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Discussione: Gianfranco ti ricordi?

  1. #21
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    Non dimentichiamo che Fini a Roma veniva chiamato "Er caghetta" dagli altri camerati, da tanto che era coniglio!!
    Più volte ho letto (da dichiarazioni di camerati suoi coetanei, non chiedetemi dove perchè si tratta di un pò di tempo fa in rete) che egli se ne andava a cortei e manifestazioni sempre vestito benissimo con tanto di lunghi impermeabili; più volte è stato deriso, poichè ogni qualvolta le manifestazioni finivano in disordini o scontri, il mitico Fini, grazie al suo abbigliamento, si cimentava in spettacolari fughe all'interno di bar e negozi, camuffandosi tra la gente comune. Per poi uscire allo scoperto alla fine di tutto e fare il finto provato. Che coraggio cazzo!!!

    Addirittura lessi che una ferita riportata alla gamba causata da una delle sue tante fughe conclusasi per terra dopo aver inciampato, il buon Fini l'ha usata come segno di aggressione antifascista provocato appunto dai compagni...

    ...Saluti
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  2. #22
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    Al funerale di Nanni fece commuovere tutti.

    Dio non me lo faccia mai incontrare.

  3. #23
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    In Origine Postato da Charlemagne
    Non dimentichiamo che Fini a Roma veniva chiamato "Er caghetta" dagli altri camerati, da tanto che era coniglio!!
    Più volte ho letto (da dichiarazioni di camerati suoi coetanei, non chiedetemi dove perchè si tratta di un pò di tempo fa in rete) che egli se ne andava a cortei e manifestazioni sempre vestito benissimo con tanto di lunghi impermeabili; più volte è stato deriso, poichè ogni qualvolta le manifestazioni finivano in disordini o scontri, il mitico Fini, grazie al suo abbigliamento, si cimentava in spettacolari fughe all'interno di bar e negozi, camuffandosi tra la gente comune. Per poi uscire allo scoperto alla fine di tutto e fare il finto provato. Che coraggio cazzo!!!

    Addirittura lessi che una ferita riportata alla gamba causata da una delle sue tante fughe conclusasi per terra dopo aver inciampato, il buon Fini l'ha usata come segno di aggressione antifascista provocato appunto dai compagni...

    ...Saluti
    L'ultimo episodio non lo conoscevo...

    Per il resto si dice addirittura che, talvolta, durante le manifestazioni e le susseguenti botte si facesse passare per poliziotto restandone fuori...

  4. #24
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    In Origine Postato da un uomo libero
    In un'intervista, all'epoca della prima vittoria della destra nel 1994, alla domanda come e perche' Fini sia diventato fascista, il futuro vice presidente del consiglio rispose: " Diventai fascista grazie a "Berretti Verdi". Berretti Verdi era un film demenziale con attore principale nientepopodimenoche' che il classico cazzone americano...John Wayne. Gia', l'allora imberbe Gianfranco, nel 1968, all'epoca della contestazione giovanile, voleva gustarsi il suddetto filmetto d'azione dove il prode marine si illudeva di battere il cattivo vietcong (sappiamo tutti come ando' a finire). Sicche' nel momento in cui si accinse ad entrare nel cinema, un gruppo di estremisti di sinistra gli impedi' d'entrare. Il Fini Gianfranco, contrariato quindi dall' evidente prepotenza, rimase folgorato sulla via della reazione. "Che cazzo di liberta' e' questa se un povero cristo non puo' scegliersi un film ? E per ribellarsi al poco democratico trattamento impostogli dalle squadracce della sinistra, decise di abbracciare un movimento, che come tutti sanno e' la democrazia per antonomasia: il fascismo, appunto! Ora con questi presupposti, e soprattutto con questi profondi convincimenti, volete che uno come Fini, non rimanga folgorato sulla via di.......Arcore?
    Io conoscevo l'episodio in versione un po' diversa, nel senso che infine sarebbe riuscito a entrare nel cinema però l'indomani avrebbe trovato ad attenderlo un cartello con scritto: "Fini fascista sei il primo della lista"... Qui la signorile e dotta frase che ricordavi...

    In un caso o nell'altro, nulla cambia... La cultura e la solida formazione ideologica presupposto delle sue scelte discutibili ma profonde è sempre la medesima...

  5. #25
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    Talking

    Non rinnegare, non restaurare»
    Fini, il leader che giurò di essere fascista


    Leo Siegel
    --------------------------------------------------------------------------------
    «No, caro Almirante, il testimone non è caduto. È in buone mani, in mani giovani, in mani forti, in mani che non cederanno. Lo porteremo avanti anche con te, anche per te. Perché tu, Almirante, perché tu, Romualdi, non ci lasciate. Restate con noi, alla nostra testa, in piedi, come sempre siete vissuti. Grazie per quello che ci avete insegnato»: così si concludeva l'orazione funebre, pronunciata da Gianfranco Fini in quel martedì 24 maggio 1988 in piazza Navona, davanti a due bare e a un popolo missino in lacrime.
    Era il commiato terreno, parole di Fini, da Giorgio e Pino «alfieri dell'Italia che non cede, che non rinnega, che non tradisce, che non si arrende». Era l'impegno solenne per la continuità: «Noi vivremo per voi e con voi. Ve lo giuriamo con il cuore gonfio di dolore e con l'animo colmo di fierezza per essere stati con voi nelle sconfitte e nelle vittorie, in questi anni meravigliosi e terribili nei quali ci avete insegnato che le prove più terribili debbono e possono essere vinte». In realtà, non delle esequie di due leader politici, si trattava, ma del funerale di un intero partito, e furono sufficienti pochi mesi per rendersene conto e trarne le debite conseguenze. Perché Fini non aveva pronunciato un giuramento, ma uno spergiuro culminato negli ultimi inqualificabili eventi.
    «Non rinnegare, non restaurare», era stato l'impegno almirantiano, una formula che conciliava passato, presente e futuro, nostalgia e pragmatismo. Oggi Fini, folgorato sulla strada di Gerusalemme, scopre che il fascismo fu "il male assoluto", e che la Repubblica di Salò fu "tra le pagine più vergognose dell'umanità". Non entriamo nel merito di tali affermazioni, limitandoci a rilevare che il suo padre naturale militò nella Rsi, e che il suo padre politico fu Capo di Gabinetto del Ministro Mezzasoma.
    Tanto basterebbe per ritirarsi in un convento a meditare sulle nefandezze dei suoi progenitori, a chiedere pietà per le loro anime e invocare il perdono di Dio per le connivenze politiche e morali personali. Dopo di che, Fini dovrebbe far seguire alle dimissioni dalla decenza e dal pudore, rassegnate da tempo, quelle da deputato e presidente di An.
    Perché tra i suoi elettori c'è pure gente che non ha rinnegato, poca nella congrega di vertice, ma tanta nella base. Voti evidentemente inquinanti, da respingere così come qualche antifascista coerente, in passato, dichiarò sgraditi i voti determinati del Msi escluso dall'Arco Costituzionale.
    Poi, se ne è capace, fondi un nuovo partito, a sua immagine e somiglianza, e si presenti vergine al giudizio degli elettori proclamando le proprie mire e ambizioni, quelle confessabili e anche quelle inconfessabili. Più che a una consultazione politica, nella fattispecie, si andrebbe ad un referendum tra valori e disvalori umani, e se questo Paese è ancora capace di esprimere sentimenti e risentimenti, avrebbe buone possibilità di cambiare mestiere.
    Facendo finalmente quel che probabilmente avrebbe fatto se Giorgio Almirante e Donna Assunta non avessero compiuto l'errore della loro vita servendogli su un piatto d'argento, oggi oggetto di sputi, la segreteria missina: il vigile urbano, vista la statura, o l'impiegato al catasto nella natia Bologna, secondo intelletto.
    Infine, un riferimento personale. Chi scrive, nel 1956 sull'onda emotiva dei carri armati sovietici invasori dell'Ungheria e massacratori di operai, fece una scelta di libertà sulla sponda opposta. Al primo atto, fiduciario della Giovane Italia all'Istituto Gonzaga di Milano, altri ne seguirono: la Segreteria Provinciale del Fronte della Gioventù, il Consiglio Comunale, il Comitato Centrale, in quota rautiana. Un percorso democratico e civile, come testimoniato dal Certificato di Buona Condotta che il sindaco Tognoli mi rilasciò quando, conclusa tale esperienza, divenni allenatore di calcio professionista, benedetto da Italo Allodi, al corso di Coverciano.
    Premesso che, da libertario un po' ribelle quale sono, nel Ventennio proprio non mi ci sarei visto con il naso all'insù sotto il balcone di Palazzo Venezia, vissi gli anni giovanili in mezzo a tanta gente perbene, che aveva pagato e continuava a pagare, anche con la vita, la militanza e la coerenza verso un ideale. Che costoro, sempre più anziani, fossero gli epigoni reincarnatori del "male assoluto" e rappresentassero la "vergogna dell'umanità", proprio non me n'ero accorto. E non ci credo neppure oggi che, caduto il muro di Berlino, per la libertà mi sto battendo altrove, sotto altri simboli e nel nome di altri valori.
    «Un popolo senza radici non ha futuro, così come un albero senza radici muore»: anche questo, declamò enfaticamente Fini davanti alle bare di Almirante e Romualdi.
    Parole belle, parole vuote, parole tradite. Un'inconscia profezia sul fallimentare futuro di Fini ed ex-camerati (spero non si offendano, ho puntualizzato "ex"), ed un buon auspicio per chi invece oggi si batte a tutela di altre radici. Al passo con i tempi, con gli eventi, secondo diversa sensibilità e cultura, ovviamente, ma l'importanza è battersi. Anche contro Fini l'apolide.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  6. #26
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    Tutta la rabbia e l'amarezza dei militanti sul Forum di Alleanza Nazionale
    «Signor Fini, per me lei è come Badoglio...»


    La polemica esplode virulenta anche sul Forum di Alleanza nazionale. Prima l'annuncio di una legge per dare agli immigrati la possibilità di votare alle amministrative, poi il viaggio in Israele condito da una serie infinita di negazioni del proprio passato (e particolarmente quella frase sul fascismo «come male assoluto», ma anche la ventilata ipotesi di togliere la fiamma tricolore dal simbolo e così via), poi ieri l'uscita di Alessandra Mussolini dal gruppo di An. Insomma, i militanti di An ne hanno avuto tanti di bocconi indigesti da mandare giù in questi ultimi tempi. E sul forum la febbre cresce.
    «Sono sempre stato di destra e orgoglioso di esserlo. Sono fiero di essere italiano con tutto quello che questa parola vuole dire e quindi anche del nostro passato. Chi si é macchiato di crimini orrendi paghi, ma chi è convinto che la storia sia solo uno specchio per dirci quanto brutti eravamo ebbene non merita di sedere ad una poltrona come quella di vice-primo ministro», è l'amaro sfogo di un militante che si firma Mauro. E prosegue: «Ci sono stati italiani veri anche in quella storia così brutta e non ci possiamo permettere di cancellare per gusto di potere un passato che ci appartiene. Le scelte coraggiose sono sempre le più difficili quelle facili Fini le ha già prese».
    «Ho già digerito male il cospargersi il capo di cenere con la svolta di Fiuggi. Come al solito, ad ogni concessione fa seguito una richiesta nuova... Già An non è più un vero partito di destra, ma uno che ormai sta più a centro di Fi. Ora che si vuole fare... diventare di sinistra? - ironizza un altro - Dei simboli c'è rimasta solo la Fiamma... vogliamo farci togliere anche questa?».
    «La Mussolini ha fatto bene! Ci siamo sempre lamentati della sinistra che raccontava la storia d'Italia semplificandola e modificandola a piacimento e adesso Fini fa lo stesso solo per essere applaudito a Gerusalemme? - ringhia un altro annino - Il nonno Mussolini è stato dittatore, ha compiuto misfatti ma ha anche fatto molte cose buone. La previdenza sociale, il diritto, la scuola etc. senza di lui non ci sarebbe parte di questa democrazia. Nella storia ci sono luci e ombre; Fini ha delineato solo ombre nei confronti di Mussolini. Ovvio che la sua nipotina si ritenga offesa! E' una questione di rispetto verso gli altri everso la storia. Non è serio prendere a calci nel sedere coloro che hanno creduto in alcuni ideali solo per accaparrarsi qualche poltrona in più. Meglio un misero 6% con dei valori dietro che un 33% con un partito privo di ideali e radici storiche. Alessandra hai tutta la mia solidarietà!».
    «Alessandra porta un nome che pesa come un macigno per questa Alleanza Nazionale. Io personalmente tifo comunque per lei...», rincara la dose un "camerata".
    E lo sconcerto di ritrovarsi sempre meno a destra e sempre più chissà dove è grande.
    «Penso che il comportamento di Fini stia diventando eccessivamente "centrale", mentre An è un partito di destra. Alessandra Mussolini, in qualità del cognome che porta e del sangue che le scorre in corpo, ha solo onorato il ricordo del nonno, ricordo che già in molti infangano. Penso che si sia sentita tradita e giustamente ha voluto allontanarsi dal partito che non la rappresenta più», dice un militante.
    Mentre un altro - e non è il solo - annuncia l'intenzione di andarsene lontano dal "partito di Fini". «Non sono nessuno, un ragazzo di provincia, che vuoi per un glorioso passato famigliare, per i valori che il partito dava, votava Alleanza Nazionale. Capisco i motivi che hanno spinto Fini a chiedere scusa per un passato oscuro e tormentate scelte fatte negli anni del periodo fascista, ma mi chiedo se l'entrare in Europa, se essere definiti una destra europea emancipata, sia valso il rinnegare quei giovani che morirono nella Repubblica di Salò? Non mi riconosco più in questo parito, e restituirò la tessera che da 6 anni rinnovavo con orgoglio. Rinnegare Mussolini a mio dire non era necessario, tanto più che esistono partiti di sinistra che incuranti della fine del comunismo reale, sventolano falce e martello. Forse An arriverà a togliere la Fiamma Tricolore, forse divenendo una nuova destra europea, si rende necessario scremare tutti quelli che sono rimasti ancorati al passato, al vecchiume. Io sebbene nato in un epoca lontana da quegli eventi, non mi sento capace di portarmi cosi lontano da quegli ideali da quei pensieri».
    Gli fa eco l'ennesima militante disgustata: «Salve a tutti. Sono nuova del forum: se non dico la mia scoppio. Sono stata tesserata di An ma giuro che non voterò mai più centro-destra. Adoravo Fini, oggi lo considero il politico più ipocrita che ci sia in Italia. La politica filo-americana e filo-ebraica del governo è vergognosa: Fini dice che Saddam è un delinquente (dopo averlo appoggiato in passato) e poi stringe la mano a Sharon, la stessa mano responsabile, tra l'altro, di aver provocato la morte di oltre 3000 civili palestinesi a Sabra e Shatila. Se pensa di guadagnare voti, sappia il "nuovo" Fini che riuscirà solo a perderne molti. L'ipocrisia sfacciata non paga». Già, perché - aldilà delle uscite di Fini - la stessa giravolta smaccatamente filo-israeliana non è piaciuta a tutti. Un simpatizzante ricorda ad esempio come «il Msi ha ripudiato l'antisemitismo nel 1946, ora ho l'impressione che An stia ripudiando la propria dignità e mi dispiace moltissimo perché, da esterno, ritengo questo partito una grande risorsa per l'Italia». E poi quella Fiamma nel simbolo che qualcuno vorrebbe togliere, magari su suggerimento di Rutelli... «Ragazzi mi dispiace doverlo dire ma il triste cammino intrapreso dal mio ormai ex-presidente Fini ha come logica conclusione l'eliminazione del simbolo della Fiamma. Fini è il partito, e il partito non crede più nei valori della Fiamma». E prosegue: «L'arroganza con cui il presidente di AN ha deciso di farci cadere addosso le sue conversioni filodemocristiane, sta appunto a dimostrare come il partito non esista. Fini decide e poi gli altri ingoiano, masticano amaro ma alla fine ingoiano tutto perchè ormai correntizzati come vecchi democristiani e attaccati al potere in barba a qualsiasi tradizione di vera destra. Questo è il triste scenario, questo è la situazione in cui la presidenza Fini ha trascinato il partito. Un leader decide senza nessuna consultazione preventiva, traccia delle linee che vanno tutte in direzione del centro ignorando tutto e tutti e soprattutto il proprio e nostro passato. Scomunica il fascismo e la Rsi, offende la memoria di tanti nostri cadutie ci traghetta tutti nel ventre della nuova balena bianca. Ora abbia almeno il pudore di non parlare mai più di destra dei valori e si limiti invece a lodare il suo nuovo consociativismo di centro. Addio».
    E ancora l'amarezza dell'ennesimo militante deluso: «È la prima volta che scrivo su questo Forum e sinceramente mai avrei pensato di farlo, criticando colui che fu, in tempi oramai remoti, il mio faro politico: Gianfranco Fini. La Politica è un'arte mutevole ma, nel nostro essere di Destra, legata a valori civili, storici e democratici che surclassano a 360° qualsiasi movimento, a destra come a sinistra, siamo sempre stati solidamente legati a dei Valori. La Storia ci insegna, e Fini ne è consapevole, che tutto muta ed ogni cosa è suscettibile ad un cambiamento; la Politica è così ma così non era nè ai tempi del MSI nè nei primi anni di AN. Sono d'accordo nel contestare le scelte razziste del ventennio ma per un motivo civile e democratico, non per meri calcoli numerici e di opportunismo. Mi dispiace sentire, dalla voce del nostro Leader, che tutto quello che su cui è stato fondato l'Msi e di conseguenza An sia, a suo dire, un errore. Non ci sto».
    E infine, la più amara considerazione che un simpatizzante della Fiamma possa fare: scoprire di avere come presidente "un Badoglio": «Ho lottato per degli ideali, ho fatto parte del Fdg (Fronte della gioventù, l'organizzazione giovanile del Msi, ndr), del vecchio Msi, ho lottato anche per lei Sig. Fini. Ma questo non doveva farlo, avete perso un voto e un militante... per me lei è come Badoglio...». Colpito, affondato.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  7. #27
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    "Dedicato ai Giuda di turno"
    In una lettera-testamento, Giorgio Almirante ribadisce: "Il mio ultimo respiro sarà fascista"

    Il 7 novembre 1986, l'on. Christiana Muscardini scrisse una lettera a Giorgio Almirante sulla caduta dei valori legata alla defascistizzazione del partito. La risposta del segretario, del 17 novembre) fu netta: "Sarò fascista sino alla fine". Le due lettere furono ripubblicate dalla testata "Seconda Repubblica" con una speciale dedica "agli utili idioti dei Giuda di turno".
    Caro Segretario,
    grazie per avere, da Bolzano, richiamato gli italiani, all'interno e all'esterno, al senso della Patria. Ritengo mio dovere segnalarti la mia preoccupazione per la sensazione di caduta di valori che in alcuni di noi si avverte.
    La defascistizzazione del Partito può essere cosa buona se riferita ad aspetti ed atteggiamenti, ma non è accettabile se riferita ai contenuti base sia di tipo politico-sociale che morale. Mi sento pluralista, ritengo valido il dibattito ed il confronto con le altre forze politiche e sociali e credo verranno i tempi nei quali ci sarà concesso di impegnarci in prima persona nell'amministrazione e nel governo insieme ad alcune forze politiche. Ritengo utile che si cerchi, su temi di necessità immediata e nell'interesse della collettività, di lavorare su quanto ci può essere di comune anche con altri, ma respingo fermamente anche l'ipotesi che noi possiamo diventare una forza puramente conservatrice o di destra economica e in ogni modo non accetto che alcuno possa irridere o dichiarare superate le tensioni morali ed ideali che stanno alla nostra radice. Ognuno di noi potrà un domani sedersi al tavolo delle trattative con altri Partiti solo se a quel tavolo tutti sapranno con chiarezza che nessuno di noi, né in forma palese né in modo strisciante, rinnega non solo il passato ma anche il futuro del fascismo. Fascismo degli anni 2.000, fascismo proiettato nella storia futura, ma fascismo. Un abbraccio.
    Cristiana Muscardini
    --------------------------------------------------------------------------------
    Cara Cristiana,
    ti ringrazio per la bellissima lettera che mi hai scritto, in tema di presunto, e più ancora presuntuoso "superamento" del fascismo; e credo anche di capire con chi giustamente te la prendi. Puoi stare certa che il mio ultimo respiro sarà fascista, nel nostro senso del termine, perché per me, per noi, si tratta della battaglia di tutta la nostra vita. Sei autorizzata a sbattere in faccia a chicchessia questa mia lettera, che non è confidenziale. Un abbraccio
    Giorgio Almirante
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    Der Wehrwolf

  8. #28
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    CON LE USCITE DEL VICEPREMIER ESPLODE IL MALUMORE NEL PARTITO
    LA MUSSOLINI LASCIA AN




    Giornata di passione ieri per Alleanza nazionale: la decisione di Alessandra Mussolini di lasciare il partito, ha sollevato un polverone in tutto il movimento, catalizzando i malumori interni per le ultime giravolte del presidente Gianfranco Fini. Ecco in sintesi la cronistoria della giornata più lunga di An.
    Ore 12,41: Alessandra Mussolini decide di lasciare An e di aderire al gruppo misto della Camera. Lo annuncia lei stessa: «È stata sancita una incompatibilità e un pregiudizio non tanto con le mie posizioni politiche, ma con il cognome che porto».
    12,58: Ignazio La Russa telefona alla Mussolini, chiedendole un incontro prima che le decisioni della parlamentare diventino irrevocabili.
    13,01: Il capogruppo di An alla Camera, Gianfranco Anedda, invita la Mussolini a tornare sui propri passi. «Anche per l'amicizia personale che ho nei suoi confronti, auspico che ci ripensi, anche se credo che questa sia una decisione ponderata e che non si sia fatta travolgere dall'emotività».
    13,25: «Solidarietà» alla Mussolini, ma anche l'intenzione di rimanere in An per difendere la storia del Msi, vengono espressi da Teodoro Buontempo: «Mi dispiace perchè ha dimostrato di essere un deputato capace che ha fatto il suo dovere. Ma capisco la sua amarezza e la sua indignazione».
    13,32: Il ministro per gli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, dichiara: «È ora di convocare l'assemblea nazionale del partito. Serve un chiarimento». Tremaglia dice di aver parlato con la Mussolini, consigliandole di attendere l'esito dell'assemblea nazionale prima di decidere definitivamente se lasciare o meno.
    13,45: Fini convoca i vertici del partito a Palazzo Chigi, dove è già arrivato il coordinatore nazionale Ignazio La Russa. Sono già presenti, per via del Consiglio dei ministri, gli esponenti di An nel governo. Unica eccezione quella di Gianni Alemanno che è a Venezia.
    13,55: «Di fronte al tatticismo ho scelto il cuore e i sentimenti. E mi porto via idealmente la Fiamma, che non ha più ragion d'essere in questo partito - dichiara Alessandra Mussolini - Non aggiungo altro».
    14,13: Il padre di Alessandra, Romano, appoggia la scelta della figlia: «Ha fatto bene, se non altro per ricordare a tutti che lei si chiama Mussolini».
    15,23: La Mussolini incassa l'appoggio della vedova di Giorgio Almirante, donna Assunta: «Brava Alessandra, hai tutto il mio plauso. Ti abbraccio forte e ti dico che non sei sola».
    15,51: «La Mussolini non è il primo dei miei problemi, ci vedremo ma credo che la sua scelta sia politicamente incomprensibile», afferma Ignazio La Russa, al termine dell'incontro con Fini. «Si è trattato di una riunione informale, della Mussolini ne abbiamo parlato appena».
    16,38: Franco Servello, componente del direttivo nazionale di An, respinge una delle ipotesi circolate sulle dimissioni della Mussolini. «È riduttivo ritenere che si è dimessa perchè non sarebbe stata più ricandidata. Altre sono le motivazioni, su cui dobbiamo fare un'attenta riflessione».
    17,10: Francesco Storace, presidente del Lazio, attacca: «È sconcertante la minimizzazione del grave gesto di Alessandra Mussolini. Sembra quasi che non si attendesse altro. Eppure, c'è ancora, e molto, da dire a nome di tanti che chiedono di capire».
    17,26: Da Venezia parla Gianni Alemanno: «È opportuno che Fini convochi gli organi del partito per un dibattito politico e culturale ad ampio spettro, in modo tale da confrontarsi su tutte le questioni di fondo». Alla domanda se vi sia la possibilità di una frattura all'interno del partito, Alemanno risponde di no, «ma c'è la necessità di coinvolgere la base in una riflessione complessiva perchè la base militante dell'elettorato non si senta esclusa da cose che magari legge semplicemente sui giornali. Bisogna utilizzare gli organi democratici del partito».
    18,55: «Ci auguriamo che Alessandra Mussolini, che non è un problema ma una risorsa, torni nelle file di Alleanza Nazionale per dare il suo importante contributo alla vita del partito e al dibattito interno», è l'augurio dell'on. Enzo Fragalà.
    19,00: Antonio Serena, il deputato di An sospeso dal partito per una videocassetta su Erich Priebke, prende le difese della Mussolini: «An non sa più coniugare opportunismo e chiarezza politica».
    19,21: Il sen. Roberto Salerno (An), spara a zero: «Chi lascia il Partito per i titoli dei giornali o per altre suggestioni probabilmente non era consapevole di esserci prima».
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  9. #29
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    la rabbia dei (fiamm)iferai
    «Definire le Leggi razziali “infami” vuol dire cercare sensazionalismi. Sarebbe stato più opportuno definirle “errate”. Critico l'uso della storia tagliata con l'accetta».
    Marcello De Angelis, direttore della
    Rivista AREA, (Agenzia AP.Com 26/11/03)

    «Condivido l'intero percorso politico di Fini, tutto quello che il Presidente ha fatto e sta facendo per arrivare ad una destra moderna ed europea... Per carità giusto condannare le leggi razziali, lottare con forza contro l'antisemitismo. Ce lo insegnava già Almirante nel 1983. Comunque a me hanno sempre insegnato che i ragazzi di Salò erano soldati che non si sono arresi quando tutto era perduto. Che hanno continuato a combattere per l'onore della Patria scegliendo di stare dalla parte dei vinti.
    C'è un elemento di nobiltà in una scelta del genere. Che Mussolini sia stato uno statista di rilievo è nei fatti, politicamente il discorso è diverso. Ma ricordo anche che Churcill scriveva lettere che cominciavano con dear Benito».
    Dall'intervista a Gianni Plinio,
    Vice Presidente An Regione Liguria (Il Secolo
    XIX 27/11/03).

    «Non credo che Fini sia diventato improvvisamente un antifascista né un "ulivicultore", semplicemente vuole fare carriera e cerca ulteriori compromessi con i poteri forti. Ecco spiegata la svolta carrieristica. Può sorprendere qualcuno, non me, che avevo capito tutto a Fiuggi, che avevo detto che An non era un progetto per democratizzare il partito ma finalizzato solo alla scalata al potere e che quindi avrebbe dovuto distruggere lo zoccolo duro missino per avere il completo gradimento dei DC che ha irrigimentato. Per questo sono uscito da An dopo 3mesi che ero sindaco di Chieti. Come dissi a Fiuggi, questo progetto porterà dal fascio allo sfascio, sarà la fine di Fini, ma otterrà un risultato positivo: ricompattare la destra vera, di principi ed ideali. Che fa riferimento a un patrimonio storico di cui fa parte anche la Repubblica Sociale. Che è una pagina di storia che non si cancella, che non è vergognosa... Fini ha ridato così credibilità e vigore ai seguaci di Mussolini che a 58 anni dalla morte ne hanno ancora un ricordo vivissimo. E sono tanti, basti pensare che l'ultimo 28 ottobre a Predappio non si riusciva camminare…..
    Dall'intervista a Nicola
    Cucullo, sindaco di Chieti della Casa delle
    Libertà (Il Centro, 27/11/03).

    Dalla lettera aperta di Giulio Agostini, della
    Direzione Nazionale di An e membro della segreteria
    regionale di An delle Marche:
    «Continuerò a pensare che i giovani volontari che si arruolarono nella X Mas e sacrificarono la loro vita a difesa del confine orientale, fossero migliori dei partigiani titini e dei loro manutengoli italiani. Continuo ad essere certo che furono loro a difendere la patria contro chi voleva che Tito arrivasse fino a Venezia. I giovani della Repubblica Sociale Italiani che morirono ad Anzio e a Nettuno non avevano nulla di moralmente inferiore ai generali francesi che scatenarono marocchini e senegalesi alla violenza contro tante italiane».
    Lettera aperta di Giulio Agostini,
    direzione nazionale di An emembro della segreteria
    regionale (Ansa Marche, 25/11/03).

    Il consigliere comunale di AN Forlì Giorgio
    Valpiani ha pubblicamente strappato la tessera di
    An durante il Consiglio Comunale:
    «Una tessera che simboleggiava una orgogliosa militanza politica che data 1947 e della quale non rinnego ora una virgola. Per 8 anni di mandato in consiglio comunale ho lavorato nell'interesse della mia città e del mio partito e non mi pento di nulla. Ora però non sono più in sintonia con An e non voglio continuare ipocritamente a militare in un'organizzazione il cui Presidente getta costantemente fango su gente che ha sempre fatto seriamente politica. No, non mi sono sbagliato per 60 anni».

    «Ero fascista, sono e resterò fascista. Ora per chiudere in bellezza basta eliminare la Fiamma dal simbolo del partito e sostituirla con lo scudo crociato. La visita in Israele mi sta anche bene. Ma calare le braghe in quel modo. Dire quello che ha detto Fini sulla Repubblica di Salò...».
    Umberto Zuccaro,
    presidente del Circolo di An di Patrica, Frosinone
    (Il Sole 24 Ore 27/11/03).

    «Gli iscritti della mia zona hanno reagito in senso prettamente negativo ai giudizi espressi da Fini in Israele. Soprattutto i vecchimilitanti con un radicato senso di appartenenza e con un forte attaccamento ai valori tradizionali di An sono rimasti molto delusi. Le immagini di Fini con la "berretta" …non posso praticamente più farmi vedere in famiglia, dai miei genitori, vecchimilitanti…».
    Alessandro Fermi, presidente Circolo AN di Erba, Como
    (Il Sole 24 Ore 26/11/03).

    «Sulla seconda parte del discorso di Fini non siamo d'accordo. Noi non abbiamo mai dato modo a nessuno di ritenerci degli antisemiti. Quanto alla Repubblica di Salò, quei ragazzi fecero una scelta fondata su valori, una scelta di impegno. Non si può parlare, oggi, di scelte giuste o sbagliate».
    Alessandra Gambino, presidente Azione Giovani di
    Trieste (Il Piccolo, cronaca di Trieste, 26/11/03).

    «Politicamente io non mi sento in condizione di dovere chiedere scusa a nessuno. Non ho mai inneggiato alle leggi razziali e vado a testa alta, coerente con le mie idee di ieri e di oggi. Se poi vogliamo parlare di male assoluto allora male assoluto è il genocidio degli ebrei. Ma non lo è il fascismo così come non lo è il comunismo. Per questo obiettivamente mi sento abbastanza in difficoltà su quanto Fini dice, non in merito agli ebrei ma su quello che fu il Regime. Perché fascismo e comunismo sono ideologie che si fondano su valori e i valori non sono il male assoluto. Poi certo quelle ideologie hanno avuto delle applicazioni orrende, schifose. Che a darci le patenti debbano essere quei comunisti che fino all'altro giorno portavano fiori sulle tombe dei titini, o quei democratici che dicono che l'Istria è stata perduta a causa del fascismo e non a causa del Trattato di pace, proprio non mi va. Perché dopo la guerra ci si è accorti che il regime comunista ha prodotto mali inenarrabili, e però oggi uno comunista si può definire. Perché non è altrettanto per Salò? Una parte della Rsi è stata schifosa, certamente, ma quando si parli dei capisaldi su cui si fondava - valore, onore della patria, socializzazione – allora mi trova d'accordo. Ieri come oggi».
    Paris Lippi,
    presidente Provinciale AN di Trieste, membro Assemblea
    Nazionale AN (Il Piccolo, cronaca di Trieste,
    26/11/03).

    «Sicuramente la Rsi aveva dei contenuti – penso alla compartecipazione degli utili d'impresa da parte dei lavoratori - oggi riproponibili e presenti in qualche modo in una politica sociale di An attenta alla tutela delle fasce deboli e oggi apprezzata.
    Vergognose sono state le azioni di molti, ma non di tutti gli esponenti della Rsi. Questo non fa dell'intera Salò una vergogna». Sergio Dressi, consigliere
    regionale del Friuli, membro della Direzione
    nazionale di An (Il Piccolo, cronaca di Trieste,
    26/11/03).

    «Non posso che manifesta il mio radicale e viscerale dissenso verso la prospettiva di recidere il cordone ombelicale che lega Alleanza Nazionale ad An. Mi riconosco nella destra di Almirante che ci ha insegnato ad amare. Una destra democratica ma nazionale, sociale e popolare. Una destra che oggi sarebbe attualissima e vitale. Mi dimetto da iscritto e da elettore di An. Non voterò per questo partito fino a quando sarà guidato da Fini».
    Michele Rallo, ex deputato di An. (La Sicilia, 26/11/03).

    I repubblichini segnarono anche loro una pagina vergognosa per il nostro Paese? «Su questo sono in totale disaccordo con Fini, lo dico chiaramente. Perché quei ragazzi che andarono a combattere con la Repubblica di Salò, erano quelli che mostravano coerenza e coraggio, mentre gran parte del Paese passava dall'altra parte della barricata repentinamente.
    Eppure loro sapevano che la guerra era perduta, che non c'era più nulla di difendere, se non l'onore. Non capisco, allora, perché quella pagina sarebbe una vergogna per un'Italia che, purtroppo, passava da sempre per il Paese che cominciava la guerra con un alleato e la finiva con un altro. Quello che vinceva. La Repubblica di Salò non fu solo un episodio localizzato nel nord del Paese. Anche in Sicilia, tra Catania, Enna e Palermo, nacquero in quei mesi organizzazioni che operavano d'intesa con i repubblichini». Nino Buttafuoco,
    leader storico della destra siciliana (intervista
    a La Sicilia, 26/11/03).

    «Una vergogna la Repubblica di Salò? Se ne avessi avuto l'età avrei aderito alla Repubblica Sociale Italiana. Condivido quanto detto da Fini in merito alle leggi razziali del 1938, ma sulla Rsi non posso che esprimere il mio rammarico e il mio dissenso da un giudizio che appare quantomeno ingeneroso e offensivo per i tanti italiani e le tante italiane che vi aderirono, in larga parte giovanissimi e volontari, nella convinzione di combattere in difesa della Patria. Non ho difficoltà a ribadire che in quelle condizioni storiche, dopo l'8 settembre e quel di lacerante e di ulteriormente drammatico aveva determinato, se ne avessi avuto l'età (ma non ero ancora nato) avrei aderito alla RSI».
    Marco Cellai, membro della Direzione nazionale di An
    (La Repubblica, cronaca di Firenze 26/11/03).

  10. #30
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    Ma tutti questi non applaudivano Fini, a Fiuggi, durante la "svolta" già allora dichiaratamente antifascista? Si fossero fatti sentire allora, invece di essere tenuti in riga dal gerarchetto di periferia...

    Io ero ancora iscritto al MSI e la svolta mi faceva senso (in quei termini... Magari si fosse buttato il nostalgismo e il ciarpame, ma con intelligenza e critica ragionata... Ops, sto chiedendo troppo... )... Però, quando lo dicevo (e capitava spesso), tutti mi davano addosso...

    Ci hanno messo dieci anni per capire? Sono proprio di coccio, dunque...

    P.S. Ah, dimenticavo... Il fatto è che bisognava "vincere"...

 

 
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