Parigi - "Al Qaida non esiste": in un libro-inchiesta appena uscito a Parigi un giornalista francese sostiene che Osama Bin Laden è diventato un comodo capro espriatorio per tutti gli attentati possibili e immaginabili quando invece sono gli Stati Uniti e gli sceicchi sauditi ad avere pesanti responsabilità per lo sviluppo del terrorismo islamico.
A detta di Richard Labeviere, che dice di aver avuto accesso a fonti dei servizi segreti francesi, pakistani ed egiziani per scrivere "Les coulisses de la terreur" (I corridoi del terrorismo), "una banda di malfattori con a capo Bin Laden" è stata elevata "in modo surrettizio" a "network planetario high tech".
Secondo il giornalista, che lavora alla radio francese per l'estero Rfi ed è uno specialista di terrorismo, al Qaida è al massimo "una nebulosa di reti" che si nutrono innanzitutto soprattutto di concrete ed esplosive situazioni locali e che hanno in Bin Laden soltanto un lontano, generico punto di riferimento.
I media presentano spesso Al Qaida come una piovra gerarchizzata, molto efficente e potente, una specie di controfigura del Comintern, la defunta organizzazione che raggruppava tutti i partiti comunisti fedeli a Mosca, ma Labeviere non ha dubbi: si tratta di un falso clichè. Molti governi lo alimentavano per pura e cinica convenienza.
Per portare acqua al suo mulino Labeviere racconta a questo proposito nel dettaglio che cosa successe a Riad subito dopo gli attentati del 12 maggio 2003: "Un'ora più tardi - scrive nel libro dato alle stampe dalla casa editrice Grasset - migliaia di persone scesero in strada ed applaudirono, in segno di approvazione e di sostegno per il sacrificio dei kamikaze".
Tanto che il ministro degli interni saudita, il principe Nayef, esortò "le famiglie, gli insegnanti, gli imam a proteggere i nostri figli" e fece una rara e significativa ammissione: "siamo tutti colpevoli".
Oltre ad insistere sul "radicamento locale delle azioni terroristiche", il giornalista francese ha un altro chiodo fisso: sospetta che al Qaida venga presentata come un ferreo, monolitico Comintern di fondamentalisti musulmani perchè così gli Stati Uniti si misurano con "il nemico di cui hanno bisogno" e possono più facilmente glissare sul fatto che molti gruppi 'islamisti' si sono sviluppati proprio con la benedizione degli americani.
Labeviere ricorda che nel luglio 2001 - pochi mesi dunque prima degli attentati dell'11 settembre - il rappresentante della Cia a Dubai Larry Mitchell era in stretto contatto con Bin Laden, allora ricoverato in un ospedale di quel paese del Golfo.


La Gazzetta del Mezzogiorno 13-11-2003