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    Predefinito 22 novembre - S. Cecilia, vergine e martire, patrona della musica

    Quest'oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica di una grande martire cristiana: S. Cecilia. Questa santa è considerata la patrona della musica (non a caso, nell'iconografia è rappresentata accompagnata da strumenti musicali). E' poco noto, ma questa venerazione della Santa risale ad un passo della
    Passio Sanctae Caeciliae, anomima, composta presumibilmente nel secoli V e VI d. C.e pubblicata dall'umanista milanese Bonino Mombrizio (1424-1500). Ebbene, vi si legge che, mentre i parenti ed amici erano intenti a prepararle il talamo delle nozze, "cantibus organis illa in corde suo Domine decantabat ...".
    Sulla base di una traduzione ed interpretazione per assonanza, si è avvicinata la figura di Cecilia alla musica, facendone la principale patrona.

    *****
    Dal sito SANTI E BEATI:

    Santa Cecilia Vergine e martire

    22 novembre - Memoria

    sec. II-III

    Cecilia è una delle sette donne martiri di cui si fa menzione nel Canone Romano. Ad essa è dedicata una basilica in Trastevere a Roma (sec.IV). Il suo culto si diffuse dovunque prendendo l'avvio da una 'Passione' nella quale viene esaltata come modello di vergine cristiana. Più tardiva è l'interpretazione del suo ruolo di ispiratrice e patrona della musica e del canto sacro. (Mess. Rom.)

    Al momento della revisione del caledario dei santi tra i titolari delle basiliche romane solo la memoria di santa Cecilia è rimasta alla data tradizionale. Degli altri molti sono stati soppressi perché mancavano dati o anche indizi storici riguardo il loro culto. Anche riguardo a Cecilia, venerata come martire e onorata come patrona dei musicisti, è difficile reperire dati storici completi ma a sostenerne l'importanza è la certezza storica dell'antichità del suo culto. Due i fatti accertati: il «titolo» basilicale di Cecilia è antichissimo, sicuramente anteriore all'anno 313, cioè all'età di Costantino; la festa della santa veniva già celebrata, nella sua basilica di Trastevere, nell'anno 545. Sembra inoltre che Cecilia venne sepolta nelle Catacombe di San Callisto, in un posto d'onore, accanto alla cosiddetta «Cripta dei Papi», trasferita poi da Pasquale I nella cripta della basilica trasteverina. La famosa «Passio», un testo più letterario che storico, attribuisce a Cecilia una serie di drammatiche avventure, terminate con le più crudeli torture e conclusesi con il taglio della testa. (Avvenire)

    Patronato: Musicisti, Cantanti

    Etimologia: Cecilia = dal nome di famiglia romana

    Emblema: Giglio, Organo, Liuto, Palma

    Martirologio Romano: Memoria di santa Cecilia, vergine e martire, che si tramanda abbia conseguito la sua duplice palma per amore di Cristo nel cimitero di Callisto sulla via Appia. Il suo nome è fin dall’antichità nel titolo di una chiesa di Roma a Trastevere.

    Martirologio tradizionale (22 novembre): Santa Cecilia, Vergine e Martire, la quale, imporporata del proprio sangue, passò allo Sposo celeste il sedici Settembre.

    (16 settembre): Così pure a Roma il natale di santa Cecilia, Vergine e Martire, che convertì alla fede di Cristo il suo sposo Valeriano ed il fratello di lui Tiburzio, e li eccitò al martirio. Almachio, Prefetto della città, dopo il loro martirio la fece imprigionare e con gloriosa passione, superato il fuoco, la fece uccidere colla spada, al tempo dell'Imperatore Marco Aurelio Severo Alessandro. La sua festa si celebra il ventidue Novembre.

    Tutti i fondatori, uomini e donne, dei " titoli " delle basiliche romane sono stati soppressi nel Calendario universale della Chiesa, perché non si può affermare che siano stati Martiri o confessori della fede, ma soltanto persone benefiche che hanno donato alla Chiesa le case o i palazzi diventati più tardi basiliche.
    Soltanto il nome di Santa Cecilia è restato alla data tradizionale.
    Moltissimi antichi Martiri, che presentavano gravi difficoltà storiche, sono stati anch'essi soppressi in occasione della revisione del Calendario. Non perché si possa affermare che tali Santi non siano esistiti, ma perché la loro esistenza non è suffragata da prove storiche abbastanza consistenti e convincenti.
    Soltanto la memoria di Santa Cecilia è stata conservata, per quanto anche la sua figura presenti simili gravi difficoltà storiche.
    Si dice - ma è soltanto un " si dice " - che questa doppia eccezione nei confronti di Santa Cecilia, sia do-vuta a una particolare insistenza, in occasione del Concilio ecumenico Vaticano Il, del Papa Giovanni XXIII.
    Ed è certo che, senza il nome di Santa Cecilia, venerata come Martire e onorata come patrona dei musicisti, il Calendario sarebbe risultato un po' più povero, mentre il rigore storico non avrebbe guadagnato un gran che. Perché due fatti almeno sono certi ed eloquenti: che il " titolo " basilicale di Cecilia è antichissimo, sicuramente anteriore all'anno 313, cioè all'età di Costantino. E che la festa della Santa veniva già celebrata, nella sua basilica di Trastevere, nell'anno 545.
    Altra circostanza non priva di significato è che Cecilia venne sepolta nelle Catacombe di San Callisto, in un posto d'onore, accanto alla cosiddetta " Cripta dei Papi ". Più tardi, il Papa Pasquale I, grande devoto della Santa, ne trasferì il corpo nella cripta della basilica trasteverina.
    Alla fine del '500, il sarcofago venne aperto, e il corpo della Santa apparve in eccezionale stato di conservazione, avvolto in un abito di seta e d'oro. Il Maderna scolpì allora la celebre statua in marmo, a fedele riproduzione - così si disse - dell'aspetto e della posizione del corpo dell'antica Martire.
    Tutto il resto è opinabile, sul conto della donna devota che dette il proprio nome alla basilica romana, e che probabilmente regalò alla Chiesa un fabbricato di sua proprietà; sulla fanciulla alla quale una celebre passione -che è però un testo letterario più che storico - attribuisce una serie di drammatiche avventure, terminate con le più crudeli torture e conclusesi con il taglio della testa, che tre colpi di spada non riuscirono a distaccare.
    Resterebbe da spiegare come mai, dalla fine del Medioevo, la Santa Romana sia stata considerata musicista e patrona di musicisti, quale è ormai universalmente nota. Anche ciò si spiega con un passo della leggendaria Passione, in cui si dice che "mentre gli organi suonavano, ella cantava nel suo cuore soltanto per il Signore".
    Nella stessa maniera, non soltanto i musicisti, ma tutte le creature dovrebbero, prima d'ogni altra cosa, dar lode a Dio datore di tutte le grazie, compresa quella dell'arte.

    Fonte: Archivio Parrocchia

    Stefano Maderno, Martirio di S. Cecilia, 1600, Basilica di S. Cecilia in Trastevere, Roma

    Guido Reni, S. Cecilia, XVII sec.

    Jusepe Martínez, S. Cecilia, XVII sec., Museo de Bellas Artes de Zaragoza, Saragozza

    Francesco Guarino, S. Cecilia, XVII-XVIII sec.

  2. #2
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    Bernardo Strozzi, S. Cecilia, 1620-1625, Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City

    Bernardo Strozzi, S. Cecilia, 1623-1625, Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid


    Carlo Saraceni, S. Cecilia e l'angelo, 1610, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma


    Guido Reni, S. Cecilia, 1606, Norton Simon Museum of Art, Pasadena

    Raffaello Sanzio, S. Cecilia, 1514, Pinacoteca Nazionale, Bologna

    Nicolas Poussin, S. Cecilia, 1635 circa, Museo del Prado, Madrid

    Lorenzo Costa, La carità di S. Cecilia, 1505-1506, S. Giacomo Maggiore, Bologna

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    Orazio Gentileschi, S. Cecilia, S. Valeriano e S. Tiburzio, 1620, Pinacoteca di Brera, Milano

    Bernardo Cavallino, Estasi di S. Cecilia, 1645, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli

    Antonio Raggi, Morte di S. Cecilia, 1660-1667, Sant'Agnese in Agone, Roma

    Anton Raphael Mengs, S. Cecilia, 1760-61, collezione privata

    Peter Paul Rubens, S. Cecilia, c.1639-1640, Gemaldegalerie, Berlino, Germania

  4. #4
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    Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1302-1308

    22 NOVEMBRE

    SANTA CECILIA, VERGINE E MARTIRE

    Nobile romana.


    La festa di santa Cecilia, vergine e martire, è la più popolare fra le feste che si succedono al declinare dell'anno liturgico. Cecilia appartenne ad una delle più illustri famiglie di Roma e nel secolo III fu una delle più grandi benefattrici della Chiesa, per la sua generosità e per il dono che alla Chiesa fece del suo palazzo in Trastevere. Meritò certamente per questo di essere sepolta con onore nel cimitero di san Callisto presso la cripta destinata alla sepoltura dei Papi. Ma ciò che maggiormente contribuì a farla amare dappertutto è il fatto che sul suo ricordo è nato un grazioso racconto, che ha ispirato pittori, musici, poeti e la stessa Liturgia.

    Cecilia sarebbe stata costretta a sposare un giovane pagano: Valeriano. Durante il festino nuziale, rallegrata dalle melodie della musica, Cecilia nel suo cuore si univa agli Angeli per cantare le lodi di Dio, al quale si era consacrata. Condannata ad essere bruciata nelle terme del suo palazzo, il fuoco non la toccò e, inviato un carnefice, perché le troncasse la testa, tentò tre volte, facendole tre gravi ferite al collo, ma la lasciò ancora semiviva e l'agonia durò quattro giorni. Fu deposta nella tomba vestita della veste di broccato d'oro, che indossava nel giorno del martirio, il suo palazzo fu trasformato in basilica.

    Il culto.

    I fedeli non dimenticarono la giovane martire e sappiamo che già nel secolo V essi solevano raccogliersi al titolo di santa Cecilia. Nel secolo VI Cecilia era forse la santa più venerata di Roma e nel secolo nono Papa Pasquale restaurò la sua chiesa. Spiacente di non possedere reliquie della santa, il Papa vide una notte in sogno una giovane bellissima, che gli disse essere il suo corpo molto vicino alla chiesa restaurata. Fatti degli scavi si ritrovò il corpo vestito di broccato e fu collocato in un sarcofago di marmo sotto l'altare della chiesa.

    Nel 1559 il cardinale Sfondrati, modificando l'altare, ritrovò il sarcofago e lo fece aprire. I presenti videro un corpo coperto di un leggero velo, che ne lasciava intravvedere le forme e sul quale scintillavano i resti della veste di broccato. Emozione e gioia a Roma furono immense, ma non si osò, per un senso di rispetto, sollevare il velo per rendersi conto delle condizioni della salma venerata. Lo scultore Maderno riprodusse nel marmo, idealizzandola, la positura della santa che evoca l'idea della verginità e del martirio. Da quella data, come canta un inno, " il corpo riposa sotto il marmo silenzioso, mentre in cielo, sul suo trono, l'anima di Cecilia canta la sua gioia e accoglie con benevolenza i nostri voti".

    E i nostri voti la Chiesa rivolge a santa Cecilia, ricordando il suo nome ogni giorno nel Canone della Messa e cantandolo nelle Litanie dei Santi, in occasione delle suppliche solenni. I musici di ogni regione del mondo la venerano quale patrona, la Francia innalzò in Albi una luminosa cattedrale e nel 1866, Dom Guéranger pose sotto la protezione della santa, modello di verginità cristiana e di puro amore, il primo convento dei Benedettini della Congregazione di san Pietro di Solesmes.

    Gli insegnamenti della santa.

    La scarsità di notizie storiche non deve sminuire l'amore che dobbiamo serbare per i santi ai quali la Chiesa ha sempre reso un culto, ottenendo costante protezione e grazie importanti nel corso della storia.

    "La Chiesa onora in santa Cecilia, diceva Dom Guéranger, tre caratteristiche, che, riunite insieme, la distinguono nella meravigliosa coorte dei santi in cielo e ne fa derivare grazie ed esempi. Le caratteristiche sono la verginità, lo zelo apostolico e il sovrumano coraggio con il quale sfidò la morte e i supplizi e di qui il triplice insegnamento che ci dà questa sola storia cristiana".

    La verginità.

    "Nel nostro tempo, ciecamente asservito al culto della sensualità, occorre resistere con le forti lezioni della nostra fede al travolgimento cui a stento riescono a sottrarsi i figli della promessa. Dopo la caduta dell'impero romano si videro forse costumi, famiglia e società correre pericolo così grave?

    Letteratura, arti, lusso, già da tempo presentano il godimento fisico come unico scopo dell'uomo e ormai nella società troviamo molti che vivono col solo intento di soddisfare i sensi. Sventurato il giorno in cui la società, per essere salvata, crederà di poter contare sulle energie dei suoi membri! L'impero romano fece l'esperienza, tentò più volte di respingere l'invasione, ma per l'infrollimento dei suoi figli, ricadde su se stesso e non si sollevò più.

    Soprattutto è minacciata la famiglia. È tempo che essa pensi alla sua difesa contro il riconoscimento legale e l'incoraggiamento del divorzio, e si difenderà in un modo solo: riformando se stessa, rigenerandosi con la legge di Dio e ritornando dignitosa e cristiana. Torni in onore il matrimonio con le sue caste esigenze, cessi di essere un gioco o una speculazione, paternità e maternità siano serio dovere e non calcolo e, con la famiglia, riprenderanno dignità e vigore la città e lo Stato.

    Però, se gli uomini non sapranno apprezzare l'elemento superiore, senza del quale la natura umana è soltanto rovina, cioè la continenza, il matrimonio non potrà di nuovo nobilitarsi. Non tutti sono tenuti ad abbracciarlo nella sua nozione assoluta, ma tutti devono onorarlo, se non vogliono trovarsi in balia del senso mostruoso come dice l'Apostolo (Rm 1,28). La continenza rivela all'uomo il segreto della sua dignità, che tempra l'anima a tutte le rinunce, che risana il cuore ed eleva tutto il suo essere. La continenza è il culmine della bellezza morale dell'individuo e, nello stesso tempo, la grande forza della società umana. Il mondo antico, avendone soffocato il sentimento, andò in dissoluzione e solo il Figlio della Vergine, comparso sulla terra, rinnovando e affermando questo principio salvatore, diede all'umanità nuove energie.

    I figli della Chiesa, degni di questo nome, gustano questa dottrina e non ne restano stupiti, perché le parole del Salvatore e degli Apostoli loro hanno rivelato, e la storia della fede che professano in ogni sua pagina presenta loro in atto, la feconda virtù della continenza. che tutti gli stati della vita cristiana devono professare, ciascuno nella sua misura. Per essi santa Cecilia è solo un esempio di più, ma così fulgido da meritare la venerazione di tutti i tempi nella storia del cristianesimo. Quanta virtù ha ispirato Cecilia, quanto coraggio ha saputo infondere e quante debolezze ha prevenute o riparate! Tanta potenza di moralizzazione pose Dio nei suoi santi che influisce non solo attraverso la diretta imitazione delle loro virtù, ma ancora per le induzioni che ciascun fedele può trarne per il suo caso particolare".

    Lo zelo apostolico.

    "Il secondo carattere che si deve studiare nella vita di santa Cecilia è l'ardore dello zelo del quale resta ammirabile esempio e anche sotto questo aspetto possiamo raccogliere utili insegnamenti. Caratteristica dell'epoca nostra è l'insensibilità al male del quale non ci sentiamo personalmente responsabili, i cui risultati non ci toccano. Si è daccordo che tutto precipita, si nota il totale sfacelo e non si pensa neppure a tendere la mano al vicino, per strapparlo al naufragio. Dove saremmo, se il cuore dei primi cristiani fosse stato gelido come il nostro e non fosse stato conquiso dall'immensa pietà e dall'inesauribile amore, che loro vietò di non avere più speranza per il mondo in cui Dio li aveva collocati, perché fossero sale della terra? (Mt 5,13). Tutti allora sentivano la responsabilità del dono ricevuto. Liberi o schiavi, persone note o sconosciute, tutti erano oggetto di una dedizione senza limiti da parte di questi cuori pieni della carità di Cristo. Leggendo gli Atti degli Apostoli e le Epistole si vedrà con quale pienezza si sviluppava l'apostolato dei primi tempi e come l'ardore dello zelo durasse a lungo senza affievolirsi, tanto che i pagani dicevano: "Vedete come si amano!". Come avrebbero potuto non amarsi, se in ordine alla fede si sentivano figli gli uni degli altri?

    Quanta tenerezza materna provava Cecilia per i fratelli, per il fatto di essere cristiana! Il nome di Cecilia, e con il suo molti altri, ci testimoniano che il cristianesimo conquistò il mondo, strappandolo al giogo della depravazione pagana, con questi atti di devozione agli altri che, compiuti in mille luoghi nello stesso tempo, produssero un completo rinnovamento. Imitiamo almeno in parte questi esempi cui tutto dobbiamo e vediamo di sciupare meno tempo ed eloquenza a gemere su mali già troppo noti. È meglio che ciascuno si metta all'opera e conquisti uno almeno dei suoi fratelli e il numero dei fedeli avrà già superato quello degli increduli. Lo zelo non è morto, lo sappiamo, opera anzi in molti e dà gioia e conforto alla Chiesa con i suoi frutti; ma perché deve dormire cosi profondamente in tanti cuori che Dio per lo zelo aveva preparati?".

    Il coraggio.

    "Basterebbe davvero a caratterizzare l'epoca il generale torpore causato dalla mollezza dei costumi; conviene aggiungere ancora un altro sentimento, che ha la stessa sorgente e basterebbe, se dovesse durare a lungo, a rendere incurabile il decadimento di una nazione. Tale sentimento è la paura che ormai si è estesa a tutti. Paura di perdere i propri beni o i propri posti, paura di rinunciare al proprio lusso o alle proprie comodità, paura infine di perdere la vita! Non occorre dire che nulla snerva di più e maggiormente danneggia il mondo di questa umiliante preoccupazione, ma soprattutto occorre dire che non è affatto cristiana. Dimentichiamo di essere soltanto pellegrini sulla terra e abbiamo spenta nel cuore la speranza dei beni futuri! Cecilia ci insegna a disfarci della paura. Quando Cecilia era viva, la vita era meno sicura di oggi e a ragione si poteva avere paura e tuttavia si era tranquilli e spesso i potenti tremavano davanti alle loro vittime.

    Solo Dio sa ciò che ci attende; ma se la paura non è sostituita da un sentimento più degno dell'uomo e del cristiano, la crisi politica divorerà presto la vita dei singoli e perciò, qualsiasi cosa avvenga, è giunta l'ora di ricominciare la nostra storia. Non sarà vano l'insegnamento, se arriveremo a comprendere che con la paura i primi cristiani ci avrebbero traditi, perché la parola di vita non sarebbe giunta fino a noi, con la paura a nostra volta tradiremmo le future generazioni, che da noi attendono di ricevere il deposito ricevuto dai nostri padri" (Dom Guéranger, u. s.).

    Lode allo sposo delle vergini.

    "Quale nobile falange ti segue, o Signore, Sposo delle vergini! Le anime di elezione sono tua conquista e dalle loro pure labbra sale a te la lode squisita dei loro cuori ferventi. Non è possibile contarle attraverso i secoli, perché ogni generazione ne accresce il numero, da quelle che consacrano, per amore a te, la loro vita ai poveri, ai malati, ai lebbrosi, e a tutte le miserie morali, a quelle che, per amore tuo, rinunciano alle gioie della famiglia e si consacrano alle scuole cristiane, alle istituzioni benefiche o si mortificano nei chiostri.

    Ecco, prime, le vergini particolarmente benemerite, perché sigillarono col sangue il loro amore sui roghi o nelle arene: Blandina, Barbara, Agata, Lucia, Agnese... e Cecilia, che in nome di tutte fece omaggio della loro fortezza e consacrò la gloria della loro virtù, a te, o Gesù, seminator casti consilii (Prima Antifona del secondo Notturno della festa), divino seminatore di casti propositi, che solo, mieti simili spighe, che solo, leghi tali manipoli!".

    Preghiera alla patrona dei musici.

    "Una similitudine frequente nei Padri della Chiesa fa dell'anima nostra una sinfonia, un'orchestra, Symphonialis anima. Appena la grazia l'afferra, come il soffio che sotto le dita dell'artista fa vibrare l'organo, si commuove e vibra all'unisono coi pensieri e sentimenti del Salvatore. Ecco il magnifico concerto delle anime pure, che Dio può ascoltare con compiacenza, senza che lo turbi la stonatura delle note false del peccato, né la cacofonia urtante delle bestemmie e dei tradimenti!

    Degnati, o Cecilia, ricambiare il nostro omaggio, ottenendoci la costante armonia della nostra volontà con le nostre aspirazioni alla virtù e le nostre possibilità di fare il bene! Degnati convincerci che lo stato di grazia, vita normale del cristiano, non è sola astensione dal male, né avara e fredda osservanza dei comandamenti, ma un'attività piena di gioia e di entusiasmo, che sa dare alla carità e allo zelo tutte le possibilità" (Card. Grente, Oeuvres Oratoires, VIII, p. 17-20).

    Preghiera per la Chiesa.

    "Aggiungiamo ancora una preghiera per la santa Chiesa di cui fosti umile figlia, prima di esserne speranza e sostegno. Nella notte fitta del secolo presente, lo Sposo tarda ad apparire e nel solenne e misterioso silenzio permette alla vergine di abbandonarsi al sonno fino a quando si farà sentire l'annuncio del suo arrivo (Mt 25,5). Onoriamo il tuo riposo sulla porpora della tua vittoria, o Cecilia!

    Sappiamo che non ci dimentichi, perché nel Cantico, lo Sposo dice: Dormo, ma il mio cuore vigila (Ct 5,2).

    È vicina l'ora in cui lo Sposo apparirà, chiamando tutti i suoi sotto l'insegna della sua Croce e presto risuonerà il grido: Ecco lo Sposo, uscitegli incontro! (Mt 25,6). Dirai allora, o Cecilia, ai cristiani, come al fedele drappello, che, nell'opera della lotta si è stretto attorno a te: Soldati di Cristo, rigettate le opere delle tenebre, vestite le armi della luce (Atti di santa Cecilia).

    La Chiesa, che pronunzia tutti i giorni il tuo nome con amore e con fede durante i santi Misteri, attende con certezza il tuo soccorso, o Cecilia! Sa che l'aiuto non le mancherà. Tu prepara la sua vittoria, elevando i cuori cristiani verso le sole realtà troppo spesso dimenticate. Quando gli uomini ripenseranno alla eternità del nostro destino, sarà assicurata salvezza e pace ai popoli.

    Sii sempre, o Cecilia, le delizie dello Sposo! Saziati dell'armonia suprema di cui è sorgente. Veglierai su di noi dalla gloria del cielo e, quando giungerà la nostra ultima ora, assistici, te ne supplichiamo, per i meriti del tuo eroico martirio, assistici sul letto di morte, ricevi l'anima nostra nelle tue braccia, portala al soggiorno immortale, dove ci sarà dato comprendere, vedendo la felicità che ti circonda, il prezzo della verginità, dell'apostolato e del martirio" (Dom Guéranger, Histoire de sainte Cécile, 1849, Conclusione).




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    Predefinito Dal «Commento sui salmi» di sant'Agostino, vescovo

    (Sal 32, Disc. 1, 7-8; CCL 38, 253-254)

    «Lodate il Signore con la cetra, con l'arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo!» (Sal 32, 2.3). Spogliatevi di ciò che è vecchio ormai; avete conosciuto il nuovo canto. Un uomo nuovo, un testamento nuovo, un canto nuovo. Il nuovo canto non si addice ad uomini vecchi. Non lo imparano se non gli uomini nuovi, uomini rinnovati, per mezzo della grazia, da ciò che era vecchio, uomini appartenenti ormai al nuovo testamento, che è il regno dei cieli. Tutto il nostro amore ad esso sospira e canta un canto nuovo. Elevi però un canto nuovo non con la lingua, ma con la vita.
    Cantate a lui un canto nuovo, cantate a lui con arte (cfr. Sal 32, 3). Ciascuno si domanda come cantare a Dio. Devi cantare a lui, ma non in modo stonato. Non vuole che siano offese le sue orecchie. Cantate con arte, o fratelli. Quando, davanti a un buon intenditore di musica, ti si dice: canta in modo da piacergli; tu, privo di preparazione nell'arte musicale, vieni preso da trepidazione nel cantare, perché non vorresti dispiacere al musicista; infatti quello che sfugge al profano, viene notato e criticato da un intenditore dell'arte. Orbene, chi oserebbe presentarsi a cantare con arte a Dio, che sa ben giudicare il cantore, che esamina con esattezza ogni cosa e che tutto ascolta così bene? Come potresti mostrare un'abilità così perfetta nel canto, da non offendere in nulla orecchie così perfette?
    Ecco egli ti dà quasi il tono della melodia da cantare: non andare in cerca della parole, come se tu potessi tradurre in suoni articolati un canto di cui Dio si diletti. Canta nel giubilo. Cantare con arte a Dio consiste proprio in questo: Cantare nel giubilo. Che cosa significa cantare nel giubilo? Comprendere e non saper spiegare a parole ciò che si canta col cuore. Coloro infatti che cantano sia durante la mietitura, sia durante la vendemmia, sia durante qualche lavoro intenso, prima avvertono il piacere, suscitato dalla parole dei canti, ma, in seguito, quando l'emozione cresce, sentono che non possono più esprimerla in parole e allora si sfogano in sola modulazione di note. Questo canto lo chiamiamo «giubilo».
    Il giubilo è quella melodia, con la quale il cuore effonde quanto non gli riesce di esprimere a parole. E verso chi è più giusto elevare questo canto di giubilo, se non verso l'ineffabile Dio? Infatti è ineffabile colui che tu non puoi esprimere. E se non lo puoi esprimere, e d'altra parte non puoi tacerlo, che cosa ti rimane se non «giubilare»? Allora il cuore si aprirà alla gioia, senza servirsi di parole, e la grandezza straordinaria della gioia non conoscerà i limiti delle sillabe. Cantate a lui con arte nel giubilo (cfr. Sal 32, 3).

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    Guido Reni, S. Cecilia, c. 1616, Gemaldegalerie, Berlino, Germania

    Artemisia Gentileschi, S. Cecilia, 1620 circa, Galleria Spada, Roma

    Petrics Orlai, S. Cecilia, 1863, Magántulajdon

    Michiel van Coxcie, S. Cecilia, 1569, Museo del Prado, Madrid

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    St. Cecilia

    Virgin and martyr, patroness of church music, died at Rome.

    This saint, so often glorified in the fine arts and in poetry, is one of the most venerated martyrs of Christian antiquity. The oldest historical account of St. Cecilia is found in the "Martyrologium Hieronymianum"; from this it is evident that her feast was celebrated in the Roman Church in the fourth century. Her name occurs under different dates in the above-mentioned martyrology; its mention under 11 August, the feast of the martyr Tiburtius, is evidently a later and erroneous addition, due to the fact that this Tiburtius, who was buried on the Via Labicana, was wrongly identified with Tiburtius, the brother-in-law of St. Cecilia, mentioned in the Acts of her martyrdom. Perhaps also there was another Roman martyr of the name of Cecilia buried on the Via Labicana. Under the date of 16 September Cecilia is mentioned alone, with the topographical note: "Appiâ viâ in eâdem urbe Româ natale et passio sanctæ Ceciliæ virginis (the text is to be thus corrected). This is evidently the day of the burial of the holy martyr in the Catacomb of Callistus. The feast of the saint mentioned under 22 November, on which day it is still celebrated, was kept in the church in the Trastevere quarter at Rome, dedicated to her. Its origin, therefore, is to be traced most probably to this church. The early medieval guides (Itineraria) to the burial-places of Roman martyrs point out her grave on the Via Appia, next to the crypt of the Roman bishops of the third century (De Rossi, Roma sotterranea, I, 180-181). De Rossi located the burial-place of Cecilia in the Catacomb of Callistus in a crypt immediately adjoining the crypt or chapel of the popes; an empty niche in one of the walls contained, probably, at one time the sarcophagus with the bones of the saint. Among the frescoes of a later time with which the wall of the sepulchre are adorned, the figure of a richly-dressed woman appears twice and Pope Urban, who was brought personal into close relation with the saint by the Acts of her martyrdom, is depicted once. The ancient titular church of Rome, mentioned above was built as early as the fourth century and is still preserved in the Trastevere. This church was certainly dedicated in the fifth century to the saint buried on the Via Appia; it is mentioned in the signatures of the Roman Council of 499 as "titulus sanctae Caeciliae" (Mansi, Coll, Conc. VIII, 236). Like some other ancient Christian churches of Rome, which are the gifts of the saints whose names they bear, it may be inferred that the Roman Church owes this temple to the generosity of the holy martyr herself; in support of this view it is to be noted that the property, under which the oldest part of the true Catacomb of Callistus is constructed, belonged most likely, according to De Rossi's researches, to the family of St. Cecilia (Gens Caecilia), and by donation passed into the possession of the Roman Church. Although her name is not mentioned in the earliest (fourth century) list of feasts (Depositio martyrum), the fact that in the "Sacramentarium Leoniam", a collection of masses completed about the end of the fifth century, are found no less than five different masses in honour of St. Cecilia testifies to the great veneration in which the saint was at that time held in the Roman Church ["Sacram. Leon.", ed. Muratori, in "Opera" (Arezzo, 1771), XIII, I, 737, sqq.].

    About the middle of the fifth century originated Acts of the martyrdom of St. Cecilia which have been transmitted in numerous manuscripts; these acts were also translated into Greek. They were utilized in the prefaces of the above-mentioned masses of the "Sacramentarium Leonianum". They inform us, that Cecilia, a virgin of a senatorial family and a Christian from her infancy, was given in marriage by her parents to a noble pagan youth Valerianus. When, after the celebration of the marriage, the couple had retired to the wedding-chamber, Cecilia told Valerianus that she was betrothed to an angel who jealously guarded her body; therefore Valerianus must take care not to violate her virginity. Valerianus wished to see the angel, whereupon Cecilia sent him to the third milestone on the Via Appia where he should meet Bishop (Pope) Urbanus. Valerianus obeyed, was baptized by the pope, and returned a Christian to Cecilia. An angel then appeared to the two and crowned them with roses and lilies. When Tiburtius, the brother of Valerianus, came to them, he too was won over to Christianity. As zealous children of the Faith both brothers distributed rich alms and buried the bodies of the confessors who had died for Christ. The prefect, Turcius Almachius, condemned them to death; an officer of the prefect, Maximus, appointed to execute this sentence, was himself converted and suffered martyrdom with the two brothers. Their remains were buried in one tomb by Cecilia. And now Cecilia herself was sought by the officers of the prefect. Before she was taken prisoner, she arranged that her house should be preserved as a place of worship for the Roman Church. After a glorious profession of faith, she was condemned to be suffocated in the bath of her own house. But as she remained unhurt in the overheated room, the prefect had her decapitated in that place. The executioner let his sword fall three times without separating the head from the trunk, and fled, leaving the virgin bathed in her own blood. She lived three days, made dispositions in favour of the poor, and provided that after her death her house should be dedicated as a church. Urbanus buried her among the bishops and the confessors, i.e. in the Catacomb of Callistus.

    In this shape the whole story has no historical value; it is a pious romance, like so many others compiled in the fifth and sixth century. The existence of the aforesaid martyrs, however, is a historical fact. The relation between St. Cecilia and Valerianus, Tiburtius, and Maximus, mentioned in the Acts, has perhaps some historical foundation. These three saints were buried in the Catacomb of Praetextatus on the Via Appia, where their tombs are mentioned in the ancient pilgrim Itineraria. In the "Martyrologium Hieronymianum" their feast is set down under 14 April with the note: "Romae via Appia in cimiterio Prætextati"; and the octave under 21 April, with the comment: "Rome in cimiterio Calesti via Appia". In the opinion of Duchesne the octave was celebrated in the Catacomb of Callistus, because St. Cecilia was buried there. If, therefore, this second notice in the martyrology is older than the aforesaid Acts, and the latter did not give rise to this second feast, it follows that before the Acts were written this group of saints in Rome was brought into relation with St. Cecilia. The time when Cecilia suffered martyrdom is not known. From the mention of Urbanus nothing can be concluded as to the time of composition of the Acts; the author without any authority, simply introduced the confessor of this name (buried in the Catacomb of Praetextatus) on account of the nearness of his tomb to those of the other martyrs and identified him with the pope of the same name. The author of the "Liber Pontificalis" used the Acts for his notice of Urbanus. The Acts offer no other indication of the time of the martyrdom. Venantius Fortunatus (Miscellanea, 1, 20; 8,6) and Ado (Martyrology, 22 November) place the death of the saint in the reign of Marcus Aurelius and Commodus (about 177), and De Rossi tried to prove this view as historically the surest one. In other Western sources of the early Middle Ages and in the Greek "Synaxaria" this martyrdom is placed in the persecution of Diocletian. P.A. Kirsch tried to locate it in the time of Alexander Severus (229-230); Aubé, in the persecution of Decius (249-250); Kellner, in that of Julian the Apostate (362). None of these opinion is sufficiently established, as neither the Acts nor the other sources offer the requisite chronological evidence. The only sure time-indication is the position of the tomb in the Catacomb of Callistus, in the immediate proximity of the very ancient crypt of the popes, in which Urbanus probably, and surely Pontianus and Anterus were buried. The earliest part of this catacomb dates at all events from the end of the second century; from that time, therefore, to the middle of the third century is the period left open for the martyrdom of St. Cecilia.

    Her church in the Trastevere quarter of Rome was rebuilt by Paschal I (817-824), on which occasion the pope wished to transfer thither her relics; at first, however, he could not find them and believed that they had been stolen by the Lombards. In a vision he saw St. Cecilia, who exhorted him to continue his search, as he had already been very near to her, i.e. near her grave. He therefore renewed his quest; and soon the body of the martyr, draped in costly stuffs of gold brocade and with the cloths soaked in her blood at her feet, was actually found in the Catacomb of Prætextatus. They may have been transported thither from the Catacomb of Callistus to save them from earlier depredations of the Lombards in the vicinity of Rome. The relics of St. Cecilia with those of Valerianus, Tiburtius, and Maximus, also those of Popes Urbanus and Lucius, were taken up by Pope Paschal, and reburied under the high altar of St. Cecilia in Trastevere. The monks of a convent founded in the neighbourhood by the same pope were charged with the duty of singing the daily Office in this basilica. From this time the veneration of the holy martyr continued to spread, and numerous churches were dedicated to her. During the restoration of the church in the year 1599 Cardinal Sfondrato had the high altar examined and found under it the sarcophagi, with the relics of the saints, that Pope Paschal had transported thither. Recent excavations beneath the church, executed at the instigation and expense of Cardinal Rampolla, disclosed remains of Roman buildings, which have remained accessible. A richly adorned underground chapel was built beneath the middle aisle, and in it a latticed window, opening over the altar, allows a view of the receptacles in which the bones of the saints repose. In a side chapel of the church there have long been shown the remains of the bath in which, according to the Acts, Cecilia was put to death.

    The oldest representations of St. Cecilia show her in the attitude usual for martyrs in the Christian art of the earlier centuries, either with the crown of martyrdom in her hand (e.g. at S. Apollinare Nuovo in Ravenna, in a sixth-century mosaic) or in the attitude of prayer, as an Orans (e.g. the two sixth and seventh-century pictures in her crypt). In the apse of her church in Trastevere is still preserved the mosaic made under Pope Paschal, wherein she is represented in rich garments as patroness of the pope. Medieval pictures of the saint are very frequent; since the fourteenth and fifteenth centuries she is given the organ as an attribute, or is represented as playing on the organ, evidently to express what was often attributed to her in panegyrics and poems based on the Acts, viz., that while the musicians played at her nuptials she sang in her heart to God only ("cantantibus organis illa in corde suo soi domino decantabat"); possibly the cantantibus organis was erroneously interpreted of Cecilia herself as the organist. In this way the saint was brought into closer relation with music. When the Academy of Music was founded at Rome (1584) she was made patroness of the institute, whereupon her veneration as patroness of church music in general became still more universal; today Cecilian societies (musical associations) exist everywhere. The organ is now her ordinary attribute; with it Cecilia was represented by Raphael in a famous picture preserved at Bologna. In another magnificent masterpiece, the marble statute beneath the high altar of the above-mentioned church of St. Cecilia at Rome, Carlo Maderna represented her lying prostrate, just as she had received the death-blow from the executioner's hand. Her feast is celebrated in the Latin and the Greek Church on 22 November. In the "Martyrologium Hieronymainum" are commemorated other martyrs of this name, but of none of them is there any exact historical information. One suffered martyrdom in Carthage with Dativus in 304.

    Bibliography

    MOMBRITIUS, Sanctuarium, I, 186 sqq.; BOSIO, Atti di S. Cecilia (Rome, 1600); SURIUS, De vitis Sanctorum (Venice, 1581), VI, 161 sqq.; LADERCHI, S. Caciliae virg. et mart. acta ac transtiberina basilica (Rome, 1722); BOLLANDISTS ed., Bibliotheca hagiographica latina (Brussels, 1898-99), I, 224; SIMEON METAPHRASTES, in P.G., CXVI; BARONIUS, Annales, ad an. 821, 15 xv (the spurious document of Pope Paschal I); BOLLANDISTS ed., Synaxarium Constatinopolitanum (Brussels, 1902), 243; Liber Pontificalis, ed. DUCHESNE, I, xciii sq., 143, and II, 55-57, 65; TILLEMONT, Hist. eccles., III, 259 sqq.; De Rossi, Roma Sotterranea, II, xxxii sq.; GUERANGER, Histoire de Ste Cecile (Paris 1849; 2nd ed., 1852); IDEM, Ste Cecile et la societe romaine (Paris, 1878); MORSE, BIRKS, and HOLE, in Dict. of Christian Biog., s.v.; AUBE, Les chrétiens dans l'empire romain (2nd ed., Paris, 1881), 352 sqq.; ALLARD, Histoire des persecutions, I, 427 sqq.; ERBES, Die heilige Cacilia im Zusammenhang mit der Papstcrypta sowie der altesten Kirche Roms, in Zeitschrift fur Kirchengeschichte, IX, 1888, 1 sqq.; P.A. KIRSCH, Die heilge Cacilia, Jungfrau und Martyrin (Ratisbon, 1901); IDEM, Das Todesjahr der heiligen Cacilia, in Stromation Archaiologikon (Rome, 1900), 42-77; KELLNER, Das wahre Zeitalter der heil. Cacilia, in Theologische Quartalschrift (Tübingen, 1902), 237 sqq.; (1903), 321 sqq.; (1905), 258 sqq.; DUFOURCQ, Les Gesta martyrum romains (Paris, 1900), 116 sqq., 293 sqq.; MARUCCHI, Basiliques et eglises de Rome (Rome, 1902), 438 sqq.; BIANCHI-CAGLIESI, S. Cecilia e sua basilica (Rome, 1902); DETZEL, Christl. Ikonographie (Freiburg im Br., 1896), 220 sqq.; ROHAULT DE FLEURY, Les saints de la Messe, I, pl, 16-17; P. SIXTUS, Elucubrationes historico-liturgicae de recenti quadem sententia circa aetatem S. Caeciliae martyris, in Ephemerides liturgicae (Rome, Sept.-Oct. 1907). See also the accounts in BUTLER, Lives of the Saints, 22 November.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. III, New York, 1908

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    Antonio Franchi, Personificazione della musica (S. Cecilia), 1650 circa, collezione privata

    Giovanni Francesco Romanelli, S. Cecilia, collezione privata

    Scuola inglese, Riproduzione di S. Cecilia del Romanelli, Cheltenham Art Gallery & Museums, Gloucestershire

    Jacques Blanchard, S. Cecilia, XVII sec., Hermitage, San Pietroburgo

    Giovanni Beinaschi, S. Cecilia con gli angeli, 1680 circa

    Giovanni Lanfranco, S. Cecilia, 1620

    Paul Delaroche, S. Cecilia, 1836, collezione privata

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    Nicolas Colombel, S. Cecilia, Musée des Beaux-Arts, Rouen

    Domenichino, S. Cecilia, 1617-18, Musée du Louvre, Parigi

    Carlo Saraceni, Il martirio di S. Cecilia, 1610 circa, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles

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    Sebastiano Galeotti, Apoteosi di S. Cecilia, 1720-30, Musei Civici di Palazzo Farnese, Piacenza

    Charles Landelle - Frederic Weber, S. Cecilia, 1860-80, Museo Civico "Il Correggio", Correggio

    Agostino Plachesi, S. Cecilia, 1754-80, Pinacoteca Comunale, Cesena

    Stefano Ussi, S. Cecilia, 1852-54, Palazzo Tozzoni, Imola

    Joshua Reynolds, S. Cecilia, 1775, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles

 

 
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