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    Predefinito Per Bossi gli immigarti sono "merci"!

    da l'Unita'.

    Bossi: «Gli immigrati? Sono merci».

    Un Bossi aggressivo che spadroneggia nel salotto di Bruno Vespa. Da una parte si erge a paladino del crocifisso professandosi cattolico tradizionalista e dall’altra impugna il maglio contro gli immigrati. Le immagini dell’umanità sofferente, asserragliata nelle carrette del mare, che si riversa sulle banchine di Lampedusa? Gli fanno un baffo. A lui e ai suoi compagni leghisti duri e puri alla Borghezio, che tuonano di rinforzo nei filmati predisposti a «Porta a Porta». Ma questa volta c’è una novità che il Bossi di lotta e di governo fa calare nelle case degli italiani: un paragone inedito fra uomini e merci. Le gambe accavallate, la criniera lucida, cravatta e pochette verdi, discetta che immigrati e merci pari sono. Tuona che bisogna «quotare immigrati e merci in entrata» perché «l’alternativa è il caos sociale». Quote, dazi. Si appella al realismo, paventa l’apertura dei confini imposta dalla globalizzazione che porta alla chiusura delle imprese italiane. Sfodera la scimitarra a difesa del «lavoro locale e delle imprese locali». Parla alle viscere. Il voto agli immigrati? «Fini è stato sfortunato» sogghigna. Perché la gente, spiega, «penserà che il voto va a legalizzare un certo tipo di morale». Il ragionamento è contorto ma ha una logica: «La politica è legata alla morale. Un cristiano realizza le idee e la morale del cristianesimo». Se diamo il voto agli immigrati cosa accade? Fini sarebbe dunque responsabile di uno scempio. Crocifisso, morale cristiana, protezionismo economico, invasioni islamiche si mescolano in un unico calderone. Mentre i filmati rinviano l’immagine di Roberto Calderoli, vicepresidente leghista del Senato, seduto alla sua scrivania istituzionale, un crocifisso appeso al bavero («l’ho messo in un posto dove nessuno può toglierlo») mentre sbraita: «Hanno fatto le macellerie islamiche, si facciano le loro scuole. Bossi analizza e teorizza. Poi detta la sua legge. E ce n’è per Pisanu che non applica la Bossi-Fini: «Pisanu deve impedire gli ingressi in massa. Deve accompagnarli alla frontiera, metterli fuori». Non ci sono i soldi? «Bisogna farsi dare un po’ di soldi dall’Europa visto che noi gliene diamo tanti e ne arrivano indietro pochi». Ce n’è per i «buonisti», quelli che non riescono a «dare segnali fermi» e che sostengono l’utilità de gli immigrati : «Non è vero che portano tutti questi utili».. «Alla mia legge Fini e l’Udc hanno aggiunto la regolarizzazione...». L’hanno annacquata. «Nel programma della Cdl c’era il controllo dell’immigrazione attraverso le quote». Altro che voto. Ed ecco una staffilata definitiva a Fini: «Il voto è un diritto, è un patto fra cittadini e Stato. Fini o chicchessia non può rompere il patto. Solo il popolo può decidere con un referendum». Insomma, se si andasse avanti con la legge di Fini «il governo non reggerebbe». Persino Ferrara che all’inizio della trasmissione aveva provato ad andargli incontro, inseguendolo sulla strada delle sue elucubrazioni antilluministe («l’Illuminismo è uscito di strada, ha saltato a pié pari l’uomo in carne ed ossa») ora sbotta: «Lei deve scegliere: se difende il crocifisso deve capire anche queste torme di immigrati che arrivano, che sono metafore del Cristo...». «Un politico deve seguire la volontà popolare» si riempie il petto Bossi. E Ferrara: «Quello lo fanno i demagoghi».

    Ma Bossi non indietreggia. Dario Franceschini è in collegamento video. Anche lui è del Nord e contesta che Bossi parli a nome del Nord visto che è solo il quinto partito della Padania. C’è un alterco. E proprio in questo alterco si inserisce Yuma, la ballerina francese originaria del Mali. Quando Vespa l’ha introdotta nel salotto, Bossi ha fatto il galante: «Ma dove le trovi queste bellezze...». Poi Yuma è rimasta seduta accanto all’algida miss Padania. Certo nessuno se lo aspettava. La bella Yuma, tailleur nero, capelli corvini, ha trovato le parole giuste. Esile ma decisa: «C’è un dovere morale nell’aiutare questa gente. Tutti dovrebbero ricordare che i paesi da cui partono questi immigrati sono stati colonizzati dalle grandi potenze europee. Certo che non si possono accogliere tutte le miserie del mondo, ma si può parlare in termini un po più umani di quelli che usa lei. Lei non può paragonare gli immigrati con le merci...». Bossi perde le staffe, perde la cavalleria. Si gira sulla sedia: «Lei parla con la mentalità di chi è stato colonizzato dalla Francia...». Ma quella non molla, gli tiene testa. Si passa alla tenuta del governo. Rimpasto a gennaio: la Lega è disposta a cambiare ministri? «Siamo disposti a tutto. Il problema è se facciamo il federalismo o no. Perché è là che se non si va avanti si arriva alla crisi». Seconda minaccia per la coalizione. E le luci si spengono su un Bossi padrone del vapore. Che tratta Fini dall’alto in basso riprendendosi la scena. Le polemiche sul crocifisso gli sono venute proprio a fagiuolo. E lui è pronto ad usare anche le esternazioni di Ciampi sul mandato di cattura europeo. «Le parole di Ciampi hanno un valore. Meno male che non sono il solo matto in questo paese».

    Gianfranco Fini naturalmente non l’ha presa bene: «Mettere sullo stesso piano immigrati e merci - ha dettato alle agenzie - è indicativo della scarsa considerazione che il ministro Bossi ha della dignità umana. Non voglio alimentare un’altra polemica ma tacere significherebbe avallare l’idea che tutto il governo condivida l’assurdo paragone». Anche dall’Udc si è fatto sentire Marco Follini: «Un argomento che non appartiene né alla civiltà, né alla maggioranza, né a noi». Offesa? Quale offesa? Che c’entra il rispetto della dignità umana? Sornione quanto basta, Bossi è tornato a ripetere: «Ma guarda che destino ha avuto Fini...Tecnicamente si chiamano quote...». E la guerra continua.

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    Ho visto un pezzo su Rai1 e mi duole dirlo ma tra Bossi, Franceschini, etc., quello che mi è piaciuto di più è stato Ferrara

 

 

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