Dal Corriere:

Hi-tech, brevetti e ricercatori Italia ultima tra i grandi d’Europa
La Fondazione Rosselli: sull’innovazione pesa il ritardo nelle infrastrutture Stati Uniti e Finlandia guidano la classifica mondiale. La scalata della Cina


A un anno di distanza, il drappello dei Paesi a più alta capacità d'innovazione resta invariato: Finlandia, Stati Uniti, Svezia, Danimarca. Ma cambiano le posizioni di vertice. Usa e Finlandia conquistano il primo posto ex-aequo, scavalcando la Svezia. Nessun progresso per l'Italia: quart'ultima fra le 19 nazioni industrializzate, dietro i grandi d'Europa, come Germania, Gran Bretagna e Francia. Peggio: il divario con la Spagna, che la precede di un posto, si è fatto più consistente, mentre si è ridotta la distanza dagli inseguitori, gli ultimi della classe, Portogallo, Grecia e Russia. E’ quanto emerge dalla seconda edizione del rapporto della Fondazione Rosselli «Innovazione di sistema» che fotografa la situazione 2003 delle economie industrializzate, mettendo in rilievo le potenzialità di modernizzazione destinate a essere decisive per il loro sviluppo futuro.
«Un dato che emerge è la frattura europea - osserva Riccardo Viale, responsabile della Fondazione -. Da un lato ci sono i Paesi scandinavi, che mettono a segno grandi performances in termini d'innovazione pur senza rinunciare a mantenere un solido stato sociale. Dall'altro ci sono le grandi nazioni europee, sempre più lente nel progredire». Viale sintetizza il quadro in un'immagine: «Usa e Scandinavia sono le lepri, il resto d'Europa una tartaruga e l'Italia, purtroppo, sta diventando un gambero».
Rispetto al rapporto 2002, i ricercatori della Fondazione Rosselli hanno ulteriormente raffinato il campo d'indagine, valutando i singoli Paesi in base a 30 indicatori specifici (anziché 27), analizzati all'interno di 7 macro-aree: dalla conoscenza tecnico-scientifica alla diffusione delle nuove tecnologie, dal capitale umano al sostegno finanziario a ricerca e sviluppo, dalle caratteristiche del contesto economico e istituzionale, fino alle infrastrutture. Uno schema dunque che mette meglio a fuoco le dinamiche dei diversi sistemi economici.
L'altra novità di spicco è l'ingresso della Cina. Una valutazione parziale, da «fuori classifica», dovuta alla scarsa affidabilità di molte informazioni. Ma che ha comunque permesso di arrivare a una serie di raffronti in alcune aree chiave. Nel campo dei finanziamenti alla ricerca scientifica e tecnologica, per esempio, Pechino si colloca già al terzultimo posto fra le nazioni più industrializzate, un gradino sopra l'Italia. Scivola al penultimo, davanti alla Russia ma dietro l'Italia, in fatto di caratteristiche del contesto economico generale. E arriva addirittura a metà classifica sul terreno istituzionale. «Per ora la Cina è un Paese a grado d'innovazione medio-basso, che basa la sua competitività soprattutto sulla capacità imitativa e sulla disponibilità di produzioni a basso costo - sottolinea il rapporto -. Ma i processi di modernizzazione in atto possono consentirle di colmare il gap nel giro di pochi anni».
Ben diversa è la situazione italiana. Rispetto al 2002 il Paese mostra nuovi segni di peggioramento, sia in termini di infrastrutture, sia di contesto economico e istituzionale. Tanto che, pur mantenendo la quart'ultima posizione in classifica, non riesce ad andare oltre il ruolo di capofila del drappello delle nazioni che i ricercatori della Fondazione Rosselli definiscono «scarsamente innovative».
«Stiamo inesorabilmente perdendo terreno - ammette Viale -. E la colpa non va attribuita alla scarsità di risorse ma alle scelte che si stanno compiendo sull'uso di queste risorse. La riforma delle pensioni, per esempio, sarebbe più utile se servisse a fare cassa subito, a liberare disponibilità finanziarie per educazione, ricerca, innovazione del sistema. Invece viene tutto rimandato al 2008». Come l'hanno scorso, insomma,l'Italia può farsi vanto solo della leadership nella diffusione dei telefoni cellulari.Resta questo l'unico primato. E qualche segno di miglioramento lo si vede, sempre in campo tecnologico, nell'aumento dei navigatori Internet e dei server in funzione. «Si cominciano a vedere gli effetti delle iniziative del ministero dell'Innovazione - spiega Viale -. Quasi a confermare che, se lo si vuole, è ancora possibile recuperare terreno rispetto ai Paesi più avanzati».
Ma sull'altro piatto della bilancio pesa una serie infinita di arretratezze, dallo spreco di capitale umano fino alle carenze infrastrutturali. In Italia, per esempio, la distribuzione di energia elettrica ci colloca al penultimo posto fra i Paesi industrializzati. Peggio c'è solo la Russia. Per non parlare dell’innovazione, dove emerge una diminuzione dei brevetti registrati in Italia. O dei «cervelli»: il numero dei ricercatori al lavoro in Italia ci pone all'ultimo posto della classifica. Non solo sono pochi, ma tendono a diminuire. E pensare che proprio quei pochi ricercatori mostrano una produttività media fra le più elevate del mondo industrializzato.

Giancarlo Radice


Io ce l'ho la soluzione: servono + immigrati!
E + soldi al Sud naturalmente.


Sarcasmo a parte,tutto il marciume itagliano sta venendo a galla.
Decenni di assistenzialismo e di denaro dilapidato in parassitismo e burocrazia hanno devastato l'economia e il sistema nel suo complesso,ed ora i nodi vengono al pettine.
Già ora,il Canada che ha meno della metà degli abitanti itagliani ha una quota di export mondiale maggiore del Paesello italico.
Diciamo grazie alla politica romana e a quei imprenditori collusi con essa che pensando di vivacchiare nell'assistenzialismo stanno distruggendo il Nord.
Dovevano competere con Germania,Francia e UK,mentre invece ci ritroviamo a competere con Messico,Grecia,Cina e Portogallo.
Ma non è finita qui!Poichè c'è ancora gentaglia che pensa di salvarsi il c*lo,non aumentando la qualità e l'innovazione,ma assumendo extra per abbattere il costo del lavoro e competere sui costi con la Cina.
Daltronde non poteva che finire proprio cosi': quando si uniscono forzosamente ed artificialmente 2 Paesi totalmente diversi(Padania e Itaglia) e si mette al timone di comando e soprattutto nella burocrazia,al 90%,persone provenienti dalla parte sottosviluppata,è evidente che questa parte porterà nel baratro anche quella + sviluppata.E infatti la parte sottosviluppata oltre a non aver migliorato di una virgola la sua situazione nonostante gli ingenti investimenti della parte + sviluppata,ha mantenuto gli stessi vizi che ha sempre avuto e ha contagiato,in parte,la parte sviluppata coi suoi vizi.
Rileggendo cosa diceva Giuseppe Nuvolari 160 anni fa si dovrebbe attribuirgli doti profetiche...
Comunque ...state sintonizzati su questi reti,perchè tra un po' ci sarà da divertirsi.