a Previti. Condividono tutto, dai giudizi sui magistrati alla fede calcistica (laziali doc entrambi).
"Sapendo quanto il Cavaliere tenga alla comunicazione", sottolinea un parlamentare forzista, "aver messo D'Alessandro in quel posto è come dire che d'ora in poi non uscirà una riga o una dichiarazione senza il visto di via Cicerone". Via Cicerone: lo studio privato di Previti, appunto.
I boatos di palazzo sostengono che Scajola e i suoi, invece di mettersi in disparte a leccarsi le ferite (sarebbero pericolanti, si dice, pure le teste del coordinatore della Liguria, Caligiuri, e di quello della Toscana, Tortoli, sacrificati per far posto a colonnelli che rispondono direttamente a Dell'Utri), si stanno riorganizzando. E l'incontro che hanno programmato il prossimo 30 ottobre, potrebbe segnare la nascita a tutti gli effetti della prima corrente organizzata di Forza Italia.
Scajola, quando la notizia del 30 è stata resa nota (dal sito on line di Lino Jannuzzi, amico stretto sia di Previti che di Dell'Utri, come testimoniano le vacanze di quest'estate a veleggiare insieme con lo yacht dell'ex ministro fra le isole greche), ha smentito che di corrente si tratti. Pochi sono rimasti persuasi, ma di certo da quel momento gli amici di Scajola si sono fatti più prudenti, evitando di divulgare ulteriori dettagli sull'inziativa.
I primi risultati del nuovo corso forzista sono già visibili. Un milione di lettere è in partenza, indirizzate a tutti gli iscritti di Forza Italia e agli avvocati, perché segnalino i casi di "malagiustizia" di cui sono a conoscenza, per poi realizzare un libro bianco sulla magistratura (e, naturalmente, individuare nuovi fronti d'attacco).
L'iniziativa è partita dal coordinatore del Piemonte, Crosetto, un vulcanico imprenditore di quelli che piacciono al premier, uno che ha fatto da sé i suoi miliardi e si è entusiasmato per la battaglia berlusconiana. "Io guai con la giustizia non ne ho mai avuti", racconta, "al massimo qualche multa per eccesso di velocità... ma quando vedo che a Torino c'è un procuratore generale come Caselli, ci si sente tutti in pericolo". Crosetto ha provveduto dunque a spedire le prime 60 mila lettere.
"Agli ultimi", vi si legge fra l'altro, "agli inermi, alle tante persone "normali", voglio tramite voi rivolgermi per dare il nostro appoggio, per offrire i mezzi e gli strumenti che i nostri parlamentari, e un gruppo di volontari esperti nel diritto, possono dare nella ricerca di una Giustizia con la G maiuscola".
Berlusconi ha molto apprezzato l'idea e Bondi la loda senz'altro come "un'antenna ben piantata nella società". Presto lettere con lo stesso testo verranno così spedite anche nelle altre regioni. Obiettivo finale: un milione di occhi puntati, appunto, su giudici e pm.
Altra iniziativa in cantiere: due proposte di legge, una ordinaria, l'altra costituzionale, alle quali stanno lavorando, oltre allo stesso Crosetto, il presidente della commissione Giustizia della Camera, Pecorella, e il vicecoordinatore di Forza Italia, Cicchitto. Nella prima, ancora in bozza (sono 23 articoli), si dispone fra l'altro l'obbligo dell'anonimato per i pm e l'abolizione degli scatti di carriera automatici per i magistrati, per cui "chi sbaglia, paga".
Con una legge di modifica costituzionale si propone invece qualcosa di ancor più clamoroso: abolire la sezione disciplinare del Csm e affidare le decisioni sui magistrati a giurie popolari composte a estrazione, proprio come le giurie nei tribunali ordinari. La macchina da guerra si è messa in moto.
(25 ottobre 2003)
Saluti