Il complotto contro il Parlamento messicano

Il 10 ottobre 2001, la CNN in un breve comunicato parlò di un complotto terroristico teso a compiere un attentato contro il Parlamento messicano. E promise di fornire ulteriori dettagli ai lettori, ma non ne parlò più. Invece questa storia comparve in evidenza sulle prime pagine dei principali giornali messicani e fu anche postata sul principale sito del Dipartimento di Giustizia messicano. I due sospetti terroristi furono catturati nella Camera dei Deputati messicana. Erano in possesso di un’arma di alta potenza, nove bombe a mano e esplosivo plastico del tipo C4 (ottimo per demolire edifici). Entro pochi giorni, la notizia scomparve dai quotidiani e gli israeliani furono con tranquillità rilasciati e rimpatriati. I due sospetti terroristi erano Salvador Gerson Sunke and Sar ben Zui. Proviamo ad indovinare la loro provenienza? Sunke era un ebreo messicano e Zui un colonnello delle forze speciali israeliane (MOSSAD). Il racconto di El Diario de Mexico rivelò che i terroristi sionisti avevano passaporti falsi pakistani. E il motivo probabile di questa particolare operazione terroristica era quello di coinvolgere il Messico, ricco di petrolio, nella “guerra al terrorismo” (che meglio sarebbe dire “guerra contro i nemici di Israele”). Il Messico non è una potenza militare ma il trauma psicologico di un attacco “arabo” avrebbe sicuramente indotto il Messico a fornire, a basso prezzo, il petrolio al suo protettore “americano”. Con il petrolio messicano a buon mercato che sarebbe affluito in America, gli USA avrebbe affrontato meglio la rottura delle relazioni con i paesi arabi ricchi di petrolio e con l’Arabia Saudita in particolare. Ecco perché gli organizzatori scelsero le identità di 15 sauditi per l’operazione dell’11 settembre. Molti messicani manifestarono il loro shock al rilascio dei due israeliani. Ma questo non è sorprendente se si considera che il Segretario messicano per le Relazioni con l’Estero è un sionista di nome Jorge Gutman. I tentacoli sionisti arrivano anche in Messico. La Voz de Aztlan , in una sua eccellente inchiesta, affermava: “La Voz de Aztlan ha saputo che l’Ambasciata israeliana ha usato la mano pesante per ottenere il rilascio dei due. Incontri di alto livello sono avvenuti tra Jorge Gutman, il Generale Macedo de la Concha e un inviato di Ariel, giunto a Città del Messico per questo scopo”.

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