La Russa e gli schiaffi: la base lo "perdona"
Parlano i ragazzi di Azione giovani sull’episodio di Milano. "I ceffoni? C’era tanta confusione...". "Ignazio è un po’ irruento ma per noi è come un padre".
di Giancarlo Castelli
ROMA - Gli schiaffoni al PalaFiera di Milano? Nessuno li ha visti. “Ero sul palco, troppo lontano”, spiega Vincenzo Sofia, Azione giovani di Como. “Sono arrivata tardi, c’era un capannello di gente, non riuscivo a vedere”, gli fa eco Giorgia Meloni, coordinatrice del Lazio dei giovani del partito di Fini. Eppoi, macché schiaffoni, al massimo una spintarella come si è giustificato l’autore del gesto, l’onorevole Ignazio La Russa in persona. E se poi schiaffoni sono stati, “sono bonari, come quelli di un padre”.
Milano, 9 novembre. Va in scena l’ultimo atto della manifestazione nazionale indetta da An per celebrare la giornata in ricordo della caduta del muro di Berlino. Mentre Fini interviene dal palco, dal fondo della sala partono fischi e contestazioni all’indirizzo del presidente del partito, “reo” di aver proposto il voto agli immigrati. “Erano un gruppetto sparuto, otto-dieci persone al massimo”, secondo il portavoce di La Russa. Azione giovani non c’entra niente, è stata un’iniziativa personale spontanea, rincara la Meloni. E poi, non erano soltanto giovani. “Sì, sarà stato qualche ragazzo insieme a qualche elettore di An un po’ critico”, minimizza la giovane responsabile di An. Che spiega: “Un equivoco c’era stato già all’inizio perché mentre il corteo cominciava a defluire dentro il palazzetto con fischietti e slogan stava cominciando a parlare Fini e il suo discorso rischiava di essere coperto dal troppo rumore”.
Subito, ca va sans dire, è sceso La Russa: “Oh! Che cavolo fate? Volete stare zitti?”. Quelli, che non avevano capito che il comizio del presidente fosse già cominciato, hanno immediatamente chiesto scusa al vulcanico Ignazio. Poi, però, fischi e fischietti sono continuati ad arrivare dal fondo della sala. “C’è stata un po’ di maretta ma non tensione - continua Giorgia Meloni - più che altro non si capiva niente, tutti facevano capannello e anch’io, quando sono scesa, mi sono messa a chiedere cosa stesse accadendo”. Gli schiaffoni? “Mai, ma vogliamo scherzare”. Un partito radicato nella società come An, spiega la Meloni, accetta volentieri il dissenso. Chi erano i contestatori? “Non so, c’era qualcuno della Toscana, qualcuno lo conosco di vista. Ma escludo che fosse qualcosa di organizzato da parte di qualche corrente”. Né Destra sociale, quindi, né Nuova alleanza. Soltanto un po’ di rabbia spontanea e sporadica, garantisce la coordinatrice.
Acqua sul fuoco, insomma. Anche da parte di chi, come Filippo Barbagallo, responsabile di Azione giovani in quel di Acireale, in passato aveva criticato la scelta del voto agli immigrati. I “suoi” ragazzi, il 9 novembre sono rimasti nella cittadina isolana: c’era da preparare la Festa tricolore. Anche lì, scatoloni colorati, con falci e martello, per simboleggiare il muro di Berlino. A mezzanotte in punto, come stabilito, i ragazzi di Azione giovani l’hanno buttato giù con un calcio. Riconoscono il diritto di contestare il partito: “Guai se non fosse così”, ci tiene a puntualizzare Barbagallo. E se il coordinatore vi ammolla due ceffoni? “Bé, si accetta anche quello. La Russa ha un carattere vulcanico. Forse è stato un gesto di stizza. Ma non parlerei di schiaffoni. Per me sono stati due buffetti. Due bonari buffetti dati come li darebbe un padre”.
(11 NOVEMBRE 2003, ORE 18:00)