La scoperta

Gli scavi nel nuraghe Diana utilizzato in guerra come nido di mitragliatrici

Dagli scavi di Is Mortorius emergono i primi segni di un villaggio nuragico. Il nuraghe Diana sta riservando agli archeologi interessanti scoperte.
Un sito che passava inosservato pur essendo sulla strada per Villasimius, in un punto ben visibile e dal panorama mozzafiato. Caratteristiche che ne hanno condizionato la storia. Tant’è che durante la guerra fu posizionata una batteria contraerea. Alla sommità del nuraghe ci sono ancora i resti di una torretta di avvistamento, unico elemento che spiccava dalla macchia mediterranea.
Poi quest’estate sono iniziati i lavori di pulizia dei cespugli. Ed ecco emergere i primi gruppi di pietra, insignificanti per gli sguardi dei “profani” ma non per gli occhi attenti degli archeologi: «Ora siamo alla fase preliminare con lo studio dell’area» - spiega l’archeologo Patrizia Zuncheddu, responsabile dei lavori per conto del Comune di Quartu: «Lo scavo vero e proprio partirà successivamente. Sono pochi i nuraghi studiati che si affacciano direttamente sulla costa».
Si cercano infatti le tracce di possibili collegamenti con i micenei. Gli scavi all’interno del nuraghe, risalente all’età del bronzo (XII-XIII secolo a.C), hanno riportato alla luce anche un livello di frequenza risalente al II secolo avanti Cristo, epoca romana.
La stabilità del nuraghe è stata compromessa anche dall’intensa attività dei tombaroli. Nei primi anni ’70 pare che si facessero aiutare addirittura da un medium per trovare il tesoro della leggendaria Capitana, figlia di un pirata saraceno che avrebbe nascosto le sue ricchezze in questa zona. Nel complesso il nuraghe ha conservato le sue caratteristiche. Una su tutte la strana posizione delle pietre: i massi più grandi si trovano in alto e quelli più piccoli in basso: «Erano incredibili questi nostri antenati nuragici» - commenta il professor Enrico Atzeni dell’Università di Cagliari che ha la condirezione degli scavi (la direzione scientifica è invece di competenza della Soprintendenza archeologica): «Riuscivano a costruire questi monumenti utilizzando enormi massi con leve e carrucole. Il nuraghe Diana è composto da un mastio, o torre centrale, e 2 torri minori. Si è ben conservato il cortile quadrangolare interno dove stiamo esaminando i diversi strati di frequentazione».
Oltre agli elementi per nuovi studi sul periodo nuragico, gli scavi in corso serviranno anche per una valorizzazione del nuraghe Diana in chiave turistica: «Sono previsti altri 2 interventi per oltre 300 mila euro - conferma l’assessore quartese ai Beni Culturali Gigi Lobina: «Abbiamo già provveduto a indicare il sito con dei cartelli stradali oltre a sistemare l’impianto di illuminazione che lo rende ben visibile di notte. Diversi turisti si sono avvicinati per chiedere di visitarlo. Una volta recuperato, il nuraghe Diana diverrà un punto di forza della nostra offerta turistica»


Giovanni Manca di Nissa