Il Governo condanna a morte la moratoria universale contro le esecuzioni capitali


Con il voto di oggi, il Governo ha finalmente chiarito i termini del suo disimpegno sul tema dei diritti umani, con particolare riferimento alla questione della moratoria universale sulle esecuzioni capitali. A parole governo si impegna 'a continuare l'azione per l'adozione di una risoluzione Onu a favore della moratoria universale delle esecuzioni capitali', nei fatti ha rinunciato alla presentazione ufficiale, all'Onu, della moratoria. Berlusconi ha così neutralizzato l’unica iniziativa politica e istituzionale che permetterebbe di salvare migliaia di vite umane e di progredire verso l’abolizione della pena di morte. Secondo la Casa delle libertà, la moratoria deve restare in Commissione diritti umani, iniziative pro moratoria devono essere fatte solo in sede bilaterale, all’Assemblea Generale si faranno, quindi, solo proclami e declamazioni di principi, evitando vergognosamente qualsiasi azione concreta. Il Governo italiano ha rinunciato ad una iniziativa nel nostro Paese in tema di diritti umani, nascondendosi dietro un “dissenso” europeo all’iniziativa, ma non osa riferire quali siano questi paesi contrari alla sospensione delle esecuzioni. Una scusa che non regge, dal momento che la Ue non è il Consiglio di sicurezza dell'Onu e non esiste alcun diritto di veto né sotto l'aspetto politico, tantomeno statutario sul tema. Il Governo Berlusconi, pur avendo varato norme in aperto contrasto con gli altri partners europei, sulla pena di morte si scopre improvvisamente rispettoso di fantomatiche direttive ed equilibri europei, rinunciando anche ad un’iniziativa pro moratoria anche a titolo nazionale. Una simile iniziativa è stata considerata inopportuna, controproducente "in contrasto con le regole PESC in materia di coordinamento". Ennesima falsità, visto che la questione della pena di morte non è materia che rientra nella politica estera e di sicurezza comune. Viene da chiedersi se il "dissenso" provenga veramente dalla Ue o se, presumibilmente, non giunga da Washigton. Berlusconi, che non perde occasioni per dispensarci lezioni sulla sua "democrazia liberale" a reti unificate, su un tema così importante e su un obiettivo così ambizioso, evita di esporsi a qualche critica “ufficiale”, perdendo anche l'occasione di valorizzare il ruolo del nostro Paese nella battaglia per il rispetto dei diritti umani e civili nel mondo.

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