Dal 2000 ad oggi, nel triennio del passaggio dalla lira all'euro, le retribuzioni reali degli italiani sono scese, per alcune categorie, fino al 21%. Lo rileva un'inchiesta di Corrierelavoro e Od&M che ha raccolto 853 mila profili retributivi. Il potere d'acquisto è diminuito per tutti i lavoratori con un reddito fisso: i dirigenti hanno perso il 7,3%, gli operai il 9,3%, gli impiegati l'11,1%. Per i dirigenti del settore auto in crisi il crollo è verticale (-21%). Nessun settore è stato risparmiato, dal tessile all'high tech. La principale chiave per comprendere la generale perdita del potere d'acquisto è da ricercare come sempre nell'inflazione in tutte le sue forme: dall'affitto che sale alla spesa che subisce il caro-euro. Non vengono risparmiati nemmeno i beni non necessari o di lusso. Ne consegue che nessuna classe sociale riesce a scansare l'effetto depressione della busta paga. Ma ci sono anche motivazioni più ampie, come viene messo in evidenza da Luciano Gallino (vedi l'intervista a fianco)
A sottolineare il clima di emergenza sui redditi si è aggiunta ieri la denuncia dei sindacati dei pensionati. Per il segretario dei pensionati Cisl, Antonio Uda «ci sono 16 milioni di fantasmi in Italia: sono i lavoratori in pensione». Per questi il morso del carovita ha inciso, nello stesso periodo indicato dal Corriere della Sera, per il 27%. Secondo Uda è necessario che il sindacato denunci e certifichi la morte totale della politica dei redditi. «Occorre - ha detto - che sia il sindacato a far precipitare la crisi sociale del paese, per uscirne o con un nuovo accordo generale o con una mobilitazione di lunga tenuta, di cui 16 milioni di pensionati, inesistenti agli occhi dei poteri costituiti, vogliono essere il fronte più avanzato, non solo per motivi ideali ma anche esistenziali e di sopravvivenza».

Oltre al governo, l'unico a rimanere sordo a queste denunce è il mondo dell'imprenditoria. Per il presidente di Confindustria D'Amato, l'andamento delle retribuzioni fino ad oggi, di fatto, è superiore all'andamento del costo della vita. Quello che «rappresenta sicuramente una distorsione sulla quale bisogna intervenire, è la forte speculazione che negli ultimi mesi ha finito per gravare sulle famiglie italiane». Tutto qui l'acume analitico del capo degli industriali.

Molto critico, invece, il giudizio di Paolo Ferrero, della segreteria del Prc. «L'indagine del Corriere della Sera ci dice una volta in più come il meccanismo della inflazione programmata contemplato dalla concertazione serve solo a bloccare i salari e non a difendere il loro potere d'acquisto. Bisogna uscire attraverso due misure: un meccanismo di recupero automatico dell'inflazione per salari e pensioni e blocco delle tariffe, a partire da quelle pubbliche».

Fa. Seba._
Liberazione 6.11.03