Il povero Bush - povero perché nonostante la sua potenza e presunzione di onnipotenza - non ha ancora capito che al mondo non c'è solo lui che conta, ma miliardi di altre persone che costituiscono popoli e nazioni ed hanno diritto a vivere secondo le loro culture civiltà e scelte. Come i Romani - criminali di duemila , ed anche meno, anni fa - egli vuole imporre a tutti la grande civiltà della "democrazia" americana, che prevede morte e distruzione per chi non vi si adegua.
E gli Europei e gli Italiani in particolare, tutti in prima fila, fanno a gara per osannarli, assecondarli, far vedere che anche loro partecipano a questa grande festa.
Ma da noi si dice che non si può fare la festa prima che arrivi il santo e questo è successo in Iraq, dopo una blitzkrieg che aveva fatto illudere tutti che - anzi - c'era anche da ricavarne lucrosi business.
A quanto pare non è così e, come qualsiasi persona di buon senso avrebbe potuto prevedere, tranne i nostri governanti, adesso tutti stanno cominciando a rendersi conto di trovarsi nella merda. ù
Il guaio è che viene mandata a morire, in quello che si preannuncia già come un secondo Vietnam, giovani che invece avevano tutto il diritto e la voglia di vivere nel loro paese.
E queste bestie a parlare di eroismo, ad esaltare la povera fine di queste vittime della stupidità altrui.
Se avessero un po' di dignità e di onestà tutti questi "liberatori" e "ricostruttori" di un paese da essi stessi distrutto, se ne tornerebbero rapidamente a casa loro, lasciando alle diplomazie il compito di curare le sanguinose ferite inferte ad un popolo molto più debole di loro, ma molto difficile da domare.