Con una cerimonia al cimitero americano di Nettuno
La Lega Nord rende omaggio ai soldati Usa caduti in Iraq
ROMA - Oggi alle ore 15 una delegazione del gruppo della Lega Nord al Senato si recherà al cimitero americano di Nettuno per deporre una corona d'alloro davanti al monumento dei soldati americani caduti in Italia in difesa della democrazia.
«La cerimonia - spiega una nota del Gruppo - vuole essere un atto di omaggio nei confronti di tutti i soldati americani che quotidianamente vengono uccisi in Iraq, per difendere i valori della libertà nei confronti del più subdolo dei nemici di un popolo, il suo dittatore. Certo è comunque che - conclude la nota - nel doloroso omaggio ai caduti, la Lega intende onorare tutti coloro che, lontano dal proprio paese, hanno offerto la loro vita per un ideale di libertà».
«Non è certo con questo semplice, sentito gesto - si legge ancora nella nota - che la Lega intende ricordare il suo totale assenso alle iniziative, da qualsiasi parte provengano, a sostegno della libertà dei popoli. Certo è, comunque, che, nel doloroso omaggio ai caduti, la Lega intende onorare tutti coloro che, lontano dal proprio Paese, hanno offerto la loro vita per un ideale di libertà. Troppo spesso, negli ultimi giorni, si dimentica che a morire sono ragazzi che lasciano la vita a migliaia di chilometri da casa. E troppo spesso, quasi contestualmente, da parte di qualcuno si fa prevalere la logica dell'antiamericanismo di vago sapore sessantottesco. Oggi quel mondo non esiste più, oggi c'è invece un mondo che si deve difendere dagli attacchi del terrorismo e dell'integralismo. Le potenze occidentali, ma anche Stati che potenze non sono, hanno inviato i loro migliori ragazzi in un Paese ancora inospitale. Il nostro pensiero, il nostro omaggio va a loro, così come il nostro totale ringraziamento va a tutti quelli che mettono a rischio la propria vita nella ricerca di un mondo che sia migliore per tutti».
Con i due soldati americani caduti uno a Tikrit e uno ieri a Baghdad, il numero dei militari americani morti nel conflitto in Iraq sale a 375 (di cui 237 dal primo maggio), mentre i morti della coalizione sono 427, contando 50 britannici (di cui 17 dal primo maggio), un danese e un ucraino. E ci sono stati molti più morti americani - comprese le vittime di incidenti o di fuoco amico - dopo l'annuncio della fine della guerra - dato da Bush il 1° maggio scorso - che nel pieno del conflitto. I soldati americani caduti per fuoco nemico nella seconda Guerra del Golfo sono almeno 260, 113 in più rispetto alla Guerra del Golfo del 1991.
Dall'inizio del conflitto, il 20 marzo, ci sono stati, inoltre, almeno 115 americani morti per fuoco amico o incidenti di vario genere. Nella Guerra del Golfo del 1991 ai 147 soldati americani uccisi in battaglia dagli iracheni se ne aggiunsero altri 235 morti per fuoco amico o in incidenti, comprese le operazioni di spiegamento e ritiro delle truppe, prima e dopo la fine della guerra.
Il totale dei caduti fu di 382. Dei 50 morti britannici della Guerra del Golfo 2, 20 sono caduti in combattimento (12 dal primo maggio), 30 sono stati uccisi da fuoco amico o in incidenti (5 dal primo maggio).
Ma intanto prosegue violenta l'offensiva anti-americana del Ramadan. Quattro soldati statunitensi sono rimasti feriti ieri sera in un attacco sferrato dalla guerriglia irachena nel cuore stesso di Baghdad contro il quartier generale delle forze Usa. Erano le 19.45 quando cinque esplosioni in rapida successione, hanno scosso il centro della capitale irachena. Tre dei proiettili di mortaio usati nell'attacco sono esplosi all'interno del quartier generale Usa sulla sponda occidentale del Tigri. Un attacco che dimostra come la guerriglia abbia ulteriormente alzato il tiro e operi con una incredibile libertà di movimento nella stessa capitale. Anche un'altra pattuglia americana è stata attaccata con granate alla periferia occidentale di Baghdad così come è avvenuto a Mossul con un lancio di granate contro una stazione di polizia, ma non risulta ci siano state vittime o feriti. Quanto all'elicottero Chinook (16 soldati Usa uccisi, 20 feriti), sembra ormai accertato che il velivolo sia stato colpito da un missile terra-aria.
[Data pubblicazione: 05/11/2003]
I senatori leghisti spiegano il senso della loro visita alle tombe statunitensi
«Vogliamo ricordare il sacrificio dei semplici»
ROMA - La delegazione della Lega Nord che si recherà al cimitero americano di Nettuno, dove si incontrerà con l'addetto militare statunitense a Roma, è composta dai senatori Rossana Boldi, Guido Brignone, Celestino Pedrazzini, Luigi Peruzzotti, Ettore Pirovano, Piergiorgio Stiffoni, Antonio Vanzo.
«Vogliamo ricordare il sacrificio dei semplici - dice il senatore Pirovano - Quando si parla di caduti americani in Iraq, se ne parla sempre in termini politici, per il riflesso che questo avrà sul governo Bush e sulle prossime elezioni, di ripercussioni sulla permanenza americana nel Paese, di ritiro anticipato, di soldi per la ricostruzione».
«Ma nessuno parla dei poveri ragazzi che vanno là per difendere il loro Paese, ma non solo il loro, e muoiono per difendere dei valori, combattendo anche in sostituzione dell'Europa che ancora non si decide - non può, non vuole o non ha il coraggio - a mandare dei propri contingenti».
«Gli ideali, continua il senatore - condivisi o no, sono diventati una merce rara, e quando ci sono, come ci sono in questi ragazzi, meritano il massimo rispetto. Vogliamo ricordare degli esseri umani che muoiono a migliaia di chilometri da casa per difendere questi ideali».
Nella nota del gruppo si dice anche è finito il tempo di un americanismo dal sapore sessantottino...
«Tipico della nostra sinistra, ma anche in generale dell'Europa, dove continuano tutti a dire che c'è un forte legame con gli Usa, ma è un'affermazione di facciata con una rabbia trattenuta che fa trasparire la gioia quando agli americani succede qualcosa».
«E' un riconoscimento - spiegano i senatori leghisti - a questi cittadini americani che ci hanno fatto qualche favore anche cinquant'anni fa, quando sono venuti a liberare l'Europa dal nazismo, ed anche ora vanno a combattere per la libertà. Nel silenzio più totale, di loro non si sa nulla, questi soldati stanno morendo come mosche». « Nessuno si degna di ricordarli perché nelle discussioni sull'Iraq ci si riferisce sempre alle alte sfere di Washington, non a dei poveri uomini che sono andati in quel Paese, anche convintamente, e anche per noi. Non vogliamo assolutamente interferire in decisioni politiche, si tratta solo di rendere ossequio a chi è caduto per un nobile fine, un momento di raccoglimento di fronte alla morte, una morte onorevole».
« Sarà un'occasione anche per ricordare tutti quelli che sono morti in Europa durante la seconda guerra mondiale, e a tutti i caduti americani da quando hanno deciso di salvaguardare certi principii di libertà.
[Data pubblicazione: 05/11/2003]
Sondaggio Ue,copione già visto
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Non è certo il caso di addentrarsi nei meandri delle ragioni che sottintendono tanto al perché del sondaggio promosso dall'Unione europea quanto al come lo stesso è stato condotto. Sconfineremmo in un campo che non ci appartiene. È necessario però sottolineare come in tutti i Paesi normali la valutazione su quale sia la minaccia alla pace, e quindi alla sicurezza nazionale, sia generalmente di competenza del governo. L'esecutivo, inoltre, dopo aver individuato i nemici della Nazione, prevede il loro grado di pericolosità e quindi adotta le contromisure. Invece nell'Unione europea, dove tutto è possibile, accade che le suddette questioni diventino oggetto di indagine demoscopica.
Tutto ciò è ridicolo. Ma, purtroppo, il sondaggio è solo l'ultimo di una lunga serie di iniziative comunitarie alle quali nostro malgrado ci siamo dovuti abituare. Come il voto di Strasburgo che invita gli Stati membri a garantire "un'interruzione di gravidanza accessibile a tutti e una facilitazione dei metodi anticoncezionali di emergenza", che ancorché privo di efficacia legislativa è stato soprattutto politicamente fuori luogo. Come il mandato di cattura europeo, al quale la Lega Nord si opporrà con tutte le sue forze per impedire, tra l'altro, che esso consegni ai giudici un potere privo di qualsiasi legittimità e in grado di portare l'Europa indietro nei secoli sul fronte dei diritti civili. Come la miriade di direttive comunitarie che ogni anno nostro malgrado ci troviamo a dover recepire ma che a breve, con la riforma della "legge La Pergola", voluta dalla Lega Nord Padania e sulla quale è relatore il sottoscritto, impediremo che il Parlamento, con un atteggiamento sin troppo accondiscendente nei confronti dei burocrati di Bruxelles, continui a limitare la propria funzione alla mera ratifica di decisioni già prese da altri. Come la figuraccia fatta in occasione della seconda guerra del Golfo, quando Germania e Francia non solo non hanno saputo coordinare una posizione comune con gli altri partner ma addirittura hanno messo a dura prova la stessa Nato nonché i loro storici rapporti di alleati con gli Stati Uniti.
Tutto questo la dice lunga sulla capacità dell'Unione di parlare all'unisono e conferma, invece, quanto la Lega Nord Padania sostiene da tempo. E cioè l'impossibilità di dar vita ad un superstato europeo. Non si tratta di uno slogan né di un'avversione congenita, ma più semplicemente di una constatazione di fatto. Tutte le volte cioè che l'Unione tenta di darsi un'identità comune, vedi l'introduzione della moneta unica, o la politica estera, o ancora quella nel campo della difesa, si vedono chiaramente i limiti di una Comunità costruita a tavolino e non nelle coscienze dei popoli.
Lo stesso stato dei lavori della Conferenza intergovernativa attualmente in corso a Roma, sui quali ieri ha riferito alla XIV Commissione per le Politiche dell'Unione europea della Camera dei Deputati il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, dimostra quanto sia esile l'equilibrio dei compromessi raggiunto prima alla Convenzione europea e adesso in seno alla Cig. In pratica lo stato dell'arte è questo: se si tocca qualcosa di quanto già stabilito dai rappresentanti dei Governi nell'assise presieduta da Giscard d'Estaing, crolla tutto. Ecco perché si discute sempre sulle stesse cose: composizione e ruolo della Commissione, necessità o meno di un superministro degli Esteri, criteri dell'allargamento, e altro ancora. Ed ecco perché viene da pensare che gli Stati europei più che ad una Costituente stiano partecipando ad un vero e proprio negoziato, dove nessuno è disposto a cedere alcunché se non in nome di un vantaggio, per lo più economico.
Questa non è l'Europa dei popoli che vogliamo. Si tratta solo di una Comunità economica, affaristica e burocratica che tenta di tenere in pugno le libertà dei cittadini attraverso provvedimenti illiberali come quello del mandato di cattura europeo. Ma se il popolo sino ad oggi non ha potuto porre un freno a questa deriva antidemocratica, perché le suddette decisioni, ivi compresa quella del sondaggio, sono state prese nelle stanze ovattate di Bruxelles e di Strasburgo, così non sarà in futuro. Oggi vi è la consapevolezza in alcune forze politiche europee, vere interpreti del pensiero della gente - da noi la Lega Nord Padania - che nei prossimi mesi dovranno assurgere a presidio di garanzia per tutelare verità, giustizia e libertà affinché solo il popolo possa decidere se accettare o meno istituzioni, procedure costituzionali che, per il momento, sono solo il frutto di accordi tra rappresentanti governativi.
*Presidente della commissione Politiche Ue della Camera
Qualcuno oggi avrà un terribile mal di fegato