Dopo le parole del Papa migliaia di credenti delle due religioni
si sono ritrovati per "rompere il digiuno" del Ramadan

NELLE MOSCHEE L'ISLAM DEL DIALOGO COI CRISTIANI: INSIEME PER CAPIRSI
Cecilia Zecchinelli, "Corriere della Sera" del 22 Novembre

Terrorismo, espulsioni, moschee additate come «covi» e chiuse a riccio a
ogni contatto esterno. Ma non solo: l'Islam in Italia è anche fatto di
moderati, professionisti, giovani nati qui e integrati, gente normale. Poco
visibili, ma che costituiscono la maggior parte del milione e più di
credenti in Allah del nostro Paese. E' a loro che si è rivolto senza
clamore, poche settimane dopo l'11 settembre, un gruppo di laici cristiani
per lanciare una "giornata di dialogo cristiano-islamico", da celebrare ogni
anno nell'ultimo venerdì del mese sacro del Ramadan. Lo stesso giorno scelto
tre anni fa da Papa Giovanni Paolo II per proporre ai fedeli un digiuno in
solidarietà con i fratelli dell'Islam. E lo stesso giorno scelto ieri dal
giornalista libico Farid Adly per lanciare un appello contro il terrorismo
(vedi più sotto). «Ieri, per il secondo anno, comunità di base, privati,
associazioni delle due religioni si sono riunite per rompere insieme il
digiuno, pregare, far festa», spiega Giovanni Sarubbi, direttore del
"Dialogo", il cui sito www.ildialogo.org fa da perno alle iniziative della
Giornata. «Dalla Sicilia al Piemonte, varie migliaia di persone, più di una
ventina di moschee "aperte", molte organizzazioni hanno raccolto la sfida,
con un successo che supera ogni attesa, visto il clima gelido imperante». E
Brunetto Salvarani, teologo e promotore della Giornata, aggiunge: «Nel
dialogo tra le due religioni esiste un livello ufficiale, dei vertici. E un
livello di base, il nostro, fatto di iniziative concrete e conoscenza
reciproca, per "destrutturare" l'immagine del musulmano cattivo per forza
seguace di Bin Laden».
Qualche esempio? Il comune di Correggio, al completo, ha aderito alla
giornata; la Grande Moschea di Roma e il Campidoglio hanno ospitato
preghiere e incontri "misti"; imam e fedeli della moschea di via Padova a
Milano si sono incontrati con rappresentanti di Curia, gruppi cristiani e
musulmani, giovani ebrei. «Siamo stati accusati di chiusura, forse era vero
in passato. Ma l'Islam in Italia è bambino: sbaglia, cade, ma sta
crescendo - dice Abdallah Kabakebbji, fondatore dei Giovani Musulmani
Italiani. - Oggi con il terrorismo la gente ha paura, ci sono pregiudizi
reciproci, ma c'è sempre più voglia di conoscersi e capirsi, i moderati sono
tantissimi, i giovani anche. Andremo avanti».

--- --- --- --- --- ---

L'APPELLO DI FARID ADLY AGLI INTELLETTUALI ARABI
«NON LASCIAMO LA NOSTRA STORIA IN MANO A PAZZI SANGUINARI»

Testo dell'appello letto ieri nelle cerimonie per la giornata del dialogo
cristiano-islamico, scritto dal giornalista libico Farid Adly, direttore
di "Anbamed, notizie dal Mediterraneo" (pubblicato dal "Corriere
della Sera" il 22 Novembre).


Ora basta! Ogni nostro ulteriore silenzio è complice. Noi intellettuali
arabi e musulmani in Italia e in Europa non possiamo più esimerci dal
prendere una posizione chiara ed esplicita di rifiuto del terrorismo. Il
cancro del terrorismo colpisce prima di tutto le nostre società
d'origine (..) Continuare a lamentarsi solo delle colpe, passate e presenti,
dell'Occidente alimenta il senso di frustrazione che gli arabi vivono
ancora, a quasi mezzo secolo dall'indipendenza. Se abbiamo da recriminare,
lo dobbiamo fare nei confronti delle nostre classi dirigenti che hanno
fallito il loro compito. (..) Ridurci a osservatori silenti del collasso di
ogni valore della nostra civiltà è una resa a chi vuole strumentalizzare
l'Islam e la tradizione araba, rinnegando il richiamo alla pace e alla
fraternità lanciati dal profeta Mohammed. Non lasciamo in mano a pazzi
sanguinari l'eredità di quattordici secoli di civiltà arabo-islamica!