Il defunto Morarji Desai, ex Primo Ministro indiano, rimase sempre fedele ad una regola non scritta. Non avrebbe inaugurato nessuna conferenza, né nazionale, né internazionale, che non fosse stata incentrata sullo sviluppo rurale. Ma successe che, proprio mentre era in carica, l'industria aeronautica organizzò una conferenza a Nuova Delhi. L'industria aeronautica, per ovvie ragioni, non gradiva l'inaugurazione della conferenza internazionale da parte di nessuno che non fosse il Primo Ministro.
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Sapendo bene che il Primo Ministro non avrebbe fatto eccezioni, l'industria aeronautica se ne uscì con un titolo fantasioso per la conferenza: "Aerodinamica e sviluppo rurale"!

Anche la comunità globale - le leggi di mercato e i loro sostenitori - stanno seguendo la prescrizione di Morarji Desai. I progressi delle biotecnologie agricole sono disperatamente promossi nel nome dello sradicamento della fame e della povertà. La poco saggia convinzione che la bacchetta magica delle biotecnologie possa "risolvere" il problema della fame ha spinto l'industria e le organizzazioni per lo sviluppo, i capi politici e i politicanti, gli scienziati agrari e gli economisti a scandire il mantra dello "sfruttare la tecnologia per affrontare gli specifici problemi dei poveri". Per di più, ciò su cui si chiude un occhio per convenienza, è il fatto che gli 840 milioni di persone nel mondo ridotte alla fame hanno bisogno solamente di cibo, che è disponibile in abbondanza.

Il Rapporto sullo Sviluppo Umano annuale per il 2001 dell' Agenzia delle Nazioni Unite per lo Sviluppo [United Nations Development Programme (UNDP)], intitolato "Far lavorare le nuove tecnologie per lo sviluppo umano", è un altro studio sponsorizzato dalle industrie delle biotecnologie che da una parte specifica chiaramente che "la tecnologia è creata in risposta alle pressioni di mercato - non ai bisogni dei poveri, che hanno scarso potere d'acquisto", e dall'altra continua imperterrito ad elogiare le virtù di una tecnologia non testata nei laboratori del Nord, da imporre ai creduloni - le povere comunità del Sud, e anche questo in nome dello sradicamento della fame e della povertà.

Il resoconto afferma che i centri di ricerca emergenti nei paesi in via di sviluppo stanno già fornendo una forte evidenza delle potenzialità di sfruttamento della scienza e della tecnologia all'avanguardia (come è ingenuamente chiamata la biotecnologia) per affrontare i problemi secolari della povertà umana. Ma quello che il resoconto non dice è il fatto che la più grande sfida che la comunità globale ha di fronte è la crescente fame e povertà nei paesi in via di sviluppo, che ha bisogno di essere affrontata con l'impegno sociale e politico anziché con un agenda tecnologica guidata dai mercati.

Dire "Se le comunità in via di sviluppo voltano le spalle all'esplosione della tecnologia nel cibo, nella medicina e nell'informazione, rischiano di emarginarsi", è in realtà un tentativo disperato di assicurare che gli interessi economici americani non siano sacrificati sull'altare dello sviluppo. Tale è la disperazione di fronte al crescente isolamento degli Stati Uniti nel mercato alimentare globale, a causa del suo cibo 'transgenico', che le stanno provando tutte, ad esempio aumentando gli aiuti alimentari ai bambini africani che vanno a scuola. L'abile manipolazione del prestigioso Rapporto sullo Sviluppo Umano [Human Development Report (HDR)] dell'UNDP a favore degli interessi agricoli americani, tuttavia, getterà un'ombra infausta dei futuri programmi ONU per lo sviluppo umano.

Riguardo l'agricoltura, nell'HDR troviamo promesse di coltivazioni da cui si può ottenere un rendimento più alto e con maggior resistenza alla siccità, ai parassiti e alle malattie. La biotecnologia offre l'unico, o il migliore, 'strumento di scelta' per le zone ecologicamente emarginate - lasciate indietro dalla rivoluzione verde, ma dimora di più della metà delle persone più povere al mondo, dipendenti dall'agricoltura e dall'allevamento. E' vero che la rivoluzione verde ha lasciato indietro piccoli e insignificanti contadini che vivono in alcune delle zone più inospitali del mondo. Ma dato il modo in cui gli strumenti della tecnologia d'avanguardia sono applicati e ciecamente promossi, la biotecnologia certamente non interesserà gli affamati e gli emarginati nel mondo.

Un terzo dei poveri e degli emarginati del mondo vive in India. E se l'India da sola lanciasse un attacco frontale per lo sradicamento della povertà, nutrendo i suoi 320 milioni di affamati, gran parte dei problemi di fame nel mondo sarebbero risolti.

Mai era successo prima nella storia contemporanea che il genere umano fosse testimone di un tale lampante e vergognoso 'paradosso dell'abbondanza'. Solo in India, vengono stoccati più di 60 milioni di tonnellate di cereali, la maggior parte all'aperto, mentre circa 320 milioni di persone vanno a letto affamate tutte le sere. Anche nei vicini Bangladesh e Pakistan, i silos scoppiano di cibo. Eppure, questi tre paesi sono dimora di quasi metà della popolazione mondiale degli affamati e degli emarginati. Mentre nessuno di questi paesi ha mostrato il coraggio politico di usare le montagne di cereali in eccesso per affrontare l'annoso problema della fame, anche le comunità internazionali scientifica e per lo sviluppo sono ugualmente colpevoli per avere chiuso un occhio sulla più grande follia umana del XXI secolo.

Dopo tutto, la scienza e la tecnologia aspirano a eliminare la fame. La rivoluzione verde aspirava ad affrontare il problema della fame, e ha fatto un lavoro notevole entro i suoi limiti. E ora che abbiamo scorte di cibo in eccesso, la comunità globale sembra riluttante a rendere il cibo disponibile alle comunità emarginate che non possono permettersi di comprare le provviste in putrefazione. Nessuna associazione di aiuti, neppure le cosiddette filantropiche: Ford, Rockfeller, ActionAid, Christian Aid, Oxfam, British BFID e simili, hanno intenzione di prendere il toro per le corna. Anche l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO), che lavora per ridurre la fame, ha evitato questo compito erculeo. Ha invece convocato un incontro dei Capi di Stato a Roma in Novembre, cinque anni dopo il Summit mondiale dell'alimentazione, per reiterare la sua promessa di dimezzare la fame nel mondo entro il 2015.

La realtà della fame e della denutrizione è troppo dura persino per essere veramente compresa. La fame non può essere eliminata producendo sementi transgeniche con i geni per la vitamina A. La fame non può essere affrontata rifornendo di telefonini le comunità rurali. Ne può essere sradicata mettendo a disposizione di poveri e di affamati una "scelta consapevole" di novità alimentari. In qualche modo, gli autori dell'HDR, non hanno capito le realtà di base, non hanno distinto le realtà dagli interessi commerciali delle industrie biotecnologiche. Nel loro entusiasmo esagerato nel promuovere una tecnologia dispendiosa a spese dei poveri, hanno dimenticato che la biotecnologia ha la capacità di favorire il grande divario tra gli abbienti e i non abbienti. Nessuna direttiva politica può essere d'aiuto a colmare questa enorme lacuna. I due meccanismi gemelli della crescita economica - la rivoluzione tecnologica e la globalizzazione - allargheranno ancora di più il divario esistente. La biotecnologia in realtà spingerà più persone nella trappola della fame. Essendo l'attenzione e le risorse pubbliche distolte dalle realtà di base, la fame potrà solo crescere negli anni a venire.

Questo non significa tuttavia che chi scrive sia contro la tecnologia. Gli ingranaggi dello sviluppo tecnologico sono essenziali per ogni società, ma devono essere usati in modo che sia utile allo sviluppo umano. La tecnologia non può essere ciecamente promossa, come fa il rapporto dell'UNDP, nell'evidente tentativo di sostenere gli interessi delle industrie. Ignorare la sicurezza alimentare nel nome della 'sicurezza del profitto' per le aziende private, può rendere ulteriormente trascurabili, se possibile, i miglioramenti. E questo è un grave pericolo.

Mentre la leadership politica e le organizzazioni per lo sviluppo stanno posticipando fino all'anno 2015 il compito di dimezzare il numero di affamati nel mondo, anche la comunità scientifica ha trovato una facile via d'uscita. In quasi tutti i laboratori di ingegneria genetica, sia nel nord che nel sud, la ricerca è incentrata su sementi per la produzione di vaccini edibili arricchiti con vitamina A, ferro e altri micronutrienti, per affrontare il problema della denutrizione o "fame nascosta". Ma ciò che non viene compreso è che se la comunità globale scientifica e per lo sviluppo avesse intenzione in primo luogo di sradicare la fame, non ci sarebbe "fame nascosta".

Prendiamo, per esempio, in tanto sbandierato "Golden Rice" (riso d'oro), riso geneticamente modificato per produrre vitamina A. E' vero che ci sono 12 milioni di persone, solo in India, che soffrono di carenza di vitamina A. Dire che il "golden rice" fornirà ai poveri una scelta di "novità alimentari", significa ignorare la realtà. E' anche noto che la persone con carenza di vitamina A in India, vivono quasi tutte in zone emarginate, e tra di loro vi è chi non può permettersi, o non ha accesso a due sostanziosi pasti al giorni. Se solo queste persone affamate riuscissero ad avere un adeguato apporto dietetico o i due sostanziosi pasti al giorno, non soffrirebbero di carenza da vitamina A, e del resto, di nessun'altra carenza nutritiva. Se questa povera gente non può permettersi di comprare riso per le sue normali richieste dietetiche giornaliere, come si possa proporre di rendergli disponibile il "golden rice", è una domanda che rimane deliberatamente senza risposta.

E questo mi fa venire in mente esattamente cosa faceva un'altro ex Primo Ministro indiano, la defunta Indira Gandhi, quando affrontava dei problemi. Se la crisi etnica nello stato indiano di Assan diventava ingestibile e le sfuggiva di mano, lei creava un altro problema nel Punjab nordoccidentale. In parole povere, l'attenzione veniva distolta dalla nuova crisi del Punjab, e il paese dimenticava Assan. E quando il terrorismo in Punjab sfuggiva dal controllo, creava un altro problema nel sud, a Tamil Nadu. E lentamente, la gente si dimenticava del Punjab. Lo sperimentato mantra della signora Gandhi ha fornito ai leader politici una facile via di fuga. E questo è esattamente ciò che intendevano fare quando i Capi di Stato di poco più di 170 paesi si fossero riuniti al Summit Mondiale dell'Alimentazione dopo cinque anni, a Roma in Novembre.

Anche scienziati, agenzie di sviluppo e politicanti (e naturalmente ora le Nazioni Unite) sembrano aver derivato la loro visione futuristica dalla sagacia politica della signora Gandhi. Dopo tutto, l'unico modo per distogliere l'attenzione della comunità internazionale dai più urgenti e immediati problemi della fame e della povertà più umilianti, è o posporre la priorità della rimozione della fame (e anche questo solo della metà) fino al 2015 come ha fatto la FAO, o parlare delle virtù e delle potenzialità della biotecnologia per sradicare la "fame nascosta" e la denutrizione nei prossimi vent'anni.

Il problema di chi si farà carico della più grande sfida di tutti i tempi - l'eliminazione della fame - che è la causa alla radice della vera povertà e dello sviluppo diseguale, è un argomento sul quale nessuno è disposto ad esporsi. Essendo anche l'UNDP sottoposto alle pressioni industriali, il compito monumentale di nutrire gli affamati - mentre le scorte di cereali continuano a marcire - potrebbe essere lasciato alla fine alle leggi del mercato. Il messaggio di fondo è molto chiaro: i poveri e gli affamati dovranno vivere di speranza.

Devinder Sharma*
29 Settembre 2003 www.zmag.org
Documento originale
Biotechnology will bypass the poor
Traduzione di Barbara Cerboni

*Devinder Sharma è un'analista di politiche commerciali e alimentari e vive a Nuova Delhi. Tra i suoi recenti lavori: GATT to WTO: Seeds of Despair e In the Famine Trap. E' contattabile a: dsharma@ndf.vsnl.net.in)